DISCLAIMER: I diritti di Slam Dunk sono del maestro T. Inoue e chi di diritto. Questa storia non è scritta a fini di lucro.


 


 

 

Ho bisogno di te

 

 

di Athenachan

 


Non era mai stato bravo con le parole, forse il motivo era da ricercare nel fatto che viveva ormai isolato da tutto e da tutti, dopo che i suoi genitori si erano immersi a capofitto nel lavoro per non pensare all’imminente fine del loro amore, ormai estinto.

E Kaede aveva patito le tristi conseguenze, fin da piccolo aveva visto i suoi genitori ignorarsi e ignorarlo, mai affetto, nessun segno particolare che lui esistesse davvero nelle piatte esistenze dei suoi due genitori. Specialmente sua madre, lei era la persona che non gli rivolgeva nemmeno un sorriso, non un cenno o una carezza, suo padre, per quanto lo ignorasse, quando tornava a casa una piccola carezza e un lieve sorriso, seppure falso, glielo concedeva.

Ed era cresciuto così Rukawa, nessuno che lo amasse davvero, circondato solo dalle governanti che lo nutrivano e lo accudivano solo per denaro e che non si erano mai davvero interessate a lui, pensando che in fondo una persona che aveva il denaro aveva tutto e per forza di cose doveva essere felice.

Aveva vissuto, o per meglio dire resistito, fino all’età di sei anni quando finalmente aveva capito davvero che non avrebbe mai ottenuto le attenzioni che voleva dalle persone che lui aveva amato con tutto se stesso fino a quel momento, troppo ingenuo per capire la verità. Poi eccolo il Basket entrare nella sua vita per riempirla completamente, quasi ad estraniarlo dal mondo che lo circondava, da quella vita che non aveva mai voluto, da quell’affetto che non aveva mai avuto.

Forse se quelli che lo giudicavano insensibile e asociale avessero saputo il suo passato avrebbero compreso questo suo modo di comportarsi, questa sua maschera mai calata per nascondere la sofferenza che in realtà provava nel profondo del suo cuore ferito e mai guarito, ancora sanguinante. Avrebbero capito il perché si attaccasse in modo così morboso a quello sport, il perché lui lo considerasse il suo tutto, il suo motivo per continuare la sua assurda e inutile esistenza da fantasma.

Kaede aveva accettato questo suo essere diverso dagli altri per non avere i genitori che gli volessero bene, se ne era fatto una ragione, nonostante soffrisse ora c’era il Basket, lui si che era importante, quando giocava era importante, importante per l’allenatore, per il coach, per la squadra… sebbene fosse un’importanza temporanea, poteva sentire chiaramente dai loro complimenti e pacche affettuose che ci tenevano che lui giocasse, che facesse canestro.

E così si era sempre impegnato, anima e corpo in quello sport, senza mai fermarsi, senza parlare se non necessario niente amici, non gli servivano, non importavano, in fondo a lui bastava essere importante per quelle persone che volevano che vincesse, seppure per brevissimi attimi… in quel modo era sicuro che nessuno lo avrebbe scoperto e poi abbandonato.

Ma poi qualcosa era cambiato, si era accorto di essere di nuovo diverso dagli altri, di nuovo emarginato come se non bastasse essere asociale, si era scoperto attratto dai ragazzi e questo lo aveva fatto chiudere ancora di più in se stesso.

Il problema non era grave dato che tutti i maschi lo odiavano perché riscuoteva successo tra le ragazze, quindi era sempre stato lontano dai ragazzi e anche quando giocava a Basket non ci pensava perché quello sport era più importante, non era mai stato felice quindi non poteva sapere come ci si sentiva e non aveva il desiderio di esserlo… aveva il Basket e questo gli bastava.

