P.O.V. di Kaede
Vedere l’universo, nel suo
buio costellato da piccole luci accese, in un accenno di fiamma sbiadita,
è una cosa speciale. Ricorda, lontanamente, quel tunnel che bisogna
attraversare per poter entrare in un sogno. Quel tunnel di vita buia,
pieno di piccole luci bianche e rosse, i colori della speranza e
dell’aspettativa.
Vedere l’universo, nel suo
buio costellato di piccole luci accese, con accanto Hanamichi che dorme
beato, è una cosa veramente stupenda. Un prodotto tipico del regno dei
desideri, quei desideri caldi e soffici, che sgorgano dai cuori volubili
degli amanti.
Domani è un giorno
speciale ed io voglio fare qualcosa di speciale..
Domani, è un giorno come
tanti, e proprio perché è un giorno come tanti, è un giorno speciale.
Speciale nella sua normalità. Speciale nel suo gia sperimentato
svolgimento. Speciale nelle sue comuni presenze. Speciale per quella
presenza così imponente che c’è sempre, costantemente, nel continuo
scorrere impetuoso dei giorni. Hana.
Hana.
Mi piace sussurrare il suo
nome nella mia mente. Hana. Dolcemente, e senza parole. Hana. Solo
sillabarlo nel silenzio della mia testa, come per confermare l’esistenza
di questo coso grande e rosso, che ogni sera mi avvolge con le sue braccia
al profumo di stelle. Hana.
Domani è un giorno
speciale, perché è speciale l’amore che provo per lui.
Non so cosa, però.
Qui, persi nello spazio ad
assecondare voleri più alti di noi, cosa si può donare al proprio amato?
Il presidente del pianeta
Çinphònia ha deciso che era il momento di iniziare un’era di esplorazioni
spaziali. È stato deciso di fare un concorso per trovare persone adatte.
Adatte… siamo stati scelti noi due… beh, anche altri cinque, ma, comunque,
noi due ci siamo. Ci siamo benissimo.
Ogni giorno ci svegliamo
nella stessa cabina, ci ricomponiamo nello stesso bagno. Pilotiamo
un’astronave nella stessa cabina comandi, e stando sempre vicini, ci
amiamo anche per quando siamo stati lontani.
Stare sempre insieme, ci
aiuta a respirare.
Ho sognato molto a lungo,
ho pregato, di venir preso per questa missione, ma alla fine aggiungevo
sempre una piccola clausola: “solo se ci sarà anche lui!”.
Qualcuno, non so chi, mi
ha ascoltato. e siamo qui.
Non so stare cinque minuti
senza guardarlo perché, guardare una cosa
bella è indispensabile per saziare l’anima, e lui è bellissimo, perché è
il mio amore. mi piace tanto osservarlo lavorare.
Guardarlo mentre ha il
volto tirato in un’espressione concentrata su un lavoro che, fino a poco
tempo fa riteneva impossibile… bello e difficile allo stesso tempo, un po’
come l’amore.
Bello e difficile.
Abbiamo esplorato sistemi
e sistemi di stelle e pianeti, ma nessuno era grande come il sentimento
che ci lega. Ora, siamo vicinissimi al pianeta Terra, l’unico che, per
adesso, ci risulta abitato. Per adesso.
Il rapporto dice che gli
esseri dominanti di questo pianeta, sono quasi uguali a noi. Quasi,
l’unica differenza è che -loro-, ragionano coi piedi, noi con la testa e
il cuore.
A volte, Hana potrebbe
passare per un terrestre.
Chissà cosa donano loro,
nelle occasioni speciali? Speciale come solo un giorno qualsiasi sa
esserlo…
Io non so proprio…
Non sono mai stato bravo a
comprare regali giusti, risultano sempre troppo banali, o troppo poco
indicati. Non esistono corsi di regalologia? Beh, dovrebbero proprio
inventarli!
La faccenda poi, è
maggiormente complicata, visto che siamo su di una navicella immersa
nell’infinito dello spazio.
Potrei sempre donargli me
stesso… il mio corpo… questa sera, quando ci ritireremo nei nostri ovetti,
quella sorta di casse tonde che usiamo per dormire, potrei donargli il mio
corpo… ma lui non capirebbe la sacralità di un gesto che ormai è troppo
usato. Lo riterrebbe un regalo, sì, ma uno di quelli che gli faccio
spesso… voglio che questo sia un qualcosa di speciale. Di unico. Come un
sole… che riscaldi il suo cuore…
Cammino in tondo, sperando
in una illuminazione che risulti attraente.
Voglio fargli capire, che
lui conta veramente tanto per me.
…
…
…
Ok, ho trovato, penso di
sapere qual è la cosa giusta da donargli… domani.
