Goccia di stella

Parte VIII

di Hymeko

”Abilene…Abilene!!!”
Asha si fiondò nello studio di Daleth, sperando che davvero l’amica si trovasse lì.
”A-Asha…”
Il militare si gelò. Era in lacrime, accoccolata sul corpo di Daleth.
”Abi…è…”
La dottoressa scosse la chioma bionda:
”No. Ma non riesco a svegliarlo. Non riesco a svegliarlo, Asha. Non riesco a capire…e anche se sono un dottore non so cosa fare”
Fra i singhiozzi, sistemò una ciocca dei capelli del ragazzo. Gli occhi di Daleth, vuoti, fissavano Asha senza vederla…lei lo capiva anche senza essere un medico, gli bastava l’esperienza sul campo, ne aveva visti così tanti dei suoi compagni ridotti in quel modo…
Daleth era diventato una specie di manichino, un guscio cui era stata strappata l’anima, l’antitesi del ragazzo vitale che era.
”C-Cos’è successo?”
Andò da lei e la allontanò dalla scrivania, dove il loro amico era accasciato. Sapeva che la situazione di Julien era grave, ma sperava che le squadre di soccorso potessero fare a meno di Abilene, per il momento. Non era in grado di agire lucidamente, forse non sarebbe stata d'aiuto.
”L’hanno at-at-attaccato…li ha sentiti arrivare…erano almeno in due…l-lui…mi ha fatto da scudo…hanno puntato le armi contro di lui…Asha…”
”Li hai visti in faccia? Sapresti identificarli?”
“S-Sì…credo…li ho visti sul monitor con Daleth, mentre entravano dal portellone principale…uno aveva una cicatrice sul mento, l’altro una fascia blu attorno a un polso...e sono arrivati qui...”
Mentre scivolava a terra, trattenendo a stento le lacrime, Asha la abbracciò forte. Il suo cuore batteva a un ritmo sostenuto. Il racconto di Abilene non combaciava con quanto affermato da Anchan. Secondo l’ESAI nessun nemico era arrivato fin lì. Lei stessa aveva intravisto i due descritti da tutt’altra parte della nave. Ad attaccare Daleth, quindi, era stato il misterioso sabotatore, la persona che non erano riusciti a catturare. E la sua amica…non ne sapeva il motivo, ma stava mentendo. O forse la ragione la sapeva, ma non riusciva ad accettarla...
”Abilene ascoltami. Abbiamo bisogno di te. Devi curare una persona…”
”Neven? Ti prego non dirmi che anche lui è stato ferito?”
Il militare sbatté le ciglia: come mai aveva subito pensato a lui?
Un brivido le accarezzò intensamente la colonna vertebrale…forse…forse…davvero..
”Stai tranquilla, Neven è illeso. Ma c’è bisogno di te. Ora sciacquati il viso e poi andiamo, va bene?”
Asha non ne era sicura, eppure le era sembrato di veder passare un lampo nei suoi occhi blu…quasi a forza la costrinse ad andare in bagno, e a lavarsi via le lacrime.
’Ma saranno vere?’
si chiese, mentre la porta si chiudeva.
”Anchan”
stringendo i denti, tentando di non guardare il corpo di Daleth, si appropriò del microfono collegato al terminale. Con quello poteva comunicare con il computer di bordo, anche se gli altri collegamenti non erano ancora stati ripristinati.
”Sì, Asha?”
”Ho bisogno di una conferma veloce: è certo che nessuno degli assalitori sia arrivato fino allo studio di Daleth?”
”Assolutamente, Asha. Li ho monitorati da quando hanno sfondato il portellone. I tuoi uomini li hanno tenuti a distanza da quella zona”
”Grazie, Anchan. Ah, alza il tuo livello di protezione”
”Sì, Asha”
La porta si era aperta, e una Abilene più calma ne era uscita.
Si fissarono.
”Con chi stai parlando?”
le chiese, fissando il microfono che aveva tolto a Daleth.
