Buon anno!!!
Happy
Kaiba new year di
Hymeko
L’aria era gelata, ma esaltante. Gli sferzava la pelle del collo, forte come l’inverno del nord. Tuttavia non gli dava fastidio…in fondo, lui era il ragazzo freddo come ghiaccio.
Sorrise, scendendo dal ponte dell’autostrada. La moto vibrava silenziosa sotto di lui, mangiando l’asfalto, rendendolo ancora più orgoglioso. Quel mezzo era una sua creatura, una delle piccole concessioni che si faceva, la progettazione di qualcosa di successo oltre l’ufficialità della Kaiba Corp. In pochi sapevano che dietro quel marchio c’era lui…tra questi, il ragazzo che aveva appena intravisto accanto alla sponda del fiume Kanda, intento ad osservare lo scorrere delle barche addobbate a festa.
Si fermò accanto a lui, senza spegnere il motore. Né togliendosi il casco.
L’avrebbe riconosciuto, ne era certo. Anche solo per la moto…con quei colori, argento e blu, ne era stato prodotto un modello solo…
Sorrise, sotto al casco. Era stato fortunato…quello non era Yugi. Benché si divertisse molto, a chiamarlo ancora così. A giocare a nascondino, su cosa credeva e cosa invece considerava bugie.
Ma quella non era la sera adatta a una discussione…iniziava ad aver fame. Non solo di cibo…
Si morse l’interno di una guancia, aveva altro a cui pensare, in quel momento. Il Faraone non si muoveva. Si stava limitando a squadrarlo, un po’ pensieroso.
‘Diamo una mano al destino’
pensò, tirando fuori da uno dei bauletti laterali un casco verde scuro metallizzato, e lanciandoglielo in braccio.
Il ragazzo lo osservò, soppesandolo…decidendo se accettare quell’invito, verso una notte che avrebbe potuto rivelarsi più oscura di un’eclissi.
Kaiba attese con pazienza, certo di ciò che sarebbe accaduto.
Non si sarebbe mai lasciato sfuggire un invito tanto allettante…era lui, il suo miglior rivale, a invitarlo verso l’ignoto…conosceva troppo bene quel ragazzo dai bellissimi occhi viola, per dubitare.
Come previsto, e con un po’ di fatica, il Faraone si infilò il casco, aprendo la visiera per sistemarsi i capelli. Poi salì dietro di lui, senza una parola.
Aggrappandosi forte alla sua vita, appena Kaiba ripartì sgommando, più veloce di quanto fosse in realtà necessario.
Ma Kaiba desiderava sentirlo più stretto, avvertire il battito impazzito del suo cuore attraverso la giacca, le sue mani che gli stringevano il tessuto, come per non lasciarlo andare mai…
La città scorreva attorno a loro, le luci si mischiavano, irreali liquide stelle filanti.
Due braccia sottili che lo stringevano, il casco appoggiato alla sua schiena. Sarebbero potuti andare avanti tutta la notte, così.
Senza una parola, soli in quella specie di strano abbraccio. Caldo, nonostante tutto. E incredibilmente dolce, considerando i soggetti coinvolti.
Da quanto non erano più rivali, ma complici? Troppo, per ricordarselo. Come quasi non ricordava più i tempi in cui l’aveva odiato davvero…scosse la testa, era alla guida di una moto troppo potente, per concedersi di distrarsi. Doveva avere solo due pensieri, per la mente: la strada, e quel corpo sottile appoggiato al suo…
………
Il Faraone si voltò appena, incredulo. Avevano attraversato la città in meno di venti minuti…che era preso a Kaiba? Che ragione c’era, di quella fretta? Un paio di volte aveva dovuto rimproverarsi di non stringerlo troppo, o gli avrebbe fatto male. Comunque, l’altro non gli aveva detto nulla…non lo capiva.
Anzi, adesso che ci pensava, era proprio quando lui aveva allentato la presa, che il ragazzo dagli occhi blu aveva accelerato…che gli passava per la testa?
Il Rainbow Bridge li accolse fra le sue arcate accese a festa, la baia di Tokyo scintillò sotto di loro.
(l’ambientazione a Domino non mi piace molto, quindi tutti hanno fatto i bagagli e si sono trasferiti a Tokyo; n.d.Hymeko ^_^;)
La meta era vicina, dunque. Oltre, si stendeva il lembo di terra strappato al mare, il quartiere dei divertimenti, Odaiba.
Vi giunsero in meno di un minuto.
Sulla sinistra, splendeva la ruota panoramica, e oltre il Tokyo Big Sight. A destra, il Telecom Center e, più lontano, l’aeroporto di Haneda. Davanti a loro, il palazzo della Sony, con la famosa sfera fra i due edifici.
Non l’aveva mai vista da vicino, ma a quanto pare Kaiba vi avrebbe rimediato. Era quella la loro meta.
La moto rallentò davanti all’entrata di un parcheggio sotterraneo, e il presidente della Kaiba Corp. inserì una card all’interno della macchinetta, digitandovi qualcosa. La sbarra si alzò, concedendo loro di accedere a un labirinto di piccoli passaggi, su cui davano decine di box privati, ognuno chiuso da una porta automatica. Quel luogo aveva un qualcosa di…lugubre.
‘Sembra conoscere la strada…’
pensò il Faraone, osservando delle imposte aprirsi su un piccolo box, adatto per una moto.
Poi, una volta fermo, il mezzo si spense.
Nessuno fece nulla, per qualche secondo.
Una piccola luce verde illuminava lo spazio. Accanto, ce n’era un’altra rossa, spenta.
Il ragazzo più alto sospirò, quasi avesse preso la sua decisione. E si tolse il casco, scuotendo piano la testa per ridare vita ai capelli. Aveva quel coso in testa da troppo tempo.
"Andiamo?"
mormorò, sbirciando il ragazzo dietro di lui, che lo fissava immobile, la luce che si rifletteva nei grandi occhi d’ametista.
"Ah? Dove?"
si scosse l’altro, togliendosi il casco.
"Al ristorante"
Kaiba ammiccò verso l’alto, e uscì dal box.
"Ris-Rist….aspetta!!!"
Cos’era quella storia? L’aveva invitato a cena? Non ci aveva pensato molto, era vero, ma s’era aspettato che lo portasse in qualche arena privata, dove poter duellare un po’…non aveva detto nulla riguardo a mazzi e carte, vero, però…
"Che c’è?"
Gli occhi di zaffiro lo squadrarono curiosi, limpidi come il cielo di quella notte. Lui aveva quel dono…sembrava che vedesse tutto attraverso un velo d’acqua chiara…
Cosa poteva rispondergli? Che non voleva andare al ristorante con lui?
