DISCLAMER: La Rowling li ha creati e se li tiene ben stretti!ç_ç DATEMI
DRACUCCIO-TESORO!
...
Harry
Potter e il patto col diavolo
parte VIII
di Nuel
Ginevra Weasley non credeva alle sue orecchie. Davanti a lei, sua madre,
con gli occhi rossi e suo padre, bianco come un cadavere, aspettavano una
risposta e lei non sapeva cosa dire.
In realtà, avrebbe potuto rispondere senza troppi problemi ad una domanda
tanto sciocca, ma l’atteggiamento assurdo dei suoi la sconvolgeva. Aveva
la sensazione che l’eccessiva facilità con cui avrebbe potuto risolvere la
situazione, significasse che stava tralasciando qualcosa di importante.
Il preside Silente l’aveva fatta convocare nel suo studio, quella mattina,
facendole saltare la lezione e poi l’aveva lasciata sola, alla presenza
dei suoi genitori.
Ormai mancava poco alla fine della scuola e non capiva cosa ci fosse di
tanto urgente da farli arrivare ad Hogwarts in quel modo. Per di più, Ron
non era stato convocato, quindi non poteva essere nulla ti troppo serio.
-Charlie, Bill, Percy, Fred e Georg stanno tutti bene?- Aveva chiesto,
subito preoccupata per la salute dei fratelli.
-Dimmi che non è vero!- Le aveva risposto sua madre, come se tutto il
resto non contasse, come se quella domanda fosse talmente ovvia da non
consentire dubbi.
-Non è vero cosa?-
-Ginevra Weasley! Dimmi che non frequenti Draco Malfoy! Dimmelo!-
Ginny aggrottò le sopracciglia.
I suoi genitori si aspettavano che rispondesse di no? Avrebbe potuto
farlo, ma lei non era una bugiarda e poi, sarebbe stato piuttosto stupido
mentire su una cosa del genere quando chiunque, fuori da quella porta,
avrebbe potuto svelare la verità ai suoi genitori.
Quello che non capiva era il perché del loro sconvolgimento.
Draco era un Serpeverde, vero.
Era figlio di un Mangiamorte, vero.
Tutta la sua famiglia, invece, faceva ormai parte dell’Ordine della
fenice.... ciò li poneva piuttosto lontano dalla mentalità dei seguaci di
Voldemort.... che i suoi temessero che si stesse avvicinando ai
Mangiamorte?
Lucius Malfoy aveva dato prova di grande filantropia, di recente.
Draco Malfoy, conoscendolo, era un tipo a posto, simpatico, sveglio...
aveva solo il difetto di essere un Malfoy.... e probabilmente, ai suoi
genitori, questo bastava: un unico difetto, ma mastodontico!
Come dire loro che erano solo amici e che non correva nessun pericolo?
Le avrebbero creduto?
Insomma: era abbastanza grande per ragionare con la sua testa, no? Aveva
sempre dimostrato di avere idee sane, buoni principi, no? E allora perché
non si fidavano di quello che faceva?
-Si, Draco e io ci frequentiamo!-
Molly Prewet schiaffeggiò sua figlia.
Arthur Weasley cercò di fermare la moglie, ma non fu abbastanza svelto. Le
impedì, però, di infierire ancora.
Ginny Weasley si mise la mano sulla guancia. Bruciava. Sua madre non
l’aveva mai presa a schiaffi in vita sua, mai. Era una sensazione strana:
il viso le andava a fuoco, il cuore martellava dolorosamente e la gola si
chiudeva e gli occhi si riempivano di lacrime. Ginny si sentiva umiliata.
Sua madre si reggeva il petto con una mano, ansimando ed artigliando il
tessuto del vestito. Suo padre la abbracciava, sembrava sorreggerla,
sembrava preoccupato.
-Mamma...-
-Io non sono tua madre! Non voglio più vederti!-
-Molly..... Ginny....- Arthur non sapeva a chi parlare, a chi dare retta,
cos dire.
Ginny girò sui tacchi, sbatté la porta e corse via.
Draco Malfoy aspettava Ginny fuori dall’aula, come sempre, per fare la
strada assieme fino alla Sala Grande.
-Oh, Malfoy, guarda che Ginny non c’è. Ha saltato tutte le lezioni della
mattina- Gli disse Luna, appena lo vide.
-Come? Sai perché?-
-N-n... Non ne ho idea-
Draco si allontanò rapido, senza neppure ringraziare per l’informazione.
