Goccia di stella
Parte XIII
di Hymeko
Il cuore di Julien batteva come il martello
di uno schiavo spaccapietre su un masso di pietra, come aveva visto
fare quando era ancora un apprendista muratore…scacciò la coda
di cavallo dietro la schiena, e scrollò la testa. Doveva farcela
nonostante il dolore, doveva rimanere dietro a Konoe, correre come
lui, più di lui, giungere fino da Neven e salvarlo. Non gli
piaceva essere così nelle mani del soldato, ma pur di salvarlo
sarebbe sceso a compromessi ben peggiori.
’Anche se non ho ancora capito come facciano a sapere che vada davvero
salvato, e che invece non si sia solo perso’
Doveva c’entrare Abilene, in qualche modo, ma non riusciva davvero
a capire. Perché le dottoressa avrebbe dovuto essere coinvolta
nella sparizione di Neven? Cosa sapevano Konoe e il capitano che non
avevano avuto il tempo di dirgli?
’Se almeno potessimo parlare un momento…’
Ma persino lui, che non possedeva che un minimo addestramento di base,
vedeva che non era il momento di discutere. Konoe correva dinnanzi
a lui, veloce e letale come una belva in caccia, pronta in ogni momento
a compiere il suo balzo omicida.
Eppure non ce n’era stato bisogno, fino a quel momento. La porta d’ingresso
a quel luogo non aveva opposto la minima resistenza, anzi…la parte
peggiore era stata giungere fin lì evitando di essere calpestati
dalla folla in preda al panico. Qualsiasi notizia il Comandate avesse
fatto circolare fra i passeggeri della nave, si era sparsa come il
fuoco sull’erba secca a tutti gli ospiti della struttura. Aveva visto
medici impotenti cercare di tenere a bada mandrie di ospiti terrorizzati…ne
aveva quasi provato pietà.
Ma solo quasi, dato che erano in qualche modo coinvolti pure loro.
Scosse il capo, e si concentrò sul percorso. Il corridoio che
stavano seguendo, in leggera discesa, era vuoto. Nessun passaggio
si apriva sui lati, rendendo più facile la loro corsa, e nessuno
aveva cercato di intralciarli.
’Ma Neven sarà davvero in fondo?’
Konoe si bloccò di colpo, quando il corridoio compì
bruscamente un stretta curva a gomito. Si fermò prima dello
spigolo, e posò per terra una sonda con microcamera, che scivolò
lentamente sul terreno inviandogli le immagini dell’altra parte.
Entrambi avevano il fiatone, che risuonava nelle cuffie nelle orecchie
dell’altro. Più che per la corsa, era per la frustrazione di
non aver trovato ancora nulla, nemmeno un ostacolo…
”Riprendiamo un attimo fiato”
sussurrò Konoe, pulendosi alla meno peggio il sudore dal viso.
”Konoe…”
sussurrò Julien, prendendo la frase dell’altro come il permesso
per poter parlare a sua volta. Le ferite gli pulsavano, ma l’adrenalina
teneva ancora a bada il dolore.
”Hn?”
”Ma che sta succedendo? Perché sospettate di Abilene? Non può
averlo semplicemente portato a vedere un’ala riservata, in tutta amicizia?”
L’altro sospirò:
”È troppo lungo da spiegare adesso, per cui ti prego di attendere.
Dopo che avremo tirato fuori Neven dai guai, ti spiegheremo tutto.
Comunque sì, pensiamo che sia nei guai, e che la causa sia
Abilene. O comunque che lei c’entri qualcosa…pensiamo sia responsabile
di tutto quello che è successo”
”Eh? Ma perché l’avrebbe fatto?”
Il soldato scosse la testa:
”Ancora non lo sappiamo. Come va la gamba, Julien?”
aggiunse, indicando l’arto ferito.
Julien scosse il capo:
”Sento appena le ferite”
sussurrò con convinzione, bevendo un sorso d’acqua.
”Bene. Si ricomincia”
Konoe si tirò in piedi, e Julien lo imitò:
”Ma tu pensi davvero che sia qui sotto?”
”…non lo so. Ma non abbiamo nemmeno un altro indizio”
”Konoe…perché nessuno ha tentato di fermarci? Questo vuoto
è…”
”…inquietante”
concluse il soldato per lui, aggiustandosi il giubbotto e svoltando
l’angolo.
