Disclaimers: Per loro fortuna questi pg
sono della Rowling. In questa fic ne passeranno di tutti i colori e peggio.
Alcune scene potrebbero essere ad alto contenuto violento/erotico. Astenersi
i deboli di cuore/stomaco
Inferno
parte XX
di Nuel
Harry attendeva già da un’ora buona. Da circa
quarantacinque minuti picchiettava alternativamente le dita della mano o il
piede. Decisamente non era paziente.
Silente, seduto accanto a lui in quella saletta d’attesa del Ministero era
molto più tranquillo.
Harry pensava che dipendesse ddall’età: quando si era vecchi come il preside
non si poteva più avere fretta, ma lui era giovane e moriva dall’impazienza
di sapere cosa sarebbe successo a Remus.
Silente gli aveva spiegato che era molto importante che il giudizio fosse
dato prima della prossima luna piena, alla quale mancavano meno di dieci
giorni.
Qualora ci fosse stato il plenilunio ed il ragazzo morso da Lupin si fosse
trasformato, i giudici potevano essere molto più duri nell’esprimere la loro
condanna.
Harry, nei giorni precedenti, aveva continuato a ripetersi che il ragazzo
poteva anche non essere stato contagiato, ma non aveva avuto modo di sapere
nulla sul giovane in questione, perché era stato trasferito al San Mungo.
La sera prima, Silente aveva ricevuto la convoca per conoscere la sorte
dell’ex insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Harry, appena era stato messo a parte della cosa, aveva pensato di dover
insistere per poter andare al Ministero col preside, invece era stato lo
stesso Silente ad invitarlo ad accompagnarlo.
Finalmente la pora si aprì ed una vecchia strega occhialuta li invitò ad
entrare con voce patta.
-Buon giorno, Silente! Oh! Vedo che c’è anche il signor Potter! Buon giorno
giovanotto!- Li salutò un mago vestito con una tunica nera, da dietro una
scrivania piena di scartoffie.
-Allora, Ferdinand, cosa mi dici?- Chiese Silente, venendo subito al dunque.
Il mago sospirò appoggiandosi allo schienale della sua poltrona. Il
doppiomento sobbalzò appena e le labbra sparirono per un momento all’interno
della bocca.
-Ti risparmio le frasi fatte in nome della nostra vecchia amicizia, Albus.
Il caso di Remus Lupin è molto serio. I giudici ne hanno discusso per quasi
tre ore ed alla fine hanno concordato che, pur trattandosi del ferimento di
uno studente, è il primo segno di violenza che ha dato e che, in precedenza,
è stato un insegnante proprio ad Hogwarts, per cui sono stati più clementi
che hanno potuto-
Harry deglutì a vuoto. Voleva sapere che ne sarebbe stato di Remus. Sentiva
le mani sudare e si spostò da un piede all’altro.
-Verrà trasferito oggi stesso dal reparto speciale di massima sicurezza del
San Mungo ella riserva di XXXXXX in Germania. Credimi, è il meglio che gli
potesse capitare!-
-No! Non possono farlo!- Urlò Harry, in lacrime. -Non possono allontanare
Remus! E’ stato drogato! Non è colpa sua! E’ stato il professor Piton!-
Silente gli appoggiò una mano sulla spalla. -Calmati, Harry!- Lo sguardo
azzurro triste e severo.
-No, signore! Ho visto il professor Piton uscire dalla stanza di Remus! L’ha
sentito anche lei quando ha detto che la pozione antilicantropia era stata
sabotata!-
-Signor Potter, per quanto lei possa essere affezionato a Lupin, le sue sono
accuse molto gravi rivolte ad un insegnate che gode della massima fiducia!
Se non ha le prove di quello che dice, le conviene non ripeterlo più-
-Ma è la verità, signore! Deve credermi!-
-Ora basta, Harry. Torniamo ad Hogwarts-
-Voglio vederlo! Dovete almeno farmelo vedere prima che parta!-
Harry insisteva disperatamente, ma non gli fu concesso di rivedere l’amico
di suo padre per l’ultima volta.
Hermione e Ron cercarono di consolarlo, ma i loro sforzi valsero a ben poco.
