Pairing: MitKo il principale con SenKosh ed HanaRu Raiting: PG Spoilers: non ce sono Desclaimer: i personaggi non appartengono a me ma al Sensei Inoue io mi diverto solo a fantasticarci su. Note: forse i personaggi saranno un pochino OOC soprattutto Mitsui. Il mio indirizzo e-mail è commenti e critiche sono graditi ^__^ Note2: un ringraziamento a Soffio che deve sorbirsi i miei deliri in anteprima e che ha corretto gli errori.
That’s enough, Kimikun……. I’ve lived this long, it’s enough I’ve been very tired........ I’m not allowed to exist So, just let me be............ Kimikun!*
Lenti trascorrono gli anni per me, veloce scorre il tempo per coloro che amo. In questa mia eternità, fatta di dolore e rimpianti, io sopravvivo, nell’attesa dell’adunanza finale, quando rimarrà solo uno di noi. Immortale ed eterno vedo i segni degli anni negli uomini a me vicino, fino a quando……. L’epoca in cui sono nato non è più da molto tempo, il mio mondo è morente, i miei dei sono stati sostituiti da nuovi idoli, eppure io esisto ancora, nell’attesa della Nera Signora, di una spada più affilata della mia.
parte I di Isarma
Come ogni anno, in quel giorno, da molti anni, Akira Sendo era fermo davanti alla tomba dei suoi genitori. Erano trascorsi più di dieci anni dacché loro erano morti in un incidente e lui, rimasto orfano, aveva iniziato a vivere con lo zio Hisashi. In realtà Hisashi Mitsui non era suo zio di sangue ma un caro amico dei suoi genitori e suo tutore. Alla morte dei suoi l’aveva accolto con sé ed adottato ed era l’unico genitore che lui ricordava. Un genitore un po’ particolare in verità, forse più un fratello ed un amico, ma comunque tutta la sua famiglia, ed Akira gli voleva molto bene. Si voltò e vide Hisashi dietro di sé dove sapeva che lo avrebbe sempre trovato, pronto a sorreggerlo e a dargli aiuto, nel caso ne avesse avuto bisogno. Era ormai ora di andare, la vita con il suo scorrere impetuoso reclamava la sua presenza, sarebbe tornato presto dai suoi genitori per continuare quel loro dialogo silenzioso, che però glieli faceva sentire ancora vicini. Sapeva da sé che parlare ad una tomba era stupido, ma lo trovava confortante e gli sembrava, quando raccontava cosa gli era successo, di sentire la loro presenza accanto, benevola e rassicurante. Erano pochi i ricordi che Akira aveva di loro, troppi pochi i suoi anni, quando loro erano morti, eppure ogni volta che li rievocava tornavano alla sua memoria il dolce sorriso di sua madre, il suo stesso sorriso, ed il suo profumo che sapeva di buono, e la forza che emanava suo padre e che lo faceva sentire protetto ed al sicuro quando era tra le sue braccia. Tante volte si era chiesto come fosse essere come gli altri bambini ed avere una mamma ed un papà, ma questi pensieri tristi non erano da lui perché Akira Sendo nonostante tutto aveva la certezza di essere stato amato, anche se Hisashi aveva un modo tutto suo di dimostrarlo, ma lui non si era mai fermato alle apparenze ed aveva il dono di saper leggere nel cuore delle persone, forse era per questo che era il migliore amico di Hiroaki Koshino pensò sorridendo. Kosh in effetti assomigliava ad un cucciolo ringhiante ma pur sempre cucciolo e perciò bisognoso di affetto ed Akira ne aveva tanto da dare. “Possiamo andare Hisashi sono pronto. Ti ricordi che mi devi accompagnare agli allenamenti se arrivo tardi anche oggi è la volta che Taoka sensei mi ammazza ed Hirokun gli dà una mano. ” L’uomo dietro di lui sorrise ed annuì.
POV DI HISASHI
Guardo Akira davanti a me e solo ora mi rendo conto di quanto sia cresciuto: Dio come è scorso celere il tempo e come sempre non ha scalfito me. In questa terra dove il sole tramonta, le stagioni si susseguono veloci ed il tempo passa implacabile, solo io, ed i pochi sopravvissuti della mia razza, restiamo immutabili: esuli del nostro mondo, raminghi nella terra degli uomini, noi sopravviviamo eppure io desidero solo la morte e la pace. Ma è Akira che mi tiene qui, ancorato a questa realtà, e la presunzione e la necessità di credere che abbia ancora bisogno di me. Sono passati veloci questi anni insieme a lui, un’oasi di pace al mio tormento. Era solo un bimbetto quando venne a vivere con me: un bellissimo bimbo dai grandi occhi blu, si è insinuato nella mia solitudine ed ha squarciato il velo che mi separava dal resto del mondo. Akira con i suoi insistenti chiacchiericci, Akira che non vuole mai stare zitto, Akira con i suoi sorrisi mi ha riportato alla vita costringendo il mio cuore a tornare a battere, ha diradato le nebbie della mia coscienza permettendo che alcuni raggi di sole riscaldassero il gelo della mia anima. Mio figlio, perché così ormai lo considero, è la mia salvezza e la mia perdizione perché la vita umana è breve ed io vivrò ancora dopo lui, inesorabile il tempo trascorrerà anche per lui ed io lo vedrò invecchiare e morire come è stato per tutti coloro che ho amato perché questa è la mia condanna e la mia maledizione. E’ duro dover affrontare l’eternità da soli, credetemi, contribuisce a creare una notevole malinconia; ma ciò che è ancora peggio è il rischio di alienarsi dalla realtà che ci circonda; ma buttarsi nella mischia non è sempre facile si rischia di soffrire essere delusi e rimanere di nuovo soli. In realtà i comportamenti da me tenuti nel corso dei millenni sono stati proprio altalenanti, da una parte infatti ho cercato la solitudine per proteggermi dall’altra ho cercato la compagnia umana per lo stesso motivo per cui ho cercato la solitudine e così ho trascinato in questo modo la mia eternità. E’ doloroso per un immortale affezionarsi ad un umano, in fondo, per noi è solo questione di tempo tutti coloro che ci stanno intorno invecchiano e muoiono e non è piacevole. E’ difficile essere immortale e tante volte mi sono chiesto come sia vivere da umano, ma io non