Goccia di stella
Parte VII
di Hymeko
”Santo cielo Abilene che ci hai messo in
questo schifo?”
La donna ridacchiò, sorseggiando una tazza di tisana. Daleth proprio non
comprendeva quanto potessero essere deliziose quelle bevande…infatti stava
vomitando nel bagno dello studio.
”…un po’ di tutto”
confessò fra i denti, senza nascondere un sorriso soddisfatto.
”Sei una maledetta strega! Senza un briciolo di pietà, cuore di pietra e
sadica! E anche ipocrita! Dovresti curarle le persone, non avvelenarle!!!”
Lei rise forte, accarezzando la tastiera del computer, annusando il profumo di
spezie ed erbe che saliva dal suo infuso. Si meritava quegli epiteti. Davvero,
se li meritava.
”…credi che davvero dovrei starci attento?”
Neven annuì, osservando con stupore Julien. Sembrava non essere spaventato,
eppure gli aveva raccontato della fama di Konoe. Non lo voleva andare trovare
in infermeria, solo perché aveva osato sfidare il militare…
”Lo farai, vero?”
gli chiese un po’ dubbioso. Non voleva spaventarlo, ma un po’ di timore non avrebbe
guastato. Se, come credeva la dottoressa, anche il militare era cotto a puntino
di lui, allora avrebbero potuto esserci guai.
Julien sorrise sornione:
”Se me lo chiedi con quel musetto da cucciolo in cerca d’amore…sììììì”
”Non s-s-s-to facendo un musetto…quello che hai detto
tu!”
”Ah no?”
”No!”
Mordicchiandosi la punta della coda, Julien socchiuse le labbra. Si sarebbe
divertito a prenderlo un po’ in giro. Era sì una persona spensierata e un po’
impulsiva, ma non tanto scema da attaccar briga con quell’uomo fatto d’acciaio.
Avrebbe fatto innamorare di sé Neven con classe ed eleganza, si sarebbe mostrato superiore a tutto, e l’altro avrebbe dovuto alzare bandiera
bianca.
’A tutti i costi…anche se non penso l’abbia mai fatto’
Eppure lui avrebbe vinto. Quel biondino pallido gli piaceva davvero.
Ma non riuscì a dire nulla, perché caddero tutti a terra, fra le urla dei passeggeri.
Qualcosa aveva speronato la nave.
L’allarme fece schizzare in piedi Neven, che spalancò le uscite e aiutò la
gente a correre verso le zone di sicurezza. Apparentemente non c’erano fughe di
aria, o Anchan avrebbe provveduto ad aprire i vani con le bombolette
d’ossigeno, quindi non correvano un pericolo imminente. Restava da capire come
mai il radar non avesse avvertito l’ESAI dell’impatto imminente, ma non era il
momento di farsi domande.
Seguito da un Julien eccitato e spavaldo, Neven corse verso il ponte di
comando. La luce che guidava i loro passi era rossa…distinguere i colori nei segnali era stata la prima cosa che gli
avevano insegnato. E quel colore, che aveva sperato di non vedere mai,
significava solo una cosa…che erano stati abbordati.
C’erano degli intrusi nella nave.
”Neven giù!!!”
Il ragazzo venne sbattuto a terra dal peso dell’amico, mentre raggi d’energia
sfrecciavano accanto a loro.
Erano sotto attacco…col viso sporco di sudore, Neven li sbirciò. Solo lì erano
almeno tre…cosa sarebbe accaduto?
’Konoe…’
Si morse le labbra. Non era lì, e non sapeva se e quando l’avrebbe rivisto.
Scosse forte la testa…era il momento di dimostrare che sapeva cavarsela da
solo. Che non era una bomboniera da proteggere e custodire sotto una campana di
vetro, che poteva davvero essere utile a qualcuno.
”Andiamo Julien!”
Prese il polso del ragazzo che continuava a fargli da scudo, e sgattaiolò via,
verso le scialuppe di salvataggio. Lo avrebbe messo in salvo…era una delle
poche cose che poteva fare. Finalmente non sarebbe stato lui a dipendere
dagli altri...
”Supporti vitali attivati! Abbassate le paratie! Schermi al massimo! Uomini ai
loro posti!”
Il Capitano guardò Asha. Era fortunato ad avere lei come ufficiale militare più
alto in grado. Non le sfuggiva nulla, e soprattutto…non era mai stata battuta.
Non una nave in cui lei aveva responsabilità era stata conquistata.
”Punti sei, nove e dieci, riferite”
Una voce gracchiò sul ponte:
”Signorsì signora. La situazione è caotica. C’è molto fumo, siamo costretti a
indossare le maschere radar. Hanno lanciato anche bombolette accecanti, con gli
infrarossi saremmo battuti”
La donna digrignò i denti. Sapevano il fatto loro…con le maschere radar, i suoi
uomini non potevano distinguere amici da nemici…
”Non sparate per uccidere. Ripeto: non sparate per uccidere. Impostare le armi
sullo shock fisico”
Anche per quello l’aveva scelta…il Capitano del vascello sapeva che Asha era
dotata di un equilibrio e una sensibilità non comuni. Assieme donna e soldato,
non era un militare esaltato che ordinava stermini di massa, ma non credeva
nemmeno ciecamente nella bontà d’animo di chi si trovava ad affrontare. Sapeva
dare gli ordini giusti al momento giusto…di qualsiasi natura.
”Ricevuto, signora. Inoltre…è strano, ma anche i nostri nemici non sparano per
uccidere”
”Sei sicuro?”
”Sì signora. Sono accanto a un ferito…è stato colpito in pieno petto, ma era un
fascio stordente. Respira adeguatamente, è solo svenuto”
La donna sbirciò il Comandante, che sospirò. Erano lì per cercare qualcosa,
dunque.
”Le squadre di soccorso sono già lì?”
Fragori di scoppi e di qualcosa che si infrangeva…tutti gli ufficiali sul ponte
si morsero le labbra.
”Non è successo nulla, una struttura ha ceduto. Un’unità di aiuto sta arrivando
ora”
”Bene. Chiama se succede qualcosa. Passo e chiudo”
”Ricevuto. Chiudo”
Asha si alzò, stringendo i pugni. Non poteva più rimanere lì.
Si avvicinò al Capitano, e scattò sull’attenti:
”Signore, chiedo il permesso di abbandonare la plancia e di raggiungere i miei
uomini, signore”
L’essere incorporeo annuì con un pigolio. Sapeva essere davvero troppo formale,
in certi momenti.
”Vai pure. E torna sana e salva”
”Sissignore!”
………
Konoe si pulì la bocca. Gli facevano male i polmoni…probabilmente aveva
respirato troppo fumo, mentre tentava di domare l’incendio in uno dei
magazzini. Non sapeva se fosse stato provocato dai loro assalitori, o da un
caso fortuito, ma non gli importava. A parte un po’ di stracci e dei vecchi
giornali, non era andato perso nulla. Un vero vantaggio non dover pensare a
risolvere anche quel problema…
”Fin troppo facile”
Osservò la porta del magazzino. Era stata forzata. L’incendio era doloso...
”Ma perché non hanno dato fuoco a più carta?”
Se erano già passati di lì, allora si stavano avvicinando alla fornace
quantica…
”Merda!”
Iniziò a correre, senza badare né al fumo né alle richieste d’aiuto. Si era
accorto che i raggi non uccidevano…non c’erano feriti gravi, probabilmente. Ma
lui non poteva fermarsi a controllare…se avessero messo fuori uso la fornace,
la nave sarebbe diventata un relitto senza più linfa, e allora sì che sarebbero
iniziati i problemi…senza difese, si sarebbero dovuti arrendere. E lui non
poteva accettarlo…soprattutto per Neven. Si era fatto carico della sua
salvezza, e avrebbe portato a termine quel compito, come sempre faceva. In quei
momenti, la sua unica consolazione era di saperlo al sicuro, nel cuore della
nave, il ponte di prima classe. Anche se era assieme al suo pidocchioso rivale,
ne era contento. Julien non gli avrebbe permesso di fare pazzie, e Neven
sarebbe rimasto incolume.
Una figura spuntò alla sua destra, e Konoe puntò l’arma.
Era Asha.
”Attento con quel coso, zuccone!”
”Chiedo perdono…dobbiamo andare alla fornace, si stanno dirigendo lì!”
La donna annuì:
”Lo so, li ho visti ma sono dovuta passare di qui, erano troppi per affrontarli
da sola. Andiamo”
I due percorsero assieme la stretta via che conduceva al propulsore, la stessa
strada che Asha aveva percorso poco tempo prima, assieme alla sua migliore
amica.
Si morse le labbra…era un corridoio stretto e pieno di svolte, facilissimo da
difendere.
Bloccò il compagno. Dovevano esser prudenti, o avrebbero corso il rischio di finire
in una trappola.
