DISCLAMER: Per loro fortuna questi pg sono della Rowling. In questa fic ne passeranno di tutti i colori e peggio. Alcune scene potrebbero essere ad alto contenuto violento/erotico. Astenersi i deboli di cuore/stomaco

 



Inferno

parte XI

di Nuel


Harry sembrava deciso a spuntare la sua piuma: da un quarto d’ora abbondante la stava picchiettando sul tavolo cercando le parole giuste con cui riempire la pergamena.
Hermione e Ron cercavano di studiare, seduti al suo stesso tavolo, in biblioteca, ma i suoi sospiri frequenti li distraevano.
-Harry... qualcosa non va?- Gli chiese ad un tratto Hermione, dopo un rapido scambio di sguardi con Ronald.
-Non so cosa scrivergli: se Zabini intercettasse la lettera andrebbe su tutte le furie!-
-Potresti proteggerla con un incantesimo che la renda leggibile solo al destinatario- Suggerì la ragazza.
-Hai ragione! Non ci avevo pensato!- Le sorrise Harry, accingendosi a scrivere.
I due Grifondoro, si rimisero a studiare, ma, cinque minuti dopo, erano nuovamente infastiditi dal ritmico picchiettare della piuma.
Hermione allungò lo sguardo e vide che Harry non aveva scritto neppure una parola. 
-Ora che problema c’è, Harry?- Gli chiese con pazienza materna.
-Non trovo le parole!- Rispose sconsolato.
-Cosa vuoi dirgli?- Si intromise Ron, con la fronte aggrottata.
Harry sospirò. -Che lo amo. Che voglio rivederlo...- Un nuovo sospiro.
-Un “Malfoy dobbiamo vederci perché non credo che tu abbia compreso i miei sentimenti” non potrebbe andare?- Suggerì l’amico con espressione disgustata pensando che stava suggerendo una specie di dichiarazione all’odiato Serpeverde.
Harry ed Hermione lo guardarono scandalizzati e risposero di no assieme.
-Perché no?- Chiese il rosso, non capendo.
Hermione sospirò per la mancanza di romanticismo del suo ragazzo e guardò Harry cercando un po’ di comprensione.
Harry fissò la sua pergamena rigirandosi la piuma tra le dita. -Vorrei trovare delle parole che gli trasmettessero quello che sento... il mio bisogno di lui...-
Hermione gli sorrise e gli prese una mano. -Vedrai che le troverai, Harry- Lo incoraggio.

Piton aveva da poco iniziato a controllare i suoi barattoli all’altezza della lettera “C”, Clematis Flammula, tra Chrysanthemum Vulgaris e Colchico, appuntandosi di comprare della nuova Cannabina: l’aveva esaurita per Draco, quando sentì bussare.
-Avanti- Disse con voce atona.
Zabini entrò con passo deciso e sorriso innocente.
“Falsamente innocente” Si corresse l’insegnate che, dopo sette anni, lo conosceva piuttosto bene.
-Ha bisogno di qualcosa, signor Zabini?-
-Si, professore. Mi serve dello stramonio e mi chiedevo se lei ne avesse-
Piton aggrottò la fronte. -Ha preso il mio laboratorio per un negozio, signor Zabini? E poi a cosa le servirebbe? Non vi ho dato nessun compito che richieda tale ingrediente-
Zabini inclinò appena la testa a sinistra, poi a destra, come a valutare il sistema migliore per eludere la domanda dell’insegnante.
-Sto portando avanti un esperimento, professor Piton- Disse con assoluta tranquillità.
-Che genere di esperimento?- Chiese l’uomo, per nulla convinto.
-Quando lo saprò glielo farò sapere. Come le ho detto è un esperimento...- Sorrise e fece spallucce. -Pare sia un’attitudine di famiglia-
Piton lo valutò per un lungo istante, poi prese dall’armadietto lo stramonio.
-Quanto gliene serve?-
-Un paio di misure mi basteranno-
Piton estrasse un contenitore nuovo e dosò il veleno. -Stia attento a quello che fa, signor Zabini: se si tratta di Draco io non gli darei altro che della noce moscata!-
Zabini sorrise. -Se fa così, professore, mi ritroverò a dover estrarre il cianuro dai semi di mela!-
Zabini andò via e Piton, di pessimo umore, chiuse con un incantesimo l’armadietto delle sostanze nocive, rinviando ad un altro momento la catalogazione.

