Disclaimers: Hanamichi e Rukawa sono di Inoue. E uffa...
 


Hana e Ru

di ZZZ


-Hana, piantala...-
La voce ancora impastata dal sonno,  Kaede Rukawa, una mattina qualunque appena iniziata.
-HANA! BASTA!- Disse alzando la voce in un modo che molti non gli avevano mai sentito usare.
Assonnacchiato, si rivoltò nel suo letto, disturbato dalla luce che filtrava dalla grande finestra sulla baia, era già mattina, quasi ora di andare a scuola, e il fatto di dover cominciare la giornata svegliandosi e alzandosi dal letto lo metteva ogni volta di pessimo umore.
Si girò sul fianco destro, guardando colui che disturbava la sua quiete
-Hana, ti ho detto e ripetuto che ODIO quando mi vieni a mordicchiare le dita la mattina, vuoi capirlo o no che sono di PESSIMO umore quando mi sveglio?-
Due tenerissimi occhi nocciola si misero a fissarlo.
-E' inutile che mi fai quel faccino tenero- Disse, mentre già gli scappava un sorriso. -Devi imparare che qui dentro non puoi fare quello che vuoi.-
Allungò una mano verso quella testa che lo osservava curiosa, arruffandola, poi afferrò per la collottola Hana e se lo mise a sedere sul torace. Lui cercava di divincolarsi, ma Rukawa lo teneva fermo con una mano, mentre con l'altra gli chiudeva la bocca, dicendogli
-Zitto e buono. Su.-
Il suo cucciolo era l'unico essere vivente con cui si permetteva quella loquacità. Ci litigava tutte le sante mattine, e ogni volta finiva per non resistere a quegli occhioni dolcissimi, e al suo pelo arruffato, rossiccio, che a vederlo sembrava sempre spettinato ma metterci una mano in mezzo rivelava una morbidezza di cui ormai Rukawa non riusciva più a fare a meno.
Ogni mattina cercava di insegnarli un po' di buone maniere, ma nulla da fare. Quel cucciolotto era l'unico a cui non riusciva proprio ad incutere la minima soggezione. Quasi l'unico, in effetti.
Se l'era trovato dentro casa una sera, bagnato come un pulcino per il temporale che c'era fuori, chissà come si era riuscito a intrufolare in casa sua e se ne stava tremolante sul pavimento, con le orecchie e la testolina bassa, gocciolante, a tremare di freddo, osservando di sottecchi lo sguardo gelido del suo candidato a nuovo padrone. Rukawa lo fissò per un po' dall'alto in basso. Poi lo smosse un po' col piede. Il cagnolino guaì, aspettandosi un calcio, in fondo era un randagio, evidentemente era stato abituato a prenderne diversi. Ma quando vide che quel piede non era lì per nuocergli, lo annusò, sospettoso. Poi cominciò a mordicchiarne i lacci. Dopo nemmeno un minuto si era già scrollato l'acqua di dosso, facendo una conseguente doccia ai pantaloni di Rukawa, cosa che lo fece a dir poco imbestialire, e gli saltellava intorno, abbaiando, mordendogli i pantaloni, rumoroso e giocherellone. Rukawa lo tirò su prendendolo per la collottola, fino a metterselo di fronte al viso.
-Tale e quale. Casinaro, fastidioso, e stupido.-
Il cucciolo inclinò la testa da un lato, lo osservò con ancora dei rivoli d'acqua che gli colavano dalla testa, era talmente buffo che a Rukawa scappò un sorriso.
"E adorabile", pensò.
Poi il cucciolo, sicuro di aver conquistato le simpatie dell'umano, cominciò a divincolarsi per correre via.
-Davvero tale e quale. Anche nel cercare di sfuggirmi.-Disse Rukawa, mentre il cagnolino si era riuscito a liberare, era saltato giù sul pavimento e scorrazzava in esplorazione in quella che aveva già deciso essere la sua nuova casa.
Il ragazzo lo guardò per qualche secondo.
-Eh no. Tu, no. Tu non mi scappi!-
E si lanciò in una gimcana intorno ai mobili, correndo dietro il cagnolino, ringhiandogli dietro -Fermati maledetto botolo pulcioso!- Mentre il cucciolo sembrava fregarsene altamente, continuando a correre qui e là, degnandolo appena di considerazione. Finchè Rukawa, esausto per la corsa, si lasciò cadere sul tappeto, ansimando.
Non riuscendosi a rassegnare alla fine dei giochi il cucciolo cominciò a saltellargli intorno mordicchiando quello che trovava, dita, vestiti, tutto.
-Allora fai solo finta di non considerarmi, eh, bastardino?- Disse Rukawa, voltandosi a pancia in giù, afferrando il cucciolotto e bloccandolo con la pancia a terra mettendogli una mano sulla schiena, di fronte a sè.
Il cucciolo per tutta risposta gli scoccò una leccata umidiccia sulla guancia.
Ruikawa si ritrasse, dicendo -Ma che schifo!- e passandosi una mano sulla faccia.
Il cucciolo lo osservò perplesso. Si avvicinò, e come se volesse controllare l'effetto delle sue leccate, che generalmente era ben diverso, gli si arrampicò sul braccio cominciando a leccargli il collo.
Rukawa si mise a ridere. Si rivoltò sulla schiena e si mise il cucciolo sul torace.
-E' che hai questo dannato musetto.-Disse a bassa voce.
Si alzò e si diresse verso il bagno. Riempì la vasca, ci mise a mollo il cucciolo, lo sfregò ben bene riempiendosi ancora di più di spruzzi, imprecando mentre il cucciolo se la godeva, scodinzolava, e lo mordicchiava. Quando lo tirò fuori dalla vasca si beccò la dose finale di schizzata, dato che di nuovo il piccolo animale si scosse mentre ancora gli stava in braccio. Avrebbe dovuto rimproverarlo, ma sapeva già che se ne sarebbe fregato altamente di qualunque cosa avesse detto.
Rukawa, grondante, afferrò un asciugamano, si sedette all'indiana sul pavimento allagato del bagno, si mise il cucciolo in grembo e cominciò ad asciugarlo. Il batuffolo di pelo però non sembrava avere intenzione di calmarsi, continuava ad agitarglisi in grembo.
Rukawa tornò a sollevarlo tenendolo con le due mani per il torace. Gli fissò gli occhi dentro gli occhi, e disse:-Fermo.-
Il cucciolo si calmò all'istante.
Rukawa rimase qualche istante immobile, sospettando che appena l'avesse rimesso giù avrebbe ricominciato a fare come un pazzo.
Invece il cucciolotto, forse solo perchè era troppo stanco, si accoccolò tra le sue gambe e gli permise di finirlo di asciugare.
-Fosse così facile pure con lui- Disse Rukawa, tra sè.
Senza che nemmeno se ne accorgesse, quello strofinare per asciugarlo diventarono carezze sul pelo arruffato e morbido del cucciolo. Rukawa lo guardava mentre gli si addormentava in braccio.
"Devo dargli un nome". Pensava.
Gli scappò una risatina sommessa, mentre giocherellava con un orecchio morbido e peloso. "E che altro nome
potrei mai dargli. E' uguale..."


