Goccia di stella
Parte IX
di Hymeko
Neven non aveva mai visto un luogo come quello. Aveva girato in lungo e in largo il pianeta dove aveva vissuto, ma sulla sua vecchia patria non c’era nulla di simile. E le stesse immagini dei mondi visti sulla nave non reggevano il paragone.
Poteva capire il deserto…aveva passato intere nottate a fissare le stelle, stando rincantucciato sotto una coperta calda, a contare i frammenti di astri che attraversavano il firmamento. I suoi robot gli avevano spiegato che in realtà erano pezzi di roccia che si incendiavano a contatto con l’atmosfera, ma non gli importava. Pensarli come gocce di stelle era più bello.
Scosse la testa, tornando al deserto. In fondo, quell’enorme distesa di sabbia chiara poteva essere pensata come un spiaggia un po’ fuori dal comune…ma i pinnacoli bianchissimi che si ergevano dalle rocce lo lasciavano senza fiato.
"Sono belli, vero?"
mormorò Abilene, mentre accompagnava Julien lungo la rampa della nave, dirigendo con semplici tocchi il lettino galleggiante. Il ragazzo poteva già muovere alcuni passi, ma non era in grado di affrontare quel percorso…fra lo spazioporto e il veicolo verso cui si stavano dirigendo c’erano alcuni metri di sabbia soffice, sottile come zucchero a velo.
"…sì"
Julien ridacchiò fra sé…il suo amico era arrossito, e non per l’effetto rabbioso del sole sulla sua pelle di latte. Semplicemente stava pensando di aver mostrato troppo la sua ignoranza sulle meraviglie della tecnica…come un cavernicolo alla corte di un re.
"Di cosa sono fatti?"
le chiese, sperando di riuscire a cambiare discorso…da come il ferito lo stava guardando, sembrava avesse capito tutto.
’Dovrò dare un po’ di corda a Konoe’
pensò facendogli la linguaccia. Nulla di serio, giusto per far ingelosire Julien, lo avrebbero capito subito. Aveva deciso. Era ora di diventare più forte, e farsi un vero carattere. Se lo fosse stato durante l’attacco, probabilmente Julien non sarebbe rimasto ferito.
"Esattamente non lo so…"
mormorò la dottoressa con fare assente; non sembrava aver recepito il sottile gioco fra i due ragazzi.
"…di sicuro di un materiale termoresistente"
Neven annuì, passandosi una manica sulla fronte. Non aveva mai sudato tanto.
"Ma non hanno caldo?"
chiese a mezza voce, più come commento che per avere una risposta.
Ma la donna rispose, anche lei più per l’abitudine ormai meccanica di dare spiegazioni:
"No. Vedi la cime?"
L’altro annuì…quei picchi sembravano raggiungere il cielo.
"Grazie a un sistema di pale e ventole, costringono l’aria fredda a scendere giù per gli edifici. Di conseguenza quella calda sale verso l’alto e, grazie alla particolare forma degli interni, si disperde dai fori sulle pareti laterali"
"Wow…sai davvero tutto! Anche chi li ha costruiti?"
Abilene gli strizzò un occhio:
"Sono edifici della Gilda dei Medici del pianeta principale di questo sistema. Mandano qui i pazienti più ricchi, perché il personale è altamente qualificato, e le strutture sono all’avanguardia"
Julien tentò di alzarsi un po’, ma una fitta alle gambe fu più convincente delle occhiatacce delle sue due guardie improvvisate, così rimase disteso:
"Non capisco…perché venire su un pianeta praticamente deserto per costruire una clinica di lusso?"
La dottoressa scosse il capo:
"Prima c’erano solo i laboratori di ricerca…sapete, noi medici quando si tratta di scoperte siamo piuttosto suscettibili. Tendiamo a diventare leggermente ipertesi, se sospettiamo che qualcuno stia provando a spiarci"
"Quindi si sono imbucati qui?"
Lei annuì:
"Poi si accorsero che i conti iniziavano a essere in rosso, quindi usarono i cervelli per trovare una soluzione che permettesse di non avere mai problemi di soldi, e nel contempo di poter continuare in pace le ricerche. Così pensarono di sfruttare un po’ del loro stesso tempo, e crearono questi clinica di lusso, vietata a cacciatori di scoop e simili, per persone ricche sfondate, amanti della quiete e interessate solo alla propria salute"
I due ragazzi si guardarono…la stessa domanda aleggiava nelle loro menti:
"Ehm…Abilene?"
