DISCLAMER: Per loro fortuna questi pg sono della Rowling. In questa fic ne passeranno di tutti i colori e peggio. Alcune scene potrebbero essere ad alto contenuto violento/erotico. Astenersi i deboli di cuore/stomaco

 



Inferno

parte XIII

di Nuel


Harry Potter era piuttosto infastidito dal fatto che Blaise Zabini non abbandonasse praticamente mai il capezzale di Draco Malfoy.
Draco era in infermeria ormai da una settimana e sembrava essersi ripreso piuttosto bene.
Harry gli faceva ostinatamente visita, dato che nessuno poteva impedirgli di entrare in infermeria, ma Malfoy non sembrava gradire particolarmente la sua compagnia.
Harry era convinto che la colpa fosse di Zabini. Ignorava che, invece, questi incitasse Draco ad essere più espansivo col nemico, al fine di perpetrare il loro inganno.
Remus Lupin, un po’ nervoso per la luna piena ormai alle porte, continuava a sorvegliare i corridoi di Hogwarts, fermandosi di quando in quando a parlare con qualcuno. La sua silenziosa presenza era ormai nota a tutti ed il licantropo svolgeva il suo compito nella più assoluta libertà.
-Salve ragazzi- Salutò i tre inseparabili Grifondoro, che, nonostante il freddo gironzolavano per il giardino, tra le ultime macchie di neve.
-Buon giorno!- Lo salutò sorridente Hermione, mentre i due ragazzi le facevano coro.
-Come va?- Chiese l’ex insegnate.
Harry sbuffò. -Non potresti mordere Zabini in modo che almeno una notte al mese si stacchi da Draco?- Suggerì con un po’ di cattiveria.
Il licantropo sollevo un sopracciglio, persino divertito da quella bizzarra proposta.
-Ho fatto qualche ricerca su Zabini, volete sentire cosa ne ho ricavato?- Chiese gioviale.
-Certo!- Risposero i ragazzi.
-Però andiamo dentro: qui fuori si gela!-
I tre lo seguirono nel castello, dove Silente aveva approntato uno studio per l’uomo.
-Eccoci qui. Sapevate che Zabini e Malfoy sono praticamente cresciuti assieme? Ho dato un’occhiata alle loro pagelle scolastiche: Zabini è sempre stato un voto dietro Malfoy. L’anno scorso Zabini aveva il massimo in tutte le materie, al pari con te, vero Hermione?-
-Si, è vero!- Confermò la ragazza che ricordava benissimo lo smacco.
-Zabini è un ottimo studente, al pari tuo, Hermione, ma si è sempre tenuto un passo dietro a Malfoy. Se Malfoy aveva il massimo dei voti, lui era il secondo della classe, se invece Malfoy era al secondo posto, dopo Hermione, Zabini era al terzo!-
-Ma questo cosa c’entra?- Chiese Harry, un po’ confuso.
Lupin sospirò. -Credo che Lucius abbia sempre preteso il massimo da suo figlio e non doveva gradire che una strega figlia di Babbani fosse più brava di lui a scuola. Zabini faceva in modo che Draco fosse sempre il primo della classe, anche se poteva ottenere voti migliori senza difficoltà. Lo proteggeva dall’ira di suo padre, in un certo senso. Da quando Lucius è morto, il pericolo, per Malfoy, agli occhi di Zabini, è diventato il mondo intero, credo. Per questo non lo lascia un istante-
-Draco è il centro del suo mondo. E’ questo che stai dicendo, vero?- Chiese Harry, abbassando lo sguardo.
-Si Harry. Zabini lo ama veramente, non lo sta usando come pensi tu-
L’accettazione del nuovo concetto coinvolse Harry per buona parte della notte, tanto che, pur avendo la sua fedele mappa magica del castello appoggiata sul cuscino, non notò i sospetti movimenti di Kreacher nei sotterranei.
Il piccolo, malevolo elfo domestico, esattamente come previsto da Draco, non si era fatto troppi scrupoli nell’accettare i suoi ordini.
Punire Harry e la sua cricca era un dovere che andava oltre l’ubbidienza ai nuovi padroni: era una sorta di missione catartica per la memoria della sua defunta ed amata padrona: Lady Black, la cui memoria, il cui sangue, nonché la casa, erano stati infettati da quelli che lei stessa definiva “feccia”.

