Hitachiin love story capitolo II - Ah Honey Honey... di Roxette
«Fatto! Per oggi abbiamo finito, siete magnifici ragazzi!»
disse il fotografo che aveva passato l’intera giornata a fotografare Mori
e Honey con una miriadi di vestiti diversi e in pose differenti. «Whaa!!
Ti sta benissimo questo completo Takashi!» disse tutto sorridente Honey
riprendendo il suo coniglietto che aveva posato lì vicino. Morinozuka gli
accarezzò la testolina bionda energicamente. Mori
indossava una canotta nera lunga e una giacca militare con le maniche
strappate. Varie medagliette al collo. L’orecchino sinistro era a forma di
teschio argenteo. Una fascia nera circondava il polso destro e tre catenine
il polso sinistro. I jeans scuri con vari disegni e scritte in chiaro. Due
catenelle, una più grande e una più fine, erano attaccate al fianco
sinistro e indossava scarpe nere da ginnastica. Honey indossava una
giacchetta bianca leggera senza maniche con cappuccio sopra una maglietta
arancio pallido con maniche fino ai gomiti. Pantaloni lunghi fino alle
ginocchia, bianchi con decorazioni arancio e larghi. Delle scarpe grandi e
chiare completarono il tutto. «Devo
ammettere che farete molto, moltissimo scalpore! Ah, per oggi vi potete
tenere quei vestiti, farete ancora più pubblicità!» disse con tono
soddisfatto Sandro, il signore che li aveva trovati in quella piazzetta
quando si erano persi. E porse loro una sacca contenente i loro vestiti. Tutti
stavano rimettendo apposto il materiale e dissero loro che per quella
giornata avevano finito. «Andiamo»
disse Mori in direzione di Honey che lo seguì a ruota. «Ehi,
aspettate.. ci vogliono le vostre firme..» Sandro fu interrotto da Honey. «Mi
spiace, ma noi non avevamo detto che accettavamo.. Quindi non firmeremo
nessun contratto» sfoggiò il sorriso migliore che aveva. «M-ma..
voi avete fatto un intero servizio fotografico.. decine di rullini e ore di
lavoro..» fu di nuovo interrotto da Honey. «Noi
dobbiamo andare, ci spiace, ma non..» Honey fu preso dal colletto da Sandro
e si allarmò. Mori si avvicinò a loro. «Ehi,
voi non ve ne andate così facilmente!» gli urlò in faccia a Honey. Mori
non ci mese che pochi secondi per raggiungerli, prendere la mano di Sandro e
stringergliela dietro la spalla bloccandolo. L’uomo mugugnò un poco per
il dolore. «Non
ci riprovi. Ora ce ne andiamo.. Addio» gli intimò Mori con uno sguardo che
lasciava intendere cosa avrebbe fatto se avesse ancora continuato ad
infastidirli a quella maniera. «Ah..
M-ma voi..!» Mori prese per mano Honey, nell’altra la sacca ed insieme se
ne andarono dallo studio: «Ah! Non so nemmeno i loro nomi! Dannazione..» Una
volta fuori, per qualche secondo, intravidero il tramonto da qualche albero
oltre la strada e la spiaggia. Mori e Honey erano usciti dal retro. «Ta-Takashi..»
lo aveva fermato Honey tirando un poco con la mano che gli teneva stretto,
voleva ringraziarlo, ma quando gli occhi neri incontrarono quelli castani
del più piccolo, entrambi si bloccarono stupiti. «Tak..»
mormorò appena il biondino. Che stava succedendo? Mori
allungò una mano verso di lui e gli accarezzò i capelli color oro
scompigliandoli un poco. Vi avvicinò il viso e, chiudendo gli occhi, gli
baciò la fronte. Honey
rimase esterrefatto ed arrossì non poco con il coniglietto in mano. I due
si fissarono ancora un po’ negli occhi, Mori serio e Honey stupito. Infine,
il più alto prese il più piccolo sulle spalle e lo condusse al maniero. Takashi
era scosso. Quando aveva visto quel tizio infastidire il suo protetto.. Ma
in realtà sapeva che era ben altro il motivo della sua irritazione. Appena
aveva visto le mani di quel maledetto su Honey.. «Ta-Takashi..»
mormorò Haninozuka con addosso una maglietta bianca lunga e dei
pantaloncini neri che arrivavano al ginocchio. Era scalzo e fresco di
doccia, i capelli umidi sotto un asciugamano che lo copriva dalla testa ai
piedi. Con la destra teneva stretto il tessuto spugnoso un poco umido: «I-io..
