Goccia di stella

Epilogo

di Hymeko

”È…colpa mia se è qui”
sussurrò Julien, appoggiandosi al vetro. Accanto a lui, Konoe era sbiancato:
”Avete mirato apposta alle gambe…usando solo in quel momento un’arma che potesse davvero far male…non per un errore, ma per ferire Neven”
Abilene annuì:
”Quello era il nostro piano B, chiamiamolo così. Ma qualcuno qui presente si è messo in mezzo”
Julien scivolò a terra, lo stomaco che gli faceva male. Se lui non gli si fosse parato davanti non sarebbero giunti lì…
”Ma tu avresti fatto lo stesso del male a Neven!”
protestò bellicoso, improvvisamente rianimato.
Abilene scosse il capo:
”No…io l’avrei curato e avrei estratto la capsula senza che nessuno venisse a sapere nulla, senza bisogno di venire in questo deserto, senza la necessità di fargli passare tutto questo tempo d’inferno accanto a Daleth”
”Che bella scusa”
brontolò Konoe, tirando in piedi Julien. Non voleva che si abbattesse così di fronte ad Abilene.
Lei alzò le spalle:
”Chiamala come vuoi, ma le cose sarebbero state più semplici”
”Ma Asha e Daleth avrebbero continuato a indagare, anzi…Asha sapeva la verità! Non le avresti lo stesso permesso di rimanere cosciente, se mai la farai tornare adesso”
”A quei due avrei fatto un lavaggio del cervello, o qualcosa di simile. Ho dei farmaci in cassaforte che farebbero saltare il cervello a un ESAI, se solo potessero prenderlo. Nelle giuste dosi, e con le giuste stimolazioni, li avrei sistemati in un batter d’occhio, e senza danni”
Lo sguardo di Konoe si fece vuoto:
”Da quanto stai macchinando alle nostre spalle?”
”Che modo di parlare spiacevole”
commentò la donna, togliendosi i guanti.
”In che altro modo posso dirlo? Vuoi che ti chieda da quanto tempo stai pensando di tradirci?”
Lei sbuffò:
”Non vi ho traditi. La mia presenza a bordo era finalizzata al compimento del mio sogno di scienziata, lo sapevate tutti dall’inizio, ve lo dissi quando salii a bordo, non ricordi?”
”Hn…ma non pensavo che saresti arrivata a tanto”
”Perché no? Ho solo aiutato a recuperare una cosa preziosa, che era venuto il momento di ritrovare”
”E quella cosa preziosa vale la vita dei tuoi compagni?”
Abilene non esitò un attimo:
”Non ho mica ucciso nessuno. E non osare nominare l’ESAI”
”Ti rimorde la coscienza, Abilene?”
”No, Konoe. Semplicemente non mi va di equiparare un essere umano a una macchina”
I due si fissarono in silenzio, gli occhi di Konoe che lampeggiavano d’odio, mentre quelli di Abilene riflettevano una calma e una sicurezza interiori davvero invidiabili.
Julien non sapeva come comportarsi, preso fra i due fuochi. Si sentiva inutile, e anche colpevole di aver trascinato lì Neven. Se lui non l’avesse protetto nessuno avrebbe saputo nulla, e presto si sarebbero dimenticati di quella situazione…sarebbe stato tutto perfetto. Ma se non l’avesse fatto sarebbe stato nelle sue condizioni…in entrambi i casi lui avrebbe sbagliato.
”Cosa accadrà ora?”
sussurrò ad alta voce, senza rendersene conto.
Ma Abilene sorrise, lieta di poter dimostrare a Konoe quanto il suo odio non la toccasse:
”Quando Neven si sarà svegliato vi lasceremo entrare, e voi potrete portarlo via. Vi assicuro che la Gilda non farà nulla per ostacolarvi, hanno già fallito una volta, è meglio che non ci ritentino. Quegli incapaci dei piani alti non hanno saputo controllare il panico che avete scatenato nella gente”
”Allora anche la Gilda è coinvolta?”
Per Konoe quello era un brutto colpo. Erano stati certi che fossero estranei alla cosa, invece si erano rivelati complici di quel crimine.
”Certo che lo è, anzi…io lavoro per loro, e anche i genitori di Neven. Grazie alla capsula la Gilda acquisirà ancora più potere”
”E voi salirete di grado”
ringhiò il soldato. Ma Abilene alzò le spalle:
