I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati al maestro Inoue
Gioco d'azzardo
parte V
di Xetide
Un ripetitivo lamento sommesso nella placida notte ancor profumata di un sole ormai morto; infiniti spiritelli luminosi aiutavano la tenera Luna a rischiarare la tenebra che voleva inglobare ogni cosa... Alberi dai contorni sfumati di buio, sassolini immoti sul selciato appiccicoso, fili d’erba scintillanti d’amore per una quiete assonnata e magica. Una piccola lucciola posò il suo romantico lume sotto il tettuccio di stoffa di un cigolante dondolo, il quale danzava ritmicamente al tempo dei due giovani seduti uno accanto all’altro in un morbido abbraccio.
“_ Ecco…ho finito!...Ora, però cerca di restare fermo per un po’…altrimenti i cerotti si potrebbero staccare!_”
“_Grazie…tesoro!_” Sopra un basso tavolino in ferro battuto una scatola ricolma di garze e batuffoli di cotone; una bottiglia di alcool rosato brillava al riflesso della Luna assopita.
Un’altra timida lucciola si avvicinò al ragazzo rischiarandone il volto, e la giovane donna sporse le proprie labbra a sfiorare quelle dell’uomo che, ora, sapeva di amare… Hanamichi le offrì un abbraccio, rispettando il silenzio che avvolgeva ogni cosa in quel semplice e ordinato giardinetto, concedendo soltanto ai grilli l’opportunità di cantare ciò che la sua voce avrebbe voluto gridare con tutte le sue forze…
LO ODIAVA…lo odiava dal più profondo del cuore.
A nulla era servito quel folle gesto d’intesa che egli aveva compiuto verso di lui nella partita contro il Sannoh…quel prepotente toccarsi delle loro mani non aveva portato a niente, se non ad acuire ancora di più il suo disprezzo per quel…quel… Rukawa…Dannato Rukawa!
Ma Haruko non doveva sentire ancora quell’ odiato nome provenire dalla sua bocca… la sua piccola Harukina aveva solamente bisogno di pensare al suo nuovo ragazzo…Amore, medicami tutte le mie ferite, ti prego!...anche quelle del cuore…ce la puoi fare? Ancora un tiepido bacio fra i loro respiri; l’ombra danzante del dondolo si allungava sull’erba, gemendo di dolcezza nella notte afosa e stanca.
Un graffiante rumore metallico, il cancelletto che si spalancava con forza, la sagoma nera di un uomo gigante sulla soglia del cortile di casa ‘Akagi’
“_EHI, GORI!!!...Non è un po’ tardi per tornare a casa? Haru-chan si era preoccupata per te, sai?!_”
La ragazzina si sciolse rapidamente dalla stretta di Hanamichi, come provasse infinita vergogna dei propri atteggiamenti affettuosi nei confronti del suo fidanzato… Oh…come era carina con quel vile imbarazzo dipinto sulle gote paffute! Come era possibile resisterle? Coniglietta mia, hai paura che tuo fratello ci condanni per i nostri sentimenti? Lui, qualunque cosa pensi, non può fermare l’Amore…e, tu, mia meravigliosa anima gemella, non devi essere timida di fronte a quello stesso Amore! Ama, tesoro mio…Ama...Amami!
Hanamichi recuperò la propria posizione originale stringendo la giovane in un gesto ancor più possessivo, e lei rise di rimando, donandogli il suo sguardo più luminoso. Perfetto.
Takenori scrutò i due ragazzi con aria fredda e distante, quasi non avesse udito una sola parola né riuscisse realmente a focalizzare ciò che i suoi occhi gli mostravano. L’unico suo movimento fu quello di gettare un velo di profonda indignazione su quel bastardo che aveva osato alzare le mani sul suo meraviglioso amore. Perché?...come si poteva odiare così tanto quella sublime creatura?...per quale motivo Sakuragi non riusciva a scorgere quale squisita bellezza interiore si celasse dietro l’indifferenza ostentata di Kaede?...Possibile che solo lui avesse notato la fragilità dietro la fierezza del suo dolce tesoro?...la paura nascosta sotto le coltri spesse del suo immenso coraggio? Il fuoco sepolto nella neve più gelida ma soffice?... Come possibile osservare le iridi chiare di Rukawa senza perdersi in contemplazione della Bellezza?…senza sentirsi completamente travolgere dalla sconvolgente rivelazione dell’Amore infinito, eterno, universale…? Come…come?
Non una parola uscì dalla sua stanca bocca: Akagi desiderava solamente conservare il caldo ricordo di quella pelle d’avorio assaporato pochi minuti prima, nella fetida infermeria, senza inquinarlo pronunciando calunnie ed insulti. Silenzioso come era entrato, si diresse mestamente verso la porta di casa.
“_A…aspetta!..Take-chan, che cos’hai sulle dita?...sembra…sembra sangue secco!...ma…ma cosa è successo?...non sarai stato aggredito da qualcuno, vero?...stai bene?...oh Santo Cielo…_” La piccola sciocca si era precipitata di corsa alle spalle del fratello e, tutta tremante ed inquieta, aveva afferrato la grossa mano vistosamente macchiata di un rosso cupo. Un sorriso paterno sulle labbra del giovane…non è niente, Haru-chan, non ti preoccupare…faccio una doccia e poi me ne vado a letto a riposare!...Sicuro fratellone?...Mi sembri strano…No, stai tranquilla…Buonanotte! Sparito come d’incanto oltre la soglia oscura.
Due braccia possenti si strinsero attorno alla vita della fanciulla e una bocca sensuale prese a correre lungo il suo collo sottile, Hanamichi attirò a sé la sua sgusciante scimmietta trascinandola nuovamente sull’altalena ignorata.
Il getto d’acqua calda già scrosciava da qualche minuto nella doccia e Takenori, nudo e malinconico, fissava con affetto una lucida fotografia rimasta gelosamente custodita da un cassetto della sua bruna scrivania ingobbita per parecchi mesi…Il volto impassibile di Kaede Rukawa sondava magnetico, crudelmente freddo e bellissimo, un lontano vuoto al di là di ogni cosa. I suoi brillanti occhi celesti non erano, purtroppo, stati catturati in tutto il loro impressionante fascino dall’obbiettivo di quella macchina fotografica, la quale aveva immortalato l’intera squadra al termine della sofferta vittoria contro il temibile Sannoh-Kogyo.
Solo lui non sembrava minimamente euforico per quel miracoloso successo. Solo lui pareva protendere già il suo insondabile spirito verso una nuova e più ardua sfida futura, da giocarsi con il Destino stesso. Solo lui non si era mai accontentato di quella onorifica nomina di “miglior matricola”…. Solamente il suo sfortunato tesoro, con quello sguardo accattivante, seducente e quasi ridicolo nella sua estrema determinazione, sembrava assaporare l’inebriante profumo di una prossima, immensa gloria.. Solo quel Kaede fotografico aveva le pupille dipinte di un vanaglorioso sogno ancora da realizzare…
Tutti gli altri, Takenori compreso, avevano intimamente accettato il risultato ottenuto poiché questo era già andato ben oltre le loro ambizioni più rosee…erano arrivati ai campionati nazionali!...il Sannoh era stato sconfitto, lo Shohoku si era guadagnato un posto di riguardo sulle pagine dei giornali sportivi più importanti…fantastico! Per Rukawa, invece, tutto questo splendore altro non era se non il primo passo necessario da compiersi lungo il tortuoso sentiero verso la felicità, non un traguardo, solo e semplicemente uno scalino da scavalcare per continuare ad avanzare…un semplice mezzo, non il fine ultimo del suo cammino...lui godeva del viaggio in modo imparziale e appassionato al tempo stesso, vivendo nel presente ma con un occhio sempre vigile sul futuro…Era questo che faceva di Kaede un vero professionista…e, ironia della Sorte, solo lui, il quale aveva osato sperare in qualcosa di più, era quello che al momento poteva illudersi meno di ottenerlo…quel dannato, dannatissimo infortunio!!
Amore, amore mio adorato…perché il Fato si è accanito così sadicamente contro di te? Tu eri l’unico che avesse pieno diritto di proseguire a testa alta verso la celebrità, e invece quel maledetto bastardo ti ha fatto cadere in una delle sue trappole meschine per metterti alla prova... al fine di vedere sino a che punto la tua passione per il basket ti avrebbe spinto…per godere nell’osservare i tuoi coraggiosi tentativi di rialzarti dal baratro in cui eri scivolato e dentro il quale sembri voler tornare, a volte…come se, ogni tanto, il buio ti trascinasse nuovamente verso il fondo con le sue braccia al contempo diaboliche e materne e tu, come un guerriero troppo stanco di lottare, ti lasciassi cullare amorevolmente da esso sino a perdere te stesso, la tua fittizia identità fredda e distaccata…oh, ma alla fine rialzi sempre il viso, piccolo Kaede: non ti fai mai dominare totalmente dall’oblio dell’autocommiserazione senza reagire…ecco di nuovo la solita maschera sulla tua faccia candida e delicata, nuovamente le tue labbra sempiternamente imbronciate, i tuoi frigidi “hn” a sostituire ogni parola dal senso compiuto; ancora le tue gambe lunghe che saltano verso il canestro…e la cicatrice scrupolosamente nascosta dal calzino bianco.
Le dita del giovane sfiorarono, lievi, la liscia superficie plastificata di quella istantanea, mentre l’acqua della doccia, purificatrice e distruttiva, si andava a cristallizzare sulla pelle appannata di uno specchio e sopra il volto triste che in esso vi era già riflesso. Takenori depose la cornice sulla scrivania avanzando come mosso da una volontà non propria, tastò con i piedi le fredde piastrelle azzurre richiudendosi la porta del bagno alle spalle…click. Il caldo zampillo accarezzò, come un soave amante dalle dita d’avorio, le sue stanche membra di innamorato non corrisposto, lavando via il suo sudore e il prezioso sangue di quel moccioso che egli aveva appena corteggiato senza alcun pudore…Akagi percepiva il liquido chiaro insinuarsi fra gli sporchi grumi dei propri neri pensieri, poteva chiaramente sentire il peso di essi farsi lievemente più leggero e le tempie smettere, finalmente, di pulsare come a volergli sfondare il cranio...ma, una volta distolta l’attenzione dal cervello sommerso di preoccupazioni, ecco che il getto tiepido parve divenire ora più malizioso, e il suo scimmiesco cuore perse un battito mentre il desiderio più spregevole tornò ad impadronirsi di quei cinque sensi finora assopiti e schiacciati da troppe elucubrazioni mentali.
Ora l’acqua non era più acqua…
Era una madre, che lo cullava con tenerezza…e il piccolo-grande Take-chan si aggrappava a quelle braccia come ad un’ancora di salvezza sulla via della perdizione…e rideva, rideva chiedendosi quale fosse, poi, quella stessa, misteriosa perdizione: la vita trascorsa ad amare Kaede o l’esistenza fasulla e priva di troppe illusioni che egli si era, da sempre, appiccicato addosso come una seconda pelle? Chi era la madre? Valeva veramente la pena distruggersi così per quel ragazzetto insensibile?
Adesso, però, c’era meno dolcezza in quello scroscio silenzioso…ora l’acqua era Kaede inginocchiato davanti a lui a leccare, spudorato e concentrato, la sua grossa virilità come fosse un gustoso gelato…Akagi socchiuse gli occhi perdendosi ad ammirare la splendida chioma corvina affondata fra le sue cosce tremanti… La sua ampia schiena si schiacciò di scatto contro quella parete umida di vapore _sembrava burro…oppure era solo gelatina_ e il giovane si accasciò malamente al suolo, concedendo alle proprie mani il vile potere di scorrere libere su un corpo ormai sconvolto da fremiti e singhiozzi. Le vedeva…le pallide mani delicate del suo squisito tesoro risalire lentamente il petto bruno…ecco il pollice all’altezza del suo cuore gonfio e incantato! Poi le sue labbra succose di nuovo a posarsi sull’oggetto dello sporco piacere, e infine il suo unico Amore, il suo meraviglioso amante, a cavalcioni sopra di esso a farsi scopare come meritava…e Takenori, ebbro di gioia e sconcerto, a spingere i fianchi come un forsennato per raggiungere il sudato orgasmo gemente… Lo sperma colava, ora, andando ad imbrattargli le gambe, e la candida mano sul suo sterno era sparita magicamente, il corpo sensuale che lo avvolgeva altro non era se non la sua solita zampaccia pelosa ancora alla ricerca della felicità più assoluta. Take-chan che si masturba all’ombra delle sue fosche illusioni!
Le sue iridi molli e stupite si fecero sfuggire una lacrima…poi un’altra…e un’altra ancora… Lacrime di esultanza e dolore al tempo stesso: una sensazione di fierezza per la promessa che, il giovane, era riuscito a strappare al frigido, insondabile Kaede accompagnata da una di vuoto irrimediabile e deforme per ciò che, invece, gli aveva taciuto…il suo onesto sentimento. Lacrime per le sue bugie, per la propria codardia e la sua perversa audacia… Takenori piangeva per il mesto tappetino sotto i suoi piedi che si stava insozzando tutto dell’abominevole liquido…piangeva nell’osservare le proprie tozze dita ancora strette attorno a quella stupida, stupida bestia…piangeva per Rukawa: per la sua assurda consistenza da mocciosetto annoiato del mondo…piangeva per se stesso…ancora una volta.
Due timide mani color bronzo si chiusero attorno ai piccoli seni tesi; tanti gemiti soffocati nella gola della fanciulla ormai totalmente schiacciata, contro il morbido materasso fremente, dal peso di un Hanamichi il quale non le lasciava iniziative di sorta, baciandola con passione.
L’altalena mormorava al placido, ammiccante vento la propria melodia cigolante.
Il ragazzo prese a strusciare il proprio ventre rigonfio sul corpicino della giovane amata, e una sua mano capricciosa cominciò a vagare lungo una tenera gamba liscia, risalendo sino ad intrufolarsi sotto la succinta gonna a pieghette _la squisita uniforme scolastica…una gioia per gli occhi dei maniaci_.
“_Che fai Hana?...sei pazzo?...ci potrebbero vedere e…_” Si…sono pazzo di te, mia dolce bambina… Quante deboli proteste dalla sua bocca eccitata…piccola mia, credi che non percepisca qui, sulla tua pelle, il desiderio che ti corrode come acido?...vuoi che continui e vada persino oltre, vero?...
“_Shh…lasciati andare…per favore…_” Lasciati andare. Ho bisogno di trasformare in tenere carezze i pugni che, questa sera, gli ho negato. Devo, in qualche modo, lasciare alla mia rabbia lo spazio utile a sfogare la propria insoddisfazione…le mie mani volevano il suo sangue. Harukina mia, ho estrema urgenza di riversare sul tuo fresco corpo da verginella quel torbido groviglio di emozioni che pare voglia sfondarmi la cassa toracica… quel rivoltante, ambiguo sentimento il quale devo assolutamente incanalare verso una sola direzione del mio vezzoso cuore: quella che mi conduce dritta a te, mia adorata… Poiché, nell’altra metà del mio stupido, meschino organo rosso sappiamo tutti e due che vi dimora soltanto lui.
Ma…a lui prometto che porgerò in dono esclusivamente il mio immotivato odio e il disprezzo più totale… Tu e lui siete le uniche persone per me realmente importanti, lo sai Haru-chan: ma l’ Amore, quello nudo, puro e autentico, sarà solo per te. L’Amore è per te.
Le dita sornione del vento andarono a carezzare le fosche chiome degli alberi i quali celavano, con discrezione, i giochetti amorosi dei due ragazzi. Ancora più audaci, le mani di Hanamichi sfiorarono impazienti la sottile stoffa delle mutandine in cotone…un lampo di imbarazzato stupore e irrimediabile consapevolezza guizzò dagli occhioni liquidi della fanciulla. Il giovane oltrepassò la sacra barriera ed indugiò in una languida moina su quella zona così calda _oh, così calda_ che tante volte si era figurato di toccare; mentre l'aria sbarazzina sogghignava divertita al suo indirizzo, facendo frusciare la malconcia erbetta sotto quei piedi puntellati al suolo…e in uno squarcio improvviso e inopportuno apparve, come dal nulla, l’immagine di un angelo dalla pelle diafana che si dissolveva oltre la soglia di una palestra. Sakuragi scacciò dalla mente quel miraggio, spingendolo a forza entro lo scrigno segreto ove esso sarebbe dovuto rimanere, invece che comportarsi come un marmocchio capriccioso e spuntare ovunque fra le pieghe fumose del suo cervellino!
Stai al tuo posto lurido bastardo!...non vedi che sto per varcare l’ingresso del Paradiso?... L’archeologo euforico, illuminato, in estasi religiosa che muove il primo passo all’entrata polverosa e opalescente della millenaria tomba di un Faraone.
La penetrò con un dito, tappandole la bocca con un bacio che sapeva di sfida, incontenibile gioia e frustrazione, e una bolla di felicità gli esplose nel petto, facendogli istantaneamente comprendere ogni cosa…
Facendogli istantaneamente comprendere ogni cosa.
Sì, ora gli era tutto così meravigliosamente chiaro e lampante!...la notte non era più nera come l’inchiostro, sopra la sua testa rossa; le sue membra non giacevano mica sul materassino di un’altalena sempliciona…c’era serica sabbia sotto i suoi piedi; all’orizzonte incantato delle sue appannate pupille ecco la rosea apparizione di un mare sognante, baciato da un sole brillante e sincero…le chiome bitorzolute degli alberi di contorno erano più verdi che mai!
Di colpo si chiese, Sakuragi il buffone, Hanamichi il troglodita senza speranza, come avesse potuto dubitare del suo amore per quella dolce e scialba creaturina, la quale gli si donava con cieca fiducia… Con un sorriso incredulo _trattenuto dalle tumide labbra da foca di lei_, si domandò se fossero effettivamente sue, in quel preciso momento, le dita frementi che violavano intimamente quella ragazzina…era lui “Mister 50 rifiuti”? Era lui “il Re degli scaricamenti”? Era realmente lui, colui che osava così tanto? Lo stesso omaccione di un metro e novantadue il quale, di norma, mascherava la propria, ridicola timidezza dietro una _ancor più ridicola, invero_ facciata da bullo? Era per causa sua che dalla voce di Haruko si innalzavano al cielo quei soavi e soddisfatti gemiti di piacere? Possibile?
Doveva aver probabilmente dimenticato la propria, irrimediabile insicurezza in un qualche nascosto anfratto di se stesso ed ora, forse, questa non era più in grado di ritrovare la strada di casa, ormai smarrita…
Un altro sbuffo divertito dalla bocca del ragazzo mentre la sua mente procedeva magicamente ad uscire dal proprio corpo per osservare, con una certa ironia e una punta di disprezzo, la bizzarra scenetta di quei due avvinghiati come polipi, ingolfati nelle nebulose acque dello stereotipato erotismo adolescenziale…quel fantasioso e patinato erotismo da giornaletto pornografico, pieno zeppo di donnine sempiternamente eccitate e disponibili che muoiono di delirio ad ogni misera, meccanica carezza del macho di turno; quello in cui i ruoli degli amanti sono talmente tanto ben definiti da risultare infinitamente fasulli e noiosi… Una lei apparentemente remissiva ma, sotto sotto, estremamente vogliosa di divenire l’oggetto di un pomposo amplesso; un lui totalmente padrone della situazione il quale, grazie ad un certo sex-appeal e ad un attrezzo di dimensioni ragguardevoli, riesce a rendersi irresistibile agli occhi della bella pupattola maliziosa… Beh…lei non somigliava proprio tanto alla piccola Harukina _la quale, ora, faticava a controllare il ritmico movimento dello stretto bacino, in risposta all’insinuante dito del fidanzato_ ?...e lui chi altri poteva essere, in quella situazione, se non il focoso Hanamichi dalla timidezza celata egregiamente?
Perfetto.
E, allora, Sakuragi comprese che era inutile arrovellarsi nel voler dare un perché ai propri sentimenti…era assurdo tentare di capire come mai, entro i suoi fangosi pensieri di tensai, Haruko e Rukawa si fondessero insieme, alternandosi l’un altro, così spesso e volentieri!...lui adesso aveva Harukina, da stringere fra le sue protettive braccia, ed era già tutto così perfetto semplicemente in quella maniera… non poteva anche pretendere di dimenticare di colpo il profumo di quei capelli di seta nera, la fragranza particolarissima di quella pelle d’alabastro imperlata di cristallo dopo una sudata partita, la visione celestiale di quelle natiche sode e invitanti gironzolargli davanti agli occhi, innocenti e spudorate… Non era necessario mettere a tacere l’attrazione per Rukawa…l’importante era amare Haruko… Hai capito, dannata kitsune? Non mi frega assolutamente nulla di te!...non mi fai più paura, sai? Non mi sconvolge più il fatto che, da un anno a questa parte, non faccio altro che sognarti, nudo e inerme sotto di me…mentre mi chiedi pietà, urlandomi contro che sono il migliore e tu non vali assolutamente niente… Non ti temo più…perché io ti odio e, ora, so cos’è l’ Amore…ho capito che la passione che provo nei tuoi riguardi è, senza ombra di dubbio, una faccia ben distinta di quel sentimento meraviglioso che sento per la mia bella.!
Ecco una tiepida striscia di luce baciare di scatto le due sagome nascoste sull’altalena: da una finestrella illuminata fuoriuscirono vaghe, squillanti voci gioiose…mamma Akagi sbucò, materializzandosi dal nulla, su un grazioso balcone, ridacchiando allegramente all’indirizzo di una qualche amica telefonica. Un vile imbarazzo imporporò le guance dei giovani amanti; Hanamichi ritrasse in tutta fretta la propria mano dal caldo paesaggio che essa stava esplorando, mentre l'insipida Harukina tentava goffamente di darsi un contegno. Quel suggestivo momento si era, di colpo, tramutato in una stupida e ridicola scenetta, ma Sakuragi rise di gusto e orgoglio di quella stessa assurdità e, stampando un tenero bacio sulla testolina bruna della ragazzina, si avviò flemmatico verso casa…in bagno, a darsi una ripulita! ...Hana, tesoro…non ti dispiace prender giù la teiera con il tea?...la trovi sul tavolo della cucina… Certo, mia cara!...ora che ho donato un nome più definito ai miei tormenti sono pronto a berci sopra assieme a te!
I suoi piedi percossero mollemente il legno scricchiolante; l’ampia, modesta scala lo condusse verso la porta chiusa a chiave di un gabinetto affacciato sul silenzioso pianerottolo. Il giovane bussò educatamente contro la spessa superficie scura, e la voce cavernosa del signor Akagi proruppe, da una profondità indefinita, in un brusco “ è occupato!”, che invitò dolcemente Hanamichi ad usufruire del bagno nella camera del gorilla. La sobria porta era socchiusa e, da una fugace sbirciatina al suo interno, Sakuragi intuì che Takenori non si trovava lì.
