Capitolo 4
POV DI MITSUI
Sawakita è tornato, alla fine anche lui ed Hasegawa sono giunti a Kanagawa. Ed il pensiero che loro calchino il mio stesso suolo… mi disgusta e mi infuria.
Odio, vendetta, collera: ecco cosa provo. Loro sono qui ed io, per la prima volta dopo secoli, desidero nuovamente uccidere, assaporare il piacere che si prova a stroncare una vita.
È terribile quello che sto pensando eppure l’odio che provo nei loro confronti è talmente forte da far emergere il mio lato più feroce e crudele.
Ma ora non sono più solo e non posso più agire come avrei fatto secoli fa.
Quando più di trecento anni fa io decisi di seppellire me stesso nelle tenebre, pensai che nulla avesse importanza, volevo solo che la sofferenza che provavo scomparisse, che tutto annichilisse, non credevo avessero valore la mia reputazione ed il mio onore.
Ero solo, non avevo nessuno a cui tramandare il mio nome, nessuno a cui potesse importare qualcosa di me.
Vivevo solo per me stesso e per esaudire i miei desideri, cadendo sempre più in un baratro di disperazione e perversione.
Ma ora ogni cosa è mutata.
C’è Kimi che si fida di me, che mi ama, non voglio deluderlo.
Ci sono Akira ed Hiro, ed ora ha importanza l’integrità del mio nome, affinché io non li ferisca più, affinché loro possano essere fieri di me.
C’è Hana, ed io desidero ancora il suo rispetto e la sua stima.
E Kaede.
Kami Karis, sono qui davanti alla tua tomba cercando risposte che tu non potrai più darmi.
Kaede, cosa vuoi che faccia con lui, qual è la scelta migliore?
Quando più di dieci anni fa me lo affidasti, io sapevo che stavi andando a morire, volevi salvarlo, come non avevi potuto fare con tuo figlio e Tatsuya ed invece…….
Sawakita è ancora vivo e Kaede è ancora in pericolo… ed io… potrei sfidarlo ed ucciderlo, lo desidero, sai, con un’intensità che è quasi dolorosa, vorrei vendicare la tua morte e le morti di altri innocenti ma….
Se fossimo stati su Gaidhealtachd avrei detto a Kaede chi era Sawakita e cosa aveva fatto perché reclamasse la vendetta, sarebbe stato un suo privilegio ed un suo dovere, ma ora…siamo in un’altra terra, in cui le nostre regole, il nostro codice, non hanno più valore. E forse è meglio così, sai, perché Kaede non sarà costretto a compiere scelte non sue, ma che il suo sangue richiede.
E poi, se parlandogli ora lo facessi sentire in obbligo di cercare e sfidare Sawakita? A quel punto Talamh non potrebbe intervenire, Kacchan potrebbe morire, o diventare un assassino.
Ha lo stesso carattere di Tatsuya sai? Però ha anche la tua dolcezza e tenerezza che dedica e rivolge solo a chi ama, e perciò esse sono ancora più preziose.
Non so che diritto abbia io di decidere delle vite altrui, ma so che Sawakita lo cercherà affinché niente del tuo sangue sopravviva, ed io come devo comportarmi?
“Hisashi?!”
“Kaede?!”
“Come mai sei qui Hisa?”
“Per il tuo stesso motivo”
“Hn”
“Ci vediamo a casa Kacchan” lui annuisce, ma mi guarda molto sorpreso, erano anni che non lo chiamavo più così. Lui non è più un ragazzino, ma un uomo oramai, ed io non ricordo più né perché, né quando ho smesso di rivolgermi a lui in questo modo. Poco per volta è come se mi fossi allontanato da lui, impedendo anche il più lieve contatto mentale tra noi, perché più il suo potere cresceva e veniva addestrato più io avevo paura che potesse leggere nella mia mente e sapere che gli nascondevo una parte di realtà. Volevo solo proteggerlo, è anche per questo che gli ho insegnato a combattere. Il rapporto che avevo instaurato con lui fin da subito è stato molto diverso da quello che avevo con Akira, ma forse ho sbagliato… era solo un ragazzino, così giovane… che aveva perso tutto, ed io probabilmente non sono riuscito a dargli l’amore di cui aveva bisogno. Fortunatamente Hana era con lui.
Percepisco la presenza di un altro immortale: Sawakita, maledetto bastardo! Lo ha già trovato.
Mi dirigo verso di lui che mi sta sorridendo ironico: “Siamo in terra consacrata, Mitsui, non puoi farmi niente!”
Le mie labbra si increspano in un sorriso crudele “nNon puoi rimanere qui per sempre!”
“Oh, infatti, il tempo che esca quel ragazzino, non resterà nulla di lei!”
“Non lo toccherai, Sawakita, fallo e Talamh ti distruggerà prima ancora che tu possa avvicinarti a lui. Ti concedo una possibilità, esci dalla terra consacrata e combatti contro di me. Chissà oggi potresti anche vincere” mi avvicino a lui e gli e lo sussurro in un orecchio “ Pensa… tutto il mio potere, tutte le mie conoscenze, potrebbero essere tue!”
Lo sento ridere senza allegria: “ Non sono così stupido Mitsui, e poi io volevo solo parlargli. Su Hisashi non essere irragionevole! Certo è bello come lei, chissà come sarebbe possederlo?” e volge alla sagoma di Kaede, china di fronte alla lapide di Karis, uno sguardo pieno di bramosia.
Sta provocandomi e ci sta perfettamente riuscendo, lo afferro per il colletto e lo sbatto contro un albero, la mia voce è collerica e minacciosa, e so che i miei occhi sono illuminati da una luce omicida, perché fortissimo ora è il mio desiderio di ammazzarlo e cancellare ogni traccia di lui da questa terra.
“Non ci provare Sawakita” e la mia voce è glaciale “ io sono stato la Morte per ben due secoli” gli sorrido “ ero il terrore senza nome, tu non hai idea di quanti modi ci siano di uccidere un essere umano lentamente, donandogli il più grande dolore” un ghigno feroce si scorge sul mio volto “pensa cosa potrei fare con un corpo immortale prima di decapitarti” addosso il mio corpo contro il suo schiacciandolo col mio peso“ pensa a tutto il tuo dolore… ed a tutto il mio piacere. Potrei decidermi a rinverdire i vecchi tempi dopo tutto.”
E lo lascio andare voltandogli le spalle.
“Non lo faresti mai!” afferma sicuro.
“Ah no?!” chiedo con noncuranza.
“Certo che no, tu sei il buono” e la sua voce è carica di disprezzo e colora la parola buono di un tono insultante.
“Sei un idiota, Sawakita, lo sei sempre stato ed hai scelto di servire il re sbagliato”
Una risatina fugge dalle sue labbra “Dovresti ormai saperlo Mitsui, io sto sempre con il vincente e tu non lo sei mai stato”
“Hisashi? Come mai sei ancora qui?”
“Ti stavo aspettando, Kaede. Andiamo a casa.” E vedo Sawakita allontanarsi. Forse dovrei seguirlo ed ucciderlo, ora che sta uscendo dalla terra consacrata……
Vedo Kaede osservarmi interrogativo.
“Una vecchia conoscenza?” chiede ironico.
“Si”
“Ho percepito che lui era come te, ho imparando a farlo oramai”
“Lo so, Kaede, lo so. Sei stato il mio allievo migliore.”
Ed un sorriso orgoglioso compare sul suo volto. Ed inconsciamente la mia mano sale ad accarezzargli il capo e lui mi guarda stupidissimo.
“Che ti piglia? Sei sicuro di sentirti bene?”
“Si” e poggio un braccio sulle sue spalle “Andiamo a casa.” E sono stanco, furioso e disperato. Non posso permettere che faccia del male a Kaede, e devo trovare Sawakita prima che parli con lui.
Kogure rientrò tardi a casa anche quella sera. In tanti anni trascorsi tra gli osservatori non si erano mai trovati a fronteggiare una situazione di emergenza come quella. Erano pochi gli immortali sopravvissuti, molti più gli osservatori corrotti che li servivano, era difficilissimo ormai distinguere l’amico dal nemico, e lavoravano tutti in una situazione di grande incertezza. Avere sempre accanto a sé Oiteag era confortante e si sentiva al sicuro, gli sembrava di essere accompagnato sempre dall’amore di Hisashi e di essere da esso protetto.
Poiché egli aveva visto i guardiani ed era a conoscenza della loro esistenza Oiteag, quando erano soli, si mostrava a lui, e conversavano di Hisashi e di episodi della sua infanzia che non avrebbe potuto altrimenti conoscere. Ed i ricordi erano filtrati dalla tenerezza e dalla nostalgia: memorie di Hisashi bambino e ragazzino.
Molto spesso senza che se ne accorgesse, un sorriso dolcissimo illuminava il suo volto: avrebbe tanto voluto vederlo, ma ora il suo amore era così diverso e cambiato, svanite, sepolte dal dolore e dai secoli, la sua spensieratezza ed innocenza.
Erano strani questi spiriti servitori, così remoti e distaccati dalle emozioni mortali, eppure, pareva che a volte, anche nel loro petto, vibrasse un cuore umano, o forse era Hisashi ad avere questo potere su chiunque lo circondasse. Amarlo od odiarlo, impossibile in ogni caso rimanergli indifferente.
Quando aprì la porta di casa fu avvolto dal buio, strano pensò, di solito Hisashi lo aspettava sempre alzato, in modo da poter trascorrere un po’ di tempo insieme, da poter parlare e scambiarsi tenerezze. Adorava i suoi baci ed il modo in cui lo carezzava, sempre più spesso pensava al momento in cui avrebbero fatto l’amore.
