Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.



Harry Potter e il cervello che non ha

parte XXI

di Sourcreamandonions

 

In cui hanno luogo agognate riappacificazioni

Draco era sconvolto più che irritato. Si sentiva insultato nel suo nome e nella sua reputazione. Chi al mondo avrebbe mai potuto ritenerlo capace di intrufolarsi nella casa dei Gryffindor per sgraffignare una stupida macchina fotografica? Di certo non lui, infatti non se lo sarebbe mai aspettato quando lo avevano convocato in presidenza. E poi essere accusati senza prove, solo sulla base delle supposizioni di due ragazzini e di quell’ignorante di Weasley… Era ancora più umiliante essere interrogato di fronte a loro che non l’intera situazione. Se avesse potuto, Draco avrebbe fatto esplodere l’intero ufficio in un secondo.
“Allora, signor Malfoy, glielo chiederò ancora una volta, per essere certi. Ha preso lei la macchina fotografica del signor Creevey?” domandò Dumbledore col suo tono pacato e accondiscendente.
“No,” rispose secco Draco.
“Allora ci vuole spiegare cosa ci faceva oggi pomeriggio fuori dalla casa dei Gryffindor in…attesa, come dicono i suoi compagni?”
Silenzio. Draco non poteva rispondere, non davanti a tutta quella gente. E comunque non erano affari di Dumbledore. Era ancora libero di fare ciò che voleva o no? Se ci tenevano tanto a sbatterlo in prigione, che facessero pure!
“Dunque?” lo incitò Dumbledore.
Draco sostenne il suo sguardo per qualche secondo, poi si voltò a fissare un paio di ritratti di presidi del passato con finto interesse.
“Ah, signor Malfoy, la sua ostinazione sarà la sua condanna. Così mi costringe a pensare che sia stato davvero lei a-”
“Non è stato Draco!” 
Tutti si voltarono a guardare la porta, che si era spalancata. Harry li osservava con un’aria trafelata.
“Signor Potter, possibile che in sei anni non siamo riusciti a inculcarle un po’ di educazione? Non può entrare così nell’ufficio del preside,” lo riprese la McGonagall.
Harry non le prestò attenzione ma si rivolse direttamente a Dumbledore.
“Non è stato Malfoy, professor Dumbledore.”
“E come fai a esserne tanto certo, Harry?” gli chiese il vecchio bonariamente.
“Perché era con me. Fuori dalla nostra casa…aspettava me. Dovevamo parlare.” 
Harry lanciò un’occhiata furtiva a Draco e vide che si stava massaggiando la fronte.
Dumbledore sorrise e si voltò a guardare lo Slytherin.
“É vero, signor Malfoy, quello che dice il signor Potter? Conferma le sue parole?” chiese.
Draco sospirò e annuì senza aprire gli occhi.
Dumbledore battè le mani.
“Bene. Cioè, male, perché ancora non abbiamo un colpevole, ma sono contento di aver scagionato un innocente. Grazie Harry.”
Harry strinse le labbra incerto sul da farsi.
“E ora cosa facciamo? Siamo al punto di partenza,” si lamentò la professoressa.
“Forse sarebbe il caso di chiedersi se qualcuno potesse davvero avere interesse nel rubare quella macchina. Magari per qualcosa che conteneva…” Era stato Draco a parlare.
Tutti nella stanza lo guardarono. Lui alzò le spalle e poi un ghigno mefistofelico gli si dipinse in volto.
“Proprio oggi, entrando nel salone per il pranzo, ho sentito di sfuggita Creevey vantarsi coi suoi amici di aver scattato delle foto da urlo. Mi chiedo a cosa si riferisse. Spero non fossero altri primi piani di Potter.”
Dumbledore lo ascoltò attentamente, poi annuì.
“Professoressa, lasci andare i ragazzi e mi porti Creevey. Mi sa che il ragazzo ha qualcosa da raccontarci.”
La strega annuì e si affrettò a uscire, facendo cenno ai ragazzi di seguirla.
“Ah, Harry, Draco, aspettate un attimo.”
I due ragazzi si voltarono a vedere perché Dumbledore li avesse richiamati.
“Mi fa piacere che si sia creata questa specie di…alleanza tra voi. Nessuno si aspetta una dichiarazione di pace tra Gryffindor e Slytherin, ma il vostro atteggiamento di…cooperazione vi rende merito. Assegnerò cinquanta punti ad entrambe le vostre case.”
Entrambi guardarono il preside increduli. Harry sorrise, Draco si limitò ad alzare un sopracciglio.
“Beh, potete andare ora. Buona giornata,” li congedò Dumbledore.
I ragazzi lasciarono insieme la stanza e scesero le scale fino al corridoio. Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi Harry mugugnò “Allora, ciao,” e fece per allontanarsi a larghi passi.
Draco si morse il labbro inferiore, sentendo che stava per fare la più grande cazzata della giornata e probabilmente del mese, e lo raggiunse di corsa, bloccandogli la strada piantandosi di fronte a lui. 
“Ehi, aspetta un attimo,” lo fermò.
Harry si bloccò ma girò il viso da un’altra parte, evitando di incrociare il suo sguardo.
“Che vuoi?” gli chiese acido quanto poteva.
“Perché l’hai fatto? Sapevi che avrei avuto mille modi per entrare nella vostra casa.”
Harry grugnì.
“Si vede che ancora ho una considerazione un po’ più alta di te. Pensa che deficiente, visto che non ho alcuna ragione valida per farlo.”
“Non eri tenuto a farlo comunque.”
“La prossima volta ti lascerò marcire nel tuo brodo, stanne certo.” Harry sospirò, teso, poi mormorò “Comunque si può sapere cosa ci facevi fuori in corridoio davanti alla nostra casa?”
Draco lo fissò, poi si voltò a guardare fuori dalla finestra.
“Ti… Aspettavo che uscissi. Volevo parlarti, ma era impossibile trovarti un secondo da solo.”
“Oh, che onore! Malfoy mi vuole parlare. E di cosa, se posso saperlo?”
“Beh, volevo restituirti la statuetta. È tua, potrebbe servirti. Pensavo ci tenessi.”
“Come siamo diventati gentili! E pensare che quasi mi violentavi, due settimane fa.”
Draco accusò il colpo.
“Non sono gentile. Non volevo che-”
“Cosa? Rimanere legato a me? Stai tranquillo, non ti starò più dietro. Ho capito l’antifona. Va’ pure per la tua strada.”
“Ehi! Tu non mangi, piangi tutto il giorno, poi se io mi preoccupo sono ancora lo stronzo?” esclamò irritato Draco.
Harry registrò le sue parole con un sussulto di gioia ma non lo diede a vedere.
“Certo, e chi se no? Io? Non sono stato io a sbatterti contro un banco,” rincarò la dose.
Draco sbuffò.
“Mi hai provocato.”
Harry rise falsamente. 
“Io ti avrei provocato?” domandò retoricamente. “Senti, cerchiamo di non prenderci per il culo. Tu non-”
Non riuscì a finire la frase perché Draco l’aveva preso per il bavero della divisa da Quidditch che ancora indossava e l’aveva baciato. Harry si divincolò dalla sua presa.
“Che cazzo fai?” gli chiese togliendogli le mani dai suoi vestiti.
Draco stava per rispondergli ma si voltò di scatto verso il fondo del corridoio. Stava arrivando qualcuno, i passi erano chiaramente distinguibili. Lo Slytherin afferrò Harry per una manica e lo trascinò dietro l’angolo, dove chiunque stesse arrivando non li avrebbe visti. Attesero in perfetto silenzio che le persone in causa, cioè la professoressa McGonagall e Creevey, sparissero su per le scale del preside, poi Draco spinse inaspettatamente Harry contro il muro e lo baciò di nuovo. Il Gryffindor si liberò ancora dalle sue labbra, pur senza lottare più di tanto per staccarsi dal muro.
“Tu credi veramente di potermi trattare come hai fatto e poi prendermi alla sprovvista, sbattermi contro un muro e baciarmi? Solo perché il nostro rapporto si basa unicamente sul sesso non vuol dire che tu possa permetterti di…mmm…”
Draco gli tappò di nuovo la bocca con la propria e stavolta Harry si arrese al bacio del compagno. Si lasciò travolgere tanto dalla meravigliosa sensazione di quella lingua di nuovo contro la sua che quando lo Slytherin si staccò da lui sospirò.
“Però, ce ne vuole per farti star zitto!” commentò sarcastico Draco.
Harry fece schioccare la lingua e lo attirò di nuovo in un bacio appassionato. Quando alla fine si divisero era visibilmente più rilassato. Fissò il compagno negli occhi e poi sorrise dolcemente, quasi tristemente. Draco lo sentì infinitamente fragile fra le sue braccia.
“Sono stato di merda. Le due settimane più brutte da quando è morto Sirius. So che non significo niente per te, ma non lo fare più, ti prego.”
Le parole di Harry erano state di una sincerità e di una dolcezza disarmante. Draco non riuscì a far altro che fissarlo a sua volta negli occhi in silenzio. Alla fine il Gryffindor si mise a ridacchiare per sdrammatizzare il momento.
“Sarà meglio che mi vada a cambiare ora. Sono infangato e puzzo da far schifo. Non ho ancora avuto il tempo di lavarmi dagli allenamenti.”
Draco fece una faccia schifata.
“Ecco cos’era quell’odore…” disse allontanandosi da lui e rassettandosi i vestiti.
Harry lo guardò sorridendo. Era sempre il solito stronzo e sempre lo sarebbe stato. Adorabile.
“Allora ciao davvero,” disse avviandosi.
Draco lo guardò allontanarsi di un paio di metri, sogghignando, poi gli urlò dietro “La statuetta la tengo, allora!”
Harry gli scoccò un’occhiata maliziosa e continuò per la sua strada.
Draco lo guardò allontanarsi ancora qualche metro, poi si voltò e, andando nella direzione opposta, imboccò l’altro corridoio di corsa per tornare nella propria casa. Ora che si sentiva sollevato da un peso si era reso conto che aveva un sacco da studiare.


Aveva cenato finalmente di gusto, aveva fatto gli allenamenti serali di Quidditch, che in quella stagione erano una vera e propria tortura, si era fatto una bella doccia e ora Draco stava studiando disperatamente nella sala comune Slytherin. Per quanto Pansy gli avesse lasciato i suoi compiti da copiare, aveva in arretrato qualcosa come trenta pagine di incantesimi inutili da imparare a memoria, cose tipo Come dividere il sale dall’acqua di mare, o Come rendere gommoso il legno. Che cazzo gliene poteva fregare, si chiedeva. Tuttavia avevano i test intermedi e non voleva far la figura dell’ignorante. Ci era riuscito addirittura Crabbe a impararne la metà, lui non poteva fare niente di meno. Così si trovava seduto ad un tavolo della sala comune all’una di notte, il libro rischiarato a lume di candela. A mano a mano i compagni erano andati a dormire e per ultimi anche i ritratti gli avevano chiesto di abbassare la fiamma per non infastidirli. Era rimasto solo.
Per questo trasalì quando sentì qualcosa di morbido sfiorargli la parte posteriore del collo e qualcosa di simile a un respiro caldo fargli rizzare i capelli sulla nuca. Si voltò di scatto ma non c’era nessuno. Ci mise qualche secondo a rendersi conto che poteva essere stata solo una persona, ma nel frattempo doveva aver avuto un’espressione irripetibile, perché il colpevole cominciò a ridacchiare. Draco alzò gli occhi al cielo e allungò un braccio, afferrando un lembo di tessuto invisibile e tirandolo. Scostò la stoffa da davanti a Harry, che comparve per qualche secondo per poi scomparire di nuovo sotto il mantello dell’Invisibilità.
“Si può sapere che ci fai qui?” gli sussurrò Draco guardandosi attorno.
“Sono entrato con la statuetta. Ho portato il mantello per farti una sorpresa e comunque mi sarebbe servito per uscire, ma non c’eri in camera e dopo un po’ mi son stufato di aspettarti e son venuto a cercarti.” Harry allungò lo sguardo sul libro di Draco. “Stai ancora studiando?”
“Secondo te?” gli chiese retorico Draco.
“Dai, piantala, tanto questi test sono inutili. Io metà di quegli incantesimi li ho ignorati,” gli disse Harry tirandolo per una manica.
“Ed è per questo che rimarrai per sempre un ignorante. Tu sei il prototipo di colui che ignora.”
Harry sbuffò e lo tirò ancora per la manica.
“La manica mi serve,” sibilò lo Slytherin riaggiustandosi il maglione. “Togliti ‘sto coso, mi sento un idiota a parlare al vuoto.”
Harry si abbassò il cappuccio, guardandosi intorno per sicurezza, poi si voltò a guardarlo impaziente.
“Ti muovi?” gli sussurrò. “Non mi sembra il posto per rimanere a far conversazione.”
“Che supplizio…” sospirò Draco, che chiuse il libro e si alzò. 
Harry sorrise soddisfatto e lo seguì fino in camera sua. Una volta dentro si tolse il mantello e lo appoggiò sulla poltrona. Osservò Draco appoggiare il librone sul suo baule e girarsi finalmente verso di lui.
“Allora, che ci fai da queste parti a quest’ora?” chiese sogghignando lo Slytherin. “Non me l’hai mica detto, prima.”
Harry alzò le spalle e fece un paio di passi verso il centro della stanza con casualità.
“Pensavo dovessimo parlare. Oggi non abbiamo avuto molto tempo.”
“Parlare di che?” chiese Draco avvicinandosi. Sentiva il clima arroventarsi di minuto in minuto ed era grato alla sua vena previdente che gli aveva fatto mettere lo stesso l’unguento sul braccio solo un’ora prima.
Harry alzò di nuovo le spalle ma non riuscì a trattenere un sorrisetto furbo.
“Boh. Potresti scusarti per come mi hai trattato l’ultima volta…”
“Scordatelo,” replicò Draco deciso.
“Non ti farebbe male abbassare la cresta ogni tanto, sai?” gli disse Harry con un’aria leggermente smorfiosa che fece venir voglia a Draco di soffocarlo con un cuscino. “Dopotutto oggi ti ho salvato il culo…”
“Ah sì?” chiese Draco in un sussurro. Era arrivato davanti a lui e lo stava fissando ardentemente. Due settimane gli avevano risvegliato gli appetiti più di prima.
“Sì…” mormorò Harry, sentendosi sciogliere sotto quello sguardo.
