Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Note: Vorrei ringraziare la Gialappa’s Band e Aldo, Giovanni e Giacomo. Loro non sanno di avermi ispirata con le loro battute assassine e non vorrebbero leggere questa mia storiella per niente al mondo, ma io sono loro grata perché se non altro esistono e per questo sono cresciuta così meravigliosamente acida. Con enorme rispetto,
Sourcreamandonions
Harry
Potter e il cervello che non ha
parte XV
di Sourcreamandonions
In cui si festeggia un’allegra mattina di Natale
Draco sbattè le palpebre ancora intontito dal sonno. Alla fine la notte precedente ci avevano dato dentro non poco. Buttò un’occhiata all’orologio e vide che erano le nove circa. Avrebbe preferito starsene ancora un po’ a letto ma il bagno lo chiamava. Mollemente rivolse nuovamente lo sguardo verso il ragazzo che dormiva profondamente e tranquillamente tra le sue braccia. Questa nuova usanza stava diventando fastidiosa, in più gli aveva addormentato un braccio e così non si poteva alzare senza svegliarlo. E perché si poneva il problema di disturbarlo? Era proprio un coglione, si meritava giusto Potter nel letto come regalo di Natale. Comunque in bagno ci doveva andare, per cui doveva darsi una mossa. Con la mano libera scosse Harry, che fece una serie impressionante di versi senza senso prima di aprire di una fessura gli occhi.
“Ma che lingua parli appena sveglio? Nessuna?” gli chiese divertito Draco con voce roca.
Harry sbattè le palpebre un paio di volte, come per mettere a fuoco, poi si sporse all’indietro allungando un braccio come a cercare qualcosa, evidentemente gli occhiali, per ricordarsi solo alla fine che erano per terra nel maglione e ripiegare il braccio, portando la mano alla testa e arruffandosi i capelli.
Draco osservò tutte queste operazioni tra lo stupito e il divertito, poi scosse la testa.
“Devo andare in bagno, mi lasci il braccio? Se no me lo taglio, anche perché grazie al tuo leggiadro peso non lo sento più.”
Harry strizzò gli occhi un’ultima volta e sbadigliò, poi si stiracchiò mugulando.
“Buongiorno,” mormorò, stringendosi al ragazzo biondo e inspirando profondamente il suo profumo. Poi si ricordò di qualcosa e aggiunse “Buon Natale!” piazzandogli un bacino tenero sulle labbra.
“Sì, sì,” borbottò Draco spazientito da tutte quelle smancerie. “Ti muovi o ti devo pisciare addosso?”
Harry sembrò finalmente rendersi conto della situazione e si scostò in fretta, biascicando scuse.
Draco si mise a sedere e si sgranchì il collo. Si alzò in piedi e, nudo com’era, si diresse alla porta della camera. Giunto sulla soglia sembrò ripensarci e tornò indietro a prendere un paio di asciugamani che stavano piegati ordinatamente sulla cassapanca. Con la coda dell’occhio notò che nell’angolo della camera c’era un piccolo mucchio di pacchetti, ma decise di ignorarlo per il momento. Tornò alla porta e si voltò a guardare Harry, che si era messo a sedere nel letto e lo osservava col suo solito sguardo miope.
“Mi faccio anche un bagno. Non ti farebbe male unirti a me, sai?” gli disse, mascherando l’invito dietro al solito commento sarcastico.
Harry ci mise un paio di secondi prima di capire, ma si affrettò a raggiungerlo. Tentennò passando accanto al suo maglione abbandonato sul pavimento ai piedi del letto, tentato di recuperare i propri occhiali, ma riflettendoci gli sarebbero serviti a poco nella vasca da bagno e decise di lasciarli dov’erano.
Draco fece capolino dalla stanza e velocemente fece uscire Harry, chiuse la porta della propria camera, pronunciò la password per entrare nei bagni riservati ai prefetti e vi si infilò dentro, tirandosi dietro il compagno. Fece quel che doveva fare, poi cominciò a far scendere l’acqua per riempire la vasca mentre Harry faceva lo stesso. Quando la vasca fu piena, lo Slytherin vi entrò, accomodandosi e facendo cenno al Gryffindor di fare lo stesso. Harry si sedette dalla parte opposta, facendo attenzione a non urtare il compagno.
Draco si lasciò scivolare sott’acqua totalmente per due secondi, riemergendo sputando un po’ d’acqua e tirandosi indietro i capelli bagnati. Con un’espressione rilassata appoggiò le braccia e la testa sul bordo chiudendo gli occhi. Harry si sentiva un po’ a disagio, per nessun motivo in particolare, ma solo perché non sapeva cosa fare o se il compagno si aspettasse qualche iniziativa da parte sua.
Si accorse che Draco lo stava fissando incuriosito solo dopo alcuni secondi e arrossì, mettendosi ancor più in ridicolo.
“Ma che hai?” gli chiese Draco con poca gentilezza.
Harry chiuse gli occhi e scosse la testa.
“Niente. Non è che se non parlo vuol dire che c’è qualcosa che non va…”
“No, ma se non parli vuol dire che non hai alcuna attività cerebrale, neanche quella scarsa che c’è di solito.”
“E da cosa si capisce?” ribattè acido Harry, cercando di darsi un tono per stare allo stesso livello del compagno.
“Se hai un pensiero che ti frulla per la testa ti esce, che tu lo voglia o no. Hai la ghiaia nel cervello, drena…”
“Eh?” chiese Harry, che ignorava cosa volesse dire drenare.
“Lasciamo stare,” sbuffò Draco, buttando di nuovo indietro la testa. “Comunque non ha senso che tu sia così imbarazzato a fare il bagno con me quando poi ti fai scopare di notte,” aggiunse senza guardarlo in tono casuale.
Harry si sentì colto sul vivo.
“Non sono in imbarazzo!” esclamò, al che Draco alzò un po’ la testa e lo guardò con sufficienza aprendo un solo occhio finchè Harry aggiunse “Beh, non perché ci stiamo facendo il bagno insieme…”
Draco richiuse gli occhi rimettendosi comodo ma con un nuovo sorriso soddisfatto stampato in faccia.
“E per cosa, allora?” chiese calmo.
Harry soppesò la risposta.
