DISCLAMEIRS: Hana Ru e company non sono miei, bhè...i pg che conoscete sono di Inoue, gli altri tutti miei!!^^

DEDICHE: Ad Aimi per il suo compleanno!!!^^ Auguri Ai tesorooooo!!^O^ Posto il primmo capitolo nella notte di Halloween...come se non avessi almeno altre 4 storie iniziate... la devo piantare di impegolarmi così!!>.<

NOTE: ringraziamenti speciali a Najka per il suo prezioso aiuto con le scene Lemon che per me sono sempre un'ardua impresa e per tutto quello che fa per me! Grazie infinite!!^^. A Rei-chan perchè mi sostiene sempre ed è un amore e in più mi ha aiutato a trovare un'idea per una fic, a Tesla perchè anche se dice che sono una disgraziata commenta le mie fic, a Kieran perchè è un tesoro, a Urd perchè è una cara amica e le voglio bene, a Soffio, che spero sopporti la MitSen e mi onori della sua lettura. A Niane perchè le sue lemon mi piacciono tanto tanto!!! Ad Arslan perchè commenta sempre le mie ficci a Ise che è davvero grande!!^^

Buona lettura ragazze, spero vi piaccia!!^^


 


HELL SON 

parte I

di Eny


 

 

Un nuovo fulmine squarciò il cielo plumbeo di quel giorno di inverno.

Il vento soffiava forte, violento, piegando con la sua potenza le fronde possenti degli alberi ormai spogli, strappando loro inquietanti sospiri

I corvi volavano nel cielo lanciando i loro profondi richiami.

Il cupo rombo assordante di un tuono seguì la comparsa di una saetta bianca che sfregiò il cielo.

Le foglie ormai secche, danzavano trasportate dai sospiri violenti del vento pungente.

Nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio, sembrava già sera inoltrata.

Il sole celato dalle coltri plumbee di pesanti nuvole, non poteva risplendere e scaldare facendo piombare nel buio e nel gelo Kanagawa.

Sembrava la giornata ideale per le storie di fantasmi e demoni...

Gli allenamenti allo Shohoku erano appena finiti.

-Ehi Hana! Che hai sulla gamba?- chiese incuriosito Miyagi alzando lo sguardo dalla sua scomoda posizione.

Mitsui e Ryota si stavano azzuffando per terra facendosi il solletico, quando il playmaker, alzando lo sguardo, aveva scorto sotto i boxer neri del rossino qualcosa di scuro sulla pelle.

-Eh?- chiese Hanamichi abbassando lo sguardo verso il playmaker ancora sdraiato a pancia in su intento ad allungare una mano per scostare i braghini.

-Ehi maniacooo!!!!!- scattò indietro Sakuragi arrossendo fino alla radice dei capelli. -Che stai tentando di fare?!- chiese scandalizzato tentando di coprirsi il dorso nudo con la maglietta.

Mitsui lo fissò scoppiando a ridere mentre Miyagi si alzava avvampando.

-Ma che hai capito imbecille!!!! Hai qualcosa sulla gamba!!! Volevo solo vedere cosa era!!!- spiegò sbraitando Ryota.

-Do'hao!- lo ammonì Rukawa con gli occhi al cielo.

-Kitsuuunee!!!- grugnì Hanamichi mentre la squadra sghignazzava divertita.

-Allora? Che hai sulla gamba?- chiese nuovamente Mitsui. Hanamichi li guardò stupito alzando la gamba corta dell'indumento intimo.

-Questo?- chiese mostrando il simbolo sulla gamba destra. Il marchio mostrava un lungo cobra fatto di fiamme scarlatte con gli occhi di un catrame profondo pronto ad attaccare.  Sotto il serpente contorte rune  nere descrivevano antichi caratteri  incomprensibili.

Le lunghe zanne bianche snudate in modo minaccioso, mentre lo sguardo vuoto del rettile riluceva malvagiamente incutendo terrore. Ai presenti, inconsciamente, un lungo brivido gelido serpeggiò lungo la schiena sotto lo sguardo spietato della belva.

-Wow...cosa è?- chiese Miyagi abbassandosi a fissarlo meglio.

