Di mio in questa fic c’è solo la demenzialità…Harry, Draco e la compagnia di Hogwarts, scuola compresa, appartengono alla Rowling(come se ancora ci fosse qualcuno che non lo sa-________-) la signora Morte è liberamente ispirata, praticamente copiata dalla Morte dell’immenso Terry Prachett (NB ne copio anche il 'modo di parlare' a caratteri maiuscoli)….mio scrittore preferito nonché creatore della saga del disco, che, purtroppo per lui, essendo ancora vivo non può nemmeno avere il conforto di rivoltarsi nella tomba.

Nota importante ehmm coff coff…questa è la mia prima fic su Harry Poster ed è stata iniziata  per il compleanno di Nuel(avvenuto nel lontano 9 luglio…io ho bisogno dei miei tempi per scrivere^_^)…che ha rotto tanto, ma così tanto, da costringere me che odiavo lo slash su Harry e Co. a leggere le fic….e dai e dai e dai e leggi che leggi…mi ci sono appassionata. Per cui diamo a cesare quel che è di cesare: i pomodori marci sono tutti di Nuel che è solo colpa sua!!!!

Harry Potter e la Morte

di Niane

 

 

 

 ll boccino d’oro schizzò in alto con violenza, aprendosi la strada tra le affilate gocce di pioggia ed Harry lo seguì, salendo in linea retta, allungando la mano, cercando di tendere le dita, di farle crescere quei 30 millimetri necessari per chiudersi sulla pallina pulsante.
Il boccino fremette e virò a destra, scendendo veloce in picchiata. Harry strinse gli occhi, sentendo il vento gelido ed umido frustrargli con forza il viso. C’era quasi. Si allungò sulla scopa, tenendosi aggrappato con la sola mano sinistra. Lo poteva sfiorare.Mancava poco.
Con un sussulto il boccino curvò violentemente a sinistra, affiancando per un breve istante il fratello nero più grande che marciava indomito in senso opposto.
Ron Weasly urlò qualcosa che si perse nel vento.
Gli occhi di Harry si sgranarono stupiti, mentre il bolide scuro si schiantava contro la sua fronte.
 