“Non è proprio imbarazzo…” cominciò Harry, poi si rese conto che Draco non credeva a una parola e sbottò “Non è che tu sia di grande aiuto! Non so cosa fare, non abbiamo tutto ‘sto rapporto. Se tu non parli…”
Draco si rimise seduto dritto, improvvisamente sveglio e attento.
“Cosa dovrei fare, l’animazione da bagno? Non è che posso tenerti comizio tutte le volte che non scopiamo. Se preferisci, puoi startene da solo,” concluse fissando Harry intensamente, quasi a metterlo alla prova.
Harry abbassò gli occhi.
“Non intendevo questo. Perché devi sempre essere così radicale?” ribattè Harry. Era inutile, con Draco ogni frase diveniva oggetto di discussione, non gliene faceva passare neanche una e riusciva a trovare qualcosa che non andava anche nelle affermazioni che di sbagliato in realtà non avevano niente. “Sei troppo puntiglioso. Intendevo solo che mi piacerebbe poter…chiacchierare normalmente con te come farei con qualsiasi mio amico.”
“Ma io non sono un tuo amico QUALSIASI,” rispose lo Slytherin sottolineando la parola con un pizzico di malizia.
Harry si ritrovò suo malgrado ad arrossire ancora. “Non sono neanche un tuo amico…”
“Lo so, ma è difficile stare con te. Non è che il nostro sia un rapporto ben definito. Meglio, non è che noi abbiamo proprio un rapporto…”
A Harry pesava doverlo ammettere, ma era la verità. In quei mesi erano cambiate tante cose, si erano conosciuti un po’ meglio, avevano intrapreso una sorta di storia ma a ben vedere non avevano legato poi molto. Per quanto Harry si sentisse intensamente legato al compagno, un sentimento che cresceva standogli accanto.
“E che rapporto vorresti con me?”
La domanda dello Slytherin spiazzò Harry. Non si aspettava che Draco prendesse sul serio il discorso.
“Non lo so, non ci ho mai pensato,” mentì spudoratamente.
Ci aveva pensato eccome, si era fatto ore di storie mentali su come lui e Draco avrebbero potuto stare insieme, passare il tempo insieme, affrontare l’ostilità degli altri, costruirsi un futuro insieme… Su come sarebbe stato se Draco si fosse comportato da, oddio, innamorato, da fidanzato. Erano sogni, chiaro, supposizioni irrealizzabili.
“Bugia, bugia…” lo prese in giro lo Slytherin. “Pensi che mi sia perso delle puntate del meraviglioso mondo di malattia mentale-Potter? L’ho capito già da un po’… Non fare quella faccia, pensi di essere imperscrutabile? Si vede da come mi guardi, da come ti comporti a letto, anche da come arrossisci qui adesso con me…”
Harry sentì un tremito all’idea che Draco sapesse ciò che provava per lui.
“Forse non te ne sei accorto, ma è da un po’ che ti brillano gli occhi quando stai con me,” continuò lo Slytherin.
Harry avrebbe voluto sprofondare nell’acqua della vasca e affogare. Non tanto per il fatto di essere stato scoperto, ma perché già sapeva che quella sarebbe stata la sua fine. Tuttavia non sapeva cosa dire, come difendersi.
“Eh, cosa devo fare? Il fascino è un’arma a doppio taglio…” sospirò Draco e si lasciò ancora una volta scivolare un po’ nella vasca, rilassandosi.
Harry lo osservò incredulo e poi si mise a ridacchiare. Incredibilmente il compagno non lo stava insultando o umiliando, anzi ci scherzava su. Se quello non era un passo avanti… Forse aveva sottovalutato la loro relazione…
“Già, ti capisco,” azzardò, mettendosi un po’ più comodo nella vasca e passandosi le mani bagnate sui capelli. “I fans ti uccidono. Per due come noi la fama è una dannazione.”
Chiuse gli occhi, poi sbirciò in direzione di Draco e vide che lo stava fissando incredulo. Harry ridacchiò e lo Slytherin scosse la testa.
“Tu sei malato davvero, Potty, lo dico per te, curati…” disse Draco fingendo apprensione.
Improvvisamente Harry si sentiva felice e lo colpì come una semplice risata e due battute avessero mutato il clima tra lui e il compagno, almeno da parte sua. Ora si sentiva perfino in vena di pensare a qualcosa di più intimo…
Lentamente si avvicinò a Draco, facendo scivolare le proprie gambe sul fondo della vasca e mettendosi in ginocchio. Quando lo Slytherin alzò lo sguardo, allarmato dai suoi movimenti, Harry si sporse in avanti e lo baciò sulle labbra.
Quando si allontanarono Draco sogghignò.
“Mmm… Vediamo… Imbarazzo-insulti-cazzata-risata psicopatica-sesso? Funziona così? Però… È un interessante modello comportamentale…” Lo osservò per un paio di secondi e aggiunse “Io aggiungerei morte.”
Harry non fece in tempo a finire di pronunciare un “Eh?” confuso che si ritrovò spinto all’indietro, la testa sott’acqua e le mani di Draco che lo trattenevano per le spalle. Si dibattè cercando di liberarsi, perché non aveva avuto il tempo di prendere fiato, anzi aveva bevuto un po’ d’acqua e stava già morendo soffocato. Dopo qualche secondo il ragazzo biondo allentò la presa e lo tirò su, osservandolo sputacchiare acqua ridendo come un matto.
Harry si passò le dita sugli occhi per schiarirsi un minimo la vista.
“Ma sei matto?” gli chiese senza rancore né rabbia. “A momenti mi ammazzavi…”
Draco sospirò ironico e Harry gli si riattaccò alle labbra, baciandolo con intensità. Lo Slytherin approfondì il bacio, stringendolo a sé e facendolo accomodare sulle proprie gambe, per quanto Harry fosse in ginocchio.
Nella mente del Gryffindor passarono veloci come saette cinque o sei immagini di se stesso con Draco che avevano allietato i suoi sogni più volte e sentì chiaramente che si stava eccitando. Non era mai stato sopra a letto con lo Slytherin e non era molto convinto di esserne capace, ma era curioso di fare quell’esperienza. Era troppo timido per dirlo palesemente a Draco, ma apparentemente la vasca da bagno non lasciava tante altre opportunità. Si aggiustò sulle gambe del compagno, sollevandosi un po’ per strofinare la propria eccitazione contro il suo ventre. Una mano dello Slytherin lo afferrò inaspettatamente, facendolo gemere. Lo accarezzò un paio di volte, giusto per portarlo al massimo dell’eccitazione, spostando contemporaneamente le proprie attenzioni sul suo collo, mentre Harry se ne stava fra le sue braccia muovendo leggermente i fianchi ad accompagnare le sue carezze.
