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Once upon a glass of wine

di RainJewel



Una porta sbatte. Dei passi metallici.

"Ho sentito che mi hai fatto chiamare. Cosa c'é di così importante?"

Dilandau Albatou, il comandante dei DragonSlayers e il più valoroso guerriero di tutta Zaibach, é qui, e l'arroganza nella sua voce mi rende consapevole del suo malumore. Mi giro lentamente, la pelle nera del mantello scricchiola. I capelli plumbei del soldato e i suoi occhi brillanti sembrano illuminare il solito buio della mia stanza. La fiera e rossa armatura che indossa così altezzosamente, sembra letteralmente splendere  con orgoglio.

Comunque, dopo una più vicina ispezione, noto la piccola traccia di una ruga sul suo viso. Mi turba che un ragazzo così giovane possa portare di già i segni del tempo che passa. Una smorfia é dipinta sulle sue pallide labbra.

Certamente non é di suo gradimento essere chiamato a notte così inoltrata.

Sospiro; il mio tempismo é inevitabile.

"Siediti" accenno ad un piccolo tavolo, dove sono collocati una bottiglia di vino e due bicchieri.

Ho notato che é solito parlare più facilmente dopo aver bevuto pochi sorsi di un buon vino freidiano. Comunque, in questo momento, lo scopo del vino non é questo.

Dilandau scivola volentieri su una sedia e appoggia la gamba destra sul tavolo; quindi ripone entrambe le mani in grembo. Lo guardo un momento, tentando di giudicare il suo comportamento. Come al solito, non ci riesco.

E' l'unica persona che non riuscirò mai a capire, oltre a me.

Alla fine, mi siedo sulla sedia di fronte a lui. Lentamente mi avvicino al tavolo, prendo la bottiglia di vino e la apro. Dilandau mi fissa, il suo viso é contratto in una maschera di pura noia. Verso il vino nel bicchiere e lo poso davanti a lui. Il mio lo posiziono alla mia destra.

"Allora? Cosa devi dirmi?" chiede Dilandau. Toglie la gamba dal tavolo, cambiando posizione lentamente, come un gatto. Prende il bicchiere in mano e delicatamente vi bagna le sue rosee dita, con le quali forma dei cerchi lungo il bordo del bicchiere.

"Ho appena ricevuto l'ordine di cattura della provincia di Dondaira, per domani" dico. Non aggiungo altro. Preferisco che sia lui a farmi le domande.

Lentamente bevo un sorso del mio vino. Il dolce sapore della bevanda é stranamente gradevole. Di solito non lo apprezzo. Gli occhi di Dilandau, non appena nomino la battaglia, improvvisamente si spostano sul mio viso. "Che cambiamenti sono avvenuti?" dice con agitazione. Butta giù un avido sorso di vino.

"Il Generale Adelphos preferirebbe affidarti la sola conquista della miniera. Dondaira ha stipulato una specie di semi-trattato con Asturia. Se tu dovessi ferire qualche civile, Asturia attaccherà" replico, con calma.

Dilandau apprende la notizia con uno sguardo rassegnato. Posso capire il suo disappunto al prospetto di non poter incenerire l'intero paese. Per quanto possa essere bellissimo ed angelico in apparenza, Dilandau é un guerriero, per il quale é divertente fare il proprio lavoro. Comunque, trovo molto strano che accetti gli ordini così quietamente. Mi aspetto almeno un accenno di resistenza. Come al solito Dilandau mi lascia perplesso. Meglio tardi che mai.

"Perché ci dovremmo preoccupare di un attacco da parte di Asturia? Le nostre forze armate sono dieci volte superiori alle loro. In qualunque caso hai un asso nella manica." i suoi occhi brillano nella speranza di aver trovato un'alternativa. Sembra che parlare della battaglia, in qualche modo, lo esalti , ma potrebbe essere ugualmente l¹effetto del vino. Prende un altro sorso dell'alcolico rosso.

"Dilandau" sospiro "Non possiamo bruciare e razziare ogni paese che attacchiamo.Tutto quello di cui abbiamo bisogno é la miniera. E anche Freid. Loro tengono in pugno il potere. Ottenendo Freid, avremo anche Asturia." Lo guardo con impassibilità.

"Certamente" dice Dilandau dice con giocosa soddisfazione. Conosco quella voce. La voce di un predatore che si sta per abbattere sulla sua preda.

"Folken...sempre il più logico, il più cauto. 'Non possiamo bruciare e razziare ogni paese che...'. Dovresti solo tirar fuori le palle una buona volta e..."