-Buongiorno principino-
Disse Hanamichi, una scodella di latte in mano, accovacciato per terra accanto a un cesto di vimini in cui sopra un cuscino blu scuro uno splendido gatto nero se la dormiva della grossa.
Poggiò la scodella per terra, e approfittando del sonno dell'animale gli fece una lunga carezza su tutto il corpo, fermandosi a percepire il muoversi del torace e il battito veloce del piccolo cuore.
Mentre se ne stava assorto lì a contemplare l'eleganza dei riflessi blu sul pelo nero come la notte, il micio scosse leggermente la testa, si mosse lievemente, aprì gli occhi azzurri e voltò la testa, con un'espressione superiore che solo i gatti sanno fare, verso il suo padrone.
-Ma vedi questo, mi guarda come se il padrone fosse lui- Disse Hanamichi, fermando la mano dato che a sua maestà dava fastidio essere coccolato troppo di prima mattina. Si era preso più di un'unghiata per quel motivo, ma ormai aveva imparato la lezione.
-La colazione è servita-Disse Hanamichi, avvicinando la scodella al cesto. Il felino si sollevò con degnazione dal cesto, posò delicatamente le zampette a terra e si avvicinò col muso al latte, sospettoso.
Hanamichi con un movimento rapido spinse la testa del gatto da dietro, e gli fece affondare il muso nel latte quasi fino alle orecchie, scoppiando a ridere di fronte alla faccia bianchiccia e appiccicosa dell'animale.
Il gatto, impassibile, sollevò la testa, si ripulì con le zampe e con la lingua, risalì sul cesto e si rimise a dormire.
-Eddai, come sei permaloso-Disse Hanamichi afferrando l'animale per la collottola e mettendoselo in grembo.
Il gatto si cercò di divincolare, ma ormai Hanamichi era abituato alle sue unghiate e ai suoi morsi e sapeva come tenerlo. Se lo mise sulle gambe a pancia in su, immerse un dito nel latte e lo avvicinò al muso del gatto.
-Su, Ru, mangia, devi crescere, non fare tanto il suscettibile, lo sai che non la smetterò di tormentarti fin quando non ti metti in testa che questa non è la tua reggia-
Il gatto cominciò a leccare il dito di Hanamichi, che ridacchiava del solletico che quella lingua vellutata gli faceva sul dito.
Socchiuse gli occhi.
"Ma guarda se questo mucchio di peluria mi deve far venire questi pensieri insani già di prima mattina" si disse, pensando a una lingua altrettanto elegante, di un animale altrettanto fiero, indomabile e  incomprensibile.
Non capiva proprio come aveva fatto a nascere quello splendido esemplare di felino dalla miciona pacioccona e cicciottella che sua madre aveva da quando si era sposata. Hanamichi ancora si ricordava quando aveva deciso di tenerlo. Di tutta la cucciolata avevano tenuto solo lui, perchè non avevano abbastanza spazio per tenere tutti i cuccioli. Ma appena l'aveva visto, appena aveva guardato quel batuffolo nero che ancora nemmeno si reggeva in piedi e già se ne stava a ronfare in grembo a sua madre come se il resto del  mondo non avesse la benchè minima importanza..era stato più forte di lui. L'aveva preso, rannicchiato gli stava dentro una sola mano.
-Che bello..-aveva mormorato.
Il micetto per tutta risposta, infastidito per essere stato svegliato, gli aveva graffiato la mano e aveva cominciato a soffiare.
-Ouch!-si lamentò Hanamichi. -Ah, è così? - Disse. -Benissimo. Te l'insegno io l'educazione, sacco di pulci!- poi, rivolgendosi a sua madre: - Mamma, questo lo teniamo!-
-E va bene, Hanamichi, ma solo questo, che non abbiamo spazio per uno zoo! Come lo chiamiamo?-
Hanamichi sorrise malizioso. Quel minuscolo musetto gli teneva piantati in faccia uno splendido paio di occhi blu, e anche se era un soldo di cacio lo fissava con un'espressione minacciosa, la schiena inarcata, pronto ad attaccare.
-E come lo vuoi chiamare? Ru, no?-
La madre di Hanamichi lo guardò perplessa. -E che diavolo vuol dire, Ru?-
Hanamichi la guardò, sorrise, e rispose: -Vuol dire che sei bellissimo ma hai un carattere impossibile-. E si allontanò fischiettando, con il gattino che lo mordicchiava, incapace di rassegnarsi alla sconfitta.


