DISCLAMER: Per loro fortuna questi pg sono della Rowling. In questa fic ne passeranno di tutti i colori e peggio. Alcune scene potrebbero essere ad alto contenuto violento/erotico. Astenersi i deboli di cuore/stomaco

 



Inferno

parte XIV

di Nuel


-La Vista si può oscurare-
-Come?- Chiese Harry.
-Con degli incantesimi. Non tutti sopportano il peso di conoscere il futuro- Lupin si stirò dolorosamente nel suo letto. Erano trascorsi due giorni dal plenilunio, ma stava ancora male. Nonostante la pozione antilicantropia era stato orribile, anzi peggio della volta precedente.
Il professor Piton non se lo spiegava, gli aveva suggerito di prendere qualche pozione tranquillante e se ne era andato in fretta. In effetti Lupin gli era quasi saltato alla gola ed anche in quel momento era piuttosto nervoso.
Non riusciva a controllarsi molto bene.
Era felice della visita di Harry, ma, allo stesso tempo, si sentiva agitato e non vedeva l’ora che il ragazzo se ne andasse, risparmiandogli le sue stupide domande.
-Ma se qualcuno non ha mai studiato Divinazione, può sviluppare ugualmente la vista?-
Lupin sorrise in tralice. -Sicuramente di più che studiando con la Cooman!-
Harry si rese conto del nervosismo dell’uomo da quella battuta: Remus Lupin era una persona troppo compassata per fare simili commenti su una strega che conosceva, specialmente trattandosi di un’insegnante.
-Credi che Draco possa averla?- Gli chiese Harry, sui carboni ardenti.
-Malfoy? Cosa c’entra lui?-
-Mi ha detto una cosa strana, un paio di notti fa, sui Tarocchi...-
-Cosa ti ha detto?-
-Che siamo come Gli Amanti, ma non so cosa intendesse. Ho cercato su un libro, ma... non è molto chiaro- Mentì.
Lupin annuì. -Narcissa era molto brava ai tempi della scuola in Divinazione. Probabilmente è stata lei ad insegnargli, anche se si fece sigillare l’Occhio-
-Perché?- Chiese Harry, subito incuriosito da quella notizia.
-Non lo so. Credo che una volta abbia previsto qualcosa di terribile e non sia riuscita ad impedire che accadesse, è successo molti anni fa-
Harry annuì e salutò il licantropo, che rimase nella penombra della sua stanza. La luce aveva preso a dargli un discreto fastidio.
Quella mattina era corso via dalla biblioteca per cercare Draco, ma sul suo cammino aveva incontrato solo Zabini.
“Dov’è Draco?” Gli aveva chiesto, ansante per la corsa.
“Cosa vuoi da lui, Potter?”
“Devo parlargli!”
“Draco non sta tanto bene. E’ rimasto a riposare”
“Lo so che non sta bene! Era con me ieri notte!” Lo sfidò Harry.
Zabini gli rivolse uno sguardo omicida. “Cosa..?” Iniziò.
“Non gli ho fatto niente, Zabini! Te lo giuro! Cos’ha Draco?”
Zabini ponderò per qualche istante la risposta da dargli, poi lo invitò a seguirlo in un’aula vuota, dove si sedette sul primo banco.
“Allora?” Insistette il Grifondoro.
Blaise lo fissò con fare serio. “Draco soffre di uno squilibrio mentale, Potter”
“Cosa...?”
“Una forma lieve, ma potrebbe peggiorare. Una specie di dissociazione dalla realtà. A volte è convinto che suo padre sia ancora vivo....”
“Ma... ma... c’è un modo...?”
“Per curarlo? Si, c’è. Ha avuto una profonda crisi depressiva dopo la morte del padre, che si è aggiunta allo stress accumulato da quando Lucius finì ad Azkaban”
“Devo vederlo!” Concluse Harry, preoccupato, ferito e mortalmente in colpa.
“No, Potter. Uno degli elementi di stress, per lui, sei proprio tu!”
“Ti sbagli! Lui mi ama!”
Zabini sollevò un sopracciglio e sorrise di scherno. “Ne sono convinto” Lo prese in giro.
Harry avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma si trattenne. “Voglio vederlo, Zabini e non sarai tu ad impedirmelo!” Gli aveva sibilato.
“Come vuoi, Potter. Se riesci ad entrare nella nostra Casa...”
Harry sapeva che il Serpeverde lo stava schernendo: lui non aveva modo, almeno ufficalmente, di entrare nel dormitorio. Così era andato a cercare consiglio dal suo ex insegnate di Difesa: erano già tre giorni che non lo vedeva in giro.
La visita non era stata molto soddisfacente. Harry si fermò lungo un corridoio, guardando fuori dalla finestra. Vide Hagrid portare fuori dal capanno gli attrezzi per l’orto, con Thor che correva felice tra le sue gambe, abbaiando di quando in quando.
-Già... è primavera...- Si ricordò in quel momento.
Da una settimana, ormai, la temperatura si era alzata di qualche grado e l’aria trasportava un profumo diverso.
Hagrid chiuse il capanno e si avviò a quello che, entro pochi mesi, sarebbe diventato il suo bellissimo campo di zucche.

