Disclaimers: I titoli dei capitoli appartengono alla persona che ha stilato la mail per la settimana dell'amicizia e che io ringrazio infinitamente per avermi ispirato questa fic

Dediche: A Hidemi, per ciò che ci ha donato...


HO IMPARATO...

di Seimei

Lezione 25: ... CHE QUANDO TUO FIGLIO APPENA NATO, TIENE IL TUO DITO NEL SUO PICCOLO PUGNO, TI HA AGGANCIATO PER LA VITA ...

Siamo all'ospedale.
Corriamo di corsa verso il reparto dove è ricoverata Hidemi, e vediamo la sua ginecologa uscire da una delle stanze.

Ci nota subito, e ci viene incontro.
Ha l'aria molto torva e scura, sembra quasi incazzata.
Lei sa della nostra situazione, e quindi ci parla subito con molta franchezza.

"Quella disgraziata ha mentito a tutti quanti"

L'espressione sul viso di Kaede si fa allarmata, almeno quanto la mia.

"Come sarebbe a dire?" le chiediamo, e lei ci fa cenno di sedere.

"Lo sapevate che ha un cancro ai reni all'ultimo stadio, inoperabile, e con metastasi nel cervello e nei polmoni? Ha i globuli bianchi e le piastrine così bassi che non mi capacito di come abbia fatto a portare la gravidanza fino a questo punto"

I miei occhi devono essere delle dimensioni di due uova.

"C-cancro?" balbetta Kaede.
Io non ho davvero la forza per parlare.

"Sì! Altro che nonno assassino, e femmine che uccidono le madri. Era tutta una palla. Lei sapeva che sarebbe morta e si è inventata quella cazzata per impedire a chicchessia di interrompere la sua gravidanza!!!!"

Non ci posso credere.
Allora Hidemi morirà davvero.

"Non reggerà al parto. Perderà troppo sangue, e tutto quello che faremo, ve lo dico già fin d'ora, sarà inutile. Basterà la placenta che entra in contatto con le lacerazioni del suo corpo per farla andare in setticemia. Non può farcela"

La dottoressa ha pronunciato queste parole con rabbia e frustrazione, e io non so davvero cosa dire.
E' di nuovo Kaede a parlare per entrambi.
Lui è molto più forte di me.
E ha tanto più coraggio.
Io faccio il duro, mi vanto di essere il Tensai, ma alla fine è sempre lui a fare da sostegno.

"Come sta ora?"
"Si è stabilizzata. Aveva avuto delle perdite di sangue, pensavamo dovute al bambino, ma in realtà era il suo intestino crasso che stava scoppiano, pieno anche quello di metastasi enormi. Dio, davvero non so come abbia potuto sopravvivere fino ad ora. Al momento non ci resta che aspettare che partorisca, e sperare in Dio perchè la tenga in vita almeno per vedere la sua bambina"
"Possiamo vederla?"

La dottoressa annuisce e ci scorta fino alla sua stanza.

Entriamo, e lei è rannicchiata sul letto, enormemente sproporzionato rispetto alla sua pochezza.

Le andiamo vicino, e lei ci guarda, gli occhi enormi e languidi sul viso scavato.
Mi ero accorto che non aumentava di peso ma che, anzi, continuava a dimagrire, ma non avevo capito.
Stupido che sono!
Stupido, Stupido, Stupido, Stupido, Stupido, Stupido, Stupido!!!!!!!!

E ancora stupido!

Entra un'infermiera e ci chiede di uscire che deve medicarla.
Non siamo riusciti nemmeno a dirle ciao.

Io e Kaede ci sediamo fuori dalla stanza, e rimaniamo in silenzio.
La sua mano afferra la mia e la stringe tanto forte da farmi male
In questo tempo abbiamo legato tantissimo con Hidemi, e ci sembra strano che ci abbia nascosto una cosa così.

"Perchè non ce l'ha detto?" chiedo a Kaede, mentre sento le lacrime rotolarmi calde lungo le gote.

Il mio amore scuote la testa, e mi strige la mano più forte.

Poi la porta si spalanca, e l'infermiera corre nel corridoio, mentre il segnale d'emergenza risuona nel reparto.

Due secondi dopo arriva di corsa la dottoressa, con aria spaventata.

"Le si sono rotte le acque" ci urla, e un istante dopo Hidemi viene messa su una barella, e portata d'urgenza in camera operatoria.
Potrebbe essere necessario un cesareo.


Hidemi è la dentro da un'ora e mezza.
Nessuno è venuto a dirci nulla, non sappiamo cosa stia succedendo, non abbiamo idea di cosa dire, o fare.
E allora, come ho imparato poco tempo fa, decido di pregare.

Prego, con tutte le mie forze, affinché quelle due creature che amiamo sopravvivano e possano restare con noi a lungo.

