DISCLAMER: Per loro fortuna questi pg sono della Rowling. In questa fic ne passeranno di tutti i 
colori e peggio. Alcune scene potrebbero essere ad alto contenuto violento/erotico. Astenersi i 
deboli di cuore/stomaco



Inferno

parte V

di Nuel

 

Narcissa Malfoy aspettava in silenzio. Guardava dalla finestra l’ingresso del vecchio maniero in 
attesa del ritorno di suo figlio e del suo giovane amante. Non poteva nascondere di essere felice
di quel rapporto. Draco aveva bisogno di qualcuno che lo amasse e gli stesse accanto, che lo 
sostenesse. Ne aveva bisogno più di chiunque altro. Il suo Draco non era forte, non era sicuro 
ed era passato attraverso esperienze terribili.
Talvolta Narcissa rimpiangeva i giorni felici in cui Draco era bambino e giocava accanto a lei, 
mentre Lucius lo osservava e faceva progetti per lui.
Cercò con lo sguardo le foto sopra il caminetto.
-Lucius- Mormorò con infinito affetto.
Il loro era stato un matrimonio d’amore. Un matrimonio felice, nonostante qualche litigio, 
qualche incomprensione. 
Lui era un amico di sua sorella Bellatrix. Era sicuramente il ragazzo più corteggiato di 
Hogwarts. Avrebbe passato i giorni ad ammirarlo, entrare nelle sue simpatie era stato una specie
di miracolo... quando lui le aveva chiesto di sposarlo, Narcissa aveva pianto di felicità. Lo 
ricordava come fosse avvenuto il giorno prima: elegante, bello e con gli occhi lucidi di 
commozione, in ginocchio davanti a lei, col più bel diamante che avesse mai visto.. “Narcissa,
sei l’unica donna che abbia mai amato. Sei l’unica che può prendere tutti i miei difetti e 
trasformarli e rendermi un uomo migliore. Voglio che tu sia la compagna di tutta la mia vita. 
Ti prego, sposami, amore mio!” .. Una lacrima scese sul suo volto candido al ricordo. Si erano 
amati incondizionatamente. Avevano preso ogni decisione assieme, senza mai mancarsi di rispetto, 
finché..... finché Lucius aveva perso la testa.... 
-Troppo amore- Mormorò, giustificando ancora lo sposo che aveva peduto per sempre.
“No Narcissa! Impazzirei se vedessi le mani luride di qualcun altro su di lui! Draco non sarà 
mai di qualcuno di indegno! Io... ai miei occhi è come se sporcassero te, amore mio. Lui ti 
somiglia tanto... è nostro figlio! Non lo lascerò mai al primo che capita!” E non lo aveva
fatto....
“Guardalo, Narcissa! Quando Draco sorride con gli occhi è identico a te!”
“Però, Lucius, ha il tuo sorrise! Ha la tua bocca!”
I ricordi di una vita felice. Draco che muoveva i primi passi, Draco che pronunciava le prime 
parole. E poi Lucius che gli insegnava ad andare a cavallo o lo trascinava sopra una scopa per 
fargli vedere il panorama.
“Saluta la mamma da quassù, figliolo!”
E Draco che si sbracciava e lei che si spaventava.
“Non mollare la scopa Draco!”
“Lo tengo io Narcissa! Non preoccuparti! Lo difenderò sempre!”
Narcissa si asciugò le lacrime. Non voleva che Draco la trovasse in quello stato, non voleva che
si rattristasse.
“Quale dei miei uomini vuole farmi ballare, stasera?”
“Io”
“No, io!”
Le risate. Quanto le mancavano le risate. Le sere con la musica, ad insegnare a Draco a ballare
o a parlare della scuola, dei suoi progressi e anche, si, anche dei programmi del loro Signore.
A progettare un futuro assieme.
E invece... Lucius era morto. Assassinato. E Draco... Draco forse non sarebbe mai stato in grado
di farsi una vita normale.
Finalmente i due ragazzi arrivarono. Narcissa li vide entrare mentre gli elfi domestici 
trascinavano i pesanti bauli.
-Madre! Madre!- La chiamò Draco, correndo ad abbracciarla mentre lei ancora scendeva lo scalone.
-Milady- La salutò Zabini con un profondo inchino.
Narcissa abbracciò suo figlio, stringendoselo al petto. Ora che si era lasciato crescere i 
capelli somigliava ancora di più a suo padre. Poi porse la mano a Blaise, che la baciò
rispettosamente.
-Ben tornati, miei cari- 
-E’ già arrivato il Signore Oscuro?- Chiese Draco, ansioso.
-No, arriverà domani. Ora andate in camera vostra, cambiatevi. E’ quasi ora di cena-
Draco baciò sua madre sulla guancia e fece strada a Blaise.
-Finalmente un po’ soli- Lo abbracciò Blaise, appena arrivati nella stanza di Draco.
Il giovane lord si lasciò andare tra le braccia del suo amante, che gli baciava il collo.
-Avevo paura che fossi ancora arrabbiato con me....-
-Per Potter? No... te lo toglierò dalla mente!-
Draco gorgogliò una risata. -E come pensi di fare?- Gli chiese malizioso.
