Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Note: Non l’ho specificato, ma i nomi che uso sono quasi tutti in Inglese.
Sono sicura che ve la caverete benissimo lo stesso…
Un saluto
Sourcreamandonions

 

 


Harry Potter e il cervello che non ha

parte II

di Sourcreamandonions

In cui Harry si reca ad appuntamenti al buio e ne sconta le conseguenze


Harry stava facendo colazione ed era in ritardo. Molti ragazzi avevano già
lasciato il salone per prepararsi per le lezioni della mattinata, ma lui si
era svegliato tardi quella mattina e aveva cincischiato per un bel po’ prima
di trovare il coraggio di scendere a mangiare in mezzo al resto della
scuola. Sapeva infatti che ci avrebbe trovato anche Draco, e l’ultima cosa
che desiderava era un confronto diretto di prima mattina. Soprattutto dopo
la notte precedente.
Alla fine aveva trovato il coraggio di coprire di corsa i pochi metri che
dividevano l’ingresso principale dal suo solito posto di fianco a Ron e si
era seduto, impegnandosi immediatamente a spalmare un bel po’ di burro su
una fetta di croccante pane tostato. Ron ed Hermione se n’erano dovuti
andare prima, comunque, perché avevano una riunione riservata ai Prefetti
con la McGonagall, e Harry era rimasto solo a rigirarsi in bocca la
colazione svogliatamente.
Harry buttò un’occhiata verso il tavolo degli Slytherin. Draco era ancora là
seduto con i suoi compagni, coi quali stava chiacchierando animatamente.
Rendendosi conto che era inutile stare lì ad aspettare tutto il giorno che
se ne andasse, Harry si alzò dalla tavolata e si diresse verso l’uscita.
Proprio sulla porta, però, venne colpito da un foglietto di carta
appallottolato. Harry lo osservò, si guardò intorno per capire da dove
venisse, anche se nutriva pochi dubbi, e infine lo raccolse, aprendolo. Su
di esso vi erano tracciate in una calligrafia chiara, sebbene un po’
affrettata, solo poche parole.
‘Stanotte a mezzanotte nella stanza che sai.’
Harry rilesse più volte il messaggio, incredulo, e scoccò un ultimo sguardo
in direzione di Draco. Il giovane Slytherin, comunque, non sembrava degnarlo
di uno sguardo. Harry scosse la testa, appallottolando di nuovo il foglietto
nel pugno, e lasciò la sala.