Arrossì del suo pensiero.
“Sei tornato Minkun!”
Kogure si voltò di scatto ed accese la luce, era strana la sua voce, ed ancora più strano era il fatto che non gli avesse palesato la sua presenza, protese la mente, come lui gli aveva insegnato, cercando un contatto con la sua ma trovò una barriera inaccessibile. Si ritirò, confuso e smarrito, non era mai successa una cosa simile. Ed il suo volto mentre lo guardava era duro e freddo, non aveva mai rivolto a lui una tale espressione.
“Sapevi che Sawakita era tornato?”
“Sì, certo. Te lo avevo anche detto.” Perché quel tono accusatorio?
“E tu sapevi che Sawakita era sulle tracce di Kaede, anzi che lo aveva già trovato?”
“No, ovviamente te ne avrei parlato. Il suo osservatore ci ha informati che è appena arrivato in città. Ha proprio fatto rapporto stasera, ha detto che non ha avuto contatti con nessun’altro immortale.”
“Vi ha ingannato, e vi sta tradendo. Kami, Kimi! Col tuo potere dovresti capire quando ti stanno mentendo. Sawakita ha trovato Kaede ed ha parlato con me.”
“E tu come stai Hisashi?” Kogure si preoccupò immediatamente per lui, non ne comprendeva le ragioni, ma sapeva dell’odio profondo che Hisashi nutriva nei suoi confronti.
“Bene, Kimi, bene.” E gli rivolse un sorriso stanco, ed ora permise alle loro menti di venire in contatto tra loro.
“E Kaede?”
“Sawakita non si è avvicinato a lui.”
“Vi siete sfidati?” chiese allarmato.
“No, eravamo in terra consacrata. Kimi io voglio essere informato di ogni suo spostamento, assegnategli un altro osservatore senza che il suo lo sappia, questo farebbe capire loro che sono stati scoperti.”
“Va bene, ne parlerò con Anzai-sensei.”
“Scusami per prima Kimi, non volevo essere arrabbiato con te, ma… è stata una pessima giornata.”
“Non importa, lo capisco. Siamo soli per una volta?”
“Sì, perché?”
“Oh, beh!” Kogure si sedette cavalcioni su Mitsui, circondando il suo collo con le braccia e poggiando il capo sul suo petto per ascoltare il battito regolare del suo cuore. Gli piaceva sentire contro di sé il corpo forte e muscoloso di Hisashi, diverso dal suo, più esile.
Gli piaceva tantissimo aspirare il suo odore, profumava di tabacco e cuoio ed un aroma che lui non sapeva identificare…… ma Hisashi diceva essere tipico della sua terra.
Mitsui accarezzò sensualmente la sua schiena, percorrendo per tutta la sua lunghezza la spina dorsale, baciandogli il collo. Kogure reclinò maggiormente il capo per concedergli più pelle da assaggiare in un gesto di totale fiducia. Le sue mani scesero sul petto di Hisashi, slacciando i bottoni della camicia, esse vennero a contatto con la pelle calda, accarezzandola, le dita, delicate e leggere, tracciavano ogni linea dei muscoli, avvicinandosi sempre più ai capezzoli, piccoli ed eretti, quando le loro virilità turgide vennero a contatto un ansito sfuggì dalle loro gole, e Mitsui allontanò bruscamente Kogure da sé.
Per Kimi fu peggio che ricevere uno schiaffo violento in volto, si sentì rifiutato, e ne fu ferito.
“Kimi, Kami, come puoi pensare che io non ti desideri? Non lo senti?”
Kogure si sentì immediatamente rasserenato e riuscì anche a ridacchiare, a volte il contatto telepatico era una buona cosa, infatti Hisashi continuava a mantenere il legame con lui ed attraverso esso sentiva il suo desiderio e bisogno di lui e, poi, le reazioni del suo corpo erano più che evidenti.
“È impossibile non accorgersene Hisa.” disse malizioso “ Ma allora perché non vuoi fare l’amore con me?”
Era serio ora, ed aveva bisogno di una risposta. Non dubitava dell’amore di Hisashi, ed ora neanche del suo desiderio, ma… perché? Forse pensava che lo avrebbe deluso? Che non sarebbe stato in grado di dargli sufficiente piacere? Avrebbe imparato……
“Kimi, Kimi, non è nulla di quello che tu stai pensando ma….” Mitsui sospirò “Quando due telepati fanno l’amore, veramente l’amore, tutte le loro barriere cadono, tutti i ricordi, i pensieri, le emozioni dell’uno diventano anche dell’altro ed egli si ritrova a condividerle completamente, essendone investito……”
“Ma io l’ho già fatto con te, Hisashi, vero?”
“Sì, Kimi, ma… cerca di capire… per me è difficilissimo…… ci sono parti della mia vita che io… ho bisogno di ancora un po’ di tempo…. E questo non perché non ti ami, non ti desideri o non ti ritenga all’altezza, come puoi anche solo pensare una simile stupidaggine? Solo… potrei fare l’amore con te, Kimi, ma oltre all’unione dei corpi non avremmo anche la fusione completa delle menti ed io non riuscirei ancora ad abbandonarmi completamente… io… ti prego Kimi… non voglio ferirti!”
“Di cosa hai paura Hisashi?”
Mitsui si chiese come Kogure riuscisse ad essere così dannatamente perspicace.
“Perché sono un ragazzo intelligente, te l’ho detto Hisa, e poi sono molto coinvolto quando si tratta di te!!”
Mitsui sospirò “Ci sono cose che non sai di me!”
“Lo so, lo so” sbuffò Kogure “non fai altro che ripetermelo, Hisa, perché non vuoi parlarmene?”
“Perché è difficile per me accettare di averle compiute, Kimi, praticamente impossibile riuscire a raccontarle.. io… abbi ancora un po’ di pazienza Min-kun!!”
“Va bene Sashi” e si addossò di nuovo contro di lui.
Un ansito sfuggì a Hisashi.
“Oh Min-kun!! Sei un piccolo indisponente!”
“Così impari Hisashi!” e gli fece una graziosa linguaccia.
“Solo un altro po’ di tempo Kimi, solo un altro po’” Accarezzò il suo volto delineando con le dita il contorno delle sue labbra.
Kogure catturò nella bocca un suo dito ed iniziò a succhiarlo allusivamente.
Hisashi gemette “Mi farai morire Min-kun!”
Kogure liberò il dito da quella dolce prigione.
“Oh non è proprio possibile, Hisa, sei immortale ricordi?” E risero entrambi.
Poi, però, il suo volto tornò serio e pensieroso “Cosa credi che voglia Sawakita da Kaede? Sono anni che lo segue senza mai riuscire a trovarlo, in questo c’entri tu?”
POV DI MITSUI
Cosa vuole da lui? Kami! Temo di sapere fin troppo bene cosa possa desiderare da lui e non è nulla di buono. “Lo vuole morto, e forse….” Forse vuole avere lui come non ha mai potuto avere Karis, ma come non lo permisi allora, farò di tutto perché questo ora non avvenga, anche se… Kaede è forte, forse non ha bisogno della mia protezione, l’ho addestrato bene e lui è molto capace ed abile, ma… non avrebbe mai dovuto conoscere i duelli e la morte, questo era il desiderio di lei: che lui vivesse come una creatura mortale, senza essere schiavo della maledizione del nostro sangue, libero dalla nostra colpa e dalla nostra eredità, donò la sua vita affinché questo fosse possibile, e se io permettessi a Sawakita di avvicinarsi a lui vanificherei il suo sacrificio, solo…. Non so se sia la scelta migliore nei confronti di Kaede; io vorrei sapere la verità, mi sentirei defraudato se fossi privato della possibilità di avere la mia vendetta….
“No, non sono stato io ad aver impedito a Sawakita di trovarlo, è stato Lei”
“Sua nonna?”
“Sì. Era così bella, Kimi, e forte ed orgogliosa, era impossibile non ammirarla o desiderarla, eppure era la creatura più pura e buona che io abbia mai conosciuto, e Kaede sotto certi aspetti è simile a lei. Era solo una ragazzina quando fummo esiliati e da subito lei amò gli uomini, come molti di noi non furono capaci di fare, ma Sawakita fin da quando eravamo nel nostro mondo la voleva per sé, ne era ossessionato, era un ambizioso arrivista e lei con il suo lignaggio gli avrebbe concesso un maggior prestigio, un perfetto matrimonio per lui, molto conveniente, ma lei era così giovane, non desiderava nessuno e le fu concesso di scegliere quando fosse cresciuta lo sposo per sé e Sawakita non lo sarebbe stato mai, lei lo detestava, ed a ragione. Ma lui non accettò mai il suo rifiuto, uccise chi più amava affinché lei soffrisse, e provasse colpa e rimorso, ha privato Kaede della sua famiglia solo per orgoglio. Ho cercato di ucciderlo secoli fa, sai chi lo salvò? Karis, provò pietà per lui e mi chiese di risparmiarlo, non voleva che io fossi ancora una volta un assassino, non per colpa sua. Avrei dovuto ucciderlo allora, Sawakita non dimostrò la stessa misericordia con lei e la uccise, combattendo slealmente, ma io non potei intervenire, le promisi che mi sarei preso cura di Kaede e così ho fatto finora…. Cosa devo fare Kimi? Mantenere la promessa fatta a lei o dirgli la verità?”
“Digli la verità Hisashi, sono diversi i tempi da quando pronunciasti il giuramento nei suoi confronti, continuare a mantenerlo ora sarebbe un errore, perché Sawakita gli racconterà la sua verità ed è bene che Kaede sappia da te come si sono svolti i fatti.”
