Disclaimer: Questi personaggi non mi
appartengono neanche un po’. La signora Rowling ne dispone come meglio
crede, io ci gioco a tempo perso, senza pretese e senza fini di lucro.
Note:Salve a tutti! State per leggere il primo capitolo di una fanfiction
che ho cominciato a scrivere due anni fa circa per il puro intrattenimento
del mio Tessoro, Nasty Taste. Visto il grande successo da lei riscosso ho
pensato di postare anch’io questa mia, nonostante non sia né particolarmente
ben scritta né ben congegnata. I personaggi principali sono Draco in
versione superuomo, Harry ragazzina isterica e tanto, tanto sesso. Se
cercate una fic in cui i personaggi non siano OOC, il sesso sia credibile e
la trama abbia un senso NON leggete questa storia; altrimenti vi auguro buon
divertimento e spero che possiate allietare le vostre giornate quanto
scriverla ha allietato le mie. Detto questo vi lascio alla lettura.
Sinceramente, Sourcreamandonions.
Harry Potter e il cervello che non ha
parte I
di Sourcreamandonions
In cui Harry torna ad Hogwarts per il sesto
anno e scopre qualcosa di nuovo
Harry Potter stava seduto sui primi gradini della scala che, dall'androne
principale, conducevano al piano superiore di Grimmauld Place. Guardava
infastidito l'indaffarato via vai degli adulti che si stavano preparando a
lasciare il nascondiglio. Il giorno seguente sarebbe iniziata la scuola, e
di conseguenza il suo sesto anno ad Hogwarts. Non vedeva l'ora di tornarvi.
Almeno là contava qualcosa, e nessuno si preoccupava di ricordargli tutto il
tempo che, essendo il nemico numero uno di Voldemort, doveva stare attento a
cosa faceva, cosa diceva, e persino a chi la diceva!
Aveva passato le ultime tre settimane barricato in quella casa, costretto a
rimanervi ad ogni costo. Non era potuto uscire neanche per fare gli acquisti
per l'anno successivo; la signora Weasley si era preoccupata di tutto,
aiutata da Hermione e da Ginny. Loro sì, che potevano uscire... E dire che
la casa era la sua, ora che Sirius non c'era più, e avrebbe dovuto essere
libero di dettar legge al suo interno. Invece tutti sembravano troppo
impegnati a farsi gli affari propri per preoccuparsene, e non facevano altro
che dargli ordini. "Fai questo, fai quello, non osare fare quell'altro..."
Ecco tutto ciò che si era sentito dire. Come se non avesse saputo tener
testa ai Death Eaters quando si era trovato nei guai.
L'atteggiamento di apprensione che lo circondava lo stava mandando su tutte
le furie. Ormai non era più un bambino, poteva combattere, poteva aiutare.
Perchè non lo capivano? Era colpa loro, e in primo luogo di Dumbledore, se
Sirius era morto. Perchè l'avevano tenuto all'oscuro della verità, perché si
rifiutavano di renderlo partecipe dei segreti che circondavano l'Order of
the Phoenix! E avevano fatto lo stesso con Sirius, da sempre. Per
proteggerli, dicevano loro. Per ucciderli, sarebbe stato più plausibile,
pensava Harry. Per qualche tempo si era addirittura incolpato della morte
del suo adorato padrino. Alla fine, però, si era reso conto che non c'era
molto che avrebbe potuto fare. Gli eventi che l'avevano condotto a quella
fine non erano dipesi dalla sua volontà, e l'unica cosa di cui poteva
rimproverarsi era di non essere un mago abbastanza potente. Ma a quello si
poteva ancora porre rimedio. D'altronde era o non era il mago più potente
del mondo? Aveva solo bisogno di studiare, di migliorare, di allenarsi.
Anche in quel campo che finora gli era stato proibito. Doveva imparare a
ferire e uccidere. Perché doveva vendicarsi. Mai più si sarebbe trovato
davanti agli assassini di suo padre e di Sirius impreparato. Avrebbe dato a
Voldemort ciò che si meritava.
"A che pensi, Harry?"
La voce alle sue spalle lo riscosse dai suoi pensieri, e Harry alzò la testa
fino a vedere il suo amico Ron, che stava in piedi dietro di lui con le
braccia lungo i fianchi. Harry riabbassò il capo, pensando a quant'era
sgraziato.
"A niente. Beh, alla scuola," mormorò distrattamente Harry, sperando di
levarselo di torno.
