Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Note: In questo capitolo, finalmente, Harry ci mostrerà qualcosa di valido (?) uscito dal suo cervello. Mah… In compenso Draco farà una cosa ASSOLUTAMENTE impossibile, soprattuto per un diciassettenne. Ma in questo caso ho deciso di fingere di non sapere e di non vedere l’irrealtà… Un abbraccio
Sourcreamandonions

 

Harry Potter e il cervello che non ha

parte IX

di Sourcreamandonions

In cui i vistosi miglioramenti di Harry trasformano Draco nell’Incredibile Hulk


Draco si sorprese a mangiarsi le unghie. Con una smorfia indispettita sbuffò
e scattò in piedi, prendendo ad aggirarsi per la sua stanza nervosamente.
Era preoccupato perché quella sciagura di Potter non si era fatta viva da
tre settimane e quando si incontravano nei corridoi faceva finta di non
vederlo neanche; un comportamento anomalo per l’ameba, accompagnato da tanti
altri segni che stesse architettando qualcosa. L’aveva visto spesso con gli
occhi gonfi, a volte con l’aria un po’ depressa. Una notte addirittura era
uscito a farsi un giro per i corridoi, giusto per assicurarsi della
pericolosità del parto della sua mente malata. L’aveva beccato a
corricchiare avanti e indietro per il solito corridoio, così da far apparire
la stanza segreta, dopodichè vi si era chiuso dentro. Draco era stato sul
punto di fare la sua entrata trionfale, ma poi ci aveva ripensato. Aveva una
debolezza, doveva ammetterlo, fin dalla prima volta che si erano incontrati
di nascosto aveva cercato di portarselo a letto. Non si spiegava il perché,
ma dopo lunghe riflessioni era giunto a concludere che Potter lo attizzava.
Quindi sarebbe stato deleterio entrare in quella stanza da solo con lui.
Avrebbero cominciato a parlare, poi a insultarsi, magari anche a picchiarsi,
e lui avrebbe ceduto alla tentazione di prendere Potter e schiacciarlo a
faccia in giù sul materasso. Il fatto che l’altro ci sarebbe stato sempre e
comunque era fuori discussione. Così se n’era andato, lasciando inappurato
il suo misterioso comportamento.
Draco si fermò in mezzo alla stanza, mani in tasca. C’era un’altra cosa che
lo turbava. Erano due settimane che aveva scritto a sua madre chiedendole
quali fossero i suoi progetti per le vacanze di Natale. Se non fosse stata a
casa lui avrebbe dovuto rinunciare a tornare quest’anno. Il solo pensiero
gli rivoltava lo stomaco. Rimanere per quasi tre settimane in quel castello,
obbligato a vedere tutti i giorni i suoi ridicoli professori, Snape escluso,
e quel ridicolissimo preside, per non parlare degli sfigatissimi studenti
che per un motivo o per l’altro non potevano passare a casa le vacanze…
Sarebbe entrato a far parte di quel club di perdenti. E Potter era il re del
club. Se gli fosse toccato di rimanere se lo sarebbe dovuto sorbire tutto il
tempo. Un incubo… Comunque sua madre ancora non gli aveva risposto, e il
tempo stringeva.
Draco decise che avrebbe fatto meglio a scriverle di nuovo. Afferrò penna e
pergamena, scribacchiò velocemente un messaggio breve ma chiaro e conciso e,
piegatolo, lasciò la stanza, dirigendosi verso la guferia.




Draco aveva appena lasciato la guferia e stava tornando verso i sotterranei
decisamente più rilassato quando si sentì posare una mano sulla spalla.
Istantaneamente si voltò, bacchetta già in mano, ma si tranquillizzò, in
parte, vedendo che era Harry.
“Potter… Ti son tornati gli istinti suicidi per farmi gli agguati in questo
modo.”
Il Gryffindor lo guardò in modo stranamente spavaldo e facendo un mezzo
sorrisetto enigmatico.
“Ciao Malfoy, hai un momento?”
Draco lo squadrò stranito e sospettoso.
“Conoscendoti, un tuo momento dura un’ora delle mie, e comunque devo
studiare, non ho tempo da perdere a farmelo succhiare.”
Harry deglutì e sulla sua fronte si formò una ruga, ma subito si rasserenò.