-Tanto sesso, accontentare tutti i tuoi capricci e... se ancora non basta.... ricorrere alle 
minacce!-
Draco scopiò a ridere, girandosi nel suo abbraccio e coinvolgendolo in un bacio profondo.
-Ti amo, Draco-
-Lo so- Draco sciolse l’abbraccio ed andò ad aprire l’armadio cercando qualcosa di adeguato da 
mettersi.
Blaise si guardò intorno. In quella stanza avevano fatto l’amore la prima volta, ma non gli 
piaceva tornare lì. Quel posto era troppo impregato di ricordi per Draco. 
Gli elfi domestici portarono dentro i due bauli e Blaise si affrettò ad aprire il suo per 
trarne l’abito per la cena.
Draco stava litigando come al solito col nodo della cravatta e Blaise lasciò indugiare lo 
sguardo per un po’, sorridendo, prima di andare ad aiutarlo.
-Sei l’unico uomo che conosco che non ci riesca!- Lo prese in giro, baciandolo teneramente 
sulla punta del naso.
-Dato che ci sei tu a farlo al posto mio non ho la necessità di imparare!- Rispose con cipiglio,
toccato sul vivo.
Blaise lo fissò sorridente, sistemandogli il collo della camicia e lisciando lo sparato della 
giacca. -Sei un impertinente, lo sai?-
Per tutta risposta Draco si protese a baciarlo e Blaise rimpianse di dover scendere a cenare.
Narcissa arrivò a tavola qualche attimo dopo di loro. Draco si alzò per spostarle la sedia e, 
quando fu tornato al suo posto, i piatti si riempirono.
-Come è stato il viaggio, miei cari?-
-Ottimo, anche se lungo- Rispose Blaise per entrambi.
-Domani arriverà anche Severus. Si fermerà da noi per qualche giorno-
-Bene! Mi fa piacere che ci sia pure lui. E voi, madre? Come state?-
Narcissa sorrise. -Non ti nascondo che mi sento un po’ sola, qui al castello. Bella’ mi viene a 
trovare ogni volta che può, ma sai com’è...-
Draco e Blaise annuirono. Bellatrix era ancora ricercata e non sarebbe stato strano che gli 
Auror sorvegliassero il castello. Per questo, nonostante la venuta di Lord Voldemort i 
preparativi non erano stati eccessivi: nessuno doveva accorgersi della sua presenza.
La cena proseguì senza intoppi, nonostate un paio di battute poco felici di Draco.
-Cosa ti è preso ad un certo punto?!- Lo aggredì Blaise quando furono in camera.
Draco ghigno. -Dovevo lasciarla flirtare con te?-
-Tua madre non stava flirtando!-
-Ah no?- Draco gli buttò le braccia al collo, cominciando a strusciarsi come un gatto.
-Sii serio! Tua madre non si comporterebbe mai così!- Lo allontanò Blaise. -Cercava solo di 
essere gentile!-
-Non sarebbe la prima volta che lei e io ci contendiamo lo stesso uomo!-
Blaise lo colpì e Draco rimase zitto, come se si fosse morso la lingua.-Dovresti vergognarti! 
Ti sei messo in competizione con lei! Che razza di uomo sei? Che razza di “figlio”? Al posto di 
Narcissa ti avrei cavato gli occhi! E lui.... l’avrei ucciso con le mie mani! Siete stati 
due mostri!-
Draco lo fulminò. -Se vuoi dormire qui, stanotte, modera il linguaggio, Blaise!-
Draco si infilò in bagno sbattendo la porta e Blaise si lasciò cadere sull’ampio letto. Non 
sarebbero stati quindici giorni di vacaza: sarebbero stati giorni di continui scontri, sbalzi
d’umore e ricordi invadenti.
-Sono contento che tu sia morto!- Sibilò Blaise all’indirizzo di Lucius.
-Tutto tuo- Uscì dopo un po’ dal bagno il padrone di casa.
Senza degnarlo di uno sguardo Blaise si infilò nella stanza attigua e, quando ne uscì, Draco 
pareva già addormentato.
Nudo, a pancia in giù sul letto, abbracciava il cuscino.
Blaise si appoggiò al letto e rimase a fissarlo. Perché doveva essere così bello? Riusciva 
sempre ad intenerirlo. Brutta cosa l’amore, se gli impediva di essere fermo nelle sue decisioni.
Si infilò nel letto stando attento a non svegliarlo, quando gli fu accanto non poté resistere 
dal fargli una lunga carezza su tutta la schiena e posare un bacio leggero sulla fossetta in 
cui la colonna vertebrale spariva prima delle natiche.
Gli si sdraiò accanto e gli circondò le spalle con un braccio.
Draco gli si accoccolò al petto.
-Scusami, Blaise- Mormorò senza aprire gli occhi.
-Sei sveglio?- Gli chiese, sottovoce, Zabini.
Draco semplicemente annuì, stringendosi di più a lui ed infilando i piedi freddi tra i suoi. 
-Ho freddo-
-Per forza: sei nudo!- Blaise raccattò una coperta dal fondo del letto e la svolse fino alle
spalle di Draco, avvolgendolo in un bozzolo. Lo sentì tremare, ma non di freddo. Lo strinse 
di più e sussurrò al suo orecchio, cercando di tranquillizzarlo.
-Non avere paura. Ci sono io a proteggerti-