La stessa mattina, più tardi, lungo i corridoi del liceo Shohoku, un ragazzo camminava con un'espressione molto più sveglia di quella che aveva di solito.
"Ma che diavolo" Si diceva."Se mi beccano col cane a scuola come minimo me lo sequestrano! Ma che potevo farci, la casa sottosopra per i lavori, nessuno che me lo poteva tenere..e non c'è nemmeno uno sgabuzzino in cui posso rinchiuderlo.." Il cucciolo nascosto dentro la giacca, con appena il musetto che spuntava fuori, se ne stava miracolosamente zitto e buono accoccolato contro il petto del suo padrone.
"E va bene, oggi devo saltare le lezioni. Ma non posso uscire da scuola perchè se mi beccano mio padre mi sega le gambe. Vuol dire che mi farò cinque splendide ore di sonno sul terrazzo" si disse, mentre oltrepassava la sua classe in cui si era fermato a lasciare la cartella per salire in terrazza. Si trovò un posticino riparato, si sdraiò per terra, e dopo essersi assicurato che la porta del terrazzo fosse chiusa per evitare che il suo maldestro cucciolo si ficcasse in qualche guaio, fece uscire Hana dalla giacca, lo prese in braccio dicendogli-Non sarai così stupido da buttarti da quassù, vero cane idiota?- E lo rimise per terra, dicendogli-Ora vai a giocare e lasciami in pace.-
Si sdraiò per terra e si addormentò.