“Ti voglio mostrare una cosa…” insistette.
Draco alzò gli occhi al cielo.
“Cosa potrà mai essere tutto questo mistero?” chiese drammaticamente. “Ho
già visto fin troppo di te, Potter.” Fece per andarsene, ma Harry lo
trattenne per un braccio.
“Ci metterò poco, giuro,” ripetè il Gryffindor testardamente.
Draco sospirò esasperato.
“E sia! Forza, cos’hai di tanto importante da mostrarmi?”
“Seguimi,” disse solo Harry e tirandolo per il braccio lo costrinse a farlo.
Draco gli diede uno schiaffo sulla mano che ancora lo tratteneva per
costringerlo a mollare la presa, ma una volta libero lo seguì in silenzio.
Harry lo guidò fino al solito corridoio.
“Oh, Potty, ti prego! Ti ho detto che non ho tempo per le tue cagate!”
esclamò lo Slytherin.
Harry sorrise e si guardò attorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno,
poi si mise all’opera per far apparire la stanza. Draco lo osservò esibirsi
nel solito pietoso balletto di corsette avanti e indietro, finchè la porta
si aprì e poté seguirlo al suo interno. Era la stessa stanza nella quale
avevano litigato l’ultima volta, cuscini e tutto il resto, solo che al
centro della stanza c’era un Blast-Ended Skrewt chiuso in una grossa gabbia
che dormiva placidamente.
Draco arricciò il naso schifato.
“Volevi mostrarmi che allevi le schifezze come il mezzogigante, adesso? Non
ne sono piacevolmente colpito anche se la cosa non mi sorprende poi tanto…
Spalare il letame è un lavoro che in effetti ti si addice.”
“Stai zitto un momento e guarda,” ribattè Harry.
Draco fece un’aria di sufficienza ma si fermò in mezzo alla stanza. Osservò
attentamente Harry estrarre la bacchetta, posizionarsi davanti alla gabbia e
trarre un profondo respiro. Poi, con inaspettata convinzione, pronunciò
“Crucio”.
Un raggio di luce rossa intensa andò a colpire la creatura, che subito si
accartocciò su se stessa emettendo un verso straziante. Harry mantenne la
concentrazione per qualche secondo, facendo lamentare la bestiola con
maggior intensità, poi abbassò la bacchetta, interrompendo l’incantesimo.
Draco aveva ancora lo sguardo fisso sullo Skrewt. Quello a cui aveva appena
assistito era un vero e proprio Cruciatus, con la stessa potenza che avrebbe
potuto infondergli lui stesso. Potter aveva imparato a lanciare una
maledizione in modo decente. Il suo cervello si rifiutava di accettare
quell’eventualità.
Harry attese una reazione da parte di Draco e, quando finalmente lo
Slytherin si voltò a guardarlo con un’espessione stupita in volto, sentì
un’ondata di calore invadergli lo stomaco. L’aveva colpito e in positivo.
Era riuscito a conquistarsi un po’ di rispetto.
Draco scosse la testa incredulo, poi gli chiese “Sei stato miracolato,
Potter? Questa da dove ti è uscita?”
Harry sentì l’orgoglio montare dentro di sé e sorrise fiero.
“Mi sono allenato. Dopo quello che mi hai detto ho pensato che in fondo,
almeno su qualcosa, avevi ragione. Se appena nato ho avuto il potere di
vincere la maledizione di Voldemort, dovevo poter fare di meglio. Così ho
deciso di concentrarmi su questo maledetto incantesimo finchè non mi fosse
riuscito.”
Harry si mise a ridacchiare per la battuta involontaria che gli era sfuggita
tra maledizione e maledetto.
Draco non ci fece caso, ancora troppo sconvolto.
“E tutte quelle cazzate da cuoricino debole sul non far del male agli
altri?” gli domandò.
Harry alzò le spalle.
“È ciò che mi ha creato più problemi. Alla fine è stato il tuo discorso ad
aiutarmi.”
Draco corrugò la fronte.
“Quale discorso?”