Tuttavia quando aveva visto quella testa color porpora si era ritrovato a pensare quanto potesse essere bello passarci le mani, accarezzare quei fili delicatamente, magari dopo aver fatto l’amore… lui che non aveva nemmeno mai baciato perché non ne aveva mai sentito il bisogno, lui che non aveva mai amato nessuno per paura di non essere ricambiato, troppo ferito dal comportamento dei genitori.

Hanamichi Sakuragi gli piaceva, gli piaceva da morire, non aveva mai guardato e amato qualcuno così tanto, anche se si teneva lontano, anche se lo insultava e lo picchiava…

Preferiva di gran lunga osservarlo da lontano, lanciandogli fugaci sguardi malinconici, piuttosto che avere l’ennesimo rifiuto di affetto, per quanto gli facesse male, aveva capito subito dopo averlo conosciuto che non aveva speranze, che anche se lo amava così intensamente non poteva sperare niente, perché Hanamichi lo odiava, perché lui era insensibile, perché era più bravo perché aveva fatto innamorare Haruko di se senza nemmeno volerlo… e chi voleva quella babbuina?! 

E nello stesso istante in cui aveva capito di amarlo aveva anche capito di non poterlo avere, e allora aveva odiato il Basket, aveva odiato la sua bravura, aveva odiato la sua bellezza, tutto solo perché… perché per colpa sua lui non avrebbe mai sentito le braccia di Hanamichi stringerlo protettivamente a se.

Ed eccolo quel Do’aho, come al solito correva come un disperato per entrare in tempo a scuola…. Non sarebbe mai cambiato, ma almeno così lo poteva investire con la bici e guadagnarsi la sua attenzione, e ovviamente i suoi insulti.

- Rukawa dannata volpe idiota! Stai attento mentre sei su quel catorcio accidenti! Potevi uccidere il grande Tensai! – eccola la voce che gli piaceva da morire, quel modo stupido di pavoneggiarsi con quella sua risata idiota – Nh… - come al solito non si sprecava più di tanto per rispondere – Do’aho… - però si divertiva da morire a vedere quella vena pulsante sopra la testa di Hanamichi quando lo chiamava “Do’aho” – Dannata kitsuneeeeeee – gli urlò contro mentre correvano dentro scuola per poi separarsi per dirigersi nelle relative classi.

Dopo il normale allenamento si mise ad osservare, come sempre, di sottecchi Hanamichi che si preparava per tornare a casa, quanto avrebbe voluto seguirlo, dirgli che si sentiva solo nella sua grande casa, che aveva bisogno di affetto… ma sapeva per certo che quel Do’aho avrebbe riso e sicuramente gli avrebbe detto “Figurati se il grande Rukawa si sente solo e ha bisogno di essere coccolato come una ragazzina!” e questo gli avrebbe fatto troppo male, il suo cuore non era pronto per un rifiuto diretto, avrebbe davvero rischiato di piagnucolare come una ragazzina, non riuscendo più a nascondersi nella maschera dopo essersi scoperto.

- Hanamicchiiiiii – ed eccolo l’altro idiota di turno, Yohei Mito migliore amico del Do’aho, accompagnato dall’immancabile armata Sakuragi e dalla cretina, ossia Haruko Akagi... odiava quella sottospecie di donna, la odiava perché aveva concentrata su di sé tutta l’attenzione del Do’aho senza nemmeno accorgersene e quella da cretina che faceva? Sbavava per lui! Ma insomma la vita era crudele! Non solo si era innamorato di un etero sfigato... no! Pure la beffa che questo lo odiasse perchè aveva fatto colpo sulla sua bella! Gli veniva una tale rabbia a pensarci!

- Harukina caraaaaa! Il Tensai è quiiiii – esclamò Hanamichi tutto contento guardando con occhi a cuore la ragazza che invece fissava lui... che rabbia!  Gli sembrava di essere finito in un film comico fatto da un regista sadico. – RU-KA-WA! RU-KA-WA! – si corresse, non era in un film comico... era in un manicomio! Pure le terribili tre erano arrivate!