“E se sentisse di doverlo sfidare, se lo ritenesse un suo dovere? Non voglio che le sue mani si macchino di sangue.”
“Non so, Hisa, non so. So solo che né tu né nessun’altro ha il diritto di decidere per un’altra persona. Parlagli il prima possibile, avrà bisogno di te.”
Grazie Min-kun, mio piccolo e saggio mortale, grazie.
“Va bene”
Lo sollevo tra le braccia e mi dirigo con lui in camera da letto
“Oh molto romantico!” mi prende in giro.
“Io lo sono, sai Kimi, non burlarti di un cuore sensibile!” scherzo con lui.
“Lo so, Hisa, è anche per questo che ti amo”
“Ed io amo te Kimi.” ed ora più che mai so che questa è la verità, che non ho mai amato nessuno come amo lui, che è come se avessi vissuto questa eternità in attesa di lui. Solo lui può essere il mio compagno ed amore.
“Perché Hisa?”
“Non lo so Kimi, ma non potrebbe essere altrimenti. Qualunque cosa succeda Minkun, non dubitare mai del mio amore, mai.”
“Non l’ho mai fatto. Come ti ho già detto mi fido di te”
“Ed io mi chiedo, Kimi, cosa abbia fatto per meritare una simile fiducia. Come fai a credere così in me?”
“Forse perché io desidero così Hisashi, forse perché per me sarebbe peggio non confidare in te, ti ho osservato vivere per così tanto tempo, sono stato sempre al tuo fianco senza però poterlo essere davvero, ed ora…. Non so perché mi sia innamorato di te ed abbia accettato di trasgredire le regole, in un atteggiamento così diverso dal mio usuale, ma non voglio pormi domande inutili. So solo che quando ho visto che Miyamasu stava per ucciderti, io sapevo che non avrei potuto sopportare di osservare la tua morte, troppo grande era il dolore del cuore, allora, solo allora, ho capito di amarti.”
“Io non merito un simile amore.” E lo credo veramente, a volte penso di non meritare neanche di continuare a vivere.
“Ecco questa è veramente una sciocchezza. Cosa è successo in quei due secoli da farti sentire così, cosa hai compiuto da provarne una vergogna tale da non riuscire a parlarne neanche a me?”
Siamo distesi sul mio letto, con Kimi al mio fianco, il suo corpo è caldo e profumato, la sua voce è gentile e comprensiva, non c’è rimprovero, mentre chiede di me, solo curiosità e partecipazione. Per tanto tempo ho cercato di fuggire questa sua domanda, l’ho fatto anche poco fa, ma ora……
E’ vero io provo vergogna e rimorso, eppure vorrei tanto poterne parlare con qualcuno ed essere perdonato.
“Sai cosa vuol dire vivere nel terrore. Non sapere se il tuo sposo tornerà a casa la sera, se i tuoi figli domani saranno orfani, temere lo stupro e la prigionia e tutto questo solo perché un condottiero assetato di sangue e violenza ha deciso di attaccare il tuo villaggio? Sai cosa vuol dire temere di non sopravvivere per l’arrivo dell’estate a causa delle carestie e delle pestilenze solo perché un mercenario senza scrupoli trova allettante la sfida di conquistare la tua cittadella che fino ad allora è stata inespugnabile? Sai cosa vuol dire non avere mai pace solo perché la morte a cavallo, il terrore senza nome, ha deciso che tu devi morire, fosse solo per divertirlo un po’?”
Lo vedo scuotere la testa ammutolito e nonostante tutto mantenere un timido contatto con la mia mente.
Non glielo rifiuterò, voglio che lui veda cosa sono stato e cosa ho fatto, che sappia chi è veramente l’uomo di cui si fida e dice di amare.
Le immagini di quei due secoli della mia immortalità lo colpiscono violentemente, ancora ben vivide nella mia memoria, terribili nella loro brutalità. Lo sento ritrarsi inorridito, e tremare di fronte all’orrore a cui ha assistito, ed io senza la sua mente che carezza dolcemente la mia, mi sento ancora più triste e solo. Forse non avrei dovuto parlargliene così, ma non c’è modo per addolcire o scusare le mie azioni.
“Perché?”
“Perché mi piaceva”
Lo vedo scuotere la testa, infastidito.
“Basta fingere. Forse ti è piaciuto, non lo metto in dubbio. Non si agisce così ferocemente, se non lo si trova piacevole, avevi una vera e propria predilezione per i massacri, non c’è che dire” e la sua voce è sferzante e dura “Ma.. io mi chiedevo… perché hai voluto che io lo venissi a sapere così? L’hai trovato divertente Hisashi? Ed ora cosa dovrei fare secondo te, andarmene fuggendo terrorizzato il più lontano possibile?”
“Non terrorizzato, inorridito. Io lo capirei”
“E’ questo che vuoi che faccia, per questo mi hai fatto assistere a questo spettacolino?”
“NO!!… No…io.. non so Kimi, credevo che non mi avresti più voluto.”
“Ha proprio ragione Aingeal, Hisashi, sei un idiota, però ti amo, nonostante tutto e voglio capire il perché.”
“Non mi lascerai?” chiedo stupito, ho sperato una simile risposta da lui, oh se l’ho sperata, ma forse non l’ho mai creduta veramente possibile, io non avrei mai agito come lui, io non avrei mai perdonato. Per questo sono stato così crudo, ho attaccato per difendermi; ho corso il rischio di allontanarlo da me, ancora una volta, solo per paura.
“E questo perché sei poco elastico. Vedi questa è la differenza tra una persona intelligente ed una un po’.. come dire… rigida… ecco!”
Mi sta prendendo in giro, ma come?
“Toh!! Sono io ad aver stupito te!” ed i suoi occhi sono dolcemente divertiti.
“Ora basta, Hisashi, io voglio la verità. Non devi fingere con me, non mentirmi. Io capirò” ed è serio e sereno. Lui mi ha già perdonato, per davvero.
“Sì.”
“Era solo questo quello che desideravi?”chiede comprensivo.
“Sì” Avere qualcuno pronto a condividere con me il peso di una simile colpa, qualcuno pronto ad ascoltare, per davvero, senza giudicare o dispensare punizioni, che creda sia possibile anche per me una possibilità di riscatto. Che continui ad amarmi nonostante me stesso, che non mi lasci più solo. È solo questo quello che ho sempre bramato, come Kitcho ha ora, avere qualcuno che non mi faccia più sentire un esule indesiderato in questo mondo, ma finalmente a casa. E questo qualcuno è Kimi. Lui mi accoglie, in sé, nella sua mente, senza far domande, solo amandomi.
“Quanto dolore può sopportare un uomo, quanta solitudine, prima di impazzire? Quando io decisi di seppellire me stesso nelle tenebre ero arrivato al mio punto di non ritorno, la mia misura era colma. Non volevo più provare quella sofferenza straziante, non volevo più sentirmi così terribilmente solo. Volevo solo che tutto il mio dolore finisse, che tutto ciò che mi circondava scomparisse. Desideravo non provare più sentimenti perché a questo essi mi avevano portato, volevo non essere più umano, non avere più una coscienza che mi facesse provare rimorso per le mie azioni, che mi incolpasse del fatto che io ero vivo, quando tutti coloro che avevo amato erano morti, che io continuassi a respirare ed a calcare questa terra quando il mio mondo era scomparso, quando i miei stessi dei, che avrebbero dovuto essere eterni, non avevano più valore e che per continuare a vivere io uccidevo. Decisi che non avrei sofferto mai più, che mi sarei liberato di quell’orpello inutile chiamato anima, a me non serviva più. Per questo cominciai ad agire in quella maniera, all’inizio non intendevo neanche bene cosa stessi facendo solo in un secondo momento compresi. E credetti che se non provavo nulla macchiandomi di simili misfatti, in fondo, ero riuscito a raggiungere il mio scopo, dopotutto non era male vivere così.”
“Ma… perché c’è un ma vero?”
“Ma ero solo un involucro vuoto. Non ero nulla e continuavo a sentirmi disperatamente vacuo. Le uccisioni, i massacri, alla fine, non servivano a niente. Io sarei rimasto solo per sempre. Ma senza quello stupido sentimento chiamato amore, forse sarei anche stato più forte.”
“Ma non fu così” La sua mente non ha mai abbandonato la mia, le sue braccia mi stringono possessive ed il suo cuore che batte culla me ed i miei ricordi. Il suo amore mi riscalda e consola, lui mi rende felice.
“No. Le cose non vanno mai come le abbiamo immaginate, vero? E proprio quando toccai il fondo, compiendo il mio misfatto più atroce, trovai Kittcho e Ryu ad aiutarmi, a farmi ricordare chi ero stato, a dimostrarmi che io non ero mai stato così solo. Kittcho mi ha inseguito per tutti quei due secoli, cercando di farmi tornare in me, non so neanche quante volte ho tentato di ucciderlo, eppure non ha mai provato rancore nei miei confronti.”
“E’ tuo amico.”
“Di più, il mio fratello giurato, il legame che ci unisce è forte come quello del sangue, o dell’amore.
Comunque… quando ripresi coscienza di me desiderai morire.”
“Ma i tuoi spiriti servitori non ti aiutarono ed io sono contento che non lo abbiano fatto. Pensa a tutto il bene che hai fatto Hisashi, all’amore che hai donato ad Akira, senza di te sarebbe stato solo”
“Forse senza di me non sarebbe stato orfano.”
“Questo non puoi saperlo ed Akira è un ragazzo sereno e felice, questo vorrà pur dir qualcosa, no? Io ti amo Hisashi, credi che potrei amare un mostro? Se non ti fidi di te stesso, fidati di me e del mio giudizio. Tutte le persone che ti vogliono bene, Hisa, credi che non sappiano giudicare? Tu hai detto che Karis era la creatura più pura che tu abbia mai conosciuto, se fossi stato una persona repellente avrebbe mai affidato il suo amato nipote a te? Io non penso.”