lo sono e non lo sarò mai perché nonostante io proclami che la mia mente ed il mio cuore sono mortali il mio corpo non lo è e questo influisce notevolmente sul mio modo di agire. Il tempo da me non viene quasi mai considerato, in fondo che importanza può avere se è come se per me si fosse fermato? Mi rendo conto del suo incedere solo osservando coloro che mi stanno accanto e lo vedo passare e trascorrere attraverso loro, nei cambiamenti del loro aspetto, nelle rughe che scorgo sul loro volto come scie di strade percorse e che su di me non si vedranno mai. Mi chiedo come io possa apparire agli occhi di chi mi guarda: la mia pelle è levigata, immune al mutare delle stagioni, anzi con il passare degli anni è diventata ancora più liscia e sono sparite pure le rughette di espressione che avevo un tempo: sembro un ragazzo poco più grande di Akira ed è così che lui mi ha sempre visto, non sono certo cambiato dal primo giorno in cui lui mi ha incontrato e mi sorprende, data la sua curiosità ed intelligenza, che non mi ponga la domanda che da tanto tempo aspetto e che tanto temo “perché?”ed allora dovrò parlargli di me e spiegargli chi sono, raccontargli dei suoi genitori e dirgli che sono stati assassinati, dirgli di Kaede e della sua natura. Scoprirà che gran parte della sua vita con me è stata basata sulle menzogne il cui unico scopo era proteggerlo, ma potrà accettarlo?Ho creduto di agire per il suo bene rimandando di anno in anno il momento in cui avrei dovuto dirgli la verità, dicendomi che era troppo piccolo per capire, per portare un simile peso ed ora non sono sicuro di aver agito per il meglio. Forse sono stato un egoista ad aver taciuto ma non potrei sopportare l’odio ed il disprezzo di Akira ed il mio cuore, oh il mio cuore, cesserebbe di battere, perché è Akira il mio cuore, lui mi ha restituito la mia umanità che credevo perduta da così tanto tempo ormai. Dovrei parlargli dei suoi genitori, dirgli che persone meravigliose e speciali siano stati, erano osservatori eppure per essermi amici hanno infranto il tabù e la proibizione di interagire con l’immortale a loro affidato e mi sono stati vicini, a me così cari e preziosi perché rari. Ascoltavano i miei racconti, correggevano i diari degli osservatori passati sulla mia vita fidandosi dei miei ricordi e delle mie parole, era così bello aver di nuovo qualcuno con cui spezzare la mia solitudine ma furono uccisi a causa mia e la loro morte è una colpa da cui io non potrò mai essere liberato. POV DI AKIRA
Ah oggi Taoka-sensei sta dando il meglio di sé in fatto di acuti ed indovinate un po’ principalmente le sue urla verso chi sono rivolte? Verso me mi pare ovvio! solo perché trovo molto più interessante il movimento del culetto delizioso di Hiro rispetto a quelli di una sfera arancione ditemi voi se non ho ragione io! “Akira piantala di fare l’idiota e vedi di darti una mossa! ” Queste sono le soavi parole del mio amore che tenero vero? Però a me Hiro piace così. Comunque lo strazio degli allenamenti oggi è finalmente finito, penso che il coach l’abbia fatto soprattutto per salvare le sue coronarie, e così possiamo andare a cambiarci. Oggi tornerà Kaede-san e con il suo aiuto potrò parlare del mio rapporto con Hiro con mio padre, non credo che per lui sarà un problema ma in fondo un conto è come si comporta con Kaede, un conto come si comporta con me che sono suo figlio.Mi hanno aiutato a capire i miei sentimenti e a dichiararmi al mio koibito Kaede-san e Sakuragi-san che è il suo compagno, in fondo loro che c’erano già passati potevano capire cosa stessi provando e come mi sentissi scombussolato, per questo voglio che Kaede-san sia con me quando lo dirò ad Hisashi. In effetti mio padre è un po’ strano quindi non credo proprio di essere in grado di prevedere la sua reazione. Sapete dacché io mi ricordi Hisashi è sempre stato così come è ora, il suo aspetto non è mutato minimamente con il passare del tempo. Per un po’ ho pensato che si portasse molto bene i suoi anni e poi da bambino ero troppo contento perché i miei amichetti mi invidiavano perché avevo un papà così giovane ma ora che sembra più un fratello maggiore che un padre …………. Beh converrete anche voi che è una cosa parecchio singolare, soprattutto perché lo stesso discorso vale anche per Kaede; dovrebbe avere più di venticinque anni, la stessa età di Hanamici, erano compagni di liceo ed invece sembra solo un ventenne ed anche lui in tutti questi anni non è cambiato affatto sembra che il tempo scivoli loro addosso. Non so come mai oggi sono così pensieroso: forse perché oggi torna Kaede ed ho deciso di affrontare mio padre o forse perché sono andato a trovare i miei genitori al cimitero, non so, ma ho un’orribile sensazione come se il mio personale universo, ordinato e tranquillo, stesse per scoppiare in un’orrida esplosione. “Akikun che cosa hai? ”siamo rimasti solo io ed Hiro negli spogliatoi, lui si siede vicino a me e poggia la sua testa sulla mia spalla: fa sempre così per farmi sentire la sua presenza e sa sempre capire i miei stati d’animo, in fondo è stato il mio migliore amico prima di essere il mio ragazzo. “Nulla Hirokun sono solo un po’ inquieto” Ora mi guarda molto seriamente, sappiamo entrambi che le mie sensazioni non vanno mai sottovalutate. Ma in fondo è davvero solo una sensazione, scrollo le spalle come per liberarmene e mi alzo è ora che usciamo anche noi “Ti va un the ed una fetta di dolce? ” “Ok vada per the e dolce” e mi rivolge uno dei suoi rari sorrisi Usciamo dagli spogliatoi scherzando e giocando come i ragazzini che siamo ed ora sono di nuovo sereno, la cattiva sensazione che per un attimo mi aveva pervaso è rilegata in un cantuccio del mo cuore. Ma non sapevo che avrei trovato una brutta sorpresa ad attendermi a casa e che il mio personale mondo sarebbe crollato quel giorno.