”Probabilmente accadrà, ma non è mai stato il nostro primo obiettivo. Che ci crediate o meno non importa, ma noi abbiamo davvero lavorato per il bene del genere umano”
”Ma si può sapere che c’è esattamente in quella capsula?”
”La risposta a tutto. L’elisir di lunga vita. L’ambrosia degli dei. Chiamatelo come volete”
Ma non era stata Abilene a parlare, bensì il padre di Neven.
”Ancora lei?!”
gracchiò Julien, fissando il vetro davanti a cui c’era la moglie.
”Già. Vedete, venti anni fa il nostro team scoprì il ceppo da cui sono derivati tutti i virus presenti nel nostro universo, un antenato comune che affondava le sue origini al momento stesso in cui la vita primordiale si è sviluppata. Vita e virus hanno sempre camminato a braccetto…avevamo sempre conosciuto gli antenati dei grandi esseri viventi, piante o animali che fossero, ma a livello batterico e di virus il mistero non era mai stato sciolto”
”E voi ci siete riusciti?”
grugnì Konoe, tenendo d’occhio Neven. Ormai doveva esser prossimo al risveglio, ma non gli andava che sentisse certi discorsi.
”Già. Ma in segreto noi tre andammo oltre. Mia moglie, chirurgo giovane ma dotato dell'abilità di risolvere gli interventi più difficili e complessi. Abilene, intelligente, pratica e con la capacità di gestire i contatti e le situazioni mondane. E infine io, immerso nel mio mondo invisibile, profondo conoscitore di malattie e rimedi”
”Ma che bel quadretto”
commentò il militare, senza una goccia di ammirazione.
”Non fare tanto lo spiritoso, Kon. Sei davanti ai futuri padroni della medicina”
Ma lui non si piegò:
”Sai che gran roba…io vedo solo tre bastardi che hanno usato delle vite umane per pulirsi i piedi”
”Almeno noi non abbiamo fallito in tutti gli obbiettivi che ci siamo proposti”
sottolineò Abilene con un gran sorriso.
”Basta voi”
La voce bonaria della madre di Neven mise fine al loro battibecco. Era una voce morbida e calda, che sembrava incapace di compiere follie simili.
”Come desidera”
Abilene si fece da parte, per permettere alla donna di avvicinarsi al vetro. Era bella…bella come Neven. Era chiaro che fossero parenti…
Konoe socchiuse le labbra, studiandola. Quello era il suo vero aspetto, o era stato modificato per farla sembrare davvero la madre di Neven?
’Ma a che scopo una bugia?’
”Lei è realmente la madre di Neven?”
le chiese per iniziare.
”Sì. Pensavo si vedesse”
”L’aspetto si può modificare”
”Il mio non lo è stato”
rispose lei con semplicità.
”Ma allora perché ha fatto questo a suo figlio?”
”Perché il mio lavoro è sempre venuto prima…anzi, mio figlio è venuto in funzione del mio lavoro”
Julien e Konoe si fissarono. Aveva l’aria di essere un’altra brutta conversazione.
”Vedete, noi siamo giunti a questo risultato in un periodo in cui certe scoperte scientifiche correvano il rischio di essere stoppate a causa dei pregiudizi e del credo delle persone al governo. Come vi è stato già detto, queste persone erano ipocrite, e mentre di facciata condannavano i lavori come il nostro, tramavano nell’ombra per impossessarsene”
”Evitate di fare le povere vittime”
sibilò Konoe, scuotendo il capo.
Lei alzò le spalle, e continuò:
”Il frutto delle nostre ricerche però non era ancora maturo…anzi, studiandolo a fondo scoprimmo che c’erano bisogno di almeno quindici anni perché il vaccino universale terminasse il periodo di incubazione. Non era una cosa negativa, perché avremmo potuto attendere tempi migliori per poter continuare i nostri studi senza troppe interferenze, quando certe idee vecchie fossero state messe da parte. Così decidemmo di aspettare, e di nascondere la nostra scoperta nel luogo più sicuro al mondo”
Lo stomaco di Julien si strinse:
”Non mi dite che…”
e, a bocca spalancata, indicò Neven.
”Sì. Io scoprii che il luogo ideale era l’interno di un corpo umano, dato che la temperatura e il terreno di coltura erano i più adatti. Naturalmente l’organismo ospite non ne avrebbe ricevuto alcun danno, anzi…è proprio per questo che Neven non è mai stato malato seriamente”
