Yup, for those I talked about a fanfic with Kogure and Ankoku (dark) Mitsui, this is what I did.  I finally pulled myself out of my unusually long inactivity due to tests and my own laziness, and came with this, which turned out as a sort of rewritten version of Mitsui's flashback in the fourth part of "Endless Chain", or my own version of Ritz's "Broken Consorts".  It's not pretty, however.

If you Clamp fans find the title known, I took it from Fuu-chan's excellent and ANGSTY Tokyo Babylon fic, also called "Raindrops...".  I tried to contact her to me use it, but to no avail, so I take it let here

"LE GOCCE DI PIOGGIA SONO FATTE DI LACRIME".
di Minako
tradotta in italiano da Isotta

Mi sento come se la testa mi si fosse staccata dal corpo, o come se si fosse spaccata in due. La ferita... Sanguina ancora, un liquido color rubino scivola sulla mia pelle e inzuppa i miei capelli neri.

E' una sensazione orribile sentire la ferita pulsare e battere come se fosse il mio cuore.

Non ricordo da quanto tempo sto qui appoggiato, con la schiena contro il muro, aspettando che il dolore liberi la mia mente.

Mi sento così stupido. Lo sapevo che non dovevo combattere sotto la pioggia, eppure l'ho fatto ugualmente, solo per mettermi in mostra.

E ora sono qui, Mitsui Hisashi, con un taglio ancora sanguinante sulla fronte, che brucia come l'inferno, e non so proprio cosa fare. Non posso andare all'ospedale, perché le gambe mi reggono a malapena.

Maledico migliaia di volte la mia stupidità, tanto che mi sbatterei ancora la testa contro il muro.

La pioggia mi inzuppa, fredda, crudele, senza cuore.

Come se fossi niente.

E a dire la verità, in questo preciso momento, sento di valere meno della merda.

Chiudo pian piano gli occhi, cercando di resistere e di non pensare al dolore cocente dentro la mia testa.

Ma non serve a niente. Fa male, fa male più che mai, e adesso il dolore non è più solo dentro la mia testa, ma in ogni cellula del mio corpo.

Sussulto sentendo una voce chiamare il mio nome.

"Kami-sama... Mitsui"

Avverto una presenza che si avvicina. E' un uomo, forse più giovane di me, e molto più snello, come deduco dall'ombra che si allunga su di me. Lascia cadere giù l'ombrello nero e mi si accovaccia accanto.

"Mitsui!" mi chiama. Non riesco a rispondergli. La mia bocca è troppo arida e sto per perdere i sensi.

Merda, non posso svenire proprio ora!

Che cosa succederebbe se questo bastardo fosse un nemico?

Non riesco ad identificarlo... la mia testa è così vuota..

Perché non riesco a vedere... chiaramente il suo viso.

Quegli occhiali!

Mi difenderò... se è... un nemico.

Sento ancora dolore, ma almeno è sopportabile. Sbatto le ciglia, tentando di mettere le cose a fuoco. Lentamente, con prudenza, riapro gli occhi.

Non mi piace non avere il controllo delle situazioni, perciò tento velocemente di riprenderlo. Ma non ricordo cosa sia successo...

Bene... stavo combattendo... e poi sono stato ferito, forse? Un largo taglio che ancora fa un male del diavolo ... solo che adesso è accuratamente fasciato?

Da chi?

Poi avverto qualcos'altro. Una specie di calore vicino a me. Una persona è seduta sullo stesso letto sul quale sono sdraiato . Ed io sono seduto a metà, e l'altra metà è appoggiata sul suo snello, magro corpo.

"... Mitsui" dice la persona "Shhh... resta fermo, ti prego, sei ferito"

La voce è la stessa che ho udito prima di svenire. Incredibilmente dolce.

