E dopo Greta e Calipso mi cimento anche io con la fic su Halloween ^^ dedico a loro questa HanaRu e, naturalmente, a Ria. Non ci guadagno niente e i personaggi sono di Inoue, che ringrazio ancora per SD e per aver creato Kaede Rukawa ^^ . Ah, forse in questa fic Rukawa  è un po’ più loquace del solito, ma si sa che nella notte di Halloween succedono strane cose…

 


Halloween's Night

di Nausicaa


E’ sera tardi.

Io sono nel salotto e sto per accendere la TV, quando nel vano della porta vedo la figura elegante di Kaede che mi osserva.

“Niente televisione, do’aho… oggi è il 31 ottobre” mi dice con la sua voce più profonda.

“E allora?” non vedo proprio la correlazione…

“Questa data non ti dice niente?” insiste lui, deciso a fare il misterioso, mentre viene avanti con il suo passo sensuale e felino.

“Sì, che sai leggere il calendario!” e lo prendo in giro. Ma lui non si scompone.

“Questa è la sera di Halloween, Hana: lo sai cos’è Halloween, vero?” mi chiede, sedendosi a gambe incrociate sul divano e sistemandosi contro i cuscini.

Io mi siedo vicino a lui e annuisco: “E’ una festa americana, ma ne so molto poco”. 

“Questa è la notte degli spiriti, do’aho…dei fantasmi e delle streghe, che se ne vanno in giro a spaventare i poveri uomini mortali. E’ la notte della paura, sai?”.

Deglutisco.

Kaede mi sembra terribilmente serio, un po’ troppo per i miei gusti, visto l’argomento; sto per sdrammatizzare con una battuta, tipo che il tensai non sa cosa sia la paura, quando fuori scoppia un fragoroso tuono che mi fa sobbalzare e d’improvviso salta la corrente elettrica, lasciando nel buio la casa.

“Accidenti!! E ora?!” sbotto.

Una pioggia scrosciante batte sui vetri e la flebile luce di una luna offuscata dalle nuvole è l’unica che ci arrivi dalla finestra…

“Vado a prendere una candela” dice Kaede.

Si alza e va in cucina, ma non torna subito come mi aspettavo; anzi, ci mette un po’ troppo tempo.

“Serve aiuto, kitsune?” gli grido; forse al buio non riesce a trovare le candele.

“No! Non ti preoccupare…”  mi grida lui di rimando. Tarda qualche altro minuto, poi arriva con due candele, che posa sul tavolo di fronte al divano; si siede di nuovo vicino a me e il gatto Micky, di cui non mi ero accorto, gli salta in braccio. Ha un fascino tutto particolare, il mio Kaede, in questa atmosfera: i suoi capelli neri gli velano gli occhi scuri come la notte, la fiamma delle candele rende ancora più luminosa la sua pelle bianca e con quel gatto nero in braccio…è meravigliosamente bello e affascinante…

“Questo sembra proprio il momento giusto, do’aho” inizia lui.

“Per che cosa?!” quanto mi dà ai nervi quando crede che io debba capire tutto un discorso da poche parole!!!

“Per raccontare delle storie, Hana: storie adatte ad Halloween…” e Kaede inclina leggermente il viso, con un movimento che adoro vedergli fare. Però…

“Storie?” continuo a non afferrare il discorso…

“Sì! Sulle cose più strane che ci siano capitate”.

Comincio a capire!!!! Il mio volpacchiotto, fissato con l’America, vuole trascorrere una serata (QUESTA serata) in perfetto stile U. S. A.!!!! bè, la cosa potrebbe avere sviluppi interessanti…è vero che la kitsune non è affatto pauroso, anzi, ma forse se gli raccontassi qualcosa di abbastanza impressionante potrei per lo meno farmi abbracciare!!!! Sapete, per rassicurarlo…Vi sembra inverosimile?

In effetti…ma il tensai non si tira indietro!!!