Blaise scese nei sotterranei senza incontrare nessuno. Aveva scambiato quattro chiacchiere col Barone Sanguinario subito dopo aver lasciato Potter, ma l’arrivo di Pix aveva fatto allontanare il fantasma del barone, che si era lanciato all’inseguimento del fastidioso Poltergeist. 
Trovò Draco pigramente sdraiato sul letto, con l’aria imbronciata.
-Potresti almeno studiare!- Lo ammonì Zabini, scherzosamente, baciandolo al volo sulle labbra sottili.
-Sto sempre peggio, Blaise! Vorrei capire perchè!-
-Stanchezza, stress, Potter... Hai troppi pensieri, Draco!-
Draco sbuffò, rigirandosi sulla pancia.
-Potter è venuto da ma poco fa, voleva sapere come stai. Dice che deve parlarti a tutti i costi- Continuò mentre riponeva i suoi libri nel baule.
-Lascia che dica!- Rispose pigramente il biondo.
Blaise si sedette sul suo letto e lo fece girare per sbottonargli e sfilargli la camicia.
-Vedrai che dopo un bel massaggio ti sentirai meglio!- Gli disse.
Draco appoggiò il mento sulle dita incrociate e chiuse gli occhi, beandosi delle mani dell’altro sulla schiena.
-Mi ha anche detto che ieri notte vi siete incontrati...- Riprese Zabini, col tono di chi parla del più e del meno.
-Mmm- Rispose solo Draco. -Non ricordo bene... tu sai che giorno era ieri, vero, Blaise?- Gli chiese curioso.
Zabini si fermò e si stese sulla sua schiena, abbracciandolo e parlandogli all’orecchio.
-Basta pensare a tuo padre, Draco. E’ morto e tu puoi solo vendicarlo!-
Draco si contorse cercando di rigirarsi a baciare il suo compagno. Ricevette in cambio un bacio appassionato e delle carezze per nulla innocenti che lo fecero gemere ed inarcare.
-Blaise!- Protestò dopo un po’. -Avanti! Puoi impegnarti molto di più!-
Zabini rise, continuando a giocherellare con i suoi capezzoli ritti, semplicemente divertendosi a vederlo dimenarsi cercando un contatto maggiore.
-Potrei costringerti ad andare a mangiare così...- Gli accarezzò il rigonfiamento evidente dei pantaloni e Draco gemette.
-Stai scherzando!- Lo fulminò con gli occhi di freddo e tagliente acciaio.
-Affatto!- Ammiccò il moro. -Trovo maledettamente eccitante l’idea di te che mi cammini affianco, in questo stato... magari accarezzandoti ogni tanto, cercando di non farti vedere.... costretto ad aspettare stanotte...- Rise, sbottonandogli i pantaloni. L’espressione terrorizzata di Draco era impagabile.
-Non sai goderti le situazioni piccanti!- Gli soffiò sulla punta umida del sesso eretto, prima di accoglierla in bocca.
Draco gemette qualche insulto incomprensibile concentrandosi sulla lingua di Balse che giocava col suo organo fino a farlo venire.
Draco si lasciò cadere sul letto, ansimante e decisamente più rilassato di prima.
-Su, dobbiamo andare a mangiare, adesso!- Lo incalzò Blaise baciandolo e ricominciando ad accarezzarlo.
Draco riconobbe il sapore del suo sperma sulla lingua del compagno ed arrossì vagamente.
Blaise si staccò dal suo abbraccio e lo strattonò a sedere.
Draco gli offrì con finta timidezza la punta della lingua, facendola sbucare tra i denti bianchi, in una richiesta di un nuovo bacio. Zabini si ripiegò su di lui, allungando la lingua ed accarezzando quella di Draco, che sporse un po’ di più, in un bacio a labbra aperte, ma distanti. Un gesto intimo e solo loro che lusingava Draco e rassicurava Blaise.

