La mia prima Original fic per il web in solitaria...a Patrizia, buon compleanno^^
Goccia di stella
Parte I
di Hymeko
Un bellissimo pianeta, una perla blu e verde nell'oscurità punteggiata da cristalli di diamante. Un sole caldo, distante e benevolo. Tanti altri pianeti accanto, come corollario e come amici.
Tante domande, e nessuna risposta.
"Arkhie, che ne dici?"
"Capitano, è strano. Non dovrebbero provenire segnali organici di tipo umanoide, da quel pianeta. L’atterraggio di qualsiasi forma umana è proibito da sedici anni, e dalle registrazioni della rete di sorveglianza, nessuno ha mai infranto il divieto"
"Atterraggi proibiti? Perché?"
Un leggero ronzio indicò che Arkhie stava elaborando:
"A causa di un bisticcio fra associazioni di ricerca…non sono riusciti a stabilirne la vera natura, e l’hanno proibito. Ma si parla di interessi scientifici non approvati ufficialmente"
Un mormorio, identico per tutti, guizzò fra i membri della plancia:
"…dovremmo scendere?"
Il capitano fissò lo schermo. Poi sospirò:
"Prima mettiamoci in orbita, e controlliamo se dalla superficie salgono altri impulsi inconsueti. Poi decideremo. Asha, prepara una squadra di recupero. Arkhie, invia un messaggio al Controllo Galattico, chiedendo l’autorizzazione per lo sbarco, e un’eventuale recupero. Poi manda qualche frase di scuse ai nostri ospiti"
"Subito!"
Scosse la testa. Le lamentele dei suoi ospiti…non aveva voglia di sentirne altre.
Le stranezze continuavano. Quel viaggio era così diverso, dai precedenti. Erano già finiti fuori rotta, senza un motivo. Quindi erano incappati in un pianeta proibito, lontano da qualsiasi forma di civiltà, nel mezzo del nulla cosmico. Se avessero avuto il permesso di scendere, avrebbero dovuto aspettare ancora, prima di ripartire. Perdita di tempo e denaro.
Eppure…era suo dovere controllare laggiù. Se qualcuno aveva bisogno d’aiuto…
L’essere immateriale che comandava quella nave galleggiò nell’aria, osservando il pianeta scintillare. Presto sarebbe calata la notte…c’erano dei luoghi, negli universi, in cui i sogni divenivano realtà. Letteralmente. Sperava, per i suoi uomini, che quel pianeta non fosse uno di quelli.
’Questo potrebbe spiegare la natura del divieto…’
Si considerò fortunato, a non avere un corpo in grado di rabbrividire.
"Chissà cos’è…"
Uno strano oggetto atterrò poco distante da lui, nella radura di fronte alla sorgente termale in cui si stava rilassando.
Delle sfere luminose, simili a grosse lucciole colorate, uscirono da una nicchia coperta di specchi, e volteggiarono un poco nell’aria. Poi si avvicinarono al suolo, diventando più luminose.
I suoi occhi si chiusero d’istinto, mentre tre piccoli soli esplodevano, senza emettere calore.
Il suo cuore impazzì, mentre una sensazione nuova lo sconvolgeva…la paura dell'ignoto. Quello non era un evento naturale, ma un figlio della tecnologia…erano infine giunti lì suoi simili, forse…per lui…
Le incredibili, scintillanti supernove si spensero, e tre figure vestite da militari apparvero sul prato.
"Ma…è poco più di un ragazzino"
Una voce, una nuova voce, una voce di donna…da quanto tempo non ne udiva una?
La paura fece largo alla speranza. Poteva…crederci?
Avrebbe voluto provare a parlare, ma l’emozione, lo shock, il cuore che gli batteva in gola…erano tornati…erano loro? Erano tornati a prenderlo?
Li guardò senza fare nulla, mentre si avvicinavano. Non corrispondevano alle immagini…quindi, non erano loro? O erano solo emissari?
"Ehi…stai bene?"
Intergalattico standard, senza un filo d'accento. La donna che aveva parlato si era inginocchiata sulla sponda, e s’era tolta l’elmetto e un elastico…una cascata di capelli biondi le scendevano lungo il viso, ad accarezzarle il collo. Angelica bellezza…
"S-Sì"
"Bene"
Un dolce sorriso…una gentilezza che non ricordava di conoscere.