Entrò piano, in punta di piedi, con una sorta di timore reverenziale, e un ovattato scrosciare di acqua gli rivelò che l’amico si stava facendo la doccia. Il ragazzo si guardò attorno, posando gli occhi a scrutare i vari mobili e oggetti che arredavano quella pulita stanzetta ordinata. Il letto era meticolosamente rifatto, nessun libro o giornale sparso a casaccio su mensole o scrivania, non uno spruzzo di polvere a decorare l’arcigno armadio imponente _ non somigliava un po’ al suo proprietario, quel grossolano aggeggio impettito?_. Forse sarebbe stato bene bussare alla porta, chiedendo il permesso di entrare… Il suo pugno nervoso stava già sfiorando il legno bruno, quando un piccolo particolare colorato e splendente catturò l’attenzione del suo vacuo sguardo: una cornice fotografica, posata silenziosamente sul severo tavolo, ammiccava alle sue spalle riflettendo la luce artificiosa di una lampada al neon. Era l’istantanea scattata dopo la combattutissima partita contro la squadra del “Sonno”…un sorriso dolce di felici ricordi si allargò sul viso del ragazzo…quell’ anno il sogno dello Shohoku si era avverato: il campionato nazionale, le vittorie, la gloria ottenuta agli occhi di tutto il Giappone…ma, ora, tutto gli era sfuggito via dalle mani, ogni illusione boriosa scivolata dai loro cuori sino ad imbucarsi in uno squallido cassettino delle loro memorie antiche, nessuna ambizione aveva trovato il modo di realizzarsi…il loro team di eroi e perdenti era a mala pena riuscito ad accedere alle finali del torneo interscolastico, e il ghigno bonario del signor Anzai si era trasformato nell’ombra sbiadita di una delusione amara come fiele. Hanamichi ripose l’oggetto e i suoi occhi inquadrarono la presenza di un cassetto aperto…altre istantanee mescolate alla rinfusa nelle viscere della scrivania: immagini del gorilla da bambino, mentre si trastullava gioioso con un pallone da basket infinitamente più grosso di lui, in compagnia di una paffuta Harukina in fasce, appallottolata in grembo a sua madre… Akagi alle scuole medie, probabilmente durante la consegna ufficiale dei diplomi: le spalle già larghe e rigide, la faccia dura e mascolina con la mandibola, però, ancora abbastanza gentile; la linda divisa nera gli donava l’aspetto di un ragazzo per bene, totalmente fiducioso nell’inoppugnabilità dei propri valori, già meravigliosamente inquadrato nel gioco dolce e spietato di regole, gabbie e fasulle libertà che il ‘sistema’ ci impone, da sempre, di vivere… Ecco l’intera famigliola di Takenori sulle rive di uno scintillante lago di collina, in uno di quei pomeriggi estivi profumati di sole, sudore ed erbetta svolazzante…le braccia del giovane _ancora adolescente, con i mille brufoletti a costellargli, antipatici, la fronte scura_ avvolte con fare protettivo attorno alle spalle vaporose della piccola sorellina sorridente, la mano di suo padre teneramente poggiata sulla rapata testa del figlio maggiore, e la placida signora con le dita dignitosamente strette ad una borsetta di paglia in un atteggiamento di rispettosa serenità controllata.
Poi, improvvisamente, un caschetto di brillanti capelli corvini e due affascinanti iridi azzurre che non guardavano direttamente l’obbiettivo…in una posa naturale, sicuramente immortalata in segreto durante la trasferta in pullman dello Shohoku ad Hiroshima, un anno prima…Rukawa.
Akagi aveva una foto di Kaede Rukawa.
Perché?...non vi erano immagini di altri compagni di squadra solitari… Sakuragi accostò il volto alla pellicola, perdendosi un istante a farsi risucchiare dal candore traslucido di quella pelle delicata _l’ho sempre detto, io che sembri una stupida femminuccia, kitsune malefica_, dall’apparenza così vellutata là dove veniva crudelmente celata dal colletto della maglia blu, sulla linea elegante del collo sensuale, da cigno…le seriche ciocche nere carezzavano sbarazzine lo zigomo alto, e la frangetta incorniciava quel profilo perfetto. Le labbra lievemente dischiuse erano di un rosa pallido, quasi un color pesca, e squisitamente umide e luccicanti, come fossero state leccate da un qualche affamato amante…simili a quelle appiccicose, morbide e zuccherine di un bambino impegnato a raccogliere, con le piccole dita caramellate, manciate di panciuti dolcetti da un sacchetto di carta. La lingua di Hanamichi andò a lambire, istintivamente, il suo labbro superiore, mossa dall’esigenza di una maliziosa acquolina alla bocca. Osservò ancora le diafane gote di quella stupida volpe, e le sue ciglia folte, nerissime e un po’ bagnate come se l’antipatico moccioso si fosse appena risvegliato da una sua tipica crisi di narcolessia acuta… Si rese orribilmente conto di essere rimasto incollato a quell’immagine, con il fiato sospeso ed un tenue rossore sulle guance, da almeno dieci minuti buoni…senza un apparente, valido motivo…era semplicemente lì, nella camera del gorilla, a mangiarsi con gli occhi la foto di Rukawa.
Punto.
E, al di là di quel balcone che scorgeva oltre le fauci spalancate della buia finestra, al piano di sotto, c’era Haruko…distesa sulla sognante altalena a predirsi mentalmente un promettente, dolce e appassionato futuro insieme al proprio focoso fidanzato, sorridente e imbarazzata nel ripensare all’episodio di cui si era resa protagonista poco prima. Sakuragi si portò le dita alle labbra, assaporando il buon sapore viscoso di lei, della sua amata e, ancora una volta in quella particolare sera di giugno, la convinzione che tutto fosse perfetto così, senza bisogno di essere capito fino in fondo, si fece chiara e lampante nella sua mente di Tensai…
Gli umori di Haruko sulla lingua e il volto di Kaede fra le mani.
Poi, una voce incerta, alle sue spalle, lo riscosse dalle sue fantasie…Hanamichi, che ci fai qui? La cornice ricadde con un tonfo sul tavolo, e le loro pupille si incrociarono per un breve istante…stupite quelle di Sakuragi, umide quelle di Akagi… Il gorilla aveva pianto?
“_Ehm…l’altro bagno era occupato, per cui volevo chiederti il permesso di usare questo…_” lo sguardo abbassato, in difficoltà dinnanzi a quello così inusuale per quell’uomo forte, tutto d’un pezzo e stereotipato che era Takenori. No, no…probabilmente quelle infuocate venuzze sulle iridi del giovane erano dovute al calore dell’acqua dopo la doccia o dall’ irritante azione di un bagnoschiuma.
“_Fai pure…_”
Con un gesto stizzito del polso, il diciannovenne strofinò un morbido asciugamano sul proprio corpo bagnato, sondando distrattamente la notte lontana al di fuori della finestra assopita. Era nudo di fronte ad Hanamichi ma, in quel preciso momento, non provava la solita, pudica e assurda vergogna che generalmente lo attanagliava negli spogliatoi, di fronte alle occhiate intimorite degli altri…ora, semplicemente, una placida sensazione di vuoto, mista ad una tranquillità ipnotizzata lo divorava completamente; intanto che la sua mente tentava di riordinare, in una sequenza perlomeno logica, la serie di avvenimenti che lo avevano travolto quella stessa giornata… Sakuragi aveva picchiato Kaede…lo aveva toccato senza domandargli il permesso…gli si era avventato contro con furia, sfiorandogli la pelle, i capelli, quel sublime viso meraviglioso…aveva, sicuramente, ascoltato con soddisfazione i succosi gemiti di quella gola d’avorio fuoriuscire dalle sue labbra sensuali e terribilmente erotiche… Ed ora una sporca, insensata, folle gelosia stava alitando spudorata sullo specchio del suo povero cuore di innamorato, ferito e disilluso.
“_Perché ce l’hai ancora con lui?_”
La sagoma indistinta del rossino, già addentratosi nell' oscurità del piccolo bagnetto vaporoso, si bloccò di colpo _come l'assassino di un turpe delitto sorpreso dall'astuzia di un investigatore il quale abbia messo a nudo, con due semplici parole, la scioccante realtà che egli intendeva preservare_ , e una strana rabbia sembrò impadronirsi dei suoi nervi visibilmente tesi...un guizzo di malcelata insofferenza scosse quelle larghe spalle che Akagi stava fissando quasi fossero loro a dovergli dare una risposta esauriente ad ogni suo quesito...
"_...Lo sai bene...c'è bisogno di ripeterlo?..._"
"_...L' hai ridotto veramente male, questa sera...Che cavolo ti è preso, Sakuragi?!...Le risse fra voi due che ricordavo io non erano mai state così...così cattive!...che cosa ti ha fatto Kaede di così orribile da meritarsi tutto questo?...Tu..._"
"_ Kaede?..._"
Hanamichi lo aveva interrotto con uno sbuffo incredulo, gli occhi sgranati puntati, con fare inquisitorio, in quelli ancor più dilatati di un vergognoso senpai, ora impappinato nelle proprie parole come uno scolaretto al suo primo giorno di scuola. Takenori mosse piano la lingua, cercando invano di riconoscerne la consueta consistenza all'interno della propria bocca, ma questa ora gli pareva solo un enorme grumo di pasta dal sapore sabbioso incollato alle pareti di un vecchio forno...e poteva quasi vedere il colore delle proprie guance imbarazzate variare artisticamente tonalità nel giro di pochi secondi: dal rosa al rosso fuoco, al bordeux...che spettacolo, doveva essere! Abbassò lo sguardo, sperando con tutto se stesso che l'altro ragazzo non stesse facendo troppe strane congetture sul velo della pietosa gaffe che aveva appena commesso...decise che, forse, era meglio proseguire nel discorso...in fondo, fra le doti di Sakuragi non rientrava, di certo, l'intuitività!...Insomma, l'ho solo chiamato per nome...che problema c'è?
"_ Senti, deficiente...non hai più nessun motivo per prendertela tanto con RUKAWA, ok?...Ora sei insieme ad Haruko, lei ama te, non lui...perché...perché non lo lasci in pace, una buona volta?...Non credi che gioverebbe anche alla squadra?...tu...ecco...mia sorella non lo ama più. Non - lo - ama - più!..._"
"_ Ho capito, non c'è bisogno di ripeterlo cento volte! Lei ama me...! Credi che non lo sappia?..._"
Ma Akagi non stava più ascoltando, ormai...no, no, ora assaporava sul palato la dolcezza delle frasi che egli stesso aveva appena pronunciato, ne tastava il sentore inebriante e afrodisiaco con le proprie incantate papille gustative, e un groppo di frustrazione enorme gli si sciolse come burro all'imboccatura dello stomaco, facendogli un attimo smarrire il senso della realtà : di quella realtà la quale non fosse rappresentata dalla pura e semplice constatazione che Haruko non amava Rukawa...
Haruko non amava più Kaede.
E allora, il tenero, sgraziato e insignificante gorilla si sentì improvvisamente sollevato da un peso che, sinora, aveva sempre finto di non avvertire sulle proprie spallone incurvate...non c'era più nessuno, fra le persone che conosceva, e a cui teneva, che amasse Kaede Rukawa!
Come abbagliato da un lampo di illuminazione, si rese conto che se il grande e nobile Fato non gli avesse voluto almeno un pochino di bene, non gli avrebbe mai strizzato l'occhiolino con tale fare provocatorio, porgendogli in dono una golosa mano provvidenziale nelle sembianze di Hanamichi Sakuragi _moderno principe azzurro seduttore, pronto a spazzare via la capricciosa Harukina dalla strada percorrendo la quale Takenori avrebbe trovato l'Amore_. Certo, perché, in fin dei conti, se la sua adorabile sorellina gli si fosse presentata dinnanzi _in un tiepido giorno di primavera, tutta agghindata di fiori profumati, un sorriso eccitato a scoperchiarle le gengive_ cinguettandogli allegramente che l'uomo dei suoi sogni _il pallido Kaede, con la sua abituale aria frigida ed evaporata_ si era finalmente deciso a divenire reale per fidanzarsi con lei, lui non avrebbe potuto far altro che augurare loro la miglior fortuna del mondo...Cara mia, congratulazioni!...te lo dicevo, io, che perseverare nei propri intenti porta sempre al raggiungimento della felicità!...Complimenti Rukawa, futuro cognato...siete proprio carini, insieme! E poi, le lacrime, il dolore, la disperazione più nera a perforargli il cuore facendoglielo sanguinare miseramente, mentre sul viso tirato il suo più accattivante ghigno di serenità e compostezza...e le sue zampe paterne ad avviluppare i due nuovi spasimanti in un abbraccio d'intesa. Sì...se gli eventi si fossero evoluti in quel modo, Akagi si sarebbe fatto da parte.
Come da copione.
Ma ora c'era Hanamichi...lì, davanti a lui, bellissimo e adulto, con quell'espressione concentrata ad indurirgli i lineamenti mascolini, la fronte spaziosa sfiorata dai morbidi boccoli rossi, quel corpo da sogno ora languidamente appoggiato allo stipite della porta silenziosa...c'era Sakuragi fra le coltri segrete delle nebulose fantasie erotiche di Harukina-cara...era lui che lei voleva sopra di sé per farsi baciare, era lui che la piccola desiderava sentire godere dentro al suo ventre, era lui...lui...lui. Flebili immagini di un Rukawa fra le gambe di Haruko, loro due sopra un letto spiegazzato a provare ad inscenare una sorta di amplesso: lei terribilmente a disagio nel tentativo di scovare nel partner un seppur misero barlume di quella passionalità “macha”, stile film americano, che sicuramente le sarebbe piaciuta tanto; lui, con lo sguardo rivolto ostinatamente al muro _al poster di uno fra i tanti campioni della NBA_ a spingere meccanicamente i fianchi, senza lasciarsi sfuggire un gemito dalle tiepide labbra serrate, solo qualche sbuffo seccato, mentre le palpebre già gli si abbassavano all'impellenza di una nuova crisi da narcolettico...che quadretto esaltante! No, no...non ce lo vedeva proprio, Kaede, fra le braccia di sua sorella...o di una donna... lo riusciva ad immaginare esclusivamente abbandonato sotto la propria pesante mole, vigorosa ed infiammata, a lasciarsi soggiogare irrimediabilmente da quell'Amore unico, sincero e totalizzante che solo Takenori era in grado di regalargli... Invece, Sakuragi...era perfetto per lei!...virile e dominante seppur gentile, dolce e impacciato al punto giusto...la piccola sciocchina non avrebbe potuto resistere in eterno al suo fascino!...e, adesso, lui era libero di innamorarsi sul serio!
E, questa stupefacente rivelazione della sua mente laboriosa ne partorì, di rimando, un'altra ancor più esaltante: ora che non vi erano più ostacoli "concreti" a minacciare un suo probabile interessamento ufficiale nei confronti della squisita ala piccola, Akagi avrebbe finalmente provato a conquistarla nel vero senso della parola!...
Sì...sì...si sarebbe impegnato a smantellare, poco alla volta, pezzo dopo pezzo, la propria durissima scorza arrugginita costruita sulla pelle delle sue mille paure inconsce, mettendo a nudo ogni sua insicurezza per farla respirare e darle modo di evolversi in qualcosa di positivo, osservandone con occhio da psicologo tutte le molteplici sfumature in maniera da capirle, razionalizzarne la provenienza, e infine sconfiggerle tramutandole in fantastici pregi che il suo insensibile, svanito tesoro avrebbe certamente apprezzato... Una volta liberatosi della propria zavorra emozionale si sarebbe avvicinato al seducente marmocchio rivelandosi a lui come l'essere perfetto per colmare il divario fra la sua disgustosa apatia da surgelato e il mondo esterno; una fortunosa ancora di salvezza cui egli si sarebbe aggrappato, fiducioso e coccolato, per rilassarsi un attimo di fronte alle pressioni di un'esistenza sicuramente faticosa e desolata...il suo ponte con gli altri esseri umani, la sua guida verso incantevoli orizzonti, il suo compagno ideale, il campione di basket di quel poster famoso che egli avrebbe osservato se avesse fatto l'amore con un altra persona _guai a te se ti azzardi!_, il suo amante perfetto...l'amico più fidato...l'Amore incarnato.
Lo avrebbe corteggiato...in punta di piedi, però: la propria facciata di ragazzo severo e affidabile sarebbe rimasta immutata ad occhi esterni...anzi, Kaede stesso avrebbe finito con l'innamorasi perdutamente di quel suo carattere che tanti definivano un po' piatto e convenzionale ma certamente buono, gradevole e schietto!...sì, certo...Rukawa aveva indubbiamente bisogno di avere accanto a sé un uomo in tutto per tutto simile a lui: non una qualche ragazzina isterica infatuata soltanto della sua proverbiale bellezza, la quale non avrebbe mai saputo dargli in cambio nulla se non assurde paroline sdolcinate sul pelo esterno della sua pelle d'alabastro; non di un ragazzo qualsiasi magari suo coetaneo il quale, colto anch'egli dal tipico raptus di gelosia nei suoi confronti di cui sembravano soffrire ormai tutti i giovani del primo e secondo anno allo Shohoku, non avrebbe fatto altro che accendere ancora di più l'insopportabile spirito di competizione di quello stupido caprone testardo...altro che Amore!...no, invece un senpai, maturo, responsabile, con la sua stessa passione per il basket senza però essere vittima di una assurda smania di primeggiare, un ragazzo che lo avrebbe appoggiato in ogni cosa come un fratello maggiore, posando un solido piedistallo a reggere tutte le sue piccole-grandi perplessità in merito al gioco, alla vita, ai rapporti sociali...perché, e di questo ne era ormai certo, Kaede Rukawa era terribilmente, meravigliosamente fragile, sotto quell' antipatica crosta di marmo...e lui, Takenori Akagi, forse era l'unico in grado di aiutarlo a non farsi sopraffare da questa debolezza, richiudendosi a riccio e allontanando gli altri, fonti sì di gioia, ma anche di confronto e, per tanto, di tristezza e rabbia; il solo essere adatto nell'impresa di amare veramente quella creatura sublime, innocente e perversa di nome Kaede...
"_...Ormai non riesco più a farne a meno...ma, mi stai a sentire, gorilla?_"
Hanamichi proseguiva il suo discorso, e Takenori non aveva ascoltato nemmeno una misera parola, troppo invischiato nelle proprie elucubrazioni da folle innamorato cronico...ma, adesso, una nuova luce brillava nei suoi occhi arrossati, ed il suo compito, nonché obbiettivo era prodigiosamente chiaro...
"_...certo che ti ascolto!...e non chiamarmi gorilla, scemo che non sei altro!...Comunque, parlando seriamente: lascia in pace Kaede, ok?...Perlomeno, evita di pestarlo in quel modo brutale!...e questo non è un consiglio... è un ORDINE, intesi?_" Assaggiare quel nome squisito detto ad alta voce gli inviò una scarica di desiderio lungo la spina dorsale, rinvigorendo le sue nuove, ferme intenzioni di conquista.
"_...E va bene, Akagi...tanto l'ho già promesso ad Haruko, che mi sarei impegnato a non azzuffarmi più con quella volpe surgelata!...anche perché, ormai, devo ammettere che fare a botte con quella femminuccia anoressica non è più tanto divertente...non è più in grado di reggere ai pugni del grande, inimitabile Tensai!!!ah ah ah...ora, vorrei darmi una rinfrescata...posso usare questo benedetto bagno?..._"
Ok, genio...mi fido della tua parola...non deludermi!...Stai tranquillo, gori!... Alcune risa sguaiate, un sonoro clack dalla voce sorniona della porta e, nuovamente, il placido fruscio dell'acqua corrente ad annebbiare i sensi di Takenori, i quali già si stavano velando di una sottile malinconia e dal peso di un timore sconcertante e paradossale... Sapeva di essere la persona adatta per Kaede Rukawa...ma come riuscire a far si che, egli, guardasse al di là della mera apparenza fisica?...da dove avrebbe dovuto cominciare nell'approcciarsi con lui?
Raccattati in fretta alcuni vestiti a caso uscì di corsa dalla camera, e nemmeno si accorse di stare correndo come un disperato sul granuloso selciato di una stradina che non riconosceva neppure; e solo quando i suoi alati piedi nudi tastarono la polverosa morbidezza della sabbia fredda, il giovane ebbe il coraggio di dar sfogo alla propria inquietudine accasciandosi al suolo e artigliandolo con le unghie...Takenori si sciolse in un pianto violento e terrorizzato...come in preda ad una convulsione strisciò a terra sino a raggiungere la battigia e leccare voluttuosamente l'acqua salata che gli lambiva, spumeggiante e indifferente, il volto arrossato. Ora, però, non aveva più lacrime da versare al mare sonnolento, ma i singhiozzi proseguirono per parecchi minuti, sino a prosciugarlo totalmente e svuotargli cervello e cuore... Come se nulla fosse accaduto, Akagi levò il viso al vellutato cielo stellato che sovrastava ogni cosa, e respirò golosamente l'aria profumata tentando scioccamente, ma col sorriso che gli si allargava pian piano, di acchiapparla con il grosso pugno nervoso...parodia comica di se stesso intento a cercare di conquistare l'amore del suo delizioso tesoro scostante. Lentamente si alzò in piedi, liberandosi completamente di quegli inutili abiti, i quali non gli permettevano di godere appieno dell'istintiva e viscerale beatitudine nel divenire un tutt'uno con la notte. Una rinata, gioiosa luce gli dipinse il volto ancor rigato di perle salate le quali, ora, parevano solo un vago ricordo sbiadito, e Akagi si sentì improvvisamente pazzo di felicità nell'aver avuto l'immenso, incomparabile privilegio di essersi innamorato di Kaede e, con un urlo bestiale bruciante in gola si gettò nel mare, facendosi inghiottire languidamente dalle maliziose onde...urlando al mondo intero quanto lui amasse...quanto lui amasse! Ti amo, Kaede Rukawa!...TI AMO!
Hanamichi scrutò la propria immagine appannata riflessa sul nebuloso specchio; con un colpo secco della mano ripulì velocemente quella liscia superficie dal vapore che la opprimeva crudelmente. Con lo sguardo penetrò attentamente le iridi color cioccolato che brillavano, un po' offuscate dall'umidità, dinnanzi a sé...
..Perché, ormai non riesco più a farne a meno... Non riesco a farne a meno... ...di Rukawa? Già...per sopravvivere, ora, non posso fare altro che attaccarmi con tutte le mie forze a quegli unici punti saldi sui quali, in effetti, ho plasmato lo scheletro della mia intera personalità : l'amare Haruko, il disprezzare la baka kitsune. Tutto qui...