Quando Draco staccò la mano dal suo sesso, il Gryffindor sembrò svegliarsi dal suo rapimento estatico e decise che fosse necessario dedicare un po’ di attenzioni anche al compagno. Gli diede quindi un bacio appassionato, succhiando la lingua dello Slytherin con fervore, e poi scese a baciargli il collo e le spalle. Casualmente il suo sguardo cadde ancora una volta sulla parte inferiore del braccio di Draco, che teneva la mano appoggiata sulla sua spalla, notandovi il solito segno rossastro piuttosto visibile di forma circolare.
Era troppo eccitato per concentrarvisi, ma tra un bacio e l’altro riuscì a biascicare “Hai ancora quel graffio… Non sarà strano?... Forse dovresti mostrarlo a…Madam Pomfrey…”
Draco per tutta risposta gli prese una mano e la portò al proprio membro che reclamava carezze e subito.
“Oppure no…” sospirò mentre Harry si metteva al lavoro, stringendo con la mano quanto bastava a torturarlo e strofinando il pollice con delicatezza contro la punta.
Il ragazzo moro decise di dimenticarsi della faccenda per il momento e di concentrarsi sulla meravigliosa creatura che aveva a portata di mano e di bocca. Tornò a baciare Draco sulle labbra, mettendoci tutta la propria passione, e gli lasciò l’erezione, portando entrambe le mani dietro la sua nuca ad accarezzargli i capelli. Lo Slytherin fece un verso di disappunto, ma Harry si allontanò da lui quanto bastava per permettergli di vedere l’espressione sul suo volto. Non aveva dubbi sul fatto che i suoi sentimenti e i suoi desideri in quel momento si potessero leggere chiaramente nella sua espressione e voleva che il compagno capisse fino a che punto gli faceva perdere la testa.
Effettivamente Draco posò uno sguardo indagatore sul suo viso e quando notò il desiderio che vi albergava sogghignò pregustando ciò che stava per avvenire. Indovinando le intenzioni del compagno e ben sapendo che difficilmente gliel’avrebbe detto con parole spicce, lo prese per i fianchi, facendogli segno di alzarsi leggermente, cosa che Harry fece subito, e lo guidò sopra la propria erezione, poi, dopo aver perfezionato la posizione aiutandosi con una mano, lo fece scendere lentamente.
Harry si lasciò penetrare da Draco completamente e si rese conto che stavolta il dolore era stato a malapena percettibile. Probabilmente l’acqua aveva aiutato ancora di più la loro unione. Ruotò i fianchi, sentendo il compagno profondamente dentro di sé e strappandogli un gemito roco, e lo baciò intensamente. La nuova posizione gli dava la possibilità di toccare Draco e di baciarlo senza problemi e contemporaneamente di controllare l’andamento del rapporto, guidando l’angolazione delle spinte affinchè andassero a stimolare i punti che preferiva. Inoltre lo Slytherin aveva le mani libere e, se una rimaneva sul suo fianco per indicargli il ritmo preferito, l’altra andò subito a coprire il suo membro, accarezzandolo con la stessa lentezza con la quale Harry si muoveva. A dire il vero inizialmente il ragazzo moro si trovò un po’ nel panico, perché non si era reso conto che avrebbe dovuto fare praticamente tutto lui, ma Draco lo aiutò muovendosi per quanto poteva e sostenendolo un po’ con le gambe, cosicchè presto cominciò a dondolarsi con una certa facilità.
Harry sentiva Draco così profondamente in sé come mai fino a quel momento, o così gli sembrava. Dopo i primi timidi movimenti si lasciò andare, alzandosi agilmente per poi far affondare l’erezione del compagno totalmente dentro di lui, acquistando velocità ma rallentando quando sentiva che lo Slytherin era vicino al piacere. Draco accelerò i movimenti della sua mano per spronarlo a fare lo stesso, ma Harry continuò imperterrito a torturarlo per prolungare la loro unione. Solo quando, ad un tratto, il membro del compagno andò a strofinare un punto dentro di lui che già una volta l’aveva fatto impazzire, il Gryffindor aumentò il ritmo, cercando di trovare l’angolo di penetrazione migliore e spingendosi con forza nella mano dello Slytherin. Ci vollero poche carezze per portare Harry oltre il limite; il ragazzo moro venne violentemente, inarcando la schiena e spingendosi con tutto il proprio peso, per quanto attutito dalla situazione, contro Draco, incurante dell’acqua che, agitata dai loro movimenti frenetici, cadeva in gran quantità sul pavimento. Anche per lo Slytherin bastarono poche spinte, in collaborazione con il ritmo impazzito delle contrazioni muscolari di Harry. Il ragazzo biondo raggiunse l’orgasmo qualche secondo dopo il compagno, stringendolo a sé e con le sue unghie ancora conficcate nella schiena.
Restarono abbracciati per un lungo momento, cercando di riprendere fiato, poi Harry si alzò, fecendo uscire Draco dal proprio corpo, e si risedette sulle sue gambe, nascondendo il viso nel suo collo.
“Buon Natale,” sospirò alla fine, la voce ansimante ma gioiosa.
“Buon Natale,” ansimò Draco nel suo orecchio.
Lo Slytherin si mise a ridacchiare e Harry si unì al consueto buon umore post-coitum, senza perdere l’occasione di baciare il compagno in modo lento e profondo.
“Sarà meglio levarci da qui dentro,” mormorò alla fine Draco, allontanandosi dalle labbra che lo reclamavano ancora, “se no altro che lavarci.” Lanciò un’occhiata a terra e commentò “Abbiamo fatto proprio un bel casino. Così quegli elfi scansafatiche avranno qualcosa da fare per festeggiare il Natale.”
Harry era troppo in fase romantica per riprendere Draco per il suo atteggiamento di superiorità con gli elfi domestici, così si limitò a dargli un morsichino sul collo e a rinascondervi il viso, chiudendo gli occhi.