Ron si sedette sulle scale di fianco a lui.
"Wow, non vedo l'ora di tornare a Hogwarts. Così finalmente potremo giocare
a Quidditch contro quei maledetti Slytherin e far vedere loro di che pasta
siamo fatti noi Gryffindor. Quest'anno saremo invincibili!" esclamò Ron con
gli occhi che gli brillavano di eccitazione.
Harry sospirò. "Già, era proprio ciò a cui stavo pensando..."
Ron si voltò a guardarlo.
"Che c'è? Non sei contento di tornare? Sei giù di morale? Forse ti mancherà
questo posto..." accennò Ron, tentando di capire l'amico.
Negli ultimi due anni circa Harry era diventato davvero difficile da
comprendere, e più passava il tempo più lo sentiva lontano, distante. Era
piuttosto preoccupato, nonostante a volte non riuscisse a sopprimere un moto
di fastidio a certe sue reazioni isteriche del tutto imprevedibili.
"Ma figurati se mi mancherà questa prigione ammuffita!" sbottò Harry. "Non
vedo l'ora di tornarci, a Hogwarts, ma di certo non solo per giocare a
Quidditch. Naturalmente non si può pretendere che tutti abbiano qualcosa di
meglio da fare nella vita. A proposito," disse alzandosi in piedi, "non hai
qualcosa di più utile da fare che infastidirmi con i tuoi sogni da portiere
di serie B? Che ne so, tipo correre dietro a Hermione e provare a toccarle
le tette con la scusa di aiutarla a portare i libri..."
Detto questo si girò e si diresse spazientito verso la sua camera da letto.
Ron, che era diventato rosso come un peperone, rimase sbigottito a
guardarlo, chiedendosi se davvero le sue intenzioni fossero così palesi...
Harry sbattè la porta dietro di sè e si lasciò cadere a pancia in giù a peso
morto sul letto. Restò così immobile per qualche minuto, gli occhi aperti
che fissavano il pavimento senza vederlo. Da quando Ron si era innamorato
così palesemente di Hermione era diventato veramente insostenibile. Cosa ci
trovava poi in quella... Cosa ci trovava in generale nelle ragazze che
conoscevano a Hogwarts. Erano tutte una più brutta dell'altra e non ci si
poteva neanche parlare perché non avevano alcun cervello funzionante.
Alla fine Harry si mise seduto e trasse un profondo respiro. Sì, non vedeva
l'ora di tornare a scuola, così si sarebbe tolto di torno Ron e avrebbe
potuto dedicarsi ad attività più utili che stare sdraiato sul letto a farsi
le seghe mentali.
Questo ultimo pensiero gli risvegliò qualche istinto, e alzandosi in piedi
uscì a grandi passi dalla stanza, dirigendosi verso il bagno. Per fortuna lo
trovò libero e nessuno lo disturbò per un bel po', almeno finchè ebbe dato
sfogo alla sua immaginazione. Uscendo si chiese se fosse normale che in
mezzo alle sue fantasie ci fosse sempre qualche suo amico.
L’andirivieni tra il binario 9 e il 10 passava inosservato agli occhi dei
Babbani londinesi, ma non a quelli di chi doveva recarsi sul binario 9 ¾ .
Harry aveva appena attraversato il muro che divideva il resto della stazione
dal binario incantato dal quale sarebbe partito l’Hogwarts Express, quando
notò alla sua destra un guizzo biondo. Si voltò e qualche metro più in là
riconobbe Draco Malfoy, che se ne stava in piedi attorniato dai suoi soliti
sostenitori. Sembrava impegnato in una discorso piuttosto importante, e gli
Slytherin che lo accompagnavano annuivano con serietà. Harry notò che
comunque qualcosa era cambiato. Infatti, nonostante la solita aura di timore
reverenziale che li circondava, alcuni gruppetti di ragazzi passavano di
fianco al capannello di Slytherin adocchiandoli per poi allontanarsi
borbottando e ridacchiando. Harry si sentì quasi dispiaciuto per il suo
nemico, ma d’altra parte sapeva che Draco avrebbe riguadagnato fin troppo
presto il rispetto degli altri studenti.
Un urlo lo riscosse dai suoi pensieri.
“Harry! Ti muovi? Cos’è, ti sei imbambolato?”
Harry si girò e vide Ron, che l’aveva chiamato, in piedi sulla scaletta del
treno.
