Disclaimer: Questi personaggi non mi
appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio
crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Harry Potter e il cervello che non ha
parte VII
di Sourcreamandonions
In cui la mente di Harry già tracolla e Draco
un po’ calca la mano
Passarono quattro giorni senza che nessuno dei
due ragazzi facesse il primo
passo rivolgendo la parola all’altro. Harry era troppo orgoglioso per
avvicinare Draco chiedendogli nuovamente lezioni; inoltre era in via di
guarigione e ora che si sentiva meglio avrebbe preferito evitare di subire
lo stesso trattamento dell’ultima volta, anche se il ricordo era diventato
il suo pensiero fisso. Quanto allo Slytherin, ancora non si era perdonato di
essersi intrattenuto con Potter, e non aveva fatto altro che chiedersi se
fosse stata una sua debolezza momentanea o un serio punto debole di cui
sbarazzarsi, per esempio uccidendo Harry.
La sera del quarto giorno Draco era particolarmente nervoso, tanto che anche
Harry lo notò osservandolo da lontano e di sfuggita. Non era riuscito a
studiare molto quel pomeriggio, e tutto per colpa dello sporco Potter che
infestava la sua mente con il suo sorriso beota. La verità era che non
sopportava di sapere che, nonostante le lamentele, Harry era in fondo
essenzialmente felice per ciò che era successo. Avrebbe preferito saperlo
scosso quanto lui per l’assurdità della situazione. Era così preso dalle sue
preoccupazioni che quando si sedette a tavola e trovò una lettera
indirizzata a lui davanti al suo piatto non ci fece molto caso.
Sovrappensiero l’aprì e cominciò a leggerla. Erano poche parole; era
invitato a presentarsi ad un appuntamento quella sera stessa. Draco sbuffò.
Lei non gli interessava e non aveva voglia di attirarsi anche quella piaga,
ma alla fine della cena si sentiva così depresso che si sarebbe fatto un
cane pur di dimenticare di aver baciato Potter, così all’ultimo momento
decise di recarsi nel luogo prefissato.
Harry aveva seguito con attenzione i suoi movimenti durante la cena e aveva
osservato sospettoso la lettera che Draco aveva trovato sulla tavola. Aveva
passato tutto il tempo a torturarsi di curiosità e, quando dopo aver finito
Draco si alzò e lasciò la sala, Harry attese un secondo e lo seguì.
Tenendolo d’occhio da una distanza di sicurezza, lo vide salire sempre più
in alto, verso la Torre di Astronomia, un posto piuttosto strano per uno
Slytherin, soprattutto a quell’ora… Fece per seguirlo quando la scala sulla
quale si trovava decise di cambiare e si trovò costretto a fare un giro
dell’oca infinito prima di arrivare alla meta.
Si fermò un momento prima di aprire la porta che portava alla Torre. Tese le
orecchie per sentire se ci fosse qualcuno e in effetti udì, attutite
attraverso la porta di legno, prima la voce timida di una ragazza che gli
sembrava di conoscere, e in seguito quella di un ragazzo che era certo di
conoscere. All’improvviso calò il silenzio anche dalla parte opposta della
porta e Harry, incapace di trattenere oltre la curiosità, si avvicinò
all’uscio ancora di più e lo schiuse silenziosamente, facendo capolino. Ciò
che vide lo pietrificò.
Draco stava in piedi vicino al muro e stava baciando con evidente trasporto
una ragazza magra coi capelli neri. Harry ci mise un attimo a riconoscerla,
poi ebbe un’illuminazione: era Cho! Non c’erano dubbi che fosse lei, ma come
era diversa, più appassionata rispetto a quando aveva baciato lui…Tuttavia
Harry non poté non notare che la cosa lo lasciava totalmente indifferente;
non sentiva alcun impeto di gelosia sapendo la sua ex ragazza tra le braccia
di un altro. Ma per Draco…era tutta un’altra cosa. Si sentì morire, bruciare
d’ira e attanagliare la gola da una crisi di pianto tutto in una volta sola.
Non poteva sopportare neanche il pensiero di Draco tra le braccia di
un’altra. Che stupido, in tutti quei giorni non si era minimamente
preoccupato del fatto che Draco potesse trovarsi un altro o un’altra. Eppure
avrebbe dovuto. Draco era bello come il sole, e quando passava lui la scia
dei cuori infranti si estendeva per chilometri. Ed eccolo lì, davanti a lui,
a baciare Cho! Una ragazza… Come poteva Harry competere con una femmina? Gli
mancava qualcosa e aveva decisamente qualcos’altro di troppo… Forse Draco
preferiva le ragazze e in quel caso lui non avrebbe avuto neanche un’ombra
di speranza.