”Tu mi devi delle spiegazioni, dottoressa”
Asha estrasse la pistola, facendole segno di alzare le mani. L’arma tremava…non l’aveva mai puntata contro un amico. In quel momento, lo stava facendo contro la sua amica del cuore…
”Asha…che stai facendo?”
Una punta di paura calcolata…il cervello del militare vorticava. Non poteva essere vero…
’Julien…scusami. Ma se ho ragione, tutto andrà a posto’
”Tengo sotto tiro una sospettata”
”Asha!”
Il tono scandalizzato non turbò minimamente l’altra…Abilene era una bravissima commediante, lo sapeva…
”Ho parlato con Anchan durante lo scontro. Nessun nemico è arrivato sin qui. Me lo ha confermato mentre eri in bagno. Il che significa due cose: o sei una complice, o sei tu ad aver fatto…quello che hai fatto a Daleth!”

”Merda merda merda merda!!!”
La squadra di soccorso stava curando le ferite di Julien, ma c’era bisogno della dottoressa. Konoe camminava a passi svelti di fronte ai due ragazzi accoccolati a terra, l’arma in pugno nel caso subissero un altro attacco. Così aveva detto a Neven…in realtà lo faceva per nervosismo. Era preoccupato per Julien, anche se era il suo rivale non significava che desiderasse che soffrisse. Inoltre, ogni stilettata di dolore che provava portava Neven ad avvicinarsi a lui…iniziava a fargli male lo stomaco, cosa mai verificatasi prima, per un simile motivo.
”Konoe…dov’è Abilene?”
L’uomo scosse la testa. Avrebbe tanto voluto saperlo anche lui. Julien continuava a gemere, e lei non arrivava. Se avesse continuato così, avrebbe iniziato a rischiare.
Guardò i due giovani. Neven teneva stretto l’amico contro di sé, appoggiato al petto. Il viso grondante di sudore di Julien era nascosto contro la base del suo collo, il respiro corto gli accarezzava la pelle. Erano mano nella mano, ma il militare non provò gelosia. Quelle ferite avrebbero fatto male a un soldato, e Julien era solo un civile inerme…provava una gran rabbia. Se non si fossero lasciati cogliere di sorpresa, non sarebbe accaduto nulla. Era in parte colpa sua e di Asha…si morse le labbra. Cosa stava facendo il suo superiore? Perché non arrivavano? Era stata trattenuta?
Si fermò di scatto. L’infiltrato. Quello che aveva cancellato Arkhie, e alterato il budino. Forse…
”Neven!”
Il ragazzo sussultò, guardandolo spaventato.
”Ascoltami, devo andare a vedere se è successo qualcosa. Stanno tardando troppo”
”K-Konoe…”
Si inginocchiò accanto a lui, e gli spostò i capelli dalla fronte:
”Ascoltami, non posso rimanere ancora qui. Lo faccio per Julien. Mentre vado chiamerò una squadra per la vostra difesa. Ma devo controllare”
L’altro annui, un po’ di colore che tornava sul viso pallido.
”Bene. Rimani con Julien, capito? Devi prenderti cura di lui”
Neven assentì di nuovo, senza un filo di voce. Era una dura prova per lui…Konoe si chiese quanto fosse in grado di reggere ancora. In fondo, era per lui che Julien si era sacrificato.
”Forza”
gli batté una mano su una spalla e corse via. Paura, impazienza, dolore e confusione regnavano in lui. Le odiava tutte.

”Ahi ahi ahi. Le cose si sono un po’ complicate, eh?”
Abilene si morse una ciocca di capelli, sorridendo sorniona. Le lacrime di pochi minuti prima erano solo un ricordo…nei suoi occhi c’erano solo freddi calcoli.
Asha strinse i denti. Non era vero. La stava prendendo in giro, non poteva essere vero…
”Abi…”
L’altra alzò le spalle, sedendosi sulla scrivania accanto alla testa di Daleth:
”Immagino che questo testardo sia riuscito a salvare Anchan dal mio virus. Avrei dovuto controllarlo meglio, ma mi stavo versando del liquido irritante negli occhi. Lo sai, non sono mai stata brava a piangere a comando”
Sospirò, sbadigliando. Parlava come fossero a un pic-nic, ragionando su argomenti che non la interessavano minimamente.