“Bene, stupida volpe, ma poi non lamentarti se avrai gli incubi!” lo avverto; mi metto comodo e inizio a raccontare: “Dunque, una volta io e Yohei eravamo andati un po’ fuori Kanagawa… così, giusto per fare qualcosa di diverso e divertirci…Era quasi sera quando decidemmo di tornare a casa, ma dopo un po’ lo stupido motorino di Yohei iniziò a dare problemi, come suo solito e fummo costretti a fermarci; ad un certo punto notammo una casa, vicina alla strada, e già questo era strano perché eravamo sicuri di non averla vista, prima. Comunque, dato che non avevamo scelta e che io e Yohei siamo  uomini senza paura, andammo a bussare alla porta. Ci aprì una vecchietta e le chiedemmo se per favore poteva farci telefonare ai nostri genitori per dire che avremmo tardato; lei ci fece entrare in casa. E la casa era molto strana… era tutto molto vecchio, come si vede nei film degli anni ’50, come se lì dentro non fosse mai avvenuto un cambiamento… la radio trasmetteva trasmissioni sconosciute e il telefono che ci indicò era davvero un reperto… inoltre non riuscivamo a telefonare: dall’altra parte non si sentivano suoni, come il numero chiamato fosse stato inesistente. Alla fine ci sentivamo imbarazzati, perché avevamo capito che qualcosa non andava. Ringraziammo la vecchina e lei ci accompagnò alla porta e lì fu lei a ringraziarci, per la nostra gentilezza... disse che era da tanto che non parlava con qualcuno... Quando tornammo al motorino, Yohei provò a metterlo in moto e ci riuscì! Poi mi disse: “Secondo te, come mai il calendario di quella casa portava la data 1955?”. Io gli risposi che forse era un pezzo d’antiquariato, per decorare la parete, ma quando ci voltammo verso la casa… questa non c’era più!!!” cerco di dare un tono enfatico alla mia voce, ma noto con disappunto che la mia volpe non si è scomposta di un millimetro.

“Tutto qui?” mi chiede, imperturbabile.

“Come sarebbe, TUTTO QUI?! Vorrei vedere te alle prese con una casa che all’improvviso scompare!!!” sbotto.

“MIAAAAOOOO!” miagola Micky, forse irritato dal tono che ho usato verso il suo padrone, e io lo guardo male! Giuro che, questa notte, quel gatto mi dà i brividi…

“Forse era uno spirito inquieto…” suggerisce Kaede.

“Ossia?” l’idea mi mette ansia, devo dire la verità.

“Spiriti che per i più svariati motivi non possono lasciare questo mondo e che ogni tanto si manifestano ai vivi”.

Sentiamo dei rumori al piano di sopra e io mi guardo intorno.

“E’ soltanto l’altro gatto, do’aho” la kitsune sembra leggermi nel pensiero.

All’improvviso, ecco un tuono fragoroso e un lampo e il micio alza di scatto la testa.

“Ora tocca a me…” dice Kaede, mentre accarezza il suo gatto per tranquillizzarlo.

“Vuoi davvero raccontare una storia, kitsune? Non ti si logoreranno le corde vocali, dopo?” lo prendo in giro.

“Per compensare questo sforzo, domani non dirò una parola” replica lui e io temo che lo farà davvero…Poi si sistema meglio contro il cuscino, mentre la luce delle candele disegna ombre strane e misteriose sul suo viso, aumentando il suo fascino.

“Avanti, Kaede- lo esorto- Ho proprio voglia di sentirti parlare…”.

Sarai accontentato, do’aho!

“Sai quand’è che si ha veramente paura, Hana? Quando succede qualcosa in un posto che si conosce bene e che si ritiene sicuro e, invece, si scopre che non è così…”.

“Kaede, io mi sto angosciando!!” borbotta lui.

Mi metto comodo, osservo per un attimo il mio gatto, poi comincio a raccontare: “Allora, tutto questo è capitato nell’ultimo anno che ho passato alla Tomigaoka ed era proprio la sera del 31 ottobre… avevo deciso di passare in biblioteca, prima di tornare a casa, per scoprire se avessero o meno dei libri sullo sport e sul basket; il bibliotecario mi aveva detto di fare in fretta, perché era quasi l’ora di chiusura. Fuori era già tutto buio ed io ero da solo fra quegli scaffali… ad un tratto mi sono accorto di un’ombra… come se qualcuno fosse passato vicino a me, ma nessuno era entrato in quel posto, lo sapevo, e nessuno era lì da prima. Dato che non trovavo nessun libro che mi interessasse, decisi di andarmene. Ma la porta sembrava chiusa a chiave… volevo chiamare il custode, ma vidi di nuovo quell’ombra, come se qualcuno camminasse alle mie spalle!!! A quel punto ero davvero irritato. “C’è qualcuno?” chiamai. Poi ho sentito un rumore da dietro uno scaffale e sono andato subito lì: c’era un ragazzo molto pallido, con delle escoriazioni sul volto e un taglio sulla fronte. Era sicuramente reduce da una rissa. Sai, all’epoca ero molto chiuso, molto più di quanto non sia adesso… Non gli chiesi chi lo avesse ferito o cose simili, mi limitai a dargli il mio fazzoletto perché ci tamponasse la ferita e lui mi disse “Grazie, grazie davvero”. Tutto qui. Tornai alla porta, che si aprì normalmente. Avvertii il bibliotecario che c’era ancora una persona dentro, ma lui mi disse che non era possibile, che non era entrato nessun altro, però si alzò per andare a controllare. Mentre me ne andavo mi cadde l’occhio sugli annuari che il bibliotecario stava sistemando… ce n’era uno aperto, con le foto degli studenti del 1960… riconobbi, in una foto, il ragazzo che mi aveva appena parlato e vi era scritto che era morto in quello stesso 1960… avevo appena finito di leggerlo, quando tornò il bibliotecario a dirmi che nella sala non c’era nessuno”.