Draco si svegliò con un gran mal di testa. Aveva avuto degli incubi ed, al risveglio, non aveva trovato Blaise al suo fianco.
Con disappunto si accorse che era ancora molto presto e si chiese perché il suo compagno lo avesse abbandonato.
In quel momento Blaise entrò in camera e gli rivolse un sorriso solare.
-Buon giorno, amore-
-Dove sei andato all’alba?- Gli chiese accusatorio il principe dei Serpeverde, strascicando le parole.
-A fare una passeggiata. Ti sei agitato stanotte: non ne potevo più di averti vicino!- Scherzò il moro.
Draco sbuffò, si guardò con disgusto per essere andato a dormire vestito e si diresse in bagno.
Quando tornò Blaise era intento a guardare un calendario.
-Cosa stai facendo?-
-Controllo quando ci sarà la luna piena-
-Per quel maledetto pulcioso di un licantropo?-
-Si...-
-Hai già tutto quello che ti serve per la pozione?-
-Quasi-
-Allora..- Draco guardò con lui il calendario. - 19 marzo! Per il mese prossimo dovresti farcela, no?-
Blaise non rispose: il cielo non lo stava aiutando: il 17 maggio.... no, il 18 aprile sarebbe andato bene. Avrebbe dovuto solo tenere a bada per un po’ più del previsto Potter e Draco. Sospirò: non poteva certo cambiare le fasi lunari. -Il 18 aprile- Sentenziò.
-Cosa?- Chiese Draco, incredulo. -Perché addirittura un mese di più?-
-Perché dovrò iniziare ad avvelenare Lupin un po’ per volta per non destare sospetti- Spiegò con calma.
Draco parve non del tutto convinto, ma annuì. Nel movimento una ciocca gli scivolò di nuovo sulla fronte e lui la respinse dietro l’orecchio.
Blaise, intenerito da quel gesto, lo attirò a sè e lo baciò dolcemente. Il sapore della lavanda lo assalì. Draco era un buon pozionista, ma non tanto abile da saper distinguere il veleno se debitamente nascosto.
-Dovresti tagliarli- Gli passò una mano tra i capelli sottili.
-No!- Rispose il biondo cocciutamente.
-Andiamo a fare colazione- Suggerì Zabini, sorvolando sul fatto che Draco cercasse di somigliare a Lucius anche in quello, ma non riuscisse ad abituarsi a portare i capelli lunghi.
-Come farai a somministrare la pozione al lupo rognoso?- Gli chiese Draco, mentre risalivano le scale verso la Sala Grande.
-Kreacher è ancora fedele a tua madre, vero?-
Draco fece spallucce. -E’ di Potter, legalmente, ma lo odia talmente tanto che credo ubbidirà a me, se pensi di usare lui-
Blaise annuì lievemente. Doveva sostituire la digitale con il biancospino, aggiungere lo stramonio e somministrare regolarmente piccole dosi a Lupin... sarebbe stato facile e né il licantropo, né Piton si sarebbero accorti della differenza! Almeno, finché non fosse stato troppo tardi.