L'alba si affacciò, dispettosa, alla piccola finestra sonnolenta, illuminando con le sue dita rosate il volto dormiente di Takenori. Un occhio, ferito da quell' intrusione aggressiva, si schiuse mollemente, e in pochi istanti il giovane si tirò a sedere sul letto disfatto. La scorsa notte aveva dormito vestito e con ancora addosso l'odore pungente della sabbia, dell'acqua salata e con le orrende occhiaie del pianto liberatorio cui si era lasciato andare. Portandosi entrambe le mani al naso, Akagi annusò quel profumo intenso, per rammentare a se stesso la magia che si era impossessata di lui la sera prima, ed una simile sensazione di incontenibile gioia e gratitudine fece nuovamente capolino a scaldargli il petto. Prontamente si alzò dal proprio sognante giaciglio e corse in bagno a farsi una fresca doccia per cancellare le ultime tracce del sonno rapitore e, canticchiando, si agghindò in tutta fretta per andare a fare la sua consueta corsetta mattutina... Quel giorno aveva un mucchio di cose da fare: in primis, invitare i suoi ex compagni di squadra a partecipare a quella famosa vacanza di cui aveva parlato, con Rukawa, il giorno prima. Un soddisfatto sorriso sul suo volto sereno.
Il pomeriggio avanzava spedito, portandosi dietro i primi strascichi di un afoso tramonto aranciato; la luce calda perforava, accecante, le ampie vetrate della palestra riflettendosi sul legnoso parquet e diffondendo nell'aria l'aroma dolciastro di un sole passionale. Takenori osservava l'allenamento dei suoi vecchi allievi con aria trasognata, la schiena baciata al portone scivoloso, le braccia incrociate al petto largo e le orecchie solleticate dal malizioso canto delle cicale al di fuori di tutto. Rapito da un languido senso di intorpidimento, fece roteare i propri occhi offuscati lungo le sagome capovolte che si stagliavano, in frenetica evoluzione, sulla superficie specchiata del pavimento; carezzando con lo sguardo gli incantevoli giochi di chiaro scuro creati dai suoi adorabili ragazzi mentre questi entravano e uscivano dalle zone più in ombra per poi farsi inghiottire dalla luce, dissolvendosi magicamente nel suo vaporoso pulviscolo.
Quella sera, il suo tenero amore era ancora _se possibile_ più bello del solito. Indossava una leggera maglietta di un acceso rosso scuro, una di quelle dalle manichine appena appena accennate, fatte apposta per lasciare svelate, alle iridi di qualche maniaco, i succulenti muscoli delle spalle. Dallo scollo arrotondato si poteva intravvedere la dolce sporgenza di una clavicola, il collo sensuale era libero di essere ammirato in tutta la sua superba eleganza... La molle stoffa si piegava strusciandosi spudorata sul piatto ventre ben fatto, andando a lambire i deliziosi fianchi ancheggianti e posandosi, leggiadra come una piuma, sul bordo di un paio di pantaloncini neri...pantaloncini forse un po' troppo corti...che gli si arricciavano voluttuosamente attorno all'attaccatura dell'inguine, scoprendogli le cosce sudate e ammiccanti... La palla era in mano sua, tre avversari addosso al suo conturbante corpo nel tentativo di bloccarlo, e Kaede si lanciò tranquillamente alla conquista del suo adorato anello di ferro, scartando con estrema facilità quegli inopportuni seccatori e terminando il suo erotico show personale insaccando uno slam dunk da manuale. Tsk!...quei poveri illusi!...credevano di riuscire a fregare l'ex "matricola d'oro"? Beh, si sbagliavano di grosso!!...e per quale motivo, poi, lo toccavano così tanto nel marcarlo?...giù quelle zampe, Mitsui!
I resti della grottesca rissa avvenuta il giorno prima fra Hanamichi e Rukawa erano ancora ben visibili sulla pelle chiara del suo adorato kohai, Akagi percepì vagamente sulle dita un prurito licenzioso nello scorgere i tanti, piccoli cerotti che egli stesso aveva sistemato con l'identica e amorevole cura di un artigiano intento a restaurare la propria miglior creazione artistica. Forse, quell'ennesima, assurda lite era stata la goccia la quale aveva fatto traboccare il vaso fin troppo pieno di sordida rabbia frustrante che quei due stupidi bambocci avevano pian piano accumulato l'uno nei confronti dell'altro, ed ora, una volta che il panciuto recipiente si era liberato con violenza del proprio contenuto, questo poteva finalmente tornare a respirare normalmente, mentre dello sporco liquido al suo interno non rimaneva che una sbiadita macchia sul pelo di un ancor più vago pavimento inconsistente...la tempesta aveva sfogato la propria collera in maniera irrazionale ma, nel farlo, aveva dato fondo alle proprie energie, e tutta la sua furia si era di colpo diluita in un semplice alone di indifferenza dignitosa aleggiante sulle teste dei due immaturi duellanti. Neanche una banalissima scazzottata, fra di loro, quel giorno...solo un qualche fievole "baka kitsune" svolazzante nell'aria calda a fare il verso ad altrettanto tiepidi "do'hao" mormorati da due labbra serrate. Takenori sorrise con benevolenza all'indirizzo dei protagonisti di quei pensieri...grazie al cielo si erano decisi a firmare una sorta di tacito armistizio!...Ora il suo capriccioso pupillo poteva concentrarsi ancor di più nel suo pornografico amoreggiamento con la rugosa palla arancione! I minuti volavano veloci, e l'ennesimo canestro segnato sancì, perentorio, il termine degli allenamenti.
Tutti i ragazzi _ i suoi meravigliosi compagni, amici, fratelli_ cominciarono ad avviarsi flemmatici verso le panche in legno che li attendevano ansiose e compiaciute, come affettuose mamme all'uscita di una scuola elementare, per porgergli teneramente asciugamani e bottigliette d'acqua con cui ristorarsi dopo tante fatiche. Hanamichi si fiondò, con la sua consueta malgrazia elefantina, incontro alle braccia aperte della piccola seconda manager, la quale lo osservava con un'adorazione infinita _iridi a forma di cuore, manine sudaticce, guanciotte rosse, mutandine bagnate_ mentre gli allungava una morbida spugna azzurrina e gli tergeva via dalla fronte, con questa, il muschiato sudore da genio del basket...Tesoro, non sono stato fantastico, oggi?...Certo, Hana, sei proprio bravissimo...Ah! Ah!... Akagi si avvicinò ai compagni, entrando con orecchie assenti nel mezzo di una conversazione sussurrata tra Kiminobu e Mitsui _...Hisashi, la tua resistenza è molto migliorata, e i tuoi tiri da tre punti non si smentiscono mai!...Grazie Kogure, raccontami un po' come va la vostra squadra all'università..._ , riempiendosi golosamente lo sguardo di ogni cosa lì intorno, lasciando libera la propria mente di rievocare i dolcissimi ricordi che lo legavano a quel caro luogo e a quelle grandi persone; poi un fruscio alle sue spalle e un alito di vento a scompigliargli il fianco della maglietta, Kaede gli passò accanto _così vicino, così vicino, mio povero cuore impazzito!_ per dirigersi con passo incerto verso una tovaglietta stesa fra un cumulo di felpe avvinghiate tra di loro in maniera oscena, per poi raccoglierla e portarla con grazia a tamponare i profumati capelli umidi e scintillanti. Rimase fermo in quella posizione per pochi minuti a farsi contemplare da un ammaliato gorilla dopodiché, con un lieve cipiglio preoccupato sul bel volto gentile, prese a battere ritmicamente il piede sinistro a terra ruotando al contempo la caviglia e, infine, piegandosi sulle amabili ginocchia, portò le mani a massaggiarsi brevemente la stessa, abbassando il calzino bianco e svelando la presenza di una stretta fasciatura...a Takenori sfuggì un tremulo gemito di terrore...gli faceva ancora male, quella caviglia? Mosso dai fili invisibili di una crescente inquietudine, spostò la propria mole agitata al cospetto del ragazzino amato, gli poggiò una grossa mano tremante sulla soda spalla nuda per costringerlo a voltarsi e guardarlo in viso, e biascicò con voce roca una qualche frase a domandargli il perché di quella fasciatura.
"_...non preoccuparti, senpai...ogni tanto questa caviglia mi da qualche problema, ma nulla di irreparabile._"...la mancanza di accento che quel marmocchio riusciva ad esasperare nelle sue sterili parole era oltremodo irritante!...Oh, Kaede, come vorrei insegnarti ad utilizzare fino in fondo le potenzialità vocali della tua squisita ugola baritonale...ti farei gemere e urlare il mio nome come invocassi una disperata preghiera...
"_...Sei sicuro?...comunque, per oggi ti conviene fermarti qui e non fare i tuoi soliti allenamenti supplementari...non trovi?..._"
"_...in realtà è un po' che non li faccio quasi più, solo qualche tiro extra ogni tanto...sinceramente pensavo che mi sarei rimesso molto prima, dall'infortunio._"
Si fissavano negli occhi...il cuore di Akagi perse un battito nell'udire quelle parole _ovviamente pronunciate con lo stesso trasporto con cui si potrebbe disquisire sul tempo_, e una piccola vena di esultanza gli esplose in un punto imprecisato del petto...Kaede si era confidato con lui...in un qualche modo. Gli aveva, per un breve istante, la frazione di secondo d'un battito di ciglia, rivelato parte di un sentimento il quale lo tormentava...mettendolo al corrente di un suo preciso stato d'animo...esprimendo in maniera velata la sua ansietà circa le proprie condizioni di recupero dal maledetto infortunio cui era rimasto vittima...e lo psicologo Take-chan fra le righe di quei frigidi suoni ci leggeva, un pizzico di compiacimento per la propria intuitività, una raffinata e meravigliosa fragilità malcelata...il suo piccolo cucciolo soffriva ancora le conseguenze delle azioni perverse di un Fato crudele e invidioso, ma probabilmente non aveva il coraggio di rendere partecipe il mondo esterno del proprio bruciante dolore...di sicuro, la paura non si addiceva all'immagine severa e distaccata che l'algido Kaede Rukawa voleva rappresentare a tutti i costi _in maniera alquanto ridicola, invero_; la parola panico non poteva esistere nel vocabolario dell'ex miglior matricola, no, no...lui doveva sempre dimostrarsi più forte di ogni avversità, superiore a tutto e a tutti, nel bene e nel male...guai a lasciarsi scappare, per sbaglio, il tremito inudibile di un sospiro di rassegnazione o di tristezza; inconcepibile, per quel testone imbecille, l'idea di cedere per un misero attimo alla voglia di sfogare il proprio strazio interiore fra le braccia di un amico confessore...no...per lui, il chiedere non per forza aiuto ma, perlomeno, conforto sarebbe stato la morte...come alzare bandiera bianca nel bel mezzo di una battaglia per la sopravvivenza...dichiarandosi sconfitto. Oh, ma Akagi aveva visto oltre quella crosta al contempo squallida e affascinante di cui Rukawa faceva sfoggio, convinto di essere nel giusto, sguazzando come un'ochetta nel suo fetido brodino di puerili convinzioni da egocentrico...già...ora poteva chiaramente distinguere, sull'orizzonte nebuloso al di là di quella testolina vuota, la sagoma sfocata di un omone dal cuore d'oro che tendeva bonariamente le proprie mani forti, invitando l'insicuro Kaede a gettare alle ortiche diciassette anni di menzogne e maschere malriuscite, mettendosi a nudo di fronte a quell'Amore cui egli, inconsciamente, anelava impadronirsi...sì, ed ecco il ragazzetto muovere le proprie pallide dita fatate ad afferrare quelle del suo adorato senpai, per farsi coccolare e viziare come meritava, smettendola, una buona volta, di comportarsi come uno schifosissimo orso scorbutico e lasciando penetrare nella sua anima delicata un po' di quella tenerezza cui non aveva ancora alcuna esperienza. Quell'omone era Takenori Akagi...e Kaede aveva un assoluto bisogno di lui...ormai era chiaro...Rukawa stesso, forse inconsapevolmente, pareva volesse in qualche maniera cercare un contatto, con il gorilla...non aveva mai parlato spontaneamente del suo infortunio ad altre persone, prima d'ora.
"_ ...Kaede...devi essere paziente...purtroppo le fratture delle caviglie sono molto difficili da guarire...e comunque, sappi che, rivedendoti giocare dopo tanto tempo, mi sembri sempre il migliore, in campo..._"
"_...nh...ma non riesco più a saltare come prima e..._"
"_Beh, per riacquisire la tua elevazione ci vorrà più tempo, ma fidati di me quando dico che mi sembri lo stesso migliorato!...forse hai perso potenza ma hai guadagnato un sacco in velocità e agilità...sei dimagrito, mi pare, e questo aiuta...!_"...mi pare...come se si fosse accorto solo per puro caso che il suo squisito corpo si era fatto, in quei sei mesi, sempre più slanciato e sensuale, più morbido nei tratti seppur più spigoloso..e quei capelli più lunghi intorno al collo chiaro, come gli donavano!...la necessità di fiondarsi su quelle labbra corrucciate a depositarvi addosso una pioggia di baci affamati non era mai stata così impellente.
"_...Hn..._" un impercettibile movimento verso l'alto degli angoli di quella sua bocca divina...l'ombra vaga di un mezzo sorriso...Akagi ebbe la prepotente certezza che, di lì a poco, le sue membra si sarebbero definitivamente sciolte in una massa informe di gelatina, e i suoi compagni, armati di tanta pazienza, avrebbero dovuto raccogliere il tutto con un cucchiaio per evitargli di imbrattare il parquet!
Ormai, però, il suo pigro amorino doveva aver esaurito del tutto le proprie arrochite corde vocali: già dava le spalle al molliccio senpai per trastullarsi nuovamente con il simpatico asciugamano _che ora gli carezzava spudorato le braccia sottili_ e, in ultimo, raccattò con indolenza una felpa fra quelle ammassate sulla panca, involandosi poi magicamente verso gli ombrosi spogliatoi corrucciati.
Takenori tornò lentamente ad uno stato di normale lucidità, tentando invano di prestare ascolto agli insulsi discorsi fra una matricola di cui non conosceva il nome e il suo amico fedele, Kogure. A quest'ultimo aveva già anticipato, quello stesso pomeriggio, la sua stravagante idea di organizzare una breve vacanza al mare durante il mese di agosto cui sarebbe stato divertente invitare tutti gli ex-giocatori dello Shohoku dei tempi d'oro. Ora, la questione più importante era mettere al corrente gli altri ragazzi della proposta e poi discuterne, eventualmente, i dettagli tecnici come scegliere la località più adatta, l'albergo, i giorni di permanenza e via discorrendo. Voleva convincere quella banda di matti a recarsi tutti nel suo bar preferito, così da poter prendere le decisioni più importanti di fronte ad una bella fetta di torta o ad un piacevole beverone colorato...Kaede-tesoro a succhiare felicemente dalla cannuccia di un potente filtro d'amore afrodisiaco..gnam! Il giovane spalancò la porta dello spogliatoio, il vapore proveniente dalle docce laboriose lo investì con la sua fosca fragranza; portò lo sguardo a sondare la situazione per capire quanti ragazzi fossero già pronti e vestiti _ovviamente quel mostricciattolo lento, bellissimo e sonnacchioso si faceva attendere come una signorina al primo appuntamento_ ed attaccò il suo discorso, affiancato dalla complicità di un Kiminobu il quale, Takenori notò con un certo stupore, manteneva ostinatamente gli occhi bassi quasi non avesse mai visto i compagni nella loro nudità... Una vacanza al mare?...Wow, che grande idea, Gori!...Io ci sarò di sicuro!...Anche io...Beh, andiamo a parlarne al bar, vi va?... Certo.
L'entusiasmo generale che scaturì dalla proposta di Takenori lo riempì di un gioioso orgoglio...ma quanto amava quei fantastici atleti? E quanto amava la mania di Sakuragi di distruggere sistematicamente tutti i poveri appendiabiti situati all'intero dei box, con il peso del suo accappatoio dalle tasche stracolme di pesanti tubetti di gel e armamentari per capelli, adesso, proprio adesso che, con un sonoro clack e una bassa imprecazione, Kaede Rukawa usciva dalla doccia _completamente nudo, con il corpo imperlato di cristallo, la sua aura succulenta profumata di vaniglia_ per recuperare il proprio asciugamano abbandonato là fuori? Ma la goduria durò, ahimè, troppo poco: con fulminea rapidità _ben diversa dalle sue tipiche movenze lente e strascicate_ il timido stupido si era già avviluppato nel morbido abbraccio della spugna e, con una sequenza di contorsioni velocissime, un po' da circo equestre, ecco apparire dal nulla sulla sua eccitante figura un paio di boxer neri, una maglia bianca e l'orrida uniforme scolastica e, infine, la schiena rachitica del quattrocchi ad oscurare la vista sul Paradiso in terra. Kiminobu stava aggiornando il ritardatario sugli ultimi sviluppi in merito alla vacanza ed egli, con una piccola scrollatina di spalle, pronunciò due o tre annoiate parole tipo "lo sapevo già, ok ci vengo" per poi attaccarsi, a mò di piovra, alla superficie sbarluccicosa dello specchio con un pettine fra i capelli corvini e le iridi vacue a scrutare la propria evaporata persona oltre al ghigno imbambolato di un inopportuno Mitsui, il quale lo fissava con una pericolosa malizia...a Takenori non era sfuggito quel lampo di desiderio tradito dalle pupille dell'ex-teppista, intanto che Kaede inscenava il proprio scandaloso spettacolino...ma che voleva, quello?...eppure, nelle parole pronunciate all'indirizzo di Rukawa due giorni prima dallo stesso Hisashi, Akagi era sicuro di aver intercettato una punta di malcelato disprezzo... che gli avesse mentito?...Possibile che anche lui provasse qualcosa per la fredda, scostante ala piccola?...
Ma quello non era il momento per ingolfarsi in simili castronerie...ora esistevano solamente i propri piedi di gorilla a calpestare il granuloso selciato sulla via che conduceva al suo bar prediletto; adesso l'unica cosa d'importanza vitale era mantenere incollati i propri occhiacci da pervertito all'ondeggiante fondoschiena di Kaede senza destare eccessivi sospetti, cercando di non tradire troppa eccitazione attraverso un qualche gesto azzardato e inopportuno. La mente di Takenori non registrò nulla in quei cinque, miseri minuti trascorsi in compagnia del suo seguito di marmocchi scalmanati: riuscì a distinguere solo la luce acida di un qualche fanale che squarciava, ogni tanto, la placida sera arancio-rosso-violetta che si profilava silente e complice dietro di loro; soltanto il fuggevole aroma di una fra le tante bancarelle di cibarie, ai lati della strada, a pizzicargli le ghiotte narici.
La sudicia porta del bar _ un semplice vetro che tremava solo a guardarlo, incorniciato da pesanti bordature in legno dipinto e ridipinto malamente più volte di un patetico verde salvia, con appiccicati sopra tutta una serie di pittoreschi manifesti, raffiguranti paesaggi stranieri ancor più pittoreschi_, li accolse suadente con il fremito di un gracchiante campanellino appeso sulla sua ingobbita sommità; i giovani si dissolsero nella miscela dolce-amara di odori i quali saturavano l'intero locale di un atmosfera sfocata e distorta; Hisashi Mitsui schioccò la lingua in un fischio d'approvazione e Akagi, da bravo cliente abituale, si diresse spavaldamente verso il grossolano bancone ad annunciare all'incartapecorito barista che, lui e i suoi amici, si sarebbero seduti ad un tavolo scelto fra quelli liberi...eccone uno che faceva al caso loro: in fondo alla sala, all'ombra discreta della volgare scalinata, con un corredo di morbidi divanetti imbottiti genuflessi al suo cospetto in funzione di seggiole.
Il Destino quella sera giocava, senza alcun dubbio, dalla sua parte!...con uno sgusciante talento, Takenori-stratega riuscì a dirigere le evoluzioni dei propri compagni, orchestrando magistralmente le loro mosse in modo che essi si sedessero proprio dove si era immaginato lui, nella sua fantasia folle e maneggiona...non si sa come, Akagi si appostò a capotavola tutto contornato dall'abbraccio a ferro di cavallo dei sornioni divani; Mitsui, artigliando distrattamente il polso di Rukawa, lo spintonò ad incastrarsi in un angolo, fra lui e un arrossito gorilla, mentre tutti gli altri li seguivano a ruota accavallandosi come animali in calore per tentare di ritagliarsi un minuscolo spazio ove far riposare le proprie stremate membra. La tenera Harukina _e, sinceramente, Takenori si chiese cosa diavolo ci facesse lì, dato che era l'unica ragazza_ si era appiattita sul lato opposto del tavolo, vicina di posto del fratello e di un Sakuragi, tutto sghignazzi e sproloqui in terza persona sulla sua genialità, cui ella agguantò immediatamente il braccio muscoloso con fare possessivo.
Il giovane si era spesso domandato cosa fosse realmente la felicità...beh, ora l'aveva capito: sprofondare senza fare resistenza nell'abisso polveroso di una squallida poltroncina, percependo in maniera prepotente la presenza dolce, afrodisiaca, e pressante di un Kaede il quale ora, tutto schiacciato e accartocciato, strofinava ad ogni suo gesto il morbido fianco adorabile lungo il rabbrividito arto di un Takenori ormai perduto fra le spesse nuvole bianche del più incantevole Paradiso.
Una flaccida cameriera dalla folta capigliatura tinta di un indefinibile rosso scuro _il brillare di qualche filo bianco ad ornarle, a mò di aureola, la chioma unticcia_ si arrovellò tutta in una brodaglia di logorroiche illustrazioni circa le prelibatezze indicate in un menù dall'aria incomprensibile e, fra un'ordinazione e l'altra, si portava ansiosamente la penna biro ai denti a smangiucchiarne un poco il povero tappo, grattandosi, di tanto in tanto, il lucido naso e sistemandosi meglio sul suo gobboso profilo un paio di spessi occhiali appannati. Una fetta di torta alle noci, per favore...ehm, io prendo un tea freddo alla pesca...una birra media _il solito ex teppista a volersi dimostrare sempre più duro degli altri_ ...per me un succo d'arancia, grazie... Accanto a lui ecco risuonare la stonata voce del suo amorino ad ordinare, con pronuncia impeccabile, un fantasioso intruglio dall'accento straniero...oh, sei proprio prevedibile, Kaede Rukawa!
Non aveva per caso divagato, poco prima, sull'immagine squisitamente erotica di Rukawa tutto intento a succhiare con gusto da una cannuccia?...Beh, Takenori stava lentamente rivalutando tutte le affascinanti filosofie orientali e new-age le quali sostengono che sono i nostri pensieri profondi e viscerali a plasmare la realtà che ci circonda...l'acqua è bagnata perché, nei secoli, la mente collettiva ha creduto intensamente che essa lo fosse...ed ora così è...o forse no?...fatto sta che quel beverone stava veramente poggiato sul tavolo di fronte alla stupenda faccina delicata di Kaede, e quella cannuccia svettava senza pudore alcuno in attesa di sentire su di sé la sua lingua vellutata! Akagi, sorridendo beffardo, chiese al ragazzetto quali fossero gli ingredienti segreti abilmente mescolati entro quel bicchierone alto e allungato, scrutando i riflessi sul pelo del liquido scuro e il vaporoso sbuffo di quella che doveva essere panna montata...hn, cioccolato, arancia, granella di mandorle e nocciole, un po' di liquore... Poi, il piccolo menefreghista roteò gli occhi celesti lontano da quelli del goloso senpai, per portarli ad ammirare non si sa quale strana attrazione appesa alle fetide pareti in lontananza, intanto che le sue labbra succose si chiudevano su quel dannato cilindretto in plastica e le sue guance si incavavano deliziosamente, producendo un comico suono stile scarico di lavandino; il suo pomo d'Adamo a fare su e giù per ingurgitare il tutto.
