DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: a Patrizia,Lucy e Fede che aspettano questa fanfic da tanto.

NOTE: questo capitolo è stato peggio di un parto >___< Durante la sua stesura ne sono capitate di tutti i colori,ma alla fine sono riuscita a finirlo ^__- Mi spiace solo che alla lunga attesa non corrisponda la bellezza del capitolo ;___;

DISCLAIMERS:Ru e Hana sono di proprietà del sensei Inoue, mentre Kazuyoshi Watanabe è mio, tutto mio, il mio tessoooooro *____* ! Ma se lo volete sono disponibile a prestarvelo per un po' ^__-


Guardo solo te - anata dake mitsumeteru

parte II

di Masha


POV Rukawa

Un tiepido raggio di sole, filtrante dalle tapparelle appena sollevate, mi accarezza lievemente il viso, svegliandomi.
Mi scappa un profondo sbadiglio; vinto dalla stanchezza sono riuscito a prendere sonno solamente alle prime luci dell'alba, sebbene possa sembrare incredibile per un tipo come me che riesce a addormentarsi persino in bicicletta.
Eppure, sapere di avere Hanamichi seminudo a pochi metri da me mi ha impedito di addormentarmi prima.
Sentivo il sangue scorrermi come lava incandescente nelle vene e mi sono ritrovato più volte sul punto di alzarmi, avvicinarmi al suo letto per far scorrere le dita sul suo volto volitivo e assaporare le sue labbra carnose…per fortuna ho un autocontrollo degno del mio soprannome di Iceman!
Mi stiro voluttuosamente le braccia ripensando con un sorriso alla giornata di ieri, poi mi volto verso il letto di Hana: adesso credo proprio di potermi concedere qualche istante per contemplare il suo volto addormentato. 
Chissà come sono dolci i suoi lineamenti rilassati nella pace del sonno…
Fatico a trattenere un moto di disappunto nel costatare che il letto è vuoto, desolatamente vuoto, e che Hana non è neppure nella stanza.
Con uno sbuffo irritato mi alzo dalla comodità del mio giaciglio e decido di andare senza indugio a cercare il rossino al piano inferiore.
Seguendo un delizioso aroma di caffè caldo che sta cominciando a diffondersi nell’aria scendo lentamente le scale, mentre mi stropiccio gli occhi ancora assonnati, e raggiungo la cucina. Hanamichi sceglie proprio quel momento per uscirne, col risultato di ritrovarci con i visi quasi a contatto, le punte dei nostri nasi che si sfiorano, occhi negli occhi.
“Ehilà volpino!” mi saluta il do’aho con un gran sorriso, dopo un attimo di smarrimento dovuto alla posizione in cui ci siamo ritrovati, afferrandomi poi per un braccio per trascinarmi all’interno della cucina dove mi fa sedere di fronte ad un tavolo già apparecchiato per la colazione.
“Stavo giusto per venire a svegliarti, volpino! E’ di prepararci per andare a scuola. Ho preparato una colazione all’occidentale, latte coi cereali oppure pane tostato e marmellata. Io sono abituato a farla così, ma tu…forse preferisci qualcosa di più tradizionale?” 
La testa rossa appoggia sul tavolo un cartone di succo d’arancia e la caffettiera ancora fumante, guardandomi un po’ incerto. Solo ora gli è venuto il dubbio che una colazione occidentale potrebbe non essere di mio gradimento e probabilmente si sta dando da solo dell’idiota per non averci pensato prima. 
Ha un’espressione assolutamente adorabile tutto imbarazzato com’è ora e in un altro momento lo lascerei a macerarsi nel dubbio ancora per un po’, con mio sommo piacere personale, ma è stato così gentile a prepararmi la colazione che decido di trarlo subito di impaccio.
“Hn…questo va bene” gli rispondo, allungando una mano verso la caffettiera e versandomi una tazza abbondante di caffè. A dire il vero, mia madre, quando non segue papà in uno dei suoi lunghi viaggi d’affare, deve alzare parecchio la voce per farmi mandare giù qualcosa a colazione, però oggi ho deciso che posso fare anche uno strappo alla regola. 
Prendo due fette di pane tostato e le appoggio sul mio piatto, dopo averle ricoperte con un velo di marmellata di albicocche; Sakuragi mi scocca uno sguardo d’approvazione, poi si dedica al suo pasto senza che tuttavia il cibo riesca a scalfire di un millimetro la sua voglia di conversare. Tra un boccone e l’altro mi sommerge di allegre chiacchiere e io non ne sono per nulla infastidito, tutt’altro, nonostante continui a rispondere con i miei soliti monosillabi; in realtà sto davvero benissimo ora, nell’intimità della sua cucina, ad ascoltare la sua voce calda mentre mi parla degli argomenti più disparati. Non mi sono mai sentito così a mio agio con persone che non siano i miei genitori o in un posto che non sia la mia casa o un campo da basket…
Terminata la colazione aiuto Hanamichi a riordinare velocemente la cucina, poi torniamo entrambi al piano superiore a cambiarci e ci avviamo verso lo Shohoku, pregustandoci le facce sconvolte dei nostri compagni di scuola e delle mie fan nel momento in cui raggiungeremo assieme.