                                           Era caduto.
Questo se lo ricordava bene.
Aveva aperto un occhio, uno solo perché l’altro sembrava non voler funzionare a dovere, ed aveva visto la sua firebolt ondeggiare senza guida nel vento, andando sempre più in alto rispetto a lui….o forse era solo lui che scendeva di più rispetto alla sua scopa? Aveva avuto il tempo di emettere un sospiro di sollievo, quando si era reso conto che, per fortuna, questa volta il vento tirava dalla parte opposta rispetto al platano picchiatore.
E poi…
- Sono caduto- disse a voce alta.
- IN EFFETTI, E’ STATO UN GRAN BEL VOLO. SE NON TI AVESSERO FATTO LEVITARE, SARESTI DIVENTATO UNA SPECIE DI POLTIGLIA ED AVRESTI SPORCATO TUTTO IL PRATO.- sussurrò placida una voce profonda e cavernosa attorno a lui.
Harry si girò dando le spalle al proprio corpo, che giaceva immobile sul terreno sottostante al campo da quiddich, per fissare la cosa che lo… guardava? Senz’ombra di dubbio le cavità nere e vuote del teschio erano fisse su di lui, ma in quei buchi senza fondo non c’erano occhi che potessero guardare.
-     Cosa sei?- biascicò, sorpreso di non sentire le proprie gambe tremare, cercando di tenere fissa la propria attenzione sul mantello nero che copriva la cosa, ignorando le ossa, sottili e gialline come denti vecchi, che si chiudevano attorno al manico di una grossa falce.
-     PREFERIREI, SE NON TI DISPIACE, LASCIARE PERDERE IL ‘CHE COSA’ SONO. SAREBBE UN DISCORSO TROPPO LUNGO E COMPLESSO, DATO CHE IL DIBATTITO SI PROTRAE DA QUANDO E’ COMPARSA LA VITA SULLA TERRA. MOLTO PIU’ SEMPLICE, GENTILE ED EDUCATO, E’ CHIEDERE CHI SONO- suggerì l’essere e di nuovo Harry sentì il suono circondarlo, avvolgerlo da ogni lato come un perfetto impianto dolby surround.
-     – Chi sei?- domandò meccanicamente
-LA MORTE. IL MIO COLORE PREFERITO E’ IL GRIGIO-NULLA, AMO I GATTI E NON MI PRENDO UNA VACANZA DA ALMENO 2005 ANNI.
-Io non capisco- mormorò piano Harry chiedendosi perché il suo cuore non stesse battendo all’impazzata. La Morte si strinse nelle spalle e, sollevato un braccio, indicò qualcosa dietro la schiena del ragazzo. Harry si girò di scatto. Davanti a lui il suo corpo giaceva immobile e composto sull’erba bagnata. Una macchia di sangue nerastro e stranamente grumoso gli imbrattava la faccia. Hermione singhiozzava violentemente contro il petto di un Ron pallido e turbato.
-TI HA FRACASSATO IL GLOBO OCCIPITALE.- spiegò pazientemente l’essere – UN BEL DANNO.
Fu solo un attimo, uno di quei momenti così brevi ed impercettibili che quasi non paiono esistere, poi Harry comprese. Forse avrebbe dovuto sentirsi triste. Disperato. Forse avrebbe dovuto essere arrabbiato ed avere una crisi isterica opponendosi al suo fatale destino. Invece si sentiva solo sorpreso:non si era mai lontanamente immaginato che sarebbe stato così.
-Mi sono rotto il lobo occipitale- ricapitolò meccanicamente senza sapere cosa fosse o dove fosse tale lobo occipitale-  E tu sei la morte e sei venuta per…a..? Tu incontri tutti i mor…coloro che muoiono?- chiese perplesso.
-NON TUTTI, SOLO I MAGHI. E I GATTI. MI PIACCIONO I GATTI.-
-Non lo sapevo- biascicò  – nessuno mi aveva detto che quando si muore la Morte ti viene a prendere.
- COMPRENSIBILE. E’ PIUTTOSTO DIFFICILE CHE UN MORTO PARLI.- con un gesto languido la cosa sollevò la tunica lunga, rivelando l’ulna color burro- SI FA TARDI- disse atona fissando l’elegante orologio svizzero, privo di lancette, che le cadeva lasco sul carpo - E’ ORA DI ANDARE-
- E… hai portato via anche Sirius?- domandò Harry ansiosamente, per prendere tempo, scoprendo con disappunto di non avere un fiato da poter trattenere. Era incapace di distogliere lo sguardo dalla scena che gli si srotolava davanti: Madama Bumb scuoteva piano la testa, mentre Silente sollevava tra le braccia sottili il suo corpo(ex-corpo ormai) immobile. Ron mosse un passo in avanti, rivelando a Harry la presenza di Malfoy. Aveva ancora le guance arrossate dal freddo del volo e gli occhi lucidi, probabilmente per colpa del vento. Le dita stringevano il manico della Nimbus così convulsamente da volerlo spezzare.
La Morte fremette, fu un semplice ondeggiare del mantello nero, che rivelò le costole lucide e candide.  – CONOSCO BLACK- sibilò facendo stridere i denti con un suono simile allo scricchiolio del gesso sulla lavagna ed ottenendo l’immediata attenzione del ragazzo che tornò a guardarla. –E’ UN OTTIMO CUOCO. ANCHE SE NON SA PREPARARE GLI SPAGHETTI ALL’AMATRICIANA.- Per un attimo le sue vuote cavità oculari fissarono gli occhi basiti di Harry, poi la Morte scosse piano la falce – ALLOGGIA DA ME- si decise a spiegare – NON E’ VIVO, MA NON E’ NEMMENO MORTO. IN QUANTO NON VIVO NON PUO’ TORNARE SULLA TERRA. IN QUANTO NON MORTO NON PUO’ ANDARE AVANTI. OGNI TANTO CAPITA. PER QUESTO AVEVO CHIESTO AL MINISTERO DI NASCONDERE IL VELO. ODIO AVERE GENTE PER CASA.-
Un singhiozzo soffocato arrivò alle spalle di Harry che tornò a girarsi di scatto, troppo curioso per la propria morte per non guardare cosa si stesse lasciando dietro. In fin dei conti non gli era mai capitato, né gli sarebbe più potuto capitare, di assistere alla propria dipartita e di scoprire, con uno stupore che rasentava il terrore, che Draco Malfoy forse non lo odiava così tanto da non riuscire a versare una lacrima per la sua morte.
Il serpeverde aveva appoggiato la guancia al manico della scopa e strusciava il viso contro il legno scuro; una lacrima solitaria si attardava nell’angolo dell’occhio sinistro, cercando di mescolarsi alla pioggia, mentre i denti del ragazzo mordicchiavano incessantemente il labbro inferiore.
Una sensazione strana pervase Harry.
L’aveva già provata una volta e non gli era proprio piaciuta tanto.
Il mese prima per l’esattezza, sull’espresso che li riportava ad Hogwards, quando Draco, dopo averlo  sorpreso ad origliare nel vagone dei serpeverde, gli aveva scagliato contro uno stupeficum e, toltogli il mantello, gli si era avvicinato. Il suo cuore aveva iniziato a battere furiosamente, mentre il viso di Malfoy si faceva sempre più vicino al suo. Lentamente. Per un attimo aveva iniziato a ribollire desiderando con tutto se stesso che Malfoy lo baciasse. Invece il serpeverde gli aveva dato una testata che gli aveva quasi rotto il naso, l’aveva ricoperto con il mantello dell’invisibilità e se ne era andato, lasciandolo solo immobile e sanguinante. Ma il desiderio di assaggiare quella bocca era rimasto incastonato in fondo al suo stomaco, risvegliandosi subdolamente la notte, scaraventandolo in sogni da cui si risvegliava sudato, affannato e rosso d’imbarazzo.
Ora vedeva quella pelle candida e bagnata di pioggia accarezzare piano la lunga asta dura, premendo la fronte sulla rotondità della punta. Se fosse stato uno dei suoi sogni  la lingua del serpeverde  sarebbe sbucata maliziosa tra le labbra tormentate per saggiare piano la consistenza del legno, percorrendola fino alla punta tondeggiante. E,  se avesse avuto ancora un corpo, quello si sarebbe accaldato per l’eccitazione. Ma non era nulla di tutto ciò  e lui  provava solo la bizzarra sensazione di voler saltare addosso a Draco e penetrargli, letteralmente, dentro.
Ai piedi del biondino Grattastinchi sibilò rizzando il pelo, incontrando gli occhi di Harry.
-     SPLENDIDE CREATURE. INTUITIVE. INDIPENDENTI -
Il ragazzo annuì convinto continuando a guardare le gocce che scivolavano fredde ed inconsapevoli sul corpo di Malfoy. Scendevano piano, senza ritegno sul viso, accarezzandogli le labbra, prima di precipitare lungo il collo, appiccicandosi alla divisa verde.
-     PELOSE - aggiunse la Morte –MA ORA NON C’E’ DAVVERO PIU’ TEMPO. HO UN ALTRO MORTO CHE MI ASPETTA IN AUSTRALIA TRA DIREI…TRE MINUTI E VENTISETTE SECONDI.
Harry cercò di inspirare, ma, essendo sprovvisto di polmoni, non ci riuscì; si girò piano verso l’essere e ne cercò lo sguardo. Fu una pessima mossa. Il nulla profondo di quelle cavità lo avvolse togliendogli ogni decisione e coscienza. – Io-lui- balbettò abbassando gli occhi dietro le lenti appannate ed indicando con un dito Malfoy che si avviava piano verso il castello.
-DRACO MALFOY- annuì la Morte ed Harry si riscosse.
-Lo conosci?-
- IO  CONOSCO TUTTI.- ripose lapidaria.
- Io…lui…
L’essere fece sbattere impazientemente  per terra il  manico della falce – MI FARAI ARRIVARE IN RITARDO. E IO NON POSSO ARRIVARE TARDI. SE HAI FINITO DI BALBETTARE IO…-
Harry scosse la testa con forza afferrando le maniche della tunica, scoprendo con piacere che, nonostante fosse una specie di spettro, i suoi vestiti avevano comunque una confortante consistenza.
-     Solo una cosa…io…lui..lui mi piace ecco va bene? Sì, mi piace….con tutto quello che implica o avrebbe implicato…io voglio.. voglio dirglielo e magari poter fare l’amore con lui almeno una volta. Una sola poi…farò quello che devo fare, verrò con te dove vuoi..ma lasciami una possibilità.-
La Morte stava fissando pensierosamente il quadrante  senza lancette –UN MINUTO E CINQUANTOTTO SECONDI…DOVRO’ PRENDERE L’ALTRA STRADA…-
-Posso?- chiese ansiosamente Harry e l’essere calò il teschio verso di lui  - SE VUOI. IO SONO IN RITARDO- aggiunse sparendo.
 