-Un tatuaggio- rispose con noncuranza il rossino scrollando le spalle e infilandosi la maglietta lasciando così cadere il tessuto dei braghini a celare la belva dalle orbite scure e inquietanti.

-Tatuaggio?! E quando te lo sei fatto??- chiese incredulo Kogure.

-E' una storia lunga.- disse distrattamente chiudendo l'armadietto con un rumore metallico voltando le spalle ai presenti che lo fissavano increduli. Ayako si era appena aggiunta alla comitiva. Vedeva tutti i giorni quegli energumeni in calzoncini e a dorso nudo, di certo non si scandalizzava a vederli in quello stato.

-Che succede?- chiese curiosa visto che tutti si ostinavano ad osservare insistentemente il rossino. La ragazza si riavviò una morbida ciocca riccia portandola dietro l'orecchio mentre gli occhi vispi e intelligenti spostavano l'attenzione dai giocatori al rossino che imperterrito si rivestiva.

-Hanamichi ha un tatuaggio!- la informò Miyagi distrattamente ancora sconvolto per la vista del rettile. Dannazione! Non poteva crederci, ma quel cobra lo aveva inquietato!

-Un tatuaggio?!- ribadì sconcertata. Hanamichi con un sospiro annuì riabbassando i jeans e alzando il tessuto scuro dei boxer per mostrarlo alla manager che  aveva appoggiato la cartellina sulla panchina e, sconvolta, si era avvicinata ad osservare la belva. Provò un moto di inquietudine quando gli occhi scuri del serpente incrociarono il suo sguardo.

-Ma...ma..- balbettò incredula gesticolando. -Quando te lo sei fatto?!- sbottò sconcertata. Hanamichi sospirò rimettendosi i jeans scuotendola testa rassegnato.

-L'ho detto, è una lunga storia!- ripetè.

-Lo sai che sei nei guai se i professori lo scoprono?! Si può essere più sconsiderati di te?! Se ti espellono dal club io ti ammazzo!!! Cretinata più cretina non la potevi fare! Sei assurdo Hanamichi!!!- lo rimproverò furibondo Akagi sventolando il suo pugno, mentre i compagni del rossino, vestiti di tutto punto, cercavano ancora di capacitarsi del fatto e di far passare lo strano senso d'angoscia che li aveva avvolti osservando la belva feroce. Ma Hanamichi non si scompose.

-Lo sanno del tatuaggio. Gliel'ho detto personalmente Akagi.- disse chiudendo la borsa e caricandosela sulla spalla.

-Ma come...?- Hanamichi sbuffò alla domanda indiretta di Mitsui.

-Ok ok! Vuoto il sacco! Ve lo dico strada facendo!-  Quel giorno Hanamichi aveva invitato a cena tutta la squadra dello Shohoku e Sendoh. Il porcospino e Mitsui stavano insieme ormai e Hanamichi aveva pensato fosse giusto invitare anche lui. Imprecò mentalmente ricordandosi solo allora che il suddetto ragazzo dovesse ancora arrivare e, ovviamente avrebbe voluto vedere il tatuaggio. Quel simbolo non risvegliava in lui ricordi piacevoli, anzi, a dire il vero non rievocava nulla se non tanta angoscia e uno strano calore nello stomaco che lo costringeva ogni volta, a scostare lo sguardo dagli occhi del rettile per paura di rimanerne ipnotizzato. Non lo fissava mai. Lo teneva sempre coperto, per questo indossava sempre boxer che gli coprissero la coscia. Quel dannato tatuaggio aveva il potere di fargli pulsare più forte il cuore, il suo sangue scorreva più veloce, e quelle orbite scure avevano uno strano effetto su di lui.

Rukawa lo fissava seduto su una panca.

Sakuragi era maturato tantissimo da quando era tornato dalla riabilitazione. Sparava molte meno cavolate e si concentrava di più. Alla clinica doveva aver trovato un medico dal polso di ferro perchè aveva anche imparato ad essere più rispettoso, cosa non da poco per uno come Hanamichi! Era sempre irriverente e sfacciato, ma più rispettoso.

-Bhe..usciamo no? Che stiamo a fare qui?- Ruppe il silenzio il playmaker.