POV DI MITSUI
Un torpore invade le mie membra, un torpore che, purtroppo, conosco bene mi succede sempre così dopo che mi sono svegliato dalla morte che è morte d’immortale ma in ogni modo niente affatto piacevole. Non riesco a riconoscere la stanza dove mi trovo, o meglio, ha qualcosa di familiare ma non riesco a capire cosa. In realtà sono troppo intontito per mettere a fuoco gli oggetti che mi circondando; una voce gentile mi coglie di sorpresa “Ti sei svegliato finalmente, credevo non lo avresti più fatto! ”i suoi occhi castani sono dolci e saggi, laghi placidi in cui affogare e la mia memoria torna indietro di secoli fino a quando non incontra lo stesso volto più giovane e maturo al tempo stesso, segnato dalla guerra e dalle responsabilità, i capelli portati lunghi fino alle spalle: un giovane principe del quale ero consigliere e che presto sarebbe diventato re. Sbatto le palpebre confuso, ed ora ho davanti a me il volto calmo di quest’uomo che non conosco ma del quale sento di potermi fidare. “Cosa è successo?” e la mia voce suona strana e rauca anche alle mie orecchie, tento di riassumere una posizione eretta ma fallisco miseramente. “No, non sforzarti” mi sussurra preoccupato” credo che il veleno sia ancora in circolo “poi vede la domanda inespressa nei miei occhi e decide di rispondere “Miyamasu ti ha sfidato” sbuffo perché non è una novità sarà la seconda o la terza volta che quel tappetto cerca di uccidermi ma della sua testa non mi è mai importato molto perciò, essendo già troppo il sangue che bagna le mie mani, ho deciso di lasciarlo andare ma si è rivelato un errore a quanto pare. “Esattamente” fisso il mio sguardo sorpreso su di lui “mi dispiace” abbassa gli occhi imbarazzato “ma io sono un telepate e tu stavi trasmettendo perciò ho creduto che………..” “Non preoccuparti, avanti continua” sono curioso di sapere che ruolo ha questo ragazzo in tutta questa storia “Miyamasu ti ha sfidato ma, conscio dell’impossibilità di batterti, ha deciso di non seguire le regole, così ha ingaggiato degli uomini che ti hanno sparato, penso che i proiettili fossero intrisi di veleno, hai immediatamente perso le forze; stava per decapitarti quando sono intervenuto. Io sono il tuo osservatore da un po’ di anni oramai, so che non avrei dovuto interferire ma non era più un duello si trattava di un assassinio bello e buono e non era giusto. Mi chiamo Kiminobu Kogure” “Hai fatto una cosa molto avventata; i Sendo sono stati uccisi per molto meno” E di nuovo il dolore e la colpa mi straziano l’anima. Erano così giovani ed Akira così piccolo quando l’ho reso orfano e l’immagine del loro funerale e delle loro bare calate nelle fosse e di Akira, che sembrava ancora più piccino vestito tutto di nero, con gli occhioni blu pieni di lacrime, la manina attaccata ai miei pantaloni in cerca di conforto è impressa a fuoco nel mio spirito. Vedo Kogure impallidire, maledizione! Ha percepito ancora i miei pensieri e dal modo in cui l’hanno colpito deve anche essere un empate. “Non essere arrabbiato con me!” Arrabbiato con lui? no, certo che no “sono dispiaciuto e preoccupato. Non sono arrabbiato con te ma con me stesso” “Non essere in pena per me non mi succederà nulla anche Anzai-sensei mi ha detto che ho agito correttamente. So che noi non dovremmo intervenire ma, ormai, sono molti gli osservatori e gli immortali che non rispettano le regole ed io pensato che per questo nostro mondo sarebbe stato meglio se fossi sopravvissuto tu invece di un essere spregevole come Miyamasu “ E di nuovo mi coglie la nausea ed il disgusto per la futilità di questo nostro agire. Non esiste più l’onore, non esistono più regole; la mia gente è diventata avida di potere e lo brama sempre più. E pensare che un tempo noi non uccidevamo neanche perché la vita era sacra e preziosa, perché figli della Madre sapevamo che ogni creatura era generata dal suo grembo. Questi tempi non mi appartengono più e questo secolo poi è così strano, diverso da tutti quelli in cui ho vissuto: sotto molti aspetti gli uomini hanno compiuto così tanti progressi e fatto così tante nuove scoperte che è difficile stare al passo, eppure, sotto tanti punti di vista sembrano quasi ricaduti nella barbarie. “Da quanto sei il mio osservatore?” scruto il giovane davanti a me e mi chiedo come possa far convivere la realtà arcaica e particolare che siamo noi con il fatto di essere un figlio del suo tempo. “Da un po’ di anni ormai” “Hn, quanto tempo sono stato incosciente?” “Per quasi due giorni” Due giorni? Kami- Sama Akira sarà impazzito di preoccupazione a non vedermi tornare a casa. “Non preoccuparti ho avvisato tuo figlio ieri dal momento che non ti svegliavi, gli ho detto che ti eri dovuto occupare di un affare urgente: di non essere in pensiero che tu stavi bene e che io ero un tuo amico” Ed arrossisce miseramente. Che cosa avrà da imbarazzarsi questo ragazzino? “Hai di nuovo letto nella mia mente” dico piccato anche se in realtà ora che il peggio è passato e che so che Akira non si preoccuperà per me, la situazione sta iniziando a divertirmi anche perché mi sa che il piccolo Kogure-kun si sia preso una cotta per l’immortale che doveva osservare chissà se Anzai aveva previsto che sarebbe successo questo al suo pulcino. E’ controindicato mandare un agnellino in mezzo ai lupi. Sarebbe così facile giocare con lui ora, ma non lo farò, il suo sguardo è troppo limpido perché io possa osare sporcarlo e forse in lui c’è molta più forza di quanto non appaia. Ci vuole un bel coraggio a sfidare le regole per fare ciò che riteniamo giusto. “Devo andare ora, voglio tornare da mio figlio” “Ecco…….Non puoi ancora andare via…….” “Vuoi dire che sono vostro prigioniero?” e la mia voce ora vibra di una minaccia inespressa “no, no, certo che no! ”si affretta a spiegare “solo Anzai-sensei vorrebbe parlare con te” “Ryu? !perché?” sono sorpreso, molto. “Non lo so, non ha voluto dirmelo. Riposa ora sei ancora provato; quando Anzai tornerà verrò a chiamarti” “E sia” e lo vedo tirare un sospiro di sollievo. Ma un brutto presentimento pervade il mio animo.