Il tempo avanzava, scorrevole e piacente e, pian piano, l'acerbo progetto che Take-chan aveva architettato prese maggiore consistenza. Il previdente Kogure si era portato dietro uno sciccosissimo taccuino ove poter trasferire le loro idee e riordinarle con cura e, dopo circa un'ora e mezza di chiacchiere, discussioni e battutine divertenti, ecco la loro vacanza organizzata nei minimi dettagli, con orario e giorno della partenza _il cinque agosto, alle sette in punto del mattino dalla stazione centrale di Kanagawa_, località balneare prescelta e albergo che li avrebbe ospitati _uno spartano campeggio impreziosito dalla possibilità di soggiornare in carinissimi boungalow in riva al mare_.
Perfetto.
Ma l'entusiasmo generale non si esaurì dopo che Kiminobu, con un colpo secco della mano, ebbe richiuso il libro apprestandosi finalmente a degnare di un minimo di considerazione il suo dimenticato succo di frutta, anzi, un'allegra euforia aveva ormai contagiato un po' tutti _escluso uno, naturalmente...Kaede se ne stava zitto e immobile a contemplare ogni cosa, in quel fumoso locale, tranne che i suoi compagni affannati!_, e dopo la vacanza si arrivò a concludere per un'uscita di gruppo, il sabato successivo, alla festa tradizionale di fine giugno nel quartiere adiacente la scuola...dai, dobbiamo proprio andarci!...sarà uno spasso!
Già ce lo vedeva, il compassato Takenori, quel branco di mezzi bulletti a girovagare fra i labirinti di oziose bancarelle, strafogandosi di ogni sorta di schifezze ipercaloriche e a sperperare tutti i loro soldi, sfidandosi ad acchiappare innocenti pesciolini rossi dalle vasche apposite!... Hmm...e poi la visione celestiale di Rukawa agghindato di un fresco kimono estivo, con le labbra incurvate ad attendere il suo amato senpai sulla pietrosa scalinata del tempio shintoista...
Il suddetto Kaede, improvvisamente, come una mummia miracolosamente ridestatasi da un sonno eterno, parve dare nuovamente segno di vita prorompendo in uno sbuffo snervato all'attenzione di un'assurda battutina di Hanamichi poi, con un lascivo movimento strascicato, si abbandonò di botto contro lo schienale dell'appassito divanetto, lasciando penzolare il brillante capo all'indietro sino a poggiarlo sul braccio disteso di un Akagi il quale, solo pochi istanti prima _ecco, di nuovo, l'intervento del Fato ficcanaso_, aveva allungato l'arto per togliere un pezzetto di carta materializzatosi misteriosamente sulla spalla di Mitsui.
Per un lungo momento il fiato gli mancò in gola...Rukawa si era praticamente accoccolato fra le sue braccia!...Santo cielo...
Eccolo lì, il suo amore e tormento a serrare gli occhi con un flebile gemito sussurrato fra le labbra, mentre si portava i polpastrelli alle tempie nel tentativo di dar loro sollievo con un rotatorio massaggio delicato! Takenori non osò muovere un singolo muscolo, il battito cardiaco impazzito nella cassa toracica e l'animalaccio allupato che aveva fra le gambe a soffocare dentro i jeans sudati; si limitò per un lasso di tempo di un singulto _o era un secolo?_ ad ammirare quella sublime visione che gli si presentava davanti...a studiare con venerazione il tremolio naturale sotto le sue palpebre fragili, e la fissità spettrale sulla curva lucida delle ciglia color inchiostro, la danza ipnotica delle dita e il loro lento insinuarsi fra i setosi capelli; a baciare con lo sguardo quel nasino diritto e piccolo _forse un po' corto_ e la bocca lievemente imbronciata...in seguito, la sua mente malata cominciò ad ingarbugliarsi disastrosamente in patetici ragionamenti, al fine di dare una spiegazione logica al provocatorio gesto di quell'imprevedibile moccioso, bisbigliandogli all'orecchio parole di incoraggiamento, che forse Kaede rispondeva bene al suo goffo corteggiamento e magari era realmente interessato a farsi soggiogare da Akagi-il-conquistadores...non vedi come cerca di istigarti alla follia?... forse perché, in fin dei conti, lui ti desidera?...hi hi...
Beh...perché no?...perché no?
Tentando di darsi un contegno, sperando in una nonchalance che non possedeva, il giovane accostò un poco il volto a quello del suo cucciolo, inclinandolo appena e sfiorando con il naso una ciocca ribelle vicina alle sopracciglia...
"_...Ti fa male la testa, Kaede?..._" il suo candido mormorio.
"_...hn...un po'..._" la vaga risposta del vago ragazzo.
Con un coraggio che non sapeva nemmeno lui da dove fosse sbucato, Takenori fletté roboticamente l'avambraccio peloso sul quale sonnecchiava la calda testa _tentando di risvegliarlo dal leggero formicolio cui era preda_ e portò entrambe le grosse manone a coprire quelle dell'assopito kohai, invitandole a cedere loro il possesso di quelle tempie pulsanti che, ora, egli ambiva a massaggiare con affetto... Le dita di Kaede scivolarono giù per il suo splendido corpo, mentre quelle dell'ex capitano si dilungavano in pastose carezze, avviluppando l'intero cranio, ebbre di incontenibile, goduriosa gioia; e il suo improvvisato paziente socchiuse di nuovo gli occhi, lasciandosi andare a quelle amabili attenzioni, concedendosi quasi il privilegio di addormentarsi del tutto, il viso adesso maggiormente rilassato... Akagi distese i propri nervi irrigiditi, ammorbidendo le grandi spalle e trascinandosi sempre più vicino al proprio sogno erotico incarnato, certo del fatto che se, di lì a poco, il mondo fosse per una qualche imperscrutabile ragione finito di colpo, lui non avrebbe avuto alcun tipo di rimpianto...poiché, a suo avviso, quello stesso mondo altri non era che quel mansueto Kaede adagiato contro di lui, il suo respiro regolare l'ossigeno dentro i propri polmoni di gorilla, i riflessi cangianti dei suoi capelli la luce salvifica di un sole splendente...e Takenori si rese conto che, al momento, egli viveva esclusivamente grazie al suo lui sonnacchioso, con tutti i suoi pregi e le sue deformità...esisteva solo per Kaede.
In pace con l'Universo, il ragazzo si permise di allargare il proprio panorama, distribuendo gli occhi intorno a sé, nuovamente a captare le conversazioni degli squinternati compagni di tavolo. Miyagi _appena tornato incolume dalla cruenta guerra contro un combattivo videogioco acquattato, con la sua grossolana corporatura legnosa, affianco all'arcigno bancone_, si stava tutto infervorando per un'animata discussione con Yasuda circa le gesta antipatiche di un qualche loro amico comune; Kakuta e Shiozaki chiacchieravano docilmente di università, libri muffiti ed intellettuali progetti futuri con un sapiente Kogure _bicchiere in una mano, ombrellino da cocktail nell'altra e un cipiglio grave sui lineamenti graziosi_; Haruko ingollava voracemente la propria coppa-gelato, sbrodolando tutt'attorno e biascicando parole cinguettanti d'amore al virile fidanzatino accanto a lei, e Hanamichi... già, Hanamichi non stava per nulla ascoltando il frivolo balbettio della bella ragazzina, no...lui osservava con le iridi sgranate le mani di Takenori sulla testa di Rukawa!... se Akagi non avesse trovato il suo comportamento a dir poco insensato si sarebbe certamente spanciato dalle risate per l'espressione ridicola che deformava quel volto paonazzo...il rilievo di una vena a palpitare sulla sua fronte scoperta, qualche centimetro sotto il ciuffo color rubino. L'ex capitano, sentendosi pressato da quell'esame visivo arcuò brevemente un sopracciglio, ad indicare la sua perplessità, intanto che i propri callosi polpastrelli seguitavano ad amoreggiare con un Kaeduccio ogni singolo istante più desiderabile; quindi piantò le pupille in quelle del suo muto interlocutore come a sfidarlo nel dire ciò che pensasse realmente...cosa c'è, Sakuragi, credi che non sia degno di stare così vicino a Rukawa?...oppure ti fa specie il fatto che, egli, da qualcuno si lasci toccare, a dispetto del suo freddo carattere allergico al prossimo?...tu, in fondo, lo accarezzi sempre solo con dei luridi pugni...non capisco... Però, la silenziosa domanda di Takenori non ebbe risposta alcuna: un tenebroso Hisashi Mitsui, resuscitato dalle fangose profondità di un losco angolino di sala adibito ai fumatori, in cui si era disperso, si stava già spianando la strada, a gomitate, fra i corpi schiacciati dei compagni per recuperare il suo posto a sedere _caldo anfratto imbucato nella gustosa aura della squisita ala piccola_ e, sigaretta in bocca e voce tonante, ridestò vivacemente il bell' addormentato dal suo malato sonno da animale in letargo...
"_...ehi, Rukawa!...non finisci il tuo frappè?...se no me ne lasci un sorso?_"
Ogni incantesimo si infranse nella triste frazione di un secondo, Kaede schiuse le iridi smaltate di blu, risistemò con cura il proprio cranio sul collo e si sporse sul tavolo, poggiando i gomiti accanto al beverone, la schiena lievemente incurvata, senza nemmeno accorgersi che le mani del suo senpai _ancora tese a mezz'aria con le dita rattrappite_ avevano smesso la loro piacevole tortura. Sempre nel rispetto del più rigoroso silenzio, raccolse nel pallido pugno il bicchiere succhiando di nuovo il liquido dalla cannuccia, sfilando poi, quest'ultima, dalla sua ghiotta collocazione per gettarla malamente sul legno scuro e bere direttamente dal vetro...in ultimo, dopo essersi saziato del tutto, porse l'intruglio a Hisashi osservandolo svagatamente in volto, invitandolo ad usufruire della bevanda. Mitsui non se lo fece ripetere: con una smorfia accattivante stampata in faccia afferrò la mano di Kaede che reggeva il contenitore incriminato, soffermandosi in una maliziosa moina sulla cute delle sue dita sottili, prima di portarsi il tutto alla bocca per abbeverarsi e stando bene attento a posare le labbra nello stesso identico punto in cui erano state quelle del kohai. Rukawa ritirò il proprio arto con la sua abituale apatia da surgelato, probabilmente senza essersi per nulla avveduto di quanto i gesti di Mitsui fossero inevitabilmente tesi a sedurlo. Il suo ritardato amorino già si stava per riadagiare fra le coltri spesse del suo intontimento quando, ancora lui, quel dannato ex-teppista, con un gutturale suono arrochito dalla gola sparò un "..tsk, ti sei sporcato con la panna, piccolo scemo" per poi allungare la propria insinuante zampaccia, affondare una mano sulla nuca di Kaede e costringerlo a ruotare il capo nuovamente verso di lui, fissandolo negli occhi.
Akagi si sentiva paralizzato dalla paura.
Una paura folle quando quell'altra manaccia si sollevò sino a raggiungere il mento del ragazzetto, sfiorandogli la guancia e passando il pollice sulle sue tenere labbra dischiuse a ripulirle del morbido strato di dolce. Infine, il bastardo, dopo aver sostato alcuni istanti sulla fresca pelle d'avorio, ritirò le dita, portandosele sensualmente alla bocca e leccandole con fin troppo piacere.
"_...mhh, ottimo, direi!_"e , nel pronunciare queste ambigue parole puntò uno sguardo compiaciuto sulla sgomenta figura di Takenori, con aria quasi di sfida.
Calò un singolare silenzio, fra di loro...Akagi _con le pupille dilatate all'inverosimile, simili a palle da tennis, la mandibola caduta da qualche parte sul pavimento e il cervello già imbrogliato in assurdi ragionamenti circa la grottesca scena a cui aveva assistito_, sostenne quel ghigno per pochi secondi, giusto il tempo per riprendersi dallo shock, poi spinse meccanicamente il volto attirato dal basso ringhio che avvertiva alla sua sinistra intravvedendo l'immagine ancor più astrusa di un Sakuragi schiumante di rabbia il quale, come sull'orlo di un futuro raptus omicida, stava letteralmente fulminando con gli occhi l'attore principale di quel teatrino...poi, un acuto squittio proruppe da un punto imprecisato accanto a lui, ponendo fine a quello stato di incomprensione generale: la dolce Harukina, ignara di tutto e fino a pochi momenti prima colata a picco nelle nebulose profondità nascoste sotto quel tavolone, alla ricerca di un suo pacchiano orecchino fuggitivo, era riemersa come d'incanto cinguettando allegramente poi, tutta rossa in volto e con un certo fiatone, sporse le piccole labbra sudate ad acchiappare quelle di Hanamichi per festeggiare il miracoloso ritrovamento...e lui ci si attaccò, di rimando, esasperando ogni gesto, non prima di aver rivolto un sorrisetto beffardo all'attenzione di Rukawa...passando da un emozione all'altra, sua opposta, in meno di cinque secondi!
Takenorì fu obbligato a sbattere più volte le cispose ciglia per liberarsi da una stralunata inquietudine, provando a far mente locale per dare un senso a tutto ciò...dunque: Mitsui aveva flirtato spudoratamente con Kaede, e il motivo per cui lo aveva fatto era ancora imperscrutabile...ok...ovviamente a lui, Akagi, innamorato dell'oggetto di quel corteggiamento, osservando tale scempiaggine era come minimo venuto un attacco di cuore...ok...ma...Sakuragi?...qualcuno si degnava di spiegargli perché quel microcefalo di Sakuragi si era arrabbiato tanto?...e poi, anche poco prima, mentre il povero gorilla massaggiava estasiato la testolina del suo tesorino: cos'erano quegli sguardi irati da parte del rossino?...c'era qualcosa che non tornava.
Ma, evidentemente, la sensatezza quella sera non sedeva accanto a loro, su quelle luride poltroncine imbottite, anzi, parlare di logica quando si aveva a che fare con Kaede Rukawa non era cosa molto saggia: il piccolo stupido infatti, totalmente immune alle macchinose moine di Hisashi e di sicuro ancor più indifferente allo sgomento del frustrato Take-chan, dopo aver liquidato l'intera faccenda con la semplice mossa frigida e inutile di un sopracciglio, aveva poi però superato se stesso arcuando di seguito anche l'altro e imbronciando lievemente le labbra, assottigliandole, non appena i due fidanzatini-modello ebbero dato il via ai loro rumorosi amoreggiamenti...era, come dire...schifato?...stupito?...infastidito, forse... L'evoluzione degli eventi, da quel punto della commedia in avanti, Takenori non riuscì a registrarla correttamente come avrebbe voluto...semplicemente, ora Hisashi era misteriosamente ingolfato in una conversazione con Myagi, Hanamichi ancora preda ad un'affettata passione da soap-opera per ragazzine e Kaede, con una rapida sequenza di mosse stile uomo-lampo, si era già alzato in piedi per poi balzare al di là del divanetto e sparire dal locale, lasciando a ricordo della sua profumata presenza solamente gli spiccioli per la sua consumazione e l'eco intirizzita di alcune paroline stringate...grazie per tutto, senpai, ora vado a casa...ci vediamo.
Puf...sparito come al solito...senza un perché.
La serata proseguì noiosa e priva di avvenimenti degni di nota...ogni cosa, lì dentro, pareva povera di spessore e contenuto senza la luce di Kaede a riscaldare il cuore infranto di Akagi... Sakuragi _finalmente libero di respirare di nuovo_ si era come miseramente appiattito su se stesso, e seguitava a fissare imbambolato la porta del bar nel suo costante balletto ritmato di apri-chiudi al passaggio di ogni cliente. Takenori si era zittito, fingendo di essere molto concentrato a prestare ascolto a ciò che gli altri avevano da dire...ed ecco il pigolio un po' seccato di Kiminobu domandare a Mitsui il motivo di quella sottile sigaretta che gli pendeva tra labbra da un po'...beh, sai com'è, Kogure: le vecchie abitudini sono dure a morire!...ma ne fumo solo una ogni tanto!
"_già...parecchie vecchie abitudini, a quanto ho visto poco fa!..._" la risposta sprezzante del pacato Kimi-chan non era passata inosservata alle stanche orecchie di Akagi...e nemmeno la buffa espressione mista fra panico, rabbia e vergogna comparsa sul brutto muso da teppista di Mitsui!
L'ennesimo silenzio pesante e carico di elettricità inglobò parte della tavolata, ma questa volta il ragazzo non ebbe la forza per scervellarsi nuovamente nel tentativo di dare una spiegazione anche al comportamento del suo migliore amico...aveva letto la parola gelosia, scritta tra le righe cifrate di quella frase acida e cinica, ma ora tutto ciò non lo riguardava...voleva solamente volatilizzarsi nella notte, al di fuori di quel bar, lontano dai suoi amici, a portare la propria mente satura di pensieri a rievocare i brevi, meravigliosi istanti di squisito languore vissuti pochi minuti prima con il corpo del suo amore fra le braccia e la sensazione che tutto fosse perfetto prepotente nel proprio cuore incantato. Salutò brevemente i suoi compagni, con sulle labbra la promessa di tornare a fargli visita in palestra il pomeriggio seguente e, raccattate le proprie esauste membra dalla loro posizione, si avviò rapido sulla via del ritorno a casa; il cuore a palpitare veloce e la testa intrufolata in uno spesso nuvolone nero.
Un cadenzato rumore di passi, dietro di lui, gli rivelò la presenza di Kogure il quale, a quanto pareva, era del tutto intenzionato ad accompagnarlo lungo il tragitto. Camminarono per un po' in un tiepido silenzio, ma Akagi percepiva una sorta di inquietudine trasudare dall'andatura un po' a scatti dell'amico, generalmente lenta e morbida; un lieve sapore di frustrazione aleggiava intorno alla sua figurina smunta e occhialuta, le pupille di lui fisse ostinatamente al suolo, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni marroni e il tremito di una smorfia rabbiosa sulle labbra sottili. La ruga fra le sopracciglia appena più scavata del solito. Takenori si riscosse dal proprio stato di trance sbuffando fuori dalla bocca un irrequieto respiro, calciando sadicamente un malcapitato sassolino ingenuamente appostatosi sotto le sue suole di gomma, e tentò di riordinare un attimo qualche parolina sensata da sparare a quell'insolito Kiminobu per alleggerire l'atmosfera.
"_ Tu lo sapevi?...di Mitsui, intendo?..._"
Akagi quasi si affogò con la propria saliva a quella domanda pronunciata, con una sfumatura di disprezzo ben chiara, dalla voce del suo interlocutore. Un vago senso di panico si espanse da un punto imprecisato del suo petto sino ad invadergli lo stomaco, serrandolo definitivamente in una morsa d'acciaio, simile ad un pugno...Che cosa avrebbe dovuto sapere?
"_...che vuoi dire?_"
"_Mitsui e Rukawa!...sembra quasi che ci sia del tenero, fra quei due...e..._"
"_Cosa?!...cioè, vuoi dire che stanno insieme?!_"...se la risposta dell'amico fosse stata affermativa, Takenori si sarebbe gettato immediatamente sotto il primo vagone disponibile della metropolitana in corsa, a pochi minuti di distanza da loro...un terrore agghiacciante gli dipinse istantaneamente il volto, e al momento poco importava se l'altro ragazzo si fosse accorto di quel tormento, scrutando i suoi lineamenti farsi sempre più sbigottiti e spaventati...ora era più che mai necessario sfatare l'assurda affermazione di un Kiminobu sicuramente paranoico e cioccato...era una menzogna, nient'altro che una sporca menzogna! Kaede non poteva realmente essersi innamorato di quel maledetto ex-teppista ripetente...no...no No!
"_Ho detto "sembra quasi"...e comunque no che non stanno insieme!...ma, anche se fosse?...ti infastidirebbe il fatto che siano due maschi?..._"le iridi castane di lui, celate dalle lenti rotonde, timidamente abbassate; un velo di porpora sulle guance rosee.
L'enorme macigno schiantatosi, poco prima, sulla sua impaurita gabbia toracica decise che era tempo di risollevarsi un poco, dando così il permesso al respiro di fluire di nuovo liberamente nei polmoni, e al cuore il minimo spazio necessario a riprendere la sua ritmica danza abituale. Kogure aveva pronunciato l'ultima frase con un sibilo flebile e alterato, quasi accusatorio...amico mio, come potrebbe darmi noia la relazione tra due ragazzi dato che sono irrevocabilmente innamorato di un uomo?...mi disgusta solo l'idea di quelle luride dita da ex MVP intrufolate sotto la maglietta di un Kaede _occhi socchiusi e umidi, labbra sensualmente imprigionate fra i denti candidi, capelli bagnati sparsi su un cuscino_ abbandonato lascivamente su di un letto sfatto vittima di una passione sconvolgente; mi ripugna soltanto pensare alla lingua di Hisashi mescolarsi subdolamente col sudore della sua fragrante pelle di luna; l'immagine oscena dei loro corpi avvinghiati in uno sconcio abbraccio, Kaede a farsi possedere da lui senza vergogna, singhiozzando convulsamente il nome dell'amante, fra un gemito e l'altro...ecco un senso di nausea affiorargli alla bocca, divorando gli oscuri presagi su cui stava elucubrando.
"_...non mi darebbe alcun fastidio, per chi mi hai preso?...solo mi sembra abbastanza improbabile che Kae...Rukawa si possa invaghire di Mitsui...insomma, guardali: sono troppo incompatibili..._" aveva tentato di dare alla propria voce un'intonazione tranquilla e indifferente, cercando di mascherare la propria incipiente inquietudine e, al tempo stesso, di rassicurarsi intimamente provando a convincersi delle sue stesse parole...già, sarebbero una pessima coppia!...già..già!
"_...più che altro mi chiedo come possa, ad Hisashi, piacergli quel...quel..insomma, Rukawa non è propriamente una bella persona!...cosa mai ci troverà in uno scorbutico del genere?...è attraente, certo, ma nulla di più...nulla di più!_"
Ok, fermi tutti. Decisamente, in tutta quell'astrusa situazione, c'era qualcosa di assolutamente sbagliato. Takenori provò a sbadigliare rumorosamente, nel vano tentativo di sturarsi quelle orecchie le quali dovevano esser alquanto intoppate, dato le bestemmie che avevano creduto di sentire...ma tutto fu inutile: magari era diventato sordo di colpo _ok, ci stava_ ma non poteva di certo ingannare i propri occhi cercando di non ammettere ciò che essi avevano visto...un Kogure a dir poco furioso di frustrazione e gelosia!...un Kiminobu inequivocabilmente infatuato _ se non propriamente cotto_ di Hisashi Mitsui, ex Miglior giocatore, ex leader di una banda di teppisti, re indiscusso dei canestri da tre punti, con un interesse ancora poco chiaro nei confronti di Kaede Rukawa.