- Hanamichi andiamo a giocare a Pachinko? – domandò Mito guardando l’amico che come al solito fantasticava sulla scema – Eh? Certo certo Yo! Il Tensai ha voglia di battervi tutti! – esclamò ridendo sguaiato per poi camminare con gli amici verso la sala giochi vicina. E la babbuina lo fissava con occhi adoranti... meglio sparire di corsa o lei e quelle pazze del suo FanClub l’avrebbero accerchiato.

Giunto a casa si rifugiò nella sua amata camera al buio perdendosi, come sempre, nei suoi pensieri e puntualmente finiva per pensare al Do’aho che ormai era il suo unico pensiero fisso, dopo il Basket ovviamente.

Forse si faceva male da solo a ripensare a Hanamichi, eppure nella sua vita l’unica luce che aveva visto era lui, l’unica cosa che l’aveva spinto a reagire, a ribellarsi a quei genitori stupidi che lo ignoravano... era stato lui a farlo litigare, finalmente, con loro dandogli la certezza assoluta di esistere... e il motivo per cui avevano litigato era di nuovo Hanamichi... si perché  aveva urlato ai suoi amati genitori che amava un maschio e che se non gli andava bene se ne sarebbe andato che tanto era già come se non ci fosse in quella casa. E loro? Loro l’avevano guardato come si guarda un rifiuto gli avevano urlato che era un gay di merda e che l’avevano sempre saputo, in fondo, ma l’avevano lasciato stare in quella casa, gli avevano permesso di viverci ancora per un mese, giusto il tempo per fargli portare via le cose. Gli avevano detto che gli avrebbero pagato la casa, le spese, bastava che sparisse da quella casa senza farsi più vedere da loro, e Kaede per la prima volta nella vita li aveva guardati con gratitudine, sentendosi, almeno per quella volta, considerato davvero.

- Kitsune malefica ecco chi era che faceva casino in palestra a quest’ora di notte! – si sentì dire alle spalle da una voce fin troppo conosciuta – Che vuoi Do’aho? – lo aggredì subito, insomma con tutte le persone che poteva incontrare in palestra alle undici di sera... proprio lui doveva essere! – Non cominciare a rompere Kitsune... comunque che ci fai qui con quella valigia nell’angolo?! – sbottò il cretino, che si dimostro abbastanza sveglio, avvicinandosi – Diciamo che mi sto trasferendo Do’aho – gli rispose in modo volutamente enigmatico.

Sapeva che avrebbe fatto male, ma si stava spingendo lo stesso oltre quel loro normale rapporto di odio voleva che Hanamichi gli chiedesse cosa fosse successo e perché, se l’avesse fatto, neanche volendo avrebbe potuto mentire. Gli avrebbe detto tutto... ma veramente tutto quello che sentiva dentro di sé, tutta la paura, l’insicurezza che aveva provato da bambino, il suo fuggire dalla realtà e il suo appigliarsi morbosamente al Basket per sentirsi importante per la gente.

- Oh... la Kitsune allora sta diventando indipendente da mammina e papino... e dimmi... è bello avere una famiglia che ti ama? – gli chiese, sentì il tono volutamente cattivo che l’altro aveva usato, ma non aveva voglia di rispondergli altrettanto male – Loro non mi hanno mai amato – sillabò piano per poi voltarsi verso il canestro facendoci entrare la palla, senza nemmeno saltare.

- Beh posso biasimarli... come si fa a voler bene a un essere che non fa altro che vivere tra Sonno e Basket? Se fossi stato in loro ti avrei ripudiato immediatamente – di nuovo una frase cattiva, forse troppo, forse troppo per Kaede, che in quel momento sentì il dolore arrivargli al cuore, stavolta davvero. Come poteva quel ragazzo, con poche parole, fargli così male? Non lo sapeva, eppure l’aveva sempre sospettato che solamente lui potesse provocargli quel dolore.

