Surreale, siamo a due!

Il titolo stavolta è rubato al modo in cui tutti si riferiscono ad Eiji e Shuichi all’interno del manga: “la coppia d’oro del Seigaku”.

Ryoma, Momo-chan, Oishi, Eiji, Tezuka, Fuji, Inui, Kaidoh, e Kawamura sono nati dalla mente e dalle mani di Konomi-sensei a cui va la mia eterna ammirazione per la capacità sublime di lasciar cadere hints yaoi in ogni pagina.

Un bacio a Ria che si è lamentata per la dedica precedente: ok niente più twingo. Le piacerebbe eh? Kiappu poi la fine come vede l’ho lasciata così, non mi veniva altro da aggiungere. E per finire TANTI AUGURI FRAPPU visto che l’altra storia le è piaciuta questa la consideri un regalo di compleanno per lei (il contenuto è il suo pane: puccini che fanno tante cosacce ^O^). Un bacio vecchietta!

Angie

 


Golden Pair

di Angie


Eiji si rivoltò ancora una volta sul letto finendo a pancia in su a scrutare il soffitto con occhi sognanti: domani sarebbe uscito con il suo Shuichi. Non vedeva l’ora! Finalmente avrebbero potuto stare un po’ insieme; insomma, in realtà insieme ci stavano sempre per parecchie ore ogni giorno tra pranzo, allenamenti ed uscite con gli altri membri del Seigaku, però quell’occasione sarebbe stata molto diversa.  Già, l’indomani sarebbe stato un vero appuntamento, dopo tutto quel tempo finalmente erano riusciti a ritagliarsi un intero pomeriggio solo per loro, senza tennis, senza amici, in completa libertà, nemmeno per l’anniversario del primo mese come coppia erano riusciti a restare soli. Gli altri ragazzi in quell’occasione si erano lanciati una serata di festeggiamento per  le vittorie iniziali della stagione e con sommo dispiacere non avevano potuto svignarsela come da tempo era nei loro progetti. Cinquantadue giorni, Eiji ridacchiò abbracciando il cuscino sentendosi uno sciocco, ma uno molto felice perchè tanto era passato dalla scenata che li aveva portati a scoprire i sentimenti più veri che li univano e tanto era che stavano insieme. Un periodo del tutto sconvolgente: gli sembrava di galleggiare sulle nuvole al solo percepire la voce di Shuichi; tutto glielo ricordava costantemente, il profumo del sapone, la pubblicità delle scarpe, le caramelle al limone, soprattutto le caramelle al limone! Ogni volta che ne infilava una in bocca era un po’ come se il suo ragazzo lo stesse baciando, e visto che, nonostante le occasioni rubate e gli sgabuzzini bui, lui non ne aveva mai abbastanza stava provvedendo a rendere ricchi i produttori di quelle piccole delizie.

Sbuffò eccitatissimo, doveva assolutamente smetterla e dormire se voleva essere al meglio, ma come ci sarebbe riuscito se non poteva levarsi dalla mente il pensiero del giorno dopo? Era stabilito che si sarebbero incontrati davanti alla solita caffetteria e poi Oishi gli aveva promesso una sorpresa, così lui non faceva che chiedersi quali progetti avesse in mente l’altro per coccolarlo e viziarlo. Soffocò un ulteriore risolino, non l’avrebbe mai immaginato prima, ma Shuichi oltre ad essere terribilmente protettivo era deliziosamente romantico, aveva sempre un sacco di attenzioni carine che lo facevano sentire talmente prezioso… Nessuno l’aveva mai trattato così prima. Il suo amore… sì, infondo poteva anche non dormire se era per pensare a lui. Pensare e sognare Oishi: che modo meraviglioso di consumare la notte, si disse chiudendo gli occhi con un sospiro e senza rendersene conto scivolò nel sonno dolcemente.