Troppo timida per appartenere ad uno della mia banda, troppo bassa per essere di una ragazza. Tento di tirami su, ma un'ondata di vertigine mi assale e per poco non perdo nuovamente i sensi. Allora la figura mi circonda rapidamente col suo, o con le sue braccia, e cerca di aiutarmi a riprendere l'equilibrio, avvolgendole intorno alla mia schiena.

"Non sforzarti troppo." Mi sussurra nell'orecchio.

Sento il suo respiro solleticarmi dolcemente il collo. Il mio petto preme contro qualcosa di solido e caldo, ma anche piuttosto umido. La camicia bianca di una divisa scolastica.

Guardo a terra e riesco a scorgere due blazers fradici, abbandonati sul pavimento. Mi muovo cautamente e basta questo perché la mia faccia affondi nelle sue spalle... e sul suo petto piatto.

Non vi è traccia di seno.

Così dopotutto è veramente un uomo.

Fuori continua a piovere e siamo immersi nel buio. Non esiste nessun tipo di illuminazione artificiale. Alzo lo sguardo ed incontro una faccia per metà avvolta dall'oscurità e per metà illuminata dalla luce della luna.

Scorgo ancora solo un paio di occhiali.

"Non mi riconosci?" Mi chiede ad un tratto, non curante del calore che improvvisamente mi sale sul viso, e apparentemente non notandolo.

Ancora non riesco a ricordare lucidamente chi sia questo tipo.

Lui ride sommessamente.

La sua risata insinuante mi procura un brivido freddo lungo la spina dorsale.

NO!

Non sono debole. Non ho bisogno di te.

Chiunque tu sia, non sei mio amico! Non debbo farmi sommergere da questa emozione.

"Sono io, Mitsui", dice nel mio orecchio. Ancora una volta quella sensazione calda sulla mia pelle.

"Sono io?", io chi? Non lo so ancora.

E' come se un veleno avesse iniziato a propagarsi per consumarmi. Questa tenerezza che mi dimostra non è nient'altro che una menzogna.

Sta ridendo di me. Non lo conosco, eppure mi tratta come se fossimo in intimità.

Chi diavolo pensa di essere? Chi gli dà il diritto di giocare così con me?

No, nessuno gioca in questo modo con me?

E se tu fai un giochino leggero... io...

"Eh?"

Senza alcun preavviso, faccio scattare le mie mani e gli afferro i polsi. Poi li stringo con forza, cercando di prendere il controllo su di lui.

"Mi..!! MPPH!!!"

Niente proteste idiota! Quale modo migliore di farti chiudere il becco se non premendo la mia bocca contro la tua? Ed è proprio quello che faccio. Lo bacio più violentemente che posso, schiacciando il suo corpo umido, e torcendogli i polsi.

Tenta di lottare ma la mia pressione sui polsi aumenta. Trasalendo per il dolore apre inavvertitamente le labbra, e io ne approfitto velocemente, introducendo la mia lingua nella sua bocca. Faccio questo tenendo gli occhi ben aperti per vedere il terrore dipinto sulla sua faccia.

Ma cosa diavolo?

Nel profondo della mia mente si fa strada un pensiero. Sto realmente baciando un UOMO? Ma non mi fermo. Gli sto dando ciò che si merita per aver tentato di intrappolarmi nel suo ingegnoso giochino. Gli dimostro come può diventare il buon Mitsui Hisashi quando decide di vendicarsi. Dunque pretendeva di sorprendermi? Adesso vedrà come mi rifarò.

Il dolore alla ferita aumenta di pari passo con la rabbia.

La sofferenza mi rende persino più furioso, e più ansioso di portare fino in fondo il gioco del desiderio.

Vedo me stesso spingere il ragazzo sul letto, senza staccare le nostre bocche, godendo di sentirlo gemere per la sorpresa e la paura, e godendo di vedere la mia forza assecondata.

Mi sdraio su di lui, premendo il mio corpo muscoloso sul suo più fragile.