La luna illuminava debolmente il corridoio che Harry stava percorrendo in
tutta fretta. Era perfettamente in orario, e anche se non era certo di chi
fosse il mittente del messaggio se n’era ormai fatto un’idea piuttosto
precisa. Quando arrivò in corrispondenza della Stanza delle Necessità vide
che la porta era già apparsa. Chiunque gli avesse dato quell’appuntamento,
quindi, era già arrivato e lo stava aspettando. Harry si passò una mano nei
capelli, non facendo altro che peggiorare la già penosa situazione in cui si
trovavano, e si aggiustò l’uniforme sotto il mantello. Suonava assurdo anche
alle sue orecchie ma si era cambiato prima di uscire dal dormitorio. Non
voleva che Draco lo vedesse in pigiama.
Harry trasse un profondo respiro e, appoggiata la mano sulla fredda maniglia
d’ottone, aprì la porta. Fece due passi veloci all’interno della stanza e si
chiuse la porta alle spalle per non rischiare di essere scoperto, dopodichè
si guardò intorno. E rimase senza parole.
La stanza era spaziosa ed emanava un’aura di regalità. Il pavimento era di
marmo nero, così come le pareti, elegantemente abbellite da alcune colonnine
in rilievo. Nell’imponente camino, anch’esso fatto di lucido marmo nero,
scoppiettava un bel fuoco, che non riusciva comunque a dare un tono vivace e
allegro alla stanza. Nel mezzo di essa troneggiava un enorme letto a
baldacchino, ornato ai lati da pesanti tende di velluto verde scuro. Le
fiamme rossastre del fuoco si riflettevano sulle lenzuola dall’aspetto
prezioso che coprivano il materasso, che a prima vista sembrava
morbidissimo.
Harry era così intento ad osservare tanta magnificenza tutta insieme che,
quando sentì una voce provenire dalla sua destra, quasi trasalì.
“Benvenuto, Potty. Sapevo che non avresti resistito alla tentazione…”
Harry si voltò e vide, seduto su una grossa cassapanca di legno dall’aspetto
molto antico, Draco Malfoy che lo osservava sorridendo maliziosamente.
Draco si guardò intorno per un secondo, poi tornò a fissare lo sguardo su
Harry.
“Bella, eh?” chiese in tono palesemente retorico. “Questa è l’esatta
ricostruzione della mia camera da letto a Malfoy Manor. Ora capirai perché
l’umile trattamento che ci è riservato in questa scuola mi deprime tanto.
Immagino che a te non sia mai capitato di rimpiangere la squallida topaia
babbana dalla quale provieni…”
Harry lo ascoltava in silenzio. In effetti non poteva dargli torto. Quella
era la camera più bella che avesse mai visto. Un po’ troppo seria e fredda
per lui, forse, ma sicuramente adatta ad un Malfoy.
Draco si alzò in piedi e si avvicinò lentamente al Gryffindor.
“Dovresti ritenerti molto fortunato,” gli bisbigliò nell’orecchio,
passandogli dietro alle spalle, “che io ti abbia fatto l’incredibile dono di
mostrartela.”
Lo Slytherin girò le spalle ad Harry, che proprio in quel momento si era
voltato per guardarlo, e si diresse verso il camino, accovacciandosi poi
davanti al fuoco, gli occhi fissi sulle fiamme.
Harry poté così osservarlo con più attenzione. Indossava un completo scuro,
simile a quello che aveva addosso sul treno, che faceva risaltare in modo
incredibile il suo fisico, asciutto ma tonico. Quando si accorse che il suo
sguardo si era posato con insistente determinazione sul sedere dell’altro
ragazzo, Harry si riscosse e si guardò intorno un’altra volta.
“Perché mi hai fatto venire qui?” chiese infine con tono sospettoso.
Draco stette immobile e silenzioso per qualche secondo, poi Harry lo sentì
espirare in una risata soppressa.
“Credevo che dopo ieri sera avresti avuto qualcosa da dirmi…” rispose
generico il biondo, alzandosi e girandosi poi per osservare il suo
interlocutore. Gli occhi di ghiaccio di Draco colpirono Harry dritto al
cuore, tanto che, se non fosse stato certo del contrario, avrebbe creduto di
essere stato spinto e immobilizzato contro il muro alle sue spalle.
Tuttavia Harry si schiarì la voce e parlò, cercando di mantenere il tono più
casuale possibile.
“Non capisco cosa intendi.”
“Io penso di sì, invece,” insistette Draco. Harry notò con orrore che un
ghigno malefico gli si stava allargando suo malgrado sul volto.
“Non sarei mai dovuto venire a questo stupido appuntamento,” borbottò Harry,
facendo per andarsene.
“Di certo il tuo amichetto Weasel sarebbe felice di sapere che quando ti
insulto ti viene duro,” gli ribatté Draco, tagliente.
Harry si bloccò all’istante. Aveva temuto quel momento per tutto il giorno,
ed ora che era drammaticamente arrivato non sapeva come comportarsi per non
perdere la faccia. Si voltò lentamente a guardare nuovamente Malfoy, che
sembrava più che mai soddisfatto dell’effetto ottenuto, e mormorò con
freddezza “Cosa vuoi, Malfoy?”
Draco gli scoccò un sorriso falsamente cordiale.
“Oh, Potty, che cattive maniere… Non penserai che ti stia ricattando, vero?”
Lo Slytherin fece due passi verso il Gryffindor, che se ne stava in piedi al
centro della stanza.
“Avanti, Malfoy, lo sappiamo entrambi come lavora il tuo cervello.
Probabilmente hai già trovato un’utilità in questa nuova situazione, se no
non mi avresti fatto venire qui,” disse Harry, cercando di nascondere al
meglio la sua rassegnazione.
Draco sembrò riflettere intensamente per qualche secondo, mentre misurava la
stanza a lunghi passi. Infine si sedette sul fondo del letto, appoggiando
entrambe le mani su di esso per sostenersi.
“In verità sì, Potty, c’ho pensato un po’ su, ieri notte, ed ho avuto
un’idea. Visto che sembro piacerti tanto, il che è strano dato il tuo
cattivo gusto, potresti cercare di renderti più sopportabile.”
Harry avvertì la pericolosità dell’affermazione e avrebbe voluto scappare,
ma non voleva dare a Draco la soddisfazione di vederlo in crisi per
l’umiliazione che stava subendo.