”Esatto”
borbottò Julien dietro di lui. Non era ansioso di incappare
di nuovo in una sparatoria, ma quella monotonia atona gli logorava
i nervi. Stavano correndo nel nulla, in un corridoio tristemente tinto
di grigio, con delle luci al neon sul soffitto…sembrava un lungo,
immenso budello verso il nulla.
’Neven…’
Julien strinse i denti. Doveva solo continuare a correre e a sperare.
In fondo, prima o poi sarebbero giunti al fondo, e allora qualcosa
sarebbe successo. Dovevano solo continuare a proseguire, e a sperare.
Non poteva permettersi incertezze, era obbligato ad accettare che
Neven fosse nei guai, e che ad aiutarlo ci fossero solo loro.
’Una coppia peggio assortita non poteva esserci’
Chissà se Konoe avrebbe provato a prendersi tutto il merito.
Non lo pensava, ma in caso contrario gli avrebbe tirato un gran calcio.
Quasi gli sbatté contro, quando il militare si bloccò
di colpo.
”Giù!”
Konoe lo trascinò a terra, tappandogli la bocca con una mano.
Erano arrivati a un punto di svolta, al fondo del corridoio. Una porta si ergeva si fronte a loro.
”Questo è il punto di non ritorno. Se non te la senti, è
il momento di tornare indietro”
Julien lo fissò con uno sguardo di fuoco, e si strappò
via la sua mano della bocca:
”Vale anche per te! Nessuno ti obbliga a restare!”
Non era esattamente vero, quello era lavoro, per Konoe, e Julien lo
sapeva. Ma non gli importava…se Konoe aveva deciso di iniziare la
guerra, lui non si sarebbe certo tirato indietro.
Il soldato evitò di ribattere, limitandosi a mettersi gli occhiali
protettivi e la mascherina su naso e bocca:
”Preparati, perché stiamo per entrare”
Julien obbedì a malincuore, e chiese:
”Vuoi irrompere o fare un’entrata soft?”
”Che domande…irrompere! Coprimi le spalle! Via!”
e scattò in avanti, seguito da Julien.
Il cuore di entrambi batteva all’impazzata…qualsiasi cosa ci fosse
oltre quella porta, poteva essere l’inizio della loro fine…
…Konoe la spalancò con un calcio, e si gettò a terra,
con Julien che copriva lo spazio sopra di lui.
Non c’era nessuno.
Erano in una stanza che si sviluppava in lunghezza trasversalmente
al punto dove erano entrati, verso la metà, con una doppia
porta dinnanzi a loro. Alle due estremità della stessa parete
c’erano due grosse vetrate, da cui usciva della luce artificiale…Konoe
si morse un labbro, ma non fece in tempo a prendere una decisione.
”Benvenuti”
disse una voce maschile dalle loro spalle, sopra di loro.
Entrambi sussultarono e si voltarono, guardando in alto con le armi
puntate. Sopra la porta che avevano spalancato c’erano una telecamera,
fissa su di loro, e un altoparlante. Prima i neon, poi quel coso…tutti lì sembrava estramamente vecchio.
”Vi aspettavamo”
”Identificatevi!”
sbraitò Konoe, sistemando meglio il fucile contro la spalla.
”Che scortesia…contando che siete nostri ospiti, dovreste essere più
educati”
”I rapitori non meritano altro”
ringhiò il soldato, tenendo d’occhio tutti gli spazi e coprendo
Julien. Non poteva permettere che gli accadesse ancora qualcosa, era
la sua via per la redenzione…
”Oltre che scortese, anche ignorante. Non abbiamo rapito nessuno.
Abbiamo solo riabbracciato nostro figlio”
Il respiro di entrambi si mozzò, quelle parole che rimbombavano
nei cervelli. Poi Julien balbettò:
”V-Vostro figlio? Ma…N-Neven?”
”Esatto, Neven. Se volete accomodarvi alla vostra destra, davanti
alla vetrata, potrete assistere all’intervento.
Ansimando, i due corsero alla vetrata. Intervento? Di che stava parlando?