"Sì?"
Le lunghe ciglia sbatterono piano per il sole forte…Neven però si chiese se quegli occhi blu non fossero diventati di ghiaccio.
Julien parlò anche per lui:
"Come facciamo noi a esser stati accettati qui? Alcuni passeggeri di prima forse potrebbero permetterselo, ma già io forse avrei problemi. Per non parlare di quelli di seconda classe"
Lei spostò i capelli biondi dietro una spalla:
"Un po’ grazie all’assicurazione. Un po’ grazie alle mie conoscenze"
mormorò strizzando un occhio.
Mentre caricavano Julien sul veicolo, come dal nulla apparve Konoe, che si sedette fra la dottoressa e Neven, senza una parola. Il ragazzo non capiva, ma sembrava che l’acciaio di cui era fatto si fosse indurito.
"Comandante?"
L’essere immateriale guardò a malapena Konoe. Sapeva il motivo per cui era lì. Aveva avuto i suoi stessi dubbi…ma non poteva farci nulla, quindi lo fece accomodare con un sospiro.
"So cosa vuoi dirmi. Ma non ho potuto farci niente. Dovevamo atterrare, e questo era il pianeta più vicino. In molti poi in prima classe sanno della clinica che vi sorge…avrebbero preteso di farsi visitare qui"
"Sì, ma…"
L’altro scosse la testa:
"No, Konoe. Io purtroppo ho anche il dovere di essere diplomatico"
Il militare sprofondò di più nella poltrona:
"Ha anticipato qualche altro mio pensiero?"
Nonostante le parole, il tono non era arrabbiato. Era più…stanco, ecco. E nervoso.
Il Comandante sospirò. Non aveva tutti i torti.
"Konoe, dov’è Neven?"
L’altro alzò le spalle:
"Da Julien, come sempre…"
Il tono divenne seccato, e non fece nulla per nasconderlo.
"…Comandante, per favore non ridacchi in quel modo!"
"Fra tutte le persone dell’universo, mai avrei pensato che proprio tu…"
"…mi sento ridicolo. Ed è così giovane…"
Il Capitano sbuffò:
"Non dire scemenze. Non è certo troppo giovane! Ha poco più di otto anni meno di te!"
"Sì, ma…"
Gli occhi che lo fissavano gli fecero chiudere la bocca. Non sapeva perché, ma gli stavano mandando dei brividi lungo la spina dorsale:
"Ho un’idea. Che ne diresti di unire l’utile al dilettevole?"
Konoe tossicchiò. Non aveva idea di come il suo superiore intendesse quell’antica frase:
"Signore?"
pigolò, sperando di non sembrare troppo un micino.
L’altro si alzò, fluttuando a un paio di centimetri da terra:
"Non credi che sia giunto il momento di dichiararti, Konoe? Immagino che Neven ne sarebbe lusingato"
Il militare sperò che, alla vista, le sue guance non fossero infuocate come le sentiva:
"Ehm…tralasciando il fatto che non sono affatto sicuro dei sentimenti di Neven, non riesco a vedere l’utilità di una simile confessione. Servirebbe solo a intricare ulteriormente la situazione"
Ma il Comandante non la pensava così:
"Affatto. Anzi, renderebbe tutto più facile. Potresti fargli da guardia del corpo senza destare alcun sospetto. Saresti la sua fedele ombra, e nessuno avrebbe niente da ridire"
Massaggiandosi gli occhi, Konoe ricordò chi gli aveva già fatto un discorso simile:
"Signore…lei ha per caso parlato di questo con Daleth? Perché anche lui m’aveva suggerito qualcosa del genere"
"Davvero? No, non ci siamo parlati. Comunque, dimostra che anche Daleth ha un gran cervello"
Konoe sospirò, lasciandolo crogiolarsi per un istante nella vanteria. Non sapeva bene se lo stesse facendo per smorzare la tensione o meno, ma non importava. Non voleva farlo.
"Signore…non sarebbe un atto orrendo mettermi con lui solo per…poterlo sorvegliare?"
Il Comandante lo guardò di sbieco:
"No. Perché tu vuoi sul serio metterti con lui, no?"
"Sì, ma…"
"Allora dov’è il problema?"