Julien guardò Konoe, tenendosi una mano sullo stomaco e l’altra sulla bocca. Aveva una gran voglia di vomitare…e il soldato non aveva un’espressione migliore. Bianco come un cencio, aveva gli occhi lucidi.
”V-Voi avete usato vostro figlio…c-come un’incubatrice?!”
esclamò, appoggiandosi al vetro. Gli girava la testa…
”Sì. Il posto più sicuro al mondo, quello che i tabù stantii impedivano di infrangere. Noi l’abbiamo fatto, e l’abbiamo nascosto per sedici anni su un pianeta che avevamo reso vietato usando l’unico aggancio di cui disponevamo”
”Voi siete pazzi! Invece che coinvolgere il povero Neven, avreste dovuto nasconderlo in una delle vostre, di cosce!”
Ma lei scosse piano il capo:
”Se l’avessimo fatto sarebbe stato facilmente individuabile. Invece ho partorito in segreto un figlio che non desideravo, e l’ho fatto diventare un mezzo per salvare miliardi di persone. Grazie ai proventi di questo vaccino potremo studiare a fondo i batteri, trovare i rimedi anche ad altre malattie, e renderli accessibili a tutti. Tutto grazie anche a Neven”
Sia Konoe che Julien scivolarono a terra. Era…troppo. Troppo.
Fissarono il pavimento per minuti interminabili, entrambi incapaci di trovare un senso a tutto quello che avevano sentito. Non poteva essere vero, non potevano esistere persone che, per salvarne altre, facevano del male al sangue del proprio sangue…sangue innocente…nato per essere sfruttato…
”Tra poco Neven si sveglierà, quindi non dovreste perdere troppo tempo a farvi dei problemi”
Il commento di Abilene era inopportuno, ma Julien si alzò, come destatosi da un sogno. Cosa poteva fare per lui? Neven giaceva ancora sul lettino, ma stava iniziando a muoversi…presto sarebbe stato desto…
’Posso solo vendicarlo’
pensò, stringendo i denti.
”Io vi rovinerò, ve lo giuro”
Avrebbe usato tutti i suoi soldi per farlo, anche a costo di fondare un proprio gruppo di comunicazioni, solo per rivelare all'universo quello che avevano fatto.
”Non lo farai. Credi che vi abbiamo raccontato tutto senza prendere precauzioni?”
Anche Konoe si tirò in piedi. Quando sarebbe finito quell’incubo?
”C-Che cosa gli avete fatto?”
La donna aveva appena finito di togliersi il camice:
”Vi abbiamo detto la verità per evitare che vi metteste a ficcanasare in giro. Ma abbiamo anche installato nel corpo di Neven una dose di veleno…consideratela la nostra assicurazione sulla vita. Se sentiremo mai una parola riguardo il nostro lavoro, ordineremo alla capsula di rilasciare il suo contenuto, e vi assicuro che andare all’altro capo dell’universo non vi servirà. Naturalmente vi consiglio di non tentare di farla rimuovere, perché altrimenti Neven si troverebbe nei guai”
Il gelo regnò per qualche attimo. Poi ci fu solo un sussurro di Julien:
”Ora so con certezza che siete pazzi”
”Abbiamo solo preso le nostre precauzioni. Un po’ esagerate, forse, ma non possiamo rischiare la vita di miliardi di persone per la vostra vendetta”
”E la vita di vostro figlio?!”
Julien si asciugò le lacrime che iniziavano a scendergli. Ma cosa aveva fatto Neven per nascere da una coppia simile?
”Per lui ci siete voi”
e si voltò.
Poi si fermò e si rivolse di nuovo a loro:
”Quando Neven starà male, perché d’ora in poi si ammalerà esattamente come tutti gli altri, o accadrà a qualcuno che amate, chiamate il numero che vi abbiamo lasciato accanto a lui, con gli antidoti per Asha e Daleth. Vi faremo arrivare la miglior medicina possibile, per qualsiasi malattia…e allora ringrazierete il cielo per quello che abbiamo fatto”
e si voltò di nuovo, andandosene con Abilene.
Fu l’ultima volta che videro Abilene e i genitori di Neven, o che sentirono parlare di loro. Ma il loro lavoro rivoluzionò in meglio la medicina.