Affondo il viso nel suo petto ed inizio a piangere. È come se la diga che teneva imprigionato il mio dolore si fosse distrutta, tutte le lacrime fino ad ora trattenute scorrono libere sulle mie guance, i singhiozzi squassano tutto il mio corpo, ed io non sono in grado di fermarli. Kimi accarezza dolcemente il mio capo stringendomi a sé offrendomi il suo corpo ed il suo calore come consolazione.
Ed io piango per tutti coloro che ho amato e sono morti, per gli amici perduti, per i sogni infranti.
E piango per me stesso, per il ragazzino che sono stato e che non tornerà mai più.
Egli è stato il mio primo lutto, anche se non il più doloroso.
Mi addormento esausto contro il suo corpo stringendolo a me come se fosse la mia unica salvezza. Le sue parole di conforto mi ninnano come una dolcissima melodia ed io mi abbandono ad essa.
Mi sono svegliato con un mal di testa terrificante ed un aspetto orribile: ho gli occhi rossi e gonfi, spero che nessuno faccia domande, mi riguardo allo specchio: Kami che faccia!!
“Sì, in effetti, non sei molto carino!” esclama Kimi.
“Insomma la pianti di leggere continuamente nella mia mente? Un po’ di privacy” mi fingo piccato ed anche un po’ scocciato da questo suo atteggiamento, ma lui sa che sto scherzando.
Qualcosa tra noi è cambiato dopo ieri sera, io non mantengo più un certo distacco come avevo fatto finora, non so se questa condivisione totale sia una buona cosa, lo espongo a tutte le mie emozioni e forse molte di esse non sono piacevoli per lui, troppo intense per un mortale, ma sono felice che il legame tra noi sia diventato ancora più profondo.
Kimi ridacchia e mi abbraccia strofinando la sua guancia contro la mia. “Pungi!!”
“Anche tu!! Forza prepariamoci che dobbiamo scendere, è tardissimo ci daranno per dispersi…” Anche se… vorrei procrastinare il più possibile questo momento.
Ha ragione Kimi, io devo parlare con Kaede, ed aiutarlo, forse sarà costretto ad affrontare la sua eredità e fare delle nuove scoperte non è sempre piacevole… ma deve sapere, la scelta spetta solo a lui.
E Sawakita deve morire, anche se io preferirei che fosse per mano mia.
Mi è sempre piaciuta la mattina, o meglio da una decina di anni a questa parte è diventato uno dei momenti preferiti della mia giornata.
Quando Akira era piccolo e Kaede abitava ancora qui, li svegliavo e preparavo la colazione per tutti noi, poi aiutavo Aki a vestirsi e lo accompagnavo a scuola, molto spesso passavamo a prendere Hiroaki, e lui ci aspettava col visetto imbronciato davanti alla porta, indicando l’orologio, ma sciogliendosi subito in un sorriso, quando Akira gli correva incontro per salutarlo, baciandogli la guancia. Poi molto spesso dovevamo ripassare da casa e vedevamo Kaede ed Hana dirigersi al liceo con Sakuragi che guidava la bicicletta di Kacchan facendo amorevolmente attenzione che non si facesse male, vegliando silenziosamente (beh si fa per dire, stiamo pur sempre parlando di una scimmia urlatrice) su di lui.
Ed ora… anche questa mattina si presenta ai miei occhi la stessa scena vista un’infinità di altre volte, ma non sarò mai sazio di tutto questo, perché è vita, da contrapporre alla morte che noi siamo e doniamo.
“Akira, Hiro è perfettamente in grado di mangiare da solo, sai?” dico divertito, sta cercando di imboccare Hirokun, che non mi pare gradire molto.
“Hn, è quello che stavo facendo notare anch’io a questo porcospino!” è, infatti, la sua tranquilla risposta.
“Ahhhhh, ma nessuno comprende i miei slanci romantici!!!” si lamenta Akira.
“Non preoccuparti il tensai ti capisce perfettamente, tieni volpetta!” ma tutto quello che Hana riceve da Kaede è una gomitata nelle costole ed un ‘doaho’ divertito, ma il modo in cui lo guarda ed in cui le loro dita fuggevolmente si sfiorano, significa solo amore, ed Hana è stato di grande conforto a Kacchan quando ha scoperto chi era, quando ha dovuto imparare a difendersi ed a fare i conti con un lato di sé che non immaginava neanche, ed ora mi chiedo se sarà ancora in grado di aiutarlo quando saprà la verità.
“Hisashi che ti piglia?” Hana mi passa una mano davanti agli occhi “ti sei incantato a guardare il tensai e la baka kitsune?”
“Al limite mi sono incantato a guardare Kaede” e noto uno scintillio divertito nei suoi occhi, perché sa già quale sarà la reazione di Hana.
“Non osare, sai, lui è solo mio” ed abbraccia la sua vita in una affermazione di possesso. Se non fossi un guerriero millenario il suo ringhio avrebbe avuto il potere di terrorizzarmi.
“Va bene” e gli sorrido.
Stanno preparandosi ad uscire, come sempre sarà Hana ad accompagnare Hiro ed Akira a scuola e poi a dirigersi in centrale. Anche per lui, come per Kimi, la situazione non deve essere semplicissima, sa perché questi omicidi avvengono e sa anche di non poter fare nulla per impedirli, inoltre le pressioni dei suoi superiori perché risolva il caso si fanno sempre più incalzanti così come gli assalti dei giornalisti. Ed io sono preoccupato per lui, sa perfettamente difendersi da sé ed Uisge lo protegge, ma….
“Sta attento Hana.”
Lui mi guarda, i suoi occhi nocciola sono ora seri e calmi, ed in questo momento è per me possibile percepire tutta la sua forza: un uomo coraggioso, un uomo leale e giusto.
“Non preoccuparti. Ciao amore.” E saluta Kaede con un bacio così come Kimi saluta me.
Siamo rimasti solo io e Kaede ed ora i suoi occhi blu mi scrutano con intensità “Dimmi” semplicemente, perché lui non ha bisogno di parole ed ha già compreso da sé che avevo bisogno di parlargli.
“Vieni, siediti vicino a me.”
“Hn, c’entra qualcosa l’immortale di ieri?”
“Era Sawakita.”
“Ah!” sa di fama chi è, gli ho parlato di lui, all’inizio, come di un avversario temibile, ma non lo aveva mai visto prima d’ora, od almeno così pensavo, perché la sua domanda mi spiazza.
“Conosceva la nonna? Perché penso di averlo già visto al suo funerale, ma fino ad ora non ci avevo mai pensato.”
Sospiro, non so come iniziare e vorrei che non dovesse soffrire ancora, ma ho paura che questo sia impossibile.
“Beh, Hisashi, comincia dal principio e per il resto… vedremo cosa fare!” mi dice comprensivo.
“Oh ma che succede a tutti quanti ultimamente, lo avete di vizio di leggermi nella mente?”
“Hn, sei stato tu ad insegnarmelo, e poi mi hai detto che col contatto mentale non è possibile mentire.”
“No, te ne accorgeresti” forse ho trovato il modo perché lui sappia. “Vuoi vedere i miei ricordi?”
“Sulla nonna?” è confuso, non riesce a capire ed è naturale; fino ad ora gli ho sempre continuato a negare un contatto mentale profondo, ed adesso invece… ma è l’unico modo che conosco perché lui sappia realmente, e poi… non è più necessario che gli nasconda i fatti
E credo che sia giusto che lui legga in me verità che altrimenti non potrebbe conoscere.
“Su di lei, su di me e su Sawakita.”
Annuisce. Chiude gli occhi e poggia i suoi palmi sui miei, ora è pronto.
Kaede rimase molto stupito della proposta di Hisashi, non aveva mai permesso, infatti, fino ad ora alle loro menti di entrare in contatto profondo. Gli aveva insegnato ad usare i suoi talenti mentali e la reminiscenza, l’uso della spada ed all’inizio, subito dopo la morte di sua nonna, in alcuni momenti la sua mente aveva sfiorato la sua in una delicata carezza, come in un abbraccio fraterno e questo lo aveva fatto sentire meno solo, ma poi… aveva smesso e Kaede non aveva mai compreso il motivo ed ora, invece, gli proponeva di leggere nei suoi ricordi, di scavare nel suo passato.
“Protendi la tua mente verso la mia come ti ho insegnato a fare anni fa, preferisco così, io ho paura di farti male.”
“È doloroso?” chiese allarmato, non voleva provocargli sofferenza.
“No” un sorriso gentile “Potrebbe esserlo se io cercassi di forzare la tua mente, dopo tanti anni privo di contatto mentale le tue barriere potrebbero essere abbastanza resistenti. Sta' tranquillo, non mi farai male, ricorda cosa ti dissi.”
“Sì”
Respirò in profondità, cercando di concentrarsi come aveva
appreso, la sua mente timidamente si allungò verso quella di Hisashi e la sfiorò
delicatamente, il contatto fu subito intenso e gli permise di percepire
l’affetto di Mitsui nei suoi confronti, la sua ammirazione. Era fiero di come
era cresciuto, orgoglioso della sua persona e Kaede fu felice di questo, il suo
bene lo avvolgeva teneramente, in una amorevole stretta, e comprese che così
facendo Hisashi gli permetteva di mantenere i suoi pensieri per sé, senza
violare la sua mente.
Poco per volta iniziò a scorgere una terra antica, che nessun uomo aveva mai conosciuto, ma che egli riconobbe come Gaidhealtachd e sentì che quel luogo era la patria dei suoi padri e fu stupito da questa consapevolezza.