”Abi…le…ne”
L’altra donna sentiva i denti che le dolevano, ma non riusciva a smettere. La sua migliore amica…il suo appiglio, la sua confidente…
”Perché ti stupisci, Asha? Ormai l’avrai anche capito, no? Tutta colpa sua, di Daleth. Se si fosse lasciato andare senza lottare, Anchan sarebbe stato disattivato e io sarei salva”
Scrollò le spalle, continuando con un leggero sorriso sulle labbra:
”Ma non fa nulla. In fondo, l’unica che sa qualcosa presto non potrà più parlare”
Asha sussultò, aggrappandosi all’arma. Non aveva potuto perquisire la stanza…che avesse piazzato delle trappole? O stava semplicemente bluffando?
”P-Perché? Abi…perché?”
L’altra allontanò con un gesto della mano quelle parole:
”Troppo lungo da spiegare. Semplicemente, molti soldi e soddisfazione personale”
”E…per questo…Arkhie…”
”Mi avrebbe scoperta…sai, il budino”
Una lacrima rotolò sulla guancia di Asha:
”Allora…sei stata tu”
”Sì. Ah, riguardo Daleth, è addormentato. Non so per quanto, dato che lo sto usando da cavia da laboratorio, comunque…”
”Come puoi parlare così di lui!”
”Piccola Asha…non dovresti preoccuparti di lui”
Le lacrime aumentarono:
”C-Credevo fossimo amiche…”
”Lo siamo. Ma lo sai che ci sono cose che, per me, vengono prima”
”Ah già…il tuo sogno proibito…la manipolazione dei virus e la scoperta del vaccino principe, quello che renderà ogni essere vivente immune alle malattie”
Abilene annuì:
”Sì. E ci sono molto vicina. Non mi fermerai ora. Non a un passo dal mio sogno. A presto, spero, Asha”
Il militare cadde a terra, mentre un sonno dolce la avvolgeva. Cos’era stato? Abilene non si era mossa…

”Konoe!!! Konoe!!!”
L’uomo accolse fra le sue braccia Abilene, tentando di calmarla:
”Cos’è successo? Dov’è Asha?”
Fra i singhiozzi, la donna indicò la via per lo studio di Daleth:
”È rimasta là…mi ha mandata via…il traditore, quello che ha cancellato Arkhie…ha colpito Daleth, e sta combattendo con lei! Konoe devi salvare Asha!”
”Ci penso io! Ma tu devi andare da Julien e Neven, sulla strada per la fornace. Devi andare là!”
”S-Sono feriti?”
Mordendosi un labbro, la donna tentò di calmarsi, aggrappandosi a una manica dell’amico.
”Solo Julien. Devi aiutarlo, solo tu puoi farlo”
Abilene respirò profonde boccate d’aria:
”H-Hai ragione. Non posso dimenticare il mio ruolo. Nonostante tutto”
Si passò una manica sugli occhi, mentre Konoe le posava le mani sulle spalle:
”Esatto. Sii forte, Abilene. Asha sarà fiera di te!”
e corse via, armi in pugno, senza poter vedere il sorriso storto della donna:
”Non credo proprio, caro Konoe”
bisbigliò, mentre si dirigeva verso il ferito. Era ora di tornare a essere la bravissima dottoressa della nave.

”Dottoressa…”
Neven si sedette nell’anticamera dello studio, osservando la donna che compilava le ultime cartelle.
”Dimmi”
Il tono era staccato e formale…probabilmente si sentiva talmente stanca da non riuscire nemmeno ad allontanarsi dal suo rigido ruolo.
”C-Come stanno…tutti?”