Lascio libera una delle sue mani, bloccando giù l'altra così forte che lui rabbrividisce per il dolore. Poi lentamente riduco la pressione sulla mia vittima in modo da poter muovere senza ostacoli la mano libera sui suoi vestiti

Li strappo via, i bottoni volano ovunque, rivelando un petto liscio e piatto e il suo snello e sodo addome. Finalmente lascio la sua bocca e lui sposta di lato la testa. Ancora più cattivo, lecco la sua faccia, facendo scorrere la lingua lungo la pelle più liscia che io abbia mai toccato, bagnandola di saliva.

"M... Mitsui"

Non c'è più tenerezza nella sua voce. Ora è piena di disperazione, di dolore, o meglio di terrore.

Eppure sento che qualcosa sta andando storto. Tento disperatamente di scacciare l'idea che sto sbagliando in qualcosa. Non è forse sotto il mio totale controllo ora? Non sono fisicamente imbattibile per questo stupido?

No! Non sto perdendo! Gli proverò che non sto perdendo, e non importa se ciò significherà fargli del male.

Premo il mio corpo con disperazione, con impeto. Muovo giù la bocca e mi faccio strada, sul suo piccolo solido corpo, mordicchiandolo. I suoi muscoli sono tesi sotto i miei, il suo respiro sta diventando più veloce...

Trovo il suo capezzolo e prendo a succhiarlo e a morderlo. Il suo corpo scivola sotto il mio, e io mi gusto i gemiti che emette tra il dolore e il piacere.

Allora premo più forte il suo braccio e mordo il suo capezzolo così forte che tutta la sua persona si agita sotto di me.

Ma ciò lo rende più duro. Lo costringo ad aprire le gambe, per stare più comodo e mi strofino contro di lui.

Più duro, perciò riprendo il mio dolce-amaro trattamento ai suoi capezzoli e salgo a cavalcioni sul suo ventre solido, per sentire la paradisiaca dolcezza della sua pelle.

E diventa ancora più duro, mentre il dolore alla mia ferita si fa insopportabile.

Mi sento come se mi avessero nuovamente colpito in testa, proprio là dove sono già ferito. Le bende si allentano e si sciolgono, cadendo sul suo petto.

Alzo lo sguardo appena la luna ci illumina. Ma quegli stupidi occhiali...!

Furioso, lascio il suo braccio, e lo schiaffeggio brutalmente. non solo sanguina dagli angoli della bocca, ma anche i suoi occhiali volano via.

Comunque, non emette altro suono che un lieve gemito.

Guardo la sua faccia e lo riconosco.

E' Kogure.

La sola persona al mondo che si sia autodefinito il mio migliore amico, e che mi ha mollato per star dietro alla sua squadra di basket, tradendomi.

E ora, la persona che stavo per stuprare.

Appena mi rendo conto, lo schiaffeggio di nuovo, violentemente, solo per trovarmi faccia a faccia con un silenzio ostinato e con lacrime che rotolano giù dalle sue guance.

Tu idiota!

Non lo sai che ho fatto tutto questo solo per vendetta?

Allora perché non reagisci? Perché non mi urli di smetterla?

Dannazione!

Di' qualcosa!

Protesta! Urla!

Nessuno ti sentirà a parte me e te!

"Kogure, idiota", non posso fare a meno di gridare. "Avanti! Devo fartela pagare, perciò implora per te stesso."

Per qualche motivo le mie parole non suonano così convinte come vorrei. Mi rifiuto di crederlo, non voglio credere che non sono io a controllare questa cosa.

Egli lentamente scuote la testa, e non dice nemmeno una parola.

Io urlo di nuovo, ma lui continua a tacere.

Sono arrabbiato, furioso, pieno di un odio profondo... e lui ancora mi fissa...

Non guardarmi così dolcemente! Non mi merito le tue lacrime!

Furioso, lo lascio andare e mi siedo sull'orlo del letto, ansimando pesantemente.