-Ma gorilla, perchè devo andarci io?-
-Hanamichi, finiscila, e datti una mossa, se stamattina l'hanno visto significa che è qui in giro, non può saltare gli allenamenti, ormai abbiamo iniziato da un'ora, si sarà addormentato in terrazza, vallo a chiamare, muoviti!-
-Ma scusa mica poteva dormire per tutta la durata delle lezioni, se ne sarà andato a casa, no?-
-La sua cartella è ancora in classe, quindi è a scuola, vai e NON DISCUTERE!!-
-Va bene, va bene-brontolò Hanamichi mentre si allontanava.
"La volpe, la volpe..dove sarà? Magari è appartato in un bel posticino isolato..magari lo trovo addormentato..magari .."cominciò a rimuginare su quanto sarebbe stato bello fare sul corpo del "vero" Ru quella lunga carezza con cui svegliava ogni mattina il suo splendido micio.
Passò dalla classe, in effetti la sua cartella era lì.
Salì fino al terrazzo, e sentì che da fuori veniva uno strano rumore...che sembrava proprio...un abbaiare?
Aprì la porta, e un cucciolotto rossiccio gli schizzò tra le gambe fiondandosi giù per le scale.
Hanamichi guardò in terrazza, e ci trovò effettivamente Rukawa addormentato. Quella visione lo distolse completamente dall'idea del cucciolo, di chi diavolo fosse e cosa diavolo ci facesse lì. C'era Rukawa steso per terra, il sole del tardo pomeriggio che spargeva oro sulla sua pelle, il respiro regolare, le ciglia lunghe che ombreggiavano leggere le guance.
Hanamichi si avvicinò come in trance.
Si accovacciò accanto a lui, e stava quasi per poggiare una mano sulla sua fronte, quando vide che si muoveva. Fece appena in tempo a rialzarsi e mollargli un calcio nel fianco gridando -Sveglia!- prima che il moro si svegliasse del tutto e aprisse gli occhi.
-Sakuragi, che ci fai qui tu?- Chiese Rukawa ancora intontito dal lungo sonno.
-Mi hanno mandato a chiamarti, bello addormentato, datti una mossa, ache se ormai gli allenamenti sono quasi finiti.-
Rukawa si guardò intorno.
-Ehi, idiota.- Disse.
-Che vuoi, psicopatico?-
-Hai aperto la porta del terrazzo?-
-No, sono arrivato qui col mio elicottero privato, perchè?-Disse Hanamichi sbuffando.
Ma Rukawa gli si era fiondato contro, lo aveva afferrato per il bavero e schiantato contro un muro.
-Che ti piglia, volpe? Lasciami subito, sai!-
-C'era un cucciolo, qui con me. Dov'è?-
-Ah, quel coso? E' schizzato fuori dalla porta appena ho aperto, non ho idea...humpf!-
Non riuscì a finire la frase, una ginocchiata di Rukawa nello stomaco glielo impedì. E non ebbe nemmeno il tempo di reagire che già Rukawa aveva afferrato la giacca e aveva infilato la porta del terrazzo.
Hanamichi lo sentì gridare (e questo già lo sorprese):-Han..-per poi bloccarsi all'improvviso, guardare verso di lui, e correre via con un gesto di stizza, fischiando.
"Ma che fischio a fare" Si diceva intanto Rukawa, volando giù per le scale."L'ho sempre chiamato col suo nome, figurati se quel botolo indisciplinato capisce che fischio per chiamarlo..ma dove cavolo è?" mentre lo cercava affannosamente nel giardino.
Intanto Hanamichi, ancora stupito dal vedere Rukawa incavolato e trafelato per un cane, non riuscendo assolutamente a pensare a quale mai potesse essere la ragione di tanta preoccupazione, dato che anche se fosse stato un cane preziosissimo affidatogli da qualche sovrano di un paese straniero Rukawa era il tipo che avrebbe benissimo potuto fregarsene altamente di averlo perso, reagendo con un'alzata di spalle a una condanna alla fucilazione per alto tradimento.
Naturalmente l'idea che Kaede Rukawa avesse potuto essere affezionato a un cucciolotto spelacchiato che gli appartenesse non lo sfiorò neppure.
Rientrò nel vano delle scale per tornare giù, e vide che dietro la porta c'era proprio il cucciolo suddetto, rannicchiato, ignaro di quanto il suo padrone lo cercasse, che se la dormiva beato.
Hanamichi si accovacciò accanto a lui. " Eppure" si disse"da quanto ronfa sembra proprio essere il suo". Lo prese in braccio, e scese le scale fino a terra.
Rukawa non c'era già più, doveva essersi allontanato. Hanamichi guardò il cucciolo. -E ora che ci faccio con te?-