Il primo, spiacevole, sintomo dell’essere tornato in vita fu il dolore.  Pungente, sottile, continuo alla spalla destra ed uno più forte, squassante, che lo colpiva a fitte violente come cannonate, alla testa.
Con un muggito sollevò le palpebre, solo per scoprire che la destra non era minimamente intenzionata a collaborare e per di più il cranio gli si stava gonfiando, tirandosi come  una bolla sul punto di esplodere.
-     Oh Harry ti sei ripreso!- piagnucolò la voce di Hermione accanto al suo orecchio.
Dita gentili gli sfioravano piano i capelli – Abbiamo avuto tanta paura. Per un attimo temevamo che fossi morto.-
Harry non riuscì a trattenere un sogghigno che gli causò una nuova terribile fitta che lo lasciò incapace di respirare.
-     Ti sei fracassato la zucca…ora dobbiamo aspettare che ti ricrescano le ossa- spiegò Ron.
Harry sospirò piano, chiedendosi se quella di restare fosse stata davvero una buona idea.
E fu una domanda che lo perseguitò per tutta la settimana successiva, anche quando le ossa ebbere cessato di fargli male. Quando, finalmente, gli fu dato il permesso di lasciare l’infermeria decise che no, non era stata affatto una buona idea.
Attorno a lui nulla era cambiato e nessuno, nemmeno Hermione,sembrava accorgersi che ci fosse qualcosa di diverso. Lui era morto e tornato in vita, era una specie di zombie con data di scadenza, qualcosa di diverso c’era, eccome!Eppure Hermione continuava ad assillarlo con la necessità di fare quegli stupidi compiti, che gli piovevano addosso con la stessa monotona costanza della pioggerella autunnale e Ron perseverava nel trasformare in grugniti incomprensibili e poco piacevoli i sospiri che la sola vista dell’amica gli procurava. Non c’era nulla di diverso e questo era il problema maggiore.
Come era stato da sei anni a quella parte, Malfoy, il tizio per cui aveva deciso di rimanere sulla terra a logorarsi ancora un po’ invece di prendersi l’eterna vacanza, continuava a sedere al tavolo dei serpeverde, tra Tiger e la Parkinson, separato da Harry da un mare di tassorosso ed un oceano intero di corvonero. Inavvicinabile. E come se non bastasse l’indomani sarebbe stato giovedì: due ore con Piton a farsi umiliare. Perchè cavolo aveva chiesto una proroga? Bisognava essere dei folli masochisti per decidere di non morire! Dei pazzi dementi. Ecco, sì, forse la risposta era proprio lì: il cervello gli era sgattaiolato fuori dal cranio dopo l’impatto e quando il suo spettro si era alzato non ragionava più.
Con un sospiro affranto intinse un pezzo di pane nella salsa di zucca, disegnando piccoli ghirigori nel piatto.
-     Ultimamente mangi troppo poco, Harry- chiocciò Hermione socchiudendo gli occhi – non ti fa bene.-
Harry sorrise senza rispondere: non aveva senso preoccuparsi per la propria salute quando si era già morti.
-     Non è che sei innamorato? Un ritorno di fiamma per Cho?- chiese Ginny sogghignando, ma Ron sbuffò irritato.
-     E’ un tipo serio lui, non si innamora otto volte al mese come qualcuno di mia conoscenza, che passa il tempo a pomiciare lungo i corridoi della scuola.-
Le guance pallide della ragazza s’infiammarono, assumendo una tonalità piacevolmente intonata ai capelli. – Quando vuoi bene a qualcuno è naturale ed ovvio volersi scambiare qualche tenerezza, sai? Ma scusa, queste sono cose che un bacchettone senza speranza come te non può comprendere. E’ tipico dei codardi, che non riescono a dichiararsi alla persona che amano, assumere degli atteggiamenti da vecchi bigotti-
Gli occhi di Ron si assottigliarono in due fessure microscopiche.
-     Ma è una cosa terribilmente imbarazzante- mormorò piano Harry distogliendo l’amico dai suoi palesi propositi fratricidi – dichiararsi intendo.-
Ginny si strinse nelle spalle addentando una polpettina di carne – Sì, ma, come si dice: gatto che  non risica gnomo da giardino  non rosica. E poi, dai, io non vorrei mai morire senza aver confessato i miei sentimenti alla persona che mi piace.-
Harry sgranò gli occhi e chiuse la bocca, mordicchiando le punte della forchetta. Era proprio per quello che aveva chiesto una proroga no? Perché non avrebbe voluto andarsene senza aver mai baciato Malfoy. - E’ che a te ne piacciono un po’ troppi- grugnì indispettito Ron, ma Ginny fece nuovamente spallucce – Meglio avere rimorsi che rimpianti-.
 Cosa gli importava se poi il serpeverde gli avesse riso in faccia? Tanto lui sarebbe morto…era già morto. Sorrise annuendo deciso: l’avrebbe affrontato quel pomeriggio stesso: non aveva senso procrastinare e magari doversi pure sciroppare due ore di Piton. Con un sospiro deciso sollevò il viso, cercando il suo biondino tra la folla di teste intente a masticare e, con sgomento, si accorse che Malfoy lo stava fissando.
 