Il mio racconto è finito. 

Accarezzo distrattamente il gatto che mi si è addormentato in braccio e poi osservo il volto del mio do’aho: mi guarda con i suoi occhioni nocciola spalancati…

“Ma… ma è successo davvero?!” esclama.

Io alzo le spalle: “Chi lo sa…”.

Mentre lo dico, le candele si spengono. La cosa non mi tocca, ma percepisco il nervosismo di Hanamichi, anche se lui non lo ammetterà mai.

“Che diavolo è successo?” chiede.

“Niente… sarà stata un po’ di corrente d’aria, fuori tira molto vento” rispondo io.

“Vado a prendere i fiammiferi, kitsune: non vorrei che questo buio ti spaventasse” borbotta il mio do’aho, alzandosi.

“A me piace il buio” gli ricordo.

Lui continua a borbottare qualcosa di indistinto, ma mentre  è ormai vicino alla porta della cucina, io mi ricordo che non l’ho avvertito di quello che troverà!!! Mi alzo a mia volta e faccio per raggiungerlo.

“A proposito, Hana, lì c’è…”.

“AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!” sento il suo grido e me lo ritrovo abbarbicato addosso, tutto nello stesso tempo.

“Che ti prende, do’aho?” ma in realtà è inutile chiederglielo.

“QUELLO CHI E’? COS’E’?” mi grida, alterato, indicando l’oggetto posato sul tavolo della cucina. Potrei prenderlo in giro, ma in fondo ha ragione, devo concederglielo: lui non sa granché di Halloween, si era creata una strana atmosfera grazie alle nostre storie con cui cercavamo di spaventarci a vicenda, non c’è luce… lui apre la porta e, senza preavviso, si ritrova davanti la mia zucca-lanterna, tutta illuminata e dall’aspetto decisamente sinistro…

Lo abbraccio forte, mentre gli rispondo: “E’ una delle zucche con cui gli americani tengono lontani gli spiriti nella notte di Halloween”.

Lui si stacca da me e si avvicina, guardandola in cagnesco: “Ma è di plastica! Dove diavolo l’hai trovata?”.

“L’ho comprata a Tokio, qualche anno fa… in un negozio vicino all’ambasciata americana, che vendeva oggetti importati dagli Stati Uniti” spiego.

Hanamichi se la guarda per bene, borbottando: “E’ davvero inquietante, ci credo che tiene lontani gli spiriti!! Ma…un momento! Credi che qui dentro ci siano spiriti?” e mi fissa con gli occhi sgranati.

Uhm…

“Hai mai sentito parlare della Grande Zucca, do’aho?” gli chiedo con la mia voce più profonda… non credo conosca i Peanuts, ma insomma…

“No! Che roba è ?” sembra curioso.

“Si racconta che la notte di Halloween da uno degli orti di zucche degli Stati Uniti sorga la Grande Zucca, che poi vola per l’aria e…”.

“Ma è vero?!” mi interrompe il mio do’aho.

“Chi lo sa…”ripeto io.

Questi racconti ti impressionano, Hana! Mi piaci un sacco quando fai così, sei troppo dolce!! Lo abbraccio di nuovo, lo bacio sulla guancia: “Il mitico tensai ha paura?” lo provoco.

E lui mi stringe a sé: “Il tensai non sa cosa sia la paura, ma dato che sono un ragazzo sensibile sono preoccupato per la sorte di quei poveri spiriti, ecco, è così!!”. “Sembravi nervoso…” lo stuzzico.

Lui mi sorride: “Averti stretto a me, kitsune, mi fa venire in mente un modo piacevole per non pensare ad Halloween…”.

“Quale?” sussurro io.

“Andiamo in camera, kitsune…”. 