”Cos’hai di equipaggiamento?”
gli bisbigliò, rovistando nei portaoggetti che pendevano dalla sua cintura.
”L’arma e gli occhiali”
le confessò Konoe, pronto alla sfuriata.
”Rilassati, ti sgriderò più tardi per essere qui senza equipaggiamento. Ora
vediamo cosa ci aspetta…”
Montò su una specie di macchinina radiocomandata una microcamera, e la guidò
nel corridoio. I loro nemici non avrebbero avuto più segreti…
”Guarda là!”
Neven afferrò il braccio dell’amico, trascinandolo in un angolo buio.
Erano in uno dei corridoi del ponte di seconda classe, diretti verso uno dei
rifugi per l’equipaggio. A causa dei feriti stesi sui pavimenti, i posti in
quelli dei passeggeri erano diminuiti, e aveva deciso di portare Julien con sé.
Ma davanti a loro, di spalle, c’erano due uomini armati. Neven non li
conosceva, quindi erano parte del gruppo che li aveva attaccati. E sembravano
in cerca di qualcuno…stavano passando uno scanner sulla porta blindata di un
rifugio, ma non pareva che avessero intenzione di entrare.
”Qui non c’è”
borbottò uno dei due, spegnendo il dispositivo.
”Dobbiamo sbrigarci, o saranno guai”
”Lo so, ma non è colpa nostra se la posizione indicataci era sbagliata. Se là
non c’era, deve per forza essere da queste parti. Non può essere troppo
distante!”
I due uomini ripresero ad avanzare, le armi in pugno.
Usando il retro dell’orologio come specchio, Julien controllò la via:
”Possiamo andare”
bisbigliò, gattonando fuori, verso la direzione da cui erano venuti.
”Aspetta!”
Neven lo prese per un polso e lo tirò giù, tappandogli la bocca.
”Hhhmmmm!!!!”
Quando fu sicuro che non li avessero sentiti, il ragazzo lo liberò.
”Ma che ti sei messo in testa? Dobbiamo andare via di qui!”
”Julien ascolta non possiamo far finta di nulla! Hai sentito quello che hanno
detto?”
L’altro alzò le spalle:
”E allora?”
”Ma come allora? Dobbiamo seguirli e scoprire chi stanno cercando! E aiutarlo,
se dovesse essere necessario!”
Julien lo prese per le spalle, guardandolo scandalizzato:
”Ma sei scemo?! Per queste cose c’è quel militare che ti fa il filo! Se è il
suo lavoro, lasciaglielo fare!”
”Ma Konoe potrebbe essere occupato altrove, e non arrivare in tempo! Sempre che
venga a conoscenza di quei due!”
Mordicchiandosi i capelli, Julien sentiva che avrebbe perso quella discussione.
Ma non poteva non provare a farlo ragionare…
”Tentare di contattarlo è fuori discussione, vero?”
”Esatto. Ascolta, so che è pericoloso, per cui non ti chiederò di venire. Anzi,
tu sei un passeggero di prima classe e io un membro dell’equipaggio, quindi ti
pregherei di metterti a riparo”
Julien non disse una parola. Semplicemente gli tirò uno schiaffo:
”È questo che pensi di me? Che potrei abbandonarti nel mezzo del pericolo? Che
razza di persona credi che io sia?”
Gli occhi di Neven erano spalancati…non aveva mai contemplato la possibilità
che si offendesse per la sua preoccupazione:
”N-Non volevo offenderti, solo che…sono preoccupato per te…”
L’altro non si fece più dolce:
”Perché, pensi forse che io non lo sia per te?”
”Ah…”
Neven abbassò gli occhi…si era comportato da egoista?
”Andiamo allora!”
"Julien!!! Ragiona!!!"
Ma il ragazzo si alzò senza dargli retta, il fuoco che gli ardeva dentro, i timori totalmente cancellati.
Era tempo di lottare. Di dar sfogo alla forza e alla rabbia. Capiva il punto di
vista di Julien, ma non poteva accettare che non comprendesse il suo.
Avanzò in silenzio lungo il corridoio reso rosso dalla luce, avvertendo Neven
accanto a sé. Sperava quasi di incontrare uno di quegli assalitori…aveva
bisogno di sfogarsi.
”Anchan, mi senti?”
Asha bisbigliò piano nel microfono, approfittando dei rumori che i nemici
provocavano per parlare con l’ESAI, mentre Konoe si infilava un auricolare
collegato.