”Neven!!!”
urlò Julien, riconoscendo il ragazzo sedato, legato al lettino,
attorniato da tre chirurghi che armeggiavano con la sua coscia sinistra…l’esterno,
sembrava…
”Non vi possono sentire, la stanza è insonorizzata, anche se
le ho avvertite del vostro arrivo”
continuò la voce…e infatti una donna alzò la testa e
li guardò, sorridendo poi sotto la maschera, come se vedesse
amici da lungo persi di vista…occhi da fata e capelli color del sole…Konoe
la riconobbe subito:
”Abilene!”
”Esatto, sta collaborando con mia moglie per l’estrazione”
”E-Estrazione?”
Le gambe di Julien cedettero, e sarebbe scivolato a terra se Konoe
non l’avesse tenuto per un braccio. Avevano quasi perso la partita,
ma almeno l’onore dovevano salvarlo.
”Non ci avete ancora sconfitti”
balbettò l’uomo in preda alla rabbia, allontanandosi dal vetro
e trascinando con sé Julien, alzando poi il fucile e prendendo
la mira.
”Fossi in voi non lo farei…”
sussurrò divertita la voce dell’uomo…
”…sapete, l’intervento è di routine, ma stanno operando in
un punto relativamente delicato. Ci sono una grossa arteria e una
vena proprio lì…cosa credete che accadrebbe se la lama del
bisturi le tranciasse?”
Konoe sbiancò, e Julien si affrettò a strappargli il
fucile dalle mani:
”Quel vetro sarà sicuramente coperto da una pellicola anticolpi!
Questo giocattolo sarà inutile!”
La voce ridacchiò ancora:
”Esatto. Ogni colpo sparato sarebbe tornato indietro”
Digrignando i denti, Konoe si passò un braccio sul viso. Cosa
poteva fare, cosa? Come poteva tirar fuori di lì Neven?
”Ma cosa gli state facendo?”
piagnucolò l’altro, tornando alla vetrata e appoggiando le
mani sul vetro.
”Semplice. Stiamo estraendo ciò che Neven ha custodito per
tutti questi anni”
Julien studiò meglio la stanza. Al centro, sotto luci accecanti,
giaceva il suo amico, legato al lettino, gli occhi socchiusi e una
mascherina sul viso. Attorno a lui tre donne si affaccendavano…la
madre, Abilene e un’altra stavano mettendo le mani addosso al suo
Neven…la rabbia che stava provando rischiava di esplodere in un nulla…non
aveva alcun modo di aiutarlo, non ne vedeva nessuno.
Spostò lo sguardo, incapace di continuare a guardare i tamponi
che asciugavano il suo sangue. Gli strumenti ai lati del lettino non
sembravano dare segni di anomalie, e nulla, nell’atteggiamento delle
donne, indicava dei problemi in corso.
’Neven…’
pensò, mentre sentiva Konoe avvicinarsi a lui. Lo guardò…il
soldato sembrava essersi calmato. Negli occhi però aveva una
luce maligna, una risoluzione che non gli aveva mai visto…una voglia
di vendetta, una sete di morte, una brama di sangue che andava oltre
il semplice desiderio di salvarlo. Era come se…se…avesse un bisogno
disperato di redenzione.
”Tu sei suo padre?”
”Eh?”
Julien seguì il suo sguardo. All’estrema sinistra della parete
di destra della sala operatoria, era incastonata un’altra vetrata,
e un uomo era seduto nell’ombra, a godersi la scena.
”Esatto”
L’uomo mosse le labbra, ma la voce scese da dietro di loro.
”Chi siete, tu e tua moglie?”
L’altro alzò le spalle:
”Dei semplici ricercatori. La mai adorata moglie è un chirurgo,
io sono un virologo”
”Ti sembra il momento di far conversazione con quel tipo, mentre stanno
operando Neven?”
Julien ringhiò contro Konoe, ma l’altro gli posò una
mano sulla spalla:
”Ho visto abbastanza ferite da sapere che lo stanno operando con cognizione
di causa. Se avessero voluto semplicemente macellarlo, l’avrebbero
già fatto”
Ma Julien scattò, colpendolo sul viso con un pugno:
”Non usare quel termine riferito a Neven! Non è un quarto di
bue”
Preso alla sprovvista, Konoe non riuscì a evitare il colpo.