A casa la stanza della bambina è già pronta.
Io, Kaede e Hidemi l'abbiamo preparata con cura, dipingendo le pareti di rosa, con i giocattoli, il fasciatoio, e quel lettino così belo che eravamo rimasti due ore a guardarlo al negozio, prima di comprarlo.

Quello che Hidemi non sa è che la camera accanto a quella della bambina è già pronta per accogliere lei.

Le pareti sono azzurre, il suo colore preferito.
C'è un letto grande, una scrivania, una cassapanca e un armadio, tutto bianco.
Le abbiamo anche comprato dei vestiti, e...

Scoppio in un pianto dirotto.

Kaede mi abbraccia stretto, e io mi abbandono al suo calore.
Quella dannata ragazzina.
19 anni, una figlia in grembo e una malattia devastante nel corpo.
Come ha potuto?
Come ha potuto non dircelo?

Ma me lo deve spiegare!
Sì cazzo!

Hidemi vedi di uscire viva da lì dentro, perchè hai molte spiegazioni da darci!!!!!
Devi raccontarci un sacco di cose, e non voglio scuse!!!
Capito dannata ragazzina?
Devi uscire da lì VIVA, capito? VIVA!!!!

Sono passate tre ore e un quarto, e finalmente la dottoressa esce dalla sala operatoria.
Sorride.

"La bambina sta bene. E' sana, bella, e non avrà bisogno dell'incubatrice se non per pochi giorni"

Primo sospiro di sollievo.

"Hidemi sta meno bene, ma è viva. Tra qualche ora se Dio vuole si sveglierà e ci darà qualche spiegazione!!! E ora scusatemi ma ho bisogno di una doccia e di un caffè"

Se ne va, e io salto addosso a Kaede, abbracciandolo.

Un leggero colpo di tosse ci fa voltare.

"Siete voi i parenti di Hidemi Kawashi?"
"Io sono il padre della sua bambina" dico orgoglioso, e lei mi sorride.

"Se vuole vedere sua figlia è nel nido."

Io e Kaede la seguiamo e due minuti dopo ci troviamo di fronte allo spettacolo più bello che abbia mai visto.

In una delle incubatrici c'è un fagottino vestito di rosa, con un pannolone sproporzionato rispetto al suo corpo così piccolo.
Una peluria nera le corona la testolina, e ha il microscopico pollice rinchiuso fra le labbra minuscole.

"E' nell'incubatrice per precauzione, ma dato il peso e la grandezza degli organi, si può tranquillamente dire che sia già fuori pericolo"
Le parole dell'infermiera mi bucano il cuore e raggiungono il mio cervello, esplodendo in un fuoco d'artificio di gioia.

Kaede mi guarda e insieme sorridiamo felici.
E' il dono più grande che Dio potesse farci, e sono così felice che spaccherei il mondo, ma prima c'è qualcuno che deve darci delle spiegazioni.

Ci rechiamo nella stanza di Hidemi.
Dato che è sopravvissuta bisogna aspettare che si risvegli per firmare il certificato di nascita, ma questa è una cosa di cui ora mi importa assai poco.
Ciò che ci preme ora è sapere perchè.

Vegliamo su di lei per qualche ora.
Il suo sonno, nonostante sia dato dall'anestesia, è agitato.
Deve soffrire parecchio.

Poi un occhio stanco si apre, seguito dall'altro.
Un ciao tossito a fatica ci raggiunge i timpani, facendoci sussultare.

"Ben tornata" le dice Kaede, prendendole la mano.
Io mi siedo accanto a lei, passandole una mano sulla fronte sudata.

"Come ti senti?"
"Come una con il cancro che ha appena partorito tre chili di bambina"

Vorrei ridere, ma mi ritrovo di nuovo in lacrime.
Ora sembriamo tre deficienti, qui, a piangere insieme, un po' di gioia, un po' di paura, ma felici per aver vinto questa battaglia.

"Ora devi dirci la verità" le sussurro piano, e lei annuisce.

"Ho scoperto di avere un carcinoma maligno ai reni l'anno scorso. Avevo dei forti dolori, nausea, e stavo dimagrendo a vista d'occhio. Non riuscivo nemmeno a fare pipì senza urlare. Così mi sono fatta visitare di nascosto. Mia madre era appena morta, non volevo dare questo dolore a mio padre. Così non l'ho detto a nessuno. Poi mi hanno detto che era incurabile, anche con la radio terapia, la chemio e quant'altro non si poteva fare nulla, se non prolungare la mia agonia."

Io sta ragazzina non la sopporto.
E' in grado di raccontare delle cose terribili mantenendo un'espressione quasi serena, come fosse distaccata.
Fa paura, ve lo giuro.

Fatto sta che quando le hanno detto che sarebbe morta ne più ne meno, ha deciso di lasciare al mondo qualcosa di sè.
Nella fattispecie, un figlio.