Rukawa intanto era in giro per vicoli a cercare il suo Hana.
-Hana...-lo chiamava. E ogni volta si guardava intorno prima di farlo, si sa mai ci fosse qualcuno che lo conosceva, come avrebbe mai potuto giustificare il nome del suo cane se qualcuno l'avesse sentito chiamarlo?
Ma nulla da fare. Sembrava essersi volatilizzato.
Fermo in mezzo alla strada, Kaede Rukawa, con tutto il suo ruolo di ragazzo impassibile, di promessa del basket, di cuore di ghiaccio. Pensava che aveva perduto il suo cucciolo. Pensava che aveva perduto Hana.
E non riusciva a sopportarlo.
Tornò a scuola. Ormai non c'era più nessuno, gli allenamenti erano finiti da un pezzo. Doveva ancora prendere la sua cartella e la sua bici. Entrò nella scuola deserta, salì le scale e percorse il corridoio fino alla sua classe. Si avvicinò al suo banco, e vide che per terra, con la schiena appoggiata alla parete, dormiva Hanamichi. E tra le sue braccia, un musetto ben noto faceva capolino.
Rukawa nemmeno stette a pensarci, si fiondò sul cucciolo, prendendolo in braccio, se lo stritolò con un abbraccio e cominciò a giocarci, dicendo -Hana, eccoti qui..Hana..-mentre gli infilava le dita in bocca per farsele mordere, lo rivoltava a pancia sotto, lo faceva impazzire tirandogli piano la coda, e rideva, e rideva...
E poi all'improvviso si accorse che c'erano due occhi nocciola a fissarlo. E non erano quelli del cucciolo.
Un misto di stupore, ammirazione, e tante altre cose che non riusciva a definire.
Hanamichi non dormiva già da quando aveva sentito Rukawa che gli strappava il cucciolo di mano. Aveva visto Rukawa che lo abbracciava, lo aveva visto ridere, e già questo gli aveva fatto esplodere il cuore.
Ma soprattutto, aveva sentito come lo chiamava.
-Hana?- Chiese mentre allungava una mano a prendere il cucciolo dalle mani di Rukawa.
Rukawa deglutì. Non sapeva che rispondere. Non era preparato a tutto quello, non sapeva cosa fare, non riusciva a pensare altro che la vergogna per essersi scoperto. Anche se la faccia di Hanamichi..la guardava, e si diceva che tutto sarebbe finito per il meglio. Sapeva che era un pensiero assurdo, ma...
Hanamichi prese il cucciolo in braccio e lo sollevò fino a metterselo di fronte alla faccia. Il cagnolino inclinò la testa di lato guardandolo con la tipica espressione che faceva squagliare Rukawa come un ghiacciolo. Il suo padrone stava quasi per esserne geloso, quando vide il ragazzo dai capelli rossi che, incredibilmente, inclinava la testa da un lato anche lui, mettendosi nella stessa posizione e con la stessa aria birichina e innocente del cucciolo. Rukawa non credeva ai suoi occhi: erano assolutamente identici!
Gli scappava da ridere, e avrebbe voluto abbracciarlo, dio sa quanto, e stava quasi per farlo, quando Hanamichi voltò la testa verso di lui, sorrise, gli rimise il cucciolo in braccio, si alzò in piedi e porgendogli la mano gli disse :-Vieni con me.-
Rukawa prese la sua mano e si alzò senza dire niente.
Lo seguì lungo il corridoio buio della scuola, con Hana accoccolato contro il petto dentro la giacca come quella mattina. Lo seguì nel cortile della scuola, prese la bici, e lo fece salire dietro. Seguì in silenzio le sue indicazioni fino a una casetta con un giardino, con una targhetta accanto alla porta che diceva "Sakuragi".
-Casa tua?-Chiese la volpe, con il cuore che gli martellava in petto tanto forte che aveva paura che Hanamichi potesse sentirlo.