Barcollò sino all’angolo, e si asciugò un rivolo di
sangue.
”Ooohhh…bel colpo, mingherlino”
”Zitto tu, mostro! Vieni qua che te lo mostro da vicino, il mio pugno”
e lo agitò in direzione dell’uomo dietro il vetro, che intanto
continuava a ridere soddisfatto.
”Oh, non ne dubito. Immagino che l’adrenalina ti abbia riempito di
forza. Non ci tengo a sperimentarla”
”Maledetto…”
Julien si morse un labbro, in cerca di una soluzione. Quello scemo
di Konoe era più inutile del solito, persino dannoso…se voleva
salvare Neven doveva per forza fare tutto da solo.
”Neven…”
”Su, non temere, starà bene. Almeno a livello fisico, lo spirito…boh,
non è affar mio”
”Ma come puoi parlare così, se sei suo padre? Come puoi fare…quello
che stai facendo? Fai schifo!”
L’altro rise ancora, e Julien lo vide muovere il braccio, probabilmente
per schiacciare un pulsante:
”Cara, uno dei nostri ospiti mi ha chiesto come posso fare quello
che sto facendo. Tu ce ne dici?”
Una donna alzò gli occhi, e li studiò. Poi sembrò
sbuffare, e tornò al lavoro. Invece fu Abilene quella che palesemente
si mise a ridere.
Konoe cercò di far funzionare il cervello. A quell’uomo sciocco
piaceva parlare, era evidente. Doveva trovare il modo di fargli rivelare
altri particolari, e agire di conseguenza…quell’intervento doveva
andare a buon fine, per la salute di Neven, quindi lui aveva ancora
un po’ di tempo per pensare.
’Mi devo mostrare disperato…devo convincerli della mia debolezza!’
”Ma perché Neven? Cosa gli avete fatto?”
L’uomo rimase in silenzio un attimo, poi rispose lentamente:
”Immagino tu sia Konoe, uno dei sottoposti di Asha”
Il militare grugnì una risposta, ma non disse altro, e l’uomo
proseguì:
”Lo prenderò per un sì. Dimmi, soldato, quanto conosci
la tua amica- o ex-amica- Abilene?”
”…abbastanza bene”
”Allora saprai anche quale sia il suo più grande sogno”
Julien passò lo sguardo da uno degli uomini all’altro. Che
c’entrava quel discorso?
”Il suo più grande sogno?”
ripeté Konoe, cercando nella memoria. Era qualcosa che era
sicuro di aver già sentito, in un lontano passato…poi un piccolo
ricordo riaffiorò nella sua mente:
”Il suo sogno proibito…la manipolazione dei virus…la scoperta del
vaccino principe”
”Il vaccino principe?”
La voce di Julien era una raspa…cosa stavano dicendo quei matti?”
Ma fu il padre di Neven a rispondere:
”Esatto. Quello che renderà ogni essere vivente immune alle
malattie virali. Preziosissimo, difficilissimo da creare e da gestire…la
più alta manifestazione dell’intelletto umano, la definitiva
vittoria dell’uomo sulla natura e su Dio, o quello che volete voi. D'ora in poi saremo noi a dettare la legge, sia materiale che morale”
”Ma siate tutti pazzi!”
sbottò Julien, dando una manata al vetro.
”Nessuno si impressionerà a sentirsi apostrofato così,
quindi dillo pure, se lo pensi. Sta di fatto che i confini etici sono
talmente labili e malleabili che basta un periodo brevissimo per modificarli.
E poi non ti pare scorretto che i pensieri di una casta ristretta,
e spesso ipocrita, debbano forzatamente avere delle conseguenze su
miliardi di persone? Invece noi stiamo agendo per il bene di tutti!”
”Non è certo quello che state facendo a Neven! Siete voi i primi
ipocriti”
”È un rischio calcolato, non gliene verrà alcun male,
tranquillo. Sappiamo già che al suo animo ci penserete voi
dopo, quindi il leggero danno che ha subito qui verrà presto
riparato. E poi dovresti saperlo anche tu che questo non è
un mondo perfetto”
”Lo ripeto…voi siete fuori di testa, ma di brutto”
”Eh eh eh…sai, Julien Sorel, che è solo colpa tua se Neven
è in quella situazione?”