Harry si riscosse dal torpore che l’aveva avvolto per lo shock e in quel
momento, non resistendo alla tentazione di guardar meglio il suo amante, si
accorse che il ragazzo lo stava fissando dritto negli occhi con uno sguardo
tra il malizioso e il divertito. Preso dal panico e cercando di sciogliere
il nodo alla gola che minacciava ora più che mai di farlo piangere, si voltò
di scatto e corse via più velocemente che poté. Si fermò solo quando arrivò
in camera sua. Allora si buttò sul letto e, sollevato almeno che non ci
fosse nessuno dei suoi compagni a vederlo, scoppiò a piangere come un
bambino. Quando riuscì a ricomporsi, qualche minuto dopo, si chiese come
fosse possibile aver reagito tanto male ad una sciocchezza simile. Lui e
Draco non erano mica fidanzati, si disse. Già, ma spiegarlo al suo cuore non
era tanto facile... Incredibile a dirsi, Harry dovette ammettere a se stesso
quella sera che forse si era innamorato sul serio di Draco.
Intanto sulla Torre di Astronomia Draco aveva interrotto il bacio tra lui e
Cho. La ragazza rimase a leccarsi le labbra rapita, gli occhi ancora chiusi.
Lo Slytherin la osservò con un misto di compassione e disgusto, finchè la
Ravenclaw non sospirò “ Wow… Questo sì che era un bacio…”
“Non farci l’abitudine allora…” La bloccò subito Draco, raffreddando con il
suo tono gelido i bollenti spiriti della ragazza. “Mi è appena tornato in
mente un particolare e sono rinsavito. Non mi piace la merce usata. E poi,”
dicendo questo Draco fece qualche passo indietro e si appoggiò al muro,
fingendosi improvvisamente rapito nell’osservarsi le unghie, “farei qualcosa
per quel problemino di eccessiva salivazione, se fossi in te…”
La giovane lo fissò stupita e incredula, poi scosse la testa debolmente e
sussurrò “Ma che problema avete voi uomini?”, dopodichè si defilò in fretta
dalla stanza.
Draco sbuffò scocciato e, lasciati passare un paio di minuti per essere
sicuro di non incontrarla uscendo, se me tornò alla sua sala comune.
Un’altra settimana di silenzio tra i due ragazzi portò infine all’agognata
partita di Quidditch Gryffindor – Slytherin. Harry non si era impegnato
molto negli ultimi tempi e il pensiero di doversi scontrare in partita con
Draco lo angosciava non poco. Quando si alzò quella mattina non si sentiva
particolarmente in forma e le farfalle nello stomaco che la visione di Draco
in uniforme gli causò lo convinse ancora di più che avrebbe fatto meglio a
restarsene nel letto. Dal canto suo, Malfoy non aspettava altro che
accertare due cose: l’effetto che la scenetta della settimana precedente
aveva sortito sul Gryffindor e la sua capacità di battere Potter anche come
Seeker, se non fisicamente almeno con l’astuzia e un po’ di sex appeal.
Quando intravide Harry che, appena entrato in campo, lo squadrò e deglutì
con un’espressione trasognata in volto, sentì che la sua giornata era
destinata a migliorare esponenzialmente.
La partita cominciò in una situazione di totale parità, anche se dopo i
primi minuti di freschezza i giovani Beaters che avevano sostituito i
gemelli Weasley cominciarono a perdere i colpi, permettendo agli Slytherin
di distanziare la squadra dei Gryffindor di una cinquantina di punti.
Ciononostante i giocatori e il pubblico non erano particolarmente
preoccupati; d’altronde loro avevano in squadra Potter, che come Seeker era
imbattibile. Non era una questione di intelligenza, gli scorreva nelle vene,
era un dono dei Potter. Tutti erano sicuri che Harry avrebbe agguantato lo
Snitch, portando la squadra alla vittoria. Tutti, tranne Harry. Lui si
sentiva come un leone in gabbia con Draco che gli girava attorno aspettando
di intravedere per primo il pallino dorato. Per mantenere lucidità si
muoveva continuamente tracciando ampi cerchi in aria, ispezionando così
tutto il campo da gioco.
Fu un attimo. Un lampo dorato balenò alla sua sinistra e Harry senza
pensarci un secondo si precipitò a inseguirlo. Ora lo poteva vedere
perfettamente; lo Snitch era lì davanti a lui e si muoveva zigzagando veloce
a destra e a sinistra, le alucce che frullavano tanto rapidamente da essere
invisibili a occhio nudo. Era così concentrato che si accorse di avere
qualcuno alle calcagna solo dopo un bel po’. Non aveva bisogno di guardarsi
alle spalle per sapere che si trattava di Draco, e poi non poteva perdere il
contatto visivo con il boccino, o gli sarebbe sfuggito.