Mordicchiandosi un labbro, il militare esitò un attimo:
"È che…ho paura per la sua incolumità. Stando accanto me potrebbe essere…peggio"
"Non potrebbe essere più in pericolo di come sia già"
Konoe si alzò, e iniziò a girovagare per la sala comandi. Erano tornati sulla nave per controllare Anchan, e ne avevano approfittando per parlare in santa pace, senza il timore di cimici o microcamere.
"Non lo so. Io…"
"Konoe…consideralo un ordine diretto del tuo superiore. O preferisci dirgli la verità, spiegandogli fino in fondo il motivo per cui lo sorvegli costantemente?"
Konoe si fermò. A quanto pare non aveva molta scelta…
"Ma…se lui mi respingesse?"
Gli occhi del Comandante si strinsero:
"Fai in modo che non accada"
"…obbedirò agli ordini. Ma…se si insospettisse? Se scoprisse qualcosa?"
L’altro scrollò le spalle:
"Dipende da cosa ha scoperto. Non dare inutili informazioni. Non sappiamo cosa potrebbe accadere"
"Sì. E con Abilene? Come mi devo comportare?"
"Come hai sempre fatto"
rispose il Comandante lapidario, ma Konoe prese fiato. Non gli andava molto contraddire il superiore, ma non sapeva come agire. Certe situazioni lo mettevano a disagio.
"E nei rapporti di Neven con Julien? Se li tenessi separati, lui se ne accorgerebbe. Senza contare che si rifiuterà di star lontano da lui"
"…allora fai in modo di esserci, quando andrà in infermeria. Maschera la tua presenza con la gelosia, se sarà necessario"
"Ho capito, signore"
pigolò Konoe, abbattuto. Rischiava che il suo comportamento insolito li insospettisse tutti, ma non lo disse. Tanto sapeva che non ne avrebbe ricavato nulla.
"Come stai, Daleth?"
Neven si sedette vicino al letto del suo amico, ancora addormentato. Nella stanza accanto riposava Asha, e da quanto ne sapeva, la dottoressa raramente si staccava dal suo capezzale.
"Noi stiamo tutti bene. Grazie a te, mi hanno detto. Hai salvato Anchan e tutti noi. Ti ringrazio tanto, anche per gli altri. In fondo, per quello che è successo, è una fortuna che non ci siano state vittime. Voi- anche Asha sta dormendo, proprio come te- vi sveglierete presto, Abilene l’ha promesso. Ha detto che dopo che ti sarai rimesso, come punizione per lo spavento che ci hai fatto prendere ti farà ingoiare almeno dieci litri di tisane"
La sua voce non si incrinò, nonostante le lacrime avessero iniziato a scendergli lungo le guance…
"Anche Julien è rimasto ferito. Mi ha fatto da scudo…ho avuto paura, Daleth. Si è messo fra me e quelli che ci hanno assaliti. Abi gli ha curato le gambe, andrà tutto a posto, ma mi sento in colpa. È per me che è a letto semi immobilizzato…solo per me"
Si passò una manica sugli occhi, e bevve un sorso d’acqua. Accanto a lui, Daleth continuava il suo sonno. I bassi ronzii delle macchine cui era attaccato non lo disturbavano…sembrava immerso in un sogno meraviglioso…
"Ho paura…alcuni membri dell’equipaggio parlavano dei guai ci sono capitati, li ho sentiti per caso. Prima del mio arrivo non è mai successo nulla, loro non lo hanno detto ma io ci ho riflettuto. Ho controllato nei diari di bordo…è cominciato tutto quando sono salito su questa nave…ho paura. Non so cosa fare…"
Si strinse nelle braccia, strofinandole. Iniziava ad avere freddo, nonostante la temperatura esterna fosse molto alta.
"…e se tutto fosse colpa mia? Il budino avrebbe potuto essere per me, l’attacco a Arkhie è partito da dove ero io, e il colpo preso da Julien era per me…forse…tutto questo…"
e gli accarezzò i capelli folti…
"…è perché io sono giunto qui"
Lo guardò in silenzio per molti minuti, le lacrime che scendevano e si arrestavano a intervalli irregolari. Poi si alzò e uscì, incamminandosi verso l’esterno, senza passare a far visita ad Asha. Aveva tanto bisogno di calore.
"Non pensavo che saresti venuto"
"E perché? Mi spiace per quello che ti è successo"
Julien squadrò Konoe, un po’ dubbioso:
"Non è che in realtà stavi cercando Neven, e pensavi di trovarlo qui?"