Konoe si irrigidì, il ragazzo sbiancò, mentre la sua
mente correva all’impazzata alla ricerca di come avesse potuto cacciarlo
nei guai…
”Non ti sforzare, non ci arriveresti mai. Ci hai costretto a giungere
sino a questo punto quando lo hai protetto”
”Hanno mirato alle gambe…”
saltò su Konoe, dandosi una pacca sulla fronte.
”…ecco perché…allora avevamo ragione…”
”Sì”
Julien si schiarì la voce:
”Ehm…Konoe? Che state dicendo?”
Ma il militare gli fece segno di tacere:
”Partiamo dall’inizio: il segnale sconosciuto che abbiamo captato
quando Neven è salito a bordo…”
”…era il nostro assenso ad Abilene, perché provasse a compiere
l’operazione prima di giungere qui. Un lavoretto veloce e preciso,
ecco quello che volevamo”
”Il budino alterato?”
”Anche quello opera mia”
A quanto pareva l’operazione di Neven era terminata. La donna sconosciuta
stava raccogliendo gli strumenti, mentre la madre di Neven era di fronte
al vetro oltre cui c’era il marito, parlando fittamente con lui, mostrandogli
qualcosa che Julien e Konoe non riuscivano a vedere.
Abilene, invece, era di fronte a loro.
”Ma come potevi fare quello…”
e indicò Neven ancora steso sul lettino, la coscia fasciata…
”…partendo da un budino come scusa?! È squallida!!!”
La donna squadrò Konoe, e rise:
”Sei proprio uno sciocchino, Konoe. Non vedi la forza della mia scelta?
No, non nell’aspetto di qualcosa di morbido e fresco. Ma nella sua
facile raggiungibilità. Nella mensa era alla portata di tutti,
ogni persona lì presente avrebbe potuto mistificarlo. Tanti
colpevoli, nessun colpevole. Se Neven ne avesse mangiato, io poi avrei
inventato una scusa per poterlo operare alla gamba, in seguito ad
analisi più approfondite rispetto al controllo di quando è
salito a bordo. Per togliere una brutta ciste, che ne so!”
”Ma allora perché…Arkhie, Daleth e Asha!”
”Perché non tutti sono sciocchi come te. Daleth stava usando
Arkhie per studiare i filmati della cucina, e c’era il rischio che
mi scoprissero. Così, mentre parlavo con Neven, ho fatto in
modo di inserire una memoria olografica che contenesse un programma
in grado di annientare l’ESAI”
”Ma non è stato trovato nulla nelle tue memorie olografiche”
Konoe sapeva che Daleth le aveva controllate…come poteva essergli
sfuggita?
”Credi si stata così sciocca da consegnarla? L’ho buttata,
anzi…l’ha fatto Asha per me”
Il militare si grattò la testa. Non ci stava capendo più
nulla.
”Quel giorno ho aspettato che lei facesse il suo giro di guardia,
e ho fatto apposta a darle in mano un sacco di rifiuti, dicendole
che fra le altre cose c’erano delle scatolette di lenti a contatto.
Lei ha controllato il sacco che stavo portando io, rimanendone profondamente
disgustata, così ha gettato nella fornace quantica il sacco
che portava, dopo averlo palpeggiato un po’. La memoria era in una
delle scatolette, ma lei perché mai avrebbe dovuto non fidarsi
della mia parola? Sono la sua migliore amica!”
”Lo eri”
la corresse Konoe, ringhiando.
”Dettagli. Poi ho dovuto mettere a tacere anche Daleth…a quello stupido
non è bastato vedere Arkhie annichilito, e si è rimesso
a studiare i filmati. Ma dato che non potevo eliminare anche Anchan,
ho dovuto virare la mia attenzione sull’umano”
Julien si scosse…entrambi stavano pendendo dalle sue labbra, ma c’era
qualcosa che non tornava:
”Ma perché ci sta raccontando tutto questo? Noi diremo tutto
quando usciremo di qui!”
”Perché pensa che non usciremo di qui. E quell’uomo pure”
Abilene giocò con una ciocca del suoi splendidi capelli:
”Sai perché sei un fallito, Konoe? Perché dai un sacco
di cose per scontate”
”F-Fallito?”