- Do’aho... forse hai ragione sai? Ma fa male ad un bambino sentirsi ignorato dai genitori, troppo impegnati ad odiarsi nell’indifferenza... è allora che ho deciso di diventare il migliore in qualcosa, solo per sentire che esistevo davvero, indispensabile per qualcuno, fosse solo una squadra di pazzi che esulta ad ogni mio canestro o un Do’aho che mi urla contro – rivelò facendo l’ennesimo canestro, e Hanamichi tacque, troppo stupito forse per dire qualcosa, troppo sconvolto per dire qualcosa.

- E dimmi... se ti ignoravano... come mai sei stato costretto a trasferirti? – gli chiese appena si sentì abbastanza sicuro di sé – Ho detto loro l’unica cosa che un genitore non vorrebbe mai sentire da un figlio... soprattutto se si prova un tale disprezzo per i diversi... e allora mi hanno detto che faccio schifo solo perché amo un altro uomo... eppure nonostante tutto sono stato felice, perché mi hanno considerato nella loro totale indifferenza – rispose cercando di rimanere indifferente, cosa difficile dato che da quello che sarebbe uscito dalla bocca del ragazzo sarebbe dipesa la sua unica speranza di vita.

Certo non gli aveva dichiarato apertamente il suo amore, ma il solo saperlo gay avrebbe provocato qualcosa in quel Do’aho, fosse stata una marea di insulti e di disprezzo o soltanto un sorriso di conforto accompagnato da parole dolci per dirgli che non era vero che faceva schifo solo perché aveva gusti diversi.

- Ma non mi dire... pure la volpe gay... è una maledizione allora! – esclamò ridendo Hanamichi, ancora una volta stupendo Rukawa che lo guardava sconvolto... e che cavolo! Gli dichiarava di essere gay e quell’idiota si metteva a ridere?! – Do’aho cazzo ti ridi! – esclamò contrariato – Scusa scusa... solo che... ihihih anche il Grande Tensai si è scoperto gay ahahah – disse tra le risate mentre si teneva la pancia con le lacrime agli occhi.

- COSA?! E I TUOI HARUKINA CARA?! – sbottò lasciando cadere per una volta la sua maschera di totale indifferenza – Semplice Kitsune, semplice... Haruko mi da una mano per coprire questo fatto... rovinerebbe la reputazione del Tensai! – rimase un attimo in silenzio – Rukawa... ma tu hai... URLATO?! Cos’è l’inizio dell’Apocalisse?! Oddio – sbottò Hanamichi indicandolo con il dito sconvolto.

- Ma quanto casino fai... Do’aho – gli disse incurvando appena le labbra verso l’alto, che fece allargare gli occhi a dismisura a Hanamichi – Kami! Allora è davvero l’inizio dell’Apocalisse! – esclamò mettendo le braccia a mo di croce, come per allontanare un demonio... a questo punto Rukawa non si trattenne più scoppiando a ridere senza ritegno mentre l’altro lo fissava senza dire più una parola – Do’aho... guarda che sono umano anche io – esclamò non appena si riprese dalle risate – Te non sei la Kitsune malefica... sei un alieno che ha preso il suo posto! – rispose l’altro indicandolo come se fosse un indemoniato.

- Sai Do’aho... non pensavo che l’avrei mai detto a qualcuno ma... – cominciò Kaede tornando serio fissando il ragazzo dai capelli rossi in modo intenso – mi basta sapere che esista quel ragazzo per essere felice.. e non mi importa se ai miei genitori faccio schifo – sussurrò arrossendo appena guardando da un’altra parte, non accorgendosi dello sguardo appena rattristato dell’altro che poi sorrise scompigliandogli i capelli neri – La versione Kitsune ‘innamorata’ è interessante... allora sai essere anche romantico Rukawa! Non l’avrei mai detto... quasi quasi provo invidia per quella povera anima che ha le tue attenzioni! Anche se di certo non batterai mai il Tensai in amore ahahah -  avrebbe voluto dirgli che quel ragazzo era lui, solo lui, ma non se la sentiva... non ora che finalmente erano diventati qualcosa di molto simile a degli amici.