“Quello sulla mosca.” Vedendo che Draco non sembrava aver capito il
collegamento Harry si spiegò meglio. “Ti ricordi, quel giorno in cui siamo
stati a guardare quella povera mosca bagnata morire? Tu mi hai fatto tutto
quel discorso su come ad alcune persone,” e qui esitò, per poi aggiungere,
sottovoce “tipo me,” e riprendere con il solito tono “soffrire può anche
piacere. Quasi. Beh, ci ho messo un po’, ma alla fine ho scoperto che, se mi
concentravo su quel pensiero e me ne convincevo, l’incantesimo mi veniva
perfettamente.”
Ed era vero. Ci aveva messo un bel po’ a capire che quello era l’unico modo
in cui avrebbe potuto lanciare una maledizione. Anche perché in fondo a lui
non piaceva soffrire, al massimo cominciava ad abituarsi al fatto che,
quando faceva sesso con Draco, dolore e piacere si mescolassero in un
tutt’uno, e che la cosa potesse diventare anche eccitante. Però se si
convinceva del discorso di Draco per il tempo sufficiente a lanciare
l’incantesimo non gli sembrava più di far del male alla creatura che aveva
davanti, ma di permetterle di provare una nuova sensazione. Anche il suo
cervello sentiva che la scusa era un po’ tirata, ma se voleva riuscirci
doveva ignorare queste formalità. E, sinceramente, era molto soddisfatto di
se stesso. Soprattutto perché ora Draco lo stava guardando con quegli occhi…
“Non ha molto senso, ma d’altronde è un tuo meccanismo cerebrale, quindi non
mi stupisce più di tanto…” commentò Draco alzando le sopracciglia.
A Harry venne l’acquolina in bocca a guardarlo. Quanto era bello! Era
veramente da togliere il fiato. Si notava anche tra la folla, ma così, a
poca distanza, stando da soli, era una visione quasi insostenibile. Sentì un
intenso rossore diffonderglisi sulle guance, e la situazione peggiorò quando
le labbra dello Slytherin si incurvarono in un sorriso malizioso.
“Che dire, Potty?” A Harry, al solo sentire il suo soprannome, si strinse la
bocca dello stomaco. “Sono, guarda, non riesco neanche a dirlo,
piacevolmente sorpreso. Alla fine non mi sbagliavo poi molto sul tuo conto
allora…” Harry corrugò la fronte, non capendo a cosa alludesse il compagno.
“Credi che avrei perso tempo con te se non avessi sperato, nel profondo, di
ottenere qualche buon risultato? Non pensare che io sottovaluti i tuoi
poteri. Tu potresti diventare molto più forte se ben indirizzato, ne sono
convinto. Solo che da solo non ci arriverai mai…”
“Ma io ho te,” disse subito Harry.
Le parole di Draco stavano accendendo nel suo cuore una speranza
infinitamente maggiore a quella che pensava di avere. Una volta assaggiato
il miele della considerazione di Draco ne voleva di più.
Draco gli scoccò un’occhiataccia.
“Tu non hai proprio niente,” gli disse.
“Non è vero,” ribattè il Gryffindor, alzando una mano timidamente ad
accarezzargli il braccio. “Tu ora sei qui con me.”
Draco seguì la mano di Harry con gli occhi e la osservò posarsi sul suo
braccio. Sentiva la sua freddezza cedere alla voglia di farselo. In fondo
era solo un istinto naturale. Tornò a fissare il ragazzo che aveva di fronte
negli occhi, e fu sopraffatto dall’incredibile mole di desiderio che vi
scorse. Senza pensarci su troppo, colmò la distanza che li divideva e posò
le labbra sulle sue in un bacio pieno di trasporto.
Harry mugulò quando le loro labbra si incontrarono, sorpreso. Sentendo la
passione che Draco stava mettendo nel bacio, aprì un po’ la bocca, lasciando
che la lingua del compagno potesse raggiungere la sua. Quando sentì il suo
tocco caldo e sensuale, accompagnato da una mano che, insinuatasi
nell’intrico dei suoi capelli, gli stava piegando maggiormente di lato la
testa, già fu al colmo dell’eccitazione. Aveva pensato a Draco ogni momento
in quelle settimane in cui non si erano parlati, e il ricordo delle due
volte in cui erano andati a letto insieme lo aveva accompagnato ogni notte.
Non aspettava altro che sentire di nuovo il contatto delle sue mani sul suo
corpo, sentirlo muoversi su di lui, dentro di lui, sentirlo gemere e
ansimare.