“E come?”
“Beh, tanto per iniziare potresti stare zitto e impiegare la bocca in
attività meno irritanti!” esclamò Draco, rivelando una traccia di
irritazione ma nascondendola egregiamente dietro al suo solito sorriso
spietato.
Harry non credeva alle sue orecchie. Non poteva, o non voleva crederci.
Draco non poteva avergli suggerito di fare quello che pensava.
“Stai scherzando?” gli ringhiò contro Harry stringendo i pugni.
“Neanche per sogno. Io non scherzo mai su queste cose,” disse pacatamente
Draco, facendo infuriare l’altro giovane ancora di più.
Harry rimase immobile, indeciso su cosa fare. Normalmente se ne sarebbe
andato immediatamente dalla stanza senza pensarci su due volte, ma quella
volta la situazione era diversa. Malfoy aveva qualcosa con cui ricattarlo, e
poi… Oh, se solo l’idea di combinare qualcosa, qualsiasi cosa, con Draco non
gli fosse sembrata così allettante!
“Allora, Potter, ti muovi?” lo spronò Draco, il velo di gentilezza
completamente scomparso dalla sua voce.
Harry avanzò di un paio di passi, avvicinandosi al letto, fino a trovarsi in
piedi di fronte al ragazzo biondo; poi si bloccò di nuovo.
“In ginocchio, se no non ci riuscirai mai,” suggerì Draco con voce a
malapena tollerante.
Harry lentamente si inginocchiò di fronte a lui e, dopo un secondo di
incertezza, allungò le mani per slacciargli i pantaloni.
Draco osservava ogni suo movimento, sorridendo con malignità.
“Bravo, Potty. Visto che quando vuoi capisci al volo?” lo prese in giro,
mentre Harry finiva con mani vagamente tremanti di scostare i pantaloni e
afferrava l’orlo dei boxer. Al di sotto di quell’ultimo indumento era ben
visibile l’erezione di Draco, pronta e fremente.
Harry deglutì. Si sentiva le mani incredibilmente sudate, così come brividi
di freddo e caldo sembravano scuotere contemporaneamente il suo corpo.
Abbassò l’elastico dei boxer e finalmente poté vedere con i suoi occhi ciò
che aveva sognato svariate volte nelle ultime notti. Avvicinò una mano e lo
afferrò delicatamente. Era perfetto, duro, liscio e pulsante. Harry sentì il
suo stesso membro indurirsi per l’eccitazione del momento. Mosse la mano
leggermente su e giù, provocando da parte di Draco un sibilo di piacere.
Harry ripeté il movimento, sperando che a Draco potesse bastare, ma dovette
subito ricredersi.
“Potter, cos’è che non hai capito? Credi di potertela cavare con una sega?
Eppure mi sembrava di essere stato molto chiaro…” mormorò Draco.
Harry alzò gli occhi e vide che il ragazzo lo stava fissando con la solita
espressione glaciale. Solo un lieve rossore diffuso sulle guance rivelava la
sua eccitazione. Per un secondo Harry pensò che, se fosse stato così tutto
il tempo, sarebbe stato davvero irresistibile, ma maledisse il suo cervello
per un pensiero tanto stupido e riabbassò gli occhi, concentrandosi su ciò
che doveva fare.
Sentì Malfoy ridacchiare, ma non ci fece caso. Lentamente avvicinò il viso
al sesso di Draco e, strizzando gli occhi, passò la punta della lingua sulla
punta del suo membro. Non era stato terribilissimo, decise, e ci riprovò,
questa volta appoggiandovi le labbra per posarvi un umido bacio.
Draco non aveva ancora smesso di ridacchiare. Al terzo tentativo di Harry
cominciò a perdere la pazienza e, afferrandolo per i capelli, gli sollevò la
testa così da poterlo guardare negli occhi.
“Potty, devi prenderlo in bocca e succhiare,” gli sibilò in faccia,
lasciandogli poi la testa con un ultimo strattone.
Harry non ce la faceva più. Già la situazione non era delle migliori, non
sapeva cosa fare, si sentiva umiliato e ferito e in più Draco non lo stava
aiutando per niente. La tentazione di piangere si presentò prepotentemente
alla sua mente. Avvicinò nuovamente il viso all’erezione di Draco e aprì la
bocca, per poi posarla sul suo membro e prenderlo un po’ al suo interno.
Draco gli appoggiò con poca gentilezza una mano sulla testa, spingendogliela
in giù. Harry, impreparato, sentì un conato che riuscì a malapena a
controllare e si liberò con forza dalla presa di Malfoy, per poi sedersi per
terra tossendo.
Quando riuscì a recuperare il fiato necessario a parlare, Harry aprì gli
occhi e scoccò attraverso un lucido strato di lacrime un’occhiata furibonda
allo Slytherin che ancora se ne stava seduto sul letto in attesa.
“Ma chi cazzo ti credi di essere?!?” gli urlò contro Harry con voce roca.
“Vuoi raccontarlo a tutti? Vai, fallo, non me ne frega un cazzo!”
Freneticamente si rialzò, sistemandosi il mantello alla bell’e meglio.
“Non ci sto qui a farmi umiliare da te. Vaffanculo, Malfoy!” gridò, e
girandosi lasciò di corsa la stanza.
Si fermò solo quando giunse in prossimità del ritratto della donna grassa.
Là cercò di recuperare un po’ di decenza, respirando profondamente. In
realtà era tutto inutile, il suo cuore batteva a mille e nella mente
continuava a rivedere ciò che era appena successo. In più si rese conto che,
nella foga del momento, non aveva neanche pensato ad usare la magia per
difendersi. Proprio una bella figura da pivello…
Rientrò dal dipinto e fece per salire velocemente le scale per i dormitori
quando sentì un sospiro provenire dal divano. Si fermò e fece due passi
avanti impensierito, ma vide che altri non erano che Ron e Hermione che,
completamente aggrovigliati, si stavano baciando con trasporto.
Harry sbuffò stizzito e corse subito in camera. Non appena vi fu arrivato si
buttò sul letto, gettando il mantello dell’invisibilità che ancora lo
nascondeva per terra, e nascose la testa sotto il cuscino. Il buio e il
silenzio attorno a lui non servirono a calmare il suo tormento. Harry si
tolse gli occhiali e, nascondendo la testa sotto le coperte per non essere
sentito, pianse per un po’, finchè non riuscì ad addormentarsi.