“Potty?” chiamò Draco dopo qualche secondo. “Hai sentito?”
“Sì,” rispose Harry con una vocina flebile e sognante.
“Allora…alzati.”
Il Gryffindor grugnì ma si fece scivolare sulle gambe del compagno fino a tornare a sedere in fondo alla vasca. Osservò per quel che poteva il compagno alzarsi in piedi e uscire, restando in piedi di fianco a lui completamente nudo, le gocce d’acqua che scorrevano sul suo corpo snello e perfetto scivolando per terra. Si prese un momento per dirsi e ripetersi quanto fosse fortunato ad essere lì in quel momento e poi uscì dalla vasca a sua volta. Afferrò l’asciugamano che Draco gli stava porgendo e se lo legò in vita, mentre il compagno faceva lo stesso con un altro asciugamano. Prima di lasciare la stanza Harry agguantò Draco un’ultima volta, baciandolo con trasporto, poi lo seguì tornando alla sua camera.
Appena entrati, lo Slytherin si tolse l’asciugamano dai fianchi e si asciugò energicamente, poi si diresse verso l’armadio e ne trasse un pigiama di seta molto elegante con vestaglia coordinata che indossò sulla pelle nuda. Harry si asciugò alla meglio, pensando già di doversi rimettere i propri vestiti della sera precedente, e andò per prima cosa a recuperare gli occhiali, inforcandoli e godendosi subito la perfetta visione del compagno finalmente a fuoco, quand’ecco notò che il ragazzo aveva preso qualcosa anche per lui.
“Tieni, mettitelo. Non ti posso vedere a fare il pezzente in camera mia,” lo spronò Draco tendendogli quello che Harry appurò essere un secondo pigiama, senza vestaglia ma più pesante del primo e comunque molto elegante.
Il Gryffindor infilò l’indumento velocemente, constatando se fosse stato necessario che Draco aveva le gambe un po’ più lunghe delle sue e la costituzione generalmente un po’ meno gracile.
Tuttavia non si trattenne dal chiedergli “Come sto?”
“Come uno con addosso la mia roba,” rispose con voce piatta lo Slytherin, che era andato a sedersi sul letto.
Harry si guardò, cercando di immaginarsi, e si strofinò i capelli bagnati, accorgendosi così di quanto il capo indossato profumasse di Malfoy. Avrebbe avuto il suo odore addosso tutto il giorno e sinceramente non poteva immaginare un modo migliore di festeggiare il Natale.
Visto che erano di nuovo in un momento di stand-by e volendo evitare la scenetta pietosa di imbarazzo si guardò intorno, cercando qualche spunto di conversazione o qualcosa da fare. Fu così che notò la pila di pacchetti seminascosta nell’angolo della stanza.
“E quelli cosa sono?” chiese ad alta voce, avvicinandosi al mucchio e inginocchiandosi per vedere meglio.
“Ah, sì, me n’ero dimenticato. Erano già lì stamattina. Devono essere i miei regali di Natale…” rispose Draco, alzandosi per raggiungerlo.
Harry prese in mano un paio di pacchetti.
“Ehi, ma… Questo è per me!” esclamò poi.
“Scusa?”
“C’è il mio nome sopra!”
Draco afferrò il pacchettò che Harry teneva in mano ed effetivamente lesse sul biglietto che lo accompagnava il nome del compagno.
“Non so che dire… Probabilmente qualche tuo amichetto della servitù ha saputo della nostra notte brava e ha pensato di farti un favore,” disse con un ghigno malizioso.
Harry arrossì involontariamente. Il pensiero di Dobby – perché chi altro poteva essere stato? – che entrava di soppiatto in camera di Malfoy per portarvi i suoi regali mentre lui se ne stava nel letto abbracciato al compagno gli fece venire un po’ d’ansia. Non si sentiva molto preparato a far sapere al mondo che forse i suoi gusti sessuali non erano propriamente canonici. E poi l’azione dell’elfo indicava premeditazione, quindi lo sapeva da un po’. Che vergogna, non sarebbe più riuscito a parlargli rimanendo serio…
Draco si sedette di fianco a lui e afferrò un altro pacchetto dal mucchio. Lesse il bigliettino e grugnì.
“Anche questo è per te,” disse, lanciando il pacchetto al Gryffindor che lo afferrò al volo e si preoccupò un po’ sentendo l’oggetto all’interno tintinnare pericolosamente.
“Stai attento!” esclamò.
Attesero di aver diviso tutti i regali tra di loro prima di iniziare a scartarli. Quelli indirizzati a Draco erano notevolmente di più, ma Harry non si sarebbe aspettato niente di diverso.
“Mmm…Sono la metà di quelli dell’anno scorso. E tutto perché mio padre si è fatto beccare,” si lamentò Draco, che non si accorse dell’espressione incredula del Gryffindor, al quale la quantità di pacchetti sembrava più che soddisfacente.
Harry stava per aprire il primo regalo quando fu scosso da un brivido di freddo. Il pavimento era gelido e l’angolo della stanza non particolarmente riscaldato, soprattutto per uno coi capelli bagnati.
“Draco, ti va se ci spostiamo davanti al fuoco? Così ci possiamo sedere sul tappeto e ci asciughiamo i capelli.”
Lo Slytherin non disse niente ma prese i suoi pacchetti e, in due sessioni, trasportò tutto davanti al caminetto acceso. Harry lo seguì facendo lo stesso. Si sedettero insieme e stavolta cominciarono davvero a scartare i regali.
Il Gryffindor aveva ricevuto dei regali strani. Non c’era alcun regalo da parte di Ron, anche se il maglione della signora Weasley faceva bella, o meglio brutta, presenza di sé come ogni anno. Draco lo guardò orripilato e non rilassò la sua espressione schifata finchè l’altro non fece sparire quella cosa. Hermione, mossa come al solito da buone intenzioni, gli aveva mandato una Ricordella. Il bigliettino che la accompagnava diceva “Così forse ti ricorderai che avevi degli amici, una volta.” Harry si limitò a scuotere la testa e a grugnire di disappunto. Fred e George gli avevano mandato un pacco enorme colmo di ogni loro prodotto artigianale e di cinque o sei trucchi ancora in fase di sperimentazione; d’altronde, come diceva il biglietto, era il loro “benefattore”.