Il militare sorrise leggermente, e gli occhi blu si scurirono:
"Lo confesso. Volevo controllare che tutto fosse a posto"
rispose, pulendosi gli occhiali sottili.
"Perché non avrebbe dovuto esserlo?"
chiese acido Julien. Quell’accostamento, ovvero andare a trovare lui uguale pericolo, non gli era piaciuto molto.
"Sai, con tutto quello che è successo…"
"Sospetti di me?"
gli domandò il ragazzo, scoprendo apposta un po’ di lenzuolo, per mostrargli le fasciature.
"No, ma Neven ha bisogno di molto conforto, in questo momento"
"…e credi che io non possa dargliene?"
Il viso di Konoe si indurì come mai aveva visto:
"Julien…hai voglia di litigare, per caso?"
L’altro digrignò i denti:
"No, ma voglio che tu la smetta di trattarmi dall’alto in basso. Di considerarti tanto superiore solo perché hai la divisa"
"Jul…"
L’arrivo di Abilene, con delle infermiere per cambiare la fasciature del ferito, interruppe la querelle.
"Che succede?"
domandò, notando l’astio fra i due.
"Nulla"
risposero all’unisono. Poi Konoe fece un cenno a nessuno in particolare, e se ne andò.
Julien dovette ingoiare il boccone. Di sicuro stava andando a cercare Neven…avrebbe tanto voluto andargli dietro, ma lo sguardo di Abilene non gli lasciò molte possibilità.
"Due galletti in un pollaio"
mormorò la donna, scatenando le risate delle altre.
"Posso sedermi?"
Neven sussultò, soffocando a malapena un grido. Konoe era apparso dal nulla, forse sorto dall’aria infuocata, senza rumore…o più razionalmente, lui era stato troppo distratto dai suoi pensieri per sentirlo arrivare.
"Certo"
Si tirò un po’ da parte per dividere l’ombra con lui. La sabbia aveva una temperatura accettabile lì, al riparo di uno degli edifici bianchi. L’aria calda non soffiava forte, sollevando appena un po’ di pulviscolo dalla superficie del deserto, rendendo assieme al calore il terreno leggermente sfocato, soprattutto se visto da lontano. Quel mondo lo metteva in soggezione. Il complesso clinico era un’oasi di vita e progresso in un mondo di nulla. Sabbia, sabbia e ancora sabbia. Ne era pericolosamente attratto…la tentazione di attraversarlo era così forte…e aveva tante domande.
"Konoe, come trovano l’acqua in questo mondo? La fanno arrivare da altri pianeti? La ricavano dall’aria?"
Il militare scrollò le spalle:
"Non sono un esperto, comunque credo che la ricavino dal sottosuolo. Dalle profondità rocciose…dovrebbero esserci dei fiumi sotterranei. Anche se sopra è secco, ho sentito che l’interno del pianeta ha riservato parecchie sorprese, in questo senso"
Neven annuì. Scendere nel grembo del globo…affrontare le viscere umide e oscure…non l’aveva mai fatto. I suoi robot gliel’avevano sempre vietato per ragioni di sicurezza. Ma lì non era più solo…
"Si può scendere?"
chiese, parlando quasi senza pensare. Aveva intensamente bisogno di distrarsi…
"Non so. Non so nemmeno a chi chiedere"
"Ah"
Konoe lo sbirciò. Si era leggermente incupito, le spalle basse sembravano riflettere il suo stato d’animo. Pareva stanco e senza più energie…tutti gli avvenimenti dovevano aver iniziato a erodere la sua forza d’animo.
"Ti piacerebbe andarci?"
L’altro annuì senza dire nulla. Era distante e distratto…
"Non so…ci sono posti migliori. Luoghi dove l’acqua forma dei laghi sotterranei…sicuramente meglio di qui"
"E…si possono vedere?"
Il militare assentì col capo. Un piccolo barlume di vita si era riacceso in Neven.
"Un giorni ci andremo?"
Konoe face un piccolo inchino:
"Sarò lieto di essere la tua scorta"
Lo sguardo di Neven si perse sulle dune, una sequenza di collinette di un uniforme color ocra. La vista lo calmava, la loro immobilità era un toccasana per la sua anima.