Forse due ore di Piton non erano una prospettiva così odiosa, di sicuro meno dell’alzarsi dal tavolo, percorrere due metri di pavimento piastrellato e bisbigliare non-sapeva-bene-ancora-quale-scusa a Malfoy.
Pedinarlo fino in biblioteca era stato facile. Il biondino si era girato a guardarlo, sputandogli addosso un po’ del suo veleno, lui l’aveva ignorato, Goyle era andato a sbattere contro la porta di legno massiccio della biblioteca, prima di rendersi conto che bisognava tirare e non spingere, erano entrati e lui si era andato a sedere da solo ad un tavolo. Poco distante, poco più indietro. Un’angolazione perfetta per sbirciare Malfoy che gli aveva semplificato le cose sedendogli di fronte invece che dargli le spalle. Solo che era un’ora che erano fermi lì e l’unico che sembrava divertirsi era Zabini(^_^ Non poteva mica mancare^_^).
Goyle era così immobile  che probabilmente si era addormentato, Tiger si stava allungando così tanto sulla sedia che minacciava di rovinare per terra e sfondare il pavimento e Malfoy…Malfoy aveva un libro davanti a sé, ma in un’ ora non aveva ancora girato pagina. Si limitava a mordicchiare la piuma bianca e nera della sua penna, incontrando gli occhi di Harry tutte le dannatissime volte in cui tentava di guardarlo. E lui, il Ragazzo-che-era-sopravvissuto-ben-due-volte-alla-Morte, si comportava come il Più-Grande-Idiota-Del-Mondo, abbassando lo sguardo con aria colpevolmente imbarazzata. Per Merlino! Sembrava Ginny un paio di anni prima, quando non riusciva nemmeno a stare nella stessa stanza con lui!
Com’era?
Nessun rimpianto, nessun imbarazzo?
Inspirò profondamente e sollevò lo sguardo, come previsto Malfoy lo stava fissando, solo che questa volta Harry, (chissenefregadiquelcheaccadetantosonogiàmortoepeggiodicosìnonpuòandare),tenne gli occhi fermi, incrociandoli direttamente con i suoi e fu Malfoy ad arrendersi e girare leggermente la testa verso Zabini, facendosi improvvisamente attento a quello che il compagno di casa diceva. L’orgoglio di Harry piroettò di gioia gonfiandosi come un palloncino, per essere bruscamente spazzato via da un impeto di desiderio non appena il ragazzo si accorse che la lingua del serpeverde stava giocherellando con la penna. La titillava appena, spingendo avanti ed indietro la piuma nera, infilandosi maliziosa tra i peletti serici.
Conscio che, effettivamente, qualche pezzo del suo cervello doveva essere rimasto steso sul campo da quiditch, Harry si alzò deglutendo pesantemente, camminando piano nel silenzio tetro dell’immensa libreria,superando una listella di parquet dopo l’altra, fermandosi solo quando i suoi occhi si puntarono sulla gamba del tavolo di Malfoy.
-     Ti serve qualcosa, Potter?- chiese perplesso Zabini
-     La domanda corretta è: che tipo di grana cerchi, Potter?- sibilò acidamente Tiger risistemandosi sulla sedia.
-     Nulla, ho solo bisogno di parlare un attimo con Malfoy. In privato.- aggiunse velocemente. Non aveva bisogno di guardarli per sapere che si stavano scambiando sguardi sospettosi e stupiti.
-     Perché dovrei parlare con te?- sbadigliò Malfoy indolente.
‘Perché non mi va di baciarti in mezzo alla biblioteca con tutti gli spettatori ad assistere’.  Avrebbe voluto dirglielo, avere il coraggio per quest’ultima grande uscita, ma aveva come il presentimento che non solo non sarebbe riuscito a baciare Malfoy, ma anche che sarebbe morto in modo molto più lento e doloroso.
-     Perchè devo dirti una cosa che ti riguarda e non voglio che altri ci sentano-. Era una scusa patetica, pietosa e Merlino sapeva cos’altro ancora.
-     Non mi fido di te Potter- rincarò Tiger ed Harry sospirò demoralizzato.  Ma di che cosa avevano paura?
Malfoy sorrise tornando a giocherellare con la propria penna, accarezzandola leggermente con due dita, lisciando la lanugine della piuma con una carezza lenta, scivolando con il polpastrello a sfiorare la cannula bianca. Harry deglutì e Draco si portò la penna alle labbra, succhiandola appena.
-     Non ho nessuna intenzione di – violentarlo?Oh sì che avrebbe avuto intenzione di farlo…-fargli del male. Debbo solo parlarti- esalò incontrando i suoi occhi. Malfoy sorrideva. E non era affatto rassicurante.
-     Va bene, Potter, andiamo.-
-     Sei sicuro Draco?- chiese Blaise posandogli una mano sulla spalla, decisamente preoccupato, ma l’amico gli sorrise dolcemente alzandosi in piedi.
-     Cosa dovrei temere secondo te? Che magari mi violenti?- lo rassicurò impassibile,
- Coraggio Potter, andiamo.- ordinò precedendolo fuori dalla biblioteca.
Le parole di Malfoy erano state solo una strana coincidenza, inaspettata e sconcertante come tutte le coincidenze.
Un caso fortuito. Punto.
Nulla di rilevante. Ri-punto.
Niente di preoccupante. Duepunti: Harry stai tranquillo. Punto.
Ma nonostante i telegrammi della sua mente Harry non si sentiva affatto tranquillo.Seguì il serpeverde lungo i corridoi, senza rendersi veramente conto di dove stessero andando finché il biondo non si fermò all’improvviso girandosi per fronteggiarlo.
Sorrideva ed Harry abbassò gli occhi. Per un lunghissimo momento fissò  la punta delle scarpe di Draco non sapendo cosa dire. Non avrebbe dovuto importargli molto no? Non era più questione di coraggio…era morto e tanto valeva farsi avanti…sì…ma..ma come?
Malfoy sogghignò incrociando le braccia al petto – Allora Sfregiato? Pix ti ha mangiato la lingua?-
Harry si morse le labbra costringendosi ad alzare lo sguardo ed incontrare quello azzurro del serpeverde. Ma le parole ancora non c’erano.
Inspirò rabbioso con se stesso. Cosa aveva pensato di fare? Dirgli ‘Ah  Malfoy. Senti, scusa, ma posso morire da un momento all’altro, ti va di scopare con me?’
Un singulto sorpreso scappò dalle labbra di Draco che lo stava guardando con gli occhi sgranati.
-     Cos’hai detto Potter?- esalò allibito.
-     Nu..nulla - rispose Harry. Era più che certo di non aver aperto bocca.
-     Ok…stavi davvero pensando quello che… stavi pensando?-
Harry sbatté e palpebre un paio di volte prima di comprendere. Con un ringhio afferrò il colletto delle tunica del biondo spingendolo con malagrazia contro il muro – Brutto stronzo!- gridò – mi stavi leggendo nella mente! Da quando…-
 – Il professor Piton mi aveva avvertito che se non mi fossi applicato in Occlumanzia sarei stato pietoso quanto te…ma non pensavo che facessi davvero così schifo Potter.- lo prese malignamente in giro- Altro che legilmanzia! I tuoi pensieri scivolano fuori dalla tua testa sai? Comunque sì, mi va di scopare con te.-
Harry aprì la bocca e le mani lasciandolo andare. – Co...cosa?-
Draco sorrise sistemandosi la stoffa stropicciata – Ho detto che va bene, sono disposto a scopare con te. Una scopata non si rifiuta a nessuno… -
Harry arretrò allontanandosi da lui. La testa gli si era completamente svuotata, più vuota delle orbite della Morte. Non riusciva a dire nulla, perché non era in grado di pensare a nulla. Non se l’era aspettato. Non che si fosse mai nemmeno aspettato di morire colpito da un bolide, ma la risposta di Malfoy era ancora più inattesa.
Draco sogghignò avvicinandosi sinuoso ed Harry indietreggiò, un passo alla volta, lentamente, quasi timoroso di  un gesto troppo brusco che  avrebbe potuto far scattare il serpente biondo che gli avanzava imperterrito davanti.
-     Ora dove scappi Potter?- sibilò pianissimo Draco puntando le mani contro il muro, imprigionando il grifondoro tra le sue braccia.
 Harry non rispose, limitandosi a poggiare la schiena contro la parete fredda ed umida, fissando gli occhi azzurri. Non avrebbe dovuto essere così. Sono i serpenti che vengono incantati, non gli uomini.
-     Ma tu non sei un incantatore di serpenti, Potter,- sussurrò Draco, soffiandogli le parole direttamente nell’orecchio, inondandolo di piccoli brividi – e sei sempre tu quello che vuole venire a letto con me- mormorò afferrandogli il lobo tra i denti.