L’idea mi è venuta
soffermandomi su una cartina inchiodata alla nostra parete, proprio dietro
il timone, raffigura il nostro mondo.
Sul nostro pianeta, è
abitudine ornare i muri un po’ più vecchiotti delle città, con dei grandi
disegni colorati.
Li chiamiamo murales.
Con questi disegni si
abbelliscono anche le parti meno nobili dei paesi, e si fa capire che quel
paese è di chi lo rende bello.
Ecco, voglio donare ad
Hana un murales, ma non un murales qualunque, ne voglio uno speciale.
Al lavoro!
Il bello della tecnologia
è che tutto si può fare prima,
e più facilmente. Basta premere un bottone, ed io scendo sulla
Terra. Solo un piccolo flash di luce, poi, posso esplorare un mondo nuovo.
Non c’è nessun terrestre
in vista, solo milioni e milioni di piccole luci lontane. È uno spettacolo
meraviglioso.
Io, qui, solo, nel bel
mezzo di un campo di grano, e là, alla mia destra, la sagoma poco chiara
di una città immersa in un dormiveglia illuminato da lucciole elettriche.
Sembra un piccolo cosmo, con i suoi piccoli soli, i suoi piccoli pianeti,
i suoi silenzi sognanti, dentro un cosmo più grande!
Non esiste regalo maggiore
di un regalo fatto con amore, è per questo che per preparare il mio
regalo, condividerò il mio amore per lui, con tutto questo pianeta, che
mai avevo veduto prima.
Mi metto nudo, sdraiato su
di una quantità indefinita di spighe, ed inizio ad amare le spighe, perché
mi ricordano il suo lento avanzare quando il sonno non mi ha ancora
lasciato del tutto. Inizio ad amare il vento, che mi ricorda le sue
carezze un po’ malferme, e l’umidità del terreno, in ricordo delle gocce
che gli luccicano sul corpo dopo uno di quegli allenamenti che facevamo un
tempo, sui campi di Çinphònia.
Amo tutto, perché il mio
tutto sei tu, e in ogni cosa ritrovo un po’ della tua essenza, perché tu
sei sempre con me.
Mi accarezzo un po’
ovunque, imitando le tue dita, ma il tuo tocco è unico e non si può
eguagliare, ma il ricordo della tua pelle sulla mia permane, è tatuato in
maniera indelebile sul mio cuore, e sul mio fianco sinistro, quello
dedicato ai peccati cui non si può rinunciare, e non lo si può capire,
solo accettare.
T’immagino vicino e sento
il tuo profumo di stelle. Abbraccio una nube di vapore credendola te. La
consistenza della tua pelle serica mi fa pensare alla nebbia, ed io amo la
nebbia.
Mi accarezzo… un po’
ovunque, e sento il piacere che deriva da te, denso, nel bicchiere dal
quale mi accingo a berlo… denso come un sogno. Il mio sogno realizzato.
Penso a te e a te
soltanto, per aprirmi del tutto in un fiore dall’angelico peccato. Quello
di amare così tanto qualcuno. Una sfida, all’amore stesso di un dio.
Ti voglio bene…
Raggiungo il culmine con
un tocco ancora, e il terreno assapora il seme che ho fatto sgorgare,
simbolo d’amore.
E ritorno in astronave.
Lo vedo, qui, dall’alto,
il mio murales, anzi, il mio granales, perché è fatto nel grano.
Simboli arcaici, cerchi e
figure geometriche che si allungano e si estendono su di un campo di
grano. Sono solo simboli.
Simboli che rappresentano
me. Che rappresentano te. Che rappresentano un noi: adorno di luce,
sospeso nella pace della quiete notturna.
Simboli, per farti capire
che ovunque saremo, tu sarai con me, anche qui, nel lontano sistema
solare, ai bordi di un pianeta di esseri apparentemente come noi.
Provo ad immaginarmi la
tua faccia quando, domani mattina, vedrai questi segni, questi cerchi nel
grano… e quando riuscirai a leggerci: “sei il mio respiro…”.
So che subito non capirai,
che poi ti riprenderai, ti girerai sbalordito verso di me, mi bacerai e mi
vorrai, mille e mille volte ancora, senza paura. Io ti accontenterò, e
ritorneremo nel normale, amandoci come sempre, con quella punta di pazzia
che tanto ci possiede.
E sarà intenso ma lieve…
il nostro bacio.
-Fine-
DISCLAIMER: allora, allora… i personaggi della
storiella sono del maestro INOUE e non miei… anche se devo dire che sono
diventato ormai abbastanza bravo a storpiarli… riceverò con molto piacere
ogni commento vi esca, bestemmiando o cantando, dal cuore…
ciao, ciao…