“Arrivo,” rispose distrattamente, e gettando un’ultima occhiata a Malfoy lo
raggiunse.
Cercarono uno scompartimento libero e, appena lo trovarono, ci si
sistemarono insieme a Hermione, Ginny, Neville e Luna. Una volta che il
treno fu partito Harry cercò di isolarsi dall’insistente chiacchiericcio di
Ron, che fortunatamente aveva Neville da infastidire. Presto anche la voglia
di parlare di Weasley venne meno, e sullo scompartimento calò il silenzio.
Harry guardava fuori dal finestrino, cercando invano di non notare le
occhiate di fuoco che Ron e Hermione si scambiavano. Anche tra Neville e
Luna sembrava essere sbocciata un’amicizia piuttosto profonda durante le
vacanze. Quando Ginny con una scusa puerile si alzò e lasciò lo
scompartimento con l’evidente intenzione di raggiungere la sua nuova fiamma,
Luna la seguì, trascinandosi dietro Neville che aveva un sorriso ebete
stampato in faccia. Harry si trattenne dal seguirli per qualche minuto, ma
quando l’atmosfera nello scompartimento si fece incandescente, non volendo
assistere a tutte le tecniche di corteggiamento che Ron sembrava lì lì per
sfoderare, si alzò a sua volta e uscì in corridoio.
Non sapendo cosa fare si mise a camminare per le carrozze, guardando il
paesaggio scorrere veloce fuori dal finestrino. Aveva già attraversato due
carrozze e stava per entrare nella terza quando dall’ultimo scompartimento
giunse una voce inconfondibile.
“…E portatemi qualcosa da bere. Sto morendo di sete.”
Il tono perentorio di Draco Malfoy filtrava dalla porta semiaperta, e subito
dopo Crabbe e Goyle uscirono dallo scompartimento. Trovandosi davanti Harry
lo squadrarono con un’espressione schifata, alla quale il Gryffindor rispose
con aria di sufficienza, poi si voltarono e proseguirono per il corridoio,
lasciandoselo alle spalle con un ultimo ringhio intimidatorio. Harry li
osservò allontanarsi, quindi si avvicinò alla porta rimasta aperta per
cercare di sbirciare all’interno.
“Potter, a cosa devo la tua sgradita presenza fin dalle prime ore di scuola?
Sei il comitato di benvenuto che Hogwarts mi ha riservato quest’anno?”
La voce di Malfoy era calma e strascicata, come se pronunciare quelle poche
parole gli costasse fatica. Visto che ormai era stato scoperto, Harry si
fece avanti, cosicchè potè finalmente vedere Malfoy completamente.
Lo Slytherin se ne stava comodamente seduto sui sedili di velluto, le gambe
sollevate appoggiate sul sedile di fronte. Non si era ancora cambiato, ma il
completo scuro che indossava era incredibilmente elegante e non faceva che
sottolineare il candore del suo viso e il biondo platino dei capelli. Harry
si ritrovò per un secondo a pensare che Draco era diventato ancora più
carino durante l’estate. Carino? E da quando Malfoy era carino?!? Per
riscuotersi da quei pensieri entrò nello scompartimento e si sedette sul
sedile opposto a Malfoy.
Draco lo guardò con indifferenza.
“Vedo che sei ancora maleducato e inopportuno come sempre. Bene,” commentò
alla fine il biondo.
Harry cercò di assumere un’aria sicura e sprezzante.
“Non ti conviene fare tanto il duro quest’anno, Malfoy. Le cose sono
cambiate, non c’è più posto per i bulletti come te nella scuola. Credi che
non mi sia accorto di come confabulavate prima di salire sul treno tu e i
tuoi leccapiedi? Non è che stai già architettando qualche casino, vero?
Ricordati che adesso non hai più paparino che ti copre le spalle…”
All’udire queste ultime parole negli occhi di Draco, fino a quel momento
freddi e indifferenti, guizzò un lampo d’odio furibondo. Harry sentì un
brivido scendergli lungo la schiena e i muscoli delle cosce contrarglisi
involontariamente.
