Disclaimers: i personaggi non sono miei ma di papà
Inoue.
Note: Un grazie particolare ad Akira14, thank you
Ho
bisogno di te parte
II
di Focuzza
Era passata ormai una settimana da quando Kyota era tornato a vivere a
casa dei suoi genitori e già la convivenza gli stava stretta suo padre
gli rinfacciava sempre di essere un parassita, suo fratello lo prendeva
sempre in giro e sua madre era la sua salvezza, l'unica che lo avesse
accettato così com'era. Quella mattina Kyota era in cucina,
quando entrò la madre, felice:
- Mamma, quel mostro ti ha concesso il divorzio? -
- No Nobu e poi non è un mostro è pur sempre tuo padre. -
- No mio padre vive in America se ben ti ricordi mamma, lui non
rappresenta niente per me -
- Smettila di parlare di lui in questo modo. -
- Non ci posso fare niente... Vorrei che tu e papà non aveste mai
divorziato, almeno adesso vivrei con i miei fratelli che sicuramente mi
vogliono bene. - La madre di Kyota infatti si era risposata dopo il
divorzio dal precedente marito, quindi l'uomo che viveva con lei non era
il padre di Nobu.
- Lo so tesoro ti mancano i tuoi fratelli e tuo padre, ed io sono la causa
della tua tristezza mi dispiace -
- Scusa mamma, io non volevo farti sentire in colpa... Ma come sempre sono
un disastro.
Nobunaga tornò in camera sua, e visto che era in vacanza e non c'era
scuola, decise di uscire a farsi una passeggiata. Verso l'ora di pranzo
rientrò a casa, si stava avviando verso camera sua quando udì una voce
proveniente dalla cucina:
- Dov'è il mio ometto? -
- È uscito stamani e non è ancora rientrato, gli manchi molto -
Poco dopo l'estraneo si ritrovò Kyota attaccato al collo:
- Papà quando sei arrivato? -
- Stamattina, fatti vedere piccolo, come sei cresciuto. -
- Papi dove sono Kojiro, Kaori e Rayaka? -
- Sono in albergo erano un po' stanchi ma mi hanno detto di dirti che
stasera verranno a trovarti, cosa mi racconti peste, come va la scuola? -
- Bene, l'anno prossimo sarò all'università ancora non ci credo. -
Parlarono per un po' poi il padre tornò in albergo e lui rimase solo con
la madre. Dopo che ebbe pranzato salì in camera sua e studiò per tre
ore. Verso le cinque del pomeriggio si diresse nell'albergo dove stava il
padre per vedere i fratelli. Arrivò, salì e bussò alla porta:
- Chi è? -
- Kojiro sono io. -
- Ranocchietto vieni entra. -
- Ciao fratellone. -
- Non mi dire così, altrimenti mi sento vecchio. -
Kojiro aveva tre anni più di Kyota, era molto simile a lui l'unica cosa
diversa erano i capelli, li portava più corti rispetto a quelli del
fratello.
- Dove sono le due pesti? -
- Hanno trascinato giù papà; volevano il gelato - Kaori e Rayaka erano
gemelle avevano sei anni, erano identiche l'unica cosa che le
differenziava erano i capelli: la prima li portava a caschetto la seconda
lunghi.... Ed erano entrambe dei terremoti. -
- Raccontami qualcosa di te, è un anno che non ci vediamo Kojiro. -
- Sono fidanzato con una ragazza stupenda. Si chiama Jenny, è svedese ed
è splendida non vedo l'ora di fartela conoscere, appena finisco l'università
ci sposeremo, e tu cosa mi racconti? Stai ancora con quella mummia del tuo
fidanzato? -
- No. -
- Scusa non lo sapevo. -
- Non è colpa tua. -
- Tu come stai? -
- Bene!Come vedi sono finalmente libero. -
- Sarà,ma non mi freghi. Lo ami ancora? -
- No! Ci mancherebbe altro -
- Nobu! - lo richiamò il fratello vedendogli gli occhi lucidi.
- Lo amo tantissimo io credevo fosse più facile, però passerà.
Deve passarmi.
Non posso stare tutta la vita a rimuginare
sui miei errori. -
Kyota fece un sorriso al fratello e si
affacciò alla finestra.
- Inizialmente pensavo fosse normale sentire la sua mancanza ma ora credo
che la sentirò per tutta la mia vita, ho cercato d'essere forte ma
proprio non ci riesco, ci sono giorni che mi butterei tra le sue braccia;
ma questo mio orgoglio del cazzo m'impedisce di ritornare da lui.
Vorrei tanto non avere mai visto quello che ho visto, a volte penso di
essere masochista lui mi mette le corna ed io continuo ad amarlo, ho
bisogno di lui Kojiro -
- Senti ranocchietto, che ne dici di venire con noi in America? Forse ti
farebbe bene staccare un po' la spina -
- Ci penserò -
Kyota rimase a cena con suo padre e i suoi fratelli poi tornò a casa, il
giorno dopo andò a casa di Maki suonò il campanello e venne fatto
entrare
_ Ciao Shinichi ho bisogno di parlarti. -
- Vieni, entra pure.-
- Ho deciso di andare per un po' con mio padre in America; almeno fino a
quando non finiscono le vacanze. Volevo solo dirti che mi mancherai ma che
ho bisogno di tempo per riflettere. -
- Vorrei tanto il tuo perdono ma so anche che quello che ho fatto è stato
orribile, prenditi tutto il tempo che vuoi, piccolo. -
- Grazie ti scriverò. -
Era passata una settimana da quando Maki aveva visto Kyota, quando tornò
a casa dopo l'università trovò una lettera della scimmietta, si sedette
sul divano ed iniziò a leggerla:
Caro Maki,
É impossibile descriverti la confusione che ho dentro, mi sono accorto
che sei ancora dentro il mio cuore. Mi ritrovo spesso a pensare a come
abbiamo potuto noi due, che eravamo tanto uniti, separarci l'uno dall'altro.
Ho paura di guardare dentro il mio cuore, perché ho il timore di capire
che tu sei ancora importante per me.
Spesso ripenso a quante volte le giornate siano volate senza che ce ne
rendessimo conto; e quante cose, anche se per gli altri insignificanti,
sono rimaste impresse nei miei ricordi. Ho sofferto molto ma i dolci
ricordi mi aiutano a vedere la nostra storia positivamente. Non sono
riuscito a dimenticarti forse perché i ricordi legati a te sono
dolcissimi o forse perché non ho voglia di scordarti. Tutto sommato non
rimpiango niente di quello che c'è stato tra noi.
Tuo Nobu.
Dopo una settimana Kyota ricevette la risposta di Maki:
Mio dolcissimo amore,
In questo pomeriggio il mio cuore prova un gran senso di vuoto perché tu
non sei qui con me.
So di avere sbagliato e me ne pento ogni giorno di più, mi manchi, mi
manchi da impazzire.
So di non poter cancellare tutto il male che ti ho fatto ma ti prego di
non odiarmi, anche perché io ti amo.
Vorrei averti qui vicino a me per sussurrare nel tuo orecchio queste due
parole che,troppo spesso, io non ti ho detto, ho avuto paura amore mio.
Paura che tu stessi diventando troppo importante per me, per questo mi
rifugiavo tra le braccia di altri ragazzi. Sappi,però, che mi pento di
quello che ho fatto e che se potessi tornare indietro non lo rifarei.
Solo adesso ho capito che tu sei più importante di qualunque altro.
Ti chiedo perdono.
Ti amerò sempre.
Continua....
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