Draco gli mise una mano sulla nuca e lo attirò a sé con poca grazia, baciandolo sulle labbra. Il Gryffindor gemette e gli mise le braccia al collo, schiudendo subito le labbra e facendo scivolare la propria lingua nella bocca del compagno. Era da troppo che non stavano insieme. Con tutto che ormai era più che consapevole dei suoi sentimenti per lo Slytherin, andarci a letto era comunque una priorità per non impazzire. Lasciò che lo spingesse all’indietro fino al letto e che una volta arrivati gli togliesse febbrilmente maglione e camicia, interrompendo per pochi secondi il bacio per poi riprenderlo con maggior foga, mentre le sue mani scendevano a slacciargli i pantaloni fino a toglierglieli con le mutande in fretta e furia. Dal canto suo Harry si tolse le scarpe e le calze e lo aiutò a spogliarlo. Quando fu completamente nudo si sedette sul letto e gattonò all’indietro fino a mettersi sotto le coperte in trepida attesa. Draco lo guardava con un’aria animalesca, feroce ma attenta. Procedette a spogliarsi velocemente, sfoggiando il suo corpo perfetto di fronte al Gryffindor, poi lo raggiunse con pochi movimenti. Harry lo accolse tirando indietro le coperte, facendolo scivolare su di lui. Ripresero a baciarsi con passione, quasi dovessero recuperare il tempo perso. Quando si è abituati a farlo tutte le sere diventa difficile anche fare da soli per ben due settimane. Il calore del corpo dell’altro mandava entrambi alle stelle. Harry poteva sentire chiaramente l’erezione del compagno contro il proprio fianco spingere e strofinarsi, e la propria fare lo stesso contro il suo ventre. Erano entrambi troppo presi dalla situazione, non avrebbe avuto senso andare oltre in quel momento. Continuarono quella simulazione dell’atto senza staccarsi un attimo, le loro lingue che si esploravano come se non si incontrassero da mesi. I loro movimenti si fecero frenetici, i loro corpi appiccicati per creare la massima intensità di attrito. I gemiti e i sospiri di entrambi erano soffocati dai loro baci, ma divennero sempre più forti e frequenti, finchè, muovendo convulsamente il bacino, Harry venne tra le braccia di Draco, strizzando gli occhi. Draco proseguì con i suoi movimenti che incontravano ora il frutto dell’orgasmo del compagno e con un gemito sordo venne a sua volta, stringendo il ragazzo sotto di sé. 
Per quanto avessero entrambi sfogato i propri istinti più impellenti non erano appagati neanche minimamente. Non smisero di baciarsi, ma si calmarono un po’. Sospesero gli strofinamenti, continuando a succhiarsi e leccarsi e mordersi le labbra avidamente, la frenesia sostituita ora dal puro desiderio e dalla complicità. 
Harry con un colpo di reni scambiò le loro posizioni, poi si mise in ginocchio sul compagno e cominciò a leccargli il collo con l’interezza della propria lingua. Scese sul suo petto, leccandone ogni centimetro, e poi si spinse più giù, pulendo completamente con la propria lingua lo stomaco e il ventre dello Slytherin. Draco guardava tutto questo processo deliziato. L’abilità di Potter con la lingua si dimostrava in variegate forme a letto. Quando ebbe finito di leccare anche l’ultimo pelo del suo basso ventre, Harry si ridistese su Draco, peraltro sporcandolo di nuovo visto che lui non si era pulito, ma lo Slytherin sembrò non farci caso. Lo attirò in un altro bacio profondo, provando per la prima volta la strana sensazione dei loro sapori mischiati nella bocca del compagno, e lo ribaltò nuovamente sulla schiena, togliendogli gli occhiali, facendosi largo fra le sue gambe e abbandonando la sua bocca per il collo.
Quando le loro erezioni cominciarono a svegliarsi di nuovo Harry mise un gamba sul fianco di Draco, facendolo scivolare più in basso fra le sue gambe. Lo tirò di più a sé, spingendo in avanti il bacino per fargli capire chiaramente che avrebbe gradito procedere con qualcosa di ancora più intimo. Lo Slytherin si guardò intorno, cercando di far mente locale per ricordarsi dove avesse messo l’olio che aveva lasciato lì il Gryffindor l’ultima volta. Il processo non fu facile, perché aveva le mani di Harry ovunque che lo accarezzavano e lo attiravano a sé. Alla fine gli sovvenne di averlo ritirato nel baule insieme alla statuetta e si estricò a fatica dagli arti del compagno per andare a recuperarlo. Harry recuperò gli occhiali, che erano stati posati lì vicino, per godersi appieno la meravigliosa vista di Draco nudo da tutti i lati. In particolare il sedere, che non gli capitava proprio spesso di vedere e che era un vero capolavoro.