“Non ho bisogno che tu mi ricordi chi sono. Io lo so alla perfezione qual è
il mio posto. Tu, piuttosto, lo sai qual è il tuo? Perché da quanto mi
ricordo fino all’anno scorso non l’avevi ancora capito…” Draco pronunciò
queste parole con voce perfettamente controllata, poi si raddrizzò un po’,
tirò giù le gambe dal sedile e si chinò in avanti, appoggiando gli
avambracci sulle ginocchia e avvicinando il viso a quello di Harry. “Si dà
il caso, Potty, che io non abbia più bisogno di nessuno che mi copra le
spalle. Sai, l’infanzia è una fase che si supera, prima o poi. Presto ti
accorgerai che so badare a me stesso fin troppo bene. Chissà, magari
riusciamo a far crescere anche te… Non sono sicuro che di te si possa dire
lo stesso…” sibilò Draco, e Harry chiuse gli occhi, cercando di rimanere
impassibile.
Il tono di Draco era tagliente, e Harry sentì un altro brivido scendergli
giù per la schiena e diffondersi nelle gambe. Anche ad occhi chiusi poteva
percepire il respiro caldo di Malfoy sulla sua guancia.
Si schiarì la voce e biascicò “Cos’è? Una minaccia?”
Si accorse che la voce gli tremava e si maledisse mentalmente.
Le labbra del biondo si incurvarono in un gelido sorriso.
“No,” sussurrò la voce di Draco, ora carica di malizia. “È una promessa.”
Harry deglutì e, quando riaprì gli occhi, vide che Draco si era riappoggiato
allo schienale del sedile e lo guardava con un’espressione quasi divertita.
Cercò di trovare qualcosa di altrettanto sprezzante da dire, ma in quel
momento la porta dello scompartimento si spalancò e Crabbe e Goyle fecero
capolino, fissando Harry con sguardo torvo. Harry si rese conto di essere in
netta inferiorità, così si alzò velocemente e, facendosi largo tra i due
energumeni, si allontanò a grandi passi verso il suo scompartimento. Fece
appena in tempo a udire le ultime parole di Malfoy.
“Cosa c’è, Potty? Scappi? È stato un dispiacere come sempre!” gli urlò
dietro lo Slytherin prima di scoppiare a sghignazzare.
Harry non si fermò finchè non fu arrivato alla sua carrozza, poi, sentendosi
abbastanza al sicuro, si lasciò andare contro la parete del treno,
appoggiando la fronte al vetro freddo del finestrino. Chiuse gli occhi e
cercò di calmare il suo respiro affannoso. Si sentiva febbricitante, e per
nessuna ragione plausibile era terribilmente eccitato. Perché mai avrebbe
dovuto eccitarsi sentendo Malfoy che lo minacciava? Probabilmente era solo
troppo tempo che non si confrontava veramente con qualcuno in grado di
tenergli testa. E Malfoy non gliene lasciava passare mai neanche una.
Harry scosse la testa con veemenza. Il ritorno a scuola avrebbe aggiustato
tutto. Aveva solo bisogno di riadattarsi alla vita in libertà. Si raddrizzò
gli occhiali e cercando di darsi un contegno tornò al suo posto.
In effetti la vita di Harry rientrò presto nel tranquillo tran tran
scolastico. Harry aveva pensato che ci sarebbe stato un clima da campo di
concentramento ora che la guerra tra Auror e il redivivo Voldemort era
pienamente scoppiata, ma le lezioni erano riprese normalmente e i
professori, sebbene allertati e spesso visibilmente affaticati dai lunghi
turni di sorveglianza notturna, svolgevano il loro programma senza alcuna
modifica. Harry si era chiesto il perché di tutta questa tranquillità, e
alla fine dovette convenire con Hermione che probabilmente Dumbledore voleva
dare una parvenza di normalità agli studenti, per rassicurarli riguardo
all’aria di tensione che sicuramente avevano respirato in casa per tutta
l’estate.
Harry riprese quindi a dividere le sue giornate tra i compiti e gli
allenamenti di Quidditch. In effetti lo studio era diventato un po’ più
pesante, ora che era al sesto anno, ma era ben contento di darsi da fare, se
questo poteva prepararlo e avvicinare il momento della sua vendetta.