Quando Kaede giunse all’aeroporto di Kanagawa non trovò nessuno ad accoglierlo. Era rimasto d’accordo con Hisashi che sarebbe andato lui a prenderlo e che avrebbero cenato tutti insieme a casa sua così da fare una sorpresa ad Akira, anche se, Kaede pensò che la sorpresa vera e propria la avrebbe avuta Hisashi, a tarda sera, quando fossero rimasti solo loro quattro, Mitsui, infatti, avrebbe scoperto che il suo ‘bambino’ stava con un ragazzo. Sorrise a quel pensiero ed al ricordo dei timori di Akira. Si stupì del fatto che Hisashi non fosse andato a prenderlo, ma non si preoccupò più di tanto un imprevisto, (vedi un altro immortale) poteva aver ritardato Mitsui. Erano stupidi coloro che continuavano a sfidarlo, nessuno era alla sua altezza, solo Sawakita lo impensieriva realmente: era abile e subdolo un avversario veramente temibile.Comunque………. Chiamò un taxi, non vedeva l’ora di tornare a casa e soprattutto di essere tra le braccia del suo dohao. Amava molto il suo lavoro: era un fotografo sportivo, uno dei migliori in verità, ma questo lo portava molto spesso lontano da casa. C’erano cose del suo mestiere che lo infastidivano profondamente, una di queste, essendo abbastanza famoso, era essere sempre al centro dell’attenzione, lui amava il silenzio e la tranquillità anche se non si sarebbe detto considerando il casinista con cui condivideva la vita, inoltre desiderava parlare con Hisashi di alcune notizie che aveva appreso. Si diceva, infatti, che tutti gli immortali rimasti si stessero radunando a Kanagawa perché l’adunanza era vicina e la testa di Mitsui era un premio troppo ambito perché qualcuno di loro vi potesse rinunciare. Essendo lui un mezzosangue non avrebbe dovuto essere in pericolo anche se aveva comunque imparato ad usare i suoi poteri e la sua spada per potersi difendere. Una volta giunto a casa decise di rilassarsi per allontanare la stanchezza del lungo viaggio aspettando che il suo compagno tornasse; se le cose fossero andate come lui, Hana ed Akira avevano previsto sarebbe stato un dopocena pieno di emozioni. Ma il destino aveva deciso in maniera diversa per loro.
Nello stesso momento nella centrale di Kanagawa il commissario Hanamici Sakuragi insieme all’ispettore Yohei Mito, suo amico di infanzia, e all’ispettore Ryota Myaghi, suo amico dai tempi del liceo, cercava di trovare una risposta al più assurdo rompicapo che fosse loro capitato tra le mani e cioè il verbale del caso che era stato loro assegnato da risolvere. Avevano letto e riletto il referto del medico legale, convinti di aver capito male ma la risposta era sempre la stessa e cioè i cadaveri, tutti sempre decapitati, presentavano dei valori e delle caratteristiche che li rendevano molto diversi da qualsiasi essere umano ed erano molto più vecchi di quello che sembravano anche se era impossibile attribuire loro un’età. “Non è possibile” disse per l’ennesima volta Yohei” questi dati non hanno alcun senso è come se ci trovassimo di fronte ad una razza a noi sconosciuta, e poi dove credono di essere nella Francia settecentesca?” Ryota ridacchiò della battuta insieme a Yohei, palese tentativo di smorzare la tensione, solo Hana rimase muto e silenzioso, cosa molto insolita per lui, ma purtroppo Sakuragi sapeva che tutto questo era dannatamente e tristemente possibile, e che forse avrebbe coinvolto il suo amore e sicuramente un suo caro amico ed il suo ‘nipotino’ onorario. Guardò nervosamente l’ora, Kaede doveva essere tornato a casa con Hisashi: la serata sarebbe stata diversa da come l’avevano immaginata; l’argomento principale non sarebbe stata la cotta di Akira ed i suoi problemi di adolescente. Sospirò come avrebbe accolto Akikun la verità? Ed Hisashi ed il suo amore sarebbero stati ancora vivi alla fine di tutto quello? “Ragazzi io vado a casa tanto oggi non riuscirei a concludere nulla, e poi Kaede dovrebbe essere già tornato ed io non vedo l’ora di riabbracciare il mio koibito” Infilò la giacca ed uscì. L’aria gelida del tardo pomeriggio frustò il suo volto ma non se ne dispiacque, amava il freddo ed il gelo forse perché gli ricordavano l’apparenza di Kaede in contrasto con la sua vera essenza, forse se fossero stati fortunati sarebbe stato un natale con la neve, forse se fossero stati fortunati avrebbero potuto ancora una volta trascorrerlo tutti insieme. Decise di fare il tratto fino a casa a piedi, sperando che una bella camminata potesse liberarlo dall’ansia che lo attanagliava; amava Kanagawa era una cittadina tranquilla ed era per quello che finita l’università e frequentata la specializzazione all’accademia di polizia (non so se funziona veramente così passatemelo per buono ndI) aveva chiesto di poter rimanere. Molti si allontanavano per poter accrescere la propria fama ma lui in fondo era un tensai, ci sarebbe riuscito anche rimanendo a Kanagawa, ed era bello che riuscisse ancora a scherzare nonostante tutto. Si stava avvicinando sempre di più a casa, il suo passo diventava sempre più veloce, ed il cuore martellava ora ad un ritmo più sostenuto nel petto: finalmente avrebbe rivisto Kaede. Erano state due settimane durissime, sentirlo solo per telefono e non poterlo stringere tra le braccia, non baciare la su pelle di luna, era stata una vera tortura rimanere separato da lui, ed ora forse avrebbe corso il rischio di esserlo per sempre. BASTA!! non era da lui un simile atteggiamento qualunque difficoltà si fosse presentata sul loro cammino l’avrebbero affrontata e risolta insieme. Ed al diavolo tutti gli immortali, le spade antiche, la psicocinesi ed altre balle varie.
Kiminobu Kogure, chiuso nel suo studio, non era in grado di spiegare il proprio comportamento, non era da lui agire in maniera così impulsiva ma quando lo aveva visto per terra, ferito e vulnerabile, e pronto ad accogliere la morte era intervenuto senza riflettere. Aveva salvato il ‘suo’ immortale quando prestando il giuramento da osservatore aveva promesso di non interferire mai. Ma, riflettendo con calma ed essendo onesto con se stesso, sapeva anche il perché delle sue azioni:….se ne era innamorato! Dapprima aveva rispettato e stimato l’uomo di cui aveva letto nei diari degli osservatori, un guerriero che aveva attraversato i secoli mantenendo intatto il proprio onore, e poi l’uomo che aveva osservato, il padre che era stato per Akira, l’amore un po’ maldestro con cui ricopriva quel ragazzino, il maestro che era stato per Rukawa, sempre disponibile ed attento. Naturalmente sapeva che dietro questa apparenza serena e tranquilla, così atipica per un immortale, dovevano esserci molte spine, che feriscono e lacerano, in più per ben due secoli della sua immortalità non si avevano notizie di lui, si diceva che fosse impazzito e che avesse compiuto azioni ignobili ed atroci ma non c’era niente a testimoniarlo, e poi non sentiva nessuna malvagità provenire da lui, solo rimpianto e tristezza ed una notevole dose di arroganza, in effetti. Ed ora nel suo studio aspettava che Mitsui si svegliasse dal suo torpore per potergli parlare, erano quasi due giorni che stava dormendo, la sera prima aveva telefonato a casa sua –altra interferenza che non avrebbe mai dovuto commettere, ma oramai una in più una in meno –per avvisare Akira Sendo che Mitsui-san stava bene; ed aveva agito correttamente perché il ragazzo era fuori di sé dalla preoccupazione. L’unica consolazione in tutta la faccenda era che aveva l’appoggio di Anzai-sensei che stimava e rispettava Mitsui. In passato doveva esserci stato qualcosa tra di loro anche se Kiminobu ignorava cosa fosse.
POV DI AKIRA
“Sono tornato!” annuncio urlando a pieni polmoni e sbattendo la porta di casa, in fondo ho sempre ritenuto che fosse giusto fare un ingresso trionfale in casa propria. Inoltre ora sono pieno di energie alla pasticceria, infatti, non mi sono limitato ad una sola fetta di torta ma, come mi ha fatto notare Hiro, ho mangiato come un’idrovora ma io sono un ragazzo in piena crescita e poi mi serve carburante: ho tante energie da spendere la maggior parte delle quali vorrei fossero col mio koibito eh, eh. La casa è stranamente silenziosa. Boh di solito lo zio Hisashi a quest’ora è sempre tornato, ma forse si è fermato da Kaede. Mentre lo aspetto andrò a studiare uffa che scatole. Ormai è veramente tardi la sensazione di inquietudine di oggi pomeriggio ritorna a ghermirmi con forza, in più mi hanno telefonato anche Kaede ed Hana chiedendomi come mai non eravamo ancora arrivati a casa loro e quando gli ho detto che Hisashi non era ancora tornato mi è sembrato di scorgere un po’ di ansia nella voce di Kaede. Tra poco lui e Sakuragi verranno qua, non hanno voluto lasciarmi solo ed aspetteremo insieme il ritorno di mio padre. Stamani non sono andato a scuola: zio Sashi non è tornato. Hana è dovuto andare in centrale ma Kaede è rimasto con me fino a quando non è venuto Hiro ed io come un cretino appena l’ho visto sono scoppiato a piangere. Sono preoccupatissimo non è mai successo che Hisashi non tornasse a casa senza avvisarmi e se gli fosse successo qualcosa? io sarei di nuovo solo e poi perché Kaede ed Hana erano così angosciati? Sebbene non abbiano voluto dirmi niente mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava, ed ho sentito un stralcio della loro conversazione che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. E così ora sono qui, seduto sul divano vicino al telefono, stritolando Hiro, nell’attesa che quel maledetto aggeggio squilli e di sentire la voce di Hisashi, profonda e dispiaciuta, per avermi fatto stare in ansia. Non ho sentito la voce di Hisashi ma di un ragazzo chiamato Kiminobu Kogure che mi ha assicurato che mio padre stava bene ma che aveva avuto un affare imprevisto ed improvviso e che quindi non era potuto tornare a casa ed aveva chiesto a lui di avvisarci. Dopo questa telefonata mi sono tranquillizzato, inoltre Kaede-san lo conosce: era un suo sempai ai tempi del liceo, per cui mi ha detto che potevamo fidarci di stare tranquillo. Ora mi sento molto meglio, Hiro rimarrà a dormire qui ed io ed il mio koibito avremo la casa tutta per noi anche se non devo essere proprio bellissimo considerando quanto ho pianto macerando nell’angoscia.
POV DI MITSUI
Sto ammirando il panorama notturno che riesco a vedere dalla mia stanza, mi è sempre piaciuta la notte, la sua calma ed il suo silenzio, forse perché si addice alla creatura che sono. Dopo essermi svegliato ho parlato con Akira,ma era già stato tranquillizzato da Kogure, anche se non la smetteva più di sgridarmi per averlo fatto preoccupare così, accusandomi scherzosamente di essere un padre snaturato che si è dimenticato del proprio figliolo; comunque mi è sembrato un po’ troppo felice di avere la casa solo per lui ed Hiro: uhm dovrò indagare una volta tornato a casa, sempre che questo sia possibile perché so, sento con assoluta certezza nel mio cuore, che questa calma è solo il preludio ad una devastante tempesta. “Sei in piedi, ti senti meglio?” la voce carezzevole di Kogure mi distoglie dai miei pensieri. “Sì grazie” “Anzai-sensei è tornato e vorrebbe parlarti se te la senti, se no si può fare domattina” “No, stasera va benissimo” spengo nervosamente la sigaretta e lo seguo. Ora riconosco dove siamo e capisco perché questo luogo mi sembrava familiare. Siamo all’interno della casa madre di Kanagawa, qui ci sono gli uffici di tutti gli osservatori del Giappone, qui si riuniscono e Ryu è il loro master. Non riesco proprio ad immaginare che cosa voglia da me ma deve essere accaduto un fatto estremamente grave perché abbia deciso di rincontrarmi. “Anzai-sensei siamo Kogure e Mitsui-san” “Entrate” e la sua voce ormai è quella di un vecchio, ed ancora una volta l’immagine dell’uomo che ho di fronte si sovrappone con l’immagine di un uomo molto più giovane, questa è la maledizione di chi ha una memoria quasi totale come la mia. “Kiminobu va pure, vorrei parlare da solo con Mitsui” “Si sensei” e così dicendo esce lasciandoci soli “Tutti gli immortali stanno radunandosi a Kanagawa “ “Davvero?” non è cambiato affatto va subito dritto alla questione. “Non ne intuisci il motivo?” “Dovrei forse?” lo sto provocando e lui lo sa, è un gioco che ho sempre fatto e che mi ha sempre divertito. Scuote la testa rassegnato “non sei cambiato affatto, vogliono la tua testa ed il tuo potere lo capisci?per poter ottenere la supremazia sugli altri e restare l’unico che dominerà ogni creatura vivente” “Uhm dovrei sentirmi lusingato non trovi? Tutto questo interesse nei miei confronti meglio di una rockstar” “Non è divertente Hisashi. Ma non capisci, oltre agli immortali alcuni dei nostri osservatori hanno deciso di aiutarli in modo da avere un po’ del potere che otterrà l’unico immortale sopravvissuto, non possiamo permettere che un potere così grande cada nelle mani sbagliate!” “E quindi voi avete deciso di puntare sul cavallo che ritenete vincente e che pensate di controllare meglio?” la mia voce è sempre più alterata, non mi piace sentirmi un burattino nelle mani di qualcuno. “Sì” ed il suo è solo un sussurro. “Non mi interessa Ryu, non sono affari miei quello che sarà del mondo, se mi sfideranno li affronterò e li ucciderò, osservatori od immortali che siano, non permetterò a nessuno di far male ad Akira e Kaede, ma per il resto io mi sono tirato fuori da questo ‘gioco’ molto tempo fa” Una risata secca “non puoi tirarti fuori, non puoi cambiare ciò che sei,e devi lottare proprio per Akira e Kaede” “Non li coinvolgerò in questa follia” ormai sto urlando,ho perso completamente la calma e lui non è da meno altro che Budda dai capelli bianchi! “Sono già coinvolti Akira perché è il tuo punto debole e Kaede per quello che è!” “E’ solo un mezzo sangue!” “Sì ma è dotato di grande potere che può accrescere il potere di un altro immortale” Kuso ha ragione lui……dannazione ……..dannazione……….non c’è via di fuga, non ho altra scelta. “Cosa volete che faccia?” “Che tu ci aiuti contro alcuni immortali. Agli osservatori penseremo noi” “Volete che li uccida” “Si” ed è triste mentre lo afferma “non avrei mai voluto chiederti questo, ma è necessario e lo sai anche tu” E so che è sincero “Ho bisogno di tempo per pensarci” “Va bene è molto più di quanto sperassi” Mi alzo e me ne vado, da lui, dalla casa madre e soprattutto vorrei fuggire da me e da quello che sono ma non posso. Entrambi sappiamo quale sarà la mia risposta, non ho altra scelta, non l’ho mai avuta in verità, devo solo trovare il coraggio necessario. Quanti secoli sono che non uccido? Tanti. Io ………..speravo…….mi illudevo……..di essere libero. Ma non lo sarò mai. Io …….sarò di nuovo un assassino. “Mitsui-san, Mitsui-san aspetta per favore, vorrei parlarti! ” “Kogure” mi fermo e mi volto verso di lui, anche questo giovane uomo, dolce e saggio, sarà coinvolto in questa guerra insensata, e mi dispiace, allungo una mano verso il suo volto ed accarezzo la sua gota, la sua pelle è calda e morbida e non fa nulla per allontanarmi da sé “non chiamarmi Mitsui-san, non mi piace” “Hisashi” ed è bellissimo il suono del mio nome pronunciato dalla sua voce “io vorrei davvero parlarti, so che non dovrei interessarmi, sono solo un osservatore, ma ormai sono coinvolto. Cosa voleva anzai-sensei da te?” Allontano la mano dal suo viso “vieni, va bene, ma andiamo via di qui” “Potremmo andare a casa mia se ti va bene” “Sì d’accordo”
La casa di Kogure rispecchia in pieno il suo proprietario: è ordinata e luminosa, accogliente, così diversa dalla mia sempre incasinata per via di Akira. “Posso offrirti qualcosa Hisashi? ” “No, di preciso che cosa volevi sapere?” “Cosa vuole Anzai-sensei da te?” “Che uccida gli immortali più pericolosi per voi” “E…..lo farai?” è sorpreso non credeva che il suo master avrebbe violato così le regole, ma in fondo, ormai, non ci sono più regole da seguire. “Non lo so, ma penso di sì” “Non è bello che Anzai sensei ti abbia chiesto di essere un assassino per conto suo” è indignato e dispiaciuto…….per me. Da quanto tempo non mi sentivo così accettato? Non voglio però lasciarmi andare a questo sentimento che sento sorgere in me, perciò mi stringo nelle spalle fingendo indifferenza “in fondo è quello che sono sempre stato” “No” e la sua voce è decisa “non è vero, se tu fossi un assassino avresti ucciso Miyamasu, ma non l’hai fatto.Ti sei sempre difeso, ma non hai mai cercato gli altri immortali per potere. Non sei un assassino” “Ci sono molte cose che non sai di me” la sua fiducia nei miei confronti, così come il calore che le sue parole mi fanno provare, mi mettono a disagio, sono già abbastanza incasinato senza che provi attrazione per questo ragazzino. “Oh sì quei due secoli di vuoto nei diari degli osservatori, raccontameli e raccontami anche del tuo popolo e della tua gente, non c’è un modo per rendere gli immortali più pericolosi inoffensivi senza ucciderli?” Sono sorpreso “perché dovrei raccontarti la nostra storia e perché ti interessa?” “Oh forse perché sono uno studioso o forse perché mi interessi tu!” e mi sorride. Uhm è più intraprendente di quanto pensassi. “Mettiti comodo, è una storia molto lunga.” “Ok” “Ma come non prendi appunti?” lo provoco. “Non c’è ne bisogno, sono un ragazzo intelligente con una buona memoria” ed inevitabilmente gli sorrido, non posso proprio farne a meno. Lo vedo ridacchiare “Cosa c’è?” “Non inizierai mica dicendomi ‘c’era una terra lontana…….’?” “Sei irriverente! ” ma mi piace, nasconde forza e determinazione e non si lascia abbattere, è coraggioso per sfidare me. E lo sta facendo, a modo suo “temo proprio di si, mi dispiace se non sarò molto originale” “Ok “ed ora è di nuovo serio “Noi non siamo creature mortali, o meglio non siamo umani, questo lo sai no?” “Si siete parapsichici, telecinetici, insomma possedete poteri E.S.P.” “Sì inoltre la nostra razza, perché di una razza diversa dalla vostra si tratta,ha una longevità maggiore degli umani, abitavamo in una terra al confine con la Nebbie Fatate e parte della loro magia aveva mutato e coinvolto anche noi. Eravamo un popolazione pacifica perché con la sensibilità amplificata dai nostri poteri potavamo sentire le voci della Natura intorno a noi, ma il potere che ci rendeva superiori a voi ed alle altre creature iniziò a corrompere anche noi” “In fondo anche questa è una storia nota, succede sempre così vero? Ma scusa ti ho interrotto” “No non c’è problema. E’ vero hai ragione e noi peccammo di presunzione, alcuni di noi inebriati dal proprio potere decisero di creare una stirpe di ‘creature perfette’, fortissime ed invincibili, che concedessero la supremazia anche sugli abitanti di Faerie, iniziarono a far ‘accoppiare’ i più potenti di noi” e la mia voce trema al ricordo, non più considerati come persone ma come semplici portatori di seme, era svilente ed umiliante ed io mi opposi strenuamente, ma avevo rinunciato al privilegio del comando molto tempo prima. “Ma il progetto fallì perché le creature generate erano sì forti e temibili, ma fuori controllo, crudeli e spietate; furono esiliate e mandate nel vostro mondo, angeli di devastazione, liberi di sfogare su di voi, che eravate alle origini della vostra civiltà, la propria furia.Ma giunsero in un villaggio di maghi, il loro signore, prima di spirare, ci maledisse, perdemmo la nostra casa: non siamo più in grado da allora di attraversare le nebbie e fummo condannati a questa lunga eterna non-vita, l’unica possibilità di essere liberati…….” “…….è che rimanga uno solo di voi. Ha fatto sì che vi eliminaste a vicenda in modo da portarvi all’estinzione!” “Sì ma la maledizione non andò come aveva previsto, ogni volta che uccidiamo assorbiamo il potere, la conoscenza ed i ricordi di chi abbiamo sconfitto, ed inoltre possiamo generare con voi umani, facendo nascere i mezzosangue, loro non erano stati previsti per questo non condividono la nostra condanna” Lo vedo chiudere gli occhi e sospirare “è molto triste” “Sì lo è” ho parlato con voce pacata, cercando di non far trasparire tutto il mio dolore, perché gran parte di tutto questo è da imputarsi al mio fallimento, avrei dovuto essere il signore del mio popolo, invece me ne sono disinteressato, peccando di superficialità, lasciando tutto nelle mani del mio fratellastro. Ed ora mi chiedo se esiste una possibilità di riscatto anche per me. “Ma i mezzosangue sono immortali come voi?” “No, hanno parte della longevità che era propria della nostra razza, e possono possedere poteri E.S.P., Kaede, per esempio, è molto dotato, ma se feriti possono morire ed invecchiano molto più lentamente degli uomini, ma comunque è inevitabile che questo accada” “Uhm capisco. Era bella la vostra terra?” “Infinitamente” ed ora il mio sguardo si volge lontano: con gli occhi della mente vedo templi di marmo candido rilucere al sole, prati colorati e profumati ed il mare di viola ……ed ascolto canti in una lingua dimenticata, parole che non saranno più pronunciate…..guardo mio padre e la mia gente di bianco vestita, i loro capelli di rame di argento ed ebano danzare al soffio del vento, ed infine su tutto è l’oblio…….ma non per me, perché rimembrare perennemente ciò che non ho più fa parte della mia maledizione. E rimane, come tenera e bruciante ferita nel cuore, il ricordo dolce amaro di un sogno perduto. Mi volto e vedo Kogure con le lacrime agli occhi, sta piangendo per me, per il mio dolore.E’ gentile e buono e le sue lacrime sono perle preziose che conserverò gelosamente. “Mi dispiace, ho di nuovo letto nel tuo pensiero, non volevo. Era veramente un bel luogo ne hai nostalgia, vero?” “si” ma la sua non è una domanda bensì una affermazione, perché sente con me; ed io mi sorprendo di come sempre più spesso di fronte a lui abbassi le mie barriere, lasciando stare l’arroganza e la strafottenza ed essendo solo me stesso. Ma di fronte a questi occhi castani non posso mentire, sono occhi che non chiedono niente, perdonano tutto, perché lui crede in me. Lo abbraccio, sono un impulsivo, lo sempre stato ed i secoli non mi hanno cambiato. E lui, dopo un attimo di smarrimento iniziale, ricambia il mio abbraccio con forza e gentilezza, ed io piango come non mi accadeva da secoli. Ed ora mi chiedo chi di noi due sia davvero il più forte; ma forse non ha poi molta importanza.