-Aspettiamo Sendoh. Non ho intenzione di spogliarmi in mezzo alla strada col freddo che fa!- spiegò Hanamichi burbero accavallanado nervosamente le gambe e appoggiando la schiena agli armadietti.

-Ehi!! Cosa intendi?!- lo aggredì l'ex-teppista fraintendendo la frase del rossino.

-Credi forse che Sendoh non vorrà vedere il tatuaggio? E io vi dico subito che questa storia non la ripeto due volte!- disse deciso chinandosi in avanti per fissare meglio Hisashi.

L'aveva narrata solo una volta quella vicenda. Unicamente una volta. A Yohei. Ma con lui c'era l'assistente sociale. Dave. Aveva sempre seguito il suo caso. Lo aveva aiutato molto ad inserirsi, era un po' il suo fratellone.

Si rendeva conto che i ragazzi avevano il diritto di sapere, lo meritavano erano i suoi amici dopotutto.

L'avevano sempre sostenuto durante la riabilitazione. Lo andavano a trovare tutti i giorni e lo avevano incitato quando durante la fisioterapia aveva dovuto affrontare un dolorosissimo esame. Se non ci fossero stati loro, probabilmente, non ce l'avrebbe fatta.

Se la meritavano la sincerità.

Perfino la stupida volpaccia. La sua stupida volpaccia.

Durante la riabilitazione forse era quello che più di tutti lo incoraggiava. Spingeva quell'interruttore particolare che lo spronava ad andare avanti, a non arrendersi mai. Aveva avuto molto tempo per pensare in ospedale.

Aveva ormai capito che non odiava Rukawa. Che colpa aveva, dopotutto, se Haruko si era innamorata di lui? Assolutamente nulla, anzi! Proprio faceva meno di zero per farsi amare! Kaede era quello che aveva meno colpe. E lui se l'era sempre presa col volpino per sfogare la sua frustrazione.

Era stato ingiusto e poi doveva ammettere, che di Haruko non era innamorato, affetto forse, pietà soprattutto! Evidentemente i genitori del gorilla avevano lasciato ad Akagi tutto il cervello perchè Haruko proprio non ne aveva neppure un dito! Sospirò scuotendo il capo quando Sendoh entrò trafelato in palestra.

-Scusate perdono mi inginocchio ai vostri piedi!!!- disse congiungendo le mani in preghiera e sfoggiando il suo miglior sorriso mortificato.

-Ben arrivato!- lo rimproverò sarcastico Hisashi.

-Ciaooo tesooorooo!!- disse melassoso sbattendo le ciglia come un cucciolo per farsi perdonare.

-Ok, ci siamo tutti!- sospirò Hanamichi alzandosi.

-Grazie Hana dell'invito sei stato molto gen...ehii!!! che stai facendo?!-  chiese sconvolto quando il rossino si slacciò i jeans abbassandoli leggermente.

-brutto porco che pensi!!!!!!- sbraitò arrossendo visibilmente imbarazzato mentre mostrava il tatuaggio.

-Kami sama...- balbettò Akira. -E' terrificante! Ma Hanamichi cosa...- Hanamichi si riallacciò i jeans caricandosi la sacca in spalla.

-Ce lo spiega strada facendo...gliel'abbiamo chiesto anche noi!- spiegò Miyagi uscendo dagli spogliatoi.

Rukawa teneva costantemente d'occhio il rossino.

Ok, Hanamichi era sconsiderato, impulsivo e irascibile, ma era assolutamente fuori discussione che il do'hao per un colpo di testa si fosse fatto tatuare una cosa del genere!

Tanto più che gli sembrava famigliare quel cobra...

Non lo avrebbe mai ammesso, ma lo sguardo vuoto eppure così penetrante di quella bestia gli aveva fatto venire i brividi!

Fatto stava che ora voleva assolutamente scoprire perchè Hanamichi si era incupito tanto quando si era cominciato a parlare di quel tatuaggio.

La storia non doveva piacergli.

Era molto nervoso, lo vedeva chiaramente. Con i denti si martoriava il labbro inferiore e lo sguardo era preoccupato.