"_...ma, scusa, come fai ad essere sicuro che a lui piaccia Kae..Rukawa?...magari poco fa, con quel gesto, Hisashi voleva solo provocarlo un po' per vedere come avesse reagito, dato che Rukawa non è di certo il massimo della ricettività!..._" ...già, certo!...di sicuro era così!...oppure...oppure la provocazione era rivolta direttamente a lui, Takenori!...gli balenò alla mente la recente immagine di quel bastardo che, ancora con le maledette dita profumate di Kaede fra le labbra, lo squadrava con crescente soddisfazione, in una tacita sfida.
"_...può darsi, ma non è la prima volta che si comporta in modo strano, nei confronti di Rukawa..._"
Possibile che il tonfo assordante che udiva rimbombargli in petto, fra le tempie, nelle mani, fosse prodotto esclusivamente dal suo povero cuore spaventato a morte?...pareva di più lo scoppio sincronizzato di mille bombe atomiche esplose a soli pochi passi da lui.
"_...che intendi dire?_"
"_...beh, sai che io sono tornato a casa parecchie volte, in quest'anno di università, no?...perciò sono spesso andato in palestra a trovare i ragazzi...ecco, diciamo che Mitsui non si è mai preso il disturbo di nascondere una certa passione, per la nostra cara ala piccola!...abbracci, frasette maliziose riferite al suo aspetto fisico, complimenti frequenti rivolti al suo talento...in alcune occasioni si è pure proposto di accompagnarlo a casa con la sua moto, in altre l'ho sentito domandargli di andare a bere assieme qualcosa al bar vicino alla scuola. Poi, sia chiaro, Rukawa ha sempre rifiutato, e a quelle velate insinuazioni non sembra aver mai dato peso...si limitava a scrollare le spalle, lanciando ad Hisashi un qualche sguardo interrogativo come a dire: "mi prendi in giro o cosa?", e poi tornava ad insaccare l'ennesimo canestro perfetto senza fare una piega._"
"_...ma...magari è vero!...cioè, forse Mitsui stava realmente giocando, con lui...prendendolo in giro, per...per divertirsi un poco, insomma!..._"..non credeva nemmeno lui, alle proprie parole. Però, se non voleva incorrere immediatamente in un infarto fulminante, era obbligato a crederci...ma per quale motivo amare Kaede Rukawa era così complicato?... non poteva perdere la testa per una persona meno assurda?...per qualcuno che non suscitasse, nella gente, sentimenti così indefinibili e pericolosi?...sei proprio un sudicio masochista, Take-chan!
"_...tu dici?...beh, può darsi!...però, il giorno in cui Rukawa si è infortunato, da quello che ho saputo è stato Hisashi quello che si è maggiormente impegnato nel soccorrerlo!...i ragazzi erano nel mezzo di una partita di allenamento, Rukawa stava saltando per prendere un rimbalzo e, una volta atterrato, così, improvvisamente gli si è semplicemente rotta la caviglia...ha fatto tutto da solo, per intenderci!...probabilmente l'aveva sforzata troppo in questi anni e quel salto è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso...fatto sta che, appena si è accasciato al suolo, è stato proprio Mitsui a controllare per primo l'entità dei danni e portarlo di corsa in ospedale per rimanere con lui tutta la notte, attendendo il responso dei medici...Ayako mi ha raccontato di non aver fatto neanche in tempo a recarsi nell'infermeria della palestra, per recuperare la cassetta del pronto soccorso, che già lui si era caricato Rukawa sulla moto sparendo in un lampo!...è stato lui a telefonarti per avvertirti dell'accaduto, no?...comunque il suo atteggiamento nei confronti del nostro caro Kaede è abbastanza strano..._"
Il tenero Kimi-chan aveva tentato nuovamente di velare di una nota leggera e atona il proprio discorso, ma un palpabile tormento traspariva comunque da ogni sua sillaba...Akagi si sentì vicino all'amico come non gli era mai capitato in vita sua...tsk!... Alla fine dei conti le persone oneste e discrete_ le quali non vogliono sbandierare ai quattro venti i propri sentimenti nel timore di rendersi ridicole, limitando ingiustamente la libertà dell'oggetto del loro amore facendolo sentire pressato da plateali meccanismi di seduzione_ sono sempre le prime a rimanere costantemente fregate!... Mitsui, se era vero che provava interesse per Kaede, almeno si lanciava all'inseguimento della propria preda senza remore alcune, tentando il tutto per tutto, mettendosi in gioco ed evitando, infine, di cadere nel meschino tunnel di autocommiserazione in cui naufragano tutti coloro i quali preferiscono rodersi per l'eternità nell'incertezza di un rifiuto o di un assenso piuttosto che trovare il coraggio di muoversi in prima linea e conquistare, in un modo o nell'altro, l'attenzione del proprio innamorato.
Vincere o morire in battaglia, non trincerarsi paurosamente dietro una logora bandiera bianca!...Beh, Takenori e Kiminobu, a quanto pareva, cominciavano a starci un pochino stretti lì nascosti...la rabbia iniziava a trabordare da ogni falso e benevolo sorriso, l'insoddisfazione a battere fragorosamente le pareti di cristallo dei loro ventri gorgoglianti, uno spaventoso cinismo ad inacidirgli la bile e le parole, oltre che alla visione globale del mondo ormai inquadrato in una sola, distorta e nera prospettiva.
No...no, Takenori non si sarebbe fatto prendere dallo sconforto!...come di consueto, avrebbe spintonato ogni più piccolo moto di scontento e disillusione in un misero angolino del suo cuore, soffocandolo gloriosamente con la logica pura e trasparente di quella razionalità _forse insana, tipicamente maschile_ che gli era sempre venuta in soccorso nei crudeli momenti in cui il "sentire" tentava di spadroneggiare sul "pensare"... Ed eccola la sua amica Ragione, a farsi strada lenta, spietata e salvifica insieme a rinfrescargli l'animo, ricordandogli pacatamente che, infondo infondo, il suo adorabile ingenuo non aveva mai dato prova di un benché minimo trasporto nei riguardi di Hisashi il “macho seduttore”, anzi, tutt'altro!...lui si limitava a rimanere in ogni situazione noiosamente freddo, interpretando e reinterpretando se stesso, nella sua più volgare e innocente maschera di imperturbabilità, senza mai impegnarsi un pizzico di più per variare almeno parte della sua espressione da pesce lesso, sempre con quel dannato sopracciglio alzato in vece di un esternazione di vitalità, la voce arrochita per il raro utilizzo che egli faceva di essa... Hisashi poteva provarci sino alla morte, con quel freezer di Rukawa!...non avrebbe certo avuto vita facile!eh eh...
Poi, giusto per puntualizzare:Mitsui preoccupato per Kaede?
Eppure Akagi la ricordava bene, la voce dell'ex-Mvp, sibilargli nelle orecchie _al telefono, un giorno di inverno, nel campus universitario_ la dinamica dei fatti con un accento incredibilmente infastidito di sottofondo...e quel teppista non era, oltretutto, un'affascinante don Giovanni, con le ragazze?...perché doveva per forza essere attratto da un maschio?...forse, quella di gorilla e quattrocchi era una sbadata deformazione professionale!
Ma, stavano parlando della stessa persona, lui e Kogure?
A detta del suo amico, Hisashi, in quei mesi precedenti il fatidico infortunio, non si era di certo risparmiato in subdoli corteggiamenti per ingraziarsi un frigido Kaede _uno nuovo spasmo di orgogliosa felicità nel suo cuore di psicopatico all'idea che il suo svampito amorino non avesse risposto a tali squallidi flirtaggi_; eppure le sue stesse parole pronunciate a mò di ammonimento nei riguardi di Akagi, pochi giorni prima, lasciavano quasi intendere che Mitsui trovasse il suddetto Kaede solo un simpatico trastullo privo di spessore né fascino alcuno...
Però c'era da soppesare anche il suo singolare comportamento al momento in cui il piccolo infortunato si era ferito: perché tanta ansia e agitazione?...forse, l'aver assistito in diretta alla disgrazia nella sua nuda crudezza lo aveva riportato indietro nel tempo, al giorno in cui fu proprio lui, Mitsui, a subire tale scellerata sorte?...era solidarietà la sua?...oppure l'idea di aiutare il ragazzetto in difficoltà gli era servito come ad esorcizzare una volta per tutte i fantasmi di un passato che mai gli avrebbe dato requie?...sì...sì.
Le sue farneticazioni da psicologo ebbero il potere di alleviare ancora un poco il peso di quel famoso macigno tuttora comodamente annidato sul suo ampio torace, e la serata circostante tornò a profumare della calda fragranza dell'estate, con i suoi frizzanti grilli canterini e le automobili che sfrecciavano, come lucciole impazzite di colpo, lasciando sull'asfalto la luminosa impronta dei loro fanali ammiccanti...le stelle erano tornate ad invadere, assatanate, il vellutato cielo nero come l'inchiostro...la sonnolenta Luna a spiare nuovamente le mosse degli esseri umani. Ok, tutto regolare...ora poteva permettersi di rincuorare il suo migliore amico, tendendogli una gentile mano per risollevarlo dal baratro di un malcelato dispiacere.
"_...beh, sinceramente penso che Mitsui non faccia sul serio con Rukawa!...ripeto, sono convinto che il suo sia più una sorta di giochino di provocazioni...probabilmente, essendo rimasto l'unico fra i "vecchi del terzo anno", si sentirà un po' in diritto di molestare quelli più piccoli sfogando la sua delusione dell'esser stato bocciato...e far arrabbiare Rukawa forse rappresenta la sfida più ghiotta, visto che non è facile far perdere il controllo a quell'imbambolato!...inoltre...a Kaede non credo potrebbe mai piacere un tipo come Hisashi..._" sorrise fra sé, sotto i baffi, al pensiero di quell'imbambolato e a quanto lo amasse...
"_...sì, credo che tu abbia ragione!...cioè, non che poi mi interessino più di tanto le vicende sentimentali di Hisashi...ma, sai com'è, lui è comunque un mio amico, e non vorrei mai che si rovinasse l'esistenza per correre dietro ad un ragazzino senza cuore come Rukawa...si accollerebbe soltanto guai e dolori!.._"
Sì, decisamente la patina di triste grigiume che, sino a due secondi prima, ammantava come un guanto la mesta aura di Kiminobu era sparita con rapido incanto, di fronte alle benevole parole di Takenori...adesso il dolce Kimi-chan pareva essere tornato quello di sempre...tranne che per un misero, insignificante particolare: il disprezzo, trattenuto a fatica, nel paragonare Kaede ad un ragazzino-senza-cuore...no, no, il tenero, gentile, buonissimo Kogure non conosceva quella particolare emozione comunemente denominata "odio"...eppure, se il suo amico aveva il coraggio di diffamare così qualcuno voleva sicuramente dire che c'era dietro qualcosa di grosso... Lo “odiava”, in un modo o nell'altro!...e questo sentimento si era sviluppato dal nulla nel giro di un anno, a quanto sembrava!...prima, ai tempi in cui Akagi era ancora capitano dello Shohoku, i rapporti fra Kaede e Kiminobu erano di dignitosa indifferenza da parte del primo e di rispettosa ammirazione da parte del secondo...ah, ma ora c'era Mitsui, con il suo paradossale comportamento, ad alitare sul candido cuoricino di Kiminobu il sordido veleno della più incoerente gelosia...già! Beh, comunque stessero effettivamente le cose, Takenori era arrivato ad una semplice ed egoistica conclusione: se Kogure era realmente innamorato del teppista, allora lui lo avrebbe di sicuro spalleggiato!...sì, lo avrebbe incoraggiato ad avvicinarsi sempre più all'oggetto del suo desiderio, consigliandogli di introdursi, in punta di piedi e con l'anima aperta, fra i sentieri bui e lucenti della sua vita da criminale redento per ascoltare i suoi sfoghi, dare sollievo alle sue paure, porgergli una placida carezza ad ammorbidire i suoi mille e più rimorsi...
Caro Kimi-chan, mio prezioso amico, mio confidente, voglio che tu vinca questa guerra...anche in nome mio!...per quale motivo loro, Kaede e Mitsui, possono godersi il lusso di farsi amare da chiunque e noi due no?...siamo personaggi marginali, nella storia di tutte le persone a noi care: solo costanti comparse a fare da pilastro a tutta la baracca teatrale di protagonisti che ci ruotano attorno senza vederci...ma se solo osassimo spostarci di un millimetro dalla nostra fissa posizione, ecco che il logoro soffitto crollerebbe sulle teste di tutti gli altri, schiacciandoli inesorabilmente!...porteremmo il caos a far da padrone sull'intero palcoscenico e fra le persone...oh, cielo, ma che fine hanno fatto Kimi-chan e Take-chan?... Sono soltanto scesi in battaglia. Perchè vogliono il caos. Ora, sono loro due coloro i quali saranno amati. Punto.
Ecco, infine, il tacito saluto di commiato fra i due amici...Kogure, con il volto or più rasserenato, ad alzare una mano sottile verso Takenori in un gesto d'intesa. Ciao, Kimi-chan...ci vediamo domani! Il cancelletto scattò di colpo, aprendosi amabile sul giardino della sua casa...la porta lo accolse accomodante con un tenero abbraccio.
Ora, sono loro due coloro i quali saranno amati. Punto.
Si erano dati appuntamento davanti al portone della palestra, alle otto di sera. La festa tradizionale si svolgeva lungo le strette vie del quartiere appena adiacente al liceo Shohoku, e un nugolo spesso di persone già si riversava senza sosta nelle strade, immerso in un chiassoso vociare e in un acre miscuglio di odori _profumi da toletta, sudore, cibi e “frittumi” vari_. Takenori era stato il primo ad arrivare al punto di ritrovo: dopo un'ora e mezza spesa senza gran successo a provare varie metamorfosi di sé stesso davanti allo specchio, per trovare dei vestiti decenti da indossare _ optando, infine, per un semplice paio di jeans blu scuri, scarpe da ginnastica e una camicia bianca a maniche corte_, aveva deciso di avviarsi in anticipo alla palestra, per non correre il rischio di distruggere, dal crescente nervoso, la malcapitata specchiera con uno dei suoi famosi "pugni del gorilla". Controllò per l'ennesima volta il quadrante cristallino del suo orologio da polso, registrando meccanicamente che mancavano solo cinque minuti all'orario prestabilito; si passò distrattamente una mano fra i corti capelli che, per l'occasione, aveva imbellettato con un tocco di gel e sbuffò con fragore tentando di acquietare i battiti furiosi del suo cuore.
Chissà se, alla fine, anche Kaede sarebbe venuto, come aveva promesso!
Un trottante rumore di passi in corsa, dietro la sua gobba pensosa, gli annunciò l'arrivo imminente di un affannato Myagi, inverosibilmente tirato a lucido come mai prima d'ora con quei pantaloni di cotone neri e la polo color verde militare miracolosamente composta _i bottoncini scuri sotto al colletto dignitosamente allacciati e le maniche corte dal risvolto trattenuto, anch'esso, da un bottone dorato_, ai piedi una paio di scarpe da tennis di tela della medesima tonalità della maglia, e in testa degli occhiali da sole blu a sostenere la fantasiosa impalcatura di boccoli e gel...probabilmente quell'abbigliamento particolarmente studiato voleva riservarlo alla bellissima Ayako... loro due camminare fra le bancarelle, a braccetto, come due teneri fidanzatini!...
"_...anf, anf...pensavo di essere in ritardo!...ho praticamente volato per arrivare qui a piedi!...uff...ehi!...AYAKUCCIAAA!!!!siamo qui!!_"
Eccola lì, la stupenda manager, raggiungere i due amici con la sua tipica andatura ferma e seducente; un fiero ondeggiare di curve mozzafiato al contempo celate e messe in risalto dal leggero vestitino che arrivava appena sopra le ginocchia _ in un eccitante gioco di vedo-non vedo_; la stoffa bianca con decorazioni floreali rosse a richiamare il cerchietto color rubino il quale ornava la ricciuta chioma castana; i sandali candidi dal tacco basso evidenziavano le snelle gambe e i piccoli malleoli delicati attorno alle caviglie...il fischio di ammirazione partì, automatico, dalle labbra dei due ragazzi di fronte a quella vista paradisiaca!
"_..Ayakuccia mia...sei meravigliosa stasera!!_"le guance di lui infiammate di timidezza, quelle di lei rosate dal compiacimento...grazie Ryota!
Un crescente parlottare, un esuberante "ciao" detto in coro, le figure gioiose di Kiminobu, Yasuda e Shiozaki materializzarsi accanto a Takenori ed infine ecco comparire la coppia di fidanzatini-modello: la sagoma di uno fusa in quella dell'altra in un marasma di nuanches differenti. Haruko, graziosa come al solito, col suo più sfizioso kimono estivo lilla e un fiore giallo nei capelli raccolti, stringeva con amore il braccio del proprio virile compagno, il quale pareva essere appena uscito dal camerino di un negozio di vestiti, tanto aveva curato il proprio aspetto nei minimi dettagli _ quasi sicuramente incentivato, se non obbligato, dalla tenera ragazzina con manie da personal shopper_... L'ampio torace di Hanamichi era velato da una sottile T-shirt senza maniche bianca con tutta una serie di scritte nere e oro stampigliate sopra, la quale creava un piacevole contrasto con il colore ramato della sua pelle abbronzata; le gambe di lui fasciate da un paio di jeans a vita bassa _si intravedeva la linea sensuale delle mutande arancioni, sotto di essi_ abbastanza larghi, pieni di tasche e laceri al punto giusto da conferirgli quell'aspetto da cucciolo macho e duro cui egli teneva tanto...la folta capigliatura rossa sconvolta sapientemente dal gel. Haruko doveva veramente ritenersi fortunata ad aver accalappiato tale bel bocconcino!...un sorriso beffardo dalla bocca di Akagi.
Presto la compagnia si allargò magicamente: da ogni angolo di mondo spuntarono, come funghi, altri raggianti giocatori tutti felicemente ingolfati in chiassose conversazioni circa il programma della serata...andiamo dalle vasche dei pesciolini?...ah, io voglio assolutamente comprare dei ramen: devo ancora cenare!...e io vorrei provare quel nuovo tiro a segno che hanno sistemato vicino al banco degli okonomiyaki!... Takenori lanciava le proprie pupille in ogni cantone, nell'insofferente ricerca di quel moccioso incostante e scorbutico il quale, ovviamente, non si era ancora degnato di illuminarli della sua divina presenza...ma dov'era finito Kaede?...erano già le otto e un quarto e di lui nemmeno l'ombra!...che avesse deciso di non venire?...il suo cuore credette un momento di perdere un prezioso battito per poi recuperarlo subito, con una mossa fulminea, dinnanzi alla celestiale apparizione di una nuova figura indistinta che si stava avvicinando alla palestra saltellando fluidamente su una bicicletta...no, no, quello non era altro che una fra le tante nuove matricoline senza nome la quale aveva deciso di unirsi all'allegra combriccola...solo il miraggio allucinogeno di un cercatore d'acqua disperso nel deserto...Amore, ma dove sei?
Poi, un rombo assordante e un fanale accecante: una bestia di acciaio rossa avanzava, saettando, sulla strada verso la scuola; l'aggressiva moto di Mitsui fece il suo trionfale ingresso posteggiandosi nel cortile e sbuffando rumorosamente dalla fosca narice posteriore. Hisashi, con indosso il suo casco lucente, spense il feroce motore liberando le mani dai manubri e portandole brevemente alla propria vita, a coprire quelle di un'altra persona allacciata saldamente dietro di lui...Kaede!
Sembravano due ridicoli extraterrestri capitati per caso su di un pianeta sconosciuto, con quegli assurdi caschi giganti a nascondergli le teste! Takenori registrò vagamente tutta una serie di particolari inconsueti i quali, nonostante fossero relativamente insignificanti, ebbero il potere di insinuare dentro di lui mille terrificanti dubbi e, soprattutto, una fastidiosa sensazione di folle gelosia...ecco, per esempio, il grosso giubbotto di pelle nera il quale celava il bel fisico di Rukawa in un modo a dir poco grottesco, dato che egli pareva quasi nuotarci dentro...le mani pallide di lui _ ancor strette attorno al ventre del guidatore, accidenti_ quasi del tutto infagottate nelle lunghe maniche imbottite...il seggiolino fra le sue gambe aperte, le ginocchia che cozzavano contro il profilo del subdolo animale...le sue dita squisite che risalivano lievi all'allacciatura del casco per toglierlo... Mitsui scese dal suo destriero, indugiando un po' troppo in una gentilezza non richiesta nei confronti della principessina da egli appena rapita, come per aiutarla a rimettere piede a terra dopo un lungo viaggio estenuante; tolse velocemente la trappola dalla sua chioma ribelle e aspettò con mani tese di ricevere indietro il giaccone_che, si scoprì, essere di proprietà del caro vecchio Tetsuo, prestato da Hisashi al piccolo scemo per l'occasione...perché non devi prendere freddo, povero bimbo!_ dal taciturno Kaede il quale, con mosse inconsciamente seducenti, prese a scuotere ripetutamente il capo, simile ad un gattino bagnato, facendo fluttuare i morbidi capelli corvini con l'intenzione di riposizionarli al loro giusto posto. Slacciò delicatamente la giacca e la porse al compagno, rivelando ai libidinosi occhi di Akagi il suo corpo snello vestito di una semplice T-shirt a righe orizzontali rosse e nere _il rosso sembrava proprio piacergli molto...denotava forse una sua inconsapevole focosità repressa?...mhh_ dallo scollo abbastanza ampio, quasi a barchetta, dal quale s'intravedevano le clavicole adorabili e una minuscola porzione di canottiera scura sotto di essa...i jeans chiari erano trattenuti sulle succulente anche da una cintura di pelle e aderivano meravigliosamente alla morbida curva del suo fondoschiena per proseguire diritti _appena appena svasati_ verso un paio di scarpe da tennis nere. Al polso sottile un orologio dal cinturino decisamente troppo largo che gli ricadeva mollemente sulla mano. Era la prima volta che Takenori aveva il sublime privilegio di osservare il suo amore senza l'orrenda uniforme scolastica e, con uno sbuffo, si chiese dove avrebbe potuto stanarla la forza di volontà per trattenersi dal saltargli addosso, appiattirlo contro un muro e scoparselo senza mezzi termini...calma, amico...non essere ridicolo!...se ci provassi ti ammazzerebbe di botte!...ora pensa solo a conquistarlo, che è cosa più saggia!