Bugia, enorme bugia.
Che non aveva fame?
Ridicolo, gli avrebbe riso in faccia, a ragione.
Che non sapeva cosa fare?
L’avrebbe preso per matto.
‘Maledizione, perché mi deve sempre far impazzire così?’
Era la sera dell’ultimo dell’anno…e Seto Kaiba lo stava portando fuori a cena. Dov’era Mokuba quando serviva? Di sopra? Lo sperava.
Perché se fossero stati loro due soli…
Dietro di lui, il box si richiuse.
"Andiamo"
mormorò Kaiba, riprendendo a camminare.
"A-Aspetta!!! Non posso venirci vestito così!!!"
Non sapeva a che altro aggrapparsi. Non gli era venuta nessun’altra idea. Il Faraone abbassò la zip della giacca, e aprì i lembi.
Il presidente sorrise, fra sé. Quel maglioncino nero non doveva averlo riparato molto, in moto.
‘Motivo in più per stringersi a me’
pensò con delizia, immaginandosi la sua pelle coperta di brividi.
"Allora???!!!"
"Eh? Ah…"
S’era perso nei suoi pensieri…comunque, oltre al maglioncino, c’erano i collari abituali, una catena attaccata ai jeans blu e le borchie sulle scarpe…il solito. Ma niente Millenium Puzzle, notò con soddisfazione.
Sollevò le spalle:
"…tanto non ci vedrà nessuno"
mormorò, riprendendo a dirigersi verso l’ascensore.
"Eeehhh???!!! Kaiba!!!"
Ma il diretto interessato non si lasciò fermare, e quando furono all’ascensore, tirò dentro a forza il minuto compagno di scuola.
"Smettila di preoccuparti, e goditi la cena!"
Le porte si chiusero, inghiottendo le ultime proteste del Faraone, cui non rimase che appoggiarsi a una delle pareti di vetro, e godersi la salita silenziosa verso la Sfera, ammirando la città che brillava dinanzi a loro, e il riflesso del compagno sul vetro.
Sembrava così distante, durante quel tragitto…migliaia di scintille splendevano attraverso di lui, riempiendone la sagoma. Si mostrava come…un ragazzo fatto di luce.
Ma quegli occhi blu, che sembravano persi nel cielo, intercettarono le sue attenzioni, spostandosi di colpo su di lui:
"Qualcosa non va?"
Il Faraone abbassò lo sguardo, scuotendo il capo. In verità, quasi tutto non andava. Aveva troppi dubbi per la testa. Solo d’essere lì con lui, in verità, era contento.
Kaiba non disse nulla, sapendo che di lì a pochi attimi le porte si sarebbero aperte. Ripromettendosi di parlarne un po', appena giunti ai loro posti.
"Andiamo"
mormorò, quando l’ascensore si fermò, e una luce verde, uguale a quella del box, fece aprire le porte.
Era stato un po’ freddo, ma iniziava a rendersi conto che l’altro ragazzo non era come lui. Aveva bisogno di spiegazioni, di parole…non era come suo fratello, che si fidava ciecamente e sapeva quando era il momento giusto per chiedergli chiarimenti.
Sorrise fra sé: se era di parole che aveva bisogno, gliele avrebbe date. Era davvero disposto a parlare con lui, perfino più del necessario. Anche a costo di bere qualche bicchiere, per "giustificare" quell’improvvisa loquacità.
"Ma…dove siamo?"
Il Faraone si affrettò a raggiungere il compagno, che s’era fermato pochi passi più avanti. Quel corridoio circolare lo metteva un po’ in soggezione, senza finestre e con tutte quelle porte, illuminate solo dalla luce delle candele. Il pavimento era coperto da un folto tappeto rosso, e le pareti erano semplicemente intonacate di un caldo beige, decorato da essenziali scroll raffiguranti paesaggi giapponesi. Al centro, un enorme pilastro impediva la visione di quasi un quarto della circonferenza…e cosa peggiore di tutte, non c’era nessuno in giro.
Non era vuoto, perché in sottofondo avvertiva la presenza della vita, condita da un leggero profumo di cibo. Ma…tutti erano nascosti, celati oltre quelle porte serrate.
"Nella sfera"
rispose semplicemente l’altro, guidandolo oltre il pilastro, verso una fonte di luce che mano a mano si rinforzava.
"Eh?"
Con un piccolo inchino, Kaiba lo fece entrare in un piccolo spazio, poi la porta si chiuse alle loro spalle.
Il Re dei Giochi si lasciò guidare al divanetto a due posti che dava loro le spalle, sprofondando nella morbida pelle nera. Senza fiato, guardò stralunato l’alto presidente della Kaiba Corp., che si stava sedendo accanto a lui. Di fronte a loro, scintillava la Giant Whell, e il Venus Fort addobbato assomigliava al regno delle fate. Oltre, si apriva l’oceano.
"Ma…"
"La sfera, in certe occasioni particolari, è trasformata in un ristorante. A me hanno regalato due inviti per la sera dell’ultimo dell’anno"
Kaiba tolse un palmare dal suo supporto, e glielo passò:
"Dai, scegli"
Gli occhi viola passarono prima al palmare, poi al compagno e di nuovo al piccolo pc…nonostante la spiegazione, era ancora più confuso.
Da quando quel posto era un ristorante? Era in quella città da un bel po’ ormai, eppure non ne aveva mai sentito parlare. Perché non c’era nemmeno un cameriere, ma una specie di nastro trasportatore oltre il tavolino, come fossero in un kaiten sushi? E perché non c’era nessuno in giro?
Ma soprattutto, perché Kaiba aveva scelto di portarci lui, e non suo fratello?
"Vediamo se indovino…"
Una luce divertita scintillò nelle iridi dell’altro, mentre snocciolava compiaciuto una serie di risposte:
"L’ordine è trasmesso da quel palmare alla cucina, funziona effettivamente come un kaiten sushi, i piatti sono posti sotto copri vassoi che si sbloccano solo quando il sensore rileva che sono giunti al tavolo giusto. Per questo non ci sono camerieri"
A conferma, un copri vassoio si fermò davanti a loro, sibilando…Kaiba lo sollevò e prese i due bicchieri d’acqua fredda che erano sotto, tenendogliene uno e bevendo quasi metà del liquido dell’altro. Le salviettine umide e calde furono una benedizione, per le dita di entrambi.