La storia di quel tatuaggio doveva essere molto particolare per Hana.

 

-Allora?- interruppe i suoi pensieri Ayako. Hanamichi annuì mentre tutti si stringevano nei cappotti per far fronte al vento pungente.

-Allora, da dove inizio...- borbottò più a se stesso che agli altri. -Dunque, io sono stato adottato, non sono il figlio naturale dei coniugi Sakuragi, loro mi hanno dato il nome.- cominciò interrompendosi per permettere ai presenti di registrare la rivelazione.

-D...davvero?- domandò retoricamente Sendoh. Hanamichi annuì nuovamente.

-Sono stato adottato all'eta di tre anni.  I miei genitori naturali mi hanno venduto appena sono nato, probabilmente non avevano i soldi per crescere un figlio, o più semplicemente non mi volevano e hanno deciso di utilizzarmi come fonte di guadagno.- sospirò scuotendo la testa.

-Oh Kami sama! Mi dispiace Hanamichi!-

-Non preoccuparti Kogure! Meglio così!!- disse alzando le spalle con indifferenza sfoggiando un sorriso tranquillizzante.

-L'uomo che mi ha comprato, era appena uscito di prigione dopo aver scontato trent'anni. A suo carico ha stupro, pedofilia, rapina a mano armata e un paio di tentati omicidi.- disse guardando fisso di fronte a se, questa volta senza fermarsi. Se avesse interrotto il racconto, forse, non sarebbe più stato in grado di andare avanti.- fatto sta che dopo circa tre anni, si stufò di me, e decise di vendermi. La polizia fece una retata nel magazzino dove si svolgeva la compravendita illegale di bambini. Con me ce ne erano molti nella mia situazione. La polizia mi ha preso con se e sono finito in orfanotrofio insieme agli altri ragazzi. La polizia sostiene che io avessi già il tatuaggio quando mi trovarono e l'uomo che mi aveva appena acquistato per la modica cifra di duecento mila yen- disse ironicamente- era della stessa opinione. Il mio precedente proprietario è riuscito a scappare, non sono riusciti a prenderlo, comunque deve avermelo fatto lui, e secondo i medici, circa quando avevo due anni. Dopo due giorni che ero in orfanotrofio i coniugi Sakuragi mi hanno adottato e dato il nome Hanamichi...prima...mi hanno detto che mi chiamavo...- lo sguardo del rossino si perse nel vuoto per un istante e nessuno osò rompere il silenzio. Hanamichi si riscosse scotendo la testa e abbassando lo sguardo- non lo so... Comunque ora anche i miei genitori adottivi sono morti. Ecco la storia del tatuaggio! Me l'ha fatto quel tipo!- disse con una scrollata di spalle. Per diversi minuti il silenzio regnò nel gruppo, nessuno osava parlare, troppo sconvolti e incapaci di dire qualsiasi cosa. Una sola domanda vorticava nelle loro menti più potente delle altre.

-Hana...quell'uomo vuol dire che ti...ti ha...- balbettò Mitsui. L'unico che avesse avuto il coraggio di porre la fatidica domanda. Ma Hanamichi scosse le spalle con un sorriso mortificato.- Veramente se devo essere sincero non mi ricordo assolutamente nulla!! prima dei tre anni non ho nessun ricordo! Tutto quello che so me lo ha detto Dave, il mio assistente sociale! Comunque... ma lo sai che non gliel'ho mai chiesto?- disse massaggiandosi il mento con fare pensieroso.- Vabbè chiederò!- disse con indifferenza. -Quando è stata fatta la retata io ero in uno stato di shock o trans... non mi ricordo cosa mi ha detto di preciso Dave, ricordo che mi ha raccontato che gli ho fatto paura! L'ho guardato ho borbottato qualcosa di incomprensibile e poi sono svenuto come una pera cotta!- disse con un sorriso. Come ci riuscisse nessuno lo sapeva.

Quella era una storia terrificante!! Ne erano rimasti sconvolti loro!!! Hanamichi come poteva affrontarla con tanta leggerezza!!! Ha parlato di chiedere a Dave se era stato violentato dall'uomo come se gli chiedesse la ricetta per una torta!