-Harry, pensa che ora è libero, in una comunità di licantropi che lo
capiscono e lo possono aiutare- Cercò di convincerlo Hermione, saltando la
cena per stare con lui che, da quando era tornato al castello, si era
buttato sul letto e non aveva più voluto uscire.
-E’ solo con degli sconosciuti...- Controbattè lui con la voce rotta.
In quel momento entrò Ron con un vassoio pieno di tramezzini.
-Dai amico, mangia qualcosa. Ho fatto incetta delle cose più buone in
cucina. I ragazzi sono preoccupati, Anche a loro dispiace per Remus.... mio
padr dice che, se Mathias non è stato contagiato potrtemo fare ricorso
perché torni in Inghilterra e venga curato in ospedale-
-Quindi, Harry, dobbiamo aspettare solo pochi giorni per saperlo- Aggiunse
Hermione.
Harry sembrò un po’ sollevato da questa possibilità. -Dobbiamo anche trovare
le prove che è stato Piton a drogarlo-
-Non ne siamo sicuri, Harry- Lo ammonì la ragazza.
-Io ne sono sicuro!- Insistette lui.
-A meno di non avere una sua confessione non lo sapremo mai, Harry.
Convincitene-
Harry addentò un tramezzino. Aveva fame: aveva saltato la colazione ed il
pranzo.
-Tirati su pensando che dopodomani ti incontrerai col tuo bello!- Cambiò
discorso Ron.
Sul viso di Harry comparve un piccolo sorriso e, poco dopo, mangiò un altro
tramezzino.
Quel sabato, gli studenti di Hogwarts che si riversavano per le stradine di
Hogsmeade erano particolarmente allegri.
La primavera era sbocciata in tutti i suoi colori, le giornate erano
finalmente più tiepide e si avvicinavano le vacanze estive.
Gli studenti del quindo e del settimo anno cominciavano a parlare con
angoscia degli esami e gli altri comincavano a progettare le vacanze estive
con familiari ed amici.
Harry ascoltava per la trentesima volta, in quella mattina, le
raccomandazioni di Hermione.
I suoi amici sarebbero rimasti nei pressi della Stamberga, in caso avesse
avuto bisogno d’aiuto e lui non sapeva decidersi le cosa gli facesse piacere
o no: certo era una sicurezza, ma se fosse andato tutto bene gli sarebbe
dispiaciuto aver diffidato così di Draco.
Del resto non era lui a non fidarsi, ma loro. In più, se lui e Draco
avessero deciso di... approfondire la loro conoscienza, si sarebbe sentito
in imbarazzo come se i suoi amici lo stessero spiando dal buco della
serratura.
Blaise avrebbe voluto approfittare di quell’ora per fare l’amore con Draco.
Chissà quanto tempo sarebbe passato prima di poterlo fare di nuovo! Così
aveva deciso di provare nuovamente a convincerlo a non andare
all’appuntamento con Potter. Del resto, la sua presenza non era necessaria.
Aveva imprigionato il suo ragazzo sotto di sé, sul letto ancora caldo del
loro amplesso notturno e del loro sonno e lo baciava con passione e
desiderio, stringendolo con una possessività che stava facilmente zittendo
l’orologio interiore di Draco.
-Blaise! Draco! Ci siete? Andiamo ad Hogsmeade assieme?- La voce di Pansy
ruppe l’incanto.
Blaise grugnì e riservò all’amica un paio di appellativi molto poco gentili.
Draco ridacchio, ringraziando che Blaise avesse sibilato piuttosto piano e
Pansy non l’aveva sentito.
-No, Pansy. Noi non veniamo. Ciao- La salutò.
-Ok, a stasera, allora. Divertitevi piccioncini!- Cinguettò lei allegra,
ignorando che non avrebbe visto Draco quella sera, nè nei giorni e nei mesi
successivi.
-Ti è andata male- Ridacchiò ancora Draco, baciando velocemente il suo
ragazzo e rimettendosi in piedi.
-Davvero, Draco: non andare!- Gli chiese Blaise per la millesima volta.
Draco reifilò nei pantaloni la camicia gessata e si sistemò meglio i
pantaloni, che avevano preso a tirare un po’ in un punto.