“Il tuo sangue la ha riconosciuta, fa parte di te, di ciò che sei.” fu il sussurro di Hisashi e Kaede non seppe mai se fu fatto a voce o direttamente nella sua mente.
Vide sua nonna, solo una fanciulla, bellissima, il capo incoronato di viole che parlava con due ragazzini poco più grandi di lei, ridendo delle loro trovate: erano Hisashi e Kitcho! La osservavano con occhi adoranti, alzò un sopraciglio interrogativo.
“Eravamo un po’ innamorati di lei” fu il suo commento divertito.
E poi fu catapultato in un’era diversa, in un’altra terra e per la prima volta vide suo nonno, e ne fu commosso.
Scorse suo padre bambino, il matrimonio dei suoi genitori, la sua nascita. Era tutto così insolito: un viaggio stranissimo in cui ripercorse le tappe più importanti della vita di Karis fino….
Si bloccò perché riconobbe il giorno, fu quando lei morì.
“Era venuta da te” separò la sua mente da quella di Hisashi, non si sentiva pronto a rivivere la sua morte attraverso lui.
“Sì. Sapeva che Sawakita era giunto in città per lei, la voleva sfidare e decise di non ritrarsi, lo affrontò ma sapeva che forse non avrebbe potuto batterlo. Il suo ultimo pensiero fu per te, mi chiese di avere cura di te, di non lasciarti solo, io promisi che lo avrei fatto.”
“Per questo hai voluto che io venissi a vivere con te.”
“Sì, all’inizio fu per questo, lo feci per amor suo, dopo però imparai a volerti bene, solo per te. Non le somigli poi molto, sei più simile a tuo nonno.”
“Lei lo ha amato?” Non sapeva perché ma per lui era importante saperlo, desiderava che fosse stata felice.
“Profondamente, fino al suo ultimo giorno di vita. Quando posò i suoi occhi su di lui io e Kitcho capimmo che avremmo dovuto rassegnarci ad essere solo i suoi cari fratelli maggiori. Pensa chiese a noi di accompagnarla all’altare” sospirò teatralmente “fu un duro colpo per noi, il mio cuore faticò a riprendersi.”
“Hn, immagino.” Fu il commento divertito di Kaede.
“Fu felice con lui. Era soddisfatta della sua vita, e serena. Alcune persone nascono sagge, lei era una di quelle.”
“Sawakita è di nuovo in città, solo per l’adunanza o c’è un altro motivo?”
“Vuole ucciderti.”
“Perché? Io non sono un immortale, che importanza può avere la mia testa?” eppure stranamente non si sentiva spaventato ma solo incuriosito e provava un’emozione che non comprendeva, come di attesa, una sorta di eccitazione, il desiderio di combattere.
E collera, una furia fino ad allora sconosciuta, desiderò la vendetta. Aveva ucciso sua nonna, lo aveva privato del suo affetto più caro.
“Perché odiava lei. Non vuole che niente di lei sopravviva.”
“Ha ucciso anche i miei genitori?” chiese incredulo, dunque era pazzo?
Hisashi annuì “Non è pazzo, ma un grandissimo bastardo. Permettimi di sfidarlo e di ucciderlo per te.”
Kaede scosse la testa, sarebbe stata, forse, la scelta più ragionevole eppure sentiva che non era la più giusta.
“Lascia che io ci pensi un po’. Solo…… perché hai voluto che io sapessi la verità?”
“Non volevo che a raccontartela fosse lui. Non credere a nulla di quello che ti dirà. Cercherà di provocarti, per costringerti a combattere con lui. Non ascoltarlo”
“Io… non so… desidero il duello con lui… ha senso tutto questo?” era
sorpreso di sé.
Davvero desiderava la morte di un’altra creatura? Tutto quello a
cui aveva dato importanza fino a quel momento, il rispetto per la vita, non
aveva dunque più valore? Era come se in lui esistesse una metà oscura fino ad
ora dormiente, ma che reclamava il fio, ed essa era la testa di Sawakita. Ebbe
paura delle sue reazioni, perché una fredda razionalità lo portava a considerare
la sua uccisione come un qualcosa di necessario e dovuto. Era dunque un
assassino?
“Quello che stai provando è normale, tu appartieni ad una stirpe di guerrieri, tutto questo è inciso nel tuo dna”
“Hn, ma non eravate una popolazione pacifica?”
“Ti sembra che lo siamo? È il progresso dopotutto!” affermò Hisashi ironico. Poi il suo volto tornò serio.
“Tu desideri la vendetta”
“Sì. La sua vita mi appartiene!” e questa da dove cavolo gli era uscita? “io… non capisco come sia possibile, ma non sono disgustato da tutto questo. Non avrei mai creduto di volere la morte di qualcuno. Cosa devo fare? Tu cosa faresti?”
“Io lo ucciderei. Io desidero ucciderlo, ma è diverso. Un tempo ritenevo che fosse più importante il mio onore ed il mio orgoglio rispetto alla vita di un nemico, io ho già ucciso, so cosa si prova. Ma… cosa sia giusto per te… in questo non posso aiutarti. Solo… lei non avrebbe voluto che tu fossi coinvolto in tutto questo. Ma qualunque sia il tuo volere, io lo rispetterò. Forse non sono stato un buon amico per te, ma io sarò sempre dalla tua parte, questo lo sai?”
“Sì, lo so.” e di nuovo sentì il suo affetto. E seppe che questo non lo aveva mai abbandonato, e mai sarebbe successo.
“Lei non avrebbe voluto?” Era importante per Kaede il suo desiderio, Karis era stata tutta la sua famiglia, una madre, un padre, gli aveva donato un amore incondizionato e lui non lo avrebbe mai dimenticato.
“No” lo vide sorridere nostalgico. “Detestava tutto questo. E non voleva che tuo padre e tu ne faceste parte. Non credeva utile uccidere gli altri immortali. Per aver un maggior potere poi? Tutto questo non riusciva a capirlo. Ha combattuto solo per difendere ciò che amava. Il resto per lei non aveva senso.”
“Ma tu... riesci a capirmi?”
Lo vide sorridergli comprensivo e sfiorargli il volto con un dito, in una carezza leggerissima.
“Sì, ha senso. Non sei un mostro Kacchan, stai soltanto scoprendo un altro aspetto di te”
“Hn, preferivo farne a meno. Io… non lo cercherò per sfidarlo, se questo va contro il volere della nonna, ma… se lo facesse lui non mi tirerò indietro. Non posso. Mi sentirei disonorato. Non credo di essere in grado di rifiutare una sfida. Non puoi batterti al mio posto Hisashi, non è questo che io desidero.”
Hisashi sospirò “Va bene. Un’ultima cosa. Talamh compari al mio cospetto!”
“Mio signore”
Kaede era sconvolto, cosa… chi era quella creatura? Era bellissima e fuori del comune. Volse un sguardo interrogativo ad Hisashi.
“Lei ti ha protetto in questi ultimi mesi. Io gliel’ho chiesto. È una delle incarnazioni dello spirito della nostra terra, ed un mio spirito servitore.” ed il sorriso che le rivolse era pieno di affetto.
“Mi hai fatto proteggere a mia insaputa? Credevi che non ne fossi in grado?” era allibito ed anche un po’ offeso, non era un ragazzino indifeso!
Lo sguardo colpevole di Hisashi fu molto eloquente.
“Ehm… gli spiriti guardiani sono quattro….”
“E quindi?”
“Ho fatto proteggere tutti voi” concluse, anche se non sembrava per niente pentito.
“Gli altri lo sanno?”
“Solo Kimi. Io mi fido di voi, ma così ero più tranquillo, e finché voi foste stati in salvo, beh… lo sarei stato anch’io. Più o meno. Se Sawakita avesse cercato di ucciderti, Talamh lo avrebbe annientato prima che si avvicinasse a te. Ma non avrebbe potuto fare niente se ti avesse sfidato e tu avessi accettato. Non interverrà nel vostro duello, a meno che lui non combatta slealmente, allora userà tutto il suo potere. Promettimelo.”
Kaede non sapeva se essere infuriato per il suo atteggiamento oppure essergli riconoscente. Decise per la seconda scelta, perché anche questa era una dimostrazione del suo amore per loro.
“Va bene. Anche se io dovrei essere parecchio infastidito da questo tuo comportamento!”
“Cosa vuoi fare: sfidarmi?”
“Hn, io non sono Hana, non mi faccio provocare così facilmente” e gli sorrise. Ed il pensiero del do'aho gli scaldò il cuore. Decise di parlare con lui di tutto questo. Aveva ora più che mai bisogno del suo appoggio e della sua comprensione.
“Hana ti ama, lui capirà.”
“Anche Kogure.”
“Sì, anche Kimi” ed il sorriso sul volto di Hisashi era sereno.
Kaede uscì di casa desideroso di pensare in solitudine a ciò che aveva appreso.
Sospettava che sua nonna fosse stata uccisa da un altro immortale, solo non avrebbe mai immaginato che fosse stato così anche per i suoi genitori. Sawakita era un assassino, lo aveva privato dell’amore di una famiglia solamente perché era stato rifiutato da lei.
Provava collera nei suoi confronti e sentiva che era giusto combatterlo, eppure, nonostante tutto, superato il momento iniziale, non lo odiava. Non gli piaceva l’odio: intossicava e rovinava la vita di chi lo sentiva e, forse, aver conosciuto subito dopo Hana ed essere stato amato da lui, ed aver vissuto in una famiglia un po’ particolare, ma pur sempre una famiglia, lo aveva aiutato, non trasformandolo in una creatura rancorosa ed ostile. Aveva promesso ad Hisashi che non avrebbe cercato Sawakita, e così avrebbe fatto, ma… si chiese se davvero sarebbe riuscito ad uccidere un’altra persona qualora lui lo avesse sfidato.