Oishi arrivò di corsa al luogo dell’appuntamento, voleva assolutamente essere il primo in modo da non lasciare solo nemmeno un attimo Eiji. Quando stava solo la sua timidezza traspariva con violenza, sembrava quasi un gattino abbandonato totalmente diverso dall’abituale ragazzo chiacchierone; così immancabilmente gli venivano in mente idee folli per rassicurarlo, e poi comunque adorava vedere la reazione del suo compagno quando arrivando lo cercava con gli occhi tra la folla. Il suo cuore immancabilmente aumentare i battiti alla sola idea che fosse lì per lui, che quel ragazzo così bello e luminoso gli appartenesse. Kikumaru era un piccolo sole costantemente scoppiettante di allegria e vitalità, ma quando alla fine incontrava i suo sguardo il brio raggiungeva davvero quegli occhi di cioccolato. Aveva avuto ragione nel pensare che il sorriso costante non coincidesse con le sensazioni più profonde dell’altro, conoscendolo aveva scoperto meglio il suo lato vulnerabile, e bisognoso d’amore che di solito rimaneva accuratamente nascosto. Solo con lui si lasciava andare al punto di mostrarlo, solo di lui si fidava abbastanza per esporsi così e proprio quell’abbandono totale gli diceva più di mille parole quanto l’altro lo amasse. Ogni volta che Eiji lo guardava ci metteva l’anima e gliela regalava: per lui non c’era nulla di più sacro, per questo desiderava assolutamente trattarlo con delicatezza. Ancora non si perdonava per averlo fatto soffrire all’inizio della loro conoscenza, aveva commesso un peccato imperdonabile, eppure nemmeno per una volta quella stupefacente creatura gliel’aveva rimproverato; questo la diceva lunga su chi in realtà fosse e su quanta forza celasse senza esserne consapevole.

Sedendosi ad un tavolino sorrise pensando a quanto Eiji fosse una contraddizione vivente: era timido per i suoi sentimenti e spudorato per tutto il resto, si sentiva insicuro quando non ne avrebbe avuto nessun motivo ed era incosciente quando sarebbe servita un po’ di prudenza, gentile e disponibile ma anche viziato come un piccolo principe; persino nei movimenti passava dalle acrobazie piene di agilità sul campo al far cadere ogni cosa prendesse in mano come una calamità naturale. Forse la definizione che gli si addiceva di più era quella di uragano: passava travolgeva tutto, emozioni comprese, e dopo nulla era più lo stesso, proprio come era successo a lui, che senza accorgersene si era innamorato irrimediabilmente. Fortuna che Eiji lo ricambiava: non voleva nemmeno immaginare come sarebbe stato altrimenti.

Ovviamente nessuno sapeva di loro, anche se Fuji secondo lui l’aveva capito da un pezzo e Kunimitsu certo aveva dei sospetti, ma la cosa buffa era come per tutti fosse assolutamente normale che loro trascorressero insieme ogni momento libero: persino Ryuzaki-sensei aveva caldeggiato quello status quo. L’allenatrice voleva favorire la complicità tra quello che a suo dire sarebbe diventato il golden pair di tutto il tennis giovanile giapponese. Un problema in meno a cui pensare, se e quando avessero deciso di dirlo sarebbe stata solo una scelta loro, ma per ora era tutto così nuovo e prezioso che meritava di rimanere un dolce segreto. Nulla doveva intromettersi tra Eiji e la sua felicità.

Strano: l’oggetto di tutti i suoi pensieri ancora non si manifestava, ed erano già passati venti minuti dall’ora stabilita. Molto strano: ci teneva così tanto a quell’appuntamento, e d’abitudine arrivava sempre cinque minuti dopo, puntuale come un orologio svizzero nel suo ritardo. Eiji era completamente incapace di essere in orario quando non si trattava di tennis, ma non faceva mai veramente aspettare gli altri più del tempo di un piccolo imprevisto, era semplicemente sventato anche in quello come in tutte le piccole incombenze quotidiane: quante volte si era scordato il pranzo nell’ultima settimana? Due? Era una buona media, specie paragonata ai libri, ogni giorno gliene mancava uno diverso. Era un mistero come potesse riuscire lo stesso così bene nello studio.