-Non insistere, sai già la mia risposta- Draco infilò la giacca ed il
mantello della divisa e prese una boccetta dal comodino.
Blaise non perdeva un solo movimento. -Cos’è quella?-
Draco sorrise e prese un involto che Blaise aveva già visto, scoprendo la
treccia di capelli sottili di Lucius Malfoy.
-Polisucco- Rispose semplicemente Draco, aggiungendo un capello di suo
padre.
-A cosa ti serve?-
-Domani lo leggerai sui giornali!- Lo baciò di nuovo rapidamente, uscendo
nella sala comune vuota. -Devo andare! A dopo!-
In realtà Draco non era tranquillo come voleva apprire, ma non aveva paura
di affrontare Potter, di separarsi da Blaise, di lasciare la scuola, no: era
tutto il suo futuro a spaventarlo: il ricovero, mesi, se non anni, di
solitudine in quell’ospedale, in attesa di sua madre e di Blaise che
sarebbero andati a trovarlo. Era la paura di non sapere quanto sarebbe
durato. Avrebbe potuto uscirne da vecchio, la giovinezza sfiorita fra
quattro mura, senza godere nulla della vita... Ma doveva avere fiducia in
Blaise: lui non lo avrebbe mai tradito, non lo avrebbe fatto marcire tra i
malati di mente del San Mungo! Blaise lo amava e lui doveva dimostrargli di
meritare il suo amore. Una volta che Potter fosse morto, non avrebbe più
pensato a lui e a quel “loro” che non poteva essere.
Draco recitò l’incantesimo che aveva imparato ad Erbologia per addormentare
le piante carnivore.
Il Platano picchiatore non era una pianta carnivora, ma era pur sempre un
grosso vegetale poco collaborativo.
Constatò che Minus era stato estremamente esatto trovando immediatamente
l’ingresso al passaggio, proprio prima che il Platano si risvegliasse.
Prevedibile: l’albero era decisamente più grande delle piantine su cui lo
usavano a lezione.
Draco percorse il passaggio sotterraneo senza pensare alla terra, agli
insetti disgustosi, al buio ed all’aria stantia.
Uscì esattamente sul retro della vecchia casa e si ripulì il mantello
scrollandosi di dosso la terra: gli incantesimi di pulizia non erano
esattamente il suo forte.
Entrò dalla porta sul retro, che cigolò e fu subito accolto da una spessa
ragnatela.
Storse il naso e la evitò, guardandosi intorno piuttosto disgustato: quel
posto aveva urgente bisogno di essere pulito e riarredato.
Sentì dei passi avvicinarsi all’esterno e, senza perdere altro tempo,
individuò le scale e corse al piano di sopra.
Entrò nella camera da letto polverosa e disordinata. Lì, secondo Minus era
avvenuto l’incontro tra lui, il licantropo e il cane pulcioso, al terzo
anno.
Draco si guardò intorno un’altra volta: uno specchio opaco sopra un comò dal
legno tarlato, tende appesantite dalla sporcizzia e lacerate dal tempo, muri
scrostati....
Dei passi sulle scale lo fecero volgere alla porta d’ingresso. Slacciò il
mantello e lo sistemò sul letto, mai si sarebbe sdraiato su quel copriletto
marcio.
Harry apparì dalla porta in quel momento.
Aveva le guance un po’ arrossate ed il fiato un po’ corto, forse aveva
corso.
-Draco... non.... non sono in ritardo, vero?-
Draco gli sorrise e scosse la testa.
Harry, allora, coprì la distanza tra loro in pochi passi lunghi e lo
abbracciò, aspirando profendamente il suo profumo.
Draco si accoccolò contro di lui, strofinando il naso contro il suo collo,
abbracciandolo. Delicatamente sfilò la bacchetta del Grigondoro dalla tasca
dei pantaloni e la fece sparire nella manica della sua giacca.
Harry era in estasi.
-Dove andrai? Quando potrò rivederti?- Gli chiese subito, stringendolo
ancora un po’.
-Sai che non sto molto bene, Harry...- Draco si scostò appena, per poterlo
guardare negli occhi. -Sarò ricoverato in ospedale.... Ci vorrà un po, ma
starò meglio!-
Harry annuì sollevato e gli accarezzò dolcemente una guancia.