Si diresse al refettorio, marciò verso il tavolo di Grifondoro, ma della
rossa non c’era traccia.
Quando lo vide, Harry sembrò svegliarsi da una trance. Fissò Malfoy, con
astio, ma questi si rivolse subito a Ron, senza degnarlo di uno sguardo.
-Che vuoi Malfoy?-
-Weasley, dov’è tua sorella?-
-Non è con te?-
-No: sono andato di fronte alla sua aula e mi hanno detto che ha saltato
tutte le lezioni-
-Stamattina stava bene!- Si intromise Hermione, preoccupata per l’amica.
Anche Ron parve preoccuparsi. In quel momento arrivarono i Grifondoro del
sesto anno e Ron si informò da una compagna di classe di Ginny.
-Non so che dirti. E’ stata convocata dal Preside e non è più tornata-
Rispose la ragazza, sedendosi al suo posto.
I ragazzi si volsero a guardare l’anziano preside, che conversava
amabilmente con la professoressa di Trasfigurazione.
-Io vado a cercarla- Se ne uscì Draco, distogliendo lo sguardo da Silente
e catalizzando su di sé gli occhi degli altri.
-No: è mia sorella, ci vado io!- Si alzò Ron, pronto a scontrarsi con
Malfoy.
-Perché non possiamo andarci tutti, invece di litigare come bambini?!- Si
intromise Hermione. -Malfoy ed Harry, voi la cercherete nei corridoi dal
terzo piano in su, in biblioteca e nella guferia, Ron ed io nelle aule ed
in giardino. Poi ci ritroveremo alla statua della Strega Orba- Detto
fatto, Hermione trascinò via Ron.
Malfoy ed Harry si guardarono male per qualche secondo, poi uscirono a
loro volta dalla Sala Grande.
-Dove pensi possa essere?- Chiese Draco, salendo le scale, per rompere
quel fastidioso silenzio.
-Se lo sapessi non la staremmo cercando, ti pare?!- Rispose, gelido e
tagliente, il Grifondoro.
-Ho ottenuto il permesso dal professor Piton....- Riprovò dopo un po’.
Harry sbuffò.
-.... al termine delle lezioni dobbiamo andare al suo ufficio- Terminò
piano.
-Ma ti importa davvero qualcosa di Ginny?- Sbottò Harry, piazzandoglisi
davanti.
-Ce... certo che mi importa- Rispose stentatamente Malfoy, arrossendo un
po’.
-E allora come fai a pensare a Piton, adesso?!- Gli sibilò in faccia,
rimettendosi subito in marcia lungo un corridoio.
Draco rimase in dietro di qualche passo, mortificato.
-Ci tieni molto a lei, vero, Potter?- Gli chiese con voce tremante, senza
muoversi di un passo.
Harry si fermò e si girò verso di lui. -Certo che ci tengo!-
Draco ebbe una vertigine, ma non voleva arrendersi a tutte le brutte
sensazioni che lo stavano investendo.
-Già... è per lei che sei sceso a patti con me...-
-Te l’ho detto, Malfoy: tengo molto a Ginny-
-Sei innamorato di lei?-
Harry non rispose subito, facendo crescere a livelli incredibili il panico
di Draco, che continuava a fissarlo, immobile come una statua di sale.
-Ti darebbe fastidio?-
-Certo che mi darebbe fastidio, Potter!- Rispose automaticamente. -... Non
potrei tollerare che qualcun altro pensasse a lei...- Cercò di
giustificare la sua irruenza, aggrappandosi a qualunque cosa per non
scivolare nel dolore che quelle parole, simili ad un’ammissione, gli
provocavano. “Non potrei tollerare che tu amassi qualcun altro” Gridava,
intanto, la sua mente.
-No. Ginny è come una sorellina per me-
Improvvisamente non percepì più nulla: il rumore rombante della sua mente
e dei suoi pensieri, il battito faticoso del suo cuore...
Harry non amava Ginny. La considerava una sorella....
-Vuoi perdere altro tempo, Malfoy?-
-Arrivo!- Con un paio di balzi, Draco era di nuovo al suo fianco,
sorridente.
-Perché sorridi?-
-Ehm...- Draco arrossì. -Niente...-
Erano a pochi passi dalla guferia, che la porta si aprì.
-Ginny!- La chiamarono all’unisono.