-Eh si-rispose Hanamichi, che invece sembrava perfettamente a suo agio. Perchè aveva capito tutto, ormai. Non aveva più paura. Doveva essere così, doveva per forza. E adesso si trattava solo di trasformare quello che doveva essere in quello che era.
-Accomodati- Disse, aprendo la porta.
-Ma a quest'ora non disturbo i tuoi?-
-Stasera sono da solo-Disse Hanamichi, mentre chiudeva la porta alle sue spalle, con un sorriso e un lampo negli occhi che non avevano più nulla di somigliante all'innocenza del cucciolo col pelo arruffato.
Rukawa deglutì. Non riusciva a crederci, gli sembrava troppo facile, non poteva essere che Hanamichi avesse preso su e l'avesse portato direttamente a casa sua...
-Seguimi- disse Hanamichi.
Lo portò in una verandina chiusa, accese una luce, e disse: -Guarda.-
Rukawa guardò il punto indicato, e vi scorse un cesto di vimini con dentro un cuscino blu, con un gatto nero che ci dormiva sopra.
-Un gatto?-Chiese.
-Sembrerebbe un gatto. Ma in realtà è una specie di principe alieno, si comporta come se fosse il padrone, mi graffia, e mi fa le fusa solo quando si deve fare perdonare, è scostante e gioca con me solo in miracolose occasioni in cui si degna di concedermi le sue attenzioni.- E dicendo così Hanamichi lo sollevò per la collottola, provocando immediate reazioni di fastidio dall'elegante animale che non amava essere svegliato a quel modo.
-Gli fai male, idiota-lo rimproverò Rukawa.
-Poi passa tutto il tempo ronfando, e se lo svegli comincia a soffiare e graffiare, vedessi come mi ha ridotto le mani!-
Hanamichi lo poggiò per terra.
-Ma guardalo camminare.-Disse.
Il felino intanto si era ravviato il pelo dopo la baruffa col suo padrone, e camminando fiero, quasi regale, un'eleganza che incantava, si era avvicinato alle gambe del ragazzo dai capelli rossi e ci si strusciava contro, osservando con sospetto l'intruso umano e il cucciolo che questi teneva addosso, il quale incuriosito si guardava intorno, e che appena si accorse della nuova presenza cominciò a divincolarsi per scendere a terra e osservare da vicino.
Hanamichi si accovacciò, cominciando ad accarezzare il gatto.
-E' anche terribilmente geloso, se mi si avvicina qualcuno.... vedi? Come ti sta guardando?- Rukawa guardava quel gatto. Aveva un'espressione proprio antipatica, in effetti. Era bello, indubbiamente, ma..
-Ma come fai a tenere questo animale insopportabile?-
Hanamichi rise, ma non rispose. Si rimise in piedi, si avvicinò a Rukawa, e a bassa voce mormorò, a un centimetro dalla sua faccia:-E lo sai come si chiama?-
Rukawa scosse la testa, deglutendo.
-Ru.- rispose Hanamichi.
Non che non se lo aspettasse, a quel punto. Ma non potè fare a meno di spalancare gli occhi.
-E nonostante sia scorbutico e dormiglione io non posso fare a meno di lui.- Continuava a dire Hanamichi, mentre si avvicinava inesorabile.
Prese il cucciolo di Rukawa dalla sua giacca. Il ragazzo dai capelli neri lo guardò,  inavvertitamente sorrise del suo musetto che non vedeva l'ora di combinare qualche disastro.
Rukawa prese il cucciolo dalle mani di Hanamichi, lo mise per terra, e subito lui e il gatto cominciarono ad azzuffarsi, rincorrendosi per tutta la casa, il cane che correva e abbaiava, il gatto che lo lasciava fare, senza fare altro che tirare un'unghiata ogni tanto.
-E tu come fai a sopportare questo combinaguai?-
Chiese Hanamichi, guardando Rukawa dritto negli occhi.