Infine c’erano due strani pacchi senza biglietto. In uno, il più grosso, c’erano due strane statuine, raffiguranti un falco con gli occhi cerchiati di nero e un cobra reale dallo strano colore argenteo, legate fra loro da un sottilissimo filo iridescente. Harry osservò le figure senza capire né chi fosse il mittente del pacco né cosa potesse essere. Prese in mano la statuina del falco e la avvicinò agli occhi per poterla scrutare meglio. Draco, che stava aprendo i suoi regali, si incuriosì per quello strano pacco ricevuto da Potter. Lasciò giù il proprio e si avvicinò ad osservare il falco che Harry stringeva in mano, poi, non riuscendo a vederlo bene proprio a causa delle dita del Gryffindor, allungò la mano verso la scatola e afferrò il cobra. Fece appena in tempo ad avvicinarlo al proprio viso che il filo iridescente che univa le due statuette si staccò e cadde all’interno del pacco, improvvisamente nero. Harry si voltò sorpreso e incredulo verso il compagno.
“Me l’hai rotto!” lo accusò sebbene senza troppa veemenza.
Draco lo guardò sollevando un sopracciglio.
“Non è vero! Era una schifezza, si è rotto da solo!” si difese.
“Non era una schifezza! Era un mio regalo di Natale e me l’hai rotto.”
“Ma se non sai neanche cosa fosse!” ribattè Draco spazientendosi.
“Perché, tu lo sai?” chiese Harry.
Draco soppesò il cobra che ancora teneva in mano. Scosse la testa.
“Non ne ho idea. Mi sembrano due statuette senza valore legate insieme.”
Harry guardò il filo che giaceva inutile nella scatola. Lo prese in mano e cercò un punto sulla statuetta che stringeva dove si potesse attaccare. Dopo un paio di tentativi, osservati con sguardo divertito da Draco, sbuffò frustrato, gettando il filo di nuovo nella scatola.
“Però il filo ha cambiato colore,” mormorò un po’ depresso.
Draco alzò le spalle.
“Te l’ho detto, sono due schifezze. Dev’essere qualche tuo amichetto senza soldi che è andato da un rigattiere dell’antiquariato e ha comprato la prima cazzata che ha trovato. Apprezza il pensiero, tanto mica le avresti mai esposte in camera tua.” Draco fissò l’espressione dubbiosa di Harry con inquietudine. “Vero?”
Harry fissò il falchetto, che in fondo gli piaceva, e scoccò allo Slytherin un’occhiata veloce, prima di scuotere con decisione la testa.
Draco sospirò di sollievo.
“Forza,” gli disse, “ti manca solo un pacchetto, no? Vediamo l’ennesima schifezza. Ma i tuoi regali sono così tutti gli anni?”
Harry prese l’ultimo regalo senza firma né biglietto, tranne per il suo nome scritto in chiare lettere sulla carta da pacchi con cui era avvolta la scatola. Lo scartò, poi aprì la scatola e…si congelò a mezz’aria. Nella scatola c’erano cinque lunghe fiale piene di un qualche liquido ambrato.
“Oh, Potty, cercano di avvelenarti!” esclamò divertito Draco.
Harry tentennò un attimo prima di prendere una delle fiale e aprirla facendo attenzione a non rovesciarne il contenuto. Immediatamente una fragranza orientale si liberò nell’aria. Draco la inspirò, chiaramente gradendo il profumo.
“Mi correggo, forse pensano che puzzi,” disse ridacchiando.
Harry gli fece una smorfia stizzita, ma ancora non parlò. Era troppo incuriosito da quel regalo. Facendo attenzione a non esagerare, in caso il liquido fosse veramente velenoso o ustionante, ne versò una goccia sul suo dito e l’annusò. Il profumo veniva proprio da esso. Strofinò l’indice su cui aveva versato il liquido col pollice e notò che la sostanza era incredibilmente oleosa.
“Ma…è olio!” esclamò sorpreso.
Draco gli prese la boccetta dalla mano in cui ancora la teneva e passò un dito sull’apertura. Lo osservò per un secondo, ne provò la consistenza a sua volta e scoppiò a ridere.
Harry corrugò la fronte, gli strappò la boccetta e la richiuse riponendola con le altre.
“Si può sapere che hai da ridere?” gli chiese acido.
“Ma tu… Hai capito… Cosa… Oddio… Cosa ti hanno regalato?” Draco ricominciò a ridere come un matto.
Harry guardò la scatola e il compagno che rideva a più non posso.
“È olio. Non ci vuole un genio, sai?”
Draco cercò di calmarsi quanto bastava per parlare.
“Sì, è proprio olio. Ma… Mamma, muoio… Non è olio normale.”
“E cos’è allora?” chiese sempre più infastidito Harry.
“Potty, proprio non ci arrivi? È un lubrificante.”
Draco si mise a ridere di nuovo.
Harry lo guardò senza capire.
“Scusa?” gli chiese alzando le sopracciglia.
“Ti prego, non dirmi che non sai cosa sia un lubrificante. Faccio finta di non aver sentito.” Draco trasse un profondo respiro e smise di ridere, sebbene il suo sorriso fosse tirato al massimo. “Serve a facilitarti la vita a letto, Potty. Evidentemente qualcuno si preoccupa della tua salute fisica più che mentale.” Si lasciò sfuggire una risatina soffocata. “Non sanno ancora che sei un buco nero,” aggiunse e si mise a ridacchiare ancora una volta.
Harry se ne stava di fronte a lui con gli occhi sgranati. Non poteva credere di aver ricevuto un regalo del genere. Chi mai avrebbe potuto farglielo? Era una cosa incredibilmente imbarazzante, voleva dire che qualcuno che lo conosceva aveva scoperto della natura della sua relazione con Malfoy. La cosa lo terrorizzava ed era anche peggio perché non aveva idea di chi potesse essere il misterioso mittente.
“Stai scherzando, vero?” chiese speranzoso allo Slytherin.
Draco scosse la testa.
“Ma ti rendi conto, Draco?” gli domandò Harry, preoccupato. “Vuol dire che qualcuno ha scoperto tutto! Di noi!”
“Evidentemente…” assentì lo Slytherin.
“Non ti mette ansia neanche un po’?” insistette Harry.