Draco socchiuse gli occhi e si strofinò piano contro la sua mano.
Harry accarezzò il viso, passò le dita tra i capelli e le fece scivolare
sulle labbra sottili.
Draco baciò piano i polpastrelli e li leccò con la punta della lingua che
usciva appena dalle labbra.
-Io sono già morto e questo è il paradiso!- Mormorò Harry, completamente
rapito.
Draco fece scivolare la giacca sulle spalle, lasciandola cadere a terra,
incatenando gli occhi a quelli di Harry.
-No, Harry. Questo è l’inferno!- Sussurrò con lo stesso tono trasognato di
Potter.
Harry si riscosse e lo guardò.
Il ghigno che Harry conosceva tanto bene era ricomparso sul viso pallido e
scavato.
-Dra... Draco?- Lo guardò smarrito.
Draco si arrotolò la manica sinistra. -Immagino tu lo voglia vedere- Disse
con tono di sfida.
Harry fissò l’avambraccio pallido, il teschio nero accompagnato dal
serpente.
Il simbolo di morte campeggiava distinto sulla pelle così chiara da sembrare
alabastro.
Harry allungò le dita tremanti e toccò il Marchio. Non sapeva cosa dire. Gli
occhi gli bruciavano. Non poteva più fingere che il suo amore non avesse
pronunciato quel giuramento.
Draco lo afferrò di peso, cogliendolo di sorpresa e lo scaraventò sul letto.
-San Potter crede ancora di potermi amare?- Gli vomitò addosso con
cattiveria.
Harry lo fissò semplicemente instupidito, ancora troppo sconvolto
dall’evidenza di ciò che già sapeva per poter ribattere.
-Ti avevo detto che ti avrei aperto il mio cuore, Harry.... sei ancora
deciso a scoprire quanto sia nera la mia anima?-
Harry deglutì. -Ti amo, Draco!-
Draco si chinò a baciarlo e per un momento fu tentato di lasciar perdere
tutto il resto, avvinghiarsi a lui ed aspettare che tutto finisse.
-Ti ricordi il Torneo Tremaghi, Harry? E’ stato allora che è cominciato
tutto: non mi ero mai posto il problema di chi fossi veramente prima di
allora: tu eri Harry Potter, eri grande ancora prima di reggerti in piedi da
solo!- Draco si accomodò su di lui, iniziando a slacciargli la giacca e la
camicia, depositando baci di farfalla sul suo petto.
Harry respirava un po’ a fatica a causa dell’ecitazione che stava
rapidamente aumentando.
-Invece no, Merlino! Tu eri grande veramente! Quando sei tornato con Diggory
morto, ne ho avuto la certezza! Ma, intanto...- Sospirò, sollevandosi a
sedere sul suo stomaco.
Intanto avevo confessato la mia cotta per te già da qualche mese ad un uomo
di cui mi fidavo ciecamente. Sapendo che era uno spietato Mangiamorte forse
mi riterrai ingenuo, ma con me era sempre stato molto dolce... gli volevo
bene e, dopo che mi prese la prima volta... cominciai ad amarlo. Non credere
che mi abbia violentato, anche se avevo solo quattrodici anni- Gli sorrise
serafico mentre vedeva Harry impallidire rapidamente.
-Cosa c’è San Potter?- Gli chiese bisbigliando direttamente al suo orecchio.
-Non mi ci vedi a quattordici anni con il cazzo di un uomo di quaranta nel
culo?-
Harry rabbrividì.
-E non sai ancora la parte migliore, Harry.... mi hai chiesto se Blaise mi
picchia e se lo fa perché a me piace... Lo adoro, Harry! Adoro essere legato
e costretto a fare le cose più indicibili... è stato lui a farmelo piacere:
diceva che se ero pronto a farmi spezzare il cuore da te tanto valeva che mi
abituassi a soffrire!-
-Draco... io... io...-
-Che c’è? E’ troppo per te? Vuoi dirmi che non puoi sopportare tutto questo,
che non puoi più amarmi, dopo aver saputo queste cose, Harry?- Draco si
abbassò, portando i suoi occhi di ghiaccio a dieci centimetri da quelli di
Harry. -Vuoi spezzarmi il cuore, Harry?-
-Io... Io... Draco... mi dispiace....- Le lacrime gli offuscavano lo sguardo
e Draco gliele raccolse con due piccoli baci.