Lui continua a rimanere lì, disteso, immobile, le lacrime che scorrono ancora, il suo corpo leggermente scosso dagli ultimi singhiozzi.

"...Sei fortunato, Kogure", dico semplicemente. "Ma la prossima volta..."

Ma non voglio sapere se ci sarà una prossima volta per noi due.

Così raccolgo il mio blazer, indosso le scarpe della divisa scolastica, ed esco da quella casa, finché sono ancora in tempo. Ho paura a voltarmi indietro, ho paura che il sentimento che mi ha fermato trovi un nome.

Non ha ancora smesso di piovere. Impreco contro la pioggia, mentre cammino al chiarore delle prime luci della sera, ricordando febbrilmente ciò che è successo poco fa.

Come ho potuto essere così stupido? Beh, io non sono mai stato un maniaco sessuale. In effetti l'ho fatto una volta sola, e ho dimenticato quell'orribile notte. E cosa ancora peggiore stavo per farlo con un altro uomo!

Non m'importava cosa la signora Fortuna o il fato ci avrebbe portato stanotte. Dolore. Piacere. Sofferenza. Non m'importava mentre ero sopra di lui a tentare di scoparlo, fino a quando non ho visto in modo chiaro la sua faccia...

Le parole mi turbinano nella mente.

Sì, questo è ciò che è successo.

Mi sentivo umiliato.

Umiliato e sciocco.

Ho urlato, privo di ogni controllo. Ma lui è riuscito con le sue poche forze e affrontarmi.

Una cosa che ragazzi molto più forti di lui non sono stati capaci di fare.

L'ho schiaffeggiato, eppure sono state le sue lacrime il colpo più doloroso.

Ho sentito il suo corpo sussultare, eppure i suoi occhi non hanno mostrato alcun odio, solo una profonda compassione.

Ho urlato con tutti i polmoni, eppure lui mi ha risposto... col silenzio.

Per tutto il tempo, è stato lui ad avere realmente il controllo della situazione.

Volevo che fosse il mio giocattolo ma alla fine sono stato io a trasformarmi nella sua marionetta. I miei fili erano il suo silenzio, il suo autocontrollo e la mia stupidità.

E ora...

Sollevo il volto per sentire la pioggia che cade giù.

Sono consapevole del dolore agli occhi e che non sono solo le gocce di pioggia a bagnarmi le guance.

Anche se odio ammetterlo, sto piangendo.

Piangendo nella pioggia.

La pioggia non basta a lavar via la mia disperazione. Avrei bisogno di tutta l'acqua dell'oceano.

Scommetto che anche lui sta piangendo. E' meglio che pianga per se stesso, per il ragazzo che stava per essere stuprato, e non per me, la sua piccola stupida marionetta.

Dolorosamente, capisco la verità.

Le gocce di pioggia sono fatte di lacrime.

Di tutte le lacrime sprecate che non dovrebbero essere piante.

Di queste lacrime che ora bagnano le mie guance.

Delle lacrime che ora inzuppano il suo cuscino.

Improvvisamene, sento come tutto sia ridicolo.

E' tutto così stupido, non è vero?

E' così... sciocco... così stupido e anche pazzesco...

E allora comincio a ridere, sperando di nascondere con la mia risata il fatto che sto morendo dentro, e che le gocce di acqua che cadono dal cielo non sono altro che liquide stille di tristezza.

***

"I try to laugh about it
covering all up with lies.
I try to laugh about it
hiding the tears in my eyes,
'cause boys don't cry..."
"Io tento di riderci su
coprendo tutto con le bugie.
Tento di riderci su
nascondendo le lacrime nei miei occhi,
perché i ragazzi non piangono..."

Da "Boys don't cry" dei Cure.

Nota di Ria: Come richiesto, ho aggiunto l'immagine presa dalla doujinshi Taira Tadako's Best Classix.


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