Tre settimane.
Sono passate già tre settimane da quando Hanamichi ed io abbiamo cominciato a frequentarci come amici.
Ogni volta che ci vediamo è una sorpresa, ogni giorno scopro in lui particolari nuovi, piccole sfaccettature del suo carattere che mi aprono spiragli nuovi sulla sua anima e che mi portano ad innamorarmi sempre un po’ di più di lui.
Certo, rimane sempre il solito casinista, indisponente e cocciuto do’aho che mi fa saltare i nervi, ma è anche per questo che me ne sono innamorato e poi sono sempre stato convinto che dietro a tutto ciò si nascondesse molto di più; Hana possiede una dolcezza e una sensibilità d’animo che raramente ho trovato in altre persone.
Sorrido come mi capita sempre quando penso al mio rossino, mentre infilo con noncuranza l’ultimo canestro supplementare della giornata. Raccolgo il pallone che è rotolato ai miei piedi e lo ripongo nel cestone insieme con gli altri, poi recupero il mio asciugamano col quale comincio a detergermi il viso madido di sudore, pregustando la serata che mi aspetta: da quella prima sera di tre settimane fa Sakuragi ed io abbiamo preso la piacevole abitudine di cenare assieme dopo gli allenamenti, quando sua madre lavora o i miei sono fuori, e stasera è una di quelle occasioni.
Se penso al rapporto che avevamo in precedenza questo è un enorme passo in avanti e ne sono immensamente felice, anche se dentro di me non posso fare a meno di ammettere che vorrei avere ben altro che semplice amicizia da lui e di sentirmi parecchio ipocrita per questo: lo sto ingannando. Però il mio lato più egoista, quello che vorrebbe Hana esclusivamente per sé, soffoca questo pensiero.
Sospiro avvicinandomi agli spogliatoi; è meglio che la smetta con queste riflessioni che non mi portano da nessuna parte, rischio solo di rovinarmi la serata per niente.
Arrivato all’ingresso del locale alzo la testa e la mia mano si blocca sulla maniglia sulla quale l’ho posata. La porta è appena socchiusa e mi rivela un Hanamichi immobile davanti al suo armadietto, di profilo rispetto al punto in cui mi trovo io, ricoperto solo da un minuscolo asciugamano bianco che nasconde a malapena la sua vita, i capelli rossi che gli ricadono in ciocche umide e spettinate sul volto abbronzato e il petto tornito sul quale scivolano lascive centinaia di minuscole goccioline d’acqua.
Mai nella mia vita ho visto qualcosa di così assolutamente…perfetto.
I pantaloncini cominciano a tirarmi in maniera vergognosa all’altezza dell’inguine e sento un calore sospetto investire in ondate devastanti tutto il mio corpo.
Credo di essere arrivato al punto di non ritorno. 
Non posso continuare a spiarlo come un ladro quando ne ho l’occasione, violentando i miei stessi istinti che premono per farmi stringere quel corpo perfetto al mio.
Non posso continuare a comportarmi da amico, quando è chiaro che questo tipo di rapporto tra noi non mi basta né mi basterà mai.
Adesso entro nello spogliatoio, mi armo di tutto il mio coraggio e glielo dico…glielo dico quanto dannatamente importante è diventato per me.
Ma non faccio neppure in tempo a muovermi…
Un paio di braccia muscolose, coperte del tessuto morbido di una tuta da ginnastica, si avvolgono intorno alla sua vita, un petto ampio si appoggia sulla sua schiena abbronzata e due labbra rosee posano un bacio quasi riverente sulla pelle nuda della sua spalla destra.
Hanamichi sussulta, colto alla sprovvista. E il mio cuore smette di battere.