“Beh, un po’ sì, a ben pensarci,” disse alla fine Draco. “Non vorrei mai che sia qualche persona che mi stima. Però se fosse un mio amico o alleato non verrebbe certo a fare dei regali a te, no?”
Harry lo guardò incerto se essere incredulo o arrabbiato per il suo menefreghismo. Decise di accantonare la cosa.
“Vediamo un po’ i tuoi regali adesso. Ne hai ricevuti un milione. Cos’hai trovato finora?”
Draco indicò una pila di vestiti e dolciumi.
“Sto ancora aprendo quelli di mia madre. Per tradizione lei pensa al mio sostentamento. Con i regali di Natale mi manda tutto il guardaroba nuovo per la fine dell’inverno e la primavera. E un po’ di schifezze da mangiare, prima che rimanga senza.”
Harry osservò ammirato il mucchio di vestiti. Erano veramente un sacco e sembravano tutti bellissimi e molto eleganti. C’erano vesti lunghe, un mantello, maglioni di lana, di cotone, maglie a maniche lunghe e pantaloni pesanti e leggeri, qualche camicia, un paio di pigiami apparentemente di seta e qualcosa che poteva essere una tuta, oltre a un po’ di biancheria intima assortita. Ciò che lo colpì più di tutto era come, a parte un paio di camicie, una maglia e un maglione bianchi, tutto il resto fosse di tinte molto scure, per lo più nero o grigio scuro.
“Non ti metti mai niente di colorato?” chiese, allungando casualmente una mano verso una scatola straripante di Chocolate frogs.
Draco gli afferrò il polso bloccandolo.
“No. Non mi piacciono i vestiti appariscenti. Sono stato abituato ad essere sempre e comunque elegante, quindi cerco di stare sul classico. Mio padre ha sempre odiato quegli stupidi mantelli colorati che i maghi buzzurri amano tanto. Quelli che usa Dumbledore per intenderci. E non puoi negare che mio padre, in quanto a stile, fosse impeccabile.”
Harry ci pensò un po’ su.
“Mmm… Però a me non dispiace il modo di vestirsi di Dumbledore. Gli si addice.”
Draco fece una faccia schifata.
“Comunque,” continuò, “trovo che il nero mi stia particolarmente bene. Fa risaltare la mia bellezza glaciale. Non trovi?”
Harry sorrise.
“Eccome,” mormorò e, approfittando del braccio di Draco che ancora stringeva il suo polso, si sdraiò, tirando il compagno su di sé.
Draco lo guardò sorpreso.
“Si può sapere cosa stai facendo?”
“Io niente, sei tu che mi seduci,” sussurrò Harry, attirandolo a sé di più per baciarlo.
Draco lo lasciò fare. Questa versione di Potter un po’ più lasciva lo divertiva e poi era inaspettata. Era piuttosto certo che il Gryffindor si sentisse morire di vergogna ogni volta che faceva queste scenette, ma si sforzava e questo era lodevole. Si baciarono a lungo, con trasporto ma senza troppa voglia di andare oltre, giusto per godersi il momento. Alla fine Draco si rimise a sedere tirandosi dietro Harry, che sospirò di piacere.
“Non avrai intenzione di provare subito il tuo regalino di Natale,” lo prese in giro bonariamente lo Slytherin. “Devo finire di aprire i regali.”
Harry sorrise e si rimise in attesa di scoprire cos’altro contenessero tutti quei pacchetti. In realtà rimase piuttosto deluso. Cioè, erano tutti regali bellissimi, ma erano, come dire, impersonali. Set di manutenzione della scopa, un paio di libri di magia, alcuni utensili scolastici di prestigio, come una penna che scriveva sotto dettatura in argento e con un grosso smeraldo incastonato appena sopra l’impugnatura… Tutte cose preziose, ma che sembravano poco pensate. In fondo i regali che Harry riceveva erano pochi ma tutti molto azzeccati. A parte il maglione, forse.
I regali che attrassero di più l’attenzione del Gryffindor, alla fine, furono quelli che Draco si tenne per ultimi. Poteva pure fare il duro, ma almeno due amici ce li aveva, e per quanto non lo desse a vedere sembrava anche tenerci. Era comprensibile, Harry non ci aveva mai pensato a lungo, ma il rapporto che doveva esserci tra loro non doveva scostarsi molto da quello che c’era tra lui, Ron e Hermione fino a quell’anno. Lui era sempre stato il capo e loro due i suoi fedeli tirapiedi, anche se Draco sembrava sapere sempre cosa fare e cosa ordinare, mentre lui si era trovato spesso a dipendere dai due amici. Quel pensiero un po’ gli diede una stretta al cuore. Da quel punto di vista i suoi due ex amici gli mancavano.
Crabbe aveva mandato a Draco un plico di pergamena incantata che, se usata da un lato, si cancellava, tornando nuovamente bianca finchè non vi veniva spalmato uno strano liquido che faceva ricomparire le scritte; l’ideale per mandarsi messaggi segreti, insomma. Dall’altro lato, faceva prendere vita ad ogni disegno. I tratti cominciavano a muoversi e a mettere in scena l’immagine seguendo le indicazioni che vi venivano aggiunte in calce, che scomparivano immediatamente così da lasciare solo il simpatico quadretto in movimento. Draco disegnava piuttosto bene per essere uno Slytherin e il primo ritratto di Harry che inciampava nell’uniforme e cadeva per tutte le scale di Hogwarts divertì abbastanza il Gryffindor nonostante il soggetto. L’ideale per mandargli bigliettini durante le lezioni per prenderlo per il culo, come lo definì Draco.
Goyle era in Bulgaria dalla famiglia della sua fidanzata e proprio da lì veniva il suo regalo. Era una strana sfera nera che funzionava da allarme personalizzabile. In altre parole, si poteva programmare perché avvisasse il proprietario quando una persona indesiderata entrava in una determinata stanza. Bastava prendere qualcosa di appartenente alla persona in questione, come ad esempio un capello o un’unghia, e posarlo sulla sfera. L’oggetto veniva inglobato e subito usciva un raggio nero che ispezionava la stanza alla ricerca dell’intruso, per poi rimanere in funzione. Se la persona contro cui era stato programmato l’allarme fosse entrata nella stanza in cui la sfera veniva posta avrebbe fatto scattare una sirena potentissima. Harry ci mise un po’ a convincere Draco a non provarla su di lui e riuscì a farlo desistere solo quando gli ricordò che qualcuno, in tutto il castello, c’era ancora.