-E' atroce Hanamichi... davvero ci dispiace...- balbettò Akagi.

-Susu! Tutto passato ormai! Ora sto benone!! sul serio non fate quelle facce! Non volevo sconvolgervi! Ma sono cose che capitano! E comunque ho accantonato tutto! E poi non mi ricordo nulla!!- disse tentando di rallegrarli. Si pentiva di aver raccontato loro quella storia. Aveva paura che ora lo avrebbero guardato con occhi diversi...

Non voleva la loro pietà! Non la voleva da nessuno!

E tantomeno che si incupissero per colpa sua!

-Ora il Tensai dei fornelli vi preparerà una cena con i fiocchi!! Vedrete di cosa sono capace!- esplose in una delle sue risate.

-Do'hao...- disse esasperato Kaede.

-Se non ti va bene quello che cucino perchè sei venuto?!-sbraitò punto nell'orgoglio.

-E' sempre una cena gratis...-

-Scroccone!!- borbottò sbuffando.

 

Un nuovo fulmine illuminò il cielo scuro.

Un nuovo tuono assordante rimbombò.

Il vento soffiò più gelido di prima e più violento.

Le foglie urlavano di frustrazione strappate dai loro sicuri rami per volteggiare, trasportate con forza dal vento.

-Credo che sia giunto il momento...- una voce maligna, sussurrata al vento...

Fusa con i tuoni...

Enfatizzata dai lampi...

Intrinsa di morte e..sangue...

 

-Prego entrate!- disse Hanamichi spalancando la porta della piccola villetta a due piani in cui viveva. Accese la luce gettando con noncuranza il mazzo di chiavi sul mobiletto all'ingresso. Di fronte ai ragazzi un salotto arredato con calore e piuttosto grande. Un lungo tavolo in mezzo alla sala adornato con un centrino fatto all'uncinetto. La cucina affacciata alla sala da pranzo si presentava grande e calda.

-Accomodatevi pure! Fate come se foste a casa vostra! Il grande Tensai si mette al lavoro!- disse trionfale.

I ragazzi si levarono i cappotti che Hanamichi ripose dentro un armadio a muro all'ingresso.

-La tua casa è bellissima!- commento Ayako guardandosi attorno. Un enorme porta a vetri divideva la sala da pranzo dal salotto arredato con un divano a elle blu, poltrone della stessa tinta e un televisore posizionato in un angolo sopra un mobiletto di vetro dove erano disposti, in ordine, alcune videocassette. Al centro si trovava un tavolino di cristallo e tra due poltrone un'elegante lampada.

-Oh... bhe... grazie! Sapete... Mia madre aveva una nonna americana, ha vissuto per molti anni li! La casa l'ha arredata lei.- disse con un alzata di spalle.

-Veramente bellissima! Oh! Sei tu? Ma che carino!- Ayako aveva afferrato una cornice di legno intarsiato che custodiva una fotografia ritraente Hanamichi da bambino in braccio ad una donna con dei lunghi capelli neri e gli occhi verdi. L'uomo, evidentemente suo padre, posava una mano sulla spalla della moglie e guardava con un luccichio di orgoglio negli occhi scuri il bambino dalla fiammeggiante capigliatura e dal sorriso solare. Hanamichi, tuttavia, aveva qualcosa di strano in quella foto. Nessuno seppe dire cosa, ma nel suo sguardo c'era una nota di...Supplica? Nessuno seppe dirlo.

-Sono i miei genitori! Ma questa è stata scattata quando avevo cinque anni!- informò Hanamichi.

-Fossi rimasto così tranquillo...- commentò MIyagi.

-Ehi pigmeo!!! Non offendere!- si infervorò - Non ti sarebbe piaciuto!- disse poi con un ghigno.

-E perchè?- chiese, alzando un sopracciglio, Akagi. Il sorriso inquietante si allargò sul volto di Hanamichi.

-Hihi.... Perchè, mi chiedi? Te lo mostro subito -sibilò facendo deglutire il playmaker. Quando voleva Hanamichi era terribilmente inquietante.

-Hanaaa!! Sembri uno psicopatico!- disse Sendoh rifugiandosi dietro il suo ragazzo che alzò gli occhi al cielo.

