Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Harry
Potter e il cervello che non ha
parte XVI
di Sourcreamandonions
In cui i nostri beniamini trascorrono un felice pomeriggio di Natale
Draco se ne stava tranquillo in camera sua. Durante il pranzo gli erano state cambiate le coperte e aveva finito di ritirare i suoi regali, quindi per il resto del pomeriggio avrebbe potuto fare ciò che voleva. Prima di tutto un riposino, perché ridendo e scherzando con Potter la notte passava veloce e anche a dormire fino alle undici non recuperava poi tanto sonno. Dopodichè voleva leggere un po’ di un libricino che gli aveva regalato un amico di suo padre, uno dei pochi che non l’aveva abbandonato dopo l’arresto. Si trattava di un breve trattato sul valore del comando mentale e delle pozioni nel giudizio di reati magici. Aveva notato negli ultimi mesi che in fondo i testi legali un po’ lo interessavano. Era una scoperta dovuta, naturalmente, alla vicenda di suo padre. Con il suo arresto, Draco si era ritrovato costretto ad informarsi sul suo caso e sulle sue speranze di cavarsela con poco. Aveva letto un sacco di casi di giudizi più o meno clementi contro ex Death Eaters e si era fatto una certa cultura. Una volta superato l’ostacolo della lingua, poiché i testi giuridici erano praticamente incomprensibili, aveva cominciato a leggersi anche altri studi su processi più antichi e altre accuse, fino a scoprire una piccola passione. Non era sicuro che quella potesse essere la sua strada, ma gli sembrava che il lavoro di avvocato gli si confacesse abbastanza. Avrebbe guadagnato tantissimi soldi, così da mantenere il suo prestigio sociale, non avrebbe disonorato la famiglia Malfoy con un lavoro manuale e, col suo sex appeal, avrebbe conquistato ogni corte al mondo.
Quindi il programma di Draco per il pomeriggio di Natale prevedeva sonno, lettura davanti al fuoco, magari accompagnata da una bella tazza di tè caldo allo zenzero e cannella, e più tardi perché no un giretto in cortile a godersi la neve. Si stava preparando per andare a letto quando, all’improvviso, sentì un tonfo e un secondo dopo Harry era sul tappeto davanti al caminetto che si massaggiava il sedere lamentandosi.
“E tu che ci fai qui?” gli chiese sorpreso.
“Non lo so,” biascicò Harry, alzandosi in piedi con una smorfia di dolore. “Ero sul letto e ad un tratto mi sono ritrovato sul tuo tappeto.”
Si guardò attorno e notò, lì vicino, il cobra argentato.
“Ah, ecco dov’era!” esclamò. “Non lo trovavo. Pensa che strano, proprio appena prima di essere trasportato qui avevo in mano il falco,” e in effetti si accorse di averlo ancora stretto forte in mano, “e stavo pensando a te, tanto che sovrappensiero ho detto il tuo nome e puf! Mi ritrovo qui con te.”
Draco corrugò la fronte. Alla fine sembrò colpito da un’illuminazione.
“Ecco cosa sono!” disse compiaciuto della propria intuizione. “Sono delle specie di Portkey, in pratica si trovano a vicenda. Se desideri di raggiungere l’altra statuetta succede. Non sono molto legali, se non sono denunciate. Hai intenzione di andare dal vecchio a raccontargli dei regalini?”
Harry scosse la testa.
“È così tutti gli anni. Ogni anno mi regalano qualcosa di illegale all’interno della scuola e alla fine scopro che i responsabili sono sempre i miei professori. È inutile dirlo a Dumbledore.”
Draco annuì compiaciuto per la scelta anche se perplesso dalla rivelazione.
Harry esaminò le statuette.
“Quindi, se tu tieni il cobra, ti potrò raggiungere ogni volta che vorrò solo pensandoti?” chiese alla fine.
Draco soppesò la risposta.
“Sì. Penso di sì… Ma chi ti ha detto che accetterei di tenerla?”