Hisashi, quella sera singolarmente pulito e sobrio nel suo abbigliamento, rovistò nelle tasche del proprio bomber da metallaro alla ricerca di un mazzo di chiavi, poi si avviò brevemente verso gli spogliatoi interni alla palestra per depositarvi caschi e giacche ansiosi di farsi custodire dai protettivi armadietti.
I loro compagni proseguivano imperturbabili nei loro frivoli discorsi, ma Takenori l'aveva vista bene l'espressione a dir poco stupita di Hanamichi Sakuragi all'indirizzo degli improvvisati centauri da quattro soldi...ora prorompeva in sciocchi vaneggiamenti da tensai, inserendo nel contesto qualche gratuito insulto tipo "baka kitsune, attenta che non ti congeli ancor di più nel vento della sera, in moto!", e intanto seguitava a domandare il motivo per cui quei due fossero venuti all'appuntamento insieme, cercando di sembrare solamente un po' curioso, non infastidito come era invece lampante...che ti prende, Sakuragi?...guarda che anche se Rukawa è il tuo rivale numero uno non è una tua proprietà!
"_do'hao._"...forse Kaede era un robot al quale si erano fusi alcuni ingranaggi...di sicuro lo scellerato inventore che lo aveva costruito si era scordato di inserirgli le corde vocali, oltre che al cuore e al cervello!...che lurido, lurido marmocchio!
"_...eh eh, sai scimmia: il nostro "campioncino" faceva i capricci dicendo che non aveva intenzione di partecipare, stasera!...così ho pensato bene di fargli cambiare idea prelevandolo direttamente da casa sua!...eh, al fascino del grande, immenso Hisashi Mitsui nessuno può resistere!...men che meno una volpe polare!eh eh..._" Sapeva pure dove abitava, quel bastardo!...e aveva persino il suo numero di telefono!
"_..non dire cazzate, senpai...se non avessi voluto venire sul serio me ne sarei rimasto a letto._"...oh, mio volgare, assurdo, immacolato tesoro!...bravo, digli il fatto suo a quel presuntuoso! Eccolo dirigersi, senza più aprir bocca, verso il folto gruppo di altri ragazzi, concedendo all'interlocutore il tempo necessario a riprendersi dal suo sbigottimento e ad Akagi il diritto di farsi una vendicativa risata sotto i baffi.
Takenori si sporse ad animare la conversazione fra Myagi, Yasuda ed Ayako, nel velato doppio fine di intrattenersi il più possibile nelle immediate vicinanze del suo vacuo innamorato, e con la coda di un suo occhio da calcolatore intercettò la sagoma del placido Kiminobu circoscrivere sempre più quella dell'ignaro ex-teppista...bene, benissimo!...Kogure si stava dando da fare alla grande!...perlomeno lo avrebbe aiutato a togliersi dai piedi per un po' l'ambigua ombra di un fastidioso rivale in amore!
Presto la chiassosa comitiva prese a disperdersi nel labirinto di viuzze acciottolate, bancarelle caramellate e persone in vari stati di ebbra felicità; una matricola si fiondò contro un grazioso banchetto ad ammirare tutta una pittoresca serie di maschere demoniache appese a delicati fili lucidi da pesca, trascinandosi dietro altri tre vivaci compari con le dita già schifosamente appiccicate grazie ai dolcetti al miele provenienti dalla pasticceria da loro appena sorpassata; la splendida manager si fermò in contemplazione di un paio di scintillanti orecchini sepolti sotto un cumulo di paccottiglia di bigiotteria scadente, e il piccolo Ryota in adorazione dietro di lei a ripetere, come in un mantra, tutta una serie di fantasiosi complimenti al suo indirizzo. Akagi vagolò distrattamente per alcuni metri, trovando l'oggetto del suo morboso desiderio già inginocchiato di fronte ad una vasca di pesciolini nel dare battaglia ad un agguerrito Hanamichi...la tenera Harukina, in piedi, accanto a loro due, sembrava una paziente mammina in attesa dei propri pargoli al parco giochi.
"_...eh eh, dannata Kitsune, vedrai che ti batterò anche in questo frangente!!...non puoi sconfiggere il genio della pesca!_"
"_...hn...ma che genio e genio?!..._"
Che due deficienti!...ora, tutti coinvolti nella loro ridicola schermaglia, si stavano già spenzolando pericolosamente oltre il bordo della vasca, nel tentativo di acchiappare entrambi lo stesso disgraziato pesciolino viscido...ci saranno stati si e no una cinquantina di maltrattati animaletti, in quella lurida bagnarola, ma per loro, ovviamente, era di vitale importanza tampinarne soltanto uno e, fra uno spruzzo d'acqua, un qualche insulto e uno spintone, ecco che i due rimisero in scena il loro solito teatrino di pugni e unghiate, sollevando un nebuloso polverone e facendo fuggire spaventate alcune innocenti persone li attorno.
Sembrava quasi che, per Hanamichi e Kaede, l'essersi inoltrati in un nuovo territorio che non fosse quello di recente dichiarato zona d'armistizio e pace_la calda palestra dello Shohoku_ , li avesse spinti a rimbracciare le armi l'uno contro l'altro...in una maniera più giocosa, però...Takenori non avvertiva scorrere, fra loro, quel tenebroso alone di iniqua cattiveria che pareva essersi evoluto nella sua peggior forma solo qualche giorno prima...ora sembrava quasi che si divertissero, a pestarsi in quel modo. Beh, e allora perché non dare anch'egli il proprio contributo per rendere ancor più interessante l'astrusa scenetta? Vena pulsante sulla fronte spaziosa e nocche eccitate all'idea di una loro prossima performance, Akagi si avvicinò ai due bambocci ponendosi alle loro spalle e, prorompendo nel suo meglio riuscito ruggito da gorilla, calò sulle loro teste vuote un meritato pugno violento _Kaedeuccio, in realtà vorrei toccarti in tutt'altra maniera, ma..._, facendoli finire lunghi distesi a galleggiare sulla fetida acqua...il pesciolino a sghignazzare soddisfatto al loro indirizzo, vorticando come una aureola sui loro crani fumanti. Poi, candidamente, il tenero Take-chan artigliò le chiome di quegli scemi e li scaraventò fuori dalla vasca, rimbrottandoli con severi rimproveri e gettando, nel frattempo, occhi ed orecchie ad osservare la silouette di Rukawa resa ancor più affascinante dai vestiti grondanti e appiccicati, nonché la sua squisita tosse sepolcrale con cui egli sputacchiava, tutt'attorno, litri e litri di acqua.
"_ ...ma Gori!...che cavolo ti prende?!...potevamo annegare!...sei proprio senza cuore!_" Ma il suddetto gori non era, affatto, senza cuore!...fingendo di reimpadronirsi di una fredda calma dopo la fragorosa esplosione di rabbia, si accucciò al cospetto del suo cucciolo fradicio _ancor seduto sgraziatamente sul sudicio selciato_ e, con una nonchalance ancor più fasulla, raccolse fra le tremanti manone l'orlo della sua sottile maglietta per strizzarla con amore sino all'ultima goccia...
Kaede, però, non sembrava essere per nulla partecipe delle azioni svolte dal senpai: lui se ne rimaneva lì immobile a farsi spupazzare senza batter ciglio, rivolgendo uno sguardo indecifrabile ancor sull'avversario dai capelli rossi...non una piega sul suo bel viso, nessuna parola...solo qualche nuovo attacco di raucedine a sconquassargli il petto...oh, ma il tenace Akagi non si perse di certo d'animo per così poco!...con una mossa fulminea delle braccia si liberò magicamente della sua fresca camicia _ soltanto la canottiera, adesso, velava i grossi pettorali_, fece salire le dita al volto del piccolo stupido per voltarlo verso il suo e, scosso appena dai fremiti di una sorda eccitazione risvegliata, utilizzò l'indumento come straccio per tamponargli i capelli umidi...ogni ritmico strofinio un nuovo orgasmo della sua mente folle e ammaliata.
"_...ehi!!...e a me non presti qualcosa per asciugarmi?...perché a lui tutte le gentilezze e a me niente?...ah...capisco!...lui è una fragile donnetta e se non lo si asciuga si busca subito il raffreddore!...ah ah, il Tensai invece è un vero uomo!...il freddo gli fa un baffo, a lui!..._"...ma c'era qualcosa di stonato, nella sua voce...le sue labbra tirate in un ghigno sorridente ma le sue iridi fissate con un cupo cipiglio sulle mani di Takenori perse fra quei fili di seta nera...
"_Hana-chan, tesoro...ti asciugo io! Fratellone!...sei impazzito!...gli hai fatto male!_" Haruko resuscitata dal suo stato di sconcertato incantamento dopo aver assistito a tutto quello spettacolino bizzarro.
"_ ...grazie Harukina mia!...per fortuna ci sei tu!...ma non temere: il genio del basket ha la pellaccia dura e nulla lo può distruggere!...aha ah!_"
Con uno sbuffo snervato il silenzioso Rukawa si sollevò in piedi, del tutto dimentico delle cure che il protettivo senpai gli stava rivolgendo _ Akagi cristallizzatosi con le mani avvolte attorno alla propria camicia bagnata e la bocca lievemente aperta a mò di pesce lesso_, scosse due o tre volte il capo, in uno schizzinoso gesto di elegante disgusto rivolto alla sdolcinatezza di Sakuragi, e si avviò rapidamente verso il gruppo di amici che li stavano intanto raggiungendo in un allegro vociare... trascinandosi dietro, strattonandolo per il polso, uno scioccato Takenori già praticamente morto d'infarto a causa della troppa, incontenibile beatitudine.
Purtroppo, il roseo giubilo durò poco: la sottile mano di quell'imprevedibile ragazzo lasciò cadere la zampa pelosa per volare a posarsi su un insignificante oggettino inutile esposto su una ancor più inutile bancarella, mentre l'ex capitano guardava con adorazione il proprio arto, gongolando e trattenendo a fatica un compiacente sorriso.
La compagnia si era nuovamente riunita, girovagando a balzi da un banco all'altro e soffermandosi, di tanto in tanto, a gustare una qualche ghiotta prelibatezza artigianale o ad esaminare le impavide gesta di squinternati giocolieri, illusionisti ed attori privi di talento in minuscoli teatrini rozzi.
Takenori registrò mentalmente la particolare attrattiva che gli orologi da taschino, da polso e da muro, suscitava nel suo svagato tesoro...strano, eppure Kaede non era di certo una persona propriamente definibile come "puntuale", anzi, generalmente non pareva far molto caso agli orari di appuntamenti, lezioni scolastiche e, persino, partite di basket... Akagi, accostandosi a lui il più possibile, lo seguì nel suo flemmatico peregrinare fra i vari mercatini, meravigliandosi degli affascinanti giochi di luce e ombra che le romantiche lanterne in carta di riso arancione _ ormai accese, in contrasto con la scurissima notte, a richiamare il luccichio delle stelle lontane_ dipingevano sul suo viso freddamente assorto e sulla morbida pelle delle sue braccia...oh, e quelle braccia adesso sfioravano casualmente le sue, e il contrasto di colore fra di esse era impressionante, oltre che sensuale in maniera ignobile...la maglietta a righe, oramai quasi completamente asciutta, era scivolata mollemente sulla sua spalla, scoprendo una luminosa zona di pelle al di la della canottiera sottostante; e Takenori non si rese conto sul serio di possedere un paio di mani finché non se le ritrovò, di colpo, a salire automaticamente _mosse, probabilmente, dalla freccia di un qualche scherzoso Cupido nascosto dietro un cespuglio_ lungo una parabola d'aria che le conduceva dritte dritte a quel lembo di Paradiso svelato...poi, ecco una di esse avvolgere il magro collo di Kaede sfiorando dolcemente i morbidi capelli sulla sua tenera nuca, e l'altra ad accarezzare quel famoso scollo di stoffa per riposizionarlo al suo posto. Li aveva visti...oh, se li aveva visti i suoi severi occhi chiari sgranarsi impercettibilmente in una sorta di rigido stupore!...e le sue dita attorno all' ennesimo aggeggio ticchettante si erano bloccate di botto a mezz'aria, immote come il loro frigido possessore...
Ormai era in ballo...tanto valeva continuare a ballare.
La sua mano proseguì nella sua lieve moina su quel collo da cigno, solleticando maliziosa la squisita conca sino alla sporgenza della settima vertebra cervicale; e il diciannovenne non fu in grado di trattenere un piccolo gemito in risposta all'inequivocabile brivido che avvertì chiaramente scuotere quella pelle d'alabastro...ma lo sguardo del suo kohai non si era ancora spostato ad incrociare, con aria interrogativa , quello di Takenori..no, quello rimaneva cocciutamente incollato ad un inesistente punto fisso dinanzi a lui, assorto in qualcosa ma senza, in verità, guardare nulla...le sue spalle si erano irrigidite, e le labbra leggermente schiuse in un flebite ansito di sorpresa...o piacere? Akagi proseguì, implacabile, nel suo rozzo tentativo di corteggiamento...deciso più che mai a non lasciarsi scappare una simile fortunosa occasione. Con lentezza estenuante abbassò la faccia sino a portare la sua voce arrochita dal desiderio a sussurrare direttamente all'orecchio del suo amore, nella speranza di ricevere nuovamente in dono, da parte sua, un altro di quegli erotici brividi da verginella violata.
"_..ti è scivolata la maglia...Kaede..._"...parole sconclusionate; l'altra mano ad incorniciare quel sublime volto carezzandolo con reverenza; il ventre stretto in una morsa di desiderio, frustrazione e aspettativa; il suono proveniente delle sue corde vocali sempre più basso e seducente.
"_...Kaede...Kaede...come fai ad essere così?...sei bellissimo...bellissimo..._"
Ora lo avrebbe baciato.
Tutto quanto, attorno alle loro grottesche aure, si inabissò profondamente in una liquida nuvolona dai contorni bluastri, come se l'intero insieme di tavolini, seggiole, banchetti e oggetti di vario genere fosse improvvisamente piombato, per sbaglio, nella vasca dei pesci rossi in cui, solo poco tempo prima, lo sgusciante Kaede aveva naufragato. Ogni suono esistente rallentò il proprio passo, cadenzandolo lento; i movimenti delle persone circostanti attutiti e fluttuanti come sott'acqua... L'unico rumore rimasto era il ritmico, pressante battere di un tamburo nelle vicinanze...e si stava rapidamente avvicinando...ora rimbombava sordo e violento nelle tempie di Takenori, quasi a volergli far esplodere il cranio...la lingua di lui incollata al palato; il viso di Rukawa si stava girando inesorabilmente verso il suo...
Akagi annegò per un attimo in quelle iridi chiare leggermente sollevate a fissare, inquisitorie, le sue, amando immensamente ogni più piccola irregolarità cromatica della loro traslucida superficie...la corona di petali, che circondava la pupilla nera, dalla tenue sfumatura turchese e meravigliosamente frastagliata in piccoli crateri d'un azzurro più intenso; il disco celeste con i suoi puntolini verdi quasi invisibili; l'anello di contorno netto e preciso di un indefinibile blu scuro... Portò come in un sogno tutte e due le mani su quelle guance morbide, con il respiro via via più affannato e un patetico rossore a chiazze sparso ovunque sulla sua faccia; poi, incerto, delicato e vergognandosi tremendamente di se stesso, si calò piano verso quelle labbra piene e sensuali su cui aveva fantasticato tanto, nella fremente attesa di assaporarne il dolcissimo aroma.
Era orribilmente simile ad un pustoloso adolescente alle prese con il fatidico "primo bacio", doveva riconoscerlo...ma ora non c'era tempo di soffermarsi su tali sottigliezze: del resto, quello era sul serio il suo primo bacio!...beh, e di solito, questo primo bacio si cerca di fare in modo che sia semplicemente perfetto, giusto?...ci si costruisce intorno una romantica ed irresistibile coreografia di paesaggi fiabeschi, effluvi deliziosi ondeggianti nell'aria, musichette soft e melodiche in un malizioso sottofondo; ci si atteggia prontamente ad esperti ma comprensivi Casanova dal tenebroso fascino, sprizzando immancabilmente fuoco e profumo di macho da tutti i pori _qui, il titubante gorilla si annusò mentalmente le pelose ascelle ricordando, con sollievo, di aver utilizzato un buon deodorante, quella sera_; si imparano a memoria pagine e pagine di stucchevoli poesie d'amore, ripetendo a pappagallo sequenze di sdolcinate frasi da dirsi per far capitolare la fragile donzella _mh...fragile, in questo caso, non proprio...donzella, poi...!beh, non si può avere tutto dalla vita, no?_ e farsi porgere in dono la promessa di un imminente fidanzamento, nonché di una ancor più imminente nottata di passione!...stai giù, stupida bestia!...il tuo momento non è ancora arrivato!...un po' di pazienza: le alte mura del Paradiso devono ancora essere conquistate! Beh, lui non aveva avuto modo di organizzare un attacco così ben congegnato nei confronti del proprio futuro amante, ma Takenori decise che, per una volta, avrebbe confidato nell'incostante Caso, gettandosi nel vuoto senza corda di salvataggio, sperando che la sua impacciata spontaneità _questa sconosciuta_ sarebbe stata premiata...
"_...nh...ma sei ubriaco, senpai?...non ti fa bene bere birra, mi sembra..._"
Ecco la famosa donzella rovinare l'intera scenetta con la sua piatta voce da omone di cinquant'anni, ed ancora quelle insopportabili sopracciglia arcuate nella loro posizione di paresi migliore!...però...però c'era una piccola differenza, rispetto al solito: il suo squisito pomo d'Adamo si era mosso più volte a deglutire, come mosso dalle esigenze di una salivazione appena appena più spaventata; e gli occhi maggiormente attenti, come all'erta...le braccia rigide come ridicoli stoccafissi lungo i fianchi.
"non ti fa bene bere birra, mi sembra"...già, almeno quell'odioso troglodita disattento si era accorto dei due grossi bicchieroni di birra che, Akagi, si era scolato solo alcuni minuti prima, intento come non mai ad affogare nell'alcool le proprie pulsanti preoccupazioni e ad augurarsi, perché no, una disinvoltura maggiore nel trattare con quel moccioso impossibile!
Comunque, ogni magia era miseramente morta sotto il peso di quelle gracchianti parole da cornacchia e, ad un tratto, tutto quanto in quella particolare circostanza parve trasformarsi istantaneamente nella rappresentazione comica e paradossale di sé stesso, come se, in uno sbuffo di scenografico fumo, i protagonisti principali della commedia fossero stati sostituiti da altri attori intenti ad inscenare una parodia dello spettacolo precedente...ora quei due ragazzi immobili uno di fronte all'altro, in piedi davanti al tavolo di una bancarella di chincaglierie, altri non erano che caricature malriuscite di Takenori e Kaede...
E lo sconcertato gorilla, ancor prima di rispondere alla sciocca domanda del suo interlocutore, si concesse di godersi un attimo il divertimento dell'intera situazione...gli occhi di Rukawa erano decisamente troppo grandi, con quelle assurde ciglia lunghe da bambolina di porcellana; il naso corto e la frangetta, invero, abbastanza infantile...come, in effetti, la sua stessa pettinatura...la sua espressione, poi: il massimo della frivolezza, con quella sorta di svagato distacco impresso in ogni piccola ruga, negli angoli arricciati della labbra color pesca e, persino, nelle microscopiche lentiggini che gli fiorivano sulle pallide gote _non le aveva mai notate, a dire il vero!...forse gli comparivano solo stando al sole, d'estate?_...sì, sì, la frasetta ignorante del suo rimbambito tesoro valeva sul serio la pena di farsi una grassa risata, nonostante egli avesse chiaramente frainteso il raffinato gioco seduttivo di Akagi!...ma quanto sei ritardato, amore mio?...mi sa che hai bisogno di una balia, non di un fidanzato!
"_...ahaha!!!...Kaede, sei troppo forte, lo sai?!..._"...e portò una mano a dargli un tenero buffetto sulla guancia, mentre con l'altra gli scompigliava affettuosamente i capelli sulla sua testa vuota.
"_...nh..._" si rilassò un poco, rigirando velocemente la sua figura e riassumendo il suo abituale atteggiamento di imperturbabile noia; di nuovo, fra le sue dita, un orologio pescato a caso fra il mucchio di cianfrusaglie.
Qualcosa era successo, però...qualcosa di straordinario!...un misero frammento di realtà si era fatto strada, scalciando, fuori dai contorni anchilossati di quella sempiterna maschera di falsa indifferenza cui Kaede sembrava non poter più fare a meno...la realtà di un sentimento misto fra timore, sconcerto, dubbiosità, aspettativa, sul pelo delle sue sottili palpebre maggiormente sollevate; la realtà di un piccolo tumulto interiore affiorata come un groppo in gola; la verità di un suo inconscio meccanismo di difesa messosi in moto all'incombere di una paura che egli avrebbe voluto controllare...Rukawa, in fondo, era solo un ragazzino di diciassette anni, e la sua inequivocabile fragilità interiore si svelava passo dopo passo, ad un occhio attento, tramite ogni suo minuscolo gesto... e Akagi lo amava sempre di più.
Ma ormai nulla aveva più importanza: altri ragazzi si stavano appostando incuriositi alla bancarella di orologi, e Kaede girò i tacchi per allontanarsi da li e dirigersi, un po' inquieto, verso il banchetto accanto _vendeva ninnoli e bigiotteria per donne...o Rukawa aveva deciso di darsi seriamente al travestimento oppure c'era qualcosa che lo turbava!_, corrugando lievemente la fronte e roteando gli occhi al cielo, come ad invocare la pazienza, dinnanzi alla mielosa visione di Sakuragi e Haruko impegnati in una performance di apnea in un mare di saliva...
Takenori osservò tristemente la reazione di Kaede chiedendosi, ancora una volta, se quei rari momenti in cui egli sembrava prestare attenzione alle vicende di Hanamichi fossero solo un altro dei suoi metodi per interpretare efficacemente, e in modo più dinamico e vario, il suo solito noioso personaggio, o i sintomi di un vero interessamento nei confronti di quel rossino chiassoso e così diverso da lui... Sembrava a dir poco seccato di ritrovarsi nuovamente partecipe di quegli amoreggiamenti!...
Adesso si era accostato a Mitsui, fingendosi attratto dai futili discorsi con cui egli stava intrattenendo Kogure _il rossore sulle gote di Kimi-chan, al settimo cielo per la gioia, era a dir poco imbarazzante...ci mancava giusto una scia di bava dalla sua bocca aperta in adorazione di quel teppista!_, ma il suo essere prepotentemente fuori luogo era fin troppo evidente...anzi, Kaede sembrava fuori luogo in ogni contesto, quella serata...o, ancor più precisamente, tutta la vita!...un estraneo piombato per sbaglio in una casa piena zeppa di amici i quali non parlavano la sua stessa lingua; un alieno smarritosi sulla Terra, senza alcuna possibilità di ritorno a casa propria...pesce fuor d'acqua; stella senza alcun cielo da illuminare; angelo dispersosi nel più incomprensibile purgatorio...
