Hope Leaves
di Yuki Snow
*Slam
dunk – hope leaves*
[il testo e la traduzione della canzone sono in maiuscolo]
IN THE CORNER BESIDE MY WINDOW / IN UN ANGOLO AFFIANCO ALLA MIA FINESTRA
THERE HANGS A LONELY PHOTOGRAPH / È APPESA UNA FOTOGRAFIA SOLITARIA
THERE IS NO REASON/NON C’È RAGIONE
I'D NEVER NOTICE /NON MI SONO MAI ACCORTO
A MEMORY THAT COULD HOLD ME BACK / CHE UN RICORDO POSSA PORTARE INDIETRO
Occhi tristi che esaminano un vecchio ricordo.
Una foto sgualcita delle superiori, la squadra al completo all’ultimo anno.
E la mente, che vaga, solitaria, in cerca di conforto nelle sensazioni della
memoria.
Nella foto il moro ha il braccio sulle spalle del rosso.
Il primo ha il solito volto oscuro e serio, il secondo la consueta espressione
gioviale, allegra.
E gli altri, così splendenti nelle immagini del passato, che al solo pensiero
il magone avanza, corrode lo stomaco.
La mente, ignara, annega nei momenti di ciò che è stato, conducendo la
coscienza nel profondo della nostalgia, nel cuore della sua giovinezza.
THERE IS A WOUND THAT'S ALWAYS BLEEDING / C’È UNA FERITA CHE SANGUINA SEMPRE
THERE IS A ROAD I'M ALWAYS WALKING / C’È UNA STRADA CHE PERCORRO CONTINUAMENTE
AND I KNOW YOU'LL NEVER RETURN TO THIS PLACE / E SONO CONSAPEVOLE CHE NON
TORNERAI PIÙ IN QUESTO POSTO
Come un vecchio film, le scene scorrono davanti agli occhi.
Ad ogni sensazione, il cuore è lacerato.
Ogni battibecco, ogni muta conversazione fatta di sguardi,ogni singolo lieve
contatto e l’anima vibra, sul punto di traboccare.
E’ in genere con l’oblio che il rosso ricaccia indietro ogni esitazione,ogni
dubbio.
Ora è un uomo sposato, un padre, un lavoratore e nel tempo libero un
allenatore benvoluto.
Eppure l’amarezza di ciò che è andato perduto guasta la felicità di una vita
apparentemente perfetta.
E’ il vuoto lasciato dal moro, ora star internazionale, che a quell’epoca
abbandonò tutto e tutti per dedicarsi a dorati sogni di fama.
GONE THROUGH DAYS WITHOUT TALKING / HO PASSATO DEI GIORNI SENZA PARLARE
THERE IS A COMFORT IN SILENCE / C’È COME UNA CONSOLAZIONE NEL SILENZIO
SO USED TO LOSING ALL AMBITION / COSÌ HO PERSO OGNI AMBIZIONE
STRUGGLING TO MAINTAIN WHAT'S LEFT / SFORZANDOMI DI MANTENERE CIÒ CHE È
RIMASTO
Giorni e giorni con la sensazione di aver perso una parte di sé, momenti in
cui l’unico a dare sollievo era il silenzio di una palestra vuota.
Lunghe ore senza fine trascorse contemplando il nulla,tentando di rimanere
attaccato ad una realtà che lo aveva ferito…gli esseri umani bramano l’amore
più di ogni altra cosa, bramano un individuo che sappia essere in loro e con
loro.
Il rosso sa, conosce perfettamente, quanto è grande l’abisso della delusione
nello scoprirsi abbandonati.
Nemmeno anni di tranquillità quotidiana hanno risanato una ferita profonda,
una ferita dell’anima.
ONCE UNDONE, THERE IS ONLY SMOKE / UNA VOLTA DISFATTO, C’È SOLO FUMO
BURNING IN MY EYES TO BLIND / CHE BRUCIA NEI MIEI OCCHI E MI ACCECA
TO COVER UP WHAT REALLY HAPPENED / CHE NASCONDE CIÒ CHE È VERAMENTE ACCADUTO
FORCE THE DARKNESS UNTO ME / E PROVOCA L’OSCURITÀ IN ME.
Il ricordo del moro, il volto, l’odore, tutto si confonde in un vortice
confuso, che esplode in qualche lacrima, ormai arida, e nell’eco di attimi
improvvisamente riemersi dalla coltre della confusione.
Una camminata notturna fatta insieme, estremamente silenziosa – già proprio
così, il rosso ricorda bene! – nel parco vicino casa.
E una mano che all’improvviso sfiora la sua, la tocca tutta tremante, la
stringe sicura.
Stupore,incomprensione… e perché no? Panico.
Puro panico.
Quella sensazione sconvolgente che in genere travolge chi vede i propri sogni
più reconditi divenire realtà.
E poi l’abbraccio più struggente e tenero del mondo.
Cosa diavolo era?
Perché stava così bene, oh lo ricorda perfettamente, si sentiva beato come un
bambino.
Il cuore che scoppia in gola e precipita nello stomaco quando vede il volto
dell’odiata volpe farsi vicino in un lampo.
Non il primo bacio ma sicuramente il più bello.
Se solo allora avesse saputo come esprimere meglio tutto questo, non sarebbe
rimasto lì impalato, lasciando che Kaede corresse via nella notte.
Qualche giorno più tardi si era reso conto che quello era stato il modo
personale di Rukawa di dirgli “addio”: di lì a poco senza una parola, la volpe
era partita alla volta della tanto agognata America.
Da allora chiama al telefono due volte all’anno, una per augurare a Hanamichi
Buon Natale, l’altra per dirgli Buon Compleanno.
Come un risucchio temporale, la consapevolezza del presente riconduce la mente
del rosso a ciò che accade ora.
Sembra davvero come rivivere un sogno.
E se davvero non fosse mai successo nulla?
E se davvero fosse solo una malata costruzione della sua mente?
L’agrodolce sensazione del sogno che sfugge invade la sua percezione della
realtà; si accorge finalmente che il telefono sta squillando da un po’ di
tempo, impaziente.
Hanamichi alza mollemente la cornetta, piazzandola sull’orecchio sinistro.
- Pronto?- biascica, ancora totalmente preso da un tumulto di emozioni.
- Auguri Hanamichi…- la voce profonda di Kaede è puntuale, come ogni anno.
Hanamichi sposta la cornetta verso l’orecchio destro, sorride e sussurra:
- Ti amo.-
____________________________THE END
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