L’ultimo regalo indirizzato a Draco era un pacchettino avvolto in una carta di colore nero. Anch’esso, come gli ultimi due regali di Harry, non aveva il mittente, ma solo un bigliettino che il Gryffindor riuscì a leggere con la coda dell’occhio. “Per risolvere quel problemino di cui mi hai accennato. Buon lavoro e buona scuola.” Harry si chiese cosa potesse voler dire, sia per quanto riguardava il problema di Draco a cui accennava, sia circa il lavoro che lo Slytherin avrebbe dovuto svolgere. Il ragazzo biondo però accantonò il pacchetto senza aprirlo.
“Ehi, sono curioso!” esclamò Harry.
Draco rimase impassibile.
“Non è niente di che. Lo aprirò più tardi. So già cosa contiene.”
“Cosa?” lo incalzò.
“I fatti tuoi non te li fai mai?” gli chiese canzonatorio Draco.
“No. E poi tu un po’ sei un fatto mio,” rispose Harry, guadagnandosi un’occhiata glaciale dallo Slytherin.
“Ok,” disse alla fine. “Ero curioso di vedere se avrebbe funzionato su di te.”
Harry lo guardò confuso mentre apriva il pacchetto e la scatolina nera che vi era all’interno, traendone una scatolina rotonda ancora più piccola di un materiale piuttosto resistente. La aprì e ne uscì un odore rivoltante.
“Cos’è quella roba?” chiese Harry, indicando la scatolina e coprendosi il naso con la manica, così da inspirare il profumo di Draco invece di quell’effluvio nauseabondo.
“Ora vedrai. Vieni qui.”
Draco introdusse un dito nella scatolina e quando lo estrasse il suo polpastrello era coperto di una sottilissima pellicola di crema rosastra. Lo Slytherin alzò il dito in direzione del volto di Harry, che si ritrasse.
“Vedi di stare fermo, se no non posso vedere se funziona. Non ti uccido mica, purtroppo.”
Harry si rimise seduto dritto e a malincuore lasciò che Draco passasse il dito sulla sua fronte dove aveva la cicatrice. Sentì un momento di bruciore, ma poi più niente. Senza capire guardò Draco, che fissava la sua fronte con un sorriso soddisfatto.
“Cos’è?” chiese Harry alla fine.
“Guarda tu stesso,” rispose Draco.
Si alzò e recuperò da un cassetto uno specchio, poi tornò da Harry e glielo porse.
Harry si scrutò e…incredibile! Non aveva più la cicatrice!
“Ma… Com’è possibile?” domandò il Gryffindor incredulo toccandosi la fronte. La crema misteriosa si era assorbita completamente e non aveva lasciato traccia.
“Hai capito adesso? È una pomata che cancella i segni magici. Sai, cicatrici, cose del genere. Non dura a lungo, circa dodici ore. Quindi non rallegrarti troppo, il tuo sfregio tornerà presto a farti compagnia.”
Harry si guardò ancora un po’ incredulo nello specchio, poi corrugò la fronte colpito da un improvviso pensiero.
“Ma cosa te ne fai tu? Non hai mica cicatrici sul corpo.”
“Cosa ne sai?” chiese Draco mettendo via velocemente la scatolina.
“Me ne sarei accorto,” rispose il Gryffindor sorridendo sornione.
“Non è detto,” ribattè lo Slytherin.
Si alzò e si mise a riporre tutti i suoi regali con cura.
Harry lo guardò per un minuto circa, poi si alzò a sua volta e raggiunse il compagno, che stava ritirando i vestiti nuovi nell’armadio. Lo abbracciò da dietro e gli passò i palmi delle mani sugli addominali.
“Vuoi dire che mi sono perso un pezzetto del tuo corpo?” gli sussurrò, baciandogli la spalla e passandovi le labbra.
Draco rabbrividì sentendo il respiro caldo del Gryffindor sulla sua pelle, ma terminò di ritirare le sue cose.
“Non sono propriamente affari che ti riguardano,” gli disse con voce forzatamente calma.
“Forse… Ma vorrei poterti vedere bene lo stesso.”
Harry baciò il punto in cui la spalla di Draco si univa al collo, facendolo rabbrividire di nuovo.
“Non ti viene in mente che magari, se non l’hai visto finora, è qualcosa che non mi piace mostrare?” Draco mormorò chiudendo l’armadio.
Harry soffiò nell’orecchio di Draco e gli baciò il collo appena sotto di esso.
“Non capisco perché dovresti vergognarti di mostrarmi qualcosa di tuo,” sussurrò. Le sue mani scivolarono più in giù fino all’inguine del compagno, accarezzando la sua crescente erezione attraverso i pantaloni di seta. Notò con piacere che rispose subito al suo tocco. “Fosse anche una cicatrice, su di te starebbe benissimo.”
Draco fece per iniziare a rispondere, ma Harry lo voltò e gli chiuse la bocca con la propria, dandogli un bacio carico di passione. Le sue mani contemporaneamente sciolsero il nodo che chiudeva la vestaglia e la spostarono sui lati. Allora il Gryffindor si lasciò cadere in ginocchio davanti al compagno e gli abbassò l’elastico dei pantaloni quanto bastava per esporre la sua eccitazione. La prese subito in bocca, succhiandola, e Draco si abbandonò con la schiena contro l’armadio, sospirando. Harry sorrise soddisfatto senza lasciare il membro del compagno, e prese a muoversi e a succhiare con metodo, cercando di portare l’altro all’orgasmo in fretta. Era stato un attacco di lussuria improvviso e voleva che anche lo Slytherin avesse quell’impressione di desiderio insopprimibile e incontrollabile. Draco, col velocizzarsi dei movimenti, portò entrambe le mani alla testa del compagno, quasi a sostenersi. Gemeva con poco contegno e Harry ne era quanto mai deliziato. In quel momento non avrebbe voluto nient’altro che sentire Draco esplodere nella sua bocca. Fu presto accontentato, avvertito solo da un gemito rauco dello Slytherin, che strinse di più i suoi capelli affondandosi nella sua gola. Harry aspettò che l’intero orgasmo del compagno fosse passato prima di tirarsi indietro e riaggiustargli i pantaloni. Con un sorrisetto beffardo si alzò in piedi e fissò Draco quasi con aria di sfida. Lo Slytherin sorrise debolmente e gli passò un dito all’angolo della bocca, traendolo coperto di una sottile striscia biancastra. Harry prese immediatamente la punta del dito fra le labbra, succhiandola, facendo gemere Draco d’appagamento ancora una volta.
