Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.


Harry Potter e il cervello che non ha

parte XXII

di Sourcreamandonions

 

In cui le grandi domande esistenziali di Harry ci offrono un siparietto comico

Il risveglio fu un po’ troppo animato. La riappacificazione era stata fatta, ma gli altri studenti non erano spariti durante la notte e c’erano ancora lezioni da seguire. Draco si svegliò di soprassalto che già era tardi. Buttò giù dal letto Harry in quattro secondi e lo mollò alla sua fuga in incognito, mentre lui andava a farsi una doccia. Meno male che il Gryffindor aveva portato il mantello e poté sgusciar fuori senza problemi non visto.
Nel pomeriggio l’aula studio entrò in fermento. Si era scoperto chi era stato a rubare la macchina fotografica di Colin Creevey. La colpevole aveva confessato sotto interrogatorio di Dumbledore. Era stata Ginny Weasley. Le motivazioni che l’avevano spinta rimanevano taciute, ma c’erano voci contrastanti e sempre più azzardate che davano spiegazioni più o meno credibili. La voce di corridoio più accreditata per l’ora di cena fu che la notte precedente alla sparizione i Gryffindor maschi del quinto anno avessero fatto una festicciola con dolci e alcolici portati di nascosto da casa, alla quale si era unita, Ginny che in questi casi non si tirava mai indietro. Si diceva che tutti e sei avessero esagerato un po’ e che la ragazza fosse diventata un po’ lasciva con l’ubriachezza, tanto che quasi tutti i festaioli avevano potuto goderne le attenzioni. Creevey, che da bravo imbecille era stato l’unico apparentemente a non partecipare all’ammucchiata, si sarebbe messo a fare foto che ritraevano i compagni in momenti alquanto privati. La cosa era apparsa divertente ad un gruppo di ragazzini ubriachi, ma una volta sobri si sarebbero tutti accorti che quelle foto erano da distruggere. Colin avrebbe promesso di non mostrarle mai a nessuno e di non svilupparle, ma la ragazza, che tra tutti era quella che ci faceva la figura peggiore, non avrebbe sopportato il peso della vergogna e avrebbe sottratto la macchina fotografica al compagno per distruggere il rullino. Tutto ciò naturalmente era supposto; non c’era nessuno a parte i protagonisti che potesse comprovare la tesi e loro erano muti come i pesci. Quel che era certo era che Ron girava con la faccia di chi era stato investito da una locomotiva con tutto l’Hogwarts Express attaccato e non rivolgeva più la parola a sua sorella. La ragazza comunque se la cavò con poco: tre settimane in punizione agli ordini di Filch.
Ora che Harry aveva ritrovato la sintonia con Draco riprese la sua vita normale. Tutti videro il cambiamento in lui e ne gioirono, perché nessuno lo sopportava più da depresso. I voti scolastici del primo semestre furono molto alti per entrambi e i ragazzi continuarono ad incontrarsi di nascosto per lo più in camera di Draco. Harry si portava sempre dietro il mantello e, quando veniva mattina, sgusciava via indisturbato e senza problemi. Ovviamente non potevano vedersi tutte le notti, e ad Harry un po’ mancava il tran tran che si era creato durante le vacanze, ma averlo quattro o cinque volte alla settimana era meglio che niente e si accontentava.
Draco, dal canto suo, aveva finalmente la mente abbastanza libera da potersi dedicare a ciò che gli aveva ordinato Voldemort. Un paio di pomeriggi alla settimana, scegliendo orari bizzarri in cui aveva la certezza di non essere disturbato in giorni in cui non aveva troppo da studiare, chiedeva al professor Snape il permesso di usare l’aula per approfondire i suoi studi. In realtà inizialmente il suo lavoro si concentrò per lo più in biblioteca, dove passava anche ore a sfogliare libroni impolverati che cadevano a pezzi. Nelle notti in cui Potter non andava a trovarlo, inoltre, se ne tornava in biblioteca a fare scorribande per la sezione dei libri proibiti, sempre accertandosi di non essere beccato, ovviamente. Presto raccolse le informazioni che gli interessavano, o comunque abbastanza da cominciare a sperimentare qualche intruglio di prova. Tutte cose assolutamente inoffensive che avevano bisogno di lunghi studi, ma se non altro idee e tentativi più o meno riusciti di mescolare ingredienti diversi. Ogni volta, finite le sue ricerche, raccoglieva ogni foglietto, appunto o calcolo e li nascondeva in camera sua in un piccolo scrigno chiuso a chiave e sigillato magicamente che solo lui avrebbe potuto aprire. La sua natura Slytherin gli permise di essere preciso e minuzioso così da non lasciare mai la minima traccia.