-Harry! Draco! Cosa ci fate qui?- Li interrogò la ragazza, con ancora gli
occhi un po’ rossi.
-Ti stavamo cercando- Le rispose prontamente Malfoy, andando ad
abbracciarla.
Ginny rispose al suo abbraccio ed Harry si sentì turbato.
-Anche Ron ed Hermione ti stanno cercando- Le disse senza staccare gli
occhi dai due.
-Cos’è successo, Ginny?- Le chiese Malfoy, con voce calda che mise a
disagio Harry.
Le parlava sempre con quel tono, quando erano soli?
Aveva detto che non tollerava che qualcun altro pensasse a lei....
significava che l’amava?
-I miei sono venuti qui e... -Scosse la testa- ....abbiamo litigato. Mamma
ha detto che non vuole rivedermi più... che non sono più sua figlia...-
-Cosa?- Chiese Harry, incredulo.
-Mi ha chiesto se è vero che ti frequento, Draco. E quando le ho detto di
si, ha dato in escandescenza-
-Oh Ginny, mi spiace, cara.... se hai bisogno di un posto dove stare, al
termine della scuola, puoi venire da me: i miei ti accoglieranno a braccia
aperte-
-Stai scherzando?!- Si intromise Harry, su tutte le furie. -Ginny ha una
famiglia che la adora! Devi sapere perché i tuoi genitori si sono
arrabbiati tanto, Ginny! E devi fare pace! Non puoi andare come se nulla
fosse a casa di Malfoy e sperare che tutto vada a posto!-
-Draco, ha ragione Harry. Comunque, grazie- Gli sorrise ancora un po’
triste.
-Vieni, Ginny, andiamo. Ron ci aspetta alla statua della Strega Orba- La
chiamò Harry, sperando di allontanarla dalle braccia di Malfoy, tra cui
era ancora.
Poco dopo giunsero, quasi in contemporanea agli altri, al luogo
dell’appuntamento.-
-Ginny! Stai bene? Cos’è successo? Dov’eri finita?- Ron abbracciò la
sorella in uno slancio di affetto e preoccupazione.
-Sto bene, non preoccuparti, però ho bisogno di parlare con te, Ron...
andiamo alla torre?-
-Si, certo-
-Grazie Draco, ciao- Si sollevò in punta di piedi a baciare la guancia
pallida del Serpeverde, che si ritrovava escluso dal seguito degli
avvenimenti.
-Ciao- Le mormorò un po’ deluso. -Potter: ricordati l’appuntamento-
-Va al diavolo, Malfoy!- Gli rispose Harry, senza neppure girarsi a
guardarlo.
-Cosa?! La mamma ti ha detto che non sei più sua figlia?!-
-Calmati, Ron: era davvero sconvolta!-
-E ci credo che era sconvolta! Mi chiedo come l’abbia saputo che tu
frequenti Malfoy!- Ron camminava avanti indietro per la stanza, reggendosi
il mento con una mano. Ginny gli aveva raccontato tutto. Hermione ed Harry
erano rimasti in silenzio, seduti ai loro posti, forse un po’ imbarazzati
da quella situazione così strettamente personale.
-Credo che Lucius sia andato a chiedere a papà la mia mano....-
-EH?? Stai scherzando?!-
-No, me lo ha detto Draco...-
-E’ la fine!- Se ne uscì Ron, picchiandosi la testa.
-Ron, davvero: non capisco tanta agitazione!-
-Ma sei scema Ginny?! Non pensi alla mamma? Non pensi agli zii? Lo sai
quanto la mamma voleva bene ai suoi fratelli!-
-Si ma cosa...? Oh Merlino! Ron....- Ginny capì all’improvviso e si portò
le mani alla bocca. Guardò Harry ed Hermione che non potevano capire e
spiegò loro: -I fratelli della mamma erano nell’Ordine della Fenice.
Furono uccisi dai Mangiamorte. Non so se c’entrasse Malfoy... ma comunque,
Lucius è della stessa specie che ha ucciso zio Fabian e zio Gideon-
-E Draco pure!- Puntualizzò Ron.
-No, ti sbagli!- Gli rispose immediatamente le sorella. -Lui è diverso!
Sono pronta a giurare che Draco non diventerà mai un Mangiamorte!-
-Ma ti senti, Ginny? Senti come lo difendi? Per forza che la mamma è
arrabbiata!-
Harry era ammutolito. Ginny difendeva Malfoy a spada tratta. Che lo
amasse? Forse non doveva mettersi tra di loro... eppure.... non voleva che
stessero assieme, no!