Il boccino si gettò a capofitto verso il terreno di gioco, e Harry fece lo
stesso. A tratti vedeva Draco avvicinarsi tanto da affiancarlo, per poi
perdere terreno nuovamente. Harry strinse le labbra, sopprimendo un sorriso
soddisfatto. Almeno in questo poteva dirsi superiore al compagno e
nettamente. Ci fu un brusco cambio di direzione, al quale entrambi i giovani
reagirono con un guizzo fulmineo, e poi tre interi giri del campo. Harry
sentiva il vociare dei tifosi delle due case sugli spalti; quelle urla erano
per la maggior parte per lui, ma tutto ciò che riusciva a vedere in quel
momento era il pallino che gli svolazzava davanti. E Malfoy che riguadagnava
terreno, fino ad affiancarlo. Harry strinse i denti, incerto se girarsi a
controllare cos’aveva in mente o no. Alla fine si voltò.
Draco era impegnato a seguire i movimenti dell’oggettino dorato, ma non
appena sentì lo sguardo di Harry su di sé si girò a guardarlo a sua volta e
gli sorrise. A Harry si fermò il cuore per il tempo di un paio di battiti.
Era l’espressione più bella che gli avesse mai visto in volto, un misto di
sensualità e complicità. Vide la mano di Draco lasciare il manico della sua
scopa e posarsi sulla sua coscia, dove le dita si chiusero in una stretta
non dolorosa, ma eccitante.
Harry non capì più niente. Un battito di ciglia dopo si ritrovò distanziato
da Draco di un paio di metri, e mentre si riconcentrava per recuperare, il
biondo allungò il braccio e afferrò il boccino. Ci fu un secondo di silenzio
assoluto, poi un boato simile ad un esplosione proveniente dagli spalti
degli Slytherin. Harry si fermò a mezz’aria e fissò sconfitto Draco che
alzava orgoglioso lo Snitch al cielo perché tutti lo ammirassero.
Tristemente cominciò a perdere quota e scese fino a toccar terra, per poi
lasciare il campo con lo sguardo fisso al suolo.
Non osò guardare negli occhi i suoi compagni di squadra, ma sentì vagamente
Ron ringhiare a qualcuno, seppur sottovoce “Forse avremmo fatto meglio a
tenerci mia sorella come Seeker. Siamo ancora in tempo per cambiarlo…”
Depresso e furioso con se stesso e con tutti quelli che gli stavano attorno
si cambiò di corsa e senza rivolgere loro la parola si allontanò.
Harry era seduto sui gradini del cortile interno. Tutti gli altri studenti
erano nella sala grande a cenare, ma lui non aveva fame e voleva rimanere
per un po’ da solo. Non ce la faceva più a sopportare le pressioni esterne
che sempre più gli rendevano la vita difficile, ma faceva fatica a
sopportare anche se stesso questa volta. Era diventato un’ameba, non aveva
più neanche l’orgoglio personale di non mettersi in ridicolo in pubblico.
Era cotto a puntino e Draco se n’era accorto e se ne stava approfittando.
Non che lo Slytherin avesse dimostrato grande intuizione sulla questione;
chiunque se ne sarebbe accorto al suo posto. Era colpa di Harry che era un
deficiente e faceva trasparire tutto ciò che provava e pensava.
Harry era così intento a piangersi addosso che non si accorse della figura
che gli si era avvicinata da dietro a si era fermata proprio alle sue
spalle. Fu così che trasalì quando qualcuno si sedette di fianco a lui e gli
piantò in mano un panino imbottito con pollo e pomodori. Harry si fissò le
mani sconcertato, poi alzò lo sguardo per vedere chi si fosse preoccupato
del suo sostentamento e a momenti lasciò cadere il panino. Al suo fianco era
seduto Draco che teneva gli occhi fissi nell’oscurità davanti a sé.
Harry non sapeva cosa dire. Non si sarebbe mai aspettato un gesto simile da
Malfoy, al massimo un’umiliazione pubblica. Era senza parole, eppure si
sentiva in dovere di dirgli qualcosa. Stava ancora cercando il modo migliore
di cominciare quando Draco lo battè sul tempo.
“Non parlare Potter, in questo momento sei più decerebrato del solito. Non
faresti altro che renderti ridicolo.” Sempre senza guardarlo fece una pausa,
poi continuò. “Pensavo di metterci un po’ di più a ridurti così. Sei la
depressione incarnata, fai venir voglia di suicidarmi anche a me, che di
motivi proprio non ne ho. A parte forse essermi scopato una mezza sega come
te. Speravo che te ne fregasse qualcosa di elevarti sopra lo schifo di gente
che affolla questa scuola, credevo che i tuoi “allenamenti” potessero
portare a qualcosa di buono. Mi avevi quasi convinto che ne valesse la pena
di perdere tempo con te.” Draco si alzò in piedi. “Evidentemente mi
sbagliavo. Sei solo un buono a nulla e un imbarazzo per la natura.”
Detto questo si voltò e fece per andarsene, ma Harry scattò in piedi e lo
bloccò, afferrandogli un braccio con la mano.
