Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora
Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.

 

Harry Potter e il cervello che non ha

parte IV

di Sourcreamandonions

In cui Harry si sottomette alla prima lezione


Il giorno seguente trascorse tranquillamente. Malfoy non lo degnò di uno
sguardo tutto il giorno e non gli fece accadere nulla di male. Harry
cominciava a credere di aver fatto male a chiedere il suo aiuto. Si era
illuso che Draco potesse essere leale per una volta, ma era improbabile che
succedesse veramente. Tuttavia non poteva non rimanerci un po’ male. Lui,
dopotutto, aveva fatto ciò che gli aveva chiesto. E il pensiero avrebbe
dovuto dargli il voltastomaco, non eccitarlo!
Harry si stava allontanando dal salone in compagnia di Ron e Seamus dopo
cena quando con la coda dell’occhio vide Draco appoggiato al muro. Aveva in
mano una mela e sembrava intento a giocherellarci; non guardò verso Harry
neanche per un secondo, ma appena quest’ultimo fece per salire le scale,
Draco afferrò al volo la mela che aveva lanciato in aria con un gesto deciso
e si diresse con determinazione verso il cortile esterno della scuola. Harry
lo osservò per un secondo allontanarsi, poi con una scusa abbandonò i due
amici che lo stavano aspettando e lo seguì.
Temeva già di averlo perso di vista quando sentì qualcuno picchiettargli
sulla spalla. Si voltò e vide Draco intento a mordere la succosa mela rossa
con cui aveva precedentemente giocato.
“Ah, eccoti! Mi hai quasi fatto paura…” sussurrò Harry.
Draco inarcò un sopracciglio in segno di compatimento e quando ebbe finito
di masticare disse “Per favore… Vabbè che già mi hai stupito capendo che
dovevi seguirmi…”
“Allora?” lo incalzò Harry. “Quando cominciamo?”
“Abbiamo già cominciato, Potter, solo che tu non te ne sei accorto…”
Detto questo Draco riprese a camminare e Harry notò che si stava dirigendo
verso la capanna di Hagrid e quindi verso la parte posteriore della scuola,
che a quell’ora era certamente deserta. Harry lo seguì di buon grado, sicuro
della bacchetta che teneva in tasca. Se a Malfoy fosse venuta qualche strana
idea omicida sarebbe stato pronto a difendersi.
Quando giunsero in un angolo buio veramente fuori dalla portata visiva di
ogni anima vivente Draco si fermò e, appoggiandosi con un piede al tronco di
un albero, si voltò a guardare Harry. Il moro, dopo un attimo di incertezza,
si sedette per terra in attesa.
“Tu vuoi che io ti insegni a lanciare quei tre incantesimi, vero Potter?”
cominciò Draco con voce bassa e seria.
Harry annuì con forza.
“Cosa sai per ora?” domandò il biondo.
Harry raddrizzò le spalle.
“Abbastanza. Il falso Mad-Eye Moody si è premurato di mostrarceli già al
quarto anno, se ricordi.” Harry vide Draco annuire mentre parlava e continuò
soddisfatto. “Conosco i loro effetti, anche perché sono descritti sul libro
di DADA di quest’anno. E una volta…” tentennò un attimo prima di continuare,
“ho provato a lanciare un Cruciatus… ma non ha avuto proprio gli effetti
sperati…”
Draco non lo stava guardando. I suoi occhi erano fissi a terra, come se
stesse riflettendo. All’improvviso alzò il viso. La sua espressione era
incredibilmente seria, ancora più di prima.
“Prima che continuiamo con questa pagliacciata,” disse con voce calma ma
determinata, “ho bisogno di sapere perché vuoi imparare quegli incantesimi.”
Harry riflettè un secondo, poi decise di rispondere con la semplice verità.
“Per vendicarmi.”
“E di che? Non te la puoi prendere con la natura che ti ha fatto sfigato. E
nemmeno coi tuoi: sono già morti…”
Harry strinse gli occhi con rabbia per quella battuta di cattivo gusto.
Draco ridacchiò. Evidentemente a lui la battuta sembrava molto divertente.