Più tardi, recandosi alle lezioni del pomeriggio, Harry prese in disparte
Ginny.
-Ginny, posso farti una domanda?-
-Certo, Harry!-
-Sei innamorata di lui? Di Malfoy?-
Ginny lo fissò intensamente. Harry aveva uno sguardo stranamete
preoccupato ed era teso. La ragazza abbassò lo sguardo e si umettò le
labbra prima di rispondergli.
-No, Harry. Considero Draco un amico, niente di più-
Harry tirò un sospiro di sollievo. Senza accorgersene aveva trattenuto il
fiato.
-Allora perché non lo lasci e non sistemi tutto con tua madre, scusa?!-
-Harry, non è così semplice: voglio bene a Draco e questo la mamma non lo
capirebbe! E poi, per ora non lo posso lasciare-
-Perché?-
-Perché di no! Non te lo posso spiegare, Harry! E ora, sbrighiamoci o
faremo tardi!-
Harry l’accompagnò per un po’, in silenzio, poi si diresse alla sua aula.
Se Ginny avesse rotto con Malfoy, anche lui sarebbe stato libero, invece
doveva ancora sottostare a quel maledetto patto!
Strascicando i piedi a terra, al termine delle lezioni, Harry si diresse
all’ufficio di Piton. Incontrò Draco sulle scale e, senza dirsi nulla,
giunsero davanti alla porta dell’insegnante di Pozioni.
Malfoy bussò e Piton li fece accomodare.
-Molto bene, Potter. Spero che queste... lezioni riescano a salvare la sua
disastrosa media nella mia materia...- Sogghignò. -Consegnerò a Draco la
parola d’ordine per voi due, potrà usarla solo lui... spero... non ci
creerà problemi, Potter!-
Harry avrebbe tanto voluto rispondergli per le rima, ma non poteva farlo.
Si sentì la bile salire in gola, strinse i pugni e rimase calmo.
Piton li scortò fino all’ingresso della sala comune di Serpeverde. Harry
sapeva benissimo dove si trovava, ma finse egregiamente, davanti allo
squallido pezzo di muro scorrevole.
Piton toccò rapidamente il muro con la punta della sua bacchetta e
consegnò a Malfoy un foglietto arrotolato, trattenendo a stento una
risata.
Malfoy lo prese, lo aprì, lo scorse rapidamente ed arrossì. A quel punto,
Piton non trattenne un ghigno di soddisfazione e divertimento.
-Ma... non... non è un po’ lungo, professore-
-Va benissimo per la situazione, Draco- Rispose sibilino l’insegnante.
Harry agrottò le sopracciglia: non riusciva a capire cosa stesse
succedendo.
Draco si schiarì la voce e ringraziò tutti i suoi antenati che Harry non
conoscesse il latino. Stese il foglietto e, con voce limpida cominciò a
declamare il catulliano “Odi et amo”* fino all’ultima battuta: “et
excrucior”.
La parete si mosse lasciandoli entrare.
-Buono studio!- Augurò loro, con un sorriso bieco, il professore.
Draco grugnì qualcosa in risposta che Harry non riuscì a capire. La sala
comune era vuota: tutti erano in biblioteca a studiare o nel parco od a
fare merenda.
Harry si guardò intorno, anche se già conosceva quell’ambiente cupo, male
illuminato dai lampadari verdi appesi al soffitto.
-Cos’era quella roba?- Chiese, per rompere il ghiaccio.
-Quale?-
-La parola d’ordine-
-Latino, Potter! Lascia stare!-
Harry lasciò stare, in fin dei conti non aveva così tanta voglia di fare
conversazione.
-Da questa parte, seguimi- Lo chiamò dopo pochi passi il Serpeverde,
conducendolo al dormitorio.
Harry si guardò intorno: era deprimente: niente finestre, solo grandi
buchi in alto, sui muri, per la ventilazione, e caminetti accesi che non
bastavano a scaldare l’ambiente. La luce verdastra dei lampadari si
rifletteva sulle tende di velluto pesante dei letti, a parte questo, il
dormitorio era abbastanza simile al suo.
-Userai il mio calderone... qui- Tirò fuori dal baule barattoli e
barattolini. -ci sono gli ingredienti che ci servono... sei pronto?-
Harry lo fissò con un certo sospetto. Non ci provava, quel giorno?