"Attorno al pilastro ci sono le cucine, per questo è così grosso. Non c’è sulle guide perché è il più esclusivo della città, in quanto esiste per massimo sette giorni l’anno e sono disponibili sì e no altri 19 tavoli come questo"
Il Faraone lo guardò sbalordito…non s’era mai reso conto di che pozzo d’informazioni potesse essere. Aveva sempre sottovalutato il suo ruolo di presidente, di questo si rendeva conto, ma…quello era troppo.
"Inoltre, essendo così esclusivo, la privacy è un punto di forza: quando la luce rossa è accesa, le porte non si possono aprire, in quanto c’è già qualcuno nel corridoio. Naturalmente, c’è un pulsante di emergenza per i casi estremi, ma ti assicuro che non è mai stato usato"
"Per questo…"
Toccandosi i vestiti, lo Spirito del Puzzle comprese le parole dell’altro.
"Sì, saresti anche potuto esser nudo, e l’avrei saputo solo io"
commentò Kaiba, nascondendo un sorriso dietro il bicchiere, mentre gli occhi scintillavano dietro le ciocche sottili.
"Ma sei scemo???!!!"
strillò il Faraone bordeaux, prima di tapparsi la bocca. Quell’urlo non era adatto a un luogo tanto esclusivo…
"Tranquillo, è tutto insonorizzato. Anche le paratie che si aprono quando passano i vassoi. I vetri sono a specchio. Te l’ho detto, la privacy"
L’altro annuì, iniziando a pensare che i ricchi erano davvero strani, e che il compagno di classe forse non lo era nemmeno tanto, nonostante tutto…
"Sì sì…ma certe uscite tienitele per te"
Kaiba accennò un sì, con mezzo sorriso ancora stampato sulle labbra. Era riuscito a farlo diventare viola…non sapeva se di vergogna o di qualcosa di meglio, tipo eccitazione, ma…era stata davvero una bella conquista.
"Continuiamo. Non ho portato Mokuba perché gli ho attaccato l’influenza presa prima di Natale"
Il Faraone sussultò, rendendosi conto di non averlo ancora ringraziato per la carta divina…ascoltando appena il rimprovero che rivolgeva al fratellino lontano, per esser uscito scoperto e aver ripreso la febbre, racimolò tutto il coraggio che aveva, per interromperlo:
"Grazie"
mormorò, con appena un filo di voce.
"Eh?"
Sembrava stupito, ma l’antico regnante non si lasciò ingannare dallo sguardo confuso, conosceva troppo bene quegli occhi:
"Lo sai benissimo, quindi non fare il finto tonto. Grazie…per il Drago Alato del Dio Sole Ra"
Kaiba smise la maschera del perplesso, e scrollò le spalle:
"Meglio di nuovo a te che chissà dove…ma non capirò mai come tu abbia potuto farti battere da quel bamboccio…"
Il Faraone gemette, poi guardò verso il mare, oltre la propria immagine:
"Non ne parliamo ora, per favore"
"Hn…"
"Ma…perché non l’hai tenuta? Era tuo diritto, in fondo"
Era abbastanza certo della risposta, ma preferiva sentirla dalle sue labbra.
Fu la volta del compagno perdere lo sguardo nella notte:
"…non sarebbe stato appagante, né divertente"
"…sì"
Di nuovo lo sguardo perso oltre il vetro…Kaiba sospirò piano, stringendosi un lembo del maglione per non allungare le dita fino al suo mento, e fargli girare il viso, obbligando le loro iridi a fondersi…poi gli occhi d’ametista si sgranarono, e velocemente lui lo precedette:
"Ah, le ultime cose: sì, gira. Solo il pavimento però, tutta la struttura non sarebbe stato possibile. Così tutti, a turno, possono godere della vista migliore. E no, la Kaiba Corporation non c’entra. Erano solo inviti per una cena omaggio, ad un personaggio influente della città"
L’altro annuì, osservando scioccato il Rainbow Bridge attraversato da file luminose di macchine, che andavano e venivano dalla riva della Tokyo Bay. E oltre, il quartiere di Shimashi…
"Davvero non c’è il tuo zampino?"
chiese al rivale, battendo un piede sul pavimento.
"No, nemmeno come consulente…ma che ne diresti di finire di ordinare? È da mezzogiorno che non metto in bocca nulla"
Il ragazzo annuì, finendo di scegliere, poi guardò l’orologio:
"Senti…qui prende il cellulare, vero?"
"Sì"
bofonchiò l’altro, intento ad aggiungere cose all’ordinazione.
"Bene"
Kaiba lo ascoltò distrattamente, mentre spiegava al nonno di Yugi il motivo per cui sarebbe rimasto fuori fino a tardi, su come lo rassicurava che sarebbe tornato a casa, che avrebbe mangiato e non avrebbe preso freddo.
"Sempre che qualcuno rallenti un po’, poi…"
"Sarebbe bastato un maglione vero"
ribatté piano il diretto interessato, decidendo intanto cosa prendere come aperitivi. Voleva qualcosa che facesse sciogliere un po’ il Faraone, ma non lo voleva nemmeno ubriaco fradicio…non sarebbe stata una cosa buona, per i suoi piani. Baciare una persona in quasi coma etilico non era nel suo stile…
Fatta la scelta, rimise il palmare al suo posto, che inviò gli ordini al computer centrale. Non ci sarebbe voluto molto, per la cena…intanto, poteva un po’ provare a far rilassare il suo ospite:
"Allora, ho azzeccato le risposte?"
gli chiese, giocherellando con una delle ciocche di quegli strani capelli.
"Sì…anche troppo"
sussurrò l’altro, senza far nulla per fermarlo. Seto Kaiba poteva far tutto ciò che desiderava, con lui.
"Bene…poi mi prenderò il mio premio"
"Eh?"
Quello lo preoccupava già di più…che aveva in mente il suo folle antagonista? Le sue idee, per quanto geniali, certe volte erano…un po’ troppo al limite.
"Me lo merito, no?"
Seto rincarò la dose, ridacchiando mentre il Re dei Giochi metteva una mano dove di solito teneva il suo mazzo.
"Tranquillo, non voglio le tue carte…a me danno spesso del fissato, ma anche tu lo sei parecchio. Rilassati per una notte, e goditi la cena"
"Godermi…la cena?"
E come poteva fare, con quel ragazzo troppo sexy vicino, che sembrava giocare col suo cuore come faceva con un duellante al primo combattimento?
La risposta venne dal nastro trasportatore: Kaiba si allungò, e svelò due cocktail colorati.
"Possiamo iniziare con questi…"
Lo Spirito del Puzzle sospirò, mentre le loro dita si sfioravano…erano un po’ più calde dell’ultima volta che si erano toccati.