-Chi lo sa Akira Sendoh... Potrei pure esserlo...- soffiò con voce sepolcrale, quel ghigno enigmatico, inquietante, dipinto sul volto. Il rosso fece saettare la lingua fuori dalla bocca passandosela famelico sulle labbra come se stesse pregustando la propria cena. Mitsui deglutì a vuoto.

-A...avanti basta!- sbottò poco convinto. Ma Hanamichi li superò senza rispondere lasciando che i suoi compagni si lanciassero occhiate interrogative. Rukawa aveva aggrottato la fronte.

Quanto era idiota il Do'hao!

Eppure dentro di lui qualcosa si agitava.

Un ricordo...

Aveva già visto quel simbolo... quel cobra...

Ma dove dannazione??

Sapeva che doveva ricordare... era importante!

Hanamichi tornò con in mano un album di fotografie dalla spessa copertina di cuoio e la appoggiò pesanetemente sul tavolino di cristallo, attorno cui i ragazzi si erano inginocchiati.

-Cos'è?- chiese Kogure.

-L'album delle fotografie.- disse Hanamichi tornato allegro come sempre, eppure con una nota indecifrabile nella voce.

Aprì la prima pagina quasi con sfida.

Non osservò le foto, guardò invece i volti dei presenti deformarsi dallo stupore.

-E...Eri...tu?- domandò Miyagi sconcertato indicando un'immagine.

Hanamichi incrociò le braccia esibendo un sorriso quasi soddisfatto, annuendo.

-Me l'hanno fatta il giorno che mi hanno portato in orfanotrofio, quando i miei genitori sono venuti a vedermi per la prima volta. Due giorni dopo le carte erano pronte e mi hanno portato a casa. Sotto quella foto, c'è quella che mi fecero quando mi portarono via dall'istituto.- spiegò. Gli sguardi dei presenti tornarono a posarsi sconvolti sulla foto. Ma Sakuragi non le degnava di uno sguardo.

-Non ci credo...- borbottò Sendoh.

Chi avrebbe potuto contraddirlo?

Nella prima foto Hanamichi era in piedi. A coprirlo, un'unica maglietta nera che lasciava parzialmente scoperto il cobra. Era messo di fianco, a piedi nudi su quello che pareva essere un pavimento di legno.

Le braccia erano sporche e con molte abrasioni e le mani...

le mani strette in pugno lungo i fianchi.

Ma quello che davvero sconvolgeva i presenti era il volto: duro, glaciale, impenetrabile.

La bocca stretta in una smorfia di gelo assoluto, gli occhi socchiusi minacciosamente, una luce fredda come neve nelle due polle scure.

E quello sguardo trasudava odio e rabbia.

I capelli incolti, ma comunque rossi e splendidi, lunghi.

Nella seconda foto, scattata solo due giorni più tardi, Hanamichi era, nuovamente, un'altra persona: i suoi capelli erano stati tagliati ed era stato vestino con semplici pantaloni e maglietta nera.

La foto lo ritraeva tra i due coniugi che gli sorridevano con calore.

Ma nei suoi occhi, semplicemente il nulla.

Ne freddezza ne odio... solo il nulla.

Vuoti, vitrei, privi di qualsiasi espressione.

Sembrava solo un pupazzo molto realistico.

-Accidenti...- balbettò Akira. Kogure voltò la pagina. Hanamichi era seduto sopra un tavolo con i piedi penzolanti ma non guardava l'obbiettivo.

Una lunga maglietta nera a coprirlo e il volto abbassato.

In quella accanto era assieme ai suoi genitori allo zoo. Hanamichi era vestito nuovamente di nero e nonostante il calore con cui i coniugi lo abbracciavano, il suo volto era sempre impassibile, come se fosse estraneo alla situazione.

-Bhe! Il broncio che tenevi da bambino lo stai recuperando ora!- sdrammatizzò il playmaker.

-Anche troppo...-

-Kitsuneeee!!!- grugnì Hanamichi offeso.

Man mano che le pagine scorrevano altre foto in cui un sorriso, sul volto di Hanamichi, era impossibile da vedersi.