Non riesco a credere a cosa sta succedendo davanti ai miei occhi in questa stanza.
Watanabe…Watanabe sta abbracciando con un gesto così intimo il mio Hana?
L’ho sempre saputo che la nostra matricola prova un’ammirazione e un rispetto sconfinati nei confronti del do’aho, ma da qui a…non può…non deve…
“Ti amo” 
Il basso mormorio di Watanabe rompe il silenzio quasi innaturale che si era venuto a creare nello spogliatoio dopo il suo gesto. 
Hanamichi sussulta di nuovo, violentemente, alle parole dell’altro e si scioglie dal suo abbraccio, voltandosi a guardarlo in viso.
“Che cosa hai detto?”
“Ti amo” ripete sicuro il nostro compagno di squadra, fissandolo con occhi determinati prima di proseguire “Mi piaci dallo scorso anno, quando ti vidi per la prima volta nella partita contro il Ryonan durante il campionato della prefettura.Quel giorno rimasi affascinato da te, dal tuo entusiasmo e dalla tua irruenza. Il tuo gioco ancora grezzo, ma ricco di talento e imprevedibilità mi colpì immediatamente. Ho rifiutato la proposta del coach del Kainan di entrare a far parte della sua squadra una volta alle superiori e mi sono iscritto allo Shohoku,perché volevo a tutti i costi giocare al tuo fianco.Poi ho imparato a conoscerti, non solo come giocatore di basket ma anche come persona, e…mi sono innamorato di te.”
Al termine della confessione di Watanabe, Hana rimane a lungo in silenzio, mentre io stringo convulsamente la maniglia della porta, attendendo con ansia pari a quella del diretto interessato una risposta da parte sua.
“Watanabe, io…”si decide finalmente a parlare il rossino “…io sono lusingato dalle tue parole,dico davvero,però credo…credo di non essere innamorato di te.” 
Hanamichi si ferma un istante, evidentemente con l’intento di trovare le parole più adatte a spiegare quello che sente.
“Cioè…io non ho mai pensato a te in questi termini, a nessun ragazzo a dire il vero…sei simpatico, mi piaci come compagno di squadra e amico, e le tue parole sono un balsamo per il mio cuore rifiutato cinquanta volte,però…”conclude arrossendo deliziosamente.
Watanabe gli si avvicina piano, allungando una mano per sfiorargli con dolcezza una gota scarlatta.
“E’ che sei così bello…”
Il do’aho sussurra e sgrana gli occhi, fissandoli increduli sul volto serio del ragazzo in piedi di fronte a lui.
“Bello?Io?”
“Bellissimo” conferma Watanabe “Uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto, e non sono l’unico a pensarlo. Anche il sempai Rukawa…” si interrompe bruscamente dopo questa affermazione,accorgendosi di aver detto forse troppo nella foga del momento.
Vedo Hanamichi lasciare andare un ansimo stupito, mentre sul suo viso si disegna un’espressione sbalordita 
“Rukawa che cosa??”
Do’aho!Ma sul serio non te ne sei accorto?
Io SONO innamorato di te!
Dalla prima volta in cui ci siamo incontrati i miei occhi ti hanno riconosciuto, hanno visto in te l’altra metà della mia anima…
Dopo qualche istante di esitazione la matricola prosegue deciso.
“E’ innamorato di te. Si vede da come ti guarda. Sempre. Il suo sguardo è perennemente puntato su di te, su ogni tuo gesto, pronto a captare ogni tuo minimo cambiamento d’espressione. Anche durante gli allenamenti o le partite…nei suoi occhi ci sei solo tu.”
Sono basito.