Il mattino seguente, quando scesero a fare colazione, Severus Piton era già arrivato. 
Le voci sue e di Narcissa giungevano dalla sala da pranzo allegre ed inframmezzate dalle risate.
Draco si sentì sollevato. Salutò la madre con un bacio e prese posto a tavola.
-Sei arrivato presto, Severus!-
-Sono arrivato ieri notte, ma voi due eravate già andati a letto-
Draco annuì. Il suo padrino e sua madre erano stati compagni di scuola, avevano la stessa età e 
Severus era stato il migliore amico di suo padre. Una volta andava al castello quasi ogni fine 
settimana, ma dal ritorno di Voldemort aveva dovuto farsi più prudente, per non far cadere la 
sua copertura con Silente.
A metà pomeriggio cominciarono ad arrivare gli ospiti. Voldemort si fece attendere fin quasi 
all’ora ci cena. Arrivò ammantato di nero come tutti i suoi seguaci.
Riservò i saluti più intimi a Narcissa e Bellatrix ed a Piton, suo nuovo braccio destro, dalla
scomparsa di Lucius.
La sala da pranzo si riempì di figure nere e bisbiglianti, impegnate ad ordire piani, finché, 
poco prima di mezza notte, si avvicinarono al camino.
Narcissa prese una ciotola d’argento e la porse ai suoi invitati. Uno alla volta essi presero 
una manciata di metropolvere e la lanciarono nel camino, chiamando la loro destinazione e
lasciando Malfoy Manor.
Neppure mezz’ora più tardi, una ventina di Mangiamorte si ritrovava in una vecchia casa cadente 
in un villaggio dell’Inghilterra del nord.
Draco si strinse nel mantello e subito Blaise lo abbracciò per infondergli un po’ di calore.
Un Mangiamorte li aspettava ossequioso e li condusse fuori.
I Mangiamorte sollevarono i cappucci sopra le teste ed indossarono le loro maschere bianche.
L’uomo li guidò ad un recinto dove li attendevano gli splendidi esemplari di Yale preparati 
per la caccia.
La maggior parte dei mostruosi cavalli dalle corna caprine e dalla dentatura di cinghiale che 
avevano sconvolto i fisiologi medievali ed erano entrati nella letteratura babbana a causa di 
Plinio il Vecchio era stata uccisa dai maghi a causa del loro carattere selvatico, ma ne 
vivevano ancora un buon numero nelle riserve. Le corna erano in grado di percepire la magia e 
fungevano da antenne per gli animali.
Non appena l’Oscuro ed i suoi seguaci furono saliti in groppa, l’uomo liberò da un capanno una
muta di Indigo, lupi demoniaci, grandi quasi come esseri umani, simili ai Licantropi nella 
loro trasformazione animale, ma più grandi, più forti e molto, molto più feroci.
Gli Indigo fiutavano anch’essi la magia e ubbidivano ad un solo padrone. La legge ne vietava 
l’allevamento, ma spesso se ne potevano trovare sul mercato nero. Lupi demoniaci 
dall’intelligenza quasi umana, erano inarrestabili sino alla morte.
I cavalli si lanciarono al galoppo ed i lupi si misero rapidamente alla guida della mandria 
oscura.
A pochi chilomentri sorgeva un villaggio babbano. Poche decine di case abitate da 
persone tranquille che festeggiavano il Natale, ma tra loro si era rifugiata una famiglia di 
maghi che aveva tradito il Signore Oscuro. Marito, moglie e due figli ancora piccoli che 
sarebbero serviti da esempio per gli altri.