Così si è concessa al suo fratello adottivo, un orfano che suo padre aveva preso in casa qualche anno prima, per aiutarlo nel lavoro, e che era entrato a tutti gli effetti a far parte della famiglia.
Pare che lui fosse da tempo innamoratissimo di lei.
Dopo un po' si è accorta di essere incinta.
Ha raccontato davvero la balla della Todai e si è dileguata, lasciando una lettera in cui diceva che andava a morire al caldo, in un bel posto.
Al messaggio erano allegati i risultati delle analisi.

"Non sarebbe il caso di chiamare tuo padre e tuo fratello e permettere loro di darti l'ultimo addio?"

Lei scuote la testa.

"Vi porterebbero via la bambina. Mio padre è così omofobo che i naziskin a confronto sembrano le dame della carità"
"Ma ho la firma sul certificato di nascita"
"Un test del DNA confermerebbe che non sei tu il padre. Vi porterebbero ad un processo e nel frattempo la nostra bambina finirebbe in un orfanotrofio"

Merda.
Però non voglio che Hidemi muoia senza aver rivisto la sua famiglia.

E qui, come sempre, interviene il genio di Kaede a supplire alla mia momentanea mancanza di idee.
"Se verranno non diremo loro nulla della bambina. Potresti dire che è la figlia di Mito e Makoto. La piccola vedrà suo nonno e suo zio, e loro vedrebbero lei. Senza complicazioni di sorta. Noi due non verremmo neppure tirati in ballo. Non è mica necessario che ci conoscano, non credete?"

E' un genio.
Senza noi in mezzo, il padre di Hidemi sarà felice di rivedere la figlia, e non dovrà preoccuparsi di nulla.
Probabilmente la starà cercando in lungo e in largo per il paese, chissà com'è disperato.

La porta si apre ed entra un'infermiera con le carte da firmare.

"Come la volete chiamare?"
"Minako" risponde pronta Hidemi.
Quello era il nome di sua madre.

L'infermiera le allunga una penna, e lei si appoggia sul tavolino del comodino, firmando accanto alla parola madre.
Poi mi passa la penna.

Guardo il foglio come se fosse il più grande dei tesori, e scrivo deciso il mio nome nel posto riservato al padre.
Ora sono un padre.
Io e Kaede siamo dei padri.

Ci abbracciamo tutti e tre, di nuovo le lacrime agli occhi, felici e tristi nel contempo, spaventati da tutto ciò che ci riserverà il futuro.


Pochi giorni dopo madre e figlia vengono dimesse.
Io e Kaede abbiamo deciso che Hidemi morirà a casa accanto alla sua bambina.
Tanto più che non sono mica sicuro che morirà davvero, dato che è sopravvissuta fin qui.

Non appena arrivano a casa mi da subito Minako, e io la accolgo fra le mie braccia, un po' spaventato, un po' stranito.
Lei mi prende un dito nella sua mano minuscola, ed è subito la nascita di un grande amore.

Mi guarda, con quei suoi occhi dal colore indefinito, così piccoli, semichiusi.

Kaede mi guarda e io capisco al volo cosa vuole.
Gli passo la bambina, sussurrando un "vai da papà" che fa arrossire il mio koibito come un pomodoro ed è stupendo vederli così.

Pochi istanti e Minako Sakuragi torna fra le braccia di sua madre che, pur divorata da un male tremendo, vi posso assicurare che non è mai stata così bella.

Passano i giorni.
Abbiamo cercato di contattare il padre di Hidemi ma ci ha risposto che non vuole venire.
Ha già visto la moglie morire di cancro, e preferisce ricordarsi sua figlia com'era quando ancora stava bene.
Hanno parlato a lungo al telefono, e alla fine Hidemi piangeva come una fontana.

"Ci siamo detti addio per sempre" ci comunica dopo aver chiuso la telefonata.
Il suo tono è ancora sereno, ma il suo sguardo ormai si è spento.


Tra cinque giorni Minako compierà ben 4 mesi!
Sta crescendo a vista d'occhio, e sembra proprio aver ereditato il carattere del Tensai.
Non sta ferma un attimo, urla come una pazza e prende in mano gli orsacchiotti picchiandoseli sulla testa.
Un buon allenamento per chi vuol dare testate.

Ora siamo in soggiorno.
Minako è fra le braccia di Kaede, che la culla piano, mentre io, seduto accanto a loro, sto intonando la nenia con cui mia madre era solita farmi addormentare.

Hidemi, sdraiata sul divano, sepolta da una coltre di coperte, ci guarda e sorride.
Poi chiude gli occhi.
"Addio" sussurra, e poi parte per il suo ultimo viaggio.

Addio piccola grande donna, grazie per il dono che ci hai lasciato.
Non ti dimenticheremo mai.
Grazie davvero.
E, per l'ultima volta, addio.

Fine capitolo 25

Ehm... sono scema se sto piangendo???
scusate...
Vabbè, via con l'ultimo capitolo.


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions