<< ... Ah!>>
Con un brusco sussulto, l'aria fluisce nuovamente, dolorosamente nei polmoni.
Cerca di mettersi a sedere immediatamente, ma un lieve capogiro lo esorta a
muoversi con più cautela. Così si solleva lentamente, e si guarda
le mani.
E' completamente ricoperto da svariati metri di un velo soffice e sottile, che
si è impigliato fra le dita bianche. Probabilmente una buona parte, mentre
dormiva, gli aveva coperto anche il viso. Lo scosta, con un gesto smarrito,
mentre gli occhi si dilatano nel tentare di realizzare dove si trova.
Candele. E' la prima cosa che vede: parecchie centinaia di candele e ceri ardono
dappertutto, in ogni centimetro che circonda il triclinio dove era stato disteso.
Gli tolgono quasi il respiro che sente di aver appena riacquistato.
Rabbrividisce e si afferra le spalle gracili con le mani, nel tentativo di riscaldarsi
nel calore delle sue stesse braccia. Inspiegabilmente, indossa una lunghissima
tunica bianca, di una stoffa leggera leggera, troppo, per quel periodo
dell'anno.
Subaru non ha dubbi, alzando gli occhi al soffito. Quella è una chiesa,
rischiarata da non sa quante fiammelle tremule nell'aria immobile.
Dietro di lui, la statua di un angelo ha le mani giunte in una preghiera. Il
ragazzino, guardandone le orbite di vuota pietra, si chiede se davvero le preghiere
di ogni uomo riescano ad arrivare ad orecchie divine.
Pur essendo un giovane e promettente ministro sacro, questo lui non lo sa.
O forse non ha mai provato a pregare.
Proprio non sa dirlo.
Non ne ha mai sentito il bisogno, ecco. Perché è stato felice.
... è stato?
Sa che non dovrebbe esserlo più.
Ma non ne ricorda il perché.
Con esitazione, un peso lo opprime nel centro del petto, continua a ispezionare
con i grandi occhi smeraldo il cerchio infinito di luci e statue oranti.
Con la coda dell'occhio, scorge mazzi e mazzi di fiori.
E una corona.
Di petali splendenti, bianchi, deposta accanto alla riproduzione di un santo.
Trasalisce.
Ha davvero paura.
Il suo respiro freme fra quelle vetuste pareti fra cui - ne è assolutamente
certo - si consuma una veglia solenne degli angeli per le effimere spoglie mortali
di un'anima salita al Cielo.
Rabbrividisce di nuovo. Quello su cui è assiso è un sontuoso letto
mortuario, immacolato, sommerso di candidi cuscini ricamati. Lo sente morbido
sotto di sé, è come un giaciglio preparato per un sonno qualunque.
Nonostante un tavolaccio di legno sarebbe la stessa cosa, i familiari preferiscono
vedere la morte con gli occhi di chi avvista il
ristoro dopo troppe fatiche.
Ma... perché è lì?
Ha dormito dove si muore. O, piuttosto, il contrario?
E' davvero...?
Ma, nei suoi ricordi, non ha una minima idea di ciò che possa essere
successo.
E' atterrito al pensiero che nessuno possa venire a cercarlo e che l'abbraccio
gelido di quel luogo di culto possa avvolgerlo fino a privarlo del sangue nelle
vene.
Perciò, ha voglia di piangere senza più fermarsi, ma non lo fa.
Guarda davanti a sé, verso l'ingresso barocco del mausoleo e il cuore
ha un singulto dato che i pesanti, antichi battenti sono aperti - quella che
balugina là in fondo è la luce del giorno - e una figura, al limitare
del corridoio centrale, rimane impietrita per un istante.
Di nuovo, Subaru non può impedire ai battiti di farsi sempre più
convulsi mentre l'uomo divora la navata centrale.
I passi sfrenati si allargano nel vuoto rimbombante del santuario, come chiazze
di acqua su una stoffa.
Seishiro.
L'adolescente lo osserva, le mani grandi schiacciate contro il bordo del catafalco,
la camicia inamidata si alza e si abbassa al ritmo del respiro. E' agitato.
Stranamente, Subaru riesce solamente a tenere le iridi fisse sul suo viso, sugli
occhi scompagnati, sulla fronte lucida di sudore.
Percepisce il tempo come rallentato, quell'attimo gli è sembrato protrarsi
in una maniera estenuante.
Ma Seishiro lo abbraccia di slancio, le mani lo premono contro i suoi vestiti
accaldati da una corsa che il ragazzo non sa quanto sia durata, in realtà.
Nessuno l'aveva mai abbracciato così. E' piacevole, sente che niente,
né la pietra di quei monumenti, né la solennità ghiacciata
della cappella potrà più tenerlo là. Affonda contro quel
petto, rincantucciato come una piccola colomba tremante.
<< Subaru.>> mormora, quasi con sollievo.
Non Subaru-kun.
<< Sei ghiacciato.>> nota Seishiro, così Subaru si rende
conto che quel tremito era vero, di freddo, mentre lui si toglie la giacca e
gliela appoggia sulle spalle. Il ragazzo non sa se sorridere, ha sedici anni,
ma sembra che il tweed dell'indumento copra un neonato, tanto è sproporzionata
in confronto al suo corpo. Stringe i lembi e li tiene nel pugno per qualche
secondo. Ora lui è vicino, forse sta per abbracciarlo di nuovo.
Qualcosa non va.
<< Dov'è mia sorella?>> domanda, come se le labbra si fossero
mosse da sole in un sogno.
Ecco, il peso nel petto, una vaga opprimenza nella mente.
E' preoccupato.
Ma Seishiro non lo guarda più negli occhi e non gli risponde.
Però gli prende il polso, all'improvviso, e lo attira a sé. E
lo bacia.
Non è nemmeno capace di rilassarsi in quel contatto improvviso, tiepido,
dolce... stranamente asciutto. Ma sente che l'uomo fa un tranquillo affidamento
su di lui. Si stacca con un rumore davvero tenero.
Il sedicenne rimane confuso, perché non ha ottenuto risposta. Alza lo
sguardo verso di lui.
Seishiro si ostina a non voler parlare. Si limita a prenderlo in braccio, avvolgendolo
ben bene nella giacca come in un fagotto.
<< Andiamo.>>.
L'eco si amplifica fra le candele e rimbalza sul soffitto.
Subaru non capisce perché le lacrime gli scendano dal viso senza nessun
freno, però si stringe all'altro e, la testa nella sua spalla, osserva
il feretro bianco e vellutato allontanarsi ad ogni passo di lui.
Può vedere la forma del suo corpo ancora impressa sulle coltri, e non
è affatto una sensazione di sollievo quella che lo pervade.
Però... l'incedere di Seishiro lo culla, è rassicurante.
Scivola con il capo sul suo petto. Ha davvero un gran sonno.
_.-._.-._
Seishiro si ripara
con una mano dalla luce debole del sole invernale. Sono usciti da lì
dentro.
Da qualunque cosa a cui ha cercato di consegnare Subaru.
E' accoccolato contro di lui e gli sembra piccolo come un bambino, con il respiro
sereno e regolare. Gli accarezza la frangia con un gesto curioso.
_.-._.-._
Note...
9 Luglio 2005, 17:56. Io guardo troppo Romeo+Juliet. Ne sono fermamente
convinta, la scena è ripresa dalla parte finale del film! Una semplice,
onirica AU su Tokyo Babylon. Ho tentato uno stile più chiaro e immediato
possibile per far capire quello che volevo far capire XD, ma non ci sono riuscita...
Lasciate da parte i paramenti religiosi... cristiani: questa è la mia
versione - lo so, Seichan è OOC - del "coma" di Subaru in Tokyo
Babylon, l'ho trasformato in una vera e propria morte apparente che Seishiro
stesso ha provocato, addormentando Subaru prima di uccidere Hokuto E SO BENISSIMO
che non si capisce affatto... Per questo volevo che Seishiro, nel finale, dicesse
una frase che vi togliesse il dubbio, ma non me ne è venuta in mente
una. lisa dixit, è la fic stessa che mi diceva di essere finita ç___ç
*commossa*!
"Hieròs" è un aggettivo greco, "sacro", che
al neutro significa anche "tempio". Vedete? Ci sono rari momenti in
cui quella stupida materia serve...
Spero vi sia piaciuta! A presto, con l'atteso quinto capitolo di 'Flesh'!
Oh, mentre leggete questa cosa, vi *consiglio* di ascoltare la Death Scene
del film a cui mi sono ispirata!
Juuhachi Go @ "No
Hope for Cinderella"