Draco spinse alla cieca Harry verso il muro più vicino. Quando lo raggiunse
vi schiacciò contro il compagno con poca gentilezza, tanto che gli fece
battere la testa piuttosto violentemente. Harry interruppe il bacio per
lamentarsi, ma Draco colse solamente il momento per sfilarsi la divisa e
togliergli gli occhiali, ricominciando poi a baciarlo con maggior foga.
Harry fece scendere le mani sulla vita dello Slytherin cercando il contatto
con la sua pelle morbida. Con gesti in realtà poco coordinati, visto che il
bacio di Draco lo stava stordendo, gli strattonò la camicia fino a tirarla
fuori dai pantaloni e insinuò le mani al di sotto, accarezzando la sua
schiena calda. Draco si spinse ancor più contro di lui, facendo aderire i
loro corpi perfettamente, e abbandonò la sua bocca, affondando il viso nel
suo collo. Harry strinse a sé il compagno, gemendo ad ogni bacio e ad ogni
morso che Draco alternava nella sua discesa verso l’incavo della spalla.
Giunto alla meta, lo Slytherin passò l’intera lingua sul punto per poi
prendere la carne tenera tra i denti e succhiarla. Harry sentì che le gambe
gli cedevano e lentamente si lasciò scivolare contro il muro verso il basso,
fino a cadere in ginocchio davanti a Draco, che lo lasciò fare.
Con mani tremanti per l’eccitazione, incapace di mettere a fuoco
decentemente per la mancanza degli occhiali e senza rendersi conto di cosa
stesse succedendo perché il sangue sembrava aver disertato il suo cervello
tutto d’un colpo, Harry si affannò ad aprire i bottoni dei pantaloni di
Draco, per poi farli scivolare in giù fino alle caviglie, accompagnati dai
boxer neri attillati che, Harry stava scoprendo, erano un po’ il suo marchio
di fabbrica. L’erezione dello Slytherin appena liberata gli ballonzolò
davanti alla faccia, e senza pensarci su Harry la prese con una mano,
facendola scorrere lentamente verso l’alto e poi verso il basso.
Draco gemette debolmente, stringendo gli occhi, e Harry alzò lo sguardo sul
suo viso arrossato. Lo vedeva sfuocato, ma l’espressione di piacere che vi
era dipinta era inequivocabile. Ripetè il movimento con un po’ più di
convinzione per due volte, godendosi le facce di Draco, poi si fermò,
abbassò gli occhi di nuovo e con una mossa decisa avvicinò la bocca alla
punta del membro del compagno, succhiandola brevemente. Draco si lasciò
scappare un “ah!” soffocato e si appoggiò con gli interi avambracci al muro
di fronte a lui per sostenersi. Harry gli mise una mano sul fianco per
limitare i suoi movimenti e non rischiare di morire soffocato come l’ultima
volta, mentre con l’altra mano guidava Draco più a fondo nella sua bocca.
Sentire il suo sapore sulla lingua lo infiammò d’eccitazione; si rese conto
che in realtà quel sapore non l’aveva mai dimenticato e che gli mancava. Con
calma mosse la testa avanti e indietro, aiutandosi con la mano, alternando
questi movimenti a brevi suzioni. I gemiti di Draco gli giungevano
all’orecchio indistinti, perché sentiva il sangue rombargli nelle orecchie
scandendo il battito del suo cuore che si confondeva a quello dello
Slytherin, che percepiva sulla propria lingua e sotto la propria mano.
Seguendo quel ritmo, che si stava facendo frenetico, accelerò i suoi
movimenti. Draco prese a muovere il bacino alla stessa velocità e,
nonostante la mano che aveva posto sul suo fianco frenasse in parte la sua
forza, Harry dovette concentrarsi per cercare di rilassarsi e permettere al
compagno di affondare maggiormente nella sua bocca. Harry sentì i muscoli di
Draco tendersi sotto il suo tocco e in un secondo pensò che, se gli avesse
permesso di venire ora, non avrebbe ricevuto granchè in cambio, visto il
tipo. Quindi a malincuore allontanò il viso dal ventre del biondo,
succhiando un’ultima volta la punta della sua erezione, si sfilò la tunica
e, seguendo il muro, si rialzò in piedi con gambe malferme.