Harry viveva questa nuova situazione con felicità, ma l’esperienza passata gli aveva lasciato un po’ di amaro in bocca. Più che altro si era reso conto che Draco, per quanto ingentilito, non sarebbe mai cambiato. Non avrebbe mai potuto instaurare con lui un rapporto normale come con qualsiasi altro ragazzo. Più ci pensava più credeva di capire la reazione di Draco. Era quasi certo che la sua esplosione violenta non fosse dettata da pura crudeltà nei suoi confronti; in quel caso avrebbe avuto campo libero praticamente tutti i giorni. Piuttosto, pensava che lo Slytherin fosse talmente abituato a questa sua indole sprezzante e altezzosa da essersi convinto di dover essere così a tutti i costi. Non riusciva ad accettare un rapporto così intimo come quello che si era andato formando con lui che, per quanto cominciato come puro sesso, era ormai sfociato in qualcosa di diverso, di più profondo. Harry non osava pronunciare la parola amore, perché applicata a Draco suonava ridicola, ma era certo che comunque si fosse affezionato a lui, alla sua compagnia, alla complicità e all’intimità che riuscivano a raggiungere insieme. Non era solo andare a letto: non c’era una volta in cui lo facessero e poi ognuno se ne andasse per la propria strada. Fossero anche solo due parole sciocche, se le scambiavano sempre. Harry aveva imparato di più sul compagno in quei pochi mesi osservandolo da vicino e ascoltando i suoi ragionamenti e le sue storielline che in cinque anni a scannarsi per sopraffarsi a vicenda. Se tutti i nemici del mondo invece di farsi la guerra fossero andati a letto insieme avrebbero potuto scoprire di piacersi un po’ a vicenda, in fondo, e si sarebbero potuti evitare un sacco di guai. Comunque Harry aveva capito che per Draco quel rapporto non sarebbe mai bastato. Se non ci fosse stata una base a giustificare i loro contatti lo Slytherin avrebbe accumulato tensione e nervosismo fino ad esplodere di nuovo. Doveva trovare un modo per tenerlo legato a sé. Un espediente che lo mantenesse interessante ai suoi occhi. Gli venne in mente che tutta quella loro storia assurda era iniziata per le famose lezioni di incantesimi. Maledizioni, a dire la verità. Maledizioni Senza Perdono. In breve a Harry tornò in mente tutto il rancore che l’aveva spinto a chiedere a Draco di insegnargli quegli incantesimi. Era incredibile, ma per quanto si rendesse conto di essere diventato più forte allenandosi con Draco non sentiva più quell’urgenza nella propria vita, quella spinta assassina a vendicarsi. Però sarebbe stato comunque utile impratichirsi in quelle maledizioni, avrebbero potuto rivelarsi basilari in uno scontro diretto con i Death Eaters rimasti o contro Voldemort stesso, e poi il compagno sembrava avere cominciato ad apprezzarlo davvero proprio quando si era dimostrato capace di lanciare il Crucio senza problemi. Caspita, ci aveva messo tanto di quel tempo e fatica a impararlo! Se pensava a ciò che avrebbe dovuto affrontare per imparare a lanciare gli altri due gli veniva da morire. Per il momento accantonò il pensiero, ma non del tutto. 