Rukawa riusciva, qualche volta, a divertirsi sul serio?...senza tener conto delle ore spese a sudare sul parquet con la rugosa palla in mano, ovviamente!...poiché in quei brevi istanti sì, allora, che la sua adorabile aura risplendeva della più sfolgorante luce mai vista prima...mentre invece, ora?... Ora lui era semplicemente lì, in mezzo a quel gruppo di persone quasi sconosciute a fissare un punto nero di fronte a sé con le belle iridi vacue e cieche, un tenue grigiore di fredda apatia a proteggerlo come una campana di spesso vetro; le mani abbandonate senza speranza sul suo grembo indolente mentre, adesso, rimaneva seduto scompostamente su un gradino del tempio shintoista ove gli altri ragazzi stavano offrendo preghiere, domande e desideri...la schiena lievemente incurvata come quella di uno spompato fantoccio di paglia...e uno spaventoso nulla fuoriusciva, dilagando tutt'intorno, da ogni singolo poro della sua bianca pelle, assieme al suo inutile respiro e al dondolio ritmato dei suoi capelli mossi dalla leggera brezza estiva, dal suo volto da statua di marmo privo di espressione...solo, forse, una vaga punta di tristezza pareva esser simboleggiata da quella fronte appena corrugata...una discreta insofferenza, magari...
Hanamichi era all'ingresso del tempio, con una mano faceva oscillare la sacra corda appesa al "torii" e con l'altra reggeva un amuleto del "gatto della fortuna"* _appena acquistato per la sua superstiziosa compagna_, soffermandosi pochi secondi a recitare la propria preghiera con le palpebre chiuse e una quieta serenità a rilassargli i lineamenti. Akagi seguì in silenzio il viaggio di quelle calde pupille castane le quali, non appena si furono schiuse, rotearono lentamente incontrando quelle di Kaede; la zampina sollevata del gattino simile ad un dolce invito nei confronti del ragazzo moro ancora seduto sulla scalinata...
Un forte senso di perdita e mancamento affiorò come d'incanto dal suo povero cuore di gorilla innamorato e, di colpo, Takenori si rese conto che se, proprio in quello stesso momento, Kaede gli si fosse avvicinato miracolosamente sorridendogli e pronunciando le tre fatidiche parole su cui aveva fantasticato tanto _ti amo, senpai!_, lui non avrebbe fatto assolutamente niente. Non avrebbe accettato il suo abbraccio, né posato le sue grosse labbra su quelle accondiscendenti di lui...non gli avrebbe detto : "ti amo anche io"...no...no... No. Perché la consapevolezza di quale enorme responsabilità comportasse l'amare Kaede Rukawa era troppo, troppo schiacciante, in quella particolare situazione, con la tenue luce della sognanti lanterne a rischiarare quel sacro luogo, con davanti la figura del proprio oggetto del desiderio accucciata su un gradino a rimuginare su imperscrutabili pensieri...
Amarlo voleva dire amare quel vuoto terrificante con cui Kaede condivideva un rapporto pericolosamente simbiotico, accogliendo con benevolenza nel proprio cuore l'orrenda possibilità che egli fosse sul serio un freddo guscio privo di contenuto, rischiando di impazzire nel tentativo di scovare in lui un seppur minimo frammento di quella cosa incomprensibile e sconosciuta comunemente definita anima...
Era veramente sicuro di volere tutto questo?
Era sul serio convinto di esser pronto ad affrontare una persona del genere?
Non era, forse, più saggio e meno complicato andare alla ricerca di una qualche ragazza carina la quale non vivesse sempiternamente in bilico fra due distinte personalità completamente opposte come, invece, faceva Kaede in continuazione? Una fanciulla il cui atteggiamento nei confronti della vita fosse semplicemente lineare, maschile, teso verso il perpetuo progresso e superamento di se stesso?...Takenori, del resto, era così: la sua concezione dell'esistenza non aveva mai preso in esame l'eventualità che ad un momento di salita ne potesse seguire, immediatamente dopo, uno di irrimediabile discesa...no, lui era cresciuto con la testa piena della necessità di raggiungere la perfezione in ogni minimo contesto della sua vita, facendo suo l'innaturale modello _tanto caro agli stressati uomini-robot dei paesi occidentali_ di ascesa continua, cieca e indiscriminata verso qualcosa di sempre meglio, credendo che il metodo migliore per crescere come essere umano fosse il procedere velocemente su una strada in salita, ma diritta, e senza mai voltarsi indietro ad osservare la scia polverosa appena tracciata...procedendo inarrestabile come un tir in corsa su un'autostrada diretta verso il cielo...devi essere il migliore a scuola, Take-chan!...il miglior capitano e Pivot di tutti!... il miglior fratello, figlio, amico, compagno...non c'è tempo, per te, di guardarti alle spalle per metabolizzare con tranquillità il tuo operato, rilassandoti come un fannullone!...tu devi essere perfetto!...
Kaede, invece, era un cerchio.
Lui voleva essere il cestista numero uno del Paese, e allora concentrava tutti i suoi sforzi in quell'obiettivo, discernendo in modo definitivo l'utile dal superfluo, portando l'attenzione solo ed esclusivamente su sé stesso, sprigionando un fuoco accecante, quasi sacro, al momento in cui egli scendeva fisicamente in battaglia per raggiungere quello scopo, ma cadendo, subito dopo, in uno stato di profonda introversione e calma la quale, però, gli era necessaria per alimentare la combustione successiva.
Takenori ricordava vagamente tutte le affascinanti filosofie taoiste sull'andamento ciclico della vita e dell'energia**, le quali descrivono il mondo come un gioco infinito di nascita, crescita, esplosione, ritiro, riflessione e morte....nascita, crescita, esplosione, ritiro, riflessione, morte... La luce non può essere amata e compresa sino in fondo se non si fa, prima, concreta esperienza della più totale oscurità e viceversa, e l'una sfuma instancabilmente nell'altra lungo una scia di luminosità intermedie che si armonizzano perfettamente tra di loro... Bianco e nero si rincorrono felicemente susseguendosi in un'eterna scala fatta a spirale...una spirale che porta comunque la persona ad elevarsi ed evolvere sé stessa, ma in un modo più completo e consapevole... La difficoltà sta proprio nell'accettare il buio...nel percepire l'oscurità non simile ad un baratro senza uscita, ma come mezzo indispensabile per elaborare intimamente le tappe del cammino percorso e alimentare nuove idee utili ad arricchirlo...
Quella sera, Kaede, era il nero: inerte, introspettivo, passivo, femminile... Sul campo da basket era il bianco: attivo, estroverso, focoso, maschile... Lui variava se stesso in maniera estrema da un momento all'altro, senza però mai concedersi il privilegio di stare un pochino nel mezzo, a contemplare il grigio, ammorbidendo lievemente i propri sbalzi di personalità...era questo, forse, il suo problema maggiore: l'impossibilità di godersi appieno le proprie trasformazioni per via della sua stessa incapacità di trovare un punto di equilibrio fra di esse...
Quando era luce, egli era simile all'incendio nella foresta che bruciava qualunque cosa con inaudita violenza; un fuoco forse troppo irruento, purificatore ma, al contempo, eccessivamente distruttivo...
Quando era oscurità, egli era un impetuoso fiume sotterraneo il quale, zitto e invisibile, scavava inesorabile la montagna nelle sue fondamenta creando, nel tempo e con pazienza, un pericoloso vuoto sotto di essa, obbligandola a cedere...anche l'acqua, purificatrice e distruttiva.
Kaede era così...anche se, in fondo, nel suo particolare squilibrio era colui che meglio si avvicinava alla perfezione...ora doveva solamente imparare ad aprirsi un po' al mondo, quando era necessario, e a dominarsi al momento giusto!...altrimenti avrebbe sempre e comunque seguitato ad allontanare gli altri, sia nella sua fredda passività refrattaria al contatto umano, sia nella sua crudele aggressività che finiva per divorare tutti e tutto.
Takenori osservò ancora un istante il suo stranissimo amore il quale, con sensuale lentezza, stava voltando il viso verso destra per osservare il pavimento sotto di lui...un piccolo gattino dal pelo rosso gli si stava avvicinando, incuriosito. Kaede allungò verso di lui le pallide dita affilate, con l'intento di attirare la sua attenzione, e il cucciolo, tirando fuori la minuscola lingua rugosa, le leccò dolcemente fuseggiando contento. La bella mano a strofinarsi sulla morbida testolina; i polpastrelli a solleticare il mento dell'animaletto; le labbra di Rukawa meravigliosamente sollevate in un incantevole sorriso.
E' questo il grigio, Kaede!...
E' questo il grigio!...il tuo volto illuminato da una tenera serenità; i lineamenti distesi ma gioiosi ad esternare un tuo intimo sentimento; la mollezza delle tue movenze assieme al calore brillante del tuo abbagliante sorriso...la tensione emotiva dentro uno stato di totale, rilassato abbandono...il pieno nel vuoto...la forza nella vulnerabilità....la forza nella vulnerabilità. Tu, invece, solitamente la temi questa vulnerabilità la quale però, ti rammento, fa parte di te e del tuo essere un cerchio...la temi a tal punto da rinchiuderla entro una spessa corazza di fredda inutilità, impedendo agli altri di amarla per ciò che essa è in realtà, spogliandola di tutto il suo contenuto e valore sino a farla sembrare solo una anomalia comparsa, per sbaglio, sul pelo del tuo forte temperamento...ma guardati, ora, mio squisito tesoro disadattato: non ti accorgi di essere semplicemente magnifico, con addosso quel micetto coccoloso, a mostrare te stesso per quello che sei senza paura del giudizio altrui?
Non li vedi, chiari, lampanti e quasi corporei, l'Amore e la bellezza che trasudano da te ad ogni tuo respiro, ora che sei senza difese e, proprio per questo, più forte che mai? Ora che sei senza difese e, proprio per questo, più forte che mai?
E Akagi rispose mentalmente alle proprie domande precedenti...
Era veramente sicuro di volere tutto questo?...sì
Era sul serio convinto di esser pronto ad affrontare una persona del genere?...sì...non solo era pronto, era persino sicuro che il fronteggiare Kaede fosse il mezzo necessario a se stesso per crescere e raggiungere quell'equilibrio interiore che, sinora, egli aveva sempre creduto erroneamente di possedere. Desiderava ardentemente poter ancora ammirare il viso di Rukawa risplendere di gioia...desiderava aiutarlo a vivere nel migliore dei modi...desiderava amarlo per l'eternità e, assieme a lui, diventare una persona completa, più autentica.
Il buffo gattino, dopo essersi spudoratamente strusciato su quel bellissimo e mansueto Kaede, se ne tornò da dove era arrivato, sparendo fra la grottesca folla di scalpiccianti piedi come un rosso fantasmino...Takenori ebbe quasi l'impressione di essere lo spettatore di una rappresentazione teatrale carica di simboli e metafore, organizzata da un pomposo Caso che non faceva poi, più di tanto, le cose a caso: ecco la figura di Hanamichi osservare Kaede con aria seria, quasi indicandolo con un dito invisibile tramite la zampa del suo porta fortuna materializzatosi, subito dopo, nelle sembianze del piccolo micio...il suddetto micio fra le braccia di Rukawa... Sakuragi fra le braccia di Rukawa.
Akagi sbatté più volte le palpebre, cercando di scacciare dalla mente quegli assurdi e dannosi vaneggiamenti i quali gli avevano annebbiato il cervello sin troppo. Ora voleva esclusivamente proseguire la serata con il cuore il più possibile leggero, godendo di ogni singolo istante in cui poteva anche soltanto guardare da lontano, e in silenzio, il suo carissimo amore...basta pensare...basta.
"_Ehi, avete visto che al banco dei Ramen, lì, all'angolo, hanno installato una di quelle macchine che misurano la forza?...praticamente, uno tira un pugno contro l'apposito sacco, simile a quelli da pugile, e un indicatore speciale ti dice quanta forza ci hai messo...vi va di farci un salto?_
Mitsui era sempre il solito “tamarro”...solo lui poteva esaltarsi tanto all'idea di provare un giochino così stupido...no, non solo lui, in effetti... Il copione, del resto, era sempre lo stesso: Hanamichi e Kaede, alle parole dell'ex-teppista, si scambiarono simultaneamente un'intensa occhiata di sfida...la tensione, fra loro, palpabile come un filo di elettricità. Poi, di botto, Rukawa balzò in piedi dalla sua comoda posizione, Sakuragi mollò per terra tutti i suoi freschi acquisti ed entrambi si lanciarono, come ghepardi, in corsa verso il famoso, squallido banchetto...volatilizzandosi istantaneamente in una nuvola di sudicia polvere. Takenori sorrise.
Il mondo pareva saltellargli freneticamente davanti agli occhi, i repentini cambi di inquadratura scanditi dagli ansiti spezzati del proprio respiro affannoso; sulle braccia il tocco pungente dell'aria in movimento che egli stava penetrando come una freccia. Hanamichi percepiva la propria gola cercare di trattenere un groppo di nausea e il cuore martellare, prepotente, nelle tempie ritmicamente schiaffeggiate dai boccoli rossi impazziti nella corsa...doveva arrivare alla meta prima di quella baka Kitsune! Percepì distrattamente un lieve formicolio ai piedi, soffermandosi un nano secondo a controllare che, quelle gambe le quali sembravano muoversi di loro spontanea volontà, fossero effettivamente le sue e ancora sotto il suo controllo... Rukawa, accanto a lui, avanzava veloce tentando di non farsi sorpassare; la sua tipica eleganza da egli mandata definitivamente a farsi friggere a vantaggio di una grossolanità negli spostamenti assai più proficua. Le loro spalle seguitavano a sfiorarsi e ad assestarsi vicendevolmente delicati spintoni. I rumori esterni si erano completamente spenti, l'ovattato vociare proveniente dai mercatini lontani sopraffatto dai loro rantoli sconclusionati, il selciato sotto le loro suole scosso nelle sue oscure profondità; tutto il mondo partecipe di quella infantile schermaglia, affascinato dal veloce svolazzare dei vestiti attorno ai loro corpi tesi e sudati, silenzioso come un incantato spettatore seduto fra le fila di un cinema.
Erano decisamente troppo vicini, lui e Rukawa.
Sakuragi respirava grandi boccate d'aria, ben consapevole che, assieme ad essa stava sicuramente inalando anche l'indefinibile profumo del ragazzo di fianco a lui, e, d'un tratto, la sua presenza divenne in qualche modo tremendamente pressante agli occhi dei suoi cinque sensi ora più all'erta che mai...una leggera contrazione al basso ventre gli rammentò lo spiacevole effetto che quella fragranza aveva sul proprio autocontrollo...dannazione!
Ecco, in lontananza, il banchetto dei ramen: accanto ad esso l'imbocco di un piacevole parco-giochi per bambini, una scomposto ammasso di giostre vivacemente colorate che si sollazzavano, felici, sull'erbetta soffice. Hanamichi strizzò un paio di volte le palpebre per accertarsi meglio di aver visto bene: il banco in questione era inequivocabilmente chiuso...un insulso gabbiotto storpio ricoperto malamente da un misero telo bianco, sporco e malinconico, simile al sudario con la sua sfortunata vittima.
I due giovani, colti di sorpresa dall'evolversi della situazione, giunti davanti al grottesco mostro si arrestarono di colpo...guardandosi l'un l'altro con fare interrogativo ed incerto.
Il silenzio, fra di loro, scese come una fitta nebbia imbarazzata; il fruscio pigro del vento s'insinuò, con molta poca determinazione, fra le addormentate chiome degli alberi di contorno facendo loro intonare una sorta di raschiante sibilo che sapeva, più che altro, di amara e ridicola desolazione...in quell'affascinante quadretto ci sarebbero stati a pennello due di quei famosi cespugli rinsecchiti, protagonisti indiscussi dei rosati film western, a svolazzare tristemente alle spalle dei personaggi, portandosi dietro una fumosa scia di solitudine polverosa.
Poi, le pupille di Sakuragi rotolarono lentamente in direzione del placido parchetto, soffermandosi a rimirare con desiderio un'innocente altalena solitaria accovacciata all'ombra di un acero burbero. Kaede intercettò quello sguardo seguendone il cammino e, ancora una volta, sempre più assurdi e infantili, i due ragazzi scattarono in corsa per raggiungere quel nuovo, ambitissimo traguardo.
L'erba calpestata ammorbidiva il tonfo scoordinato dei loro agili piedi, il portafoglio di Hanamichi volato chissà dove dalla tascona sbottonata; la mano di Rukawa tentava di scostare la fastidiosa frangetta dagli occhi chiari...poi, i due, si divisero: Kaede si gettò verso il terrorizzato seggiolino in legno, con l'intenzione di sorprenderlo da dietro, mentre Sakuragi, con un balzo da pantera, si fiondò direttamente a sedere sul davanti, facendo oscillare pericolosamente le sottili catene che sorreggevano il tutto... Ora, i due rivali, seduti entrambi sullo stesso sedile _un po' stritolati, invero_ uno da una parte e uno dall'altra di esso, avevano intrapreso una furiosa battaglia per il possesso esclusivo dell'altalena, spintonandosi a vicenda e tirandosi pugni d'ogni genere...il tubo di ferro sopra le loro teste gemeva, straziato dal dolore, cigolando oltraggiato.
"_...do'hao!...sposta subito quel culone da qui!...non vedi che non ci stai?!..._
"_...Taci Kitsune deficiente!...l'ho vista prima io questa altalena, quindi smamma da qui o ti riduco ad una stola!.._"
"_...stupido scimmione, tornate a sbaciucchiare la tua scimmietta invece che rompere le palle a me!..._"
"_...bastardo, come osi darmi dello scimmione?!...e non provare ad insultare la mia ragazza, brutto stronzo invidioso!_"
"_...tsk, poveretta la Akagi, a stare con un microcefalo come te!...:"
"_...SMETTILA DI INSULTARLA O TI AMMAZZO, CAPITO?!...MI HAI CAPITO?!_"
Boomm!
Un boato improvviso fece da sfondo a quelle urla sguaiate, entrambi i giovani portarono di scatto il volto al cielo per scoprire da che direzione fosse partito quel rumore assordante...poi, un altro scoppio, questa volta più morbido, e un lampo di luce sparato nella scura volta stellata...un bellissimo fuoco artificiale si stava levando a passo di danza sopra di loro, spruzzando tutt'attorno una nuvola scintillante di pulviscolo luminoso a forma di fontanella, dissolvendosi poi pian piano e lasciando un' umile macchia di fumo grigiastro in memoria di se. I ragazzi si zittirono, restando parecchi minuti ad ammirare affascinati quello spettacolo pirotecnico, dondolandosi piano sul rassegnato seggiolino, facendo leva ritmicamente su talloni e punte dei piedi per far acquisire velocità al movimento ondulatorio dell'altalena...le due catene di sostegno, indecise sul da farsi a causa delle spinte di quelle gambe, tese in direzioni opposte, presero stancamente a roteare in cerchio. Hanamichi riempì i propri polmoni della fresca brezza intorno a lui, facendola scendere dolcemente nell'addome in un respiro profondo e calmante...
Tutto sommato...tutto sommato non era così spiacevole restarsene lì, seduto su quella giostra, a contemplare l'inerte silenzio con gli occhi persi fra quelle scie di luce intermittente...davvero!...e non gli dava, poi, così tanto fastidio lo strofinio modulato del braccio nudo della kitsune contro il suo, come la svagata posizione delle sue mani pallide: una di esse, quella più esterna, aggrappata con indolenza alla catena e l'altra chiusa mollemente sul bordo del sedile, a sfiorare i suoi fianchi...neppure il profilo perfetto di quel rivale sempre un tantino più bravo di lui, lo turbava come al solito!...ora, semplicemente, in quella particolare circostanza tutto sembrava essere così familiare, intimo, delicato...era bella la figura di Rukawa accartocciata scomodamente contro di lui, quasi dolce il broncio annoiato impresso sul suo viso ancora rivolto al cielo, meravigliosamente azzeccato il movimento paradossale di loro due su quella bizzarra altalena...
Sakuragi e Rukawa; do'hao e kitsune; scimmia e volpe...Hanamichi e Kaede...sempre intenti a spingere il mondo in due sensi di marcia opposti per poi ritrovarsi irrimediabilmente a scontrarsi a metà via, inseguendosi l'un l'altro in un grossolano ed eterno gioco di tira e molla...
Anche adesso, era così...c'era l'ombra amata e forse un po' inopportuna di Haruko, fra loro; gli strascichi di un infortunio da portarsi sulle spalle come zavorra, per Rukawa; le mille e più preoccupazioni quotidiane diversissime e incomparabili, persino, ma alla fine, Kaede e Hanamichi si ritrovavano sempre e comunque uniti...nel bene e nel male.
E, sul serio, Sakuragi non ci trovava assolutamente nulla di male nel leggero spostamento di Rukawa, accanto a lui, il quale stava girando il volto ad incontrare il suo sguardo...nemmeno le sue labbra schiuse, né la sua bassa voce da adulto parevano fuori luogo, in quel momento...
"_...sì, ti ho capito...Hanamichi..._"
Quel morbido sussurro simile ad una benevola melodia, nella tiepida notte, e il suo nome pronunciato per la prima volta per intero, lo stavano quasi stregando...lo cullavano teneramente, calamitando tutta la sua attenzione su quel Kaede così prepotentemente reale, con i suoi luminosi occhi celesti imperlati di ammalianti chiari-scuri dalle lunghissime ciglia nere, con i capelli che gli carezzavano maliziosi gli zigomi e la bocca sensuale color pesca squisitamente umida e luccicante...
Sì, decisamente, ora, quel volto era troppo, troppo vicino...Sakuragi percepì distrattamente un vago senso di panico reclamare un po' di attenzione dalle profondità del suo fumoso cervellino, tipo grido d'allarme lanciato disperatamente dalla gola di un uomo che sta per affogare in mare, ma la particolare sensazione che le cose si stessero effettivamente svolgendo come era giusto che andassero mise definitivamente a tacere ogni sua piccola titubanza... Kaede si stava sporgendo maggiormente verso di lui, Hanamichi beveva il suo respiro appena spezzato quasi fosse la sua unica riserva d'aria, e le sue iridi castane si fissarono tranquille su quelle di lui ora adombrate dalle sottili palpebre...e quella soffocata paura riaffiorò come d'incanto dalla gabbia in cui il suo cuore l'aveva imprigionata solo pochi istanti prima, provando con tutte le sue forze a risvegliare quel mansueto Sakuragi dal magico incantesimo cui sembrava essere preda, tentando di insinuare dentro di egli il tarlo del dubbio che tutto ciò fosse tremendamente sbagliato...stai per commettere un terribile, pericolosissimo errore, Hana-chan...lo sai, vero? E poi...
E poi furono solo le labbra di Kaede Rukawa sulle sue.