Finì di bere il suo lemon fresh ma ancora nessuna traccia del suo ragazzo. Adesso cominciava a preoccuparsi sul serio, erano d’accordo di incontrarsi lì un’ora prima e certamente Eiji non l’aveva scordato visto che anche quel mattino l’aveva pressato per sapere qualcosa sul programma del pomeriggio. Era così impaziente di scoprire cosa stava “architettando” da fargli addirittura temere di trovarselo già lì quando era arrivato… ed invece ora non compariva. Se non l’avesse visto spuntare entro un quarto d’ora sarebbe andato a cercarlo.

Eiji avvertiva il morale scendergli sempre più sotto la suola delle scarpe, era un vero cretino! Non solo prima si era dimenticato un libro in classe ed era dovuto tornare indietro, poi si era accorto di aver perso il cellulare quando aveva pensato di chiamare Shuichi per avvisarlo che sarebbe arrivato un po’ in ritardo ed aveva impiegato un sacco di tempo prima di rendersi conto che doveva averlo lasciato nello spogliatoio quel mattino e quindi non aveva la minima possibilità di recuperarlo fino al giorno dopo. A quel punto era corso fino alla caffetteria con quasi un ora e mezza di ritardo, ed ovviamente il suo ragazzo non c’era più. Doveva essere furibondo, e a ragione! Fortunatamente un suo compagno di classe aveva visto Oishi tornare verso la scuola, ma quando era andato lì Tezuka gli aveva riferito che l’altro era arrivato cercando lui ma se ne era già andato non trovandolo. Assurdo: stavano sprecando il loro preziosissimo giorno insieme ed era tutta colpa sua, gli veniva da piangere per la rabbia all’idea di tutto quel tempo perso. Ora non sapeva proprio più che fare: dove poteva essere Shuichi? Come rimediare? Si lasciò cadere seduto sui gradini della scuola ormai vuota più depresso che mai.

“Eiji! Finalmente ti ho trovato…”

Al suono di quella voce ansante Kikumaro rialzò di botto la testa, sgranando gli occhi e scattando in piedi.

“Shuichi… Shuichi… io.”

Senza riuscire a dire altro si precipitò verso il ragazzo stringendoglisi contro disperatamente.

“Ho rovinato tutto!” singhiozzò lasciandosi andare al pianto tra le braccia che si erano affrettate a cingerlo.

“Va tutto bene, l’importante è che non ti sia successo nulla. Mi hai fatto prendere un tale spavento.”

“Il nostro appuntamento… l’ho rovinato! Sono uno stupido.”

“Non è niente di grave, abbiamo ancora un sacco di tempo, su non c’è bisogno di prendersela così.”

“No, sono uno stupido è colpa mia che dimentico sempre tutte le cose e faccio casino. E ora ti ho anche fatto arrabbiare!”

“Ma no Eiji guardami: non sono arrabbiato, credimi. Lo so che non l’hai fatto apposta.”

“Davvero? Anche se ti ho fatto aspettare così tanto tempo? Io al tuo posto sarei arrabbiatissimo…”

Oishi rise abbracciandolo ancor più stretto e dandogli un bacio sulla fronte.

“Vorrà dire che dovrai impegnarti per recuperare allora: puoi iniziare smettendo di scusarti e facendomi un sorriso, e poi continuare offrendomi un Pocari Sweat, ho una sete terribile dopo tutte queste corse. Fortuna che oggi non dovevamo allenarci.”

Kikumaru arrossì imbarazzato ma sorrise felice avviandosi verso la macchinetta delle bibite.

“Non vuoi tornare alla caffetteria? Sicuro?”

“No, e poi devo ancora dirti quali sono i programmi, non sei più curioso?”

“Ma facciamo ancora in tempo? Anche se è così tardi?”

Oishi lo fissò divertito prima di rispondere: “Nessun problema anche perché casa mia non scappa.”