Rukawa non rispose.
Sollevò la mano fino alla guancia di Hanamichi, la passò tra i suoi capelli, arruffandoli. La poggiò sulla sua nuca, tirandola verso di sè.
Un bacio.
Lunghissimo, delizioso, un bacio aspettato millenni.
Un bacio docile che pian piano prendeva fuoco, e mani a esplorare i corpi, mentre Hanamichi spingeva Rukawa all'indietro, facendolo rientrare in casa.
Un bacio interrotto un minuto soltanto, il tempo di prendersi per mano e correre lungo le scale fino in camera di Hanamichi, per poi ricominciare a raccontarsi con carezze umide, e respiri quello che nessuno dei due aveva mai saputo dire, esprimere, lasciare immaginare all'altro.
Fecero l'amore.
Come due che si sono persi nel deserto e dopo giorni e giorni trovano l'oasi che cercavano. Hanamichi non riusciva a crederci, la voce di Rukawa, che per la prima volta oggi aveva sentito gridare, e ridere, adesso ansimava di piacere e chiamava il suo nome, e gli chiedeva di più.
La pelle di Rukawa stretta tra le sue dita, il sapore di Rukawa in bocca, tutto quello gli sembrava talmente perfetto da fargli paura. 
Sentire Rukawa che gli diceva -Se tu solo sapessi quanto ti ho aspettato.- E poi null'altro, fiero e silenzioso come sempre, mentre lui gli diceva che lo amava, che lo desiderava, che era bellissimo.
Sorrideva dei loro ruoli, della loro immutabilità.
Sorrideva di come tutto potesse cambiare pur restando sempre uguale.
Si addormentarono uno accanto all'altro, con le dita intrecciate sul cuscino, guardandosi di sottecchi mentre l'altro non se ne accorgeva, Hanamichi  ammaliato dall'espressione spossata, imbronciata e affascinante del compagno, Rukawa ancora incredulo che quello che apparentemente sembrava un cucciolo indifeso avesse saputo comunicargli tutta quella forza, e avesse saputo sparargli addosso una passione come quella che aveva assaporato.

-Hana!-
Chiamava Rukawa, l'indomani mattina, rivestitosi dopo essersi svegliato tra le braccia di Hanamichi, dopo aver constatato quanto era più piacevole svegliarsi tra i suoi baci che tra i morsetti del suo cucciolo.
Ma in effetti questa mancanza da parte del cagnolino lo infastidiva. Possibile che si fosse già dimenticato di lui?
Continuava a chiamarlo.
Finchè Hanamichi sbucando fuori dalla verandina in cui c'era il cesto di Ru non lo chiamò, dicendogli di avvicinarsi in silenzio.
Rukawa e Hanamichi, accovacciati al fianco del cesto, sorridevano osservando come se la dormivano beati, come se non avessero fatto altro da sempre, nonostante il loro essere "nemici naturali", accoccolati uno contro l'altro, Hana e Ru.
 


Naturalmente l'idea m'è venuta grazie a Babele di naika ^_^ grazie :P

 

 


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