Draco sogghignò, cosa che Harry non si aspettava di certo; avrebbe detto che
l’azione gli sarebbe costata un bel morso come minimo, o una battutaccia
acida sulle sue scarse capacità, ma evidentemente alla terza volta era
migliorato. Lasciò che il biondo lo afferrasse di nuovo per i capelli,
com’era sua abitudine, e lo attirasse a sé in un bacio profondo.
“Astuto, Potty,” ansimò Draco quando gli lasciò per un secondo le labbra,
ricominciando subito a baciarlo con ardore.
Harry non capì a cosa si riferisse, ma non diede particolare peso alla cosa,
perché in quel momento le mani di Draco scesero a slacciargli i pantaloni,
per poi abbassarli e lasciarli cadere insieme alle mutande. Harry estrasse i
piedi dall’intrico di vestiti, così da avere le gambe libere. Le mani di
Draco risalirono lungo il retro delle sue cosce e accarezzarono le sue
natiche nude, poi si sentì sollevare leggermente da terra, schiacciato con
più forza contro il muro. Intuendo le intenzioni di Draco, Harry divaricò le
gambe e ne alzò una, avvolgendola attorno alla gamba del compagno. Questo si
spinse contro di lui ancora una volta e, portando una mano sotto la coscia
alzata di Harry, lo sollevò da terra con più decisione. Sentendo i muscoli
delle spalle di Draco guizzare sotto le sue mani, Harry si strinse a lui con
più forza, e istintivamente alzò anche l’altra gamba da terra,
avvinghiandosi così con entrambe attorno alla vita del biondo. Le mani di
Draco andarono sicure a sostenerlo dal basso e al contempo lo posizionarono
di modo che la penetrazione fosse il più agevole possibile. Harry si preparò
al doloroso momento iniziale allontanando la propria bocca da quella del
compagno e nascondendo il viso nel suo collo. Sentì Draco muoversi e trasse
un profondo respiro.
Quando Draco si spinse un po’ dentro di lui, Harry sospirò, ma notò che
stavolta la penetrazione era stata leggermente più agevole. Distrattamente,
il suo cervello gli comunicò che probabilmente fosse grazie al pompino che
gli aveva fatto prima, e che fosse per quel motivo che Draco lo aveva
trovato astuto. Quasi gli venne da ridere, se non che lo Slytherin lo
abbassò maggiormente, penetrando più in profondità e togliendogli il
respiro. Ancora una spinta e Harry sentì l’inguine di Draco premere contro
il suo fondoschiena.
Sostenendolo con tutto il suo corpo, lo Slytherin cominciò a muovere il
bacino lentamente, spingendosi dentro Harry il più possibile, tanto da
sollevarlo ulteriormente, e ritirandosi solo di poco, così da non perdere la
posizione. Avvertì una mano del compagno salire a stringergli i capelli,
mentre sentiva i suoi ansimi e lamenti nell’orecchio. Sapeva che in quel
momento non doveva essere al settimo cielo, così abbassò il volto sul suo
collo, lasciandovi dei piccoli baci che presto fecero venire la pelle d’oca
al Gryffindor.
Harry sentiva una serie infinita di scosse di piacere partire da ognuno di
quei baci per poi scendere alle sue parti basse. Abituandosi ai movimenti di
Draco, la sua eccitazione, mai del tutto scemata, si risvegliò con vigore, e
presto anche la sua erezione iniziò a reclamare attenzioni.
Cercando di trovare la forza di parlare in mezzo ai sospiri, avvicinò la sua
bocca all’orecchio dello Slytherin, ma tutto ciò che riuscì a pronunciare fu
il suo nome in un sussurro.
“Draco…”
Tuttavia Draco sembrò capire esattamente cosa intendesse. Infatti aumentò di
colpo il ritmo delle spinte, e portando la bocca più vicino al suo orecchio
mormorò soltanto “Tieniti, Potty.”