Dilandau interrompe la sua sfuriata e si afferra la gola. Lo guardo attraverso il mio bicchiere e vedo le sue pupille che si dilatano debolmente. Si alza dalla sedia, le sue braccia strette attorno al torace.

Mi alzo. Il mio corpo alla fine reagisce, con mia sorpresa. Il ragazzo dai capelli d'argento cade a terra, dibattendosi un poco, i suoi occhi sono pieni di terrore. Emette un urlo, poi i suoi occhi color fuoco si chiudono e resta immobile.

"Ma che diavolo?!!!" dico forte. Rapidamente sono dalla sua parte, in ginocchio. Il suo viso é veramente pallido, più pallido del solito.

Avvicino il mio al suo e sento che non respira. Immediatamente pongo le mie labbra sulle sue, tappo il suo naso e tento una respirazione di salvataggio.

Non si muove ancora. Dovrei chiamare un dottore, o un alchimista, ma non arriverebbero mai in tempo. Il mio alloggio, sfortunatamente, é nascosto all'interno della Vione. La mia mente corre.

 Io intanto continuo nel mio tentativo di salvataggio. Alla fine, appoggio le mie dita il collo del ragazzo solo per constatare l'inesistenza delle sue pulsazioni. "Baka!!" grido mestamente a me stesso. Velocemente, comincio ad agire con veemenza; strappo la giacca dell'uniforme dal suo corpo e comincio a spingere sulla cassa toracica. Dopo 15 spinte respiro ancora una volta nella sua bocca.

Respira affannosamente, grazie a Dio, sta respirando. Sollevo la testa. Gli occhi di Dilandau si aprono di scatto, le sue pupille, ora, sono due grandi sfere nere con qualche macchia color rubino. Si mette a sedere di scatto, quasi sbattendo contro il mio viso. Indietreggio di colpo per questo suo inaspettato movimento. Gli occhi di Dilandau non mettono ancora bene a fuoco, ma il terrore che vi leggo dentro mi fa rabbrividire. Si stringe ancora la gola, prendendo irregolari e leggeri respiri, i suoi occhi cominciano a roteare, e io metto una mano dietro il suo collo, e l'altra sulla sua spalla. Gentilmente lo scuoto, e i suoi occhi cominciano all'improvviso a mettere a fuoco.

"Dilandau! Dilandau!" dico piuttosto aspro. Mi guarda confuso, sembra un cervo davanti ad un cacciatore. C'é così tanto terrore nei suoi occhi.

"Folken!" la sua voce suona stridente e i suoi occhi ritornano come prima.

Le sue mani bianche raggiungono l'interno del mio mantello e afferrano la pelle dell'uniforme. Tremante cade contro il mio petto. Dilandau, il miglior soldato di tutta Zaibach, é stretto a me. Per una volta non ho idea di come comportarmi. L'arte di confortare qualcuno mi é del tutto estranea.

Non riesco nemmeno a confortare me stesso.

Dopo pochi minuti, Dilandau smette di tremare e quietamente solleva le sue ginocchia fino al torace, avvolgendo il braccio libero attorno ad esse.

Tiene la sua mano sinistra ancora stretta al mio mantello. Il suo corpo é ancora contro il mio. Lentamente cerco di alzarmi dalla mia posizione accovacciata. Devo avvertire i dottori.

"Folken, non lasciarmi! Per favore, non lasciarmi da solo!!" La sua maledetta voce, quella voce che aveva terrorizzato anche i più forti soldati, é ora debole ed imprecante. Dilandau circonda il mio corpo con le braccia, stringendosi a me come un bambino. I suoi occhi mi guardano imploranti, poi affonda la testa contro il mio petto. Di riflesso, lo circondo con le mie braccia, stringendolo.

Cosa sto facendo? Vorrei saperlo. Gradatamente mi accorgo che provo piacere per quest'abbraccio. Sono secoli che non mi sento così. Ho bisogno di sentirlo vicino come lui ha bisogno di essere confortato. Rapidamente scuoto la testa. Tutto questo non é giusto, mi dico. Dilandau é un soldato, un soldato dell'esercito di Zaibach. Non dovrebbe fare questo, e peggio ancora non dovrei farlo io. Ancora una volta, sospiro con gioia e lo tengo semplicemente stretto.