“Casa tua?”

“Si, ho pensato che potevamo andare da me visto che i miei sono fuori per il weekend. Possiamo giocare con la play, guardarci le videocassette dell’ultimo Wimbledon, si insomma fare quello che ci pare, tanto saremo solo noi due.”

“Saremo soli in casa?”

Oishi si rese improvvisamente conto di quello che potevano implicare le sue parole ed arrossì: non ci aveva pensato! Non perché non desiderasse quel tipo di intimità con Eiji, ma perché fino ad ora non si erano mai spinti più in la di qualche bacio ed era convinto che Kikumaru non desiderasse andare oltre per il momento; per questo non gli era nemmeno venuto in mente di programmare il loro incontro con certe implicazioni romantiche.

“Si, ma non devi preoccuparti! Ti assicuro, io non…”

Si affrettò a rassicurarlo incespicando con le parole.

“Non faremo niente che tu non voglia te lo prometto!”

“Lo so. Io mi fido di te Shuichi.”

Confermò Eiji porgendogli con grazia la lattina bianca e blu.

Nonostante tutto però le immagini evocate dalle parole “soli in casa” non potevano essere scacciate dalla mente di entrambi, infatti ogni volta che si erano sfiorati lungo il tragitto una corrente elettrica era passata tra di loro. Anche in quel momento seduti sul divano davanti ad una finale che in altre occasioni li avrebbe entusiasmati se ne stavano tutti tesi ed attenti a non toccarsi, o meglio Oishi faceva di tutto per non cedere alla tentazione di stringere il suo ragazzo. Non era certo di riuscire a controllarsi viste le divagazioni che la sua troppo fervida fantasia gli stava proponendo.

Eiji però aveva aspettato tanto quell’appuntamento, e a quel punto non voleva permettere ad uno sciocco imbarazzo di rovinarglielo; aveva già combinato abbastanza danni per quella giornata e le cose ora dovevano filare per il verso giusto. Voleva baciare Shuichi, ed abbracciarlo, e voleva che il suo ragazzo facesse lo stesso… se poi la situazione avesse preso una piega… diversa, be’ lui non aveva paura… Un pochino forse si, era pur sempre la prima volta, ma non certo di Oishi o di fare l’amore con lui, più che altro sperava di non fare figuracce.

Basta doveva smetterla di rimuginare se voleva combinare qualcosa. Si girò a guardarlo lasciando libere tutte le emozioni: immediatamente avvertì il sangue rimbombargli nelle orecchie e la tensione tra loro crepitare. Oishi girò la testa e si immobilizzò come ipnotizzato mentre Eiji lentamente gli si lasciava andare contro. Gli passò le braccia dietro al collo e poi chiudendo gli occhi posò le labbra su quelle dischiuse dall’affanno di Shuichi. Il ragazzo dapprima sembrò irrigidirsi ulteriormente, poi spasmodicamente attirò Eiji contro di sé, baciandolo quasi con angoscia. Senza rendersene conto scivolarono sdraiati sui cuscini, le mani di entrambi alla ricerca di pelle scoperta da accarezzare. I loro corpi accaldati e vibranti di un desiderio dolce ed incalzante si muovevano all’unisono dotati di vita propria.

“Dio Eiji, non sai cosa mi stai facendo.” Sussurrò Oishi tra un bacio e l’altro nell’orecchio del suo ragazzo, ricevendo in risposta una risatina che si tramutò in un gemito per un improvviso morso gentile sul collo.

“Shuichi ti prego… ti prego…” Mormorò affondando le dita nelle spalle del compagno.

“Cosa amore?”

“Di più. Ti prego di più! Ho tanto caldo.”

Oishi senza pensarci prese a spogliarlo, sfilandogli la magliettina sottile e sbottonandogli i calzoni, mentre l’altro lo assecondava con piccoli movimenti per facilitargli il compito. Giunto alla biancheria però qualcosa in Shuichi si risvegliò e lui si rialzò di scatto. Eiji spalancò di colpo gli occhi risvegliato da quella piacevole sensazione di intorpidimento sensuale.