Sentimenti contrastanti si agitavano in lui, confondendolo.
Dunque per davvero la sua natura, fino ad ora sopita, si era svegliata?
Si chiese cosa avrebbe pensato Hana di tutto questo ed il desiderio di parlargli e di confrontarsi con lui era fortissimo.
Era sempre stato una persona chiusa e silenziosa, faceva parte del suo carattere, forse per questo era stato così colpito dal do'aho che invece era incredibilmente rumoroso e vitale, all’inizio, infondo, era solo curiosità quella che provava per lui, per una persona così differente da sé, ma poi…… lui era come un brezza estiva, calda ed avvolgente, come un musicista che, unico e solo, era in grado di suonare la melodia della sua anima, perché con lui sentiva di poter essere sempre se stesso; sapeva che Hana lo avrebbe capito, sarebbe andato oltre l’apparenza, oltre la sua freddezza, oltre i suoi silenzi e avrebbe trovato solo il suo compagno, che grazie a lui aveva imparato che dimostrare affetto non era debolezza. Hana era riuscito a far ciò che nessuno aveva mai fatto prima, poco per volta, aveva abbattuto tutte le sue barriere, con calma e pazienza, cosa incredibile per un irruente ed impulsivo come lui, e con lui si sentiva in pace.
Dunque Hana avrebbe capito come diceva Hisashi? Molto probabilmente sì, perché era una persona sensibile, perché era una situazione simile a quella che lui viveva tutti i giorni considerando il suo lavoro. Anche se… Kaede non poté fare a meno di pensare che, alla fine, lui poteva evitare il duello, lasciare che Hisashi si battesse al posto suo, ma come aveva detto a lui poco prima, non era ciò che voleva.
Accettando la sfida di Sawakita sarebbe dunque andato lo stesso contro il volere di lei?
Senza che se ne accorgesse i suoi passi lo avevano portato alla centrale di polizia: da Hana.
Decise di andare a prenderlo perché voleva stare con lui.
Quando Hana lo vide fu molto stupito, ovviamente non se lo aspettava ed il suo volto divenne immediatamente preoccupato.
“Kaede è successo qualcosa?” chiese apprensivo.
“No... io… volevo solo vederti.”
“Kitsune, io ne sono molto felice, ma…. Cosa c’è Kacchan?” ed il suo sorriso caldo compì il miracolo.
Iniziò a sfogarsi con lui, a raccontargli cosa gli aveva detto Hisashi, ad esporgli tutti i suoi dubbi e le sue paure.
Hana aveva ascoltato in silenzio ogni sua parola, tenendolo delicatamente tra le sue braccia, lasciando che si liberasse del peso che gli opprimeva il petto.
“Cosa vuoi fare Kaede? Cosa desideri?”
“Io… non lo so. Voglio la mia vendetta, ma non vorrei uccidere, sono due gli istinti contrastanti che mi guidano. Mi sembra di essere lacerato. Io…..”
Sakuragi non aveva mai visto così Rukawa. Kaede sapeva sempre cosa fare e cosa voleva e questo era uno degli aspetti di lui che più gli piacevano. Ma ora… era smarrito e confuso, provò un moto di tenerezza e protezione nei suoi confronti, lo strinse maggiormente nel suo abbraccio cercando di infondergli un po’ di calore. Sapeva che questo era l’unico conforto che poteva offrirgli perché la scelta era soltanto sua.
“Io rispetterò qualsiasi tua decisione. Sai, quando mi hanno insegnato ad usare un’arma il primo pensiero è stato che avrei potuto uccidere, od essere ucciso, era un rischio che correvo, ma dovevo accettarlo. Non è stato facile, ma ci sono riuscito.”
“Lo so” fu il suo sussurro “ne abbiamo parlato, ricordi?”
“Sì, tu mi fosti di grande aiuto, ed ora io voglio aiutare te.”
“Se io glielo chiedessi Hisashi si batterebbe al mio posto, ma….”
“Ma tu non lo vuoi, giusto? Sia mai che Kaede Rukawa rifiuti una sfida!” e gli sorrise.
“Hn”
“Volpino logorroico. Seriamente Kacchan, se lui ti sfiderà tu accetterai, no?”
“Sì”
“Ed allora si tratta solo di aspettare. Tu scegli solo di difenderti.”
Ovviamente non era così tranquillo come voleva fargli credere, grandissima era la paura per lui, per il duello che avrebbe dovuto affrontare, temeva di perderlo, ma sapeva che per Kaede era un momento difficile, aveva bisogno del suo appoggio e della sua comprensione, non delle sue ansie e dei suoi timori.
“Potrei evitare tutto questo”
“E come? Chiedendo ad Hisashi di farlo al posto tuo? Su kitsune sappiamo entrambi che non hai altra scelta”
E in cuor suo credeva veramente a quello che gli aveva detto, sapeva purtroppo che veramente la Kitsune non avrebbe potuto nè voluto fare altrimenti.
E Kaede si sentì confortato, Hana lo capiva davvero e sapeva perché non poteva accettare la proposta di Mitsui.
“Non voglio che uccida a causa mia.” Era curioso, ripensandoci questa era stato lo stesso desiderio di sua nonna. Si sentì vicinissimo a lei e Hisashi, e comprese, per la prima volta in vita sua, cosa volesse dire essere immortale e quanto dovesse essere stato difficile per loro.
“Lo so.”
“Grazie Hana”
“Tu devi sempre stare ad ascoltare il tensai, che è un pozzo di saggezza”
“Sì, sì, come no… do'aho!”
E risero insieme.
Sawakita non lo avrebbe sconfitto, in nessun modo.
POV DI AKIRA
Io vorrei tanto sapere che cavolo sta succedendo da un po’ di giorni a questa parte, anche Hiro è convito che ci sia qualcosa che non va, ma appena proviamo a chiedere delle spiegazioni dicono che è solo una nostra impressione, che va tutto bene, ed è una cosa terribilmente irritante, ci trattano come se fossimo degli stupidi.
Da quando papà e Kaede mi hanno detto chi erano, sono passati alcuni mesi e benché in apparenza la mia vita si svolga come al solito, non è certo così. Né io né Hiro siamo sciocchi, ho accettato che mio padre abbia ucciso e che continui ad uccidere, ma a volte ho paura che lui non torni più a casa. Proprio come è successo quella sera di tanti giorni fa. Kogure-san non fa altro che rassicurarmi dicendomi che papà è forte, l’immortale più potente, che non devo temere per la sua vita, eppure so che anche lui è in ansia.
Ed ora….. credevo che Kaede non sarebbe mai stato coinvolto in tutto questo, ma penso che sia accaduto qualcosa.
Lui è ancora più silenzioso, un’espressione preoccupata ombreggia sempre gli occhi di Hana-san, e papà….beh mi sembra un leone in gabbia. Inoltre Kogure-san sono giorni che non torna più a casa. Ora secondo voi questa è una situazione normale?
“Aki piantala di sbuffare! Sembri un mantice!”
“Oh grazie Hiro! A te non da noia tutto questo?”
“Sì, certo. Ma cosa credi di risolvere facendo così?”
“E tu, scusa?”
“Oh, io ho intenzione di ottenere delle spiegazioni!”
“Davvero?!” mi piace quando Hiro ha quello sguardo deciso, lui è un tipetto mooolto cocciuto, adoro quando il mio koi fa così!
“Hn”
Ho visto papà e Kaede discutere con Kogure-san: bene, questo è il momento e mi sembra che anche Hiro la pensi così, ci avviciniamo per parlargli, ma ascoltiamo incidentalmente uno stralcio della loro conversazione.
“Sawakita si sta dirigendo qui Kaede, ha catturato il tuo osservatore e lo ha costretto a dirgli dove abiti ora. Probabilmente a casa tua non ti ha trovato”
“Hana” è il sussurro preoccupatissimo di Kaede-san che è ancora più pallido del solito. Chi cavolo è Sawakita? Perché Kaede è preoccupato per Hana? Volgo uno sguardo interrogativo ad Hiro, ma lui è confuso quanto me.
“Non potrà avvicinarsi a lui, Uisge lo protegge.” È l’affermazione di papà che ora gli accarezza i capelli.
“Io.. devo andare. Non voglio che si avvicini qui. Non voglio che Akira ed Hiro vedano…..”
Vedo Hiro dirigersi verso di loro, deve essersi stufato di ascoltare senza fare nulla, ed io lo seguo perché sono d’accordo con lui.
“Cosa non dobbiamo vedere?” chiedo.
Li vedo voltarsi di scatto verso di noi, sorpresi, non si aspettavano proprio che fossimo vicino a loro.
“Nulla” è la risposta di papà, ora basta, sto per sbottare quando sento la voce di Kaede.
“Sawakita è l’immortale che ha ucciso mia nonna. Eravate troppo piccoli quando lei è morta per potervela ricordare, ed ora lui vuole sfidare me. È inutile continuare a mentire loro, Hisashi, credi che non abbiano capito che qualcosa non andava?”
Vedo papà sospirare e borbottare qualcosa riguardo ai ragazzini troppo svegli, ed inevitabilmente io ed Hiro sorridiamo, però siamo anche molto spaventati per Kaede.
“Cosa farai Kaede-san?” è la domanda di Hiro.