Harry gemette impercettibilmente, inarcandosi contro di lui, socchiudendo le labbra alla ricerca di una disperata negazione, ma Malfoy lo precedette – Ed è inutile che adesso cerchi di negare- lo interruppe con un sorrisino subdolo, leggendo di nuovo nella sua mente, prima di precipitare violentemente sulla sua bocca costringendolo in un lungo bacio.
Harry riuscì a mugolare  qualcosa contro l’ottusa presunzione dei serpeverde, prima che le sue braccia si ammutinassero per cingere il collo del biondino. Senza preavviso il bacio si espanse, diventando qualcosa di più delle loro semplici lingue che si avvolgevano l’una sull’altra, inseguendosi come due serpenti in calore.
-     Merlino, Harry, che diamine pensi- ansimò Draco avventandosi sul suo collo.
-     Che penso?- chiese stupidamente, piegando appena la testa per offrirgli più spazio di manovra.
-     Quella storia dei serpenti in calore…-
-     Non mi leggere nella testa!- gracchiò Harry puntellandogli i palmi contro il petto.
Draco sogghignò –Perché non dovrei? E’ interessante…almeno così posso sapere che vorresti facessi così…- sussurrò piano posando la mano sul suo inguine duro. Hary trattenne il fiato, afferrando la stoffa nera della tunica del compagno. Il palmo di Draco rimaneva immobile sulla sua erezione, un calore pesante, insolito. Terribilmente immobile. Perché non si muoveva?
Il sorriso di Malfoy si allargò come una macchia d’olio mentre cominciava a muovere piano il pollice, stuzzicando la virilità nascosta dagli strati di stoffa – Va bene così, Potter?-
-     Smettila di leggere la mia testa!- ansimò piegandosi verso di lui, posando la fronte sulla sua spalla.
Un miagolio acido e stizzito li riscosse con violenza catapultandoli nel mondo reale, fatto di corridoi scuri, scale che si muovevano a loro piacimento e mrs Purr
-     Cavolo- bofonchiò Harry con un filo roco di voce – sta arrivando Gazza-
Draco sorrise continuando a tenerlo stretto a sé, accarezzandogli paino la schiena – Non credo che stessimo facendo qualcosa di vietato.-
-     Come lo sai? Hai mai letto le sue liste infinite?- chiese imbarazzato Harry. Non temeva la punizione, ma la vergogna di essere trovato nei corridoi  a pomiciare con Draco. Forse, date le circostanze, non avrebbe dovuto importargli molto, ma ci sono piccole cose che non cambiano mai e lui sentiva il disperato bisogno di un luogo appartato dove avrebbe potuto essere sicuro che erano soli.
Il biondino scosse la testa, infilando le dita nell’ingarbugliato,morbidissimo cespuglio dei capelli di Harry – No, ma la tua idea di rinchiuderci in una camera da letto noi due soli mi piace di più.- sogghignò senza dargli la possibilità di replicare, trascinandolo lungo il corridoio per fermarsi davanti ad una porzione di muro.
-     Merlino… la camera…-
-     Già.- confermò Draco spalancando la porta che era comparsa improvvisamente davanti a lui.
-     Tu sapevi...siamo venuti fin quassù a parlare perché tu brutto bastardo sapevi…da quanto cazzo di tempo mi leggi nella mente eh, Malfoy?-
Dracò sorrise sornione spingendolo nella camera prima di chiudersi al porta alle spalle – E’ stato un caso. Una specie di esperimento. Non ero minimamente interessato ai tuoi pensieri babbanofili da piccolo eroe tragico; volevo solo vedere se come diceva il Professor Piton davvero ti si può leggere come un libro aperto e...bhè è stato una sorpresa sapere che ti sarebbe piaciuto baciarmi. Quando mi hai chiesto di parlare ho pensato di avvicinarmi alla Camera delle necessità, sai…nel caso che fossi riuscito a spingere le cose un po’ oltre…però non mi aspettavo che tu volessi…Potter mi stai ascoltando?- chiese irritato guardando lo sguardo divertito del moretto.
-  Hai uno strano modo di arredare le camere sai Malfoy?- ridacchiò Harry fissando l’immenso, ingombrantissimo letto che occupava tutta la stanza, da una parete all’altra, lasciando un piccolo corridoio giusto davanti alla porta.
- Scusa. Pensavo che , visto che è la tua prima volta, tu preferissi qualcosa di soft, per questo ho tralasciato quadri svedesi, pertiche, colonne e specchi…-
Harry si girò di scatto, trovandosi premuto contro il corpo del compagno – Come diamine fai a sapere che è la mia prima volta? Non lo stavo pensando tu…-
Draco sorrise sfiorandogli la mandibola con due dita, scendendo piano ad accarezzargli il collo
 – Ho solo tirato ad indovinare- sussurrò premendosi con forza contro di lui, costringendolo a cadere sul letto morbidissimo che li accolse con un rumore sordo e soffice.
Harry ansimò piano chiudendo gli occhi. Il copro di Draco era bollente sul suo ed il respiro caldo del ragazzo gli sfiorava leggero le palpebre. Se solo l’avesse baciato…
Le dita del serpeverde gli allentarono la cravatta, infilandosi sotto il colletto rigido della camicia mentre la bocca si posava delicata a mordergli il lobo. Harry gemette inarcandosi, premendo le mani sulla schiena del biondo e la bocca di Draco si spostò sul suo viso, baciandogli gli zigomo, per risalire lungo il mento, fino a raggiungere le labbra socchiuse per un bacio profondo.
Harry gemette piano, accarezzandogli la schiena, cercando inutilmente di vincere l’opposizione della tunica che doveva essersi trasfigurata in una specie di corazza impenetrabile.
Draco scese a sfiorargli il collo con le labbra, accarezzandoli leggermente la pelle accaldata del petto spingendo la mano sotto la cintura dei pantaloni..
-  Certo che non perdi tempo, Malfoy- ansimò Harry inarcandosi contro di lui,  cercando di capire come diavolo aveva fatto a superare l’impiccio dei vestiti, dato che lui non riusciva nemmeno a liberargli la schiena.
- Devo rallentare, Potter?- domandò gentilmente Draco, afferrando la sua virilità pulsante tra le dita e cominciando ad accarezzarla piano.
Un gemito roco  sgusciò dalle labbra di Harry, mentre allargava  le gambe inarcandosi per permettere ai loro bacini di accarezzarsi attraverso quegli odiosi chili di stoffa.
Come aveva fatto Malfoy a superarli?
Fastidio.
Un enorme fastidio. La tunica gli imprigionava le braccia impedendogli i movimenti e i pantaloni gli stringevano l'inguine. Senza riflettere lanciò un evanesco si suoi abiti e su quelli di Draco, spogliandosi completamente.
Un altro gemito, basso e profondo invase l’aria sovrastando gli ansimi, quando, con  somma piacevolissima sorpresa di Draco, la sua virilità si scontrò con quella di Harry.
- Cazzo, Potter,  chi è che non perde tempo?-
Harry arrossì violentemente distogliendo lo sguardo imbarazzato, rendendosi conto di quello che aveva fatto.
- Sei dannatamente eccitante quando ti vergogni sai?- mormorò piano Draco mordendogli l'orecchio, riuscendo a farlo arrossire di più.
- Ti sembrano cose da dire Malfoy?-
La lingua del serpeverde sgattaiolò nel suo padiglione auricolare, penetrandolo piano, - Cosa non devo dire?- sussurrò con voce roca - Che ti vergogni? O che sei dannatamente eccitante? E...Potter...cos'è che vuoi che rifaccia?-
Anche se sembrava impossibile Harry arrossì ancora di più.- Smettila...- gridò inarcandosi mentre Draco seguiva il desiderio dettato dalla sua mente e si sfregava piano su di lui, accarezzandolo con tutto il suo corpo  -..di leggere...- ansimò allargando le gambe e passandogliele attorno alla vita, inarcando il bacino per ricambiare le sue spinte -… la mia testa-
Draco sogghignò fermandosi per cercare di rallentare il respiro troppo accelerato. Stavano procedendo troppo in fretta. doveva darsi una calmata. Voleva che per Harry fosse la scopata più bella della sua vita. Voleva che si drogasse di piacere, che si assuefacesse alle sue carezze, in modo che tornasse da lui, e solo da lui, per riceverne ancora.
Con un ringhio gli afferrò i polsi bloccandoglieli sopra la testa,scendendo a divorargli la pelle morbida della gola, sfiorando i punti che sapeva Harry voleva che toccasse. Quell'angolino delicato e sensibile sulla spalla. Una carezza leggera al capezzolo sinistro. Un morso a quello destro.