Harry decise di provare la tecnica dell’indifferenza. Con Draco fargli capire che si voleva tanto una cosa era garanzia di non ottenerla.
“Non lo so. Non ho ancora deciso cosa farne.”
“Se proprio insisti la terrò, ma resterà nel baule. Non mi va di vederla tutto il giorno.”
Harry fece spallucce, trattenendo un sorrisino soddisfatto. Si guardò intorno e poi fissò di nuovo Draco.
“Che facevi?”
Draco sospirò.
“Volevo schiacciarmi un sonnellino, ma con te in giro è palesemente inutile. Eppure mi sembrava di essere stato chiaro riguardo al pomeriggio…”
“Sì, lo so, ma… Senti, non possiamo farlo insieme il sonnellino? Niente azione di disturbo, prometto, non mi sentirai neanche.”
“Chissà perché, ne dubito,” concluse Draco, che finì di prepararsi per dormire, togliendosi i pantaloni e piegandoli per riporli prima di infilarsi sotto le coperte con addosso solo una maglia maniche lunghe e un paio di boxer.
Harry lo guardò finchè non gli sembrò messo comodo, poi lo raggiunse, si tolse scarpe e pantaloni e scivolò sotto le coperte con lui. Tenne gli occhi aperti quanto poté, gustandosi la meravigliosa visione di Draco addormentato il più a lungo possibile, fino a che il sonno ebbe la meglio anche su di lui e si addormentò serenamente.
Quando si svegliò vide che Draco non era più nel letto con lui. Girando lo sguardo per la stanza lo trovò seduto sulla poltrona con in mano un libro, intento a leggere. Si era, purtroppo, rimesso i pantaloni, ma era bellissimo, tutto concentrato. Harry si mise a sedere e si trascinò fino al bordo del letto più vicino alla poltrona prima di scendere e di arrivare alle spalle di Draco, abbracciandolo.
“Buongiorno,” disse lo Slytherin senza alzare la testa. “È bello averti intorno perché sei di compagnia sempre nei momenti giusti.”
Harry intuì che fosse ironico e lo ignorò, baciandogli il collo dove, meraviglia, trovò un neo che non aveva mai visto prima. Decisamente dovevano farlo con gli occhiali, voleva vedere Draco decentemente in certi momenti.
“Da quando ti prendi tutte queste confidenze con me? Io ora potrei incenerirti perché mi hai disturbato la lettura, te lo ricordi?”
“Me le prendo da quando abbiamo scopato più o meno quattro volte nelle ultime ventiquattro ore. Potrò star tranquillo, no?”
“No,” rispose Draco secco e Harry emise un mugugno infastidito.
Il Gryffindor decise di lasciar perdere e, rimanendo abbracciato al compagno, allungò l’occhio a leggere un paio di righe del libro che teneva in mano. Bastarono quelle due per fargli capire che non era proprio il libro per lui.
“Ma che libro è? Non si capisce niente…” si lamentò.
“Mmm…” mugolò Draco infastiditissimo. “Cosa ti impedisce di capire che voglio esser lasciato in pace?”
Harry non si diede per vinto.
“Cos’è?” gli chiese di nuovo baciandogli il collo.
“Un libro. Tu non lo capisci perché non ci sono le figure.”
“Dai!”
“È un trattato legale. Cosa ti devo dire?”
“Wow…” mormorò ammirato Harry.
“Ma wow che?”
“Io non ce la farei mai a leggere una cosa del genere. È pesantissima.”
Draco ridacchiò.
“No, lo è per te, perché le tue cellule cerebrali si rifiutano di imparare l’alfabeto, figuriamoci a leggere un trattato tecnico. Che poi questo di tecnico ha poco. È più sull’etico…”
Harry era veramente stupito. Non si sarebbe mai aspettato simili letture da parte dello Slytherin. Si rese conto che forse la sua ignoranza letteraria non era un fenomeno poi così diffuso tra i suoi coetanei. Probabilmente si limitava ai Gryffindor. Girando attorno alla poltrona si sedette per terra ai piedi di Draco e lo fissò per un po’. Alla fine lo Slytherin sbuffò, stanco di sentire quello sguardo indagatore su di sé, e chiuse con un tonfo il libro.