-Cosa c’è, Potter?-
-Mi chiedo cosa tu abbia intenzione di fare oggi-
-Qualcosa di semplice, tipo....- Draco si fermò: non era di pozioni che
Harry parlava.
Si sedette sul proprio letto, cercando le parole giuste per non farsi
odiare ancora di più.
-Cosa c’è, Malfoy? La tua fidanzatina non è accondiscendente quanto
dovrebbe?!- Lo sfotté Harry, avvicinandosi e prendendolo per il bavero del
mantello.
Draco strinse gli occhi, rendendoli simili alle fessure vitree di un
serpente.
-Attento a cosa fai, Potter: potrebbe andarci di mezzo la tua preziosa
Ginny!- Non poté trattenersi dal minacciarlo.
-Ci tieni così tanto a fottermi, Malfoy? Vuoi vantarti di essere riuscito
a scopare Harry Potter contro la sua volontà, di essere riuscito ad averlo
in tuo potere? Bhe, sai, non so se valga la pena di sentire ancora la tua
schifosa bava di serpente sul collo per Ginny! Lei sa difendersi da sola e
tu non riuscirai mai ad averla!- Lo spinse giù, sul letto e mollò la
presa, fissandolo con astio e determinazione.
Draco ansimò per qualche secondo, alzandosi sui gomiti. Tremava, aveva
freddo e non era sicuro di riuscire a parlare.
-Po... Potter... ti assicuro che avrò la piccola Weasley, ma prima....
prima, Potter, sta certo che ti spaccherò il culo e ti farò implorare e
gridare finché non mi sarò stufato di te!- Riuscì a sibilare, con voce
furente e tremante.
Harry, senza riflettere, gli sputò addosso. Non sapeva perché, ma era
furioso. Desiderava prenderlo a pugni fino a cambiargli i connotati. Non
era come le altre volte: lo odiava di più, lo disprezzava di più e stava
male..... il cuore gli pesava nel petto come un macigno e voleva gridare e
piangere. Alzò il pugno per colpirlo, ma si trattenne, si costrinse a
dargli le spalle ed uscire, sbattendola porta.
Tornò nella sala comune, Draco lo insultava e lo chiamava a gran voce, ma
lui non aveva alcuna intenzione di tornare sui suoi passi. Che lo
inseguisse, se voleva! Urtò qualcuno, ma non si scusò, uscì dal covo di
Serpeverde e lasciò i sotterranei con passo rigido e pesante.
Pansy, sentendo gridare il suo amato, corse al dormitorio maschile e
schiuse la porta.
-Draco?-
-Che vuoi?-
Pansy si preoccupò: la voce era quella di chi stava piangendo e lei non
voleva che Draco piangesse. Aprì ed entrò.
La stanza era buia e Draco, sul letto, le dava le spalle.
-Posso fare qualcosa?- Gli chiese dolcemente, avvicinandosi fino a
potergli accarezzare una spalla.
-Non dovresti essere qui-
-Ero venuta a prendere un libro... poi ti ho sentito ed ho visto Potter
uscire...-
-E’ andato via?-
-Si... perché era qui?-
-Gli ha dato il permesso Piton... per studiare pozioni con me...-
Draco si alzò e le si mise di fronte. -Pansy, va via o ti farò di nuovo
del male-
Pansy gli sorrise. Conosceva quello sguardo. L’aveva visto altre volte:
Draco aveva bisogno di lei, del suo amore. Si alzò e gli accarezzò il
viso. Un attimo dopo era stesa sul letto, col corpo pesante di Malfoy su
di lei che, frugando sotto la sua gonna, cercava di strapparle con una
sola mano gli slip. Alzò il bacino per aiutarlo, piegando una gamba per
sfilare rapidamente l’indumento. Draco si sbottonò in fretta i pantaloni e
li abbassò quanto bastava e fu dentro di lei.
Pansy pensò con rammarico alla boccetta di pozione rossa nel cassetto del
suo comodino. Non l’aveva presa... si sarebbe limitata a sperare. Sapeva
che per Draco era solo uno sfogo, non era amore, ma se non poteva avere
lui, almeno... almeno...
Continua
*
“Odi et amo
Odio ed amo
Quare id faciam
Come ciò sia possibile
fortasse requiris.
forse mi chiedi
Nescio sed fieri sentio
Non lo so, ma sento che accade
et excrucior”
e mi turba
|