Tornato a letto stringendo vittoriosamente la fiala, Draco tolse nuovamente gli occhiali a Harry, sussurrandogli “Adesso basta con lo spettacolino,” e si mise in ginocchio tra le sue gambe. Versò un po’ d’olio nella sua mano, poi l’accostò al compagno e fece scivolare due dita dentro di lui. Harry gemette e aprì di più le gambe, per permettergli di spingere più a fondo. Si concentrò sul movimento di entrata e uscita delle lunghe dita del compagno e prese a seguirne il ritmo, spingendosi contro di esse. Quando Draco inserì anche un terzo dito grugnì debolmente di piacere. Era incredibile come fosse facile dimenticare la sensazione di completezza che gli dava quell’atto. Draco lo preparò per bene, poi estrasse le dita dal corpo del compagno, si accarezzò con decisione tre o quattro volte per portare al massimo la propria erezione e, pulendosi la mano alla bell’e meglio sul lenzuolo sottostante, attirò Harry verso di sé. Si posizionò meglio tra le sue gambe e poi si spinse a fondo dentro di lui con un unico movimento fluido. Harry gemette forte e gli abbracciò le spalle, infilandogli con forza le unghie nella schiena. Tuttavia era chiaro che non si stesse lamentando di dolore, anzi. Draco si ritrasse e si spinse di nuovo dentro di lui, poi si ritrasse nuovamente, aggiustò la propria posizione per sostenersi meglio e lo penetrò completamente. Appoggiò una mano di fianco alla sua testa e l’altra sul suo fianco per tenerlo fermo, mentre Harry alzò le gambe per facilitare i movimenti, tenendosi sempre stretto a lui.
Draco continuò a muoversi dentro di lui, accelerando piano il ritmo, godendosi appieno la vista delle espressioni di piacere del compagno. Ogni tanto spingeva con più forza e il Gryffindor gemeva, artigliandogli la schiena. Portò la mano dal suo fianco alla sua erezione fremente e prese ad accarezzarla seguendo i suoi movimenti. Il ritmo si fece sempre più veloce e Harry cominciò ad ansimare, pronunciando a voce sempre più alta il nome del compagno. Quando la velocità delle carezze di Draco si fece insostenibile inarcò la schiena, tendendo ogni suo muscolo, e venne con forza nella sua mano, scosso da mille brividi. Draco si abbassò su di lui, baciando la sua bocca aperta e ansimante, e prese a spingere con sempre maggior forza, ogni suo senso concentrato a cogliere i sussulti e i gemiti del ragazzo sotto di lui. Dopo pochi secondi raggiunse a sua volta l’orgasmo e, mordendo con forza la spalla del Gryffindor, esplose con un’ultima profonda spinta dentro di lui. Il piacere fu grandissimo; non ricordava di avere mai avuto un orgasmo tanto intenso anche se era piuttosto certo di aver già provato qualcosa di simile col Gryffindor. Rimase sopra di lui, cullato dalle carezze leggere del compagno sulla parte bassa della sua schiena, ansimando pesantemente e inspirando a fondo il suo odore. Quando si scostò da lui Harry gemette piano, seguendolo e mettendosi su un fianco abbracciato a lui, una gamba ancora attorno ai suoi fianchi.
Draco stette un po’ con gli occhi chiusi, respirando via via più lentamente, percependo il battito veloce del cuore del Gryffindor attraverso il suo braccio. Voltò un po’ la testa e socchiuse gli occhi per vedere la sua espressione e incontrò un paio di occhi in piena beatitudine. Sorrise e distolse lo sguardo, sospirando. 
Fissò per un po’ il soffitto, poi mormorò “Ora farò una cosa che tu dovrai dimenticare immediatamente.”
Harry mugulò in assenso.
Draco inspirò a fondo un paio di volte e poi, con voce roca, sussurrò “Scusa.” Harry si strinse di più a lui e Draco sospirò. “Non l’ho mai detto, ok?” disse ancora.
Harry ridacchiò debolmente. 
“Cosa?”chiese in un sussurro il Gryffindor.
Draco chiuse gli occhi e si rilassò completamente nel suo abbraccio. Finalmente si sentiva tranquillo. Tutto sbagliato ma tranquillo come non era stato da due settimane. Ascoltò il respiro del compagno farsi sempre più lento e profondo finchè non fu certo che si fosse addormentato e poi cadde a sua volta tra le braccia di Morfeo.