"Chissà se ci riusciremo mai"
mormorò, rivolto più che altro a se stesso.
"Perché non dovremmo?"
Aveva un vago sentore del motivo, ma Konoe non poteva permettere che si abbattesse.
"…tutto quello che ci è successo…"
Il militare sospirò:
"Neven, so che potrà sembrare scioccante, ma ne sono successe di molto peggiori nella storia dell’universo. Abbatterti non farà migliorare le cose"
"Sì, ma…non sono preoccupato del passato. Non può più farci del male. È il futuro che temo…potrebbe accadere tutto di nuovo, o peggio"
"…lo so. Non è facile per te, vero?"
Neven scosse la testa e la appoggiò alle ginocchia strette al petto:
"Non mi sono mai illuso che lontano dal mio pianeta fosse tutto semplice, ma non pensavo che avrei visto così in fretta…tanta sofferenza"
"In effetti è strano…non voglio consolarti a forza, ma credimi: sulla nave non era mai successo nulla di simile. Sei capitato in un brutto periodo. Sfortunato, forse"
"E non è che…."
Gli occhi chiari del ragazzo si piantarono nei suoi, e Konoe tremò…
"…ha a che fare con me, questo periodo sfortunato?"
"…cosa intendi?"
Sapeva già tutto? Lo aveva compreso? Gliel’aveva messo in testa qualcuno? Il sudore scorreva lungo la schiena del militare, e non per il caldo. Come avrebbe reagito alla verità?
"Ho controllato i diari di bordo. Hai ragione, non è mai successo nulla prima del mio arrivo. Mi sento al centro degli eventi, come se fossi io il bersaglio. Ma ho anche paura che il mio sia un eccesso di protagonismo, per poter avere qualcuno sempre accanto a me, una guardia del corpo insomma. Sarebbe orribile…"
"Neven…"
Ma l’altro non lo fece continuare:
"E se poi fossi davvero io il bersaglio, ma venissero colpiti quelli che mi stanno vicino, come Daleth e Julien? Come potrei vivere con un simile senso di colpa?"
"Neven…"
"Ho paura…di tutto. Soprattutto di me stesso. Io non conto nulla, ma perché allora mi hanno sparato? Julien si è preso quel colpo per me. E perché tutti sono sempre stati così gentili? Io non sono nulla, nulla…non mi merito tutto questa premura"
"Questo dovremmo essere noi a deciderlo, non credi?"
"Ah…scusa"
Neven voltò la testa. Aveva parlato a sproposito…anche Konoe doveva esser rimasto spiritualmente scottato, ma lui aveva trovato l’energia per continuare.
"Ascolta. Non sappiamo praticamente nulla dei motivi che ci hanno portato qui. Per cui non ti disperare troppo, va bene? E riguardo alla premura…gli uomini trattano bene chi piace loro, lo sai, no?"
"Io…mi sento…inadeguato"
"E perché?"
Neven si morse le labbra, cercando le parole:
"Perché non so nulla. Non appartengo alla società. Sono disadattato…il mio ambiente è la solitudine. Continuo a sbagliare, ho paura di sbagliare, di fare tutto sbagliato ogni volta che mi muovo…vivo quasi nel terrore di respirare"
Konoe lo guardò, inarcando un sopracciglio:
"Non mi è mai sembrato che tu avessi tanta paura"
"È che mi costringo ad andare avanti, a sembrare spensierato. Così nessuno si preoccuperà per me"
Il militare gli passò un braccio attorno a una spalla, stringendolo a sé:
"Ci sono persone che si preoccupano per te solo perché ti vogliono bene, sai?"
mormorò, posandogli un bacio casto su una tempia, inspirando il profumo tenue dei suoi capelli.
"…non sarebbe stato meglio se non mi avessero conosciuto, dato quel che è successo?"
Konoe abbassò la testa per guardarlo negli occhi:
"Ne sei davvero convinto? Rispondimi col cuore, non con l’animo depresso che hai ora"
Neven lo sbirciò fra le palpebre, poi ridacchiò:
"…no. Io sono felice di essere qui, e non credo che tu, Daleth, Julien, Abi e gli altri mi avrebbero accolto così solo per educazione"
"Bene. Crisi risolta?"
"Risolta"
Il sorriso di Neven si allargò, e Konoe non riuscì più a trattenersi. Tenendolo fermo col braccio, allungò il viso e lo baciò.
Fine parte IX
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