Harry si affrettò a raggiungere l’aula prima che gli studenti l’affollassero. Prese con reverenza la pergamena che teneva in tasca, si guardò circospetto intorno e, appurato di essere completamente solo, col sorriso sulle labbra, si piegò per fissare con un incantesimo incollante il piccolo foglio arrotolato sotto il banco di Draco.
Quando il Serpeverde si fosse chinato per togliere i libri dalla cartella l’avrebbe visto senza il rischio che Zabini se ne accorgesse.
Aveva pensato tutto il giorno prima e buona parte della notte a cosa scrivere e poi, semplicemente, le parole gli erano venute spontanee nel sonno.
“Mi manca l’aria quando tu non ci sei. Non so più se è giorno o notte se mi neghi i tuoi sguardi. Sei il mio cielo e il mio orizzonte. Te ne sei andato senza darmi il tempo di offrirti il mio cuore. Ti prego, concedimi di rivederti! Ti aspetterò martedì prossimo alle due, corridoio sud del terzo piano”
Non era riuscito a trovare un luogo migliore dove dargli appuntamento, ma era sicuro che quel lungo corridoio solitario, col pavimento lucido e le vetrate da cui entrava il sole del pomeriggio, sarebbe andato bene. Era un luogo caldo e luminoso a quell’ora. Uno di quei posti in cui senti che non può accadere nulla di male.
Si, Harry ne era convinto: era il posto migliore per incontrare Draco.
A piccoli gruppi gli altri studenti iniziarono ad arrivare in aula ed Harry raggiunse il suo posto prima che qualcuno potesse vederlo accanto a quello di Malfoy. Sorrise a Ron ed Hermione quando li vide varcare la porta. Il rosso sbadigliava ancora.
Poi arrivarono Draco e Zabini ed Harry trattenne il fiato.
Malfoy non gli rivolse neppure uno sguardo. Harry piantò gli occhi sulla sua schiena esile e sulla linea rosata delle sue orecchie.
Draco si legò i capelli nell’ormai abituale codino che sembrava essere cresciuto un po’ dall’inizio della scuola e gli accarezzava morbidamente la nuca alta.
Harry avrebbe voluto coprire quei centimetri di pelle di baci leggeri come farfalle.
Il Serpeverde si chinò nella solita maniera per prendere i suoi libri e, come Harry aveva sperato, notò la pergamena fissata sotto il suo banco, aggrottò istantaneamente la fronte e prese il foglietto nascondendolo in tasca con fare del tutto indifferente.
Harry sorrise. Era fatta.
-Harry, non ti pare che Malfoy, da qualche giorno, abbia l’aria un po’ sciupata?- Gli sussurrò Hermione, mentre il professore iniziava la lezione.
Harry annuì brevemente. Avrebbe voluto sapere cosa gli stava succedendo, ma ora doveva solo portare pazienza: la settimana successiva avrebbe finalmente potuto parlargli.


Poiché San Valentino cadeva di martedì, molto ragazzi avevano deciso di festeggiarlo un paio di giorni prima, ad Hogsmeade. Harry aveva salutato Ron ed Hermione sul portone del castello ed era rientrato.
Ron gli aveva chiesto se fosse sicuro di non voler trascorrere al villaggio quel giorno, se non con loro, ma Harry aveva risposto di essere più che sicuro. Sapeva che, se fosse andato ad Hogsmeade, avrebbe finito per passare tutto il tempo con i suoi amici, rovinando loro quel giorno e poi, non riusciva ad essere triste sapendo che, di li a due giorni, anche lui avrebbe avuto modo di stare con Draco.
Era teso, ma era anche sicuro che sarebbe andato tutto bene: Draco avrebbe sollevato dei problemi, avrebbe cercato di allontanarlo, ma lui avrebbe insistito, gli avrebbe detto di amarlo... e Draco sarebbe volato tra le sue braccia!
Rientrò canticchiando nella sala comune e prese in mano un libro. Incredibilmente aveva voglia di fare i compiti.
Dopo un po’ gli venne la curiosità di vedere se qualcun altro fosse rimasto al castello e prese dal baule la mappa del malandrino. 
La scorse velocemente: tranne i professori sembrava non esserci anima viva. Solo i fantasmi si aggiravano irrequieti, sottilmente incoscenti del tempo che passava.
Poi vide due cartigli che non si aspettava di vedere nel bagno dei prefetti e la giornata prese inesorabilmente una brutta piega.