Toccami.
E Draco ubbidiente gli lasciò le mani per accarezzare il suo corpo, leggendolo con la stessa attenzione di un cieco, prima con i palmi aperti, poi con i polpastrelli, per ripassare con la punta delle unghie in quelle subdole zone capaci di rubare un gemito ad Harry.
Baciami.
E i baci piovevano dolci al centro del petto, altezzosi sulle sue labbra, attardandosi appena qualche secondo prima di scappare via, riverenti sulle palpebre chiuse, divertiti sul ventre piatto.
Harry mugolava di piacere contorcendosi, accarezzando ad occhi chiusi il corpo del compagno, troppo ottenebrato per ricambiare in modo più audace le carezze.
Con uno sguardo per nulla rassicurante Draco scese di più, sfiorandogli l'inguine con i capelli, per depositare un umido bacio a labbra socchiuse sulla punta congestionata della sua virilità. Harry spalancò gli occhi di colpo, trattenendo il respiro. Se non fosse stato dannatamente fuori luogo avrebbe pensato di essere sul punto di morire.
Ma Malfoy si era fermato. Le punte bionde dei capelli accarezzavano piano la sua eccitazione facendole presente che il suo viso era lì, a pochissimi millimetri, ma il ragazzo non si muoveva.
-Ma..Malfoy- lo chiamò piano Harry e Draco gli accarezzò l'esterno coscia con l'unghia, riempiendogli la spina dorsale di piccoli brividi saettanti.
Prendilo in bocca.
 E Draco tergiversò attorno al suo membro eretto, accarezzandone la punta con le labbra appena socchiuse, facendogli solo assaggiare quello che avrebbe potuto essere.
Con un gemito sofferente Harry s’inarcò verso di lui, artigliando il lenzuolo con le dita e Draco sorrise sornione, sollevandosi appena su di lui.
- Cosa c’è Harry?- chiese dolcemente posandogli un bacio sulla pancia – cosa vuoi che ti faccia?- mormorò scivolando con la lingua lungo il suo petto, soffermandosi ad accarezzare la fossetta alla base del collo.
- Che stronzo che sei- ansimò Harry infilando le dita tra i capelli biondi – sono giorni che continui a leggere la mia mente, continua a farlo no?-
Draco ridacchiò mordicchiandogli la giugulare prima di succhiare con devozione la pelle – No, hai detto che devo smetterla… dimmi tu cosa vuoi che faccia.-
Harry girò il viso verso il muro e l’amante ne approfittò per assaggiargli tutta la gola, decorandola con piccoli campi arrossati.
- Cosa vuoi che faccia Harry?- domandò nuovamente facendogli dardeggiare la lingua nell’orecchio, penetrandolo piano, soffermandosi a giocherellare con i rilievi del padiglione, mentre la mano sinistra scorreva languida sulla coscia del moretto.
Harry gemette quasi sottovoce, mordendosi le labbra e chiudendo gli occhi. In fin dei conti cosa aveva da perdere? Dopo quella notte non l’avrebbe più rivisto. Dopo quella notte nessuno l’avrebbe più visto.
-  Prendilo in bocca, Malfoy,- disse prima ancora di rendersi conto di aver davvero parlato.
Le dita di Draco scivolarono sulla sua gamba fino alla base della sua virilità congestionata, stuzzicandola piano.
- Richiesta formulata in modo errato, Potter- mormorò spostandosi a leccargli le labbra.
Harry socchiuse la bocca allungando la lingua alla ricerca di un bacio, ma il serpeverde si scostò scivolando a mordicchiargli la clavicola.
-  Per favore prendilo in bocca, ti prego- riprovò Harry, ma il biondino scosse la testa scendendo a baciargli un braccio, per succhiare l’incavo morbido e dolce del gomito.
- Dannazione, Draco, cosa cazzo vuoi che dica?-
Malfoy sorrise scuotendo al testa, sollevando il viso e portandolo all’altezza del suo – Siamo proprio tordi eh, Harry?In fondo è semplice: prendilo in bocca Draco.  Chiamami per nome quando ordini ed esaurirò i tuoi desideri- spiegò leccandogli la punta del naso.
Harry annuì con decisione – Ho capito. Allora: baciami Draco-.
-     Prima del mio nome potresti anche aggiungerci: bellissimo, incommensurabile, perfetto-
Harry ringhiò strattonando la zazzera bionda, costringendolo ad abbassarsi su di lui e a premere le labbra contro le proprie. Draco sogghignò permettendogli di penetrare la sua bocca morbida e d’impadronirsi della sua lingua, spingendola in un’umida  danza lenta e sinuosa. Con un mugolio soddisfatto gli leccò l’angolo destro, raccogliendo un velo di saliva, prima di scivolare a mordicchiargli la spalla scendendo piano lungo il fianco morbido. Harry si tese trattenendo il fiato mentre Draco continuava prendersi cura di pezzi inutili del suo corpo: l’anca, l’esterno coscia, la rotula, l’alluce. Con un lamento disperato strattonò le coperte quando la lingua del biondino scese lungo la pianta disegnando un ghirigoro bollente.
-  Draco- supplicò senza fiato agitandosi tra le lenzuola improvvisamente troppo calde: gli mancava il fiato.
Con crudele lentezza Draco risalì lungo il polpaccio disseminandolo di piccoli morsi gentili che lasciavano chiazze rosate sulla pelle.
Con un sorriso malizioso tirò fuori la lingua, lappandogli le cosce come se fosse stato un gattino, un famelico gattino, alle prese con una ciotola di panna. Harry attendeva in silenzio, incapace di fare qualsiasi altra cosa che annaspare alla ricerca di aria ed inarcarsi sotto i brividi che le attenzioni del biondino gli scaraventavano addosso.
-     Non me l’hai ancora chiesto Harry- bisbigliò Draco mordendogli la pelle morbidissima dell’inguine, sfregando il naso contro la base della sa virilità congestionata.
Harry si leccò le labbra cercando di trovare la voce, poi scosse la testa con un gemito disperato quando le labbra di Draco si chiusero improvvisamente su di lui trascinandolo nell'umido calore della bocca. Smise di esistere diventando una molteplicità di sensazioni che andavano da quelle  violente e squassanti, di un piacere quasi mortale, quando la lingua giocava con la sua punta turgida, a quelle squassanti e violente mortali per il piacere, di quando lo succhiava con una venerazione che gli fece venire le lacrime agli occhi.
rantolò qualcosa, sentendo che tutto il suo essere si tendeva verso l'orgasmo, ma Draco lo lasciò andare con un sogghigno.
- Non pensare di divertirti da solo- mormorò affondando di più tra le sue cosce per raggiungere la stretta apertura , leccando lento le sottili, delicate grinzette della pelle, prima di penetrarlo con la lingua.
Harry s'inarcò con forza afferrando le lenzuola e tirandole con sè verso l'alto, mai avrebbe pensato che sarebbe stato così devastante. Sentiva la lingua di Draco invaderlo piano e il naso del ragazzo premere contro una strisciolina di pelle dannatamente sensibile, che gli lanciava un unico portentoso brivido diretto lungo la spina dorsale. Non gli bastava più. Era troppo poco. Voleva. Oh sì:voleva.
- Ti voglio- riuscì a pigolare arrancando nelle sue stesse parole e Draco gemette piano, artigliandogli le cosce, immobilizzandosi per un lunghissimo istante, cercando di riprendere il controllo di se stesso: sentire Harry Potter che lo supplicava in quel modo aveva avuto lo stesso effetto di un goccio di alito di drago su una pozione incendiaria.
Con il respiro affannato si sistemò tra le gambe del moretto, piegandosi un istante per raggiungere la sua bocca e scontrarsi in un bacio violento e famelico, mentre entrava piano dentro di lui, forzandolo  un poco alla volta, vincendo la resistenza del suo corpo, osservando le reazioni di Harry, preoccupato di fargli del male:
 Harry non sentiva dolore, o, perlomeno, dopo che le ossa ti si sono spappolate e ricresciute e che un bolide ti ha fracassato la testa, non se la sentiva di considerare dolore il piccolo fastidio provocato dal corpo dell’amante che si faceva lentamente strada nel suo e, quando Draco cominciò a muoversi dentro di lui, spingendolo in spire di piacere sempre più forti, l’unico fastidio che rimase fu la consapevolezza che il suo corpo avrebbe provato simili sensazioni per la prima ed ultima volta.
 