“Me ne frega invece!” esclamò, la voce che già tradiva agitazione. “Me ne
frega eccome. Ma… Non è colpa mia se tutte le volte c’è qualcosa di nuovo
che mi mette i bastoni fra le ruote.”
Draco lo guardò con sufficienza.
“E stavolta cos’è stato? Il tuo cervello?”
Harry si fissò i piedi per un attimo. Non poteva sputtanarsi subito, anche
se Draco aveva già capito tutto.
“Non… Questi non sono fatti tuoi, Malfoy. Ho i miei problemi.”
“Su questo non ci sono dubbi. Ti capisco, anch’io ho un problema: te.”
Harry lo guardò ferito.
“Bene, allora siamo pari visto che la cosa è vicendevole.”
“Oooh, Potter, hai mangiato la pagina V del dizionario? Che bravo…” lo prese
in giro Draco.
Harry tolse la mano dal braccio di Draco e si risedette sui gradini.
“Allora sei venuto a dirmi che i nostri incontri notturni finiscono qui?”
Draco soppesò la risposta.
“Tendenzialmente…”
“Oppure?” chiese Harry speranzoso.
“Oppure non lo so. Credi nei miracoli?”
Harry chiuse gli occhi. Tanto valeva giocarsi il tutto per tutto.
“Stasera?”
“Mh…” bofonchiò solamente Draco.
Harry attese un secondo e udì lo Slytherin allontanarsi a lunghi passi. Non
gli aveva risposto propriamente di sì, ma c’erano buone possibilità
dopotutto. Già, per cosa? Non sapeva cosa sarebbe successo quella notte, né
cosa desiderava fare. Temeva in fondo di cedere di nuovo ai suoi ormoni.
Draco era veramente bellissimo…
Harry scosse la testa. Era inutile preoccuparsi ora di cosa avrebbero
combinato. Dipendeva tutto da Draco, lui al massimo avrebbe potuto
acconsentire o subire con la forza. Sorridendo tra sé e sé per nessun buon
motivo addentò il panino che ancora teneva in mano. Il sorriso sul suo volto
si allargò. Era delizioso.
Harry era sdraiato sul letto che era apparso nella camera segreta. Si era
concentrato per far apparire la camera di Draco, ma con pochi risultati. Il
massimo che era riuscito ad ottenere era un caminetto e un largo letto, ma
per il resto non c’entrava proprio niente con la solita stanza. In effetti,
assomigliava molto di più a una sua ipotetica camera ideale. I colori erano
più sgargianti e l’atmosfera era nel complesso più calorosa e accogliente.
Anche le lenzuola non erano raffinate ed eleganti come al solito ma rosse e
di cotone.
Aveva passato le ultime due ore alternando lunghe camminate su e giù per la
stanza a minuti di forzato relax sdraiato sul letto. Aveva sperato che Draco
sarebbe arrivato presto, ma non era stato così, e ora si stava facendo
tardi. Harry si rimproverò per la sua ingenuità. Draco non gli aveva detto
che sarebbe venuto e dopo gli ultimi avvenimenti era prevedibile che non si
presentasse all’appuntamento.
La porta ad un tratto si aprì e Draco entrò deciso, chiudendola dietro di
sé. Si bloccò all’entrata e volse lo sguardo per la stanza. La sua
espressione divenne orripilata.
“Potter… Sto per svenire…” mormorò, poi si coprì la faccia con le mani. “Che
schifo!” esclamò con voce lamentosa.
Harry si sentì come al solito offeso e rattristato.
“Pensavo non venissi più. Stavo per andarmene…” bofonchiò fingendo distacco.
Draco fece spallucce, avvicinandosi all’altro lato del letto.
“Pensa che dispiacere se non ti avessi trovato…” disse, poi scosse la testa
e aggiunse “Rosso, cos’altro potevo aspettarmi da te? Ancora ancora che non
c’hai messo i bordini dorati…” Si sdraiò sul letto e incrociò le mani dietro
la testa, accavallando le gambe. “Il poco gusto dei Gryffindor trova in te
il suo miglior esponente senza ombra di dubbio,” commentò.
Harry sbuffò.
“Non ce la fai a trattenerti, eh?” disse stizzoso. Inspirò per ritrovare un
po’ di calma e chiese, girandosi su un lato per guardare il ragazzo disteso
al suo fianco, “Come mai hai fatto così tardi?”
Draco sogghignò.
“Che c’è, Potty, sei geloso?” chiese di rimando con intenzione maliziosa.
Harry corrugò la fronte.
“E perché dovrei?” rispose acido, ma Draco non si scompose.
“La settimana scorsa mi sembravi piuttosto sconvolto…”
“Non so di cosa tu stia parlando,” intervenne Harry, ma Draco continuò.