“Cosa? Cosa c’è? Perché stai lì come un merluzzo a fissarmi? Ho due nasi? Mi sta spuntando un terzo occhio in mezzo alla fronte?”
Harry scosse la testa, inizialmente serio, poi, come se ci avesse messo un po’ a capire la battuta, si mise a ridacchiare.
“Mi chiedevo cosa volessi diventare da grande. Intendo, cosa vorrai fare dopo la scuola.”
Draco divenne pensieroso.
“Non lo so di preciso. Inizialmente, quando abbiamo dovuto decidere l’anno scorso le materie in cui specializzarci, ho puntato più sul generico. Vorrei poter agire sul Ministero, come mio padre, magari anche ricoprire qualche carica. Non intendo andare a sporcarmi le mani con i rapporti coi Muggles e cazzate simili. Starei più sugli Affari Interni. Però negli ultimi mesi ho sviluppato un interesse per le questioni legali che non so se incoraggiare o no. Fare l’avvocato mi intriga perché avrei le mani in pasta dovunque, ma è anche un gran sbattimento e poi dovrò studiare un sacco.” Finalmente alzò lo sguardo su Harry. “Per ora sono indeciso tra l’avvocato e il sicario di Auror. Cosa preferisci?”
Harry gli diede un pugno su un ginocchio, a cui Draco rispose con un calcetto nel fianco.
“Direi l’avvocato. Sai, non ti facevo un tipo da affari legali. Voglio dire, pensavo ti dessi più ai sotterfugi…”
“E da cosa, di grazia, avresti tratto quest’idea?” chiese Draco. Nei suoi occhi Harry lesse che la risposta poteva essere pericolosa.
“Boh. Sarà il mio cervello bacato.” Decise di cambiare argomento, anche se solo leggermente. “Mi fa strano pensare che ci siano persone che ancora non hanno ben chiaro in testa cosa fare del resto della propria vita. Io lo so da sempre che voglio diventare un Auror.”
“E se non ci riuscissi? I parametri sono molto alti.”
L’insinuazione di Draco, che in effetti era una nota molto realistica, lo spiazzò.
“Non… Non lo so. Non l’ho mai messo in conto. Immagino di aver sempre dato per scontato di farcela.”
Draco sospirò.
“Probabilmente hai ragione. Voglio dire, tanto Dumbledore ti spalleggerà finchè non ci entrerai. Chi, se non Potter, potrebbe diventare un Auror? In fondo hai già la via spianata. E poi c’è gente che dice che sono IO quello raccomandato…”
Harry riflettè che un po’ Draco aveva ragione. I professori, e in particolar modo Dumbledore, l’avrebbero sicuramente appoggiato. Non aveva mai avuto grandi problemi, se non l’anno precedente, e Dumbledore l’aveva salvato lo stesso. Era stato trattato con gentilezza e disponibilità da tutti tranne che da Snape, in quegli ultimi cinque anni, quasi fosse un risarcimento per gli anni passati in balia dei Dursley. Anche Draco aveva avuto delle belle spinte da suo padre, ma adesso nessuno avrebbe più giocato niente su di lui e comunque suo padre non poteva più aiutarlo. Harry si rese conto che per lo Slytherin la nuova situazione doveva essere davvero difficile da accettare.
“Hai ragione. Ma non ho mai chiesto niente a nessuno, fanno tutto di loro spontanea volontà. Meglio così, no?”
“Già,” sogghignò Draco.
Harry vide che ai piedi della poltrona, di lato, c’era un pacchetto aperto di Gommose Tutti i Gusti +1. Allungò una mano per prenderne una ma il ragazzo biondo si chinò in avanti, bloccandolo.
“Oh, ma quanto sei tirchio con le tue cose. Non morirai mica per una caramella in meno!”
“No, ma tu potresti morire di maleducazione. Non si chiede mai prima di prendere la roba degli altri?”