Remus Lupin si affrettava, ma cominciava a sentirsi poco padrone di sè. La luna entro
poche ore sarebbe stata piena e Piton non gli aveva lasciato la pozione antilicantropia.
Sheppard Town era a pochi chilometri, si era smaterializzato più vicino possibile. Doveva
avvisare Colin McFarrel e sua moglie Gwinet che Voldemort li stava cercando. Sperava di fare 
in tempo. I McFarrel avevano due figli: Martin, di neve anni e Juliet di sei. Erano ex 
Mangiamorte. La loro testimonianza era stata fatale a numerosi Mangiamorte, sedici anni prima. 
Dopo i processi si erano ritirati a Sheppard Town e di loro non si era più saputo nulla. 
L’Ordine della Fenice li controllava di tanto in tanto, una formalità: i McFarrel erano quanto
mai lontani da Voldemort e i suoi tirapiedi. Per questo, ora, erano in pericolo.
Remus esitò: era quasi mezzanotte. Non era sicuro che capitare da loro a mezzanotte del giorno 
di Natale fosse l’ideale. In fondo, non era detto che sarebbero stati attaccati proprio quella
notte.
Poi un bagliore improvviso rischiarò la notte. Urla disperate si alzarono, trasportare dalla 
brezza notturna, sino alle sue acute orecchie e Remus corse. Corse più che potè, ma lo
spettacolo che gli si parò davanti non lasciava speranza alcuna.
Il villaggio era messo a ferro e fuoco. Corpi giacevano ovunque. I mostruosi Yale calpestavano
le strade con i loro cavalieri mascherati e, cosa ben peggiore, gli Indigo fiutavano ovunque,
cercando ogni traccia di vita per ridurla a brani.
Remus si nascose dietro una siepe di una casa annerita dal fumo, un po’ in periferia e guardò 
la luna, ringraziando Piton per non avergli lasciato la pozione.
Sentiva il suo corpo iniziare a mutare. Aveva pensato di raggiungere i McFarrel al mattino, 
oppure di arrivare presto ed andarsene prima che la luna fosse piena, ma ora ringraziava che
il suo odore stesse rapidamente diventando simile a quello degli Indigo che non sarebbero
stati in grado di riconoscerlo.
Due Yale si fermarono accanto alla siepe e Remus si spostò di qualche metro.
I due Mangiamorte scesero dai cavalli e si tolsero le maschere.
Remus sbarrò gli occhi: Draco Malfoy e Blaise Zabini.
Malfoy rideva e baciò con impeto il suo compagno.
-Non mi sono mai divertito tanto!- Rise mentre stendeva il mantello per cercare di vedere le
macchie di sangue alla luce degli incendi. -Però fa troppo caldo con queste maschere!- Si 
lamentò. -Anche tu hai tutto il viso sudato!- Così dicendo allungò una mano al volto di Zabini,
macchiandolo del sangue di cui era impregnato il guanto. Rise di nuovo e si allungò a leccarlo
via dal viso di Blaise.
In quel momento la mente di Remus si offuscò e non distinse più nulla.


Continua