“Che ne so, magari una mammoletta come te pensava che dopo essermi scopato
te avrei smesso di farmi gli altri per vivere in amorevole fedeltà. Sai,
quelle cose tipo per sempre felici e contenti.”
“Non dire stronzate,” ringhiò Harry a denti stretti.
“Sarebbe normale, immagino, in fondo era la tua prima volta e tu sei un tale
romanticone…”
“Piantala!” Harry cercò di zittirlo.
Non riusciva a sopportare che, di tutti gli argomenti sui quali Draco
avrebbe potuto prenderlo in giro, lui scegliesse proprio i suoi sentimenti
nei suoi confronti. Era il punto su cui si sentiva più vulnerabile.
“Uh!” ululò Draco fingendosi sorpreso. “Come siamo suscettibili… Allora ho
toccato un tasto dolente! Dimmi un po’, è perché era la tua troietta cinese
o sarebbe stato lo stesso con chiunque altro?” Vedendo che Harry diventava
sempre più paonazzo ma non rispondeva, Draco calcò la mano. Si avvicinò
all’orecchio di Harry e sibilò “Non saresti dovuto correr via in quel modo.
Immagino tu sia andato a masturbarti in qualche angolo. Peccato, avresti
potuto imparare molto per la tua futura vita sessuale. Ti devo confidare che
la scopata che mi sono fatto con te è stata la peggiore della mia vita in
assoluto. Mi aspettavo un po’ di più. Se è una caratteristica dei Potter mi
domando come abbia fatto tuo padre a riprodursi…”
Harry non ci vide più. Non poteva sopportare oltre gli sbeffeggiamenti di
Draco. Lo Slytherin non riuscì a continuare perché Harry caricò un pugno e
lo colpì in pieno sulla mascella. Colto alla sprovvista Draco si coprì il
viso con una mano e Harry ne approfittò per mettersi a cavalcioni su di lui
e colpirlo un altro paio di volte.
La reazione dello Slytherin però non si fece attendere. Con un potente colpo
di reni ribaltò Potter, facendolo atterrare sulla schiena, così che le loro
posizioni si trovarono invertite. Harry non ebbe neanche il tempo di
accorgersene, perché un pugno di una violenza incredibile lo prese in piena
guancia. Si sentì la faccia sul punto di scoppiare e un dolore lancinante
riempirgli la bocca. Dopo un secondo si accorse che doveva essersi tagliato
l’interno della guancia contro i denti, perché sentiva il chiaro sapore del
proprio sangue sulla lingua. Intanto Draco l’aveva preso per i capelli e
glieli stava tirando con forza per costringerlo ad aprire gli occhi. Quando
lo fece, vide che all’angolo della bocca del ragazzo biondo si era formato
un piccolo taglio dal quale usciva un po’ di sangue. Era opera sua e quasi
si sentì in colpa per avergli rovinato il viso. Avrebbe preferito farlo
soffrire senza rovinargli l’aspetto. Ciononostante era lo sguardo omicida di
Draco che lo preoccupò maggiormente. Incurante del dolore ai capelli allungò
le mani e le chiuse attorno al collo dello Slytherin, sperando così di
fargli mollare la presa.
Draco effettivamente liberò una mano dall’intricata massa di capelli neri,
ma solo per chiuderla in un pugno che andò a colpire Harry in pieno sullo
zigomo. Il Gryffindor lanciò un urlo di dolore, consapevole anche del fatto
che gli si erano rotti gli occhiali e che rischiava di tagliarsi la faccia.
Velocemente lasciò andare il collo di Draco e si portò una mano al viso,
liberandosi delle lenti ormai rotte buttandole a terra.
Draco approfittò del momento di distrazione per girarlo a pancia in sotto e
avvolgergli con un rapido movimento un braccio attorno al collo con
l’intenzione di strozzarlo. Harry mugulò di dolore, inarcando la schiena per
alleggerire la pressione del braccio di Draco sul suo pomo di Adamo, e
raccogliendo le forze gli sferrò una gomitata nelle costole. Draco si
ritrasse con un lamento, mentre Harry si rigirò cercando di riprendere
fiato. Aprendo gli occhi di una fessura, vide che lo Slytherin sembrava in
difficoltà e, sentendo la rabbia riaccendersi nel profondo, gli si slanciò
addosso con un urlo.
Draco cadde nuovamente sulla schiena con le mani di Harry attorno alla gola.
Il Gryffindor si aspettava che cercasse di liberarsi afferrandogli i polsi,
invece Draco allungò le mani verso il suo viso e, tenendogli la testa ferma
da dietro, gli sferrò un pugno dritto sul naso. Il dolore fu lancinante.
Harry si lasciò cadere di lato sul letto chiudendosi a riccio, le mani sul
viso rigato dalle lacrime che erano affiorate automaticamente per il colpo.