"Forse è meglio se lo fai uscire di lì"
Un’altra donna, più secca questa volta. Più forte, decisamente. Un vero militare, portava anche del nerofumo sulla pelle ambrata. Non si era tolta l’elmo.
"Sì"
Il terzetto di nuovi arrivati si fece da parte, mentre il ragazzo usciva dalla pozza. Senza rivestirsi avanzò fra loro, verso il buio.
"Venite"
Un invito senza senso, in teoria. Erano estranei, non ne conosceva le intenzioni. Ma la sua mente razionale non era più lì. Solo il cuore comandava. La speranza decideva, la paura aveva perso, i suoi sensi erano totalmente ovattati.
"Dove?"
Il ragazzo si voltò, perfettamente a suo agio nella sua nudità, e con un cenno fece segno di seguirli:
"A casa"
………
"Ma è un’astronave!"
La donna bionda osservò meravigliata il relitto, accarezzando lo scafo prigioniero di un'erba rossastra.
"O meglio, ciò che ne resta"
Più efficace in questo tipo di valutazione meccanica, la donna militare ne ponderò velocemente lo stato.
"Sì"
Il giovane li condusse all’interno, fra i corridoi coperti di una sottile moquette consumata. L’odore del tempo ristagnava su tutto, rendendo quell’ambiente distante dalla realtà sterile cui erano abituati.
"Tu vivi qui?"
"Sì. Ah, non preoccupatevi per loro"
Indossò una lunga tunica, portata da svariati piccoli robot. Poi le macchinette si erano dirette, volteggiando, verso i nuovi arrivati, e la donna militare con l’uomo che non aveva ancora parlato, avevano stretto le armi.
"Cosa sono?"
"Robot di servizio"
Il ragazzo lo fissò: finalmente aveva rotto il suo silenzio.
"Asha, Konoe, non preoccupatevi"
La prima donna gli sorrise divertita:
"Quei due sono fissati con la sicurezza"
"Capisco…"
Anche lui aveva sbagliato a non preoccuparsi davvero, mentre li vedeva scendere…ma tutti quegli anni di solitudine avevano inciso sul suo desiderio di contatto.
"A proposito, io sono Abilene. Posso sapere il tuo nome?"
"Neven…mi chiamo Neven"
"Che bello. E dimmi…vivi qui solo?"
Gli occhi di ghiaccio percorsero la stanza in una veloce panoramica, alla ricerca di un altro segno di vita.
"Sì"
I tre si lanciarono uno sguardo veloce, poi Abilene riprese:
"E…come mai?"
Il ragazzo ebbe una strana reazione: li fissò come fosse certo che sapessero di cosa fossero in cerca:
"Come…non lo sapete?"
Tutti assieme scossero la testa…Neven li guardò ancora, sconcertato, cercando di capire:
"Ma voi…perché siete qui?"
La donna chiamata Asha si strinse nelle spalle:
"A dirla tutta…per caso"
Qualcosa si spense negli occhi del ragazzo:
"Allora…non vi hanno mandato loro"
"Loro?"
Si fronteggiarono.
"I miei genitori…"
Silenzio, e imbarazzo.
"Neven…"
"Non preoccupatevi, ormai…"
Non riuscirono a dire altro. Si rendevano conto di aver distrutto ogni sua speranza. Anche se involontariamente, la realtà era quella.
"Da quanto sei qui?"
Le due donne rifilarono a Konoe un’occhiataccia…come poteva essere così insensibile?
"All’incirca…quasi…quasi diciassette anni, sì"
L’imbarazzo precedente fu spazzato via, mentre una nuova realtà prendeva forma. Quello che credevano esser stato un incidente da poco avvenuto, era in realtà una prigione a lungo sofferta in totale solitudine.
L'uomo rifletté sulle parole: quasi diciassette anni equivaleva a poco prima del divieto di discesa.
'Che sia stato a causa sua?'
Ma Neven non sembrava interessante, né pericoloso, con quel corpo esile e indifeso. Scambiò un'occhiata col suo superiore, che scosse piano la testa. Nemmeno lei era in grado di valutare quella strana situazione.
"Comunque non preoccupatevi, io sono sempre stato bene qui"
La sua voce non tremava, era vero quello che aveva affermato, però…vi era ancora traccia della speranza infranta di poco prima.
Una vibrazione sul polso attirò l’attenzione di Abilene: dalla nave ordinavano il rientro.
"Neven…vogliono che rientriamo"
Qualcosa di nuovo, e diverso rispetto a prima, si accese nei suoi occhi:
"Potreste…"
"Portarti con noi? Certo. La nostra è sempre stata una missione di recupero"
"Grazie"
Asha uscì per prima, guardando fuori:
"Prendi in fretta ciò che vuoi portare via. Lascia stare vestiti, oggetti per l’igiene personale, cibo e cose simili, te le forniremo noi. Porta solo ciò da cui non puoi separarti"
"Allora sono pronto"
In mano aveva una specie di astuccio piatto, nero e lucente.
"Tutto lì?"
chiese Albiene, curiosa.
"Sì"
"Non sono tutti come te, che quando parti ti porti dietro la casa"
Quel rimbrotto vivace era testimonianza di una dolce amicizia…la bionda corse a raggiungere l’amica, mentre Konoe rimaneva con Neven:
"Sei sicuro di non volere altro? Non so se tornerai mai, qui"
Il giovane donò all’altro un sorriso, metà triste, metà speranzoso:
"Ho sempre saputo che, un giorno, me ne sarei andato. Il modo, e la compagnia, sono semplicemente diversi"
"…allora andiamo"
………
La superficie che si allontanava…prati scuri e cime sconosciute di alberi sotto cui aveva dormito…una sensazione remota, di distacco, che aveva provato solo una volta, precedentemente…
"Stai bene?"
"Eh?"
Una mano forte e gentile, sulla sua spalla…Neven incontrò i propri occhi, riflessi negli occhiali arancioni di Konoe.
"Ti ho visto un po' distante. È tutto a posto?"
"…sì. Solo…mi è tornata alla mente una vecchia sensazione. Non del tutto piacevole"
"Capisco. Provi del rimpianto?"
Il giovane scosse la testa:
"Sono stato abituato all'idea…di dovermene andare. Solo che…"
"…una cosa è saperlo, una cosa è farlo sul serio"
"…già"
Il futuro…solo in quel momento comprendeva la sua esistenza. Prima che quella navetta scendesse lì, non vi aveva mai fatto molto caso, anzi…l'aveva completamente dimenticato. Del suo approvvigionamento si occupavano i robot, le stagioni per lui erano state solo un gioco da vivere nella pienezza del momento. Le tre dimensioni del tempo erano condensate nel palpitare di un attimo, non esistevano più separatamente.
E, di conseguenza, aveva sottovalutato la forza del futuro capriccioso. Non sapeva dove sarebbe andato, con chi, come e quando…era in balia delle stravaganze del caso, senza un minimo di controllo sul proprio destino.
Senza nessuno accanto.
Rabbrividì.
"Non preoccuparti, te la caverai benissimo"
Neven sospirò piano, sbirciando il riflesso dell'uomo accanto a lui. Quella capsula, dall'interno, sembrava fatta di vetro scuro. Non si sentiva molto al sicuro, a dire la verità.
"Allora, voi due, avete fatto amicizia?"
Abilene si appoggiò a loro, facendo sussultare Neven e guadagnandosi un'occhiataccia da Konoe:
"Non allargarti"
commentò gelido questi, togliendo la sua mano dalla spalla come fosse polvere.
"Sempre simpatico, eh?"
Ma la donna non si lasciò scoraggiare, e decise di puntare sulla preda più indifesa:
"Allora, Neven, quando saremo arrivati, ti farò fare un giro dell'astronave, poi potrai scegliere la cabina migliore, e dopo cena daremo una grandiosa festa, dove tutti ci ubriacheremo come pazzi! E poi andremo a dar fastidio agli altri passeggeri!"
"Ehi bionda…lo sai che questa è tentata corruzione di minore?"
"Asha…dato che il tuo maggior divertimento è spolverare proiettili…non rompere! E comunque non è un minore!"
"Signor K-Konoe…"
Il diretto interessato inarcò un sopracciglio:
"Solo Konoe. Niente altro. E prima che ti venga in mente di darmi del lei, non farlo. Con nessuno dell'equipaggio. A parte il Capitano, naturalmente"
"Sì…allora, Konoe…ci sono altri passeggeri dove stiamo andando?"
"Molti. La nostra è una nave da trasporto interplanetario"
Improvvisamente, Neven si trovò con la gola secca, e la testa che sembrava una trottola levitante. Non pensava di essere pronto ad affrontare una folla…
"E…più o meno…quanti sono?"
"Quasi duecento!!! I nostri party sono i migliori del cosmo!!!"
"Abilene!!! Non lo spaventare!!!"
"Ma Neven è un ragazzo forte!!! Vero?!"
"Ah…io…"
Iniziava fortemente a desiderare di essere nel suo letto, nel relitto dell'astronave, e di svegliarsi da quel brutto sogno…
"Se stai sperando che sia un sogno, mi spiace ma…"
I due maschi si fissarono:
"Mi hai letto nel pensiero?"
Il militare ridacchiò:
"No. Ma era troppo lampante…"
"Basta così! Iniziare le manovre per il rientro!"
Konoe indicò versò l'alto, e Neven non poté fare a meno d'aggrapparsi al suo braccio: il ventre di una nave stellare s'era aperto, e li stava inghiottendo…
………
"Spero che i miei ragazzi non ti abbiano spaventato…"
L'equipaggio della plancia ridacchiò in modo troppo vistoso, perché passasse inosservato…il Capitano li fissò riducendoli al silenzio, prima di tornare a rivolgersi al nuovo arrivato:
"Immagino che quei risolini fossero per il fatto che sono io, qui, quello più spaventoso"
Neven boccheggiò, sull'orlo di una crisi di nervi…stava accadendo tutto troppo in fretta…
"Non pensare che io sia un fantasma. Semplicemente, vengo dal pianeta Kul Elna. Abitato da esseri con una composizione diversa, rispetto a voi umanoidi"
"C-Capisco…"
In realtà aveva una gran voglia di scappare, ma la presa ferma di Konoe, su un suo fianco, gli impediva di muovere anche solo un passo. Finalmente l'uomo si era tolto elmetto e occhiali…occhi blu profondi e capelli neri, gettati indietro, incorniciavano un viso forte ma elegante.
Si riscosse di colpo, a un cenno del militare: il Capitano aveva finito la breve spiegazione sulla sua composizione. Non aveva quindi altra scelta che continuare ad ascoltare quello strano essere…
"So che per te il passaggio dalla totale solitudine di laggiù, al caos di questa astronave- per non parlare di un qualsiasi altro pianeta- sarà un evento scioccante. Quindi, se lo desideri, potremmo alloggiarti nella parte più tranquilla della nave, accanto alle camere dei militari. Asha e Konoe li conosci già, gli altri li incontrerai presto"
"Io…non so cosa dire. Grazie di tutto"
Si sentiva così inadeguato…non aveva idea di come ringraziare al meglio tutte quelle persone, che si stavano rivelando gentili…e più il tempo passava, più si chiedeva cosa stesse facendo, lì…
'Avrò sbagliato ad andarmene?'
Il Capitano manifestò un'ombra di sorriso, poi pregò Konoe di accompagnarlo nella sua cuccetta, e di spiegargli come funzionavano le cose…Neven ringraziò ancora e seguì il militare, sorridendo inconsciamente mentre sentiva il Capitano punire bonariamente tutta la plancia, per le risate di poco prima.
Il ritmo dell'universo era stato intrappolato in una stretta ragnatela artificiale…il passare delle ore, lo scorrere delle stelle, il susseguirsi di buio e luce…il controllo dell'uomo pareva totale.
"Esiste ancora qualcosa che non possiamo dominare?"
La stanza era vuota e silenziosa. Fredda, anche se la temperatura era perfetta. Eppure non aveva nulla di una vera casa. Era solo un guscio per la sua persona, e per l'unico mobile disponibile, una specie di cameretta a ponte. Non c'era altro, tutto era ottimizzato in quella struttura di uno strano metallo paglierino. Se avesse avuto bisogno di scrivere, disponeva di un pannello da abbassare, sempre rimanendo sul letto. Completo della tastiera di un pc.
Nemmeno uno spiraglio verso l'esterno…per vedere fuori, per chiamare gli altri, e per qualsiasi altra necessità, possedeva uno schermo multifunzionale. Anche se non si poteva paragonare quella sensazione fittizia con l'essere colpiti direttamente dalla luce delle stelle.
'Vorrei non essere qui'
Erano partiti da meno di dodici ore, eppure già rimpiangeva il suo pianeta, la casa che l'aveva protetto fino ad allora. Lì non aveva avuto nessuno con cui parlare, eppure si era sentito più felice.
Quell'astronave lo opprimeva…non aveva neppure il coraggio di parlarne male ad alta voce, per paura di essere ascoltato. Di certo non l'avrebbero riportato indietro, lo avrebbero anzi giudicato un moccioso irresponsabile e capriccioso.
Ma per quanto avrebbe avuto la forza di fingere?
"Chissà se mi farò degli amici"
Quella frase innocente invece poteva dirla…sospirò a fondo, voltandosi dall'altro lato.
Le persone con cui aveva trascorso quel tempo, quella finta sera, erano state gentili con lui. Anche se, comprensibilmente, era stato oggetto di pura curiosità. Non erano andate lì veramente per lui, ma solo per vedere il ragazzo raccolto sul pianeta proibito.
'Chissà cosa staranno dicendo di me'
Sarebbe stato l'argomento su cui spettegolare per chissà quanto tempo. Avrebbero analizzato ogni aspetto del suo essere, indipendentemente dalla reale conoscenza della sua persona.
'Sono l'intrattenimento di turno, su questa nave'
Sperò vivamente che la voce del suo arrivo non arrivasse anche ai passeggeri…era già abbastanza imbarazzante sentirsi addosso gli occhi dell'intero equipaggio, o poco meno.
Poi c'era stata la presenza accanto a sé di Konoe. Durante la cena, lo aveva sia aiutato che messo in difficoltà. Perché se da una parte nessuno aveva osato ronzargli attorno per troppo tempo, dall'altra la curiosità era aumentata a dismisura. Aveva compreso che il militare non era un tipo esattamente socievole, e il motivo per cui si fosse messo a sua protezione, senza un ordine diretto da un superiore, aveva scatenato una selva di voci incontrollate.
Morse il tessuto che copriva il cuscino. Konoe l'aveva accompagnato alla sua stanza, e come saluto gli aveva dato un consiglio…ovvero di farsi forza e non badarci troppo.
'Fosse semplice'
Non era abituato a tutto quello…si sentiva come una foglia secca fra i gorghi delle sue adorate cascate, a nord.
'Chissà se sono piaciuto a quella gente'
Si accarezzò i capelli biondissimi. Erano talmente chiari da sembrare bianchi, lunghi fino a metà del collo. Aveva intercettato qualche commento sul suo taglio, ma non gli erano sembrati negativi.
Sul suo pianeta non aveva mai dovuto badare troppo all'aspetto, ma lì era un'altra cosa. Non si sarebbe mai ridotto a fare la damina viziata, questo no, ma non avrebbe più potuto nemmeno girare nudo sotto i raggi del sole.
"Anche perché qui il sole non c'è"
Strinse i denti. Doveva smetterla. Quel capitolo della sua vita era chiuso!
Anche se aveva una gran voglia di sgranchirsi le gambe, di camminare a piedi nudi sull'erba fredda della notte, di sentire il ronzare dei robot di servizio che lo avvisavano che l'aria era nocivamente fredda…
'Chissà i miei robot…'
Li aveva riposti nelle loro custodie e disattivati, prima di partire. Sperava solo di poterli rivedere, un giorno. E ringraziarli di essere stati la sua famiglia.
'Si coglie il valore di ciò che si ha solo quando lo si perde. È proprio vero…ma era necessario che lo comprendessi?'
Si impose di pensare al sorriso di sua madre, alle braccia forti del padre che lo sollevavano da terra.
Nell'aria non c'era alcun profumo. Si concentrò sul ricordo del calore dei loro corpi. Anche se probabilmente era ormai distorto dal tempo, lui lo desiderò. Fino ad addormentarsi.
Fine parte I
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