Una notte di marzo i due erano a letto insieme e l’avevano già fatto due volte, ma era sabato e il mattino dopo avrebbero potuto riposarsi senza nessuno che li disturbasse, quindi se la stavano prendendo comoda in attesa di cascare dal sonno. Draco era sdraiato sotto le coperte con gli occhi chiusi, anche se non dormiva, mentre Harry era al suo fianco disteso su un lato e, sostenendosi la testa con una mano, con l’altra stava accarezzando il petto del compagno, passando distrattamente da un neo all’altro quasi a disegnare una mappa. Ogni tanto gli faceva il solletico e Draco grugniva infastidito, ma non lo fermava mai, quindi Harry aveva dedotto che in realtà il giochino gli piaceva, eccome. 
Ad un tratto la mano di Harry si bloccò a mezz’aria, la punta del dito ancora sul petto di Draco ma immobile. Draco, dopo qualche secondo, voltò leggermente il viso per guardarlo e vide che aveva lo sguardo perso nel vuoto.
“Oi, Potter, hai visto un basilisco?” gli chiese.
Harry sussultò e Draco si mise a ridacchiare. Harry sbuffò e gli diede una spintarella, per poi accomodarsi a pancia in giù sostenendosi sui gomiti di entrambe le braccia.
“Draco,” chiese al compagno, “noi…siamo gay?”
Lo Slytherin lo guardò tra il sospettoso e il confuso.
“Che vuoi dire?”
“Dai, lo sai, tu come ci consideri? Cioè, lo so anch’io che chi va con le persone dello stesso sesso è gay, ma io vengo a letto solo con te, quindi mi chiedevo se debba considerarmi gay o se tu sia una piacevole alternativa.”
Si beccò subito un pugno al fianco che lo fece lamentare di dolore, poi ottenne anche una risposta.
“Io non sono l’alternativa, sono la prima scelta, ricordatelo. E comunque c’hai provato con le donne, no?”
Harry soppesò la risposta.
“Diciamo di sì…”
“Da quel che ho capito la tua relazione con la cinese non è stata delle più focose…”
Harry ripensò al bacio che si erano scambiati lui e Cho l’anno precedente e scoppiò a ridere.
“Ci risiamo…” sospirò Draco.
“Direi che i miei tentativi con le donne sono stati disastrosi,” bofonchiò Harry, tranquillizzandosi piano piano anche se gli rimase il sorriso stampato in faccia.
“E perché?” chiese Draco girandosi su un lato per vederlo meglio.
“Perché per me baciare una ragazza o il rospo di Neville è un po’ la stessa cosa. Stesso feeling elettrizzante.”
“Mmm…” mugugnò Draco. Con una mossa sinuosa scivolò sulla schiena del compagno, sdraiandosi sopra di lui. “Più o meno lo stesso feeling che hai con me?” gli chiese baciandogli il punto del collo dietro all’orecchio.
“Non direi proprio…” sospirò Harry piegando un po’ il collo per dargli una maggiore possibilità di agire. “Anzi… Ah, Draco, lì no, lo sai che mi fa impazzire…”
Lo Slytherin per tutta risposta si concentrò sul punto particolarmente sensibile del compagno succhiandolo. Harry istintivamente divaricò un po’ le gambe e si spinse contro il bacino di Draco.
“Beh, Potty, direi che più gay di così si muore…” mormorò il ragazzo biondo contro il collo di Harry.
“Ah,” sospirò forte il Gryffindor all’ennesimo bacio con morsichino del compagno. “E tu?”
“Io cosa?” gli sussurrò Draco nell’orecchio, leccandoglielo poi con l’intera lingua.
“Tu ti consideri gay?”
“Mmm…” mugugnò scocciato lo Slytherin, interrompendo i baci. Harry fece un lamento frustrato. “Devi per forza parlare? Cosa te ne frega se mi considero gay o no?”
Harry voltò la testa cercando di vedere se l’espressione del compagno fosse davvero irritata o no. 
“Non pensavo fosse un argomento tabù,” sussurrò.
Draco scivolò un po’ giù dalla sua schiena per poterlo vedere in viso.
“Non è un argomento tabù. So benissimo cosa penso di me stesso. E non mi considero gay, ma non mi sembrava il momento di fare della conversazione.”
“Era partita come conversazione,” rispose Harry. “E quindi come ti consideri?”
“Considero che mi piaccia un po’ di tutto. Quello che capita. Uomini, donne…” e facendo scivolare un braccio sotto il compagno lo ribaltò, mettendosi poi su di lui, “o animali, come in questo caso.”
Si abbassò su di lui e lo baciò con passione. Harry affondò le dita in quei meravigliosi capelli biondi, così fini che sembravano impalpabili, e ricambiò il bacio esplorando la bocca del compagno con la propria lingua in profondità, tanto che andò ad urtare con i propri denti quelli del compagno. Il bacio fu interrotto ma con buon umore di entrambi.
“Hai dei denti bellissimi,” sussurrò Harry.
Draco dimostrò di aver apprezzato il complimento ricominciando a baciarlo. Gli spiriti si infiammarono sempre più finchè si decisero a farlo per la terza volta. Alla fine entrambi spossati, sudati e completamente svuotati si accomodarono per dormire. Harry, che come al solito era riuscito a trovare rifugio tra le braccia di Draco approfittando del momento di poca lucidità, infilò la testa sotto il suo mento, strofinando il naso e le labbra contro il suo petto e posandovi un bacino lieve. Fu allora che gli tornarono in mente le sue riflessioni.
“Draco?” lo chiamò debolmente.
“Eh?” rispose l’altro pazientemente.
“Volevo chiederti una cosa.” 
“Non ti ricordi più come ti chiami?”
“Ti ricordi le nostre lezioni?”
“Che lezioni?” chiese Draco sbadigliando assonnato.
“Le maledizioni.”
“Ah…” fece lo Slytherin come ricordando un passato remoto.
“Me ne mancano due.”
“Lo so.”
Harry baciò di nuovo il petto del compagno.
“Dici che potremmo riprendere le nostre lezioni?”
“Per me…” 
Draco sbadigliò ancora e Harry lo abbracciò più forte.
“Allora è un sì?”
“Sì…”
“Draco?”
“Mh?”
“Buonanotte.”
“Mh.”
Harry chiuse gli occhi e si sistemò meglio, rilassandosi completamente. C’era andato vicino di nuovo. Beh, se non voleva far scoppiare una guerra interplanetaria in quella camera da letto sarebbe stato meglio controllare di più il suo cervello deforme. Draco aveva ragione: dentro doveva esserci la ghiaia perché ogni pensiero che faceva finiva per scivolargli fuori. Ma certe cose a Draco proprio non le poteva dire. Si accorse che Draco si era già addormentato perché il suo respiro si era fatto molto più regolare e profondo, e poco dopo finalmente si addormentò a sua volta.
Draco fece un sogno molto strano quella notte. Era a letto con Potter e lo stavano facendo. Il ragazzo sotto di lui ansimava e ripeteva qualcosa ma lui non riusciva a sentirlo. Si concentrava allora per leggergli le labbra, ma improvvisamente la sua testa esplodeva, schizzandolo completamente di sangue. Allora, sconvolto, si girava e faceva appena in tempo a vedere un raggio verde che lo colpiva. Si svegliò di soprassalto col fiato corto e completamente sudato. Aveva il cuore che batteva a mille. Era stato un incubo orrendo. Vedere il cadavere di Potter davanti a sé gli aveva fatto un’impressione che mai avrebbe creduto. Si era spaventato. Cercò di riacquistare un po’ di tranquillità abbassando lo sguardo sul ragazzo che dormiva indisturbato tra le sue braccia. Non sembrava essersi accorto di niente. Draco poteva sentire il battito regolare del suo cuore che lo rassicurava. Affondò in viso nell’intrico dei suoi capelli e inspirò il suo odore, che ormai gli era così incredibilmente familiare. Con cautela si risistemò, cercando la posizione migliore senza svegliarlo, e chiuse gli occhi. Non aveva ancora fatto niente del genere. Non era successo niente. Sarebbe andato tutto bene. Quando si riaddormentò, per fortuna, passò il resto della notte senza sogni.