Passano i minuti. Ho perso il senso del tempo. Da quanto sono seduto in terra, con questo angelo caldo tra le mie braccia, non lo so. Dilandau é fermo e quieto. E' così da molto. Forse si é addormentato. Silenziosamente slaccio il mio mantello con una mano e copro il suo corpo. Lui sussulta leggermente, ma  lo stringo ancora e lo conforto con una vecchia e cantilenante melodia di Fanelia. Ho finito, e ogni cosa é calma e ferma ancora una volta. Comincio a sentirmi un po' assonnato e penso se sia giusto continuare tutto questo o no.

"Ho visto la morte" mi arriva un bisbiglio. La mia testa scatta dal posto in cui era poggiata, contro i capelli di Dilandau. Posso sentire il respiro caldo del ragazzo, che parla contro il mio petto. Non dico niente. So cosa vuol dire vedere in faccia la morte. Le parole non possono descriverlo.

"Ero tutto solo" comincia Dilandau. Sembra che mi stia rivelando un profondo e orribile segreto. "Intrappolato nel nulla. Non vorrei mai morire, non se questo é il mio destino" Dilandau respira irregolarmente e si ferma. Le sue parole sono state corte e taglienti.

"La vita di un soldato é fatta di morte" dico, riempiendo il silenzio, mentre Dilandau recupera la sua voce. Dannazione! Perché ho detto una cosa del genere?? Vorrei rincorrere le parole uscite dalla mia bocca, prenderle e distruggerle con le mie mani. Sento la testa di Dilandau che annuisce con approvazione contro il mio petto.

"Se...se questa é la morte..., allora io...non credo di poterla affrontare una seconda volta" la sua voce é dolce e infantile. Sento l'umido delle lacrime contro la mia uniforme. Dilandau sta piangendo. So che questo lo dovrebbe rassicurare. Ma se questo ragazzo, questo soldato, rinuncia alla sua esistenza, questa guerra sarà persa sin dall'inizio. Zaibach sarà sconfitta e tutto quello per cui abbiamo lottato non significherà più niente. Vorrei raccontargli una fiaba, mentire su come la vita di un soldato possa essere gloriosa. Ma non posso mentire a lui. Potrei mentire agli dei senza pensarci due volte, ma non potrei mai mentire a quest'angelo che piange tra le mie braccia. Invece stringo un po' più forte le mie braccia attorno a lui e lo avvicino ancora a me. La mia mente vaga. 

Van lo faceva spesso. A notte fonda veniva tremante alla porta della mia camera e l'apriva cercando di restare calmo. Avrei voluto sentire ancora il rumore crepitante dei passi sul pavimento e svegliarmi dal sonno.

"Folken, sei sveglio?" mi avrebbe detto, la sua voce tremante. Gli avrei detto di sì, e lui sarebbe strisciato nel mio letto a raccontarmi i suoi incubi, mentre io l'avrei tenuto tra le braccia. Alla fine si sarebbe calmato ed addormentato.

"Non vorrei mai essere solo"

La sua voce interrompe le mie fantasticherie, e la mia mente di colpo si risveglia. Dilandau sta tremando nel mio abbraccio.Ha paura di rimanere solo? Quasi rido amaramente, ma ridere é qualcosa che non devo fare.

Dilandau ha centinaia di persone striscianti ai suoi piedi. Non sarà mai solo. Ora, capisco, ora é il momento di parlare.

"Non sarai mai solo" dico dolcemente. La mia voce profonda sembra creare un'eco nella stanza. Dilandau alza la testa dal mio petto, i suoi capelli di uno sfolgorante argento. Mi guarda con due occhi infiniti e pieni di lacrime. Piccole e perlate gocce stanno scendendo lungo le sue guance.

"Promettimelo" la sua voce é dolce e imprecante, e il suo solito tono di comando sembra indebolito. "Promettimi che non sarò mai solo" Le sue mani sono ora sulle mie spalle e le stanno stringendo con forza.

Non chiedermelo, Dilandau, penso. Non ho mai mantenuto una promessa in vita mia.

"Dilandau, non posso prom-" la voce mi si spezza quando vedo la supplica in quegli occhi.

"Per favore"

Solo una semplice parola. La voce di Dilandau é sottile e bellissima. Sembra quella di un bambino. Alla fine, la  rivelazione mi colpisce come una sberla in pieno viso. Dilandau é solo un bambino. Per una volta non é il freddo ed efficiente assassino che conosco. E' una persona vera, con emozioni e sentimenti. Ed ora é assolutamente terrificato e ha bisogno che qualcuno gli dica che tutto va per il meglio. Questo, penso, é come per me.

"Prometto". Ecco. L¹ho detto. Stranamente, vorrei poter infrangere immediatamente questa promessa.

Impulsivamente allungo la mia mano sinistra e asciugo le sue lacrime. Le lacrime salate bruciano sulla punta delle mie dita, ma non me ne preoccupo.

Non posso fermarmi ora, nemmeno se le porte di Atlantide venissero riaperte.

Faccio correre le mie dita tra i suoi capelli argentati. Guardo nei suoi occhi, cercando conforto. Ho bisogno che lui riacquisti la sua calma. Averlo così indifeso e bellissimo tra le mie braccia é troppo invitante. I suoi occhi, quei due dannati occhi cremisi, sono grandi e sempre uguali. Mi tormentano enormemente.

"Dilandau?" chiedo interrogativamente. Improvvisamente mi butta le braccia al collo e mi abbraccia violentemente. Indietreggio alla spontaneità di quell'abbraccio.

"Grazie" mi sussurra all'orecchio. Sono stordito. Dilandau non ha mai ringraziato nessuno in tutta la sua vita. Con esitazione circondo il suo corpo con le mie braccia, incerto delle mie stesse azioni. Affonda il viso

nella curva del mio collo, come un bambino. Mi permetto un piccolo sorriso.

Fa sentire bene ogni tanto essere necessario a qualcuno.

Baci.

Dio, no. Respiro bruscamente quando Dilandau mi bacia dolcemente sul collo.

Mormora, tra i suoi baci, di essere solo. Mi fermo. Contro la mia volontà, mi rilasso nel suo abbraccio. La mia coscienza sta gridando contro il corpo. 

Ancora baci. Bruciano sulla mia pelle come delle schegge di metallo incandescente. Chiudo gli occhi, colpevolmente travolto dal quel piacere proibito. Per Dio, Folken! Mi dico, é solo un ragazzino, solo un ragazzino alla ricerca di affetto. Sfortunatamente, il mio corpo non é d'accordo, e rabbrividisce con piacere ad ogni suo tocco. Dannazione. 

Dilandau si discosta un attimo. Io non apro gli occhi per paura di guardare in quei due occhi profondi, quegli occhi che mi fanno sentire completo, ma ora non posso permettermi di esserlo. Sento la sua bocca sul mio viso, che sfiora le mie lacrime. Le sue labbra sono come fiamme di ghiaccio, se é possibile che possano esistere. I miei occhi scintillano e si aprono inaspettatamente. Quegli occhi, Dio, quegli incredibili e rossi occhi sono infiniti e invitanti. Accarezza piano la mia guancia. Le sue stesse guance sono arrossite. Sembra proprio un angelo glorioso. Sento il calore che infiamma il mio corpo. La mia fermezza si scioglie come zucchero nell'acqua.

"Povero, bellissimo Stratega..stai piangendo" dice Dilandau con compiacimento.

Ecco quello che deve accadere. Tutto quello che era stato costruito fuori e dentro di me esplode. Tutte le notti passate a lamentarmi dei miei errori, le incertezze, la costante tensione ora assalgono la mia persona con un'urgenza terrificante. Pongo una mano dietro il suo collo e avvicino le mie labbra a lui. Lo bacio profondamente, con più foga e insistenza di quanto non abbia intenzione di fare. Lui risponde con passione, nonostante i suoi baci siano più inesperti dei miei, il suo entusiasmo li completa. Dilandau, che ho sempre pensato un bambino, si sta dimostrando molto più adulto, all'improvviso. Alla fine spezzo il bacio, mentre la mia coscienza continua ad urlare nella mente. Dilandau mi guarda confuso, quindi mi bacia ancora, le sue labbra ferventi e con un leggero sapore di vino.  Decido di collaborare con la mia moralità. Gentilmente volgo indietro la mia testa e fisso il mio sguardo da un'altra parte.

"Non posso..." dico. So che questo può suonare stupido e debole, ma é tutto quello che riesco a fare in questo momento.

Dilandau si tira indietro e mi guarda altezzosamente, con la sua solita espressione di superiorità che lo contraddistingue; sorrido dentro di me.

Questo é il Dilandau che conosco.

"Perché no?" dice insinuante "Non vado abbastanza bene per te Folken? Non so abbastanza bello?". Prima che io possa rispondere, la sua mano raggiunge il mio viso e lo alza in modo che io possa incontrare il suo sguardo. Glielo permetto, anche se so che non dovrei. Capisco che anch'io voglio guardarlo; ubriacarmi di tutta quella bellezza tralucente.