Draco e Blaise si stavano godendo la tranquillità di un bagno caldo e profumato.
Blaise aveva fatto un paio di bracciate nell’ampia piscina e si era messo a coccolare il suo compagno. Draco aveva avuto un’altra notte agitata ed aveva avuto le vertigini, quel mattino.
“Colpa del freddo. Ti starai ammalando” Gli aveva detto Blaise, ben sapendo che la colpa era della pozione che lui sabotava regolarmente.
Così non erano usciti.
-Va un po’ meglio, Draco?- Gli chiese baciandogli una spalla e gocciolandogli addosso dai capelli bagnati.
Draco lo abbracciò e fece le fusa. -Con te vicino va tutto meglio- Lo lusingò prima di cominciare a mordicchiargli il collo, avvolgendogli i fianchi con le gambe lunghe.
Blaise sorrise e gli accarezzò la schiena. -Direi che stai decisamente meglio!- Constatò data l’eccitazione del suo amante che gli premeva sull’addome.
-Facciamo l’amore, Blaise!- Gli ordinò con voce roca.
Blaise rise piano. -Cosa cè? Troppa astinenza, Draco?- Lo punzecchiò prima di sollevarlo su di sè allargandogli le natiche per farsi posto.
Lo amò lentamente e dolcemente e, alla fine, Draco, si appisolò sulla sua spalla.
La lavanda lo stava lentamente privando delle forze, così come gli annebbiava le mente.
Lo tenne in braccio, accarezzandolo e baciandogli i capelli, lasciando che l’acqua tiepida li cullasse entrambi.
Non voleva fargli del male, ma era necessario che Draco non opponesse resistenza al suo piano. Doveva convincersi che Blaise agiva per il suo bene, che fosse... necessario. 


Harry attese il rientro dei suoi amici osservando il cielo dalla finestra della sala comune. Le giornate erano ancora corte e guardò il cielo diventare rosso, mentre il sole moriva piano, ad ovest.
Quando il vociare degli studenti arrivò, trasportato dalla tromba delle scale, fino al dormitorio, cercò di stamparsi in faccia un’espressione contenta per non rattristare Ron ed Hermione.
-Oh, Harry!- Hermione era raggiante e Ron pure, rosso ed imbarazzato, ma felice.
-Ne deduco che è andato tutto bene?- Chiese contagiato dal loro sorriso.
-Harry, guarda!- La ragazza allungò la mano verso l’amico e gli mostrò un anellino d’oro con una minuscola pietra rossa.
-E’ tutta l’estate che risparmio e mi sono pure dovuto far anticipare qualcosa da mia madre...- Spiegò Ron, che aveva passato metà delle vacanze lavorando nel negozio di scherzi dei suoi fratelli.
-E’ meraviglioso Hermione!- Approvò Harry. -Ottimo lavoro, Ron!- Dette una pacca sulla spalla all’amico.
-Veramente è un po’ piccolo, ma Fred e George mi hanno dato uno stipendio da fame! Non ho potuto fare di meglio, per quest’anno!- Si scusò ancora il rosso, ma Hermione era al settimo cielo e lo abbracciò di nuovo, nascondendo il volto sorridente contro il suo petto.
In quel momento Harry invidiava davvero la loro felicità e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che il suo Draco stava ancora tra le braccia di Zabini, nel bagno dei prefetti.




NOTE:

Chrysantemum vulgaris: o Tanaceto: da foglie e capolini si ricava una sostanza amara, puzzolente e giallastra anticamente usata per gli aborti, causa vomito, dolori addominali, dissenteria, talvolta morte per paralisi dei centri nervosi.
Cannabina: o Cannabis. Calmante usato anche al posto della camomilla.
Clemmatis flammula: ranunculacea contenente sostanze revulsive che, ingerite, causano infiammazioni all’apparato digerente ed alle vie urinarie.
Colchico: specie di zafferano. Agisce sulla circolazione capillare e sulle cellule, accresce la secrezione biliare, produce enteriti e nefriti con vomito, diarrea, emoragie interne e morte per collasso. Nel Medioevo usato dalle fattucchiere come prodotto estetico, serviva, inoltre ad eliminare i pidocchi ed a tingere di verdognolo le reti da pesca. 
Stramonio: provoca sregolatezza cardiaca, respiro più ampio, da visioni, atteggiamento maniacale e pazzia.

Continua...