Harry fece una faccia esasperata.
“Draco, posso prendere una caramella?”
“Cosa manca?” domandò lo Slytherin chiudendo gli occhi a una fessura.
“Per favore?” aggiunse Harry ironico.
Draco si rimise a sedere diritto con un sorriso soddisfatto.
“No.”
“Come no?!” esclamò Harry.
“No, perché prima hai cercato di prenderla senza chiedere e ora hai chiesto solo perché ti ho obbligato. La prossima volta pensaci bene prima di agire e ricordatelo.”
Harry si lasciò cadere supino sul pavimento, fingendosi esausto. Draco ridacchiò, si mise in bocca una caramella con aria di sfida e si rimise a leggere. Harry rimase per un po’ disteso a terra senza pensare a niente, gli occhi fissi sul soffitto, ma quando sentì che il sedere gli si stava congelando si mise a sedere di nuovo. Era stufo di stare chiuso in quelle quattro mura.
“Usciamo un po’?” chiese.
Draco lo guardò come se non capisse una parola di ciò che diceva.
“Eh?”
“Andiamo un po’ fuori? Sto morendo di noia.”
“Sono un po’ fatti tuoi, Potter. Vai, esci, non ti devo mica venir dietro.”
Harry corrugò la fronte.
“Ma io voglio stare con te…”
Draco sbuffò, costretto ancora una volta a chiudere il libro.
“Perché mi devi dare il tormento il giorno di Natale?”
“Senti,” disse Harry facendo finta di non aver sentito la domanda, “perché non ce ne andiamo fuori in cortile? Io gioco con la neve come i cani e tu ti siedi da qualche parte e leggi. Finchè non ti butto addosso della neve scatenando la tua furia omicida.”
Draco scosse la testa.
“Tanto se ti dico di no ti metterai a piangere picchiando i piedi per terra. Siamo ai capricci…”
Si alzò e si diresse verso l’armadio dal quale tirò fuori un maglione e tutto il necessario per stare all’aperto con quel freddo.
Harry sentì un guizzo di gioia stringergli lo stomaco e balzò in piedi.
Si affrettò a rimettersi i pantaloni e disse “Vado una corsa in camera mia a prendere il mantello pesante e i guanti e sono pronto. Ci vediamo nell’atrio?”
Draco lo fissò perplesso.
“Perché non usi la schifezza con cui sei arrivato qui?”
Harry si schiarì la voce, un po’ imbarazzato ad ammettere che forse quel regalo non era poi tanto perfetto.
“Ehm… Il falco mi è rimasto in mano. Il ritorno me lo devo fare a piedi. Mi sa che funziona solo per riunirsi, non per separarsi di nuovo.”
“Lo sapevo che doveva esserci qualcosa che non andava. Va’, muoviti, ora che mi hai fatto preparare non ho voglia di stare ad aspettarti.”
“Ci metto un secondo!” esclamò Harry e senza pensarci due volte si precipitò fuori dalla porta, senza riflettere che avrebbe potuto essere scoperto.
Per fortuna la sua corsa fuori dalla casa degli Slytherin passò inosservata.
Harry trovò Draco che faceva avanti e indietro per l’atrio.
“Alla buon’ora!” esclamò il ragazzo biondo non appena lo vide. “Ci hai messo solo cinque o sei ore.”
“Esagerato,” mugugnò Harry, che si diresse verso l’esterno del castello, in direzione della capanna di Hagrid.