 

Questa è una di quelle notti in cui non ci attardiamo nei preliminari… tenere fra le braccia il corpo nudo di Kaede mi fa perdere la testa: affondo le mie dita nella sua carne, la mia lingua nella sua bocca, ci baciamo con passione fino a rendere  incontrollabile la nostra eccitazione… Entro dentro Kaede e le mie spinte sono subito veloci, perché il mio desiderio di lui è sempre più intenso e i suoi gemiti e le sue grida mi dicono che è così anche per lui… Dopo il piacere, che è stato totale e completo, ci divertiamo a lavarci insieme e quando torniamo sul futon  mi sento felice e orgoglioso, guardando l’espressione appagata di Kaede, che riposa tra le mie braccia: ora decisamente non è un volpino indisponente, sembra più un gattino che fa le fusa!! Lo stringo a me, accarezzando la sua pelle umida.

“Ti amo tanto, Hanamichi…” mi dice, all’improvviso, in un soffio.

Queste parole mi fanno sentire il cuore in gola!!!! Era da un bel po’ di tempo che non me lo diceva…non perché non lo pensi, ormai l’ho capito, è solo che lui è fatto così: parla il meno possibile. Io, invece, gli dichiaro il mio amore molto più spesso, ma del resto il tensai è un ragazzo romantico e appassionato!!!!

“E io ti adoro, Kaede” gli mormoro, baciandolo in fronte.

“Ti amo davvero tanto, Hanamichi…”.

Ooooooohhhh….questo DAVVERO non me l’aspettavo!!! Il mio volpino adorato mi ha detto che mi ama due volte di fila…sì, bè, ciò significa che, se tutto andrà bene, me lo ridirà l’anno prossimo…Ma non importa, gli accarezzo i capelli e gli sorrido mentre ci rilassiamo per dormire. Che carino, il mio Kaede…chissà perché stanotte è stato così romantico? Forse ci sono davvero gli spiriti. Uhm…oddio, speriamo di no! Però…

 

Ho davvero sonno.

Chiudo gli occhi e sono pronto per il mondo dei sogni, ma ad un tratto sento la mano di Hanamichi che mi scuote la spalla e mi arriva la sua voce nell’orecchio.

“Cosa sono questi rumori, kitsune?”.

Hn…mi ero quasi addormentato…

“Che vuoi che siano, saranno i miei gatti…”.

“I gatti dormono di notte!!! Credi che siano spiriti?” mi chiede, allarmato.

“Dormi, do’aho…” neanche ti rispondo!

Rimango sveglio per un po’, poi inizio ad assopirmi quando sento che anche il mio do’aho si sta rilassando.

Ma non dura a lungo. Mi scuote di nuovo.

“Li senti questi passi, Kaede?” domanda, preoccupato. In effetti, li sento.

“Vengono dalla strada, Hanamichi: sarà qualcuno che ha fatto le ore piccole”.

Di nuovo chiudo gli occhi.

E lui di nuovo mi scuote.

“Ma questo scricchiolio…”.

Ok, ora basta!!

Mi protendo e lo bacio sulle labbra, poi gli dico: “Ma il mitico tensai non era un uomo senza paura?” lo punzecchio. E lui reagisce, come volevo.

“Con chi credi di parlare, stupida volpe?! Certo che non ho paura, io lo dicevo per te, perché tu stessi tranquillo!!! Per farti capire che non mi sfugge niente e che…”.

“Sì, sì…ma come posso fare per distoglierti da questi pensieri?” lo interrompo. Lui mi sorride: “Se tu facessi l’amore con me, Kaede, decisamente non penserei a nient’altro!!!”.

“Buona idea…” mi limito a dirgli, prima di baciarlo di nuovo. Prendimi, Hana…

Dopo, proviamo di nuovo a dormire.

“Ora sono davvero rilassato, Kaede: mi sento proprio bene…”.

Hn…ma io ti adoro, Hanamichi, quando ti vedo così impressionabile…Magari dopo mi ammazzerai, ma non so resistere…E poi questa è la notte degli spiriti dispettosi… Avvicino le mie labbra al tuo orecchio e mormoro: “Hana, la conosci la storia del camion fantasma?”.

“KITSUNEEEEEEEEEE!!!!!!!!!”.

 

Fine ^^ 

 

Il riferimento ai Peanuts riguarda le bellissime strisce in cui Linus aspettava la Grande Zucca (in Italia conosciuta anche come Grande Cocomero) nel suo giardino, la notte di Halloween ^^ .    



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