volevo ringraziarti.. Grazie» mormorò e poi si diresse fuori dalla stanza
di Mori, ma quest’ultimo lo raggiunse e lo circondò con le braccia alle
spalle. Takashi
poggiò il viso un poco sulla sua spalla, gli occhi chiusi. Honey arrossì
violentemente e rimase impalato e fermo per paura che se si fosse mosso,
anche solo di poco, il suo protettore lo avrebbe lasciato andare. Il
silenzio era calato. Potevano entrambi sentire i battiti dei loro cuori, la
pioggia che iniziava a scendere all’esterno. Sentirono a malapena gli
altri rientrare e fare casino nel piano sottostante. Honey
prese tra le mani quelle del ragazzo alle sue spalle e se le stringe di più
addosso sospirando apertamente. «Ta-Takashi..»
sussurrò il biondino voltandosi un poco e guardandolo con quegli occhioni
enormi, d’una tenerezza infinita. Mori
s’allontanò e, visto che addosso aveva solo dei pantaloni neri d’una
tuta, andò a mettersi una maglietta. Doveva riflettere di più sulle
proprie azioni prima di compierle. In fondo era il suo protetto, non
poteva.. Non aveva il diritto di trattarlo così. Haninozuka era tutto e
lui.. Non era nessuno a confronto. Ma… «Takashi..»
un sussurro lo fece voltare. In
fondo al suo cuore… «Takashi
ti prego..» Mori venne strattonato da Honey verso il basso. Sapeva
ciò che realmente sentiva e provava… «Baciami..»
sussurrò il biondino e,subito dopo, fu lui stesso a compiere l’azione. Era
amore nella sua forma più bella… Un
bacio dolce e sublime. Honey chiuse gli occhi ed assaporò appieno la
bellezza di quel momento. Mentre Mori li tenne aperti, spalancati. Un po’
perché era stupito di quell’assalto, ma soprattutto perché voleva vedere
l’espressione dolce di Haninozuka mentre lo baciava. E come lo baciava! Da
togliergli il fiato.. L’emozione che provava lo stava uccidendo. Affondò
una mano in quei sottili fili d’oro ed approfondì il bacio facendo gioire
entrambi. Honey
teneva ancora la sua maglietta e lo strattonò più in basso, sul suo collo.
Mori lo baciò con bramosia e lo fece impazzire con piccoli baci e morsi. Il
suo profumo lo inebriò totalmente e non poteva più essere fermato. Se non
che.. Un gemito un poco trattenuto dal biondino tra le sue braccia lo riportò
alla realtà come una secchiata d’acqua gelida. Mori
lo lasciò a un fascio di nervi.. Tremava, respirava a fatica, gli occhi
semichiusi ed il viso arrossato.. Una visione che lo lasciò incantato. Ma,
invece di ricominciare da dove si era fermato, gli voltò le spalle ed uscì
dalla stanza. <SBAM!>
il rombo della palla che batteva il lucido parquet riempì la grande
palestra da basket. «Dannazione!»
si lamentò Kaoru per l’ennesima volta che la palla mancava il canestro.
Dopo che aveva saputo da Nekozawa dell’esistenza in quel maniero di
diverse sale per lo sport, Kaoru scelse quella da basket. Si stava
dilettando ora con i tiri da metà campo. Ancora
non riusciva a dimenticare l’occhiata fredda lanciata dal suo gemello. Che
fine aveva fatto il loro mondo diviso in “noi” e “gli altri”? Se
n’era forse dimenticato?? Proprio
in quel momento, l’arrivo dell’oggetto dei suoi pensieri si presentò in
tenuta da basket.. Bello da mozzare il fiato, ma d’un bastardo dentro.. «Ehi!
Lancia!» gli urlò Hikaru con un sorriso stampato in faccia. Sembrava che
per lui non fosse successo nulla. Ma Kaoru non poteva sopportare di essere
trattato in quella maniera.. Fece
sbattere violentemente la palla sul parquet lucido e fece per uscire con
sdegno, quando si sentì afferrare per il braccio passando vicino al
gemello. «Ehi,
perché fai così?» chiese serio Hikaru. «Non
voglio stare troppo nella tua stessa stanza, dopotutto, siamo gemelli, non
siamesi.» disse con uno sguardo furibondo. Dallo stupore, Hikaru lasciò il
braccio del fratello che si allontanò. «…
Kaoru…». Continua
nel prossimo capitolo..
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