Harry era angosciato. Osservava Zabini ed osservava Draco, che sembrava stare bene. Le parole di Zabini continuavano a martellargli in testa.
“Draco soffre di uno squilibrio mentale, Potter. Una forma lieve, ma potrebbe peggiorare. Una specie di dissociazione dalla realtà. A volte è convinto che suo padre sia ancora vivo”
Draco sorrideva alla Parkinson che stava gesticolando animatamente, eppure era malato. Non sapeva nulla di malattie mentali....
Guardò Hermione, totalmente presa da un libro che aveva trovato in biblioteca, tanto che non badava troppo neppure a Ron. Forse avrebbe dovuto chiedere a lei... Si, sicuramente Hermione avrebbe saputo dirgli qualcosa... Poco più in là c’era Neville. Parlava con Ginny, leggermente rosso in viso. Ginny gli piaceva, si capiva lontano un miglio. I genitori di Neville erano impazziti a causa della tortura... non lo riconoscevano neppure. Lui sicuramente sapeva molto di malattie mentali, ma chiedere a lui sarebbe stato crudele... eppure, in quel momento non gli importava di essere crudele.
Un urlo e un frastuono di sedie, posate e voci concitate lo distolsero dai suoi pensieri.
Guardò verso la sorgente del rumore e registrò con crescente paura che si trattava del tavolo di Serpeverde, che a gridare era la Parkinson e che molti ragazzi facevano crocchio intorno a lei.
Non vedeva la testa bionda di Draco. 
Tutte quelle persone in piedi e... Zabini che si allontanava dal tavolo verso la porta, Piton che lo seguiva a passo svelto, Draco tra le braccia.
Silente invitò alla calma, ma la sua era una voce lontana, Harry era già quasi uscito dalla sala, seguendo il professore.
Madama Chips si era messa subito all’opera, tastandogli il polso, sollevandogli le palpebre, aprendogli la bocca per osservargli la lingua.
Harry tratteneva il fiato.
-E’ svenuto all’improvviso, mentre eravamo a tavola- Stava spiegando Blaise.
-Ancora lavanda! Non deve più prenderne! Non è nulla di grave, tornate pure di là e tranquillizzate gli altri-
Piton annuì, strinse la spalla di Blaise in un gesto di conforto e se ne andò.
-Preferisco restare, se non le dispiace, madama- Le chiese Zabini, con un piccolo inchino.
-Anch’io!- Gracchiò Harry.
-Va bene, ma non disturbatelo- L’infermiera li lasciò soli.
Harry e Blaise presero due sedie, una per lato del letto e si misero in attesa.
-A cosa gli serve la lavanda?- Chiese Harry, dopo un po’, quando il silenzio era diventato straziante.
-A calmare gli incubi. All’inizio bastava che lo stringessi per tutta la notte e riusciva a riposare, ma... ha accumulato troppo, non basta più-
Harry sentì il cuore stretto nella morsa della gelosia.
-In dosi massicce però è tossica e può dare allucinazioni....- Continuò Zabini.
-Allora perché la prende? Dovrebbe saperlo!-
-Lo sa, ma lo fa stare comunque meglio- Zabini sapeva che se Potter o Piton ne avessero accennato a Draco il suo inganno sarebbe stato svelato, stava giocando una partita truccata con la Fortuna, ma credeva fortemente che la Fortuna aiutasse gli audaci.
-E la cura?-
-Quando avrà finito la scuola-
-Ma fino ad allora?!- Harry sbiancò all’idea che Draco potesse peggiorare in quei mesi.
Blaise gli rivolse uno sguardo che gli tolse il respiro: avrebbe potuto morire per il veleno di quelle iridi e distolse lo sguardo.
-E la colpa di chi è, Potter?- Sibilò accusatorio.
-Io non...-
-Lucius è morto a causa tua, non hai alcun diritto di stargli vicino!-
-Non è vero! Io voglio aiutarlo!- Harry stava venendo preso dal panico.
-Davvero? E in caso di una crisi violenta cosa potresti fare per aiutarlo? Sai preparare la pozione che lo calma? Riusciresti ad avere il sangue freddo necessario ad impedirgli di farsi del male? Come pensi che reagiresti vedendolo lasciarsi cadere in un abisso di vuoto mentale?-
Harry si sentiva come durante la sua prima lezione di Pozioni, quando Piton aveva cominciato a tempestarlo di domande a cui non sapeva dare risposta.
-Io... io non lo so... ma imparerei!- Rispose mortificato.
-E mentre tu impari lo lasceresti morire o, peggio, perdere se stesso!-
Draco si mosse nel letto, aprendo lentamente gli occhi.
-Draco!- Harry gli si avvicinò, abbracciandolo grato.
Il biondo lo fissò e fissò Blaise, sorridendogli a fatica e porgendogli lentamente la mano.
Zabini gliela strinse e rispose al suo sorriso. Un muto “Sono qui”.
Draco richiuse gli occhi e, con un respiro profondo, si addormentò.
-Ora lasciamolo, Potter. Dormirà fino a domattina-
-Come...?- Harry si morse il labbro: non era il caso di chiedergli come lo sapesse: Zabini passava con lui ogni notte.

Quando lasciarono l’infermeria, ormai la cena era finita ed Harry raggiunse i suoi amici in sala comune.
-Harry, come sta Malfoy?- Chiese subito Hermione, appena lo vide entrare.
Harry sospirò. In molti, che si erano stupiti vedendolo correre dietro ai Serpeverde, si aspettavano delle notizie da lui.
Sospirò rassegnato. -Ora dorme. E’ come la volta scorsa: fa uso di una pozione calmante perché ha continui incubi... su suo padre- Abbassò gli occhi e la voce, come a mostrare che si sentiva in colpa per la morte di Lord Malfoy e che il suo interessamento dipendeva da questo. -E’ un po’ intossicato, nulla di grave- Concluse avvicinandosi all’amica per parlarle all’orecchio. -Devo parlarti, vieni in dormitorio- Fece un cenno a Ron e li precedette nella loro camera.
Ron ed Hermione arrivarono pochi minuti dopo.
-Cosa c’è, Harry?-
-Hermione, cosa sai sulle malattie mentali?-
-Malattie mentali?!- La ragazza strabuzzò gli occhi. -Nulla!-
-Ma i tuoi sono medici, giusto?- La incalzò lui.
-Dentisti, Harry. Dentisti!- Precisò lei.
-Perché ti interessi di malattie mentali, ora, Harry?- Intervenne Ron.
-Ho mentito su Draco. Prende quella pozione, si, ma non solo per gli incubi. Zabini ha detto che, dalla morte di Lucius, Draco ha problemi di... dis... dissociazione o qualcosa del genere. Che è convinto che suo padre sia ancora vivo...-
-In pratica è matto!- Tirò le somme Ron, guadagnandosi due occhiatacce.
-Harry, è gravissimo, ma io non so come aiutarti...- Si giustificò Hermione.
-Con tutto quello che leggi non hai mai letto nulla a riguardo?!-
-No!- Si stizzì lei.
-Però potremmo chiedere a Neville- Suggerì Ron.
-Ci ho pensato... ma non vorrei farlo soffrire, lo sai che non parla volentieri dei suoi genitori-
Hermione sospirò. -C’è Lupin. Lui conosce parecchi medimaghi del San Mungo. Potrebbe chiedere a loro!-
-Si, ma... Remus è strano, da un po’ a questa parte. Voi non l’avete notato?- Chiese Harry.
-In effetti si...- Rispose tristemente la ragazza.
Eppure, rivolgersi al licantropo, pareva l’unica soluzione.

Continua....