”Forte e chiaro, Asha”
”Ho con me Konoe. Siamo poco distanti dalla fornace quantica. I miei uomini
giacciono a terra. Svenuti, spero”
”Lo comunico al Capitano”
Uno stridore metallico fece irrigidire i due militari…i loro avversari stavano
tentando di sondare la porta della fornace.
”Non capisco…non avrebbero problemi a farla saltare”
La donna scosse la testa: non aveva tempo per tentare di comprendere i loro
piani scientifici.
”Anchan, hai il conto esatto degli assalitori entrati?”
”Sì, Asha. Con quelli che avete davanti sono dieci, altamente addestrati ma
sotto controllo. I miei sensori rivelano almeno due uomini della nave accanto a
ognuno di loro”
I due militari si scambiarono un’occhiata…delle forze specializzate in assalti
dunque, ma per cosa? Quella nave non era tanto appetibile.
”Hai il collegamento con i sistemi di sorveglianza?”
”Solo con i principali punti deboli, Asha. Le zone riservate all’equipaggio mi
sono ancora proibite. Né Adei né Daleth l’hanno
ripristinato. Comunque gli invasori sono ben lontani da lì”
Konoe strinse i denti:
”Ma che stanno combinando? Non si sono accorti del pericolo?”
Il suo superiore gli diede un colpetto sul braccio:
”Ci penseremo dopo. Quei due stanno per aprire la porta. Andiamo”
Sgusciò in avanti, armi in pugno. La carica stordente era al massimo, avrebbe
potuto stendere cinque persone contemporaneamente…il malcapitato che per primo
le fosse finito fra le mani avrebbe passato un orribile quarto d’ora…
Indicò a Konoe di ripararsi dietro un angolo. Era così semplice avvicinarsi a
loro…semplice semplice semplice…troppo…
Fece una scansione dell’area.
’Come sospettavo’
Comunicò silenziosamente all’altro la presenza di uno schermo rilevatore di
fronte a loro. Se qualcosa di più grande di un insetto ci fosse passato
attraverso, i due l’avrebbero saputo.
’Ecco perché sono così tranquilli…’
Ma lei era più brava. Ed equipaggiata con la migliore tecnologia. Non fu
difficile creare una banda d’interferenza, annullando il feedback dei raggi verso
i sensori.
Guardò Konoe, che annuì. Era il momento.
I nemici stavano trafficando con la porta blindata…Asha schizzò in avanti
mentre Konoe la copriva, trapassando senza problemi lo schermo, avventandosi
sull’uomo più vicino a lei, che cadde con un mugugno a terra.
L’altro si girò di scatto, aprendo il fuoco verso la donna, che ebbe la
prontezza di riflessi di schivare il colpo…stringendo i denti si portò una mano
su una tempia, d’istinto. Aveva avvertito il fascio d’energia sfiorarle la
pelle…
”Asha!!!”
Konoe si lanciò contro l’uomo, caricandolo. Erano troppo vicini perché si
potesse spostare, e la spalla del militare lo centrò sulla parte destra del
torace, costringendolo a lasciar cadere l’arma.
Asha corse accanto a lui, e sferrò un calcio in pieno volto al nemico, causandogli
una probabile frattura della mandibola.
Il sangue schizzò sul metallo…Asha volteggiò su se stessa, sferrando una
gomitata sul viso dell’altro uomo, che si stava faticosamente rialzando.
”…è meglio che vi arrendiate”
sibilò Konoe, riprendendo la propria aria impassibile dopo aver ammirato il
superiore in combattimento. Nessuno avrebbe mai raggiunto il suo livello…
”La luce del futuro ci guida”
balbettò quello accanto a lui, inghiottendo sangue.
L’altro ripeté la stessa frase, scatenano brividi lungo la schiena dei
militari…appartenevano a una setta?
FLASH
”Aaaahhhh!!!!”
Non era la frase guida di una loggia, ma un avvertimento a tenersi pronti.
L’uomo a terra aveva lanciato in aria una pallina accecante, che era esplosa
privando della vista Asha e Konoe.
Un colpo allo stomaco li fece accasciare a terra, mentre i nemici correvano
via…la donna diede un pugno sul pavimento: non aveva ancora perso.
”Anchan seguili!!!”
”State bene?”
”Capitano…starò meglio quando li avrò ripresi!”
”Vanno verso l’uscita, Asha”
”Grazie, Anchan”
Neven si deterse il viso dal sudore. Julien correva come un pazzo, non sapeva
se spinto da una vera forza fisica o solamente dalla rabbia. Riusciva appena a
stargli dietro, ma non protestava. Il suo amico, accecato dalla foga, non s’era
accorto che quelli che stavano inseguendo avevano preso un’altra strada, e che
erano stati intercettati da degli uomini di Asha.
In altre parole…erano al sicuro.
”Cosa c’è più avanti?”
Julien si fermò accanto a lui, riprendendo fiato. La fatica sembrava iniziare
ad intaccare anche lui.
”…la fornace quantica. Il cuore della nave”
”…saranno andati lì?”
L’altro scosse la testa:
”Anche se fosse, non avrebbero scampo. È la zona più sorvegliata della nave,
con gli uomini di Asha a vegliarla”
”Quindi?”
”Quindi se ci buttassimo nel mezzo di uno scontro saremmo solo un fastidio. Noi
non siamo militari ben addestrati, Julien. Potremmo diventare dei pesi”
Julien respirò profondamente. In quelle parole c’era saggezza, doveva
riconoscerlo. Ma lo stesso mal la sopportava, sentendosi incredibilmente
inutile. Alla fine non aveva fatto nulla per lui, al contrario di quel militare
d’acciaio. Neven avrebbe continuato a crederlo un passeggero inerme…
”Merda!”
sbraitò, tirando un pugno alla parete. A cosa era servito tutto il suo impegno?
”Julien!!!”
Il ragazzo si girò di scatto, raggelato dall’urlo dell’altro. Due nemici erano piombati
nel corridoio dove stavano riposando, le armi in pugno.
Per un attimo la sorpresa regnò su quello spazio, le quattro persone tutte
troppo scioccate per reagire.
Poi uno degli assalitori alzò la pistola e sparò.
Verso Neven.
”Neven!!!”
Julien urlò, mentre un caldo feroce gli strappava le carni.
Neven cadde indietro, incapace di emettere suono, il corpo di Julien che pesava
su di lui. I suoi gemiti gli riempivano le orecchie, le dita s’aggrappavano
alla sua maglietta.
”J-Julien…”
”Aaahh ahhh…”
Sangue…dalle gambe di Julien il sangue si spargeva sui loro pantaloni, e sul
pavimento…sangue copioso e scuro, una macchia che sapeva di dolciastro, la sua
linfa vitale che scorreva via.
”Julien…”
Rumore di passi…Neven alzò la testa, e si ritrovò una pistola puntata contro.
Non fece nulla…non ci riusciva…Julien…Julien…era colpa sua…
”Fermo!!!”
La pistola cadde a terra, e l’uomo che la impugnava la seguì con un grido.
”Konoe!!!”
Il nemico illeso si caricò sulle spalle il compagno, e lanciò una sfera
abbagliante, allontanandosi in fretta dai gemiti del ferito.
”Konoe!!!”
Neven continuava a gridare, tendendo le mani nell’oscurità in cui era stato
precipitato.
”Sono qui, sono qui”
Il militare strinse una delle sue mani, mentre Asha tentava di calmare Julien…i
suoi gemiti si erano fatti più bassi, ma non meno afflitti. Era pallido e
sudava, abbandonato fra le braccia di Neven sembrava infinitamente distante dal
solito spirito brioso.
”C’è bisogno di Abilene”
”Anchan riesci a rintracciarla?”
”No Asha, mi spiace, deve essere nella zona equipaggio. Non ho il collegamento”
”…era con Daleth…prima che iniziasse tutto questo”
Gli occhi si fissarono su Neven, che teneva stretto un Julien sempre più
pallido.
”Ne sei certo?”
gli chiese con gentilezza Asha, scostandogli i capelli dalla fronte.
L’altro annuì:
”…gli ha portato delle tisane”
Lacrime caddero sulla chioma di Julien, che guardava con occhi vacui le persone
accanto a lui, senza rendersi conto di ciò che stava accadendo. Il suo sangue
colava sul pavimento, le sue forze svanivano a ogni goccia persa.
”Va bene. Konoe, ecco il mio kit per il primo soccorso. Copri l’area ferita col
coagulante e bendagli le ferite. Dovrebbe bastare fino al mio ritorno con Abi. Neven, tu parla con lui, tienilo sveglio. Anchan,
manda qua un’unità di supporto”
”T-Torna presto”
la pregò Neven, mentre si piegava sull’amico che aveva ricominciato a gemere,
prendendogli la mano nel momento in cui Konoe iniziava a medicarlo…
Fine parte VII
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