- Senti Kitsune... se ti dicessi che anche il Tensai si è innamorato te che diresti? – gli chiese il Do’aho arrossendo, gli faceva male... non voleva che qualcun altro potesse avere le sue attenzioni, a malapena sopportava quando dichiarava il suo amore per ‘Harukina cara’ ma aveva, per fortuna, scoperto che era una bugia. Ma come avrebbe reagito a sapere che un altro ragazzo avesse le attenzioni del suo rossino? L’avrebbe sicuramente cercato e poi ucciso! Poi però quando vide il dolce sorriso appena accennato e quegli occhi un po’ lucidi con le gote arrossate si ritrovò solo a pensare che era un ragazzo fortunato ad avere l’amore del Do’aho.

- Povero ragazzo! Non lo invidio – si ritrovò a dire per coprire il dolore che provava nel sapere la sua unica ragione di vita innamorato di un altro – Ehi! Il Grande Tensai è il migliore in fatto d’amore! Ma... ecco... mi chiedevo se potessi aiutarmi a... ecco... a dichiararmi ecco – borbottò arrossendo sempre di più il rosso.

- Nh... – annuì esasperato, allora Kami ce l’aveva con lui per qualche assurdo motivo! Cos’aveva fatto per meritarsi una tale punizione?!  - Kitsune!!! È una cosa seria accidenti! Voglio assolutamente conquistare quella v... quel ragazzo – si corresse senza ovviamente destare sospetti nella sua adorabile volpetta addormentata che lo guardava con gli occhi socchiusi annuendo.

Poco dopo un Kaede addormentato sul pavimento veniva raccolto da un Hanamichi molto contrariato... insomma quella Kitsune non lo stava proprio a sentire! E pensare che faceva tutto quello per lui! Che rabbia!

Lo prese in braccio facendogli allacciare le braccia al suo collo, giusto per non farlo cadere dalla sua presa, mentre raccoglieva la valigia abbandonata in un angolo. Continuava a ripetersi che stava facendo la cosa giusta, in fondo la volpe era addormentata no? Non poteva lasciare Kaede in palestra da solo... l’avrebbe portato a casa! Tanto abitava da solo e una stanza in più per il volpacchiotto l’aveva.

Rukawa si accoccolò meglio tra le sue braccia, proprio come un bambino bisognoso di affetto, stringendogli la maglia tra le mani bianche mentre ronfava incurvando appena le labbra in un piccolo sorriso tranquillo. Com’era bello con quel sorriso ad incorniciargli il volto bianco... sembrava un angelo, e quei bellissimi capelli neri... ci passò appena le mani in mezzo e come aveva immaginato erano pura seta liscia e morbida. Amava tutto di quella volpe, il suo aspetto come il suo carattere difficile che, aveva verificato poco prima, era dovuto ad un’infanzia difficile.

- Kitsune lo sai? Ti amo – gli sussurrò appena nell’orecchio per non farsi scoprire dal ragazzo  addormentato tra le sue braccia. Lo strinse di più tra le braccia mentre quello mugugnava appena soddisfatto di sentirsi al caldo dal freddo che sentiva.

- Mh... – abbassò lo sguardo giusto in tempo per specchiarsi in due occhi socchiusi color del mare – Ehi Kitsune ti sei svegliato! – lo salutò l’altro mentre continuava a tenerlo in braccio muovendosi veloce per la strada cercando di arrivare il più in fretta possibile nella sua casa calda. – Do’aho... dove mi stai portando? – mugugnò quello accoccolandosi meglio tra le braccia dell’altro che gli sorrise appena – A casa mia Kitsune ingrata! Mica potevo lasciarti sul pavimento della palestra! Anche se la tentazione era forte... ti sei addormentato nel bel mezzo del mio discorso! – gli disse scherzosamente.