“Che… c’è? Qualcosa non va?”

Il ragazzo scosse la testa, non c’era niente che desiderasse di più al mondo, voleva disperatamente fare l’amore con Eiji. Lasciò correre lo sguardo su quel corpo seminudo steso languidamente e il cuore gli mancò un battito: Eiji era bellissimo e provocante nella sua innocenza, tutto pelle candida arrossata solo dalla sua bocca e dalle sue mani, il volto colorito dall’eccitazione e gli occhi febbrili, un angelo marchiato da lui, un angelo irresistibile. Ma non voleva assolutamente che la loro prima volta avvenisse lì su un divano e si consumasse in modo frettoloso e clandestino, come una cosa sporca di cui pentirsi e vergognarsi.

Se dovevano far l’amore l’avrebbero fatto in camera sua, tra coperte profumate, lentamente, prendendosi tutto il tempo e la delicatezza necessari.

“Shuichi, per favore…”

Kikumaru cominciava ad essere in imbarazzo così nudo davanti al suo ragazzo vestito che lo fissava stravolto. Si rialzò rapidamente avvolgendosi le braccia attorno al busto quasi per proteggersi. Aveva fatto qualcosa di male? Non riusciva a capire, eppure era certo che anche l’altro lo desiderasse.

“Shuichi ho fatto qualcosa di sbagliato? Perdonami io…”

“No! No, amore non pensarlo nemmeno! Solo sei sicuro di volerlo fare davvero?”

“Si, e se anche tu mi desideri io… vorrei che tu facessi l’amore con me.”

Deciso, determinato, con la testa alta e fiera nonostante le guance in fiamme: aveva deciso e non si sarebbe tirato indietro, nemmeno lo desiderava. Shuichi era la persona più importante del mondo e voleva condividere con lui quell’esperienza, solo con lui, regalargli il suo copro oltre alla sua anima, come pegno dei suoi sentimenti.

“Allora andiamo di sopra tesoro. In camera mia staremo più comodi.”

Con quelle parole Oishi gli tese la mano e quando Eiji l’afferrò se lo tirò contro per un altro bacio dolcissimo.

“Ti amo Eiji.”

“Oh Shuichi anche io! Anche io ti amo.”

Erano stesi sul letto da un intervallo infinito ormai e la bocca di Shuichi gli percorreva il corpo gentile e famelica ad un tempo trasmettendogli eccitanti brividi d’attesa. Gli sembrava di impazzire per il profumo della passione che li avvolgeva. Voleva di più, voleva sentirlo dentro di sé, a dispetto di quel residuo timore che albergava tra le pieghe della sua coscienza. Impaziente lo attirò verso l’alto per le spalle baciandolo e avvinghiandosi a lui come un tralcio d’edera. Nulla contava di più del ragazzo che lo stava amando in quell’istante, nulla contava più di lui e del loro stare lì insieme, pronti a fondersi in un unico essere, non certo un po’ di dolore che avrebbe dovuto scontare. Se quello sciocco disagio doveva essere il prezzo per placare la sete inestinguibile di amore e dolcezza che lo travolgeva, non avrebbe esitato pensò gemendo sotto le carezze appassionate di Oishi. Sarebbe stato il suo regalo per lui, e una volta che l’avesse sentito muoversi in sé nulla sarebbe più stato uguale, sarebbe appartenuto solo a lui: spirito e carne.