Gli sembrava di non poter più respirare e la testa gli scoppiava. Non aveva
neanche la forza di allontanare una mano per accertare se stesse uscendo
sangue o no. Percepì Draco muoversi di fianco a lui, lo udì tossire un paio
di volte e infine avvicinarsi pericolosamente, ma non aveva la forza di
muoversi. Per ripararsi dai colpi che sarebbero arrivati si fece su ancora
di più, coprendosi la faccia al meglio. Le mani di Draco gli afferrarono
ancora una volta i capelli, ma stavolta sentì il suo respiro affannato
sibilargli nell’orecchio.
“Maledetto Potter, mi hai fatto sanguinare un labbro. Giuro che questa me la
paghi…” Draco diede uno strattone per farlo distendere ma Harry tenne duro.
“Resisti? Sono piacevolmente sorpreso…”
Harry sentì una mano di Draco insinuarsi con forza fra le sue cercando il
suo naso e un dito in particolare posarsi sotto il suo setto nasale,
spingendo all’indietro. Il dolore che si unì a quello che già lo affliggeva
divenne insopportabile.
“Ah! Draco, basta!” implorò scoprendosi la faccia e afferrando i polsi dello
Slytherin.
Draco sghignazzò sommessamente.
“Ti ho combinato bene anch’io, da quel che posso vedere. Chissà, magari ti
ho rotto il naso. No, credo che staresti piangendo come un vitello a
quest’ora… Peccato. Comunque adesso avrai capito che non ti conviene
metterti contro di me.”
Harry cercò di mettere a fuoco il viso di Malfoy attraverso la cortina di
lacrime e la sua povera vista.
“Sei solo uno stronzo. Verrà il giorno in cui ti farò pentire di essere
nato!” gli ringhiò contro, riuscendo con uno strattone a liberarsi dalla
morsa che gli stava schiacciando il naso.
“Mi piace quando lottano. Sei un vero spasso,” sibilò Draco, e stavolta a
Harry sembrò di udire una nota di eccitazione nella sua voce.
Istintivamente allungò una mano verso il basso ventre di Draco, andando a
cercare un rigonfiamento nei pantaloni che trovò subito. Il ragazzo di
fianco a lui era eccitato davvero; si era eccitato picchiandolo. Harry non
poté fare a meno di reagire allo stesso modo, nonostante il dolore che
ancora gli offuscava la mente.
“Mh…” mugulò Draco di piacere, e Harry, con una mossa fulminea non del tutto
cosciente, afferrò i suoi capelli biondi con entrambe le mani e lo attirò in
un bacio appassionato.
Draco mugulò di nuovo, stavolta di sorpresa, ma lo lasciò fare, facendo
scivolare la sua lingua nella bocca di Harry che inclinò maggiormente la
testa per permettergli un accesso migliore. Il bacio fu frenetico fin
dall’inizio, dettato dall’improvvisa eccitazione che li aveva attanagliati
entrambi. Harry si distese completamente sulla schiena e attirò Draco su di
sé, lasciando che le loro gambe si incrociassero. Draco spinse col bacino
contro la sua coscia, e Harry alzò un po’ la gamba per strofinarla contro la
sua eccitazione.
“Mmm… Mi piace il sapore del tuo sangue…” mormorò Draco staccandosi dalle
labbra di Harry di un solo centimetro.
Harry non si sentiva particolarmente in vena di sentirlo parlare al momento,
o almeno non del sapore del suo sangue. Freneticamente lo trasse a sé e gli
chiuse la bocca con la propria. Lo baciò con ardore, cercando disperatamente
il contatto con la sua lingua.
Draco mosse la propria gamba contro l’inguine di Harry, strappandogli un
mugolio. Una mano si mosse subito a slacciargli i pantaloni, abbassandoli
velocemente. Harry sollevò i fianchi, permettendo agli indumenti di
scivolargli via. Quando Draco li ebbe tirati giù fin dove arrivava senza
smettere di baciarlo, Harry lo trattenne dall’allontanarsi e scalciando
scompostamente se ne sbarazzò. Per ricambiare il favore portò subito le mani
alla divisa di Draco, togliendogliela con un gesto deciso, per poi passare
alla camicia che portava al di sotto, sbottonandola più velocemente che poté
per poi appoggiare i palmi sul suo petto caldo. Intanto una delle mani dello
Slytherin era andata a cercare l’erezione finalmente libera di Harry. Con un
movimento deciso la accarezzò, per poi afferrarla e stringerla nel pugno.
“Ah!” Harry esclamò tra il dolore e il piacere, ma sempre più eccitato.
Aveva interrotto il bacio e la bocca di Draco scese sul suo collo,
leccandolo come avrebbe fatto un animale selvatico prima di morderlo con
forza sulla spalla. Harry urlò di nuovo, ma Draco non mollò la presa.