Harry inspirò per calmarsi.
“Voglio vendicare la morte dei miei genitori e quella di Sirius. Voglio
essere pronto quando incontrerò di nuovo Voldemort, perché allora gliela
farò pagare. Lo ammazzerò come ha fatto con i miei.”
Draco lo fissò, apparentemente per nulla colpito dalle sue motivazioni, poi
sospirò.
“Vattene, Potty, non ho tempo da perdere,” disse semplicemente.
Harry lo guardò senza capire.
“Cosa? Tu mi hai promesso-”
“La mia promessa non vale niente, primo perché l’ho fatta a te, e secondo
perché con queste motivazioni non potrai mai imparare quegli incantesimi,”
lo interruppe Draco. “Sarebbe tutto tempo sprecato, ed io ho di meglio da
fare, credimi.”
Lo Slytherin si mise in piedi e fece per allontanarsi, ma Harry gli afferrò
la caviglia.
“Come minimo mi devi spiegare un po’ meglio perché non potrò mai impararli,”
gli disse semplicemente.
Draco osservò la sua mano per un po’, finchè Harry non la tolse dalla sua
caviglia, poi sospirò e incrociò le braccia sul petto.
“Va bene, solo perché mi sento magnanimo.” Ritornò all’albero e vi si
appoggiò nuovamente, poi riprese a parlare. “I tre incantesimi di cui stiamo
parlando richiedono dei requisiti. Per l’Imperius già abbiamo un problema,
perché serve un’incredibile forza di volontà, almeno superiore al tuo
opponente, e se il tuo sono io…non hai molte speranze. Per il Cruciatus e
l’Avada Kedavra devi voler torturare o uccidere. Non basta essere arrabbiati
o disperati. Devi desiderare con tutte le tue forze che ciò che chiedi
avvenga, e…ti deve piacere.” Draco fece un mezzo sorriso, poi proseguì. “Tu
non sarai mai in grado di fare nessuno di questi tre incantesimi, almeno non
con quelle ridicole motivazioni…”
Harry lo ascoltò molto attentamente. Le parole di Draco gli ricordavano
quelle di Bellatrix. Allora era vero, il suo odio non bastava. Harry non si
diede per vinto.
“Allora insegnami a volere queste cose.”
Draco lo guardò incredulo.
“Sei impazzito? Se tu avessi avuto qualche inclinazione in questo senso
saresti finito dritto negli Slytherin, e non nei Gryffindor cuori impavidi.”
Harry rimuginò un po’ e mormorò “In realtà il cappello all’inizio voleva
mandarmi negli Slytherin, ma io ho pensato con tutte le mie forze che mi
sarebbe andato bene tutto, tranne gli Slytherin. Volevo stare in casa con
Ron. Era il mio unico amico, l’unico che mi avesse trattato come un comune
mortale ma senza disprezzarmi.”
Draco stette in silenzio per un po’.
“Beh,” disse alla fine, “allora le cose cambiano un po’. Ma ci pensi, Potty?
Potevi salvarti dalla mediocrità, diventare qualcuno, conoscere gente in
gamba, e invece hai scelto Weasley. Sei proprio stupido.”
“Ron è il mio migliore amico.”
“I Weasley sono tutti dei perdenti,” esclamò Draco, quasi a zittirlo. “Ma
non vedi come sono ridotti? Amanti dei Babbani, morti di fame nel loro
tugurio, non hanno neanche la certezza se l’indomani avranno ancora da
mangiare!”
“Loro però sono uniti e si vogliono bene,” ribattè Harry.
“Bah, uniti… Finchè uno di loro non fa la scelta di riscattarsi dalla
mediocrità. Non che la cosa sia mai riuscita a qualcuno di loro… Eppure
Potter dovresti saperlo. Tu ti senti un grande mago, no?” Draco non attese
la risposta di Harry, che peraltro non ne era tanto convinto. “Ed è grazie
alla tua bella famiglia amorevole se sei quello che sei? No. È stato il
caso. Sei nato con un forte potere magico, e probabilmente molto di esso
dipende da quello sfregio che hai in faccia.”