Draco lo seguì a un paio di metri di distanza con una finta aria casuale. Arrivati alla spianata che si estendeva dietro la casupola Harry si buttò nella neve a pesce, muovendo poi le braccia e le gambe per disegnare un bell’angelo di neve. Draco lo guardò scuotendo la testa, ormai disperato, e si guardò intorno cercando un posto dove sedersi. Trovò una larga roccia che spuntava dal terreno innevato. La ripulì con un gesto deciso della bacchetta e ci si sedette sopra, appollaiandosi ed estraendo il libro da sotto al cappotto. Harry si mise invece a rotolare un po’ nella neve, lasciandosi scivolare giù per la ripida discesa che portava all’avvallamento dove sorgeva la casa del professore di Cura delle Creature Magiche. Draco non ci fece più caso ai suoi movimenti e ai suoi uggiolii di piacere, nonostante il suo cervello a volte gli ricordasse, e anche con una certa prepotenza, che sembrava davvero un cane e che farsi un cane era un passatempo rivoltante. Si limitò a starsene seduto tranquillo e si lasciò prendere dalla lettura, girando le pagine senza toccarle ma bisbigliando un incantesimo, così da non doversi levare i guanti.
Harry si calmò dopo un po’, stanco di correre su e giù, e si mise a fare un pupazzo di neve. Decise che l’avrebbe fatto molto grande e con i capelli di Draco. Ci lavorò su per un bel po’, con particolare attenzione alla parte superiore, e alla fine fu abbastanza soddisfatto del risultato, anche se di Draco aveva ben poco. Finito anche quel divertimento si sedette nella neve, fissando il compagno che, indisturbato, leggeva da ormai quasi due ore. Il cielo in effetti cominciava a scurirsi, tingendosi di rosso. Harry riflettè che, per essere dicembre, quel Natale avevano avuto la grazia di un pomeriggio di sole meraviglioso. Decise che era ora di distoglierlo dai suoi intrattenimenti, anche perché tanto il libro l’aveva quasi finito e voleva godersi con lui ancora qualche minuto sulla neve. Raccogliendo, attento a non essere visto, un bel po’ di neve candida e compattandola a formare una palla, con uno scatto fulmineo la lanciò addosso allo Slytherin, colpendolo in pieno alla testa.
La reazione del compagno fu altrettanto fulminea. Harry non fece in tempo a preparare una seconda palla di neve che Draco, lasciato sulla roccia il libro, gli fu addosso. Gli premette la faccia nella neve, salendogli sul fianco con le ginocchia e saltandoci un po’ sopra. Harry si dibatteva cercando di liberarsi, tossendo per la neve che gli finiva in bocca ma senza essere in grado di smettere di ridere un secondo, neanche quando gli scappavano gemiti di dolore. Draco lo voltò a pancia in su e si mise a cavalcioni su di lui, poi prese una manciata di neve e gliela spiaccicò in faccia.
“No, Draco!... Gli occhiali!...” esclamò Harry, ma non poté continuare perché una seconda manciata di neve gli finì direttamente in bocca, facendolo quasi soffocare.
Si mise a tossire, cercando di girarsi sul lato, ma Draco non gli permetteva di muoversi.
“Tu hai osato sfidarmi. Me! Non pensare di passarla liscia…” lo minacciò lo Slytherin, godendo della scena di momentanea crisi del ragazzo sotto di lui.
Harry si voltò a guardarlo e a fatica sorrise.
“Non mi hai fatto niente,” disse in tono naturale.
Negli occhi di Draco brillò un lampo d’eccitazione in raccolta della sfida. Prese un’altra manciata di neve, ma stavolta invece di buttarla in faccia a Harry introdusse la mano sotto il suo maglione, spalmandogliela sulla pancia.
“No! Draco! Ti prego!” urlò Harry, ma lo Slytherin riuscì nonostante le mani del Gryffindor che tentavano di tenerlo fermo a infilargli un altro po’ di neve sotto la cintura.
L’urlo che Potter cacciò fu da record. Muovendo freneticamente gambe e braccia riuscì a ribaltare Draco sul fianco e arrancò per qualche metro nella neve prima di essere di nuovo acchiappato al volo e atterrato. Harry si rigirò nell’abbraccio di Draco e stavolta i suoi occhi erano languidi. In fondo il tramonto era il momento ideale per giocare la carta romanticismo, anche se tra di loro di romantico c’era ben poco. Però non si sapeva mai, magari Draco aveva un animo pittoresco…
“Cos’hai da guardarmi così adesso?” chiese sospettoso Draco tirandosi un po’ indietro ma senza lasciarlo.