Tuttavia ricominciò a muovere la mano su e giù e in Harry si diffuse di
nuovo la strana mescolanza di sensazioni che aveva caratterizzato la loro
prima volta.
Quando Draco trasformò il morso in un bacio, lasciando la spalla di Harry
per baciargli il collo e l’orecchio, nel punto martoriato troneggiava un
enorme segno scuro. Harry lo sapeva benissimo, ma in quel momento non era in
grado di opporre alcuna resistenza. La mano di Draco lo stava portando
sempre più verso l’estasi e la sua lingua calda che gli esplorava l’orecchio
gli mandava brividi in ogni parte del corpo. Era totalmente in suo potere.
Con mani tremanti cercò di slacciare i pantaloni del compagno per liberare
l’erezione che premeva contro la sua gamba, ma si sentiva troppo debole,
come se le sue braccia fossero preda di un crescente formicolio.
Draco si spostò, mettendosi in ginocchio. Velocemente si aprì i pantaloni
per poi abbassarli insieme ai boxer fino a toglierli. Harry non si perse un
secondo di quello spettacolo. Sapeva cosa lo aspettava ma in quel momento
non c’era niente che desiderasse più che sentirsi una cosa sola con lo
Slytherin. Il ragazzo biondo si risdraiò su Harry, cosicchè le loro erezioni
si incontrarono e strofinarono l’una contro l’altra. Harry mosse i fianchi
mugolando e Draco si spinse contro di lui con decisione, facendolo affondare
nel letto. Con le mani andò ad afferrare entrambi i polsi del compagno, poi
li portò al di sopra della sua testa, bloccandoli in quella posizione con
una sola mano mentre con l’altra si sosteneva per una nuova vigorosa spinta.
Harry si muoveva sotto di lui impotente, cercando sollievo per la sua
eccitazione. Quando aprì le gambe un po’ di più sentì Draco scivolare più in
basso e strofinare la punta del suo membro contro di lui. La cosa,
inaspettatamente, lo eccitò ancora di più. Pensava che il doloroso ricordo
l’avrebbe reso ritroso e cauto, invece il suo corpo sembrava non vedere
l’ora di ricongiungersi col suo aguzzino.
Seguendo l’istinto, avvolse le gambe attorno alla vita di Draco,
facilitandogli l’accesso. Lo Slytherin non perse tempo. Con una spinta lenta
ma decisa affondò subito all’interno del suo corpo, ansimando per il
piacere. Harry strizzò gli occhi, percependo nuovamente quel bruciore e
quella sensazione di lacerazione che aveva già provato la prima volta, e
quando Draco si ritrasse per spingere più a fondo emise un gemito lamentoso.
Non voleva che Draco sapesse quanto gli stava facendo male, ma non seppe
trattenersi. Tuttavia percepì il sesso dello Slytherin gonfiarsi e indurirsi
ancora di più dentro di lui. Harry espirò in un sibilo. A quel maledetto
piaceva da matti sentirlo così, impotente e sofferente, completamente
sottomesso. La cosa incomprensibile era che cazzo, piaceva anche a lui!
Draco spinse un’altra volta, penetrandolo completamente, incurante dei suoi
lamenti. O meglio, a questo punto sembrò quasi fermarsi, dedicandosi a
mordicchiargli il collo sia a destra che a sinistra, con una breve tappa
sulla bocca tra un lato e l’altro. Sentì i muscoli tesi di Harry rilassarsi
un pochino e invece di spingersi ulteriormente ruotò i fianchi. Il
Gryffindor gemette e ad un tratto inspirò brevemente a denti stretti. Draco
aveva sfiorato qualcosa dentro di lui che per un secondo aveva offuscato
ogni sensazione negativa.
“An-ancora…” ansimò nell’orecchio di Draco, che ripetè il movimento, pur con
poveri risultati.
Avendo notato, però, i cambiamenti di espressione di Harry, lo Slytherin si
concentrò nel cercare di raggiungere il punto che sembrava avergli dato
tanto piacere, e quando finalmente gli sembrò di sentirlo mugolare si mosse,
scivolando dentro e fuori dal suo corpo pur tentando di mantenere
quell’angolazione per compensare il bruciore.
Harry non capiva più niente; le sensazioni si erano completamente mescolate
nel suo corpo e tutto ciò che percepiva chiaramente era l’eccitazione
pulsante di Draco sempre più dentro di sé, praticamente una parte di sé, che
lo feriva ma che, poco prima, aveva scatenato all’interno del suo corpo due
scariche di puro godimento.
“La mano… Draco…” biascicò incapace di esprimersi, e lo Slytherin gli liberò
i polsi e fece scivolare la mano tra i loro corpi, trovando l’erezione già
al limite di Harry e cominciando immediatamente ad accarezzarla al ritmo
delle sue spinte.
Harry inarcò la schiena e Draco accelerò il movimento della sua mano fino a
che, con un urlo mezzo soffocato, il Gryffindor non venne violentemente.