Il primo barlume di serenità era ritratto in un'immagine di quando aveva cinque anni: seduto sull'altalena appesa ad un albero. Sorrideva sereno mentre il padre spingeva con un sorriso di felicità la giostra.

Finalmente il bambino sorrideva...

-Oddio sorridi! E da li non ti sei più fermato!- sghignazzò Mitsui.

-Antipatico! Posso tornare inquietante e tenebroso se ti va!- disse con quello sguardo sanguinario e quel ghigno satanico.

-Nono! figurati! Non ti disturbare!- si affrettò a ritrattare l'ex-teppista.

-Perchè eri così?- chiese Rukawa a bruciapelo. I presenti si zittirono voltandosi di scatto ad osservare il moro che teneva le braccia incrociate e gli occhi fissi in quelli di Hanamichi.

Il rosso ricambiò lo sguardo con espressione seria.

-Perchè sei così..Rukawa?- sussurrò in un soffio appena udibile che giunse, comunque alle orecchie del volpino. I loro occhi sempre incatenati in un muto dialogo.

-Non per lo stesso motivo... immagino.- bisbigliò.

-Te lo auguro-

-L'ho già visto- disse sempre con quel tono di voce basso e impercettibile. Aveva deciso di scoprire i suoi dubbi.

-Lo so.- rispose semplicemente Hanamichi. I loro occhi sempre incatenati, come se ciò che non veniva espresso a parole lo fosse con lo sguardo.

-Come fai a saperlo...?-

-Non lo so.- ammise Hanamichi con una nota di rassegnazione nella voce.

Come se le avvertisse a pelle certe cose.

Come se dentro di se conoscesse quelle stramaledette cose, che non riusciva a ricordare.

E restavano solo sensazioni e intuizioni.

Niente di più.

-E' male.-

-Lo so. Purtroppo. E' malvagio. Lo sento.-

-Non si può...?-

-No...- il mondo attorno a loro era totalmente scomparso. Non esistevano i compagni che li guardavano senza proferire parola.

Non esistevano i loro sguardi curiosi.

Esistevano solo gli occhi dell'altro, incatenati ai propri.

-Ahahahah! Molto divertente ragazzi! Ci avete quasi spaventati!- li interruppe Sendoh ridendo. Hanamichi sorrise lanciando un ultimo sguardo a Rukawa.

Una sola parola in quegli occhi dorati: Salvami.

I compagni ridevano commentando le altre foto decisamente più allegre delle quali Hanamichi era soggetto.

E Rukawa restava sempre pensieroso non vedendo quelle foto realmente.

Finchè... non vide QUELLA foto. Senza pensarci strappò l'album dalle mani di Miyagi portandoselo di fronte agli occhi.

No...

non era possibile!

Una foto.. normale forse. Se non fosse per un piccolo agghiacciante particolare che sembrava che nessuno avesse notato.

Hanamichi era all'ingresso di casa abbracciato alla madre. Evidentemente era all'ultimo anno delle elementari.

Il suo sorriso allegro e solare ma...

In un angolo, in basso a sinistra. Abbastanza nitida perchè tutti la notassero.

Eppure nessuno la vedeva: Hanamichi.

Hanamichi ancora da bambino, ancora vestito di nero.

Ancora con quella luce di odio negli occhi.

E quel ghigno sadico e terrificante ad incurvargli le labbra.

Un ghigno di vendetta.

E quell'Hanamichi se ne stava lì, seduto ai piedi del mobiletto dell'ingresso con quello sguardo spaventoso rivolto verso Hanamichi che abbracciava la genitrice.

-Ma che ti piglia Rukawa!?- lo rimproverò seccato Akagi riprendendo l'album e continuando a sghignazzare con gli altri per le foto seguenti.

Un Rukawa più pallido del solito con gli occhi un po' sgranati, alzò il volto incontrando gli occhi di Hanamichi.

Tristi...disperati...imploranti. Ele sue labbra si mossero senza, però emettere suono.

Ma lui capì lo stesso il loro messaggio: Ti prego. Salvami.

 

Fine parte 1

Auguri aimi-chan!^^

 

 






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