Watanabe sembra avermi letto perfettamente nel cuore, ha espresso come neanche io avrei saputo fare tutto quello che sento per Hana…o forse,semplicemente, non sono poi così inespressivo come credevo, e i miei sentimenti nei confronti della testa rossa sono talmente evidenti che se n’è accorto anche qualcun altro…
Anche Sakuragi sembra seriamente colpito dall’affermazione del nostro compagno, perché ci mette almeno un paio di minuti per riprendersi e riuscire a ribattere qualcosa.
“Non…non dire assurdità!Certo, io e Ru ora andiamo d’accordo e siamo diventati buoni amici, ma lui non potrebbe mai innamorarsi di uno come me!”
“Hanamichi, tu sei una persona speciale!Come puoi dire che sia impossibile innamorarsi di te?Io lo sono!E credimi quando ti dico che anche il sempai lo è: quando ti guarda nei suoi occhi brilla la stessa luce che di sicuro illumina anche i miei ”
Hana scuote la testa, senza rispondere, chiaramente ancora non del tutto convinto delle parole dell’altro.
“Beh…anche se la risposta non è stata quella che volevo, dopo averti confessato i miei sentimenti mi sento meglio. Ora però è meglio che torni a casa, altrimenti mia madre chi la sente…” Il tono di Watanabe tradisce una certa tristezza, nonostante cerchi di nasconderla dietro un sorriso.
“Ci vediamo domani, sempai Sakuragi” esclama mettendosi il borsone a tracolla, e dirigendosi verso l’uscita che da sul cortile.
“Watanabe, aspetta!”
Hanamichi lo ferma, e io tremo. Non vorrei che ci avesse ripensato…
“Volevo dirti che qualunque cosa succeda puoi sempre contare sulla mia amicizia. So che non è quello che vorresti, ma…”
“Grazie, me lo farò bastare” mormora piano la matricola prima di uscire definitivamente dagli spogliatoi, salutandolo con un gesto della mano.
Hana rimane per qualche minuto a fissare l’uscio chiuso con un’espressione dispiaciuta sul volto, prima di scuotersi con un sospiro e cominciare a vestirsi. 
Io, dal canto mio, sono ancora troppo scosso dalla conversazione cui ho appena assistito per muovermi dal mio posto. 
Watanabe ha detto ad Hana che sono innamorato di lui e io…io sono terrorizzato. 
Ho una paura tremenda di quella che potrebbe essere la sua reazione alle rivelazioni del nostro compagno.
D’accordo, ha preso bene il fatto che un ragazzo sia innamorato di lui, ma il rapporto che si è instaurato tra di noi in quest’ultimo periodo è molto diverso da quello che lo lega a Watanabe. 
Potrebbe sentirsi tradito, ingannato e ferito dal mio comportamento. 
Potrebbe cominciare a odiarmi sul serio, questa volta, e allontanarmi…e io non potrei sopportarlo.
Ora che l’ho assaporata, non posso rinunciare alla sua amicizia.
E’ diventata troppo preziosa, importantissima per me.
E dovesse venire a chiedermi una spiegazione? 
Dovrei negare di provare qualcosa per lui?O farei meglio a confessargli la verità sui miei sentimenti?
Non lo so, non lo so davvero.
Avrei bisogno di pensare con calma, da solo, a come comportarmi ora; non posso rischiare di buttare tutto all’aria, prendendo decisioni affrettate e dettate dall’emozione del momento. 
Ma Hana è qui, a separarci solo la porta socchiusa degli spogliatoi, e non ho il tempo di prepararmi ad affrontarlo, tanto più che starà cominciando a chiedersi per quale motivo non abbia ancora terminato i miei allenamenti supplementari.
Kami, aiutami tu…
Prendo un profondo respiro per farmi coraggio, poi spingo con decisione l’uscio degli spogliatoi, ed entro nella stanza.

FINE SECONDA PARTE




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