Harry sorrise involontariamente, orgoglioso che Draco l’avesse definito un
mago potente.
Draco lo notò subito.
“Non ti montare la testa. Non sono più un bambino, non posso negare il fatto
che tu abbia un discreto potere, ma è tutta forza sprecata visto che non la
sai usare e quando lo fai è per motivazioni idiote.”
Harry abbassò lo sguardo. Perché Malfoy trovava sempre il modo per ferirlo?
“È la verità, Potter. Nel tuo caso fa male, lo so,” disse tagliente Draco e
Harry alzò gli occhi per guardarlo in faccia.
“Come fai a sapere che-”
“Sei un libro aperto. Non servono poteri particolari, basta guardarti per
capire a cosa stai pensando. È la prima cosa che dovresti cercare di
migliorare.”
Harry abbassò di nuovo gli occhi. Sentì Draco sbuffare e muoversi di un paio
di passi.
“Per stasera ne ho abbastanza di analizzare il tuo cervello. È incredibile
quanto la tua presenza mi esaurisca. Non ti reggo, non c’è niente da fare.”
Senza un ultimo saluto Draco si allontanò nella notte.
Harry lo seguì poco dopo. Era turbato dalle parole di Draco, ma sentiva
anche uno strano calore nel cuore quando ci ripensava. Non aveva mai parlato
così a lungo con lui, Draco non gliene aveva mai dato il tempo. Non ne
avevano mai avuto l’occasione. Ma ora che era successo Harry si stupiva di
quanto le sue parole avessero un senso. Non poteva evitare di dargli
ragione.
Prima di addormentarsi, quella notte, pensò che se Draco aveva speso del
tempo a parlare con lui così seriamente e senza volere niente in cambio,
forse c’erano speranze che lui potesse diventare più che il suo nemico
giurato all’interno della scuola.
Intanto, nel dormitorio degli Slytherin, Draco stava decidendo se fosse il
caso di chiudersi due dita nella porta per punirsi di essersi allontanato
così dopo tutta quella bella chiacchierata ingiustificata, senza chiedere a
Potty neanche un misero pompino. Se avesse continuato a comportarsi così
avrebbe rischiato di diventare un pappamolla lui, invece di far migliorare
Potty. Draco non dormì tranquillo per niente quella notte.


“Ok, visto che per l’Imperius è ancora troppo presto, partiamo col
Cruciatus. Tanto prima o poi ci tocca…”
Harry guardò Draco tirare fuori da sotto il mantello una piccola gabbia con
all’interno un topo.
Senza dare nell’occhio, come al solito, aveva fatto cadere un bigliettino
sul suo banco mentre usciva dalla lezione di Pozioni Avanzate, ordinandogli
di raggiungerlo nella solita stanza quella notte.
“Non sapevo cosa portarti, ma immagino che una creatura valga l’altra, tanto
non penso che riuscirai a fargli qualcosa di più di un po’ di solletico.”
Draco posò la gabbietta in mezzo alla stanza e si allontanò, sedendosi sul
letto.
“Forza, fammi vedere cosa sai fare,” lo incitò, fissandolo con aria
divertita.
“Ma…non so-” cominciò il moro.
“L’hai già fatto una volta, hai detto. Saprai ripetere te stesso.
Tranquillo, non mi aspetto granchè.”
Harry deglutì e lentamente alzò la bacchetta, puntandola contro il topo, che
lo guardava incuriosito.
“Crucio,” sussurrò, e…
Non accadde nulla. Harry alzò gli occhi per vedere la faccia di Draco, che
osservava la scena con compassione.
Harry si schiarì la voce e ripuntando la bacchetta disse con un po’ più di
decisione “Crucio”.
Una nuvoletta di vapore rosso uscì dalla punta della sua bacchetta.
“Cos’era quello, Potty?” gli chiese sarcastico Malfoy, alzandosi dal letto.
“Non… Non lo so.”
Harry abbassò il braccio, sconfitto.
Draco sospirò, mormorando tra sé e sé “Andiamo bene…” e si avvicinò a Harry.