Era persino tornato ad insegnare il professor Lupin, su espressa richiesta
del consiglio docente e di Dumbledore, che evidentemente aveva ancora
qualche sostenitore all’interno del Ministero. A tutti i genitori degli
alunni che si erano dichiarati contrari all’assegnazione di una cattedra ad
un licantropo era stata recapitata una lettera dai toni molto pacati che, se
in superficie aveva la funzione di rassicurare le famiglie, sotto sotto
trasmetteva molto chiaramente il messaggio che o lo accettavano come un dato
di fatto o potevano ritirare i loro figli dalla scuola. Nonostante alcuni
sparuti strascichi di polemiche, alla fine tutti avevano accettato il
ritorno di Lupin e finalmente i ragazzi potevano beneficiare di un
professore di DADA decente e preparato. Harry non poteva che essere
soddisfatto della decisione. Avere Lupin a Hogwarts non significava altro
che avere un ulteriore potente alleato al suo fianco.
Col passare delle settimane il giovane Gryffindor guadagnò fiducia, fino a
riprendere persino le sue scorribande notturne occultate dal mantello
dell’invisibilità. A volte si recava nelle cucine in compagnia di Ron per
sottrarre qualche leccornia agli elfi, ma il più delle volte usciva di
nascosto da tutti per aggirarsi indisturbato per i corridoi. In questo modo
si divertiva a sorprendere qualche coppietta o ad origliare qualche segreto
che nessuno avrebbe dovuto conoscere. Altre volte si recava alla stanza
segreta che appariva solo quando la si cercava e lì leggeva o si esercitava
con gli incantesimi o, sempre più spesso, pensava.
Quelle erano le notti che preferiva, anche se le temeva un po’. Certo, a
tutti piaceva “pensare” come faceva lui, ma ciò che lo spaventava era che
sempre più spesso nelle sue fantasie si faceva strada Malfoy. Non il solito
Malfoy che ben conosceva, ma uno più gentile, simpatico, e a volte sensuale
e spudorato, sempre e comunque ben disposto a offrirgli qualche servizietto.
Era proprio una di quelle notti, ed Harry stava attraversando il corridoio
velocemente, quando…
“Stupefy!” sussurrò qualcuno dietro di lui, e Harry fece appena in tempo a
buttarsi per terra per evitare il colpo, che andò a finire sul pavimento a
pochi centimetri da lui. Harry rimase comunque stordito dall’onda d’urto
dell’incantesimo, il che rivelava la sua incredibile potenza. Si rialzò a
fatica e cercò di mettere a fuoco la figura incappucciata che lo aveva
sorpreso.
“Chi sei?” chiese ad alta voce, ostentando sicurezza ma afferrando la sua
bacchetta per essere pronto ad usarla.
Gli rispose una risatina divertita.
“Se avessi voluto, avrei potuto colpirti in pieno, e allora addio, Harry
Potter…” mormorò la figura, e solo allora Harry lo riconobbe. Fece un passo
avanti e afferrò il cappuccio, scoprendo con uno strattone la testa bionda
di Draco Malfoy, che gli rivolse un ghigno soddisfatto.
“Ma sei pazzo? Avresti potuto ammazzarmi davvero!” gli ringhiò contro Harry,
notando suo malgrado quanto la magia che il ragazzo di fronte a lui aveva
fatto fosse stata potente.
“Eh, sì, ma non mi ci far pensare. É inutile piangere sul latte versato,”
rispose sarcastico Draco.
Harry stava per rispondergli a tono quando notò che Draco aveva qualcosa di
diverso. Ci mise un po’ a capire che stava indossando un paio di occhiali.
Subito sorrise beffardo, convinto di aver scoperto un nuovo punto debole del
suo nemico.
“Da quando porti gli occhiali?” gli chiese con malizia.
“Non sono occhiali da vista, Potter. Sono magici. Oddio, non dirmi che non
ti sei accorto che ti sto vedendo normalmente…”
A quelle parole Harry si rese conto che Draco aveva ragione. Non ci aveva
più fatto caso, probabilmente per via dell’incantesimo, ma stava ancora
indossando il mantello dell’invisibilità e Draco ciononostante sembrava
sapere con precisione dove si trovava.
Notando che tentennava Draco alzò gli occhi al cielo sospirando.
“Cazzo, Potter, che vergogna! Come si fa a essere così imbecilli? Sai che a
volte mi vergogno di essere la tua nemesi?” Draco si fermò un attimo, poi
aggiunse “Se non sai cosa sia una “nemesi” ti aiuto a cercarlo sul
dizionario…”
Quest’ultima presa in giro fece definitivamente infuriare il giovane
Gryffindor, che afferrò Malfoy per il bavero del mantello che ancora
indossava.