“Accetterò la sua sfida! Devo andare Hisashi!” lo vedo rivolgersi verso mio padre e parlargli a bassa voce, lui scuote il capo e gli sorride, ma è così triste, e senza capire perché mi ritrovo con le lacrime agli occhi, mi sembra quasi di dirgli addio ed anche Hiro deve pensarla come me perché anche lui ha gli occhi lucidi.
Kaede ormai è uscito, papà e Kogure ci guardano e sorridono incoraggianti.
“Andrà tutto bene vedrete” ed abbraccia sia me, sia Hiro e sento che anche il mio koi si abbandona contro lui.
“Kaede ce la farà. È abile, sarà lui a vincere. Tornerà da noi.”
“Ho paura papà” ed oramai sto piangendo senza ritegno perché non sono preoccupato solo per Kaede, ma anche per lui. Finora ho cercato di essere forte e tranquillo, ma oggi non ci riesco ed ho bisogno di essere rassicurato, forse perché per la prima volta in vita mia ho capito cosa l’immortalità realmente comporti con i duelli che ne conseguono. Non voglio che le persone che amo muoiano, non voglio che soffrano.
“È normale Akira, ma... fidati di me. Forza smettete di piangere. Stasera rivedrete Kaede, beh.. forse domani, oggi vorrà stare da solo con Hana senza mocciosi tra i piedi” e ci sorride ammiccante.
Sento Hiro mugugnargli contro un “Io non sto piangendo” molto poco convincente, ha infatti il naso e gli occhi rossi.
“Ah no Hiro?” è infatti la domanda divertita di papà.
“Hn”
Hisashi ci sorride e ci rassicura nuovamente: “Forza andrà tutto bene” ed io ancora una volta con lui mi sento al sicuro.
POV DI HISASHI
Ho cercato di calmare Akira ed Hiro. Era stupido pensare che non si preoccupassero per noi, per me. Mi sono illuso che, tenendoli il più all’oscuro possibile e non facendo sapere loro quando e se sfidavo gli altri immortali, potessero continuare a condurre una vita abbastanza normale, e forse fino ad ora è stato così, ma oggi……
Hanno capito e probabilmente nella maniere più dolorosa.
Sono riuscito a convincerli ad andare agli allenamenti, sperando che questo li distragga un po’ e che non pensino a quando ritornerà Kaede o perché ci metta così tanto tempo.
Sono solo in casa, Kimi è di nuovo dovuto andare al quartier generale degli osservatori, ed Hana non sa ancora, fortunatamente.
Ed è un bene che non ci sia nessuno perché così, concentrandomi, riesco a sentire Kaede e le sue emozioni, astraendomi come tanti secoli fa mi fu insegnato, vedo il suo duello.
Certo che, a prima vista, pare uno scontro impari ed il risultato già deciso. Kaede molto più giovane, privo di esperienza, solo un mezzosangue, Sawakita, invece, un guerriero temprato da molti scontri, abile ed astuto, e soprattutto spietato, senza tutti gli scrupoli morali che temo abbia Kaede, eppure, io so per esperienza, che il risultato non è così scontato. Sawakita è già convinto di vincere e questo è senz’altro un punto a suo sfavore, l’esperienza è importantissima, è vero, inutile negarlo, eppure non basta.
Talento, sangue freddo, agilità. Questo conta veramente e sono tutte doti che Kaede possiede.
È concentratissimo: ogni muscolo e nervo
del suo corpo sono pronti a scattare cercando il momento opportuno. Se la sua
vita non fosse in pericolo, ammirerei la grazia delle sue movenze e
la loro precisione. Nessun movimento superfluo. Sta cercando di sprecare la
minima quantità di energia, perché sa che il duello potrebbe protrarsi a lungo e
la stanchezza è una nemica implacabile, perché ottenebra i sensi ed impedisce di
pensare con lucidità. In quel momento l’esperienza diventa fondamentale e questo
Kaede lo sa bene, ed anche Sawakita. Sta cercando di fiaccarlo e di provocarlo
proprio per indurlo in errore, ma sta fallendo, ed ora Kacchan schiva un suo
affondo. Vorrei che potesse sentire la mia voce, sapere che io sono al suo
fianco. Come una litania gli intimo di mantenere la calma, di ricordare ciò che
gli ho insegnato, di affidarsi, quando la stanchezza si farà sentire, alla
memoria del corpo.
È bravissimo! Sua nonna sarebbe stata così fiera di lui! Io lo
sono! Sawakita è riuscito a ferirlo. Colgo la sua sorpresa ed il suo dolore e
poi…bastardo! La lama doveva essere intrisa di veleno! Mentalmente ordino a Talamh
di essere pronta ad intervenire, ed io mi preparo ad accoglierlo. Per me il
duello è finito, così facendo lui ha firmato la sua fine, eppure Kaede continua
a lottare, un affondo, una parata, e poi…….
Ha vinto, la reminiscenza di Sawakita si riversa in lui, stremandolo, Talamh lo accoglie tra le sue braccia ed ora sono al mio cospetto.
“Non è grave, posso curarlo senza problemi, non preoccuparti. Il veleno non è ancora entrato in circolo.”
Annuisco ed aspetto. Non posso fare altro.
Rukawa si recò nel luogo indicatogli da Kogure e trovò Sawakita ad aspettarlo, con un sorriso di scherno sul volto. Il suo disprezzo lo colpiva ad ondate, era già convinto di vincere, e che lui sarebbe stato una preda facile. Sospirò scuotendo la testa, avrebbe imparato a proprie spese che era sciocco sottovalutarlo.
Non aveva alle spalle i suoi secoli di esperienza e forse nel momento di porre fine alla sua esistenza la sua mano avrebbe tremato, eppure ora era tranquillo. La sua decisione era stata presa, giusta o sbagliata che fosse.
Un combattente dal cuore calmo, questo Hisashi diceva, distingue il vero guerriero da un soldato; riportò alla mente le sue parole, e permise ai suoi sensi di ampliarsi, liberi di sentire ogni cosa accanto a sé.
La reminiscenza: essere parte del mondo che ci circonda senza più confini.
Percepì il respiro di Sawakita, il suo cuore che batteva accelerato, come un tamburo guerriero, il suo sangue che scorreva più veloce nelle vene, l’aria carica di tensione.
Impugnò più forte la spada. Essa era parte di lui, il prolungamento del suo braccio, la sua migliore amica, perché era la sua salvezza.
La spada di sua nonna.
E volle pensare che lei ora fosse al suo fianco, guidasse il suo braccio in un affondo e poi in una successiva parata. Gli sembrò che anche Hisashi combattesse con lui.
La sua voce nella mente, il suo cuore libero da ogni preoccupazione o paura, niente ora aveva importanza, solo il suo avversario ed il loro duello.
Il tempo non esisteva più, un attimo diventava infinito e l’infinito solo un istante. Non sapeva da quanto stesse battendosi: i minuti, le ore, erano solo percezioni umane, prive di importanza per lui.
Sawakita era sorpreso ed incollerito. Non si aspettava una simile resistenza e maestria. La sua voce irridente e crudele lo raggiungeva solo superficialmente, non prestava attenzione alle sue parole perché esse erano tendenziose e false, cercavano di fargli perdere concentrazione e serenità affinché si distraesse, ma Kaede sapeva che in quella danza di morte il primo passo sbagliato sarebbe stato pagato con la vita.
Nessuno di loro distoglieva mai gli occhi dal suo avversario.
La
stanchezza iniziava a rendere pesanti le membra, un attimo e la lama di lui trovò la strada per il suo braccio, la
sorpresa ed il dolore invasero il suo corpo, una debolezza innaturale ed
improvvisa rese più lenti i suoi movimenti, il desiderio di abbandonarsi e
cedere al sonno divenne soverchiante, ma il volto di Hana e la sua voce, le sue
braccia che lo stringevano a sé ed il ricordo del suo calore, erano un
imperativo impossibile da ignorare, sapeva Talamh pronta ad intervenire,
intendeva la sua impazienza, ma la contesa era ancora sua.
Ed in un attimo comprese: “Così sei riuscito a sconfiggere la nonna!”
Un sorriso canzonatorio “Ovviamente. Non esistono regole, solo la vittoria.”
Di nuovo il desiderio di vendetta e la collera resero fluide le sue azioni, una parata un affondo, e poi…..
La reminiscenza: mai aveva provato una simile sensazione, un tale potere, tutti i volti delle persone conosciute da Sawakita comparirono nella sua mente: un assassino, questo era stato, un mercenario che si era venduto per potere e per denaro, e poi… li vide: sua nonna e suo padre morto per difendere sua madre, sentì i loro pensieri e seppe che, fino alla fine, lui era stato nel loro cuore, il desiderio che fosse libero e felice, ed in mezzo a tutto quell’odio percepì anche il loro amore, che l’avrebbe accompagnato per sempre.
Ma…… si sentì stremato e debole, incapace di opporsi alla stanchezza, e lasciò che una notte senza stelle lo accogliesse nel suo grembo.
La prima cosa che Rukawa vide, al suo risveglio, fu il volto di Hisashi.
“Dunque non sono morto.”
Era molto sorpreso, i ricordi confusi, e non aveva la più pallida idea di come fosse arrivato lì. Rammentava di aver decapitato Sawakita, aveva visto la vita spegnersi nei suoi occhi, e poi… era stato travolto dalla sue memorie, dai volti delle persone che aveva incontrato ed ucciso. Rivide la morte di sua nonna e di suo padre, e si sentì infelice, tutte quelle sensazioni, nuovissime per lui e niente affatto piacevoli, lo avevano assalito, lasciandolo giacere a terra stanchissimo ed, infine, il buio, caritatevole, lo aveva accolto nel suo abbraccio.
“Come sono arrivato qui?”
“Ti ha portato Talamh dopo che hai vinto il duello.”