-Non piangere, amore mio. Non ancora. Ho sopportato tutto e, se Blaise non
mi avesse fatto scoprire un amore diverso penserei ancora di essere stato
fortunato a trovare un uomo che mi amava nonostante io avessi commesso
l’immondo peccato di amare te-
Draco estrasse un’ampollina dalla tasca interna del suo mantello e se la
rigirò tra le mani. -Ormai quel Mangiamorte è morto, Harry. E’ morto la
notte in cui ho ricevuto il mio Marchio. All’inizio mi mancava, ma poi
Blaise mi ha fatto accettare la sua morte...-
-Cos’è quella, Draco?- Chiese Harry, un po’ spaventato.
-Questa?- Gli sorrise ed Harry vide che il suo sguardo diventava un po’
opaco. -Questa mi serve per il gran finale della storia, Harry. E’ pozione
polisucco e voglio che tu la beva-
-Cosa? Perché? Chi vuoi che diventi?-
-Voglio che tu veda con i tuoi occhi. Voglio che tu diventi lui per un po’
perché io non pronuncerò il suo nome-
-Non voglio farlo! Draco non...-
-Lo farai, Harry! Se mi ami lo farai, in modo che io mi possa illudere che
fossi sempre tu-
Harry sentì una stretta al cuore e la tristezza degli occhi di Draco lo
convinse.
Prese la boccetta che Draco gli porgeva. Se Hermione lo avesse saputo si
sarebbe infuriata.
Inghiottì la disgustosa pozione e subito riconobbe i sintomi. Nonostante
fossero passati cinque anni non aveva dimenticato quando, con i suoi amici,
nel bagno di Mirtilla Malcontenta avevano assunto le sembianze di Tiger,
Goyle e del gatto della Bullstrod per entrare nel dormitorio dei Serpeverde.
Draco, intanto si era alzato, aveva srotolato e riabbottonato la manica,
indossato la giacca e ripreso il mantello, scuotendolo un paio di volte per
togliere la polvere.
Harry aprì gli occhi e tolse gli occhiali. Draco lo fissava con attenzione e
si piegò sul letto per accarezzargli il viso e baciarlo dolcemente.
-Sarai sempre l’uomo più bello che io conosca!- Bisbgliò chiodendo gli occhi
ed appoggiando la fronte a quella dell’uomo che era diventato Harry Potter.
-Guardati allo specchio, Potter e immagina quest’uomo che si infilava nel
mio letto ogni volta che uscivo da Hogwarts- Gli disse a voce bassa,
guardandolo negli occhi.
Harry impiegò qualche secondo a capire ed individuare lo specchio.
Draco intanto era già uscito dalla stanza, quando sentì un urlo soffocato ed
il suo nome invocato disperatamente.
-Ben venuto nel mio inferno, Sfregiato!- Disse tra i denti, scendendo gli
ultimi scalini.
Un freddo improvviso lo colse.
“Sono arrivati” pensò accelerando il passo. Lasciò cadere la bacchetta di
Potter su un gradino e si affrettò ad uscire dalla porta sul retro.
I Dissennatori avrebbero fatto il resto.
Se anche non fossero riusciti a baciare Potter prima dell’arrivo degli Auror,
questi si sarebbero trovati di fronte Lucius Malfoy.
Draco non credeva che Potter se la sarebbe cavata tanto facilmente.
Il Platano Picchiatore era stato irrorato con una soluzione soporifera
particolarmente efficace.
Blaise fremeva di impazienza. Draco era in ritardo. Temeva che qualcosa
fosse andato storto.
Fortunatamente la pozione della professoressa Sprite era abbastanza forte da
calmare anche quella maledetta pianta.
Finalmente Draco uscì dal passaggio segreto. Pareva sorgere direttamente
dalla terra.
-Finalmente! Draco, cos’è successo?- Blaise lo accolse subito tra le
braccia.
-E’ andato tutto bene, Blaise. Non preoccuparti-
Zabini lo lasciò e lo scrutò, estrasse la bacchetta e mormorò un “Gratta e
netta”.