Lei lo sbirciò. Neven pareva svuotato di tutta la linfa vitale. Sembrava stesse in piedi per inerzia, o come se fosse mosso dai fili di un invisibile burattinaio. Non sembrava realmente in sé.
”Lo vuoi sapere davvero?”
Era troppo stanca per essere gentile…i suoi piani non erano andati secondo il suo volere, e avrebbe dovuto pensare a qualcos’altro. In più le era toccato curare più persone di quante ne avessero preventivate…da molti anni non affrontava un’emergenza simile. In fondo, era proprio per star lontana dall’azione stressante delle urgenze che aveva imboccato quella via…
Ma la cosa peggiore era dover sopportare le preoccupazioni di tutti. Non le piaceva farlo per i casi normali, figuriamoci in quella situazione…sperava solo che il suo teatrino fosse davvero perfetto. L’inconveniente causato da Daleth l’aveva costretta a far del male anche ad Asha. Le spiaceva davvero…era la sua migliore amica.
”Dottoressa?”
”Eh?”
Si era persa nei suoi pensieri…imprecando fra sé, si massaggiò gli occhi:
”Scusami, Neven, ma sono davvero sfinita, e mi sono distratta”
”No, sono io che mi devo scusare. Non ho avuto il minimo riguardo per il dolore degli altri…ho solo pensato al mio”
Abilene provò un sincero moto di pena per lui. Tutto quello che era accaduto su quella nave era a causa sua…se l’avesse saputo, come avrebbe reagito?
”Non ti preoccupare. Julien si rimetterà presto. Daleth e Asha…”
Pronunciando il nome dell’amica, la sua voce tremò un po’. Non riuscì però a capire quanto l’avesse fatto volontariamente…
”…sono in uno stato di sonno artificiale. Non coma, perché il cervello funziona correttamente. È come se…stessero facendo un lungo, realistico sogno”
”E…si sveglieranno mai?”
”…non lo so. Non ho ancora ben compreso cosa abbia indotto quello stato, quindi…le mie risposte potrebbero non essere veritiere, quindi preferirei evitare di darne”
”Ho capito…scusami ancora per la mia mancanza di tatto”
La donna scosse la testa, si alzò e lo abbracciò:
”Ascolta…non tenerti tutto dentro. Il segreto è esserci di sostegno, gli uni con gli altri. Ogni volta che ti sentirai triste, ci sarà qualcuno accanto a te a sorreggerti. E quando un’anima avrà bisogno del tuo conforto…”
”…io sarò lì per lei”
Neven ricambiò il suo abbraccio, accarezzandole i capelli dorati. Aveva capito subito…era lei l’anima bisognosa di esser consolata…l’unica in grado di comprendere la sua sofferenza, l’altra persona cui era stato sottratto il migliore amico.

Il Comandante fluttuò per la piccola stanzetta. Lo schermo esterno era abbassato, e la luce di una stella lontana era l’unica fonte di luminosità.
”Che ne pensi?”
Konoe scosse il capo. Erano lì solo loro due…non una riunione ad alto livello, ma un incontro semiclandestino per decidere il da farsi.
”Non lo so, lo confesso. Siamo stati presi in giro, giocati con una facilità imbarazzante. Forse eravamo troppo rilassati, forse l’atmosfera della nave ci ha fatto abbassare la guardia…chi lo sa. Ma ci hanno rigirati come volevano”
”Non sminuirti così. Hai fatto quello che potevi. Non è stata…colpa tua”
L’altro si massaggiò gli occhi:
”Allora perché mi sento tanto colpevole?”
L’essere impalpabile guardò fuori, verso lo spazio profondo:
”Perché delle persone cui vuoi bene sono ferite. Non rammaricarti per non essere anche tu in infermeria. Il tuo posto è ancor più in prima linea, ora. C’è bisogno di te”
”Comandante…”
Il suo superiore si girò, squadrandolo con durezza:
”Konoe, non abbiamo né tempo né la possibilità di essere deboli. Dobbiamo trovare i colpevoli. Almeno uno di loro è impunito sulla nave. Trasforma il tuo senso di colpa in energia, e aiutami a trovarlo”
”…contate su di me, signore”
”Bene. Partiamo dall’inizio: cosa sappiamo?”