Il ragazzo biondo riaffondò le proprie dita nei capelli del Gryffindor e lo trasse a sé, dandogli un bacio soddisfatto e tenero.
“Non so come ti vengano fuori queste cose,” mormorò contro le sue labbra, appoggiando la propria fronte a quella del compagno, “ma sono sempre bene accette.”
Harry lo baciò di nuovo, sentendosi innamorato come una pera, e attese un minuto che Draco si riprendesse prima di staccarsi da lui e di andare a sedersi sul letto. Draco lo osservò incuriosito aspettando la sua prossima mossa. Non c’era dubbio che Potter stesse facendo il languido di nuovo, il che preannunciava aria di sesso, ma non si sentiva proprio in gran forma al momento, probabilmente anche perché aveva una fame da lupi.
“Pensavo che ora potremmo vedere se il mio nuovo regalo funziona,” mormorò Harry senza guardarlo direttamente negli occhi, ma voltato verso il fuoco.
Draco ringhiò nel profondo della gola. Si avvicinò al letto e si sedette di fianco a lui, baciandogli il collo esposto. Poi gli passò una mano attorno alla vita e lo trascinò con sé disteso sul letto, girato su un fianco. Col braccio intrappolato lo abbracciò, mentre l’altra mano andò ad accarezzargli il basso ventre. Mentre gli baciava e succhiava il lobo dell’orecchio, facendo sospirare il ragazzo fra le sue braccia, lanciò un’occhiata all’orologio. Tra poco avrebbero chiamato per il pranzo e non intendeva perderselo né presentarsi in condizioni pietose, quindi non c’era tempo per un rapporto completo.
“Il tuo regalo lo proviamo stasera,” gli sussurrò nell’orecchio, leccandoglielo subito dopo, “voglio godermelo e ora non c’è tempo.” La sua mano scivolò sotto l’elastico dei pantaloni che indossava Harry, afferrando la sua erezione e scoprendola. “Vediamo cosa riusciamo a combinare nel frattempo, eh?” aggiunse, strofinando il proprio naso contro il collo del Gryffindor, godendosi i primi gemiti che le sue carezze stavano causando.
Lo accarezzò lentamente, prolungando il suo piacere il più a lungo possibile, resistendo alla tentazione di andare più veloce anche dopo che una mano del ragazzo moro si chiuse con forza attorno al suo polso, implorandolo di accelerare il ritmo. Quando venne, Harry inarcò la schiena e gridò, tremando violentemente per l’intensità dell’orgasmo. Draco, che intanto si era dilettato a fargli un bel succhiotto sulla spalla, lo tenne fra le sue braccia finchè non si fu calmato, posandogli piccoli bacetti leggeri su tutto il collo e accarezzandogli la pancia.
Si erano rialzati e finalmente vestiti da pochi minuti quando la campana chiamò per il pranzo. Draco accompagnò Harry fino all’uscita guardingo come al solito e lo fece andare via inosservato, dopo avergli aggiustato un po’ i capelli per nascondere l’assenza della cicatrice ed avergli fatto promettere di non parlarne a nessuno, neanche se interrogato da un professore, poi attese qualche minuto prima di seguirlo. Nel tragitto dalla sala comune al salone principale incontrò il professor Snape, col quale fece gli ultimi metri discutendo amabilmente dell’interessante relazione che aveva dato loro da svolgere e dell’unica difficoltà che stava incontrando con un ingrediente piuttosto insidioso. Al professore, inavvertitamente, scappò la risposta. Giunto al tavolo si sedette proprio di fronte a Potter, con la scusa di sedersi di fianco al professore con cui era arrivato, e fu piacevolmente allietato per l’intera durata del pasto da un piedino e da un discreto spettacolino di allusioni col cibo. Quando si alzò da tavola, pieno fino al limite di ogni genere di leccornie, per andare a riposare un’oretta, Draco si disse che in fondo quel Natale si stava rivelando meglio del previsto. Forse sarebbe sopravvissuto alle vacanze.
Subito dopo pranzo Harry andò a recuperare il suo mantello dell’Invisibilità e fece ritorno nei sotterranei per prendere i suoi regali di Natale e portarli in camera. Draco fu molto chiaro in merito al pomeriggio. Si sarebbero incontrati quella sera dopo cena, ma per il resto della giornata avrebbe voluto rimanere da solo a farsi gli affari suoi. Harry acconsentì, seppure a malincuore. Non voleva essere ossessivo e anche se avrebbe sentito la mancanza della sua compagnia si disse che era giusto che Draco si tenesse un po’ di tempo libero per fare ciò che voleva. Così, quando si ritirò in camera sua, decise di mettere subito in ordine le sue cose e poi di ritirare i regali. Cominciò a riporre le nuove cose nel suo baule ma, quando estrasse la scatola con le due statuette, si accorse che c’era solo il falco. Sospirò, rendendosi conto che il cobra, probabilmente, era rimasto in camera di Draco e che quindi non avrebbe avuto occasione di recuperarlo fino a quella notte. Poco male, per carità: in effetti, come aveva detto il compagno, quelle due statue erano piuttosto brutte, ma se gliele avevano regalate dovevano avere un qualche valore per lo meno affettivo. Harry prese in mano il falchetto dagli strani cerchi attorno agli occhi e lo osservò con attenzione. Gli stava simpatico. Decise che almeno quella delle due avrebbe potuto tenerla in mostra. Passò un dito sulle penne intagliate nel legno e sospirò. Incredibile come, dopo a malapena un’ora, sentisse già la mancanza del compagno. Non che volesse fare chissà cosa con lui. Gli sarebbe bastato averlo attorno, che dormisse o che studiasse, e sarebbe stato contento. Strinse il falco nel pugno e sospirò, pensando intensamente al ragazzo biondo.
Dalle sue labbra scappò un leggerissimo “Draco”.
Un secondo dopo Harry era sparito.
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