"Che c’è dentro?"
gli chiese, un po’ preoccupato. Yugi non aveva molta dimestichezza con i super alcolici, e sebbene l’idea di essere in balia di Kaiba non lo ripugnasse per niente, probabilmente l’amico avrebbe avuto qualcosa da ridere.
"Nulla che possa mandarti ko"
lo rassicurò il compagno di classe, bevendo un sorso.
"…sarà"
Il profumo era indubbiamente buono, forse troppo. Cioccolata, rhum, zucchero…morbido in bocca, caldo nella gola, fuoco nel profondo del corpo…il Faraone gettò indietro la testa, deliziato dalle vene in fiamme, dalla stanchezza che gli annebbiava la mente, e dalla luce che gli dava un po’ fastidio:
"Si possono abbassare un po’?"
chiese all’altro, indicando le lampadine.
Kaiba lo guardò e sussultò: ne aveva bevuto più di metà in un sorso.
"…sì. Non eri a stomaco vuoto, vero?"
Forse avrebbe dovuto scegliere qualcosa di più leggero, dato che il ragazzo aveva annuito con una risatina…
"Non preoccuparti, sto bene. Non sono ubriaco…provo solo un calore che non conoscevo da molto, molto tempo…"
Con gemito, accompagnò lo scemare graduale della luce, finché rimasero quattro fiochi palpiti, nient’altro a illuminare che la luminosità simile a quella delle candele.
"Meglio?"
Non voleva che stesse male. Perché probabilmente quella notte lo avrebbe avuto, certo. Ma soprattutto perché ci teneva davvero, a lui.
"Sì, grazie"
Si guardarono, senza dire nulla. Gli occhi blu persi nella totalità del suo viso, concentrati però sulle labbra socchiuse, alle spalle abbandonate, al tessuto leggero che lasciava scoperte quasi metà delle clavicole.
Le braccia intrecciate dietro la schiena, giuramento che non lo avrebbe fermato.
Maledettamente invitante, troppo indifeso, per resistere.
Gli occhi viola si socchiusero. Lentamente, Kaiba si stava avvicinando a lui. Non c’erano dubbi, sulle sue intenzioni. Lo avrebbe baciato.
Da quanto non aspettava altro? Non solo sulle labbra…desiderava da morire che gli baciasse la spalle. Uno dei suoi sogni più ricorrenti, racchiuso nella stanza più segreta del Puzzle. La bocca di Seto Kaiba che gli succhiava la pelle, dalla base del collo fino alla rotondità perfetta dell’articolazione, e poi ancora giù, oltre, fino all’incavo del suo gomito.
Fra i gemiti, lo avrebbe implorato di farlo suo. Subito, ovunque si trovassero. Le sue mani che gli stringevano follemente i fianchi, e il suo sesso nelle profondità del corpo.
‘Yugi!’
L’immagine dell’amico lo scosse. Quel corpo non era suo…non totalmente.
I piatti col cibo l’aiutarono a interrompere l’incanto. Sfuggì facilmente alle sue braccia, Kaiba s’era mosso lentamente.
"Ehi, hanno un profumo magnifico"
cinguettò, lanciandogli un’occhiata scintillante, come non si fosse accorto di nulla. Il suo rivale lo stava guardando appoggiato allo schienale, un po’ indispettito e meravigliosamente affascinante, di sicuro incerto su come prendere quel comportamento.
‘Scusami…’
"…già"
commentò infine Kaiba, servendosi a sua volta. Aveva voluto allungare al massimo il momento magico prima del bacio, quegli istanti carichi d’erotica elettricità che precedono l’unirsi delle labbra…quello sarebbe stato il loro primo, vero bacio, in fondo. Da Seto Kaiba al Faraone. Senza maschere e trucchi fra loro.
Ma l’altro s’era allontanato, l’aveva rifiutato. Non lo capiva…era certo che lo desiderasse. S’era lasciato baciare senza problemi, a quella festa in maschera. E di sicuro, sapeva bene che era lui, quel cavaliere misterioso.
‘Ma che gli è preso?’
Nel breve tempo fra la sua decisione e il suo avvicinamento, fra l’altro. Meno di due secondi, quindi.
‘A che avrà pensato?’
si chiese, incontrando lo sguardo del suo riflesso.
Continuava a guardarlo, probabilmente per comprendere la sua reazione a quel rifiuto. Sorrise piano.
Non s’era arrabbiato. Anzi…poteva essere un piacevole contrattempo. Non avrebbe certo smesso di fargli la corte per così poco. Al contrario, sarebbe stata ancora più serrata e pressante.
‘Vincerò io, stavolta’
Poteva accettare di perdere nei loro duelli. Ma quella notte no.
"Allora, come mai eri lungo il fiume, e non a festeggiare coi tuoi amici?"
gli chiese, per fargli capire che non era arrabbiato.
"A dir la verità…"
"Non dirmi che ti ho rapito mentre ti stavi dirigendo alla festa"
lo interruppe Kaiba divertito, gli sarebbe davvero piaciuto vedere la faccia di Jono-uchi, in quel caso.
"No, stasera avrei vagabondato per la città"
Un sospiro, e nonostante stesse mangiando una zuppa di gamberi, si scolò il resto del cocktail.
"Jono-uchi è andato a passare le feste da Shizuka. Honda è stato obbligato da sua sorella a far da baby-sitter al nipote, non lo invidio proprio. Anzu è con la famiglia dagli zii, a Osaka. Il nonno di Yugi è troppo vecchio per reggere una notte di festeggiamenti, e Yugi aveva solo voglia di poltrire…"
Il Faraone lo guardò, aspettandosi una reazione a quelle parole, ma Kaiba non fece altro che bere del tè verde.
"Sinceramente, avevo ricevuto un invito da Ryo Bakura, ma avere la sua parte malvagia che mi ciondolava attorno al Puzzle per tutta la notte non mi sembrava una gran prospettiva…"
"Davvero allettante"
concordò il presidente, versandosi della salsa di soia.
"Già…ma tu che facevi in giro in moto? Dato che Mokuba è malato, mi sarei aspettato che rimanessi con lui tutta la notte"
L’altro scosse la testa:
"Non mi avrebbe mai perdonato d’averlo trattato come un bambino piccolo…ha diritto alla sua indipendenza. Ed è solo un po’ di febbre, dopotutto"
Il Faraone non poté che ammirarlo, e rimpiangere amaramente di aver rifiutato il tocco delle sue labbra.
"Non dirmi che non ti hanno invitato nemmeno ad un veglione"
Kaiba sbuffò, allontanando l’idea con una mano:
"Detesto quelle feste"
"Immagino…così hai deciso di girare tutta la notte per la città"
"No…non esattamente. Stavo rientrando a casa, in effetti"
"Eh? Da dove? Non mi sembra ci siano tue sedi, da quelle parti"
Lo sguardo viola si rabbuiò:
"Non sei andato a lavorare anche oggi, vero?"
Ridacchiando, il ragazzo di ghiaccio negò piano:
"Sono andato a…controllare una cosa"
"Ah…"
Kaiba fissò il suo riflesso. Stava giocherellando con la verdura, non lo guardava.
Quella…era una cosa che sapevano solo Mokuba e i suoi più stretti collaboratori, al massimo tre.
Dirla a lui…significava aprirgli il suo cuore. Togliersi la corazza. Scoprirsi. Rendersi deboli.
‘No…forse questo no’
Probabilmente…lui avrebbe apprezzato molto, quell’apertura. Avrebbe pensato che tutti i suoi discorsi sull’amicizia, alla fine, stavano iniziando a dare dei risultati.
‘Dovrò fargli un discorsetto, a questo proposito’
Nonostante non avesse alcuna intenzione di confessarglielo, in realtà lui era l’unica persona, oltre a Mokuba, di cui si fidasse ciecamente…
"Ogni Natale e Capodanno, mandiamo a…all’orfanotrofio dove siamo cresciuti dei regali anonimi. Sono solo andato a vedere che…fosse tutto a posto"
I fuochi di ragazzi che iniziavano a festeggiare in anticipo illuminarono i volti di entrambi, il sorriso leggero di Kaiba, gli occhi sgranati del Faraone…poi le sue palpebre si abbassarono, e gli sussurrò una semplice parola:
"Grazie"
Kaiba annuì, e mentre l’urlo della folla, in basso, scandiva il count down dell’ultimo minuto dell’anno, riempì due calici di champagne:
"A questa notte"
bisbigliò, porgendogliene uno, accompagnato dalle luci che si abbassavano automaticamente, fino a raggiungere il buio.
"A questa notte"
rispose il Faraone, brindando con lui.
La baia esplose di luci, il cielo fu un fiorire fuochi d’artificio. Il fischiare dei razzi era attutito dai vetri spessi, e solo il fulgore delle esplosioni illuminava il piccolo cubicolo.
Si guardarono, i fiori di fuoco riflessi sui loro visi, nei loro occhi. Le bollicine dello champagne solleticavano le pareti dei calici, scoppiando sulla superficie come le frecce infuocate nel cielo.
"Sai cosa si fa alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno, vero?"
Kaiba appoggiò il bicchiere sul tavolo. Non gli avrebbe permesso di fuggire ancora.
Il Faraone posò il suo calice accanto a quello dell’altro. Mosse lentamente una mano, afferrò un lembo del suo maglione. Non si sarebbe ritratto nuovamente.
"Ci si bacia"
rispose, inarcando un po’ la schiena.
La mano del compagno di mille battaglie s’appoggiò al suo fianco, gli circondò la vita attirandolo delicatamente a sé. Avvicinando i loro visi, specchiandosi negli occhi dell’altro.
Non dissero nulla, nemmeno quando i loro fiati si incontrarono.
Le palpebre s’abbassarono sugli occhi viola, di riflesso le imitarono quelle del presidente.
Si mossero assieme, annullando piano l’ultimo spazio fra loro, stringendosi forte mentre le loro labbra si toccavano.
Con dolcezza rimasero unite, mentre i fuochi fuori sembravano farsi più intensi, esultare per quegli attimi finalmente concretizzatisi.
………
"…hai delle belle labbra"
gli mormorò Kaiba, succhiandogli piano quello inferiore.
"E tu sai come approfittarne"
lo prese un po’ in giro l’altro, giocando con le sue ciocche.
"…già"
Gli occhi blu non erano più di ghiaccio, erano anzi più vivi dei fuochi artificiali che li illuminavano…il Faraone sorrise loro, mentre Kaiba gli faceva alzare il viso, e s’impossessava di nuovo della sua bocca, un bacio più passione rispetto al primo, ma non ancora totalmente folle. Gli stava leccando piano le labbra, succhiandole con dolcezza, respirando e assimilandone la morbidezza, il buon sapore di loro mischiati.
"Il primo era per Capodanno, ma questo?"
Lo Spirito del Puzzle si abbandonò al braccio che lo reggeva per la vita, lasciando che i capelli gli scoprissero totalmente in viso, completo abbandono al suo volere.
"…per il passaggio in moto"
Kaiba gli rispose a tono, facendolo completamente stendere sul piccolo divano. Erano un po’ stretti e scomodi, ma…averlo così indifeso era troppo, per poter resistere.
"Ah sì?"
Il Faraone gli accarezzò il viso, mentre l’altro s’abbassava su di lui…sarebbe stato baciato ancora molte volte, quella notte. E il suo cuore non attendeva altro.
"Sì. Questo è per la cena"
Un nuovo bacio, simile al precedente. Solo che i loro corpi erano uno sopra l’altro, stretti in un abbraccio eccitato che stava conducendo entrambi alla follia.
Si stavano rubando ogni cosa…i respiri…la pelle che riuscivano a toccare…il sudore che si mischiava…i gemiti che si fondevano…tutto…tutto di ognuno era la totalità d’entrambi.
"Ahi…è troppo stretto"
L’aveva allontanato da sé…Kaiba si sollevò un po’, fra gli ansimi, per permettergli di respirare. Il suo compagno si stava massaggiando piano il collo…quel divanetto era davvero troppo piccolo per entrambi.
"Vieni"
Gentilmente lo tirò giù, sul tappeto spesso, nel vuoto fra le gambe del loro giaciglio e quelle del tavolo…lo fece stendere sotto di sé, su quella morbida superficie di rubino, dove c’era solo un po’ più spazio, per stare comodi…non per muoversi troppo, non per sfuggirgli, il Faraone lo sapeva…qualunque cosa lui avesse voluto fargli, non avrebbe potuto resistergli.
Era nelle sue mani, e lo attendeva con la luce negli occhi, e le labbra socchiuse.
"Devo ancora prendermi il ringraziamento per le risposte che t’ho dato, la carta divina e il passaggio di ritorno"
"Allora smettila di parlare e baciami"
Kaiba gli permise di circondargli il viso con le mani. Erano così sottili e morbide…perfette per l’ovale del suo volto. Si lasciò condurre da loro fino alla sua bocca, dove un frammento di paradiso l’attendeva, dove poteva gustare uno squarcio del loro passato, senza averne paura…
………
Un colpo più forte degli altri, un razzo sparato troppo vicino, forse dall’albergo lussuoso poco distante. Il Faraone riemerse dall’abisso caldo che l’aveva racchiuso fino a quel momento, un magnifico guscio fatto d’ardore, carezze e baci. E gemiti…migliaia di sospiri lamentosi erano stati spesi, da quando erano stesi lì.
Le luci erano ancora spente, per sua fortuna. I suoi occhi sarebbero impazziti, sotto i dardi elettrici troppo intensi.
Bastava il suo cervello, ad essere fuori uso. Era incredibile cosa potesse fare il suo rivale, con labbra sottili e mani stranamente calde.
L’aveva toccato solo sul busto, eppure sembrava che tutto il suo corpo rimbombasse, una cassa di risonanza in cui i battiti del suo cuore esplodevano come colpi di cannone.
Inclinò un po’ la testa, appoggiando il mento alla sua nuca. Kaiba si stava prendendo cura delle sue spalle, come aveva sempre sognato. Se sono fosse sceso un po’, lungo il gomito, sarebbe stato perfetto.
Troppo perfetto…la testa gli girava, non aveva quasi più voce, e la forza sembrava non aver mai albergato in quei muscoli.
Non sapeva se la colpa fosse da attribuire all’alcool con cui avevano brindato prima, oppure del corpo seminudo che giaceva su di lui, sforzandosi di non pesargli troppo.
‘Colpa sua, probabilmente’
Appoggiò le labbra sui suoi capelli, strofinando la punta del naso sottile sul suo cuoio capelluto, richiamando la sua attenzione…il presidente della Kaiba smise di cibarsi del gusto della sua pelle, e alzò gli occhi lucenti, carichi di desiderio, verso di lui.
"Baciami"
gli ordinò implorandolo, appoggiando di nuovo il capo sul tappeto, abbandonandosi come una vittima sacrificale alla sua bocca, eleganti fauci di un ragazzo-belva desideroso solo di lui.
"…sì"
Il ragazzo di ghiaccio gli fece inarcare la schiena, per passare un braccio attorno alla sua vita, mentre con l’altro sorreggeva la sua testa. Un respiro superficiale, per rifornirsi d’ossigeno leggero, poi si gettò sulla sua bocca, deliziandosi del suo sapore, delle loro salive mischiate, della morbidezza con cui la lingua battagliava contro la sua, senza cedere e senza voler vincere…il fuoco passava attraverso i loro muscoli, accompagnando il desiderio…i capezzoli eccitati di uno strisciavano contro il petto nudo dell’altro, le erezioni gonfie tiravano una verso l’altra, strusciandosi attraverso il tessuto.
Il Faraone serrò stretti gli occhi, irrigidendosi. Kaiba aveva spostato le braccia, posando i palmi sui suoi capezzoli, strappandogli un urlo. Poi era sceso, lentamente, sfiorando la sua pelle, fino a raggiungere l’orlo dei suo jeans blu. Sadicamente, aveva infilato all’interno solo un dito per mano, dai fianchi fino al centro dell’inguine, accarezzando per la prima volta la peluria sopra il suo sesso…lo stava uccidendo, così lento e dolce da fargli quasi venire un infarto, così desiderabile che il suo corpo era già bagnato, già pronto ad aprirsi per lui.
‘Non è il mio corpo’
pensò, mentre una lacrima scivolava via, lungo la sua guancia.
Voleva che lo spogliasse, che gli strappasse i vestiti e lo facesse suo. Desiderava come poche altre cose il potergli allacciare le gambe attorno alla vita, e tenerlo stretto a sé finché non avesse soddisfatto tutti i suoi desideri.
Ma c’era un problema…lui stesso.
L’altro non s’era accorto della sua lacrima, ancora intento ad esplorare tutta la sua bocca, a leccare tutto, dai denti fino al fondo della gola. Le sue mani, di solito impegnate sulla tastiera asettica di un pc, sperimentavano la morbidezza del suo ventre, vezzeggiando la sua pelle, abbassando la zip dei jeans, spostandone i lembi resistenti. Fra loro e il suo sesso eretto, solo boxer sottili, un nulla per quel ragazzo forte, colmo di desiderio.
‘Anch’io ti desidero’
tentò di comunicargli, prima di allontanarlo dalla sua bocca, e riprendere fiato.
"Ehi…"
Kaiba inclinò la testa, notando la scia che la lacrima aveva lasciato, mentre rotolava via.
"…che c’è?"
"Io…"
Cosa poteva dirgli? Che, nonostante lo desiderasse da impazzire, non poteva fare l’amore con lui? Dopotutto, era il presidente della Kaiba Corporation…uno abituato ad avere tutto, subito. Eppure, nonostante tutto, gentile…
"Non aver paura…ti preparerò al meglio, perché tu senta pochissimo dolore"
Sulle labbra sottili si tratteggiò un piccolo sorriso. Aveva frainteso, ma quella era una delle frasi più belle che gli fossero mai state rivolte.
"Non è per questo…solo che…"
Il ragazzo di ghiaccio attese, senza mettergli fretta. Sapeva che per il compagno sarebbe stata più dura, e non voleva che rimanesse scioccato dalla prima esperienza. Lui era considerato un bastardo, spesso a ragione, ma…quella notte no. Sarebbe stato assolutamente perfetto.
"…non posso farlo con te. Non stasera, almeno"
L’aveva balbettato a voce così bassa, che non era sicuro di aver capito. Anzi, probabilmente si era sbagliato…l’erezione che premeva contro la sua non se la stava di certo sognando.
"M-Mi dispiace"
Kaiba sgranò gli occhi, incredulo. Non si era sbagliato.
Il sangue gli collassò nelle vene. Non si era sbagliato.
L’aveva respinto.
Strinse forte il tessuto dei suoi jeans, che ancora aveva per le mani.
L’aveva rifiutato nonostante sapesse perfettamente che avrebbe potuto prenderlo con la forza, se avesse voluto.
Che ogni momento sarebbe stato buono, per farlo violentemente suo.
"P-Perché?"
Allungò una mano sul tavolo, trovò un bicchiere e ne prese un cubetto di ghiaccio. Poi se lo infilò in bocca, masticandolo forte, riversando su quello tutta la delusione che provava.
Pregando che il freddo gli donasse la calma.
"L-Lo so che non ci credi…ma questo corpo appartiene a Yugi, non a me"
Al Faraone sembrò di scorgere un lampo begli occhi blu, una consapevolezza che non poteva più esser nascosta da mezze frasi o bugie…
"…quando mi hai fatto quel succhiotto…s’è arrabbiato davvero molto. Se adesso noi…capirebbe di certo che sei stato tu…"
"E cosa potrebbe farmi, Faraone?"
chiese l’altro con rabbia mista a delusione.
L’antico sovrano sorrise, per esser stato chiamato così. Letizia e dolore, misti in lui. Forse era il suo destino, non poter mai esser completamente felice:
"D-Denunciarti per violenza sessuale…chiedere a Jono-uchi e Honda di pestarti…mettere in giro false voci sulla Kaiba…se venissero da lui, dal Campione del Mondo, forse gli crederebbero…"
Kaiba strinse i denti, sapeva che aveva ragione. Cosa poteva fare? Non voleva…non voleva…
"Non voglio…rinunciare…a…te"
biascicò, abbassandosi su di lui e premendo la bocca sulle sue labbra.
"S-Solo per oggi…parlerò con lui…te lo giuro…parlerò con lui"
Pochi centimetri l’uno dall’altro, solo un filo d’aria li separava.
"…cosa farai?"
Negli occhi viola splendette la determinazione che vi regnava durante i duelli:
"Lo convincerò…a concedermi il suo corpo"
Il ragazzo dagli occhi blu appoggiò la fronte accanto alla sua testa, scaldando entrambi col suo corpo:
"E pensi che ti darà retta?"
bisbigliò, mentre lo stomaco iniziava a fargli male. Quella serata si stava tramutando in un incubo.
"Sì…farò appello all’amicizia, ai sensi di colpa, a tutte le armi che possiedo…io lo convincerò. Te lo giuro, K…Seto"
Un bacio sul lobo del suo orecchio…Kaiba voltò lo sguardo, verso di lui. Raramente lo chiamava per nome. Mai con quel sorriso colmo di fiducia.
Sospirò. Voleva crederci. Lui, che aveva da sempre fiducia solo in se stesso e nel fratellino.
Ma quel ragazzo dagli occhi viola, che l’aveva spedito in coma, che per mesi lo aveva rintronato coi suoi discorsi sull’amicizia, che l’aveva battuto innumerevoli volte…l’aveva ormai avvinto in sé.
Per lui…tutto. Avrebbe rivoltato il mondo, se gliel’avesse domandato.
In quel momento, gli chiedeva solo un briciolo della sua fiducia. E un po’ di tempo.
Chiuse gli occhi. Il Faraone sarebbe stato disposto ad accoglierlo nelle profondità di sé, se ne avesse avuta la possibilità. Gli avrebbe donato il suo corpo, con incondizionata fede.
A lui domandava molto, molto meno.
"Non voglio che un gesto d’amore sia interpretato per chissà cosa"
La sua voce bassa…quelle parole…sarebbe stato amore? Non lo sapeva…probabilmente sì, ma aveva ancora bisogno di tempo, per elaborare la risposta.
Non desiderava la fretta come compagna.
Riaprì gli occhi. Quelli viola erano di fronte a lui. Limpidi, sensuali.
"…giurami che lo convincerai"
Il Faraone sorrise:
"Te lo giuro"
Kaiba ricambiò il timido sorriso, sollevandosi:
"Bene…ma non ho intenzione di terminare così questa notte"
"Eh?!"
Non c’era più avvilimento, sul suo viso. Il Faraone vi vide solo…fame.
Deglutì. Forse non si sarebbero amati fisicamente, ma…non si poteva mai dire ciò che passava per la mente del rivale.
"Tranquillo…ti piacerà, vedrai"
"…non è questo che mi spaventa"
Erano piuttosto quella luce maliziosa che lo rendeva ancora più bello, le dita tornate sull’elastico dei suoi boxer. Che abbassavano piano la stoffa, facendogliela sfregare lungo il pene. E le sue labbra, a un soffio dalla punta del sesso eccitato.
Chiuse gli occhi…Kaiba non l’aveva mai visto completamente nudo. Magari in un lontano passato, ma non era a quello che poteva pensare.
Si morse le labbra. Aveva leccato la sua punta.
"T-Ti prego…"
balbettò, stringendosi forte i capelli. Gli stava venendo da piangere.
"Sssshhh"
La sua preghiera non portava a nulla, non aveva chiesto niente. Kaiba si sistemò fra le sue gambe, determinato a dare un nuovo aiuto al destino.
Gli avrebbe dato così tanto piacere, che il Faraone avrebbe implorato Yugi, perché gli desse il permesso di usare il suo corpo.
"C-Che vuoi fare?"
Lacrime fra capelli arruffati, negli occhi d’ametista.
"Farti annegare nel piacere"
gli annunciò, prima di baciare entrambi i testicoli.
Una serie di singhiozzi, un numero infinito di sospiri, gocce di sudore come lacrime di cristallo…il suo corpo era l’amplificatore dell’unione del loro sentimento. Qualcosa di talmente bello, da non poter essere descritto a parole.
"K-Kaiba…"
Il ragazzo sorrise, decidendo di dargli di più. Ormai erano stanchi entrambi, e tirarla per le lunghe sarebbe stata una sofferenza inutile. E, sebbene non desiderasse staccarsi da lui, prima lo avesse riportato indietro, prima avrebbe potuto parlare con Yugi…
"Aggrappati a me…"
gli suggerì, prima di prendere completamente in bocca il suo sesso.
Il Faraone urlò, inarcando la schiena. Lava pura. Nessuno avrebbe mai più dovuto dire che era un ragazzo di ghiaccio.
Bocca ustionante, lingua morbida e dura, dita che giocavano coi suoi testicoli, labbra strette attorno alla sua virilità, le mani che gli tenevano ferme le cosce…il più bel sogno unito all’incubo più caldo.
Troppo, troppo di tutto, di piacere e di lacrime versate, di preghiere e di succhiotti troppo leggeri da lasciare il segno.
L’estasi dell’avvicinarsi alla completezza, il male di non potervi giungere completamente.
Anche mentre lo prendeva così, Kaiba doveva stare attento a non lasciargli segni.
"S-Seto…."
Lacrime infelici si mischiarono a quelle di piacere…non era giusto che dovesse essere coinvolto anche lui, nella sua forzata castità
"…cambierò…le…cose"
L’altro non rispose, non con le parole.
Un nuovo grido, quando la forza della suzione si fece quasi insostenibile. La schiena sottile inarcata, la bocca spalancata, la saliva che colava da un angolo, le mani che artigliavano l’aria, i capelli del compagno, il tappeto…gli stava dando troppo piacere, perché potesse resistere.
Venne, inondando la sua bocca di seme caldo. Svuotandosi dentro di lui, afflosciandosi sul tappeto, nell’abbraccio del freddo, senza quasi più forze.
"Stai bene?"
Kaiba. Di nuovo sopra di lui…si stava pulendo le labbra, soddisfatto.
Il Faraone annuì, girando un po’ la testa. Se desiderava baciarlo, doveva avere l’accesso migliore.
Ancora non poteva credere a ciò che era successo, ai sentimenti che gli aveva fatto provare. Non solo quel piacere indescrivibile, ma anche la dolcezza con cui lo stava ripulendo dallo sperma rimasto…i fazzolettini di carta sembravano petali di rosa nelle sue mani, sulla sua pelle.
Cielo, come lo amava…doveva trovare la forza per compiere quel giuramento:
"Te lo prometto…io convincerò Yugi"
Il presidente sorrise piano, sistemandogli i boxer e i jeans:
"Non pensarci per stasera. Ce la fai a tirarti su?"
Nella premura di farlo respirare meglio, l’alto ragazzo s’era rialzato, sedendosi sul bordo del divanetto, una mano tesa per aiutarlo…l’antico regnante passò lo sguardo da quelle dita al proprietario, e di nuovo alle dita.
Poi prese la sua decisione.
Scosse la testa, spostando la mano e inginocchiandosi di fronte a lui, fra le sue gambe.
"E-Ehi…"
Il Faraone sorrise fra sé. Non l’aveva mai visto così rosso.
"Non te ne andrai inappagato"
mormorò determinato, slacciandogli i bottoni dei pantaloni.
"M-Ma…"
Una carezza sul rigonfiamento dei boxer tramutò la protesta in un gemito.
"E poi…dovrò abituarmi allo spazio sotto la tua scrivania"
La risposta di Kaiba si tramutò in un gorgoglio inarticolato. Gliel’aveva preso in bocca, esattamente come lui aveva fatto poco prima.
Il ragazzo serrò gli occhi, affondando una mano fra i capelli dell’altro, tenendolo giù, contro il suo inguine. Se era la prima volta che lo faceva, come sperava, allora era un genio.
Assolutamente meraviglioso.
Kaiba inarcò lo schiena, respirando a fondo, artigliando il tavolo con la mano libera.
Doveva resistere, trattenere ancora il proprio seme in sé. Più si fosse fatto forza, più il piacere sarebbe durato, più quella linguetta sarebbe rimasta su di lui.
Un gemito accompagnò il cambiamento…non più solo leccate, ma anche piccoli morsi, e succhiotti lungo tutta la sua lunghezza. Non aveva problemi di segni, lui, e l’altro lo sapeva bene…stava facendo l’impossibile pur di marchiarlo, per rendere chiaro che era solo, esclusivamente suo.
E compiva dannatamente bene il suo lavoro…troppo bene, ora che s’era messo a giocherellare coi suoi testicoli…
"Fa…Farao…"
Sorridendo, lo Spirito del Puzzle lo accontentò, accogliendo fra le sue mani il sesso eccitato, e risucchiandolo in sé, come il suo ventre non aveva potuto fare…emise solo un gemito sordo, quando Kaiba si sollevò di scatto, e iniziò a muoversi dentro di lui, prendendo la sua bocca come fosse il suo corpo, arrivandogli in gola sognando che fosse l’ansa del suo intestino.
Il Faraone strinse le labbra, con l’ano avrebbe fatto lo stesso, voleva che fosse il più possibile simile all’amore, quel semplice sesso orale.
Anche se non era stato in grado di renderli una cosa sola, avrebbe dato a entrambi un briciolo di felicità…
……..
La moto si fermò sul marciapiede di fronte al negozio di giochi…dolorosamente, il Faraone si staccò dalla schiena contro cui era rimasto appoggiato, durante il ritorno.
Kaiba era andato molto, molto meno veloce rispetto all’andata, ma ugualmente s’era violentemente stretto a lui. Non per paura o prudenza…semplicemente per ricordare meglio la perfezione del suo corpo.
Era finita…l’uno gennaio era arrivato, la mezzanotte era passata da un pezzo.
"Spero che il nonno di Yugi stia dormendo…"
borbottò, mettendo via il casco.
L’altro non rispose, limitandosi a fissarlo con gli occhi color del cielo, iniziando a slacciarsi il casco. Ma le mani minute lo fermarono:
"…è meglio di no…e non parlare…non riuscirei a staccarmi da te, altrimenti"
In silenzio, Kaiba gli permise di riallacciarlo, fissandolo attraverso la visiera scura. Stava impiegando più tempo del necessario, poteva capire perché…anche non vedendolo, non voleva allontanarsi.
"Ti chiamerò domani…promesso"
gli garantì, prima di baciare il casco, sotto cui fremevano le sue labbra.
"A domani"
ripeté, prima di correre via, senza poter avvertire il gemito triste di chi, più o meno ufficialmente, poteva considerare il suo ragazzo.
………
Avvolto nel pigiama di lana si infilò a letto, nel buio della notte, rischiarata solo dai lampioni, e qualche mortaretto sparato da un irriducibile delle feste.
Solo quando aveva spento la luce, aveva sentito un familiare rombo di moto allontanarsi.
‘Seto…’
pensò, accarezzando la catena cui era appeso il Puzzle.
L’anima di Yugi era racchiusa lì dentro. Il suo migliore amico, che però…forse non sarebbe mai stato in grado di capire.
Se avesse ricordato una delle preghiere che recitava quando regnava, di certo l’avrebbe recitata. Ma non possedeva neppure quel conforto…solo la sua forza, e la fiducia nel valore dell’amicizia.
‘Spero che le tue non fossero solo parole’
pensò, mentre si infilava la catena al collo.
Aaahhh che bella dormita che mi sono fatto!
Yugi riprese il possesso del suo corpo, mentre il Faraone si stendeva accanto a lui.
Sono contento
Il ragazzino si girò su un fianco, felice di poter di nuovo parlare col suo alter ego.
Allora, che mi racconti? Come hai passato la serata?
Lo Spirito del Puzzle sospirò. Sebbene fosse impossibile, gli sembrava quasi di sentire in bocca il sapore dello sperma di Kaiba. Trattenne il ricordo nel fondo di sé…di un ragazzo che, dopo essersi riversato in lui, era scivolato sulle ginocchia e l’aveva abbracciato stretto. Annegò nell’ombra la sensazione delle sue stesse mani che rispondevano all’abbraccio, e il dolce cullarsi in cui s’erano entrambi persi, mentre la notte s’avviava al suo tramonto…
Ehi?! Ma mi ascolti?!
Il Faraone sospirò. Era il momento di dimostrare che il coraggio non serve solo a duellare.
Yugi…ti devo parlare…
Fine
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