Morbide, bagnate, dolci, lievemente incerte su ciò che stavano facendo...labbra, labbra, una lingua vellutata in cerca della sua, incatenata alla sua...a duellare con la sua...e Hanamichi per un lungo istante non fu in condizioni di capire quale delle due fosse la propria, di lingua...e nemmeno quale fosse l'aria di sua proprietà, dentro quella bocca che sapeva di sogno, frustrazione, vittoria e sconfitta... a un certo punto gli venne il timore che le loro labbra si fossero definitivamente saldate a vicenda, chiedendosi se, una volta riusciti a scollarsi, lui e Rukawa sarebbero più stati in grado di respirare autonomamente, dato come ora parevano tenersi in vita l'un l'altro solo tramite quel profondo contatto...
Sei divenuto il mio ossigeno, Kaede?
Probabilmente erano più che mai ridicoli, seduti su quell'altalena a dondolare in rotondo e a baciarsi come piovre giganti, ancorati assieme solo per mezzo delle loro bocche, una mano di entrambi cristallizzatasi ad abbracciare la brillante catena in ferro, le gambe ora inerti e serie...i piedi puntellati al suolo...un piccolo, squisito gemito di Kaede soffocato nella sua gola...
I fuochi artificiali, ingiustamente dimenticati, tornarono a rischiarare il cielo con la loro vaporosa bellezza, gettando un fluorescente alone ad illuminare maggiormente i volti dei due ragazzi. Sakuragi, infastidito dalla luce, schiuse le palpebre ammirando rapito quelle tuttora serrate del giovane accanto a lui...ancora perso nel suo sconcertante sapore, mentre già un imbarazzata consapevolezza si adoperava per schiarirgli le idee...
La separazione fu qualcosa di paradossale.
Poi, le iridi di Kaede _vicinissime, liquide, azzurre come il mare, incantevoli_ si posarono lente sulle sue, diventando via via sempre più sbarrate ad inscenare uno sbigottito stupore, come se Rukawa si stesse rendendo conto soltanto adesso, a giochi conclusi, di ciò che aveva appena fatto... Hanamichi fuggì a quello sguardo per fissare ancora una volta la sua bocca, così meravigliosamente arrossata e tumida, il labbro inferiore ora morsicato da quei dentini candidi, in una sorta di nervoso tic un tantino puerile.
Perché mi guardi così, Rukawa?...così come a domandarmi spiegazioni su quanto successo?...hai fatto tutto tu, non ricordi?...che dovrei fare, io?...lo sai benissimo: sul nostro copione c'è scritto a chiare lettere che dovrei darti come minimo una testata, per ripagarti di ciò che mi hai appena fatto...lo devo rispettare?...e per quale ragione, io, mi sono sentito così bene, così a casa, nell'arrendermi al tuo intossicante calore?...no, dico, non ci siamo nemmeno toccati con un dito!...ormai mi sono spinto ben oltre ai timidi baci da ragazzina, con la mia dolcissima fidanzata...eppure...eppure... Eppure è bastata la tua semplice, stupidissima lingua a farmi venire un' erezione da manuale, dannata kitsune!
Ma Kaede, sicuramente, non provava alcun interesse per le condizioni dei suoi poveri genitali...dopo quel brevissimo attimo di disorientamento si era genuinamente limitato a ruotare il capo di fronte a se, per rimirare una qualche creatura inesistente fra gli alberi scuri ai confini del parco, sciogliere la mano dalla presa sulla catena, portandosela in grembo, e far vibrare la sua nera frangetta con uno sbuffo un po' isterico delle labbra...le stesse che erano state di Hanamichi, un secolo fa.
E poi, tutto finì...così, di colpo...senza che da quelle corde vocali sgorgassero fuori due misere paroline a mò di spiegazione...e Hanamichi quasi quasi si convinse di essere solamente immerso in un fumoso dormiveglia dopo aver fatto un sogno stranissimo...con la sensazione chiara e lampante di rivolere immediatamente quelle dannate labbra a danzare sulle sue... Un tossico in crisi d'astinenza...ecco quello in cui si era trasformato nel giro di pochi, eterni minuti!
Ma adesso non c'era il tempo materiale per rimuginare su quanto appena accaduto _ma, era accaduto davvero, poi?_: il mondo stesso pareva fortemente intenzionato a non dare modo ai due giovani di spiegarsi, ed eccolo affannarsi nel far materializzare dal nulla la via via più definita figurina di una ragazza, oltre che una spessa nuvola di voci maschili le quali stavano proprio invocando i loro due nomi...
"_Sakuragi?!!...Rukawa?!!...dove siete?_"
E...puf!...in un orribile, semplice soffio, loro non erano più Hanamichi e Kaede...non più i due ragazzi che si erano totalmente, irrimediabilmente persi l'uno nell'altro solo pochi istanti prima....e Rukawa non doveva esserci nemmeno mai stato su quella immota altalena, tutto stritolato e meravigliosamente dolce!...
Adesso Kaede era nuovamente Rukawa, in piedi, a debita distanza di sicurezza da lui: la sua assurda facciata da uomo annoiato e insensibile dignitosamente ricomposta, le sue labbra ancor un pochino arrossate e lo sguardo puntato cocciutamente al cielo...come a volersi allontanare da tutti e tutto...dagli altri amici che, ora, erano disordinatamente entrati a far parte del loro campo visivo, da Hanamichi che lo fissava con una punta di odio e sconcerto sulla lingua, persino da se stesso, forse...lontano e basta.
"_Hana-chan, tesoro...anf...correte troppo, non riuscivo a starvi dietro!_"
Per fortuna, amore mio!...o per sfortuna? Ora che Hanamichi aveva conosciuto il suo sapore, facendo esperienza diretta di un'altra realtà, sarebbe stato in grado di guardare il mondo con gli occhi di prima?
"_Harukina...eh eh...beh, sai, volevo dimostrare ancora una volta che il Tensai può tranquillamente battere una flaccida Kitsune spelacchiata anche nella corsa!...eh eh.._"
Sì...ce l'avrebbe fatta!...era stato solo un bacio, nulla di più, nulla di meno. Il motivo per cui c'era stato era ancora imperscrutabile...ma, al di là del perché, era e rimaneva solo un inutile, inconsistente bacio.
Solo un inutile, inconsistente bacio.
Haruko era li accanto a lui, bellissima nel suo kimono, con quel viso fiducioso che ammirava innamorato il suo... Si alzò deciso dall'altalena, non degnandola più di una sola occhiata, e strinse la sua fidanzata in un tenero abbraccio. Lei ricambiò il suo gesto affettuoso chiudendo le mani intorno alla sua vita e depositandogli un breve bacio su una guancia mentre entrambi, insieme a tutta la compagnia, sollevavano le pupille a godersi lo spettacolo di chiusura degli ultimi fuochi artificiali.
"_...do'hao..._"
Ok, adesso andava tutto bene.
Sakuragi abbassò il volto a baciare la ragazza, tuffandosi finalmente entro i confini di una terra conosciuta e rassicurante, dimenticando le occhiate divertite degli altri ragazzi e le loro assurde battutine di scherno, lavandosi la bocca dal sapore del suo eterno rivale fra le labbra di lei, mantenendo le iridi ben aperte nel rifiuto di concedere al proprio cervello un lapsus sull'identità del proprio attuale partner. E, tutto...tutto quanto tornò a posto.
Quasi, quasi, Hanamichi si convinse che l'accaduto fosse in parte stato utile a rafforzare le proprie convinzioni nei riguardi di Haruko... e scoppiò di gioia nell'osservare le proprie braccia avvolte intorno al piccolo corpicino di lei, e i suoi lunghi capelli che gli sfioravano le gote, deliziando il suo naso di un profumo sensuale e femminile... Appena i due si ricomposero, il giovane portò nuovamente l'attenzione sullo spettacolo pirotecnico, intimamente convinto di essere in uno stato di totale pace con l'esistenza...un braccio a sostenersi sulle spalle sottili della sua meravigliosa ancora di salvezza.
Takenori non aveva staccato nemmeno per un secondo gli occhi da Rukawa da quando, lui e gli altri, erano riusciti a raggiungerlo in quel parchetto. C'era qualcosa che non andava...la figura di Kaede inspiegabilmente contornata da uno spaventoso alone di inquieta freddezza pesantemente ostentata, mentre egli sembrava perdere il proprio sguardo in direzione del nulla più nero e assoluto. Era sicuramente successo qualcosa di grave fra lui e Sakuragi, in quella decina di minuti che erano rimasti soli!
Una volta terminati i fuochi artificiali, con estrema cautela, il giovane si avvicinò al suo incomprensibile tesoro come per accertarsi che stesse bene o, perlomeno, che fosse ancora sintonizzato sulle frequenze umane come tutti loro.
Gli offrì un incerto sorriso, accostandosi al suo fianco e calando le labbra vicino al suo orecchio per mantenere riservata la sua domanda.
"_Kaede...c'è..c'è qualcosa che non quadra?...sei più pallido del solito!...Non avrai, per caso, fatto a botte con quel cretino, vero?_"
Come colto da una stilettata, Rukawa sbarrò di rimando le pupille, girando di scatto il volto a sostenere quello del senpai...un lampo di rimprovero, consapevolezza e...paura?...gli deformò i delicati lineamenti per una frazione di secondo. Borbottando un disarticolato "niente", e abbassando improvvisamente lo sguardo per fissare le punte delle sue scarpe, si allontanò con irruenza da Akagi, andando a circoscrivere le spalle di un chiassoso _se non, ubriaco_ Mitsui tutto intento a canticchiare un'assurda canzoncina popolare.
"_Hisashi...portami a casa...per favore._"
Hisashi?!...aveva sentito bene?...e..."per favore"?...Sì, sicuramente, senza ombra di dubbio, Kaede non era molto in sé stesso, quella sera!
L'ex teppista, al suono di quella voce roca e più bassa del solito, lasciò rapidamente la presa sulla lattina di birra che aveva in mano _abbandonandola, senza alcuna pietà, fra le braccia stracolme di nuovi acquisti di un assonnato Kogure_, portò le dita a chiudersi sul polso di Kaede e, guardandolo bene in faccia, con uno strano scintillio serio e comprensivo negli occhi, lo strattonò con dolcezza verso di sé, come a volerlo abbracciare, cominciando lentamente ad avviarsi verso l'uscita del parco...il suo fare protettivo, fraterno e amorevole non piacque al timido quattrocchi...una profonda ruga nervosa comparve dal nulla sulla sua fronte candida, appena sopra gli occhiali rotondi.
"_..Ciao ragazzi!!!!...Noi ce ne andiamo a casa, ci vediamo domani in palestra, ok?...andiamo Kaede._"
"_nh...ciao_"
E se ne andarono. Le sagome di due uomini altissimi che si adombravano nella silente oscurità, inghiottite dalla notte come una stella da un buco nero, Mitsui che tirava con delicatezza il braccio di un Kaede estremamente passivo nel suo procedere, probabilmente perso nella propria mente carica di pensieri e foschia... Gli altri amici, senza badare a loro, proseguirono nella loro felicità.
Ciao, Amore mio...a domani. Ciao...
FINE CAPITOLO CINQUE.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Fiuuu...ecco il quinto capitolo, finalmente terminato. Dunque, una spiegazione è d'obbligo...questa fic. nasceva la bellezza di cinque anni fa...quando io avevo la tenera età di 19/20 anni...era il 2004-2005... Allora avevo pensato questa storia con tutti i suoi retroscena, e la fic si prospettava di una lunghezza consistente. Ho scritto i primi quattro capitoli in un tempo abbastanza lungo, a distanza di alcuni mesi l'uno dall'altro, ma poi, vari motivi tra cui un trasloco, l'inizio di una vita lavorativa, l'interesse per altre espressioni della mia personalità, mi hanno fatto bloccare improvvisamente con un capitolo cinque già in parte scritto in brutta e la promessa di terminare la fic andata a farsi friggere.
Poi, questa estate, agosto 2009, la cassa integrazione (che ha portato tanto tempo libero) e il bisogno di mettere su carta "l'amore" e la mia nuova visione del mondo mi ha fatto ritrovare la vecchia agenda su cui avevo scribacchiato le brutte della fic in questione...ed è tornata prepotente la voglia di dare un seguito alle vicende di Akagi, Rukawa e gli altri fantastici personaggi che avevo messo in ballo quando avevo deciso di scrivere "Gioco d'azzardo".
Ora è novembre, e il capitolo cinque è terminato.
Ci ho messo un sacco di tempo a capire come "partire", soprattutto perché il mio stile di scrittura, in questi anni, è sicuramente cambiato profondamente, e riuscire ad agganciarmi al vecchio testo senza creare uno stacco netto (e, soprattutto, ricordando bene la dinamica della storia senza cadere in lapsus e contraddizioni) è stato molto difficile. Il mio modo di vedere il mondo, l'amore e i sentimenti sono maturati molto (credo) e, quindi, potreste notare una diversa sfumatura di fondo alle parole che metto in bocca ai personaggi...sorry, chiedo scusa ma giuro che ho fatto tutto il possibile per non rendere troppo evidente questa cosa... Per il resto...che dire?...la fic proseguirà per altri (tanti) capitoli, già in questo abbiamo una piccola anticipazione su come andranno gli eventi nelle prossime pagine..scrivere del bacio fra Kaede e Hanamichi è stato veramente liberatorio, dopo pagine e pagine di riflessioni mentali dei vari personaggi senza un briciolo di "azione"...ma vedrete che, dal prossimo capitolo in poi, di azione ce ne sarà a go go! hi hi ^_^
Comunque, mi spiace essere così lunga, nei miei tempi...ma il motivo è che questa, per me, non è solo una fic...attraverso di essa io scavo un po' più in profondità dentro me stessa ed esploro di continuo nuove prospettive da cui osservare il mondo...(non sono matta...lo giuro!^_^) Ho amato profondamente ogni frase di questo capitolo, ogni singola parola mi è uscita dalle “viscere”, e perciò ho atteso che il mio cuore fosse libero e aperto prima di scrivere i singoli paragrafi... Ho amato Akagi e la sua dolcezza, le sue seghe mentali e le sua visione della realtà filtrata da tutti i suoi ragionamenti personali...(mi piace porre l'accento su quanto la realtà che viviamo sia soprattutto frutto del come interpretiamo gli eventi, e Akagi si fa mille viaggi psicologici sui vari atteggiamenti di Kaede che lo portano a credere che egli sia, effettivamente così...ma...)
La scena del bar mi ha emozionata tanto (mi è venuta in mente mentre ero al cimitero..-_-), e mi sono sintonizzata con ogni sentimento provato dai personaggi... Lo so che posso sembrare folle, ma generalmente, quando scrivo, lo faccio da protagonista della storia, non da semplice osservatrice, anche se i punti di vista variano in base al personaggio che “pensa”.
Quindi, la speranza è di finire la fic prima della vecchiaia..(il 30 compio 25 anni...pregate che arrivi alla fine prima dei 50, perlomeno!^_^), per ora mi limito a salutarvi tutti di cuore e ringraziare chi, fra voi, ha avuto e avrà la pazienza di leggere tutte queste pagine senza stancarsi e gettare il pc dalla finestra... grazie...un bacio a tutti!!!
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- * Il gatto della fortuna, o Maneki neko (riporto info da Wikipedia)
“Nel Diciassettesimo secolo, in un tempio di Tokyo, viveva un monaco poverissimo, costretto a dividere il suo cibo con un gatto, Tama. Un giorno, durante una tempesta, un ricco signore si fermò sotto un albero del tempio per ripararsi dalla pioggia. Mentre aspettava la fine della tempesta, vide un gatto, che con la zampa, lo invitava a seguirlo verso il tempio. L'uomo si alzò per seguire il gatto e proprio in quel momento un fulmine colpì la pianta. Da quel giorno l'uomo divenne amico del monaco e del gatto, che non dovettero più vivere in povertà. Quando il gatto Tama morì fu seppellito nel tempio di Goutokuji. »
Questa è sicuramente la più popolare delle leggende che avvolgono la figura del Maneki neko letteralmente gatto che invita, all'estero chiamato anche gatto della fortuna. In ognuna di queste leggende ci sono comunque dettagli similari, in particolare il salvataggio di qualcuno da parte di questo gatto. Da leggenda popolare il Maneki neko è ben presto diventato uno dei simboli più popolari del Giappone, e seppur di origine buddhista, le sue raffigurazioni sono usate come amuleto anche nella religione shintoista. È molto frequente, in Giappone, imbattersi in queste raffigurazioni feliniformi in qualsiasi tipo di ambiente, case, ristoranti, alberghi, centri commerciali. Amuleto Maneki neko.
Si crede che questo amuleto abbia poteri mistici e capacità di protezione nei confronti dell'ambiente in cui si trova, portando salute, fortuna e denaro. La figura del Maneki neko risalirebbe al XIV o XVII secolo, e avrebbe avuto origine ad Osaka, anche se tradizioni precedenti potrebbero risalire addirittura a millenni fa, quando i primi gatti furono importati in Giappone attraverso la Cina dai coltivatori di bachi da seta.
Data l'antica origine della credenza nel Maneki neko, ne esistono migliaia di tipologie diverse, modellate nelle forme più originali ed utilizzando i materiali più vari; solo l'impostazione è sempre la stessa: un gatto seduto con una campanella allacciata al collo e una zampa sollevata in segno di saluto. Interessante è la posizione delle zampe, infatti sebbene le rappresentazioni con la zampa sinistra sollevata siano più comuni di quelle con la zampa destra alzata, la ragione esatta della differenza non è chiara. Alcuni ritengono che la zampa sinistra sollevata significhi denaro e fortuna, mentre la destra significhi salute. Altri sostengono che la sinistra propizi gli affari e la destra la famiglia.
Il gatto è anche rappresentato in una vasta gamma di colori, ognuno dei quali ha un suo significato. Quello più comune è il bianco, che significa già di per sé buona fortuna. Il business di questi amuleti ha una forte importanza nel Giappone moderno, ed esistono laboratori di artisti specializzati nella produzione delle statuette.
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** legge dei cinque elementi o movimenti.
Qua parlo della legge dei cinque elementi secondo la filosofia Taoista e utilizzata in Medicina Tradizionale Cinese (così come nello shiatsu e in tante altre pratiche di benessere di derivazione cinese o giapponese). In soldoni, secondo queste discipline, il mondo intero, così come l'universo, l'essere umano, l'animale ecc sono tutti manifestazioni di un energia cosmica chiamata Chi o Ki o Qi, la quale pervade ogni cosa in qualunque momento. Noi siamo, come esseri umani, manifestazioni del Ki, e dal Ki siamo mantenuti in vita (anche la morte è una manifestazione del Ki, ma non divaghiamo...)tant'è che un tempo, ad un nuovo nato si soleva augurare “Buona vita e Buona morte”) ed esso scorre dentro di noi in maniera più o meno equilibrata. Mantenere in equilibrio il flusso del Ki dentro di noi è uno dei compiti di varie tecniche quali il tai chi, il qi gong, lo shiatsu, il reiki e così via...poiché un Ki scorrevole ed equilibrato è salute e benessere...il disequilibrio del ki (ristagno, accumulo ecc) porta ad uno scompenso sia nel macrocosmo che nel microcosmo... Un modo per rappresentare e spiegare questa energia nella sua complessità, è stato trovato nell'utilizzo di vari simboli...così per "sintetizzarla" in immagine capibile a noi uomini.
Uno di questi è il famosissimo simbolo del Tao (quello dello yin e dello yang, per intenderci), raffigurante la natura duale dell'energia e, soprattutto, dell'equilibrio...c'è equilibrio se il nero e il bianco sono facce della stessa medaglia, non opposti, come di solito si tende a pensare...maschile e femminile, pieno e vuoto, luce e buio, dentro e fuori, ognuno di essi definisce l'altro sfumando pian piano da una condizione ad un'altra in un cerchio infinito...questo è l'equilibrio...dall'equilibrio dei due nasce l'Uno...Unità, il tutto.
Dal Tao, si passa ai 5 elementi (o, meglio, movimenti)...un altro modo un po' più "terra-terra" per descrivere il Ki nell'universo... Legno, fuoco, terra, metallo e acqua. Sono semplici metafore che ci descrivono più nel dettaglio il ciclo dello yin che passa allo yang e viceversa in un ciclo eterno di nascita, declino e morte.
Così, il legno è la primavera. Come questa rappresenta l'infanzia e la crescita...l'energia va verso l'alto come un albero che per crescere protende i propri rami verso il sole là in alto. Legno è maschile e femminile insieme, è il progetto, il pensiero svelto e fresco, il mattino.
Il fuoco, è l'estate. E' quando l'energia, dopo la fase di "apprendimento" è pronta ad esplodere nella sua forma più aggressiva...come il fuoco che divampa verso il Cielo e riscalda ogni cosa...fuoco è maschile, estroverso, impetuoso..la foga, l'età della giovinezza, il mezzogiorno.
La terra è la fine dell'estate. Dopo il momento di massima espressività, l'energia si blocca un attimo a prender fiato...contemplando il suo operato e raccogliendone i frutti. E' il tempo delle messi, del raccolto e della malinconia che segue lo sprint dell'estate...è come un ritorno a casa, un richiudersi dell'energia la quale è ancora forte ma più per inerzia e spinta di quella precedente che per proprio vigore.. la terra è femminile, accogliente, l'età adulta, il pomeriggio. (l'icona classica del Buddah, di un uomo con lobi delle orecchie lunghissimi_simbolo di lunga vita_ e la pancia enorme e rotonda, simboleggia una “grande terra”...come una grande madre gravida di amore...la rotondità è terra)
Il metallo è l'autunno. L'energia, dopo il momento di pausa, si ritira silenziosamente verso l'interno della terra, nelle sue profondità, per prepararsi ad una "morte" simbolica utile al concepimento di una nuova vita. E' il tempo della riflessione, del silenzio e dello spirito, dell'introversione calcolata, della vecchiaia, dello staccarsi dalla realtà più esterna e materiale...energia sia maschile che femminile...è la sera.
L'acqua è l'inverno. L'energia lavora ancora, è ancora presente, ma non manifesta. Gli alberi, in inverno, ci sembrano morti, così come la terra, ma dentro di essa già si apprestano a svilupparsi i nuovi semi, come nel ventre di una madre. Acqua è l'età della morte e della rinascita..morte e concepimento insieme. E' per questo che nonni e neonati se la intendono così bene, a mio parere. Acqua è l'inconscio più intimo, la paura, la placenta, l'oscurità senza limiti...ma è anche l'oscurità da cui nascerà una nuova luce. Energia femminile per eccellenza... è la notte di tutto, di un progetto ormai terminato, di un sogno realizzato, quella fisica, quella del giorno, quella di un feto nel grembo...
Poi, dall'acqua, rinasce il legno...l'albero è vero che protende i rami verso l'alto, ma trae nutrimento dalle radici...bevendo acqua dalla terra. Beh, ogni cosa, può essere descritta con questi 5 elementi...ed essi convivono insieme e si intