Goccia di stella
Parte V
di Hymeko
”Daleth. Ci sono novità?”
Il ragazzo scosse la testa, mentre esaminava una nuova memoria olografica.
”Comandante, non ho trovato proprio nulla. Nemmeno un porno…questi passeggeri
fanno rabbrividire, non ce n’è uno che sia normale”
Asha gli diede un colpetto in testa:
”Non esagerare…”
”Non lo faccio! Ma abbiamo imbarcato dei mostri. O forse è la riunione dei perfettini? È tutto totalmente pulito”
Il Capitano fluttuò accanto allo schermo, studiando i dati:
”Hai analizzato i download effettuati?”
”Sì. Ark…ah. Scusami, Anchan”
”Non preoccuparti, Daleth. Comprendo bene il tuo stato d’animo”
”Grazie, Anchan. Comunque, Capitano, le stavo dicendo che il computer li sta
analizzando per la quarta volta, seguendo degli algoritmi diversi. Ma penso che
i risultati non saranno differenti dai precedenti”
”Ovvero…nulla”
Daleth annuì, grattandosi una guancia. Non capiva…non riusciva a capire da dove
l’attacco fosse partito. Aveva sequestrato tutte le memorie presenti sul ponte
di seconda, ma continuava a non trovare niente…
”E se il programma killer fosse ancora installato su uno dei terminali?”
”No, Adei li ha passati al setaccio, prima di andare
ad assicurarsi che tutte le periferiche fossero a pieno regime. E li ha trovati
puliti quanto queste maledette memorie”
Asha sospirò, in cerca di un’alternativa. Qualcosa che non avevano
ispezionato…punti di vista non ancora esplorati…
’Pensa…sei un militare...sei stata addestrata per questo…’
Si mordicchiò un labbro. C’era qualcosa che le solleticava i confini del
cervello, una specie di brivido lungo la schiena che non ne voleva sapere di
schiarirsi…
”Come sta Neven?”
”Konoe è ancora con lui, signore”
”E la dottoressa? Sapete se ha bisogno d’aiuto?”
”No. L’ho chiamata mentre aspettavo che Anchan terminasse la scansione. È piena
di lavoro, ma nessuno dei feriti è grave. Sono più che altro contusioni leggere,
per curarle bastano gli automi di supporto”
Il Comandante sospirò, galleggiando distrattamente per la sala ufficiali, in
preda ai propri pensieri. Ci sarebbero stati molti problemi, all’arrivo. I
passeggeri erano semplicemente inferociti, e non poteva dar loro torto. Molti
si erano fatti male, durante l’improvviso black-out. Cadendo dalle scale,
sbattendo contro gli spigoli, rovesciandosi addosso bevande bollenti…la
compagnia armatrice lo avrebbe strigliato per bene.
Scosse la testa. Non aveva il tempo di preoccuparsi per il futuro. Il suo ESAI non esisteva più. Neven era al centro di un vortice di
cui ignorava l’esistenza. Non avevano la più pallida idea di chi ci fosse
dietro a tutto.
’La sfuriata degli armatori sarà benvenuta, alla fine’
Perché avrebbe significato che quel viaggio da incubo era finito.
”Ah! Ecco a cosa stavo pensando!”
Il Comandante e Daleth si girarono verso Asha, che fissava rigidamente i dati
scorrere sullo schermo:
”Io…so che è brutto da dire, ma…avete controllato le memorie usate da Abilene e
da Neven?”
L’espressione del Capitano si sfumò in un misto di incredulità, dovuto
probabilmente al sentire proprio da lei una simile affermazione, e di
scetticismo. Mai avrebbe pensato che uno di loro…
Daleth le gettò una borsetta colma di memorie olografiche,
piccoli cubetti di un centimetro di spigolo:
”Sono tutti di Abi, Neven non ne ha mai posseduti,
abbiamo controllato. E quelli che tieni in mano sono i primi che ho analizzato”
”Ah…hai ragione, mi sono lasciata andare troppo”
Una mano impalpabile si posò sulla sua spalla:
”Sei solo stanca e scioccata, come tutti noi. Riposati, Asha. Non potresti fare
nulla, ora. Le guardie sono schierate…dormi un po’”
”…sì, signore”
”E fai pure il giro di controllo cui stavi pensando”
La donna scattò sull’attenti:
”Subito, signore”
.........
Come ben sapeva, tutti i punti critici erano sorvegliati dalle sue guardie. Gli
accessi ai portelloni, il distributore di energia, il deposito delle
armi…almeno tre uomini per volta vigilavano su quei luoghi vitali.
Mancava solo che desse un’ultima occhiata a un posto: la fornace quantica,
cuore della nave.
”Abilene?”
Asha sbatté le palpebre, confusa.
”Asha, meno male che sei qui. Dammi una mano, per favore”
Senza aspettare la sua risposta, la dottoressa le ficcò fra le mani un grosso
sacco morbido e bianco, incamminandosi poi verso la fornace.
”Ehi aspetta, che succede?”
”Attenta con quel sacco, sono rifiuti dalla clinica. Nulla di pericoloso, sono
solo cartacce e batuffoli di cotone usati per disinfettare i pazienti. Poi un
paio di scatolette di lenti a contatto, e non mi ricordo il resto”
”Meno male che non ci sono fluidi altrui…”
La donna bionda ridacchiò:
”No, quelli li sto portando io”
”Bleargh”
”Sai Asha, non capisco proprio come tu abbia fatto a diventare capo della
sicurezza. Pensavo che nei fluidi altrui voi ci sguazzaste…”
”Insomma…una volta abbattuto il nemico, non è che noi stiamo lì ad sviscerare
il corpo. Quello è compito vostro”
”…gentile”
I militari salutarono le due ufficiali, e Abilene digitò il codice per aprire
la porta. Asha la seguì in silenzio, finché fu sicura che nessuno potesse
ascoltarle:
”Quella combinazione…dove l’hai ottenuta?”
”Dal Comandante. Appena l’ultimo paziente se n’è andato, ho chiuso la clinica e
sono andata in sala comando per chiedere il permesso di distruggere qui i
rifiuti, come al solito”
”Peccato oggi non sia un giorno come gli altri”
Le due donne fissarono l’energia quantica oltre lo schermo. I loro pensieri
erano solo per un compagno di mille avventure, che non era più con loro…
”Abi…dove vanno le anime degli ESAI?”
”…non lo so”
Quasi a voler cancellare quel dolore, la bionda si affrettò a digitare il
codice di apertura dello sportello.
”Sai che dovrei controllare quei rifiuti, vero?”
”Sì. Stavo per chiederti di farlo. E tu sai che nemmeno io mi fido più di te,
vero?”
Si fissarono con simpatia, mentre Abilene slegava il nodo del sacco.
Ne uscì un odore metallico e dolciastro, misto con olezzi putridi e vapori
indefinibili.
Asha sbirciò dentro, rimestandolo un po’ con una delle pinze. Ciò che vide la
disgustò nel profondo…liquidi innominati, brandelli di pelle di una muta,
strane fragole marce, o quel che erano…
Strinse i denti. Non doveva cedere. Non avrebbe lasciato il suo lavoro a metà.
”Sei sicura di star bene? Hai una brutta cera…”
L’altra annuì, indicando con la mano i sacchi e poi la fornace.
”Davvero posso buttare tutto?”
”Sì…il mio l’ho palpeggiato, vai pure”
”Ok”
I due sacchi furono ingoiati dalla tempesta energetica che dava vita alla nave,
fagocitate nella spirale dorata sempre in movimento, che li avrebbero
trasformati in energia.
”Peccato che il dolore non possa esser gettato via tanto facilmente, eh?”
”…hn”
Abilene serrò lo sportello, appoggiandosi contro il metallo tiepido:
”Non abbiamo neppure potuto ringraziarlo per tutto…”
”Lo so”
”Asha…cosa si fa quando si perde un amico?”
L’altra scosse la testa:
”Si supera. Si continua a vivere”
”Io…”
La dottoressa si strinse nelle braccia, strofinandosi una guancia:
”Io…quando lo troverete…lasciatemi sola con lui. Solo dieci minuti”
”…penso che dovrai metterti in coda. Tutto l’equipaggio vorrà farlo. Ho sentito
delle voci da far rabbrividire”
”………”
Asha la prese per un braccio e la trascinò verso la mensa, per prendere
qualcosa di caldo:
”Basta pensarci. Basta”
”Mmmhhh…”
Attorno a lui c’era un tepore meraviglioso, una spessa fascia di calore che lo
avvolgeva, soffice e morbida. Una nube di cotone caldo e profumato, una
fragranza fruttata indistinta, un pungente aroma d’agrumi, non sgradito…
”Va meglio?”
Schiuse gli occhi, tentando di mettere a fuoco l’immagine. Un profilo perfetto,
pelle chiara e occhiali sottili, che incorniciavano due occhi blu penetranti.
”Ko…noe…”
Non ricordava…cos’era successo? Perché stava dormendo fra le braccia del
militare?
”Non muoverti, o li sveglierai”
”Mh?”
Gli occhi chiari si spostarono in basso:
”Ecco perché…”
Tutto quel calore non veniva solo da loro . I cinque piumini, come li chiamava,
si erano accoccolati su di lui.
”Sono apparsi quando ti eri appena addormentato. Erano preoccupati per te, e
quando ti hanno visto nel sonno hanno temuto che potessi prender freddo”
”…sono meravigliosi”
Appoggiò la testa contro il collo dell’uomo, e si rilassò. Lì si sentiva al
sicuro…il dolore era tenuto oltre la nube calda che l’avvolgeva.
”Già”
Tutto quell’affetto aveva anche il potere di allontanare i ricordi e il dolore.
Non aveva dimenticato, ma aveva ricevuto aiuto. La voce di Konoe, il modo con
cui l’aveva tenuto stretto, la libertà con cui gli aveva permesso di sfogarsi…e
le sue parole. Arkhie non se n’era veramente andato…era nei loro ricordi, nella
possibilità di continuare a vivere che aveva donato.
”Konoe…io vivrò anche per lui”
”Ne sono lieto”
Sospirò, socchiudendo gli occhi stanchi.
”Non hai dormito?”
”…non è un problema”
I loro sguardi si incrociarono.
”Come puoi dirlo?”
”Sono un militare. Addestrato”
Neven si rabbuiò:
”Non dovevi farlo”
”Perché no?”
Gli occhi grigi si chiusero:
”Perché no”
”Ero preoccupato per te”
”…io…”
Konoe aumentò la stretta, sentendo il cuore dell’altro battere un po’ più
forte:
”Tutti noi ti adoriamo…ricordalo”
Un sorriso leggero accese il viso di Neven:
”Sono contento di essere qui”
”Neven…”
Si fissarono, incerti su come proseguire. Il calore stava aumentando, senza una
ragione…quella vicinanza era…
”Aaaahhhh!!! Ti sei svegliato!!!”
I cinque piumini si destarono all’unisono, schiacciandosi contro il ragazzo,
che scoppiò a ridere.
”Mi fate il solletico!!!”
”Aaaahhhhhhhhh!!!!”
Il gruppetto si scagliò contro di lui, solleticandogli la gola, costringendolo
a rifugiarsi fra le braccia del militare, che seguiva scoraggiato la lotta fra
l’umano e gli alieni. Era qualcosa di impari: i cinque erano più organizzati, più
piccoli, più veloci, e soprattutto sapevano di non fare nulla di male.
Al contrario Neven non era in grado che di difendersi. Non poteva allontanarsi,
né allontanarli. Aveva paura di causar loro delle ferite, o di spiegazzare le
carinissime piume che li rendevano tanto adorabili. Tutte le donne della nave
lo avrebbero pestato…non restava che subire.
”Vi prego basta!!!”
”Noooo!!!!!!”
”Konoe aiutami!!!”
Il militare sospirò. Avere Neven che gli si strusciava contro non era una
brutta sensazione, peccato che si muovesse a scatti…senza indugiare si alzò di colpo,
tenendo il ragazzo stretto fra le braccia.
”…wow”
I piumini li guardarono con occhioni scintillanti:
”…una principessa!!!”
”Principe!!!”
Ok tutto, ma essere scambiato per una ragazza no!
”Anche noi!!! Kon porta anche noi!!!”
Il gruppetto si accoccolò soddisfatto su Neven, che guardò sconsolato Konoe.
”Non preoccuparti…andiamo a mangiare”
”Così?!”
”Sì!!!”
Fra le proteste di Neven e l’allegria dei piumini, Konoe li portò alla sala
mensa, dove fecero un ingresso trionfale.
”Allora adesso andrai da Julien?”
Neven annuì, succhiando un bastoncino di zucchero:
”Già. Credo che parleremo un bel po’”
”Se hai bisogno di aiuto facci sapere”
Abilene gli face il segno di vittoria con le dita, e si allontanò con Daleth.
”Senti…tu credi che sia una buona idea, lasciarlo andare da solo sui ponti
passeggeri?”
Il ragazzo si massaggiò le spalle, sbadigliando:
”Sì. Non c’è problema”
Ma lei non sembrava molto convinta:
”Daleth…è vero che Anchan non è collegato ai sistemi di sorveglianza?”
Lui si bloccò, guardandola storto:
”Abilene, tu come fai a saperlo?”
La dottoressa lo colpì benevolmente in testa con una cartella clinica:
”Non ti sei reso conto che ero dietro di te mentre impostavi Anchan? Le ho
viste le modifiche che hai fatto!”
Daleth si morse le labbra, scuotendo la testa:
”Scusami…ma sono davvero stanco”
”Se mi devi sospettare, fallo almeno per un motivo valido!”
lo rimbrottò, piccata.
”Perdonami, davvero. È che tutta questa tensione…non sapere chi sia il nemico,
ma esser certo della sua presenza a bordo…”
”Dopo ti porterò una buona tisana. E la berrai”
”Dottoressa…mi vuoi avvelenare con una delle tue brodaglie disgustose?”
Sottolineando quelle parole con un brivido di disgusto, Daleth si beccò
un’altra occhiataccia infuocata.
”La giusta punizione per la tua insolenza”
Il ragazzo sospirò, alzando le mani in segno di resa:
”Perché alla fine voi donne riuscite sempre a spuntarla?”
Abilene si mordicchiò una ciocca:
”Sai che non lo so? Neppure la medicina è mai riuscita a dare spiegazioni a
questa domanda”
”Misera consolazione per un poveretto ricolmo di lavoro”
Gli occhi blu zaffiro lo scrutarono attentamente:
”Stai visionando dei filmati?”
Lui annuì, senza aggiungere altro, benché sapesse che lei era troppo sveglia,
per non arrivarci da sola. La conosceva da quando era appena salito a bordo, e
nulla le sfuggiva. Soprattutto quando giocava con una ciocca, come in quel
momento…
”Vediamo…ci sono due momenti che probabilmente stai esaminando: i filmati della
cucina, e quelli del ponte di seconda. E sempre probabilmente, hai alzato il livello
di protezione di Anchan…probabilmente tutti i file passano sotto gli occhi di Adei e altri filtri, prima di raggiungere l’ESAI”
”Abi Abi quando imparerai a
non essere così intelligente?”
Lei scrollò le spalle:
”Non ho molta scelta…anche tu sei sospettato, lo sai?”
Daleth sorrise gentilmente:
”Vorrei ben vedere…chi non lo è, su questa nave?”
”Uhm…probabilmente Neven?”
”Ci sono troppe idee in quel cervellino biondo”
”Non è colpa mia se sono intelligente…”
”E modesta…”
”Già…”
Si separarono. Daleth aveva un’ombra sul cuore, mentre si dirigeva al suo
studio. Abilene non era l’unica sveglia, su quella nave. Se lei ci era arrivata
con tanta facilità, anche altri avrebbero potuto farlo. E questo avrebbe messo
in pericolo non solo Neven, ma tutto il vascello. La forza delle voci
incontrollate era spaventosa…doveva trovare al più presto le risposte che stava
cercando.
”Aaaaahhhhhhh!!!”
Esattamente come si aspettava. Né più, né meno. Neven si trovò col sedere per
terra, e Julien aggrappato al collo.
”…la testa mi servirebbe…”
lo rimproverò bonariamente, massaggiandosi le spalle.
”Invece meriteresti che te la staccassi! Insomma!”
Neven si tirò a sedere, accoccolandosi su uno dei divanetti vicini a un finto
fuoco:
”Perché? Cos’ho fatto?”
”COME COS’HAI FATTO???!!!”
”SSSSHHHHHH!!!!!!!”
Julien si tappò la bocca, ricevendo gli sguardi di fuoco di tutti gli avventori
della sala.
”Te lo dico io che hai fatto!”
A bassa voce, ma senza rinunciare a digrignare i denti, il ragazzo si sedette
accanto all’amico:
”Non ti sei più fatto vedere, nonostante t’abbia inviato più di un messaggio! Invece
sei andato sul ponte di seconda prima del black-out. Se proprio vuoi evitarmi,
almeno fallo in maniera più intelligente!”
”Ah…scusami”
Si vergognò un po’ della propria superficialità. Non aveva pensato che Julien
potesse prendersela, nello scorgerlo lì. I messaggi…non aveva più controllato
il dispositivo di Daleth. Sapeva che qualcosa era arrivato, ma non li aveva
letti…
Ma l’altro non aveva terminato la propria sfuriata:
”Non mi hai fatto sapere niente dopo il black-out. Hai mai pensato che le
persone possano preoccuparsi per te?”
”Io…”
No, non ci aveva pensato, troppo occupato a crogiolarsi nell’incubo prima, e
nel dolore per Arkhie dopo…che stesse cercando motivi su motivi per
allontanarsi dalla possibilità del contatto con altri umani? Aveva tanta paura
di esser ferito, o di perderli? Era così sensibile agli incubi?
”Scusami…scusami tanto”
Julien sbuffò, giocherellando con la coda in cui erano stretti i suoi capelli.
La bocca tirata, lo sguardo lontano, i muscoli che fremevano…s’era davvero tormentato.
Per lui.
”Io…ho fatto un sogno orribile, sono stato male davvero. E sono andato sul
ponte di seconda per poter pensare un po’, a pensare in solitudin…”
”Proprio!”
Neven lo fissò sbalordito: ma che gli era preso?
”Julien…”
”In solitudine con la biondona, eh? Chissà che
pensieri profondi. Sei stato sfortunato…non sarei sceso sul quel ponte se non
avessero finito le copie di un libro che volevo leggere, qui”
L’altro lo fissò senza riuscire a dir nulla. Non lo capiva. Non capiva proprio
nulla di quel ragazzo.
”Non sono nemmeno riuscito a entrare, per la rabbia…e poi puff!
Via l’energia! E tu che non ti fai sentire, non avevo idea se ti fosse capitato
qualcosa!”
Sembrava…sembrava…sull’orlo delle lacrime…
”Io…Abilene…è arrivata di sua iniziativa. E poi…è successa una cosa…”
”Di cui non vorrai minimamente parlare con me, immagino”
Gli occhi chiari si abbassarono: no, non poteva. Non solo per rispetto all’ESAI, ma anche perché divulgare certe notizie non sarebbe
stato saggio…
”Io…”
”Lascia stare, è meglio”
Julien fece un gesto con le mani…lui non lo aveva mai visto, ma poteva ben
comprenderne il significato. Era stizza, e desiderava allontanarlo…aveva ferito
profondamente una persona che s’era invece affezionata a lui.
”Julien…ha a che fare con l’equipaggio. Non posso parlarne con te”
Lui lo guardò storto:
”Però sul ponte di seconda sì?”
”T’ho detto che volevo stare un po’ solo…non avevo idea dell’arrivo della
dottoressa!”
Si fissarono in silenzio, senza aggiungere nulla.
Neven soffriva per l’atteggiamento di Julien, ma non sapeva come rimediare. Lui
non era a conoscenza del suo precedente isolamento…non avrebbe mai capito che
non era in grado di spiegarsi egregiamente.
”Senti…perché ti preoccupi tanto per me? In fondo ci conosciamo appena”
Julien spalancò gli occhi, trattenendo un rantolo:
”Sei veramente un cretino”
sibilò, strattonandosi la coda.
Il ragazzo di fronte a lui si sentì morire: aveva sbagliato ancora. Ma ormai
era stanco di doversi scusare senza fare un passo avanti, di vedere tutti i
tentativi andare a infrangersi contro il muro della sua ignoranza. Non poté che
decidere di scoprirsi un po’. Non aveva molta scelta, in fondo.
”Senti…non sono bravo a comprendere i sentimenti delle altre persone. Non lo so
fare e basta. Quindi dimmi in faccia quello che devi e finiamola qui, perché
non ce la faccio più”
L’altro si mise le mani nei capelli, scuotendo la testa sconsolato. Sembrava
non potesse credere a quel che aveva appena sentito…
”Ma sei davvero tanto cieco o ti diverti semplicemente a farmi dannare?”
”Julien…”
”Sei un po’ tonto, lo sai?”
”Ah, graz…”
Non riuscì a finire la frase. Perché Julien si era mosso più in fretta. Aveva
avvicinato i loro visi e l’aveva baciato.
Fine parte V
Julien…sei incontrollabile è_é n.d.Hymeko
io? Che ho fatto? n.d.Julien con occhi da cucciolo
ogni volta che appari la storia salta per aria…chi t’ha detto di fargli la
scenata di gelosia? n.d.Hymeko
ehm….n.d.Julien che se ne va fischiettando
…mi arrendo; n.d.Hymeko
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