Harry mugolò piano sistemandosi nell’abbraccio. Il respiro regolare di Draco gli accarezzava il collo spedendogli dolci brividi lungo la schiena. Era stata la scopata migliore di tutta la sua vita e di questo era infinitamente grato, dato che si sarebbe trattata della prima e dell’ultima.
Con un sospiro si mise a sedere, accarezzando piano la chioma dorata che gli solleticava la pancia.
-     Ora me ne devo andare – mormorò piano. C’erano lacrime trattenute che gli facevano tremare la voce.
-     Possiamo restare qui ancora un altro po’- suggerì Draco baciandogli l’ombelico.
Harry sorrise tristemente – Io non posso rimanere Draco. Io sono morto.-
Il biondino alzò la testa fissandolo seriamente – Non è molto divertente Potter.-
Le dita di Harry scivolarono sulla sua nuca, accarezzando il collo sensibile – Non sto scherzando- mormorò piano – Ho incontrato La Morte. Era venuta a prendermi. Mi ha dato un po’ più di tempo per stare con te, ma ora…-
Con un balzo felino Malfoy si tirò a sedere, sistemandosi tra le sue cosce aperte.
-     Hai incontrato chi?-
-     La Morte. Hai presente? Scheletrica, vestita di nero, con la falce e….-
-     Un orologio senza lancette. Sì ho presente. E allora?-
Harry lo guardò per un istante – Allora devo andare via con lei.-
-     Te l’ha detto lei?-
Harry annuì –Giorni fa…dopo l’incidente a quidditch lei era lì…-
Gli occhi di Draco si socchiusero diventando due fessure – Ti ha detto Harry Potter sono qui per te?-
-     No, ma…-
-     Ti ha detto Harry Potter sei morto sono venuta a prenderti?-
-     No, ma…
-     Merlino scorreggione, cosa ti ha detto?- gridò il biondino.
-     Che il bolide mi ha distrutto l’osso non-mi-ricordo-cosa e che era ora di andare…poi visto che le facevo perdere tempo perché volevo restare, mi ha lasciato qui.-
Draco lo fissò un istante negli occhi, poi scoppiò a ridere. – Di un idiota dovevo innamorarmi?- biascicò tra un accesso di risa e l’altro – Ma si può??? Morte!!! EHI signora Morte puoi venire un secondino?Mooooortttteeeeeeeeeeeee – chiamò incrociando le dita in un modo strano ed alquanto inquietante.
Senza un solo rumore l’essere apparve nella stanza, identico a come Harry se lo ricordava, solo che nella mano destra al posto della falce impugnava quattro carte da gioco.
-     CHE COSA VUOI DRACO MALFOY- chiese e ad Harry la voce parve piuttosto irritata – MI HAI DISTURBATO IN UN MOMENTO DELICATO. LE VEDI QUESTE?-chiese sventolando le carte – E’ UN POKER DI DONNE, MA ORA CHE QUEL BARO è RIMASTO SOLO, SONO CERTA SARANNO INSUFFICIENTI A BATTERE IL SUO,COME MINIMO, POKER DI RE. NON HO INTENZIONE DI AIUTARE TUO PADRE. L’HO GIA’ DETTO A LUI, A TOM RIDDLE, A SILENTE, A NON SO QUANTA GENTE. IO NON UCCIDO. IO PORTO VIA I MORTI. E IN QUESTO PERIODO MI STATE OBERANDO DI LAVORO. NON HO INTENZIONE DI AIUTARVI.-
Draco annuì – Hai ragione, scusa, ma…non hai dimenticato nulla?-
L’essere lo fissò –IO NON DIMENTICO MAI NULLA-
Harry deglutì stringendo la mano dell’amante – Io sono pronto.- mormorò – se vuoi possiamo andare.
-     DOVE?_
-     Non devo venire con te?-
-     PERCHE’?-
-     Perché sono morto…due giorni fa sul campo da quidditch…-
-     NON SEI MORTO. SEI ANCORA VIVO.-
-     - Solo perché mi hai dato la possibilità di ritardare un po’…
-     - IO NON DO MAI POSSIBILITA.’ A NESSUNO. IO SONO PUNTUALE HARRY POTTER. SEMPRE.-
-     Ma allora cosa ci facevi lì?-
-     MI PIACCIONO I GATTI. MI OCCUPO SEMPRE IO DI LORO. ERO VENUTA PER GRATTASTINCHI.-
-     Ma Grattastinchi è ancora vivo.-
-     OTTO DELLE SUE VITE SI’, MA UNA SE N’E’ ANDATA. L’HO PORTATA VIA IO.-
-     Perché ti ho visto allora?- domandò Harry fissandola sorpreso – perché ti vediamo?-
La Morte avrebbe tanto voluto avere dei polmoni per sospirare. -TUTTI I MAGHI MI VEDONO HARRY POTTER. NON SONO INVISIBILE, SOLO CHE LA MAGGIOR  PARTE DELLE CREATURE VIVENTI PREFERISCE FAR FINTA CHE IO NON ESISTA. I MAGHI E I GATTI NO. PER QUESTO MI VEDETE. QUELLI CHE VOI CHIAMATE BABBANI NON MI VEDONO MAI. NEMMENO DA MORTI. SEMPLICEMENTE NON VOGLIONO.-
-Allora non sto per morire- balbettò stupidamente
-     C’E’ UNA PROFEZIA SU DI TE, FINO A CHE QUELLA NON SI SARA’ AVVERATA TU NON MORIRAI. L’HAI UCCISO? SEI STATO UCCISO DA LUI? NO E NO. ALLORA NON SEI MORTO, HARRY POTTER. E NON STAI PER MORIRE. ED ORA SCUSATE, MA HO UN IMPEGNO-. Scricchiolò svanendo in silenzio.
-     Non sto per morire- mormorò piano Harry.
-     No.- ridacchio Draco stendendosi supino nel letto.
-     Ma io devo morire…io sono venuto a letto con te perché ero convinto di essere morto oh mio dio- sussurrò affondando il viso nel cuscino. Forse era ancora in tempo per morire: dal calore bruciante del suo viso magari poteva avere un principio di autocombustione.
-     Vuol dire che se non fosse stato per la tua ignoranza abissale non saresti mai venuto a letto con me?-
Harry scosse la testa con decisione.
-     Perché?- domandò Draco così tristemente che Harry si sentì in dovere di guardarlo.
-     Perché ora mi vergogno da morire e domani non avrò nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio! Io ho fatto sesso con te! Draco Malfoy, il figlio di Lucius Malfoy. Un mangiamorte. Un seguace di Voldemort.- ansimò posando una mano sulla spalla del biondo quando lo sentì trasalire di paura - Un nemico.-
-          Mi pare che il problema stia tutto nel Signore Oscuro- sussurrò pianissimo Draco – molto bene. Allora Potter, il problema è di facile soluzione.-
Harry si girò a guardarlo e Draco sorrise accarezzandogli la guancia – Continua a fare sesso con me e muoviti a distruggere Tu-Sai-Chi.-
Harry avrebbe voluto replicare che non era proprio una cosa così facile, ma la bocca di Draco scivolò morbida sulla sua e tutto perse importanza.
 