- Nh... – annuì Kaede per poi rilassarsi tra le braccia di Hanamichi pronto per un altro pisolino – Ohi Kitsune non vorrai dormire di nuovo?! – lo rimproverò il rosso spettinandogli appena i capelli – Nh... ho tanto sonno Hanamichi – sussurrò piano chiudendo gli occhi mentre il ragazzo arrossì appena nel sentirsi chiamare con il suo nome e non “Do’aho”.

Giunsero presto a destinazione e Hanamichi si premurò di appoggiare il moro sul letto morbido che stava nella stanza accanto alla sua, per poi coprirlo con una coperta nell’avvertire i brividi appena accennati non appena lo aveva separato dal suo abbraccio caldo.

- Nh... Hanamichi... ho freddo... – sussurrò appena la volpetta nel sonno stringendosi nelle coperte come se fossero a meno dieci gradi sotto zero – Ehi Kitsune... non è che mangi poco? – gli soffiò nell’orecchio rimboccandogli le coperte per poi sdraiarsi al suo fianco stringendolo a se, mentre quello di riflesso gli si accoccolava nuovamente contro alla ricerca di calore.

- Mh...?! – Kaede si immobilizzò non appena si rese conto della situazione: era stretto tra le braccia del Do’aho e stringeva la sua maglia tra le mani con la testa appoggiata al petto del rossino in questione.

- Ah ciao Kitsune – gli sussurrò la voce assonnata di Hanamichi mentre allentava appena la presa su di lui senza però lasciarlo andare – Do’aho lasciami – sillabò Kaede intimorito, non voleva che l’altro si accorgesse dei brividi traditori che gli stavano salendo per tutta la schiena. – Nah... sei morbido come un cuscino... – gli rispose sorridendo mentre lo stringeva di più a sé.

Rukawa era con le spalle al muro, un violento imbarazzo si stava impadronendo di lui e un desiderio traditore si stava formando nella sua mente ancora lievemente assonnata: voleva essere baciato dal Do’aho, sentirsi stringere da lui mentre facevano l’amore.

Hanamichi fissò di sottecchi il moretto che stava cercando di guardare ovunque ma non nella sua direzione, il pensiero che, forse, il volpacchiotto lo ricambiasse lo fece sorridere: Kaede era così buffo quando si imbarazzava! Non l’aveva mai visto con quell’espressione un poco imbronciata ma con le gote inequivocabilmente rosse.

Si chinò appena verso il viso del volpino che, vuoi troppo impegnato a distrarsi, vuoi ancora addormentato, non si accorse che Hanamichi gli era a meno di dieci centimetri dal viso. Quando però avvertì il respiro caldo del rossino il moro si voltò di scatto, specchiandosi negli occhi marroni dell’altro, enormi e brillanti che lo fissavano dritto nei suoi occhi blu. E allora non si chiese nemmeno perché e chiuse gli occhi mentre le labbra di Hanamichi  si poggiarono sulle sue che, arrendevoli, si lasciarono dischiudere dall’altro con un sospiro.

Sentire Rukawa così arrendevole a lui gli fece montare un po’ la testa, ma stavolta nei limiti, non voleva rischiare di perdere la sua piccola Kitsune che ora si lasciava baciare le labbra lasciandogli campo libero, protestando appena ogni qual volta si distanziavano per prendere aria. Certo che era incontentabile!

Si spinse su di lui imprigionandolo sotto il suo corpo arricciandogli i capelli neri mentre lo baciava ancora. Il suo volpino, d’ora in poi l’avrebbe chiamato così, gli strinse le braccia al collo inarcandosi verso di lui sfregando i loro bacini. Pure pervertito quello era! Beh, lui non poteva dire di non averci fatto un pensierino... il solo pensare a Rukawa sotto di lui gemere e ansimare lo faceva eccitare da morire, ma forse era troppo presto... Kaede ansimò piano nella sua bocca cercando più contatto tra i loro corpi.... ok... presto un corno! Si conoscevano da più di due anni... col cavolo che l’avrebbe lasciato ora che finalmente l’aveva completamente tra le sue mani!