Draco venne finalmente dimesso.
Harry era talmente felice di saperlo di nuovo in forma che non badò al fatto di non aver ancora visto Lupin, quel giorno.
La notte prima c’era stata luna piena ed il licantropo non era al massimo delle sue condizioni, anzi, poteva dire senza ombra di dubbio che era stata una delle notti peggiori della sua vita. Non si era trasformato, ma il dolore era stato enorme, per non contare le allucinazioni che aveva avuto, come se, per quanto il suo corpo fosse sotto controllo, la sua mente fosse diventata quella di un lupo.
Quando bussarono alla sua porta, rispose con voce flebile.
Piton entrò con fare circospetto: non amava particolarmente fare visita all’ex collega, soprattutto dopo le notti di luna piena, ma rientrava nei suoi compiti constatare che l’uomo stesse bene.
-Allora?- Chiese in modo brusco.
Lupin sorrise suo malgrado: ormai lo conosceva bene. -Tutto bene, Severus, grazie- Si alzò a sedere sul letto, seguendo lo sguardo del pozionista che, con un sopracciglio alzato prendeva nota dello stato in cui era ridotta la stanza.
-Sembrerebbe che ci sia stata una lotta, qui dentro...- Insinuò dubbioso.
-Si... ho avuto un po’ di difficoltà a controllarmi- Spiegò giustificando le tende strappate e la confusione di carte e suppellettili al suolo.
-Se non ti serve nulla, allora io vado- Disse quindi, desideroso di lasciare la stanza il prima possibile.
-Severus.... Grazie- Cercò di addolcirlo il licantropo, sapendo quanto costasse all’insegnate che un tempo era stato la vittima favorita degli scherzi crudeli dei suoi migliori amici, aiutarlo, ma Piton era già uscito, senza mai staccare le spalle dal muro.

Malfoy tornò a frequentare le lezioni quel giorno stesso. Grazie a Zabini ed alla Parkinson non era rimasto in dietro con lo studio e, arrivato in classe, Harry poté nuovamente godere della sua vista, nella prima fila di banchi. Purtroppo per lui, per molto tempo, quella fu l’unica vicinanza con Malfoy, di cui poté godere.

Gli allenamenti di quidditch davano ad Harry la possibilità di distrarsi: gli insegnanti non facevano che ripetere loro che dovevano prepararsi per gli esami, Lupin era sempre scontroso, sospettoso, quasi paranoico. Harry non lo aveva mai visto così. Dall’ultimo plenilunio non si era più ripreso completamente ed Harry non riusciva a non preoccuparsi per lui: dalla morte di Sirius, Lupin era l’unico che, di quando in quando, si soffermava con lui a parlargli dei suoi genitori. Harry sentiva di sapere così poco di loro... In più ci si era messa anche Hermione, con la sua nuova teoria... Harry aveva promesso di non arrabbiarsi e Ron era pronto a prenderlo a pugni se offendeva in qual si voglia modo la sua ragazza.
Hermione, una sera, si era seduta di fronte a lui, dando le spalle al caminetto, in sala comune. Le fiammelle le zampillavano alle spalle dandole un che di diabolico, facendo riverberare i suoi capelli in modo da farli sembrare vivi.
“Harry, ho capito perché ti sei innamorato di Malfoy!” Aveva esordito.
Era stato a fissarla incantato dal gioco di luci ed ombre tra i suoi capelli ondulati.
“Tu hai perso i tuoi genitori da piccolo e sai cosa significa non avere un padre, ti senti in colpa perché Lucius è stato arrestato ed è morto e ora Draco è senza padre. Tu stai cercando di compensare la mancanza di affetto paterno di Malfoy col tuo amore!”
Harry aveva sbattuto le palpebre un paio di volte, incredulo.
“Hermione, non pensi che, a volte, dovresti smettere di usare la testa ed ascoltare il cuore?” Le aveva risposto con insolita calma. “Per sapere che tipo di affetto Draco abbia perso, dovrei conoscelo, ma io non ho avuto un padre, Herm’! Non so cosa provi Draco.... Io lo amo e basta, senza strizzarmi il cervello per capire perché”
L’amica l’aveva ascoltato, si era alzata di colpo e lo aveva lasciato solo.
Harry capiva che i suoi amici cercavano in tutti i modi di convincerlo che si era solo infatuato di Malfoy e che doveva toglierselo dalla mente, ma per lui era tutto così chiaro: Draco era il suo destino da sempre.
Qualche notte dopo, Harry non riusciva a dormire. Si rigirava nel letto pensando a tante cose, la Mappa del Malandrino ancora appoggiata sul cuscino, accanto alla sua testa.
Non voleva guardarla ancora: Draco dormiva tra le braccia di Zabini, come sempre.
Si rigirò su un fianco, poi sull’altro, facendo scivolare la pergamena. Con un movimento istintivo si tuffò a prenderla prima che toccasse terra, appena in tempo perché, alla pallida luce della luna che filtrava dalla finestra, vedesse il cartiglio col nome di Draco uscire dai sotterranei.
Harry trattenne il fiato. Intorno a lui i suoi compagni dormivano avvolti dalle tenebre, oltre le tende dei loro letti. Il leggero russare di Ron, il parlottare nel sonno di Neville... Harry uscì dal letto e si rivestì velocemente, seguendo sulla mappa il tragitto di Draco.
Zabini dormiva ancora, o, almeno, non dava segno di voler uscire dal dormitorio.
Harry uscì in fretta, scegliendo il percorso più breve, evitando di incontrare anima viva o fantasma, fino alla torre nord.
I capelli di Draco splendevano candidi nel riverbero della luna piena. Il cielo era limpido e l’aria frizzante, ormai era primavera e faceva ancora piuttosto freddo.
Harry distingueva benissimo la figura di Draco, i suoi tratti sottili e non sapeva come palesare la sua presenza.
Tornò indietro di qualche passo e tornò verso la terrazza camminando più rumorosamente.
Draco inclinò appena la testa, mostrandogli di averlo sentito e tornò a fissare il cielo scuro e la luna grande.
-Scusa... ti disturbo?- Gli chiese Harry, incerto.
-No-
Harry si avvicinò e respirò l’aria fredda a pieni polmoni.
Draco gli si avvicinò, tremava leggermente. -Ho freddo- Gli disse solo.
-Vuoi che entriamo?- Gli chiese, Harry, notando che, sotto il mantello della scuola aveva solo il pigiama.
-No-
-Ma ti prenderai un malanno...- Protestò, preoccupato.
-Scaldami!- Gli ordinò con la voce flebile, premendosi contro il suo petto.
Harry gli strinse le braccia intorno, sorpreso e felice. Chiuse gli occhi e respirò il suo profumo. Era diverso da come lo ricordava, era... Zabini.
Lo strinse più forte, desiderando di cancellare l’odore del ragazzo che lo aveva stretto prima di lui.
-Nemmeno tu riuscivi a dormire, Potter?- Gli chiese all’improvviso, muovendo le labbra fredde contro il suo collo.
-No...-
-Perché.... è il 19 marzo?- Chiese timidamente.
-No! Che differenza fa?- Chiese Harry, non capendo. Draco si scosto abbastanza da fissarlo, con le sopracciglia sottili aggrottate, incredulo.
-Immagino che dopo un po’ ci si faccia l’abitudine- Commentò a mezza voce, tornando ad appoggiare la fronte sulla spalla di Harry, bisognoso di conforto.
-A cosa?- Chiese Harry, continuando ad ignorare di cosa il biondo stesse parlando.
-Lascia perdere.... - Draco sospirò soddisfatto. -Mi piace stare così: scaldarmi contro di te con tutto il freddo intorno-
Harry si sentì avvampare e dopo qualche secondo riuscì a rispondere. -Anche a me piace- Con la punta dell’indice sollevò il mento di Draco e lo baciò delicatamente.
Draco socchiuse un po’ le labbra e rispose con un bacio tenero.
Harry gli assaggiò lentamente le labbra e Draco assaggiò le sue, avvinti in un abbraccio immobile continuavano a scambiarsi carezze con le bocche socchiuse e con il fiato caldo. 
-Draco... io-
-Non dire niente. Questa notte non esiste-
-Come la notte in cui sei venuto da me e mi hai baciato?- Chiese Harry, incredulo.
Dracò annuì.
-Perché?!- Harry alzò la voce, arrabbiato, triste, ma Draco gli impedì di parlare, appoggiandogli una mano sul viso, accarezzandogli le labbra con le dita lunghe e sottili.
Harry le baciò, premendo con la propria mano la sua sulla bocca, per baciarne il palmo ed impedirgli di ritirarla.
-Perché sono i miei momenti di debolezza... quelli in cui vorrei poterti amare...-
Harry stralunò gli occhi e lo fissò incredulo. Avrebbe voluto chiedergli quali fossero i suoi sentimenti, ma Draco continuò con sguardo vacuo. -.... noi siamo come Gli Amanti dei Tarocchi. Accompagnami da Blaise, ora-
Harry avrebbe tanto voluto gridargli “no”, ma quello che stava vedendo gli faceva paura: Draco piangeva. Non emetteva suono e la sua espressione non era mutata, ma il viso era rigato di lacrime. Gli occhi erano vuoti, sembravano non vederlo.
-Draco...?- Lo chiamò piano, ma l’unica parola che ricevette fu un flebile “papà” che gli fece salire le lacrime agli occhi. 
Le trattenne. 
Fece girare il Serpeverde verso la porta della torre e lo condusse a passo deciso verso i sotterranei. Lo lasciò in prossimità del passaggio per il suo dormitorio e si ritrasse appena in tempo per sentire la voce preoccupata di Blaise.
-Draco! Mi sono svegliato e non c’eri... Cosa c’é?-
Sbirciò e vide il moro aiutare Draco ad entrare, anche Zabini sembrava preoccupato, ma non sorpreso... Harry non riuscì più a trattenere le lacrime e corse a perdifiato alla torre di Grifondoro, indifferente al pericolo di essere visto da qualcuno.

Il mattino dopo, prima di colazione, Harry raggiunse la torre di Astronomia. La professoressa Cooman, per quanto non gli piacesse per la sua abitudine di predire continuamente la sua morte, era l’unica che potesse dargli una risposta: al suo corso avevano studiato le foglie del the, la lettura della mano, lo zodiaco, la sfera di cristallo.... ma Harry aveva lasciato il corso prima di arrivare ai Tarocchi. Cosa siglificava la carta degli “Amanti”?
La donna, magrissima come Harry la ricordava, era avvolta in uno scialle ricamato con le perline e portava alle braccia ed alle dita decine di monili in oro e gli spessi occhiali davano ai suoi occhi uno sguardo allucinato. Si muoveva tra i tavolini ed i cuscini della sua soffitta e gli scaffali pieni di piume avevano un’aria ancora più impolverata.
-Professoressa Cooman?... Mi scusi...-
-Si?- La donna si girò a guardarlo e sembrò metterci un po’ a riconoscerlo-
-Oh, che strano: è ancora vivo!-
Harry non riuscì ad evitare una smorfia. -Si, professoressa... avrei bisogno di chiederle una cosa...-
-Lo vedo... lei.... vuole che io le predica qualcosa...- Assunse un tono che voleva fingere una trance.
-No, veramente...-
-Stia in silenzio, Potter! Vedo... vedo....-
-Vorrei solo conoscere il significato della carta degli “Amanti”!- Si sbrigò a dire.
-OH! Certo! Vedo due corpi allacciati e OH! Un colore verdeargento! Un pericolo! Un tradimento! OH! OH!- La donna non lo ascoltava più.
Harry aveva avuto una speranza quando la professoressa aveva nominato il colore verdeargento, ma poi la Cooman si era nuovamente dimostrata per quella che era: una ciarlatana.
Harry ridiscese per la scaletta argentata e raggiunse la Sala Grande, dove i suoi amici stavano facendo colazione.
-Harry! Ma che fine avevi fatto?- Gli chiese subito Ron.
-Sono stato dalla Cooman-
-Dalla Cooman? Harry! Divinazione è solo un cumulo di sciocchezze! Pensavo che ormai l’avessi capito!- Lo rimproverò Hermione.
-Si, si, lo so! Volevo solo chiederle il significato di una carta dei Tarocchi-
-E da quando ti interessi di Tarocchi?- Gli chiese di nuovo Ron.
Harry si piegò in avanti con fare cospiratore e parlò in un bisbiglio. -Ieri notte ho incontrato Draco. Ha detto che noi siamo come quella carta, ma non so cosa significhi!-
Hermione e Ron erano sorpresi. -Vuoi dire che Zabini lo ha lasciato libero?- Chiese Ron, bisbigliando a sua volta.
-No: Draco è uscito mentre Zabini dormiva. Era molto tardi-
-E tu che ci facevi in giro se era così tardi?- Volle sapere Hermione, bisbigliando anche lei.
-Non riuscivo a dormire, ho buttato per caso gli occhi sulla Mappa e l’ho visto uscire...-
-Si può sapere cosa confabulate, voi tre?- Chiese Ginny, interrompendoli.
-Oh, nulla, Ginny!- Le sorrise Hermione. -Solo della vergognosa incapacità di Harry di trovare un libro in biblioteca! In biblioteca c’è tutto, vero, Harry?!-
-Oh, si, certo... che stupido che sono!- Rise forzatamente l’interpellato.
Fu così che, dopo colazione, Harry andò in biblioteca a cercare un libro sui Tarocchi.
Si sprofondò nella lettura con una forte aspettativa, saltò la descrizione grafica, la storia e i maggiori rappresentatori della carta per arrivare al suo significato.
“Gli Amanti, sesta carta dei Tarocchi. Prova, esame, tentativo. Scelta importante in campo affettivo, professionale, ecc. Necessità di una decisione” Scorse velocemente alcune righe. “Difficilmente Gli Amanti indica una riuscita felice: le difficoltà da affrontare sono grandi. In amore indica la separazione....” Harry smise di leggere. “In amore indica la separazione” Chiuse il libro e corse fuori dalla biblioteca senza rimetterlo a posto. Madama Pinch lo richiamò con fare severo, ma lui aveva bisogno di rivedere Draco e chiedergli cosa aveva inteso dire in quel momento.


Continua...