Era sorpreso, ok era più corretto dire che era scioccato, Hisashi Mitsui lo stava abbracciando e piangeva contro la sua spalla! Che fosse diverso da come appariva, da come lo descrivevano gli altri osservatori, lo aveva compreso già da sé, e poi con lui Mitsui si comportava davvero differentemente, meno arrogante, meno sulla difensiva ecco, ma da qui a prevedere una simile reazione da parte sua! Eppure queste lacrime non lo rendevano più debole ai suoi occhi, anzi ci voleva un bel coraggio ad ingoiare il proprio orgoglio ed a mostrare la propria debolezza, ed era strano e dolce, lo riempiva di fierezza, il fatto che avesse agito così con lui. Avrebbe desiderato poter fermare tutte le sue lacrime, o forse farle scorre tutte fino a quando non si fosse liberato di tutta la sua sofferenza, comunque sentiva l’impulso di consolarlo e di proteggerlo, era dunque questa una delle manifestazioni dell’amore? Questa forza che sentiva nascere dentro di sé e che gli aveva fatto trasgredire le regole degli osservatori e violare il giuramento senza pensare a nessuna conseguenza? Non lo sapeva eppure, nel momento stesso in cui era tra le sue braccia tutto scompariva ed esistevano soltanto loro. Si sentiva fortissimo, pronto ad affrontare ogni ostacolo, a sfidare ogni regola e tutto questo solo per lui e con lui, perché poi non lo sapeva, ma in fondo non si sceglie chi amare e non si chiede mai il perché. E poi i suoi occhi erano così belli, e così tristi, non aveva mai visto occhi tristi come i suoi; erano la prima cosa che lo aveva colpito di lui, occhi di chi ha partecipato a troppe guerre, di chi ha visto troppa morte: gli occhi di un sopravvissuto. La sua risata lo distolse dai suoi pensieri, non si era neanche accorto che aveva smesso di abbracciarlo. Peccato pensò, stava così bene tra le sua braccia. “Perché ridi?” “Siamo un disastro, entrambi con gli occhi rossi e gonfi, che figura Hisashi Mitsui che piange come una ragazzina!”ed un ghigno ironico gli increspò il volto. “Non devi mai scusarti con me, mai”non sapeva bene perché ma Kogure non voleva vedere quell’espressione sul suo viso, era sarcastica, era crudele, sembrava quasi feroce e la temeva, non era quello l’Hisashi Mitsui che amava. “Va bene” e sorrise, un sorriso vero e sincero. E Kogure ne fu felice. Lo vide alzarsi dalla poltrona e stiracchiarsi con movenze feline e sensuali, alla luce della luna sembrava davvero la raffigurazione di un’antica leggenda. Del loro popolo prima che diventassero ciò che erano la società degli osservatori sapeva molto poco, ed invero, non se ne erano mai interessati. Eppure lui ne era profondamente incuriosito, da ciò che aveva colto nella sua mente, schegge di memoria, dovevano essere una civiltà evoluta, che si basava sull’utilizzo della magia e dei poteri mentali; alcuni di loro, i più antichi, conservavano ancora alcuni di quei talenti. Hisashi era uno di quelli, ed aveva tramandato il suo sapere a Rukawa, ed era uno dei più potenti se non il più potente, ed era vero voleva sapere tutto di lui, anche se non era la sua mera curiosità di studioso. “Osservate anche i mezzosangue? ” “Nani?” rispose sorpreso Hisashi gli rivolse un sorriso divertito “tendi a distrarti eh, o sono io che ti provoco questo effetto?” e si avvicinò con passo da predatore ponendo le sue labbra ad un soffio dalle sue, con uno scintillio malizioso ed al contempo tenero negli occhi. “Ma che cosa dici?” rispose Kogure imbarazzatissimo per essere stato colto in fallo e soprattutto per la sua vicinanza. “Cosa volevi sapere” si riprese velocemente e domandò gentilmente. “Se anche i mezzosangue sono affidati a degli osservatori?” “Ah! Beh si! Fanno anche loro in qualche modo parte del ‘gioco’no?” “Si” si incupì “forse anche Kaede sarà coinvolto. In questi anni è stato relativamente tranquillo ma ora che il suo potere può essere determinante….” “Sei preoccupato per lui” e di nuovo quella sensazione di tristezza che apparteneva ad Hisashi lo avvolse ma non la respinse, la accolse in sé come sapeva avrebbe accolto tutto ciò che veniva da lui. “Sì per Kaede e per Akira” “Ma non per te” “Ehi! Io sono un grande guerriero!” e risero insieme della sua spavalderia, anche se poi era la verità. “Dovrò spiegare ad Akira tutto quanto, dirgli la verità. Mi odierà!”. Di nuovo tristezza…..e dolore ……..e paura. “No, non ti odierà. Non è possibile odiarti.” Dolcezza……tenerezza……affetto…… “Ci sono tante cose che non sai di me” “Ed allora dimmele, insegnami. Io imparerò.” Calore…..pace Vibrazioni……che si librano libere……. Emozioni……..gentili e confortanti. Un bacio…..solo un leggero sfiorarsi di labbra……per ringraziare e per consolare. Un semplice bacio. E fu l’inizio di ogni cosa. Note: * da Yami no Matsuei, ho cambiato il nome di Hisoka con quello di Kimi per necessità.
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