“Cosa ti fa pensare di potermi trattare così, mh? Tu non hai ancora capito
chi comanda, Malfoy,” sibilò Harry in faccia a Draco, che però non distolse
mai lo sguardo dai suoi occhi infuocati. Anzi, il comportamento del giovane
sembrava divertirlo.
Draco scosse la testa, sorridendo.
“Stai diventando veramente un poco di buono. Chi se lo sarebbe mai
aspettato, il grande Harry Potter che dà in escandescenza per qualche
battutina innocente…”
Draco si liberò dalla presa di Harry con uno strattone e aggiunse, questa
volta usando un tono più serio “Mi hai sempre sottovalutato. Non ti conviene
fare questo errore di nuovo.”
Harry sentì di nuovo quel brivido scendergli giù per la schiena e si ripetè
un paio di volte che era l’adrenalina della situazione, e non la vicinanza
del viso e del corpo di Draco a fargli quell’effetto. Deglutì, si leccò le
labbra e chiese “Cosa sono quegli occhiali?”
Draco lo guardò con compassione.
“A questo punto l’avrebbe capito anche un bambino, ma visto che comprendo i
tuoi problemi ti verrò incontro. Questi occhiali servono a vedere chi è
invisibile, ad esempio grazie ad un mantello. Un regalino di papà, si
potrebbe dire. C’ho messo un po’ a trovare certi suoi nascondigli segreti,
diciamo tutta l’estate, ma alla fine sono stato ricompensato con tanti bei
giocattolini…”
Harry fissava impietrito il suo ghigno soddisfatto. Aveva la bocca
completamente secca e la gola chiusa. Non riusciva a pronunciare neanche una
sillaba. Si schiarì la voce e deglutì di nuovo.
“Quell’incantesimo…era potentissimo. Come hai fatto?” gli chiese alla fine,
rendendosi conto solo dopo averla pronunciata di quanto quella domanda
sembrasse un complimento.
Draco sembrò prenderla proprio come tale.
“Mi fa piacere che tu l’abbia notato. Sai, non avendo molto da fare ho
pensato di investire il mio tempo in un…corsettino estivo, diciamo. Non mi
piace rimanere con le mani in mano, e sono molto soddisfatto dei risultati
ottenuti. Mi sento proprio…un’altra persona…”
Harry sentì l’ennesima scarica percorrergli il corpo e chiuse gli occhi.
“Cosa c’è, Potty? Sei emozionato? Stai tremando… É paura o…” Harry sentì
nonostante gli occhi chiusi il viso di Draco avvicinarsi maggiormente, fino
al punto da farlo sudare freddo. “…eccitazione?” chiese il biondo in un
sussurro.
Harry si morse il labbro inferiore senza aprire gli occhi, sicuro che, se
l’avesse fatto, si sarebbe rovinato per sempre la reputazione. Gli sembrò di
sentire il calore del corpo di Draco allontanarsi un po’, e stava per tirare
un sospiro di sollievo quando una mano dello Slytherin gli si posò di colpo
sull’inguine, afferrando attraverso il mantello e il pigiama la sua
crescente eccitazione.
“Malfoy…” sospirò Harry, spingendolo debolmente per allontanarlo.
Draco si mise a ridere.
“Quanto mi fai pena, Potter… Non te lo puoi neanche immaginare! Sei proprio
un perdente…”
Così dicendo lasciò la presa sul corpo di Harry e gli voltò le spalle,
incamminandosi per andarsene.
Mentre spariva dalla visuale pronunciò un ultimo “Buonanotte, Potty. Sogni
d’oro, ma ti prego, non sognare me!”
Harry lo guardò sparire impotente e poi si lasciò cadere a terra, sconfitto.
Si sentiva un completo imbecille, non solo perché si era reso ridicolo, ma
anche perché ora Malfoy aveva una carta in più da giocare per ferirlo. E
quanto sembrava essere diventato più potente…
Silenziosamente si rialzò e ritornò velocemente al suo dormitorio. Una volta
a letto chiuse gli occhi, ripensando agli avvenimenti della nottata, ma, non
appena la sua mano scese ad afferrare l’erezione che ancora aspettava di
essere soddisfatta, le parole di Malfoy tornarono a tormentarlo. Aveva
ragione, era davvero un perdente e un idiota…
Harry si girò su un fianco e mosse velocemente la mano fino a darsi
l’agognato sollievo, poi, ancora intento a rimuginare sugli ultimi
avvenimenti, si addormentò, cadendo in un sonno agitato.
|