 
-MI DEVI UN FAVORE LO SAI?-
L’uomo annuì sorridendo – Ti devo un favore enorme, so quanta fatica ti costi intrattenerti con i vivi.-
La Morte riflettè un istante; in fondo, ma proprio in fondo fondo fondo, scavando di qualche decina di metri sotto i suoi calcagni, i vivi, anche se per nulla piacevoli quanto i gatti, non le dispiacevano e, se un paio di anni prima era andata a fare quattro chiacchiere con il ministero, imponendo loro che ai ragazzini di Hogwarts fosse severamente proibito incontrarla, era stato solo a causa dei due gemelli Weasly e delle loro continue, inopportune, asfissianti,  invocazioni.
- Non mi andava che si sentisse di nuovo triste e solo.- continuò l’uomo - Sei stata un angelo.-
La Morte sentì una sensazione strana attanagliarle le ossa e, per la prima volta, fu grata di non avere né sangue né pelle e di non poter arrossire.
-     FINIAMO LA PARTITA. DEVO ESSERE A SINGAPOTRE TRA OTTO MINUTI E CINQUANTADUE SECONDI. POKER DI DONNE.-
-     Scala reale.-
Per un istante la casa, incuneata in una nicchia al di fuori della moltitudine dei tempi e degli spazi, fu avvolta dal completo silenzio. Poi la Morte si alzò compostamente.
-     SIRIUS BLACK SEI UN BARO.- disse.
E Sirius sogghignò
 
 


 

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