“Shuichiro… fallo ora…”

Oishi si fermò a fissare quegli occhi stupendi scandagliando tutte le emozioni che li facevano risplendere: fierezza, desiderio, tenerezza, fragilità e soprattutto tanto amore. Amore sopra ogni cosa, amore per lui come non immaginava nemmeno potesse esistere. Nessuno l’avrebbe mai più guardato in quel modo, ne era certo, con una fiducia ed un abbandono totali. Ammirò quel volto fine con la pelle solitamente candida macchiata dal rossore della passione, quelle labbra tumide leggermente socchiuse per un trepidante affanno, lasciò assorbire ai suoi sensi già sovraeccitati l’intenso calore del corpo sotto di lui. Membra perfette avvolte ai suoi fianchi, al suo collo, pronte ad assecondare ogni suo movimento, ogni capriccio con gioia: ma si sarebbe preso cura di loro, si sarebbe preso cura di Eiji giurò entrando lentamente in lui. Una lacrima solitaria rotolò sulla guancia dalle palpebre socchiuse e lui si affrettò ad asciugarla con le labbra, il cuore gli bruciava dilaniato dall’esultanza per quel gesto di possesso e la sofferente consapevolezza di aver arrecato dolore al suo preziosissimo ragazzo. Si era irrigidito sotto di lui, i denti affondati nelle labbra morbide, e tremava; entrambi tremavano ed era sempre più difficile trattenersi. Temeva di non riuscire a mantenere il controllo forse sarebbe stato meglio interrompere prima di fargli veramente del male considerò Oishi disperato, maledicendosi per la sua inesperienza. Avrebbe voluto rendere quell’atto speciale ed indimenticabile ed invece stava per tramutarsi in un disastro. Posò la fronte su quella di Eiji scendendo a sfiorargli il naso con un bacio, pronto a tirarsi indietro quando l’altro ragazzo si mosse piano sbattendo le palpebre ed annegandolo nel suo sguardo.

“Ti amo Shuichiro.”

Tre parole pronunciate in tono rassicurante che esplosero dentro il cervello di Oishi commuovendolo fino al pianto.

“Anche io ti amo, Eiji.”

“Dimostramelo allora.” Lo sfidò con gentile malizia allacciando le gambe intorno all’altro per attirarlo di più in sé.

Ed Oishi fece esattamente quello che gli era stato richiesto, trasformando il mondo di Eiji in un arcobaleno di colori. Non avrebbe mai potuto negargli nulla realizzò mentre affondava nel suo calore al punto di perdersi in lui; schiavo dei suoi gemiti intossicanti fino a sciogliersi di piacere nel suo abbraccio. Qualunque cosa Eiji desiderasse lui gliel’avrebbe offerta ringraziando per la possibilità di assecondarlo perché possedendolo era diventato suo schiavo.

Quando l’orologio riprese a scorrere le sue lancette regolarmente, Oishi si ritrovò abbracciato al ragazzo che amava sopra ogni cosa e seppe con certezza che nulla sarebbe più stato lo stesso ormai, perché Eiji da quel momento era suo e nessuno avrebbe potuto portarglielo via.

Piegò il capo finendo a specchiarsi in uno sguardo colmo di identiche promesse e allora rise, e con lui rise Eiji; appartenevano l’uno all’altro: un semplice dato di fatto.

 

Game set.

Win 02

 

P.S. Allora giusto per chiarezza questa nota viene aggiunta dopo la stesura. I personaggi di Tenipuri frequentano le medie: shock. Non so per quale ragione ma nella mia testa era scontato che fossero dei liceali. L’equivoco è spiegabile col fatto che il liceo in Giappone dura tre anni esattamente come le medie, e che di certo Tezuka, Fuji, Oishi e compagnia non si comportano come dei quattordicenni o quindicenni, a me sembravano decisamente più adulti. Nelle mie fic di conseguenza continueranno a comportarsi come se fossero più grandicelli esattamente come nel manga. Gomen ne.

In caso qualcuno avesse i miei stessi problemi lascio qui sotto lo schema scolastico giapponese.

Asilo. Fino ai 6 anni.

Elementari. Corso obbligatorio di sei anni così suddiviso: 6/7; 7/8; 8/9; 9/10; 10/11; 11/12.

Medie. Tre anni sempre obbligatori: 12/13; 13/14; 14/15.

Liceo. Tre anni non obbligatori ma frequentati praticamente da tutti: 15/16; 16/17; 17/18.

Università. Quattro anni.

 




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