Gli occhi di Dilandau bruciano imploranti. "So quanto sei solo, Stratega...Ti osservo quando sei nascosto alla vista di tutti gli altri. Stai tutta la notte a lavorare ai tuoi esperimenti, fischiando lugubri e dolorose melodie. Non sei felice, Folken..." si ferma e comincia a baciarmi la gola, i brividi scorrono lungo la mia schiena. "...Posso..." le sue labbra si muovono sul mio mento. Dio, tutto questo é così spaventosamente meraviglioso..."...farti..." bacia la mia tempia. Chiudo gli occhi, cercando di essere indifferente a quella sensazione di calore che i baci lasciano sulla pelle. La sua voce é accesa, ma bacia gli angoli dei miei occhi

languidamente. Mi mordo le labbra, bloccando un gemito traditore nel bel mezzo della sua corsa. "...Felice...". Mi bacia la bocca con dolcezza e con così tanta speranza nelle sue labbra che potrei quasi diventare pazzo. Sono spaventato da me stesso. Le emozioni ribolliscono dentro di me e io stupidamente lo bacio di rimando. Con sfrontatezza faccio correre la mia mano lungo la sua schiena e lo attiro più vicino a me. Questo é quello che voglio. Ed io lo so.

Lentamente sposto la mia bocca dalle sue labbra alle sue guance bagnate dalle lacrime. Piano faccio scorrere le mie labbra e sfioro il suo collo esaltato, terrificato e completamente sconcertato dalle mie azioni.

Dilandau emette un gemito di piacere, quindi serra ancora di più il suo corpo contro il mio. Facendo scorrere la sua mano sul mio petto, mi slaccia l'uniforme e me la sfila. I suoi tocchi bollenti arrivano a sfiorare perfino la mia anima. Campane di allarme suonano lontano nella mia coscienza.

Rapidamente mi allontano, ansimando un po'. Dilandau mi sorride raggiante, facendo scorrere le sue bellissime dita tra i miei capelli. Chioccia leggermente, un suono completamente sconosciuto a me. Non é la sua solita risata da folle, ma qualcosa di innocente e bellissimo. Dilandau, innocente???!!! 'No, se io non mi fermassi adesso' dice una voce lasciva nel mio cervello. La calmo e riconfermo il mio proposito.

"Dovremmo fermarci" sussurro apertamente, con chiara riluttanza. Addirittura in questo sussurro noto che la mia voce sta prendendo una nota più brusca.

Sorrido dentro di me, divertito da come la mia voce si sia approfondita.

"Oh no, Stratega...é qui che sbagli. Per favore, per una volta lasciami condurre" dice Dilandau, coprendo le mie spalle di baci persuadenti. 

Raccolgo tutta la mia forza di volontà e lo allontano da me.

"Non riesci proprio ad essere serio" gli dico, non credendo io stesso alle mie parole. Mi guarda con due occhi arrabbiati e purpurei. Occhi che combattono contro di me.

"Mio bellissimo Folken" dice teneramente "Sai che non sto scherzando". E con questo, si stringe ancora di più a me, con incredibile forza. Sento le mie braccia che lo circondano quando gentilmente cadiamo a terra e allora il mio mondo si dissolve nella felicità.

Ora sto sdraiato qui nel mio letto, guardando questo angelo che dorme. Come, alla fine,  Dilandau ed io siamo potuti finire nel mio letto, é tutt'ora un mistero per me. Sorrido. La vita nasconde molti misteri.

Gentilmente mi abbasso e bacio le labbra addormentate di Dilandau. Sussurra leggermente nel sonno e si rannicchia contro di me. Prontamente ricevo il suo calore. La gelida aria della Vione punge la mia pelle ed alcuni brividi scorrono lungo la mia schiena. Lentamente mi raddrizzo, tiro verso di me le lenzuola contorte e copro i nostri corpi.

Sospiro con immenso piacere e abbasso ancora lo sguardo verso il viso dormiente di Dilandau. Sembra che sia tutt'altra persona senza l'armatura dell'uniforme di Zaibach. Gli angeli, penso, non possono indossare un'armatura. Dopo pochi minuti, ebbro della sua bellezza chiudo gli occhi.

Mi sento sfinito come non lo sono stato mai, in tutta la mia vita.

Non so dove quella notte impulsiva mi possa portare. Potrebbe aver avuto effetto sulla mia vita, abbondantemente. L'unica certezza é che ora desidero stringere questo angelo tra le mie braccia e addormentarmi con lui accanto.


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