-Dobbiamo sbrigarci: il medimago che ti deve prendere in consegna è già
arrivato. Gli ho detto che stavi finendo di fare i bagagli. Li ho preparati
io per te-
Draco annuì, ma si incupì subito.
-Blaise?-
-Che c’è?-
-Mi verrai a trovare, vero?-
Zabini si fermò e lo abbracciò di nuovo. -Te lo giuro sulla mia vita, Draco!
Ti amo!-
Raggiunsero di corsa i sotterranei e presero il baule di Draco, raggiungendo
subito dopo lo studio di Piton.
Nella stanza, oltre al loro insegnante c’erano il preside ed un ometto
rubicondo con la veste dei medimagni del San Mungo.
-Ecco il signor Malfoy- Esordì Piton, quando i due ragazzi entrarono.
-Oh, lieto di fare la sua conoscenza Lord Malfoy! Io sono Archie Lowell e mi
occuperò di lei finché sarà nostro ospite-
Draco annuì, ma, improvvisamente intimorito, non strinse la mano che l’uomo
gli porgeva. Cercò, invece, quella di Blaise, che gliela strinse
rassicurante.
-Qui ci sono i documenti Lord Malfoy. Appena li avrà firmati potremo andare-
-Blaise?- Chiamò quasi supplichevole, Draco.
-Sono qui, amore- Gli sussurrò all’orecchio il suo ragazzo.
Draco firmò e poi lasciò la piuma, come se bruciasse, per stringersi a
Blaise, che gli baciò i capelli e lo strinse.
-Non avere paura, Draco. Verrò da te ogni fine settimana e, dopo gli esami,
ogni giorno!-
-Si, Lord Malfoy. Il suo amico, sua madre ed il professor Piton potrenno
venire ogni volta che vorranno. Il suo padrino ha insistito perché venisse
scritto tra le clausole del suo ricovero volontario. Così come che lei potrà
scegliere in qualsiasi momento di lasciare l’ospedale e che i suoi tutori,
ovvero sua madre, il suo padrino ed il suo avvocato potranno farla dimetere
quando lo riterranno più opportuno-
Draco si sentì un po’ meno spaventato. Guardò gli uomini nella stanza senza
riuscire a salutare.
-Il Ministero mi ha fatto sapere che accoglie la richiesta di una
commissione straordinaria per farle sostenere gli esami in ospedale, signor
Malfoy. I documenti arriveranno ad Hogwards in un paio di giorni al massimo-
Gli sorrise bonario Silente.
-La ringrazio, preside- Disse Draco, salutandolo con un cenno del capo.
-Severus... prenditi cura di mia madre-
-Non preoccuparti, ragazzo mio-
Draco guardò di nuovo Blaise, che non gli aveva mai lasciato la mano e gli
rivolse un sorriso incerto. Si sollevò un po’ e lo bacio velocemente. -Ti
aspetto-
-Possiamo andare dottor Lowell-
Il medimago salutò e porse una passaporta al ragazzo. In un attimo erano
spariti dalla stanza.
Silente salutò ed uscì col suo solito passo lento.
Blaise fissava ancora il punto in cui Draco era scomparso e Piton si lasciò
cadere stancamente sulla sedia.
-E ora, signor Zabini? La sua prossima mossa sarà diventare Primo Ministro
della Magia?-
-No professore- Rispose serio lo studente. -Un Primo Ministro è sotto lo
sguardo di tutti: sarebbe un po’ difficile gestire i miei... interessi. No-
Sorrise sicuro. -Diventerò l’avvocato della famiglia Malfoy. Gestirò gli
interessi di Draco. Mi impegnerò per diventare presidente del Wizengamot. E’
una carica importante quanto quella del Primo Ministro, ma meno
appariscente. Se non ha altre domande, signore, io tornerei nella mia
stanza-
-Vada pure, signor Zabini- Sibilò Piton. Era sicuro che quel serpente ci
sarebbe riuscito: sarebbe diventato presidente dell’ Alto Tribunale dei
maghi, carica ben più importante di quella di Ministro ed avrebbe protetto
Draco.
Come padrino del ragazzo, poteva ritenersi soddisfatto.
Fine.
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