Harry fece come gli era stato detto, stringendo più che poté la presa sia
attorno al suo collo sia attorno alla sua vita, così da non cadere. Draco
cautamente spostò una mano da sotto di lui in mezzo ai loro corpi e afferrò
il membro di Harry senza smettere di muoversi. Il Gryffindor gemette
deliziato e Draco si mise a muovere velocemente la mano, portandolo al
limite il più velocemente possibile. Harry mugulava e sospirava ad ogni
movimento, accelerando con quella colonna sonora la corsa di Draco verso il
piacere e costringendolo ben presto a muoversi freneticamente. Draco stava
per lasciarsi andare quando una delle mani di Harry si staccò dal suo collo
e andò a ricoprire quella che lo stava accarezzando; il moro un secondo dopo
emise un alto gemito e raggiunse l’orgasmo. Draco lo sentì irrigidirsi,
tendersi e rilassarsi fra le sue braccia, ansimando pesantemente, e con un
ultimo sforzo si spinse completamente dentro di lui. Avvertì un enorme
calore raccogliersi nel suo basso ventre e, mordendo il collo del ragazzo
che ancora aveva in braccio, venne violentemente dentro di lui.
Si accasciò al suolo quasi senza rendersene conto, vinto dalla spossatezza,
rilassandosi tra le braccia del compagno che lo stringeva a sé e ancora
tremava per il piacere. Era completamente sudato e le braccia gli dolevano
per lo sforzo prolungato.
“La prossima volta,” biascicò nell’orecchio di Harry, “ti faccio un
incantesimo di levitazione prima, così non mi spezzi le braccia con il tuo
dolce peso.”
Il Gryffindor ridacchiò senza fiato e mugulò in assenso. Dopo qualche minuto
il respiro tornò alla normalità e la posizione cominciò a risultare scomoda
per entrambi.
“Levati un po’, Potty; mi stai facendo venire le formiche nelle gambe,” lo
esortò Draco.
Harry avrebbe voluto rimanere stretto a lui molto più a lungo, ma sapeva che
non sarebbe stata una mossa furba, così si trascinò a una trentina di
centimetri di distanza, per poi collassare sul pavimento.
“Non ce la faccio più di così,” sentenziò.
Anche Draco si era spostato, ma dalla parte opposta, e si era girato così da
dare le spalle al muro e potersi appoggiare. Ora se ne stava seduto con la
testa bionda madida di sudore appoggiata alla parete, gli occhi chiusi, e
respirava profondamente. Harry pensò che non aveva mai visto niente di così
bello e che l’odore di Draco, anche quando sudava, era un profumo
dolcissimo. Anch’egli chiuse gli occhi e sentì il torpore impossessarsi di
lui.
Stava per addormentarsi quando qualcosa lo colpì in pieno viso. Aprì gli
occhi, sbattendo le palpebre per cercare di mettere a fuoco, e vide che
erano i suoi vestiti. Draco era di nuovo in piedi e si stava rivestendo; non
che si fosse spogliato poi molto. Harry riinfilò i suoi indumenti in fretta,
senza cercare di rendersi ordinato e presentabile, poi estrasse la bacchetta
e disse “Accio occhiali”, i quali gli volarono immediatamente tra le mani.
Li inforcò giusto in tempo per vedere Draco che si riassettava i capelli
alla meglio con le mani.
Harry sapeva che ora se ne sarebbe andato via e avrebbe voluto fermarlo,
dirgli qualcosa, chiedergli di incontrarlo al più presto, ma non ne aveva il
coraggio. Tutta la spavalderia che aveva messo insieme col suo successo nel
lanciare la maledizione l’aveva usata per indurre Draco a sbatterlo contro
il muro, e ora si sentiva piccolo e fragile. Guardò quindi impotente Draco
che, pronto per andarsene, l’avrebbe lasciato lì solo senza dire una parola.
In effetti lo Slytherin fece per andarsene, ma prima si chinò verso Harry e
gli sussurrò all’orecchio “È stata un’esperienza interessante. Dovremmo
replicarla, non trovi, Potty? Aspetto che tu mi venga a cercare…”
Detto questo si rialzò e si allontanò in direzione della porta, senza
voltarsi prima di lasciare la stanza e senza salutarlo. Harry comunque non
ci fece caso. Le ultime parole di Draco gli erano affondate dritte al cuore.
Era stato gentile, per essere Draco si intende, e gli aveva dato
un’insperata speranza. Harry aveva il cuore a mille. In nessun modo avrebbe
potuto essere più felice di così. Aspettò di riprendersi prima di lasciare a
sua volta la stanza, poi uscì con circospezione e si diresse di corsa verso
il suo dormitorio. Aveva voglia di saltare e di cantare, ma per il momento
farsi una bella doccia sarebbe stato più che sufficiente.