”Sì. In cosa hai avuto successo? Chi sei riuscito a proteggere,
di quelli che noi abbiamo voluto davvero colpire? Sei riuscito a conquistare
Neven? No. Fai pietà”
In cuor suo, Julien dovette ammettere a se stesso di essere d’accordo
con lei. Era una cosa orribile da pensare, ma aveva ragione. Konoe
era e rimaneva un fallito.
”Abilene…”
Pronunciò quel nome come fosse un’imprecazione, ma lei non
si scompose:
”Vi stiamo raccontando tutto perché non abbiamo alcun motivo
per non farlo. Tanto sarete voi stessi a non voler dire assolutamente
nulla. Manterrete il segreto, quello che abbiamo fatto verrà
con voi nella tomba”
”E perché dovremmo farlo?”
”Non essere insolente, Julien. Il motivo te lo dirò alla fine,
giusto per lasciarvi a pensare un altro po’. Ma credimi…anche solo
per il fatto che io ho raggiunto il mio obiettivo, al contrario di
voi”
”Hn”
”Neven!!”
La dottoressa si voltò, studiando il ragazzo:
”Si sveglierà fra un’oretta, non preoccuparti”
Un rivolo di sangue scese dal labbro di Julien, che continuava a infierire
sulla carne tenera:
”Siate dannati…”
”Io credo nella scienza, non in cose volubili e manovrabili come le
religioni”
”E si vede a che punto sei arrivata!”
commentò sarcastico Konoe.
Lei alzò le spalle:
”Quando una persona che ami avrà bisogno del risultato di questa
ricerca, ringrazierai tutti gli dei mai esistiti che l’abbiamo portata
a termine. E lo sai benissimo anche tu che i principi religiosi valgono solo per gli strati bassi, mentre chi comanda è il primo a violarli, quindi non ti mettere a farmi la predica sulla morale”
”Io so solo che avete fatto del male a degli innocenti”
”Ma piantala!!! Daleth e Asha si sveglieranno con l’antidoto che darò
a Neven. E Arkhie era solo un ESAI”
”Era un nostro amico!!!”
”Era una macchina, né più né meno di quelle che
puliscono le astronavi”
”Io non ti…riconosco più”
Abilene scrollò le spalle, e continuò:
”Sinceramente non mi importa”
”Nemmeno di Asha ti importa?”
”A dire la verità…un po’ sì. Ma la mia priorità
è sempre stata questo progetto, e lei l’ha sempre saputo bene.
Anche prima che la colpissi, ha saputo riconoscere che lei veniva
dopo il progetto”
Julien sospirò. Stava diventando tutto così pesante…
”Quindi l’attacco serviva a mascherare l’attacco a Daleth e ad Asha?”
”No. L’attacco serviva a colpire Neven. Io ne ho approfittato per
sferrare un attacco ad Anchan, per creare più confusione e
danni che fosse possibile. Poi ho colpito Daleth e distrutto tutte
le copie dei filmati. Ma è successo un imprevisto…l’arrivo
di Asha”
”Lei…ti ha scoperta?”
”A dire la verità non lo so. Non so bene se quello che hai
detto a Neven sia la verità, oppure solo un modo per studiare
le mie reazioni”
”Cosa?!”
Julien fissò Konoe, e Abilene ne approfittò:
”Sai, Julien, credo che Kon abbia usato Neven per testare il mio comportamento”
”S-Sta mentendo?”
balbettò il ragazzo, senza staccare gli occhi da lui.
”No”
A occhi bassi, Konoe confessò la sua colpa.
”Fai schifo”
sussurrò Julien. Era talmente disgustato che non aveva nemmeno
voglia di colpirlo di nuovo.
”Confermo. Asha è stata più sveglia…ha capito che c’entravo
qualcosa, e mi ha accusata. Io non potevo permettermi ostacoli o perdite
di tempo, così l’ho messa a nanna. Intanto tu, Julien, ci costringevi
ad arrivare a questo punto. A portare qui Neven per farlo operare”
Il ragazzo strinse i denti, la ferita che gli faceva male. Tutto era
diventato chiaro.
Fine parte XIII
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