Il militare si grattò la testa:
”Che è iniziato tutto con l’arrivo di Neven. Che è stato captato un segnale che lo riguardava…probabilmente l’ordine di iniziare le operazioni”
”E dopo c’è stato il budino alterato”
”Esatto. Lo scopo non è ancora chiaro, ma se non fosse stato una trappola per lui, non avrebbe alcun senso come attentato”
”È stato in quel periodo che ha conosciuto Julien Sorel, esatto?”
Konoe storse la bocca, ma mantenne la propria imparzialità:
”Sì. Ho fatto controllare tre volte la sua storia…non c’è nulla che lo renda più pericoloso di Neven stesso. A parte la sua ossessione per il ragazzo…”
”…sentimento che anche tu condividi, o sbaglio?”
Non era una punzecchiata, ma una semplice constatazione, e Konoe fu costretto ad annuire:
”Lo trovo molto interessante”
”Uhm…Daleth avrebbe da ridire”
”Già…lo farà quando si sveglierà. Comunque, Comandante, Daleth stava ancora lavorando ai filmati quando è iniziato l’attacco. Ho controllato i suoi terminali, e le memorie olografiche. È stato tutto cancellato. Non c’è più traccia di quelle prove, nemmeno Adei è riuscito a ricostruirle”
”E se ci sono delle copie segrete, Daleth non può dircelo. Gli è stata chiusa la bocca”
Il silenzio regnò nella stanza, poi Konoe iniziò a bassa voce, nonostante nemmeno Anchan potesse sentirli:
”Signore…Adei ha scoperto una cosa. Dai terminali su cui stava lavorando Daleth è partito un nuovo attacco verso l’ESAI…se non fosse stato bloccato in tempo, anche Anchan…e lo stesso ESAI mi ha riferito che Asha gli ha ordinato di alzare il suo livello di protezione”
”Ho capito…”
Non gli lasciò terminare la frase…Arkhie non era ancora stato vendicato.
”…chi c’era con Daleth?”
”Di sicuro solo…Abilene”
Si fissarono…la dottoressa diventava la prima sospettata.
Il Comandante si connetté a uno dei terminali, interpellando l’ESAI:
”Anchan, scopri dov’è adesso Abilene, e cosa sta facendo. Senza contattarla o farti scoprire”
”Sì, signore. La dottoressa Abilene si trova in infermeria. Sta piangendo appoggiata al letto di Asha”
”…grazie, Anchan”
Konoe si massaggiò gli occhi. Erano in un gran pasticcio.
”Pensi che possa essere una finta?”
”Non lo so, Comandante. Abi che fa del male a Daleth e Asha…mi sembra fantascienza”
”L’hai già interrogata?”
”…sì. Era abbastanza calma, date le circostanze. Credo che sia giunto ora il crollo dei suoi nervi. Mi ha riportato la sua versione dei fatti…che due uomini mascherati hanno tentato di entrare senza identificarsi, che Daleth l’ha chiusa nel bagno…poi ha sentito dei rumori, delle imprecazioni. E la voce di Asha dopo alcuni minuti. È riuscita ad aprire la porta del bagno, o forse è stata Asha a liberarla, non si sa, comunque Asha le ha coperto la fuga, e poi ha incontrato me”
”…i rilievi confermano la sua versione?”
Il militare alzò le spalle:
”Per quello che abbiamo trovato sì. Dato che il collegamento di Anchan non era ancora ripristinato, non posso dire altro”
”Quindi…è la verità?”
”Se non lo è, è una storia davvero ben congegnata”
”…per farla stare in piedi, avrebbe bisogno di un complice?”
”…non lo so. Di troppi particolari abbiamo solo la sua testimonianza. Dare un giudizio sarebbe affrettato e pericoloso”
”Ho capito. Parlami dell’attacco”
”Sinceramente non ne ho capito lo scopo. Probabilmente stavano cercando qualcuno, perché Neven mi ha detto che lui e Julien li hanno visti sondare i portelloni dei rifugi”
”Cosa ci facevano quei due fuori dai rifugi?”