“Non mi piace la reminiscenza, è terribile, scoprire ogni cosa della persona che hai ucciso, portarla perennemente dentro di te come memento della tua colpa, io…… non potrò mai dimenticare tutto questo. L’ho assassinato e nel momento in cui questo accadeva non ho provato nulla. Il mio istinto, ogni più piccola parte del mio corpo, mi diceva di farlo, ma ora… che tutto è finito, io…… ho ucciso un uomo, le mie mani sono sporche di sangue ed ho come l’impressione che questo non vada più via.”
Provò un fortissimo senso di vertigine ed una morsa allo stomaco, si alzò di corsa perché la nausea ad ondate lo stava assalendo non dandogli requie, e vomitò, gli spasmi sempre più forti, l’unico conforto proveniva da Hisashi, che gli sosteneva la testa ed accarezzava amorevolmente la schiena.
“Mi sento malissimo” non riusciva a liberarsi da quella sensazione di malessere che lo attanagliava.
Aveva ammazzato un uomo, era un assassino.
Quel pensiero gli provocò un dolore lacerante al petto.
“Non sei un assassino”
“AH NO?!” si ritrovò ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola, cosa gli stava succedendo? Sapeva che di lì a poco avrebbe iniziato a piangere, perdendo il controllo di sé.
E così fu.
La voce gentile di Hisashi che lo cullava, il suo abbraccio
paterno, il suo affetto, la sua comprensione, lo lasciarono senza difese.
“Sawakita era un assassino, lui meritava di morire”
“Che differenza c’è tra lui e me?” ed il suo sussurro era intriso di sofferenza.
“Lui ha trucidato persone innocenti: bambini, donne, solo per il suo piacere. Tu ti sei solo difeso.”
“Io… non riuscirò mai a dimenticare la sua espressione nel momento della sua morte.”
“Lo so, lo stesso è stato per me. I volti di chi abbiamo amato, di chi abbiamo ucciso, non ci abbandonano mai. Ma se tu non provassi più emozioni, o dolore, allora saresti come morto ed io dovrei preoccuparmi per te”
“Non voglio uccidere mai più.”
“Va bene. È giusto così.”
“Come riesci……?”
“Non ci riesco…… in effetti. Ho cercato per secoli di sottrarmi a tutto questo, rifiutando i duelli, non uccidendo coloro che battevo ma non è servito a nulla…. L’immortalità ormai mi appartiene, così come il potere che da essa consegue. Non posso fuggirle.”
“Io….”
“Tu non devi, Kacchan, non fai parte del gioco. Questo caso era diverso.”
Kaede rifletté sulle sue parole: lo era davvero? Lui ed Hana erano convinti che non avesse avuto altra scelta, che si fosse solo difeso, ma non era completamente così, perché, anche se Sawakita avesse supplicato di lasciarlo vivere, lui non lo avrebbe fatto, e questa era la consapevolezza che lo straziava. Il suo era stato un omicidio coscientemente e fortemente voluto, non poteva mentire a se stesso.
“Voglio andare a casa mia stasera, ho bisogno di stare da solo, e di parlare con Hana”
“Ce la farai, Kaede, ce la farai. Insieme supererete anche questo.”
Ed un sorriso amaro comparve sul volto di Hisashi, ed i suoi occhi così belli e tristi, ora sapeva, rispecchiavano anche i suoi.
Sakuragi tornò a casa sua e di Kacchan, sicuro che lo avrebbe trovato lì.
E così fu.
Rannicchiato, addormentato sul divano con il suo maglione
stretto contro il petto gli fece una grandissima tenerezza, la sua Kitsune era
fortissima, eppure molto dolce. Non se la sentì di svegliarlo, molte erano la
angosce che tormentavano il suo animo, e sperava il sonno le lenisse un po’,
perciò lo sollevò delicatamente tra le braccia per portarlo a letto.
“Hana, sei tornato.”
E Kaede si accomodò meglio nel suo abbraccio.
“Possiamo parlare?”
“Sì”
Sakuragi sapeva parte di quello che era successo da Hisashi, era molto preoccupato per Kaede e la paura di non essere in grado di aiutarlo era soffocante.
“Ho ucciso Sawakita” e la sua voce tremò.
“Lo so.” fu la sua semplice risposta.
“Non riesco a dimenticarlo.”
“Non devi. Kacchan hai fatto solo quello che ritenevi giusto.”
“Io lo volevo morto.” ed in quelle poche parole era racchiuso tutto il suo tormento.
Sakuragi sospirò, comprendeva che aveva bisogno del suo conforto, che non riusciva a perdonarsi per quello che aveva fatto, forse non ci sarebbe mai riuscito completamente, le parole ora da scegliere erano importantissime, l’anima delle Kitsune era come un cristallo purissimo, eppure fragile, ma era sicuro che il suo amore sarebbe riuscito a superare anche questo, insieme ce l’avrebbero fatta.
“Se ti facessero del male Kaede, io credo che sarei in grado di uccidere, non potrei sopportarlo, eppure non credo di essere un violento ma, quando ci portano via ciò che amiamo ed a cui teniamo, una nostra reazione è inevitabile. Con questo io non voglio dirti che trovo giusto l’omicidio, ma tu appartieni ad una stirpe che vive secondo regole diverse dalle nostre, hai reagito seguendo le vostre leggi. È stato un duello regolare, non un assassinio. Cos’altro ti angoscia Kacchan?”
“Questo per davvero non cambierà nulla tra di noi?” nonostante le sue parole e la fiducia che provava nei suoi confronti, aveva temuto che Hana lo potesse guardare con occhi diversi, che lo giudicasse e lo disprezzasse, che non lo volesse più. E senza di lui ormai non sarebbe più riuscito a vivere.
Ed Hana comprese: il suo tormento era rafforzato dalla paura di perderlo. Sapeva tra i due, ad occhio estraneo, di essere lui ad apparire più innamorato, eppure non era così, lo comprendeva bene, attraverso i suoi gesti, nei suoi silenzi, in cui erano contenute tutte le parole che lui non avrebbe mai pronunciato, nei suoi sguardi, nella luce dei suoi occhi bellissimi, che sapeva sempre seguirlo, accarezzandolo, amandolo, non lasciandolo mai solo.
“Kitsune, e poi sono io il do'aho, certo che no! Da quando ti ho accalappiato non ho proprio nessuna intenzione di lasciarti andare!” E rafforzò il suo abbraccio come a volere concretizzare la sue parole.
Un sorriso malizioso e dolce comparve sul volto di Kaede.
“Fa l’amore con me Hana, non lasciarmi mai.”
“Non ci penso neppure. Io ti venero come un dio!”
Ed era la pura e semplice realtà, non era stato facile per loro accettare di amarsi, non era stato facile per lui, amare un ragazzo, quello che a gran voce ai tempi del liceo proclamava di odiare, e lo aveva creduto davvero, perché era l’unico in grado di farlo sentire indifeso ed a volte stupido, di fronte a quegli occhi blu, la sua maschera di sbruffone, non aveva alcun valore. Per tante notti prima di capire che il sentimento che li legava era amore, quegli occhi avevano tormentato i suoi sogni, poi finalmente aveva compreso, non era una dolce ragazza il complemento stesso della sua anima, ma quella creatura forte ed orgogliosa, che, silenziosa, attendeva, avendo accettato molto prima di lui di essere l’uno all’altro destinati, e così era stato, sarebbe stato per sempre, perché senza Kaede al suo fianco nulla avrebbe avuto più senso, lo amava così tanto da esserne a volte spaventato e stupito, ma……sapeva non avrebbe potuto essere altrimenti.
Sakuragi iniziò a slacciare la sua camicia, facendola scivolare sulla sua pelle di luna, lambendo con le sue labbra quel corpo perfetto e conosciuto. Kaede fece lo stesso accarezzando la sua schiena ampia, stringendosi a lui, carezzando dolcemente i suoi capelli. Gesti che infinite volte avevano ripetuto, familiari, eppure ora assumevano un nuovo significato, perché erano una conferma del loro amore e della loro devozione, una conferma che ora entrambi bramavano.
La bellezza di Kaede come sempre lo emozionava, ed inorgogliva, perché era soltanto suo.
Reverenti……..
le sue mani lo accarezzavano, reame prezioso e soltanto da lui presidiato. Il suo primo ragazzo, il suo unico uomo, nessuno mai sarebbe stato come lui, una droga del sangue dalla quale però non voleva purificarsi e di cui, più gli anni passavano, più aveva bisogno, una necessità dello spirito.
Sensuale……
il corpo di Kaede si arcuava cercando il suo, concedendogli la libertà che varcare i suoi confini gli donava, amandolo senza remore e pudori, perché il suo amore era assoluto, e totalizzante. Ogni volta che si concedeva a lui con un completo abbandono ed una fiducia incondizionata, sentiva tutta la sua forza e sapeva essere il suo modo di sussurrargli: ti amo….sono tuo.
Appassionate…….
le loro voci mentre gridavano all’unisono i reciproci nomi, intonando un imeneo antico e sacro.
Travolgente ed intenso…….
il piacere che ancora una volta squassava i loro corpi fusi nella loro intima unione.
E poi…..
Non esistevano più Kaede ed Hanamichi ma un unico essere ebbro di loro, mai sazio, desideroso che il loro amplesso non finisse mai.
L’orgasmo li colse lasciandoli stremati ed appagati, felici di essere ancora insieme, sperando che fosse per sempre.
Un amore infinito, nonostante tutte le difficoltà, nonostante le separazioni ed i lutti, i loro corpi intrecciati,
le loro anime legate, i loro cuori battevano all’unisono, le ombre di quella lunga giornata non facevano più paura.