Allora la tolse, appoggiandola sul letto per sostenersi meglio, e riprese a
spingere con più vigore, muovendosi sempre più freneticamente. Harry aveva
ricominciato a lamentarsi un po’ sotto di lui, ma Draco non sembrava neanche
sentirlo. Ad un tratto strinse gli occhi, ed Harry sentì tutti i muscoli del
compagno contrarsi e il suo piacere esplodere dentro di sé. Lo accolse tra
le sue braccia mentre lo Slytherin respirava affannosamente e si accasciava
su di lui, momentaneamente senza forze.
Il ragazzo moro si rese conto di avere ancora le gambe attorno alla vita del
compagno e le abbassò, facendolo scivolare fuori da lui. Respirò
profondamente, cercando di non dare attenzione al dolore sordo che si stava
diffondendo nel suo fondoschiena e che tornava a farsi sentire al volto, e
fu piacevolmente investito da un’ondata di profumo di Draco. Harry sorrise,
soddisfatto. Piano piano mosse una mano tra i suoi capelli biondi e rimase
immobile, godendosi il prezioso momento di intimità.
Dopo un paio di minuti la respirazione di Draco tornò alla normalità o quasi
e il ragazzo rotolò via dal corpo di Harry per sdraiarsi supino sul letto.
Una strana sensazione di disagio aleggiava nella mente di Draco e, non
appena il suo corpo rimpianse il calore dell’altro, capì cosa non andava.
C’era stata troppa intimità, troppo trasporto. No, peggio, c’era stato del
buon sesso. C’era cascato di nuovo. Perché diavolo i suoi ormoni si
mettevano in agitazione con quella cozza di Potter? Era bastata un
scazzottata per fargli tornare la voglia e ora stava peggio della prima
volta che se l’era fatto. Gli era piaciuto di più stavolta. Non andava
proprio per niente bene, questa tendenza stava diventando pericolosamente
una debolezza, cosa che lui non si poteva permettere. Avrebbe dovuto
uccidere Potter da tempo; ma dove ce l’aveva il cervello?!? Eppure aveva la
sensazione che quel dannato Gryffindor potesse diventare qualcosa di meglio,
di più affine a lui…
“Porco cazzo!” esclamò lo Slytherin, voltandosi dall’altra parte rispetto a
Harry.
“Cosa?” chiese l’altro, senza muoversi dalla sua posizione supina per non
rischiare di fare facce ridicole con conseguente figura di merda nel
tentativo di mettersi a sedere.
“Niente…” ringhiò Draco, riallacciandosi la camicia. “Vorrei capire come
cazzo ci siamo finiti a scopare mentre ci stavamo pestando…”
“Non chiederlo a me,” sospirò Harry. “A proposito, ho il naso che mi sta
uccidendo. Domani non potrò andare in giro, sembrerò una zampogna.”
“Se permetti, Potter, il problema è più mio che tuo. Come lo giustifico
questo labbro? Ah, non sarei mai dovuto venir qui stanotte…”
Così dicendo Draco si alzò dal letto e si infilò velocemente boxer e
pantaloni. Harry notò che si era pulito sulle lenzuola. Quando si sedette
per mettersi le scarpe Harry approfittò del fatto che gli stesse dando le
spalle per muoversi e pulirsi un po’ con cautela, mettendosi poi seduto e
guardandosi intorno spaesato.
“Ehm… Draco, potresti aiutarmi? Non ho idea di dove siano finiti i miei
occhiali…”
Draco non rispose, ma Harry intravide la sua sagoma muoversi e poco dopo fu
colpito da qualcosa allo stomaco. Velocemente si mise gli occhiali
constatando che erano davvero rotti e che Draco se ne stava andando.
“Te ne vai?” chiese sommessamente.
“Certo che me ne vado! Che schifo, ho il tuo puzzo addosso… Perché sono così
idiota da venire a letto con te?” disse drammaticamente più a se stesso che
a Harry. “Addio, Potter,” dichiarò poi, e con pochi passi veloci lasciò la
stanza.
Harry fece una smorfia di dolore a lungo trattenuta e, recuperata la sua
bacchetta magica, riparò gli occhiali. Procedette quindi a rivestirsi,
sebbene con qualche difficoltà. Si sentiva un po’ triste ora, così solo
nella stanza. Avrebbe voluto avere Draco tutto per sé ancora per un po’. Si
rendeva conto di essere patetico, ma così gli sembrava di essere un animale.
Sentiva la mancanza di un rapporto umano dopo il sesso. Tristemente sospirò,
scacciando una lacrima che minacciava di rigargli il volto, e si decise a
tornare nel suo dormitorio. Quando finalmente vi giunse e si coricò nel suo
letto si chiese se i segni delle botte subite si sarebbero visti anche la
mattina seguente.
|