Tre anni dopo.
Neven si sedette a terra, sotto il suo albero preferito. La notte era profonda, e le stelle che brillavano nel cielo l’unica luce. Ma ce n’era una più forte di tutte, quella dell’astronave che l’aveva finalmente riportato lì. Daleth, Asha, Konoe e il Capitano si stavano allontanando dal pianeta dove lo avevano trovato anni prima, l’unico luogo che potesse essere chiamato casa, per lui.
Sospirò. Un po’ gli spiaceva che non fossero rimasti di più, soprattutto Daleth, ma Julien non aveva voluto sentire ragioni, così alla fine se n’erano andati senza fare troppe storie. Loro due dovevano stare un po’ soli, insomma!
I loro amici non erano più su una nave passeggeri, ma su una sgangherata nave cargo. Il Comandante ne aveva combinate troppe, sul pianeta della Gilda, per poterne guidare di nuovo una. Guadagnavano meno, era meno bella, ma senza passeggeri rompiballe da accontentare, quindi in fondo non stavano male.
Julien si sedette accanto a lui, tendendogli una bibita fresca, mentre i suoi amati robot si accoccolavano vicino a loro.
”Chissà quando torneranno”
sussurrò. Era stato bene con loro, nonostante tutto, e sia Daleth che Asha gli erano piaciuti molto, una volta conosciuti. E dato che Konoe aveva rinunciato, chissà per quale motivo, a Neven, aveva iniziato a trovare gradevole persino lui.
”Non penso fra molto. Ho promesso a Daleth che l’avrei portato a nuotare sul lago oltre quei monti”
”Ah”
Julien bevve un sorso di bibita:
”Allora dovremo decidere dove metterli a dormire”
”Già”
Neven fissava il cielo, il cuore leggero. Erano passati tre anni da quel giorno lontano, dove aveva saputo la verità su tutto. Certe volte gli sembrava che fosse solo un sogno, ma la sottile cicatrice che aveva su una coscia gli ricordava che era tutto successo davvero. Julien e Konoe avevano prima cercato di inventarsi una storia sui fatti accaduti, e solo su sua insistenza gli avevano detto la verità.
Il primo momento era stato davvero male, ma tutte le coccole da cui era stato coperto lo avevano fatto star meglio. Era sempre vissuto senza l’affetto dei genitori, poteva ancora andare avanti senza. Certo, essere stato usato come scatola vivente lo ripugnava un po’, ma dato che non ci poteva fare nulla aveva smesso di soffrirci da tempo. E quando nelle notti più agitate sognava di quel lettino e dell’odore di disinfettante, ci pensava Julien a consolarlo.
Si appoggiò a lui. Si era ritrovato fra le sue braccia, senza nemmeno sapere come. Dopo che si era svegliato, Konoe era diventato sfuggente con lui, sembrava non avere il coraggio di guardarlo, come se si sentisse in colpa, e lui aveva lasciato perdere. Aveva già avuto abbastanza problemi per conto suo, senza dover star lì a corrergli dietro. Anche Daleth era stato dello stesso parere, anche se aveva tentato di parlare col militare. Ma, dopo aver ricevuto un secco no, aveva desistito in fretta. Nemmeno lui aveva avuto le forze, o la voglia, per tentare di fargli cambiare idea. Oltre che a consolare lui, Daleth aveva avuto anche Asha cui badare. Lei era stata quella più colpita dal tradimento di Abilene, e aveva impiegato parecchi mesi prima di riprendersi.
”Non pensarci”
sussurrò Julien, quasi avesse indovinato i suoi pensieri.
”…d’accordo”
Neven chiuse gli occhi. Nonostante tutto era felice…era a casa, presto i suoi amici sarebbero tornati, e stava con una persona che gli voleva bene, e cui lui voleva bene. Forse il loro rapporto non era ancora giunto ai suoi massimi, ma non ne era risentito. Non aveva voglia di correre, voleva godersi la vita, pensare il meno possibile, divertirsi…sì, andava bene così. Aveva passato un brutto periodo, ma ormai era alle spalle. Dovevano solo godersi la felicità.

Fine

sono incredula, finalmente è finita. Confesso che non ho avuto una crisi di ispirazione (né ho mai pensato di interromperla), anzi, ho sempre saputo come continuarla. Quella che mi mancava era la voglia, ma dopo che l’ho ripresa l’ho terminata in fretta. Piuttosto dovrei strozzare Julien, personaggio che è nato da solo e che ha scombussolato tutti i miei piani iniziali (Neven si sarebbe dovuto mettere con Kon, e via tutto liscio), ma poi tutto si è incastrato lo stesso, quindi amen.
Un grazie enorme a tutte le persone che l’hanno letta, scusate se ci ho messo tanto, spero che vi sia piaciuta, e che vi abbia permesso di trascorrere dei bei momenti.
Un grande abbraccio,
                           Hymeko


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