- Nh... Do’aho... ah... – gemette sentendo le mani del rossino vagare sul suo corpo senza freni, il corpo era scosso da brividi di piacere, troppo intensi per non farlo ansimare e tendere non appena la mano di Hanamichi scese nei suoi pantaloni a sfiorare la sua erezione. La mano del rossino cominciò a muoversi veloce, non seppe nemmeno lui quanto, finché non si tese gemendo piano liberandosi dal suo orgasmo.

Vide il Do’aho sorridergli appena e leccarsi le tracce del suo seme dalla mano, per poi chinarsi su di lui e togliere il resto dal suo membro e dal suo petto sudato, non aveva la forza di opporsi... gli piaceva essere in completa balia di quel ragazzo, si fidava di lui.

L’aveva poggiato su di se, Rukawa con i pantaloni slacciati e la maglietta aperta, Hanamichi invece con la maglietta bianca sporca degli umori dell’altro. lo strinse a se, il corpo bianco dell’altro sembrava così fragile tra le sue mani – Kaede... ti amo – gli sussurrò all’orecchio mentre un moretto piacevolmente stupito lo fissava con i grandi occhioni blu lucidi e splendenti – A... anch’io ti amo Hanamichi – gli sussurrò nascondendo il volto arrossato dall’imbarazzo nell’incavo della sua spalla.

- Non nasconderti... sei più bello quando ti imbarazzi... sei... tenero – gli soffiò nell’orecchio con malizia mentre Kaede lo guardava contrariato – Non sono tenero! Stupido Do’aho! – sbottò poco prima che l’altro gli coprisse la bocca con la sua.

Senza aspettare oltre Hanamichi gli penetrò con le dita tra i glutei, mentre Kaede si contorceva appena di fastidio, per poi cominciare ad assecondare il movimento preparatorio delle dita del rosso, che dopo pochi minuti decise di togliere le dita per sostituirle, finalmente, con il suo membro che chiedeva il possesso della sua volpetta.

Un gemito di fastidio uscì dalle labbra di Kaede, che poi si tese dal dolore appena avvertì l’intero membro di Hanamichi dentro di sé. Il rossino gli diede il tempo di abituarsi a lui per poi cominciare ad affondare in lui sempre più velocemente provocando gemiti bassi da parte di Kaede che cominciò anche ad inarcarsi verso di lui mentre sussurrava piano il nome del compagno che stava facendo la stessa identica cosa.

Vennero insieme stringendosi forte tra loro ansimando i loro nomi con voce incrinata dal piacere e gli occhi lucidi di passione, Kaede tra di loro mentre Hanamichi nel corpo del moro. Finito l’amplesso Hanamichi si accasciò sul letto di fianco al compagno stringendolo a sé con dolcezza, mentre Kaede si rifugiava sul suo petto socchiudendo gli occhi stanchi.

- Kaede? Sei sveglio? – domandò piano Hanamichi – Nh? – rispose con voce sonnecchiante il suddetto rigirandosi tra le braccia del rosso per guardarlo negli occhi – Mi chiedevo... perché non vieni a vivere qui con me? – Rukawa allargò gli occhi stupito: il Do’aho voleva davvero che vivesse con lui? – Penso che si potrebbe fare Do’aho... – gli rispose richiudendo gli occhi sussurrando appena – Avrò bisogno di te per sempre – facendo sorridere Hanamichi che lo strinse di più a se mentre cadeva in un lungo sonno ricco di sogni.

   

FINE    

 

       

Spero che l’abbiate apprezzata... devo prenderci la mano con questa coppia (HanaRu per sempre!!). Tornerò con una ff su Slam Dunk un po’ più lunga e sensata (si spera).

Ciao a tutti!

By athenachan