Harry avvolse le proprie braccia intorno al collo del ragazzo sdraiato sopra di lui.
“Niente…” disse a mezza voce e si sporse, tirando il compagno più vicino per poterlo baciare.
Si scambiarono un bacio lungo e profondo, uno dei baci che piacevano di più a Harry perché pur essendo molto intensi non avevano la passionalità e l’urgenza della maggior parte dei baci che si scambiavano a letto, sebbene anche quelli non gli dispiacessero affatto. Erano entrambi talmente assorti in quel bacio che non si accorsero dei passi di qualcuno che si avvicinavano.
“Harry?” una voce possente chiamò a non più di dieci metri dai due ragazzi.
I due subito si divisero, ringraziando mentalmente la neve profonda e soffice che li aveva celati ad occhi indiscreti fino a quel momento. Harry si alzò in piedi e vide Hagrid che si avvicinava a gradi passi nella loro direzione.
“Ah, sei lì, Harry. Ti ho sentito urlare e pensavo che eri in pericolo,” disse il mezzogigante.
“Già… Scusa, stavamo scherzando, non volevo allarmarti. Non c’è problema, davvero,” lo rassicurò Harry, arrossendo un po’ suo malgrado.
“Sei sicuro?” chiese ancora Hagrid, socchiudendo gli occhi per cercare di capire se il ragazzo moro stesse dicendo la verità.
“Certo, non preoccuparti. Te l’ho detto, stavamo solo giocando,” ribadì Harry.
Hagrid non sembrò troppo convinto ma si accontentò della risposta. Sorrise e si grattò la testa irsuta.
“Allora buon divertimento. Non state fuori ancora tanto, la temperatura sta scendendo in fretta e poi tra poco sarà buio.”
“Ok, grazie. Staremo attenti.”
Harry guardò l’amico allontanarsi e aggiunse a gran voce “Ah, Hagrid! Buon Natale!”
“Buon Natale a te, Harry!” rispose voltandosi l’altro, alzando un braccio in segno di saluto.
Harry aspettò che fosse scomparso dentro alla sua capanna e poi si sedette di nuovo nella neve, sospirando di sollievo.
“Per poco non ci hai fatto beccare dal mezzogigante, casinista,” lo sgridò Draco, intento a togliersi la neve dai capelli.
Harry si fermò un secondo ad osservare la sua chioma bionda nella quale il sole morente rifletteva i propri raggi rossi e si sentì il ragazzo più fortunato della terra per la centesima volta quel giorno. Si lanciò sul compagno e si attaccò subito alle sue labbra.
“Mmm… Ehi, sei posseduto?” gli chiese Draco, staccandosi un po’ da lui con un’espressione sorpresa.
“Forse. È colpa tua, comunque,” mormorò Harry e si avvicinò per baciarlo di nuovo.
Draco stavolta rispose al bacio pienamente e come poco prima passarono diversi minuti a baciarsi lentamente, assaporandosi senza fretta. Harry si disse che la situazione, per quanto non dichiaratamente tale, era potentemente romantica dopotutto, e quindi poteva dirsi soddisfatto.
Quando l’umidità cominciò a farsi sentire decisero di tornare al castello. Dovevano farsi entrambi una bella doccia calda per togliersi di dosso tutta quella neve e dalle ossa il freddo che comunque si era fatto strada sotto i loro vestiti pesanti. Si salutarono nel corridoio che portava ai sotterranei con un ultimo cenno, poi Harry schizzò via in direzione del suo dormitorio e Draco si diresse verso il proprio fischiettando. Aveva fatto quasi tutto quello che aveva in programma e si era divertito. Una vocina nel suo cervello gli urlò di ricordarsi che non era in luna di miele con Potter ma la zittì subito. Non voleva rovinarsi la giornata con sottili elucubrazioni su ciò che fosse giusto o no per la propria vita e per la propria reputazione. In quel momento voleva godersela fino in fondo e sapeva che quella notte avrebbe avuto di che godere anche un paio di volte.
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