Konoe scosse la testa:
”Credo che volessero dimostrare entrambi di non aver bisogno della baby-sitter”
”Pensi che quello che è successo a Julien basterà di lezione?”
”Lo spero. Comunque, i nostri assalitori hanno prima dato fuoco a un po’ di carta in un magazzino…per creare confusione, credo. Poi si sono diretti alla fornace quantica…per prendere il controllo della nave, o forse solo per sviare i sospetti, anche qui ci sono troppi lati oscuri. Infine si sono ritirati senza colpo ferire, a parte il fascio d’energia che ha colpito il nostro passeggero”
Il Comandante svolazzò per la stanza:
”Come sta?”
”Sono ferite abbastanza profonde, una ha raggiunto l’osso, ma Abilene ha sistemato tutto. Ci vorrà un po’, ma guarirà senza problemi”
”Secondo te perché proprio in quel frangente sono passati dalle armi stordenti a quelle ad energia? È un caso, una disattenzione, o…”
”Io credo che sia la prova definitiva che il target sia Neven. È stato chiaro: l’arma era puntata contro di lui. E Julien si è messo in mezzo”
”Non capisco una cosa…per prenderlo alle gambe, la pistola doveva essere puntata lì. Ma perché mai avrebbero dovuto colpirlo in quel punto? Per ucciderlo no, la scarica era troppo bassa. Se avessero voluto portarlo via sarebbe diventato un peso…che senso aveva sparargli alle gambe?”
”Forse…le gambe di Neven hanno qualcosa d’importante”
Si scambiarono un’occhiata penetrante, poi il Comandante richiamò l’esito della visita fatta da Neven subito dopo esser arrivato:
”Non dice nulla di strano, anche se…”
”…è stata Abilene a compilarlo. Se avesse voluto nascondere qualcosa non avrebbe avuto problemi. Inoltre Neven sarebbe stato curato da lei, se fosse stato colpito…”
”Konoe…ti rendi conto che non posso metter in cella Abilene senza uno straccio di prova? E che, anche se ne trovassimo, non avremmo nessuno in grado di confermarle o smentirle?”
”Lo so. Queste sono solo teorie. Però…la dottoressa era con Neven ai terminali da cui è partito l’attacco contro Arkhie, non dimentichiamolo. Sono due coincidenze un po’…sospette. Anche se non ci sono prove del suo coinvolgimento”
Il silenzio regnò per qualche minuto nella sala, nemmeno il brusio delle macchine giungeva a disturbare quella quiete. Poi il Capitano del vascello si mise nuovamente in contatto con Anchan:
”Anchan, voglio che tu tenga sotto controllo Abilene. Con discretezza, non voglio che se ne accorga. Registra ogni sua mossa. Tutte, senza distinzione”
”Agli ordini, signore”
”Com…”
”Lo so, è inutile. È troppo intelligente per farsi scoprire, se è lei. Saprà che la faremo sorvegliare, e anche se è innocente lo sospetterà comunque. Ma non possiamo che metterle addosso un po’ di pressione, sperando che commetta un errore. Se non è stata lei…”
”…penseremo a qualcos’altro”
Sbadigliano, Konoe si affacciò alla finestra. La nave aveva virato, finalmente poteva scorgere anche da quel lato il pianeta verso cui erano diretti. Non era una fermata prevista, ma data la situazione, avevano deciso di trasferire i passeggeri su un’altra nave, e di procedere a tutte le indagini del caso.
”…speravo di non dover più sopportare simili situazioni, signore”
”Lo so. Ma credo che siamo incappati in qualcosa di davvero grosso”
I diversi ambienti del pianeta sembravano dar loro il benvenuto…i due uomini tornarono sul ponte di comando. Era il momento di iniziare la discesa.

Fine parte VIII


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