Con una mossa fulminea estrasse la bacchetta e, puntandola con forza contro
il topo, pronunciò con voce chiara e sicura “Crucio.”
Il povero topo lanciò uno squittio altissimo e straziante e si ribaltò a
pancia in su, rotolandosi sulla schiena e muovendo freneticamente le zampine
in aria. Draco interruppe immediatamente il raggio che l’aveva colpito, ma
anche così la bestiola ci mise un po’ a riprendersi.
Draco fece un ghigno soddisfatto e si girò verso Harry, che era ancora
intento a fissare il topolino agitarsi impaurito nella sua gabbia.
“Visto?” chiese in un sussurrò Draco.
Harry si voltò ad osservarlo. La sua espressione era inorridita, ma anche
profondamente colpita.
“Non mi sbagliavo allora. Ti sei esercitato davvero,” mormorò.
Draco assunse un’espressione offesa.
“E come hai potuto dubitarne? Non sono mica un pivello come te. Se devo fare
una cosa la faccio bene.”
Harry tornò a fissare il topo.
“Non potrò mai fare lo stesso. Quel povero topo…mi fa pena. Come fai a
sopportare la vista di tutta quella sofferenza?”
Draco scosse la testa, tornando a sedersi sul letto.
“Visto? Te l’avevo detto. Hai il cuore di burro, Potter, non ce la farai
mai.” Si sdraiò sul letto. “Va’ a dormire, è la cosa più intelligente che tu
possa fare. Scordatele queste maledizioni.”
Draco chiuse gli occhi con aria esausta.
Harry lo fissò per un po’, poi esclamò “No!”
Draco alzò la testa quanto bastava per dargli un’occhiata di sfuggita.
“No che?”
“Non me ne vado. Posso imparare. Come ho imparato a fare il Patronus,
imparerò anche questo. Ho solo bisogno di tempo.”
Draco chiuse di nuovo gli occhi, disgustato, poi le labbra gli si
incurvarono in un sorriso maligno.
“Forse…hai solo bisogno di provare cosa vuol dire,” disse lentamente. Si
sedette sul letto ed estrasse nuovamente la bacchetta, puntandola contro
Harry e dicendo, prima che il Gryffindor avesse il tempo di rendersi conto
di ciò che stava succedendo e reagire, “Crucio!”
Harry sentì il suo corpo invaso da un istantaneo, acutissimo dolore. Era
come se fosse stato colpito ad un tratto da una scarica elettrica. Le gambe
gli cedettero e si accasciò a terra, aprendo la bocca per urlare ma incapace
di farlo, perché tutta l’aria sembrava essere stata risucchiata dai suoi
polmoni.
Draco interruppe l’incantesimo immediatamente e si fermò a fissare Harry. Fu
così che, quando il moro ebbe recuperato le forze necessarie per estrarre la
sua bacchetta, notò subito il movimento e, con un “Expelliarmus!” ben
mirato, fece volare l’arma ben lontana dalla sua portata. Lo Slytherin si
avvicinò con passi lenti e ampi alla figura inginocchiata a terra e lo
afferrò per i capelli, costringendolo a guardarlo negli occhi. In essi notò
con piacere una sana furia omicida.
“Almeno reagisci con carattere…” sibilò Draco.
Harry cercò di divincolarsi dalla sua presa, ma riuscì solo a farsi più
male, facendosi sfuggire un lamento.
Draco si accovacciò davanti a lui, mantenendo la presa, e gli tirò indietro
la testa.
“Ti è piaciuto, Potty?” chiese, avvicinandogli le labbra all’orecchio. “Te
ne posso dare ancora se vuoi.”
“Sei uno stronzo, Malfoy,” sibilò Harry furibondo.
Draco ridacchiò.
“Sì, è vero, ma non mi lusingare.”
Harry stava per insultarlo nuovamente quando lo Slytherin si avvicinò di più
a lui.
“Sei uno spettacolo veramente appagante quando soffri in questo modo,” gli
sussurrò all’orecchio Draco, e Harry avvertì il solito brivido
incontrollabile scuoterlo. Il calore di Malfoy era perfettamente percepibile
anche attraverso i vestiti.
Harry chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Avvertì la punta della lingua di
Draco posarsi sul suo collo appena al di sotto dell’orecchio, e scendere
fino alla sua gola, dove risalì fermandosi sul mento. Un altro brivido lo
scosse, accompagnato da un sospiro.
Draco ridacchiò e, con la mano che ancora teneva i suoi capelli, lo spinse a
terra, girandogli la testa da un lato per poterlo vedere in faccia e
mettendosi a cavalcioni sulla sua schiena. Si piegò in avanti, avvicinandosi
tanto da premere in naso contro lo zigomo del Gryffindor, che serrò gli
occhi con forza, tremando.
Harry era palesemente teso, ma non solo per la paura o per la rabbia di
essere maltrattato. Draco sapeva che era eccitato.
Sollevandosi un po’ in ginocchio, il biondo fece scivolare una mano sotto il
suo corpo e afferrò il sesso del ragazzo sotto di lui attraverso i
pantaloni. Come aveva pensato, era durissimo. Velocemente salì con la mano a
cercare i bottoni e con pochi gesti precisi liberò l’erezione di Harry,
afferrandola prontamente. La accarezzò un paio di volte, facendo gemere il
moro suo malgrado, poi la lasciò e abbassò gli indumenti del ragazzo fino
alle caviglie, lasciandolo nudo.
Harry non cercò di opporsi, troppo coinvolto in quel gioco pericoloso ma
eccitante. Sentì il rumore dei pantaloni di Malfoy che venivano aperti, e
poi una delle gambe del ragazzo biondo scivolò in mezzo alle sue,
divaricandole per quanto era possibile. Il moro sentiva crescere
l’agitazione e avrebbe voluto urlare a Draco di fermarsi, ma le sensazioni
che lo attraversavano erano così intense che non ne ebbe la forza. Lasciò
che l’altro si sdraiasse su di lui, e avvertì con precisione la sua
eccitazione spingere contro il suo corpo. Di nuovo Malfoy avvicinò la bocca
al suo orecchio. Il suo respiro era caldo e umido, irresistibile.
“In questo momento potrei scoparti, e tu non ti opporresti neanche. Ci vuole
davvero poco a manovrarti, per essere una verginella.”
Draco si strofinò su Harry, facendolo gemere ancora. Infastidito dal
contatto freddo col pavimento, il Gryffindor alzò il bacino, aumentando
ulteriormente la pressione di Draco su di sé.
“Mmm, Potty… Non vedi l’ora…” Draco prese tra le sue labbra il lobo di Harry
e lo succhiò con passione, facendolo sospirare un’altra volta. “Beh…”
risprese poi lo Slytherin con tono ancor più accattivante. “Vorrà dire che
aspetterai.”
Così dicendo Draco si sollevò in ginocchio e, riordinandosi in fretta, si
rialzò in piedi.
Harry spalancò gli occhi incredulo. Lui non voleva farlo con Malfoy, non ci
pensava neanche, o forse sì, ma non così. Non gli avrebbe permesso di
prenderlo con la forza. Ma… Come si permetteva di lasciarlo in quello stato?
Harry si voltò e rivestendosi esclamò “Malfoy! Non oserai andartene ora? Non
puoi…”
Draco, che già era sulla soglia della camera, si voltò con aria scocciata.
“Potter, non rompere, te l’ho già detto che dopo un po’ non ti sopporto più.
Mi verrà la gastrite… Tanto puoi sempre farti una sega come l’ultima volta…”
disse, e senza aggiungere altro lasciò la stanza.
Harry si bloccò. Com’era possibile che Draco sapesse sempre tutto? Harry si
lasciò cadere sul letto e si coprì gli occhi con le braccia. La sua vita
ultimamente era uno schifo. Una seria interminabile di umiliazioni. Le sue
parti basse richiamarono la sua attenzione. Era mai possibile che Malfoy gli
piacesse così tanto? Doveva essere impazzito…
Harry cedette al consiglio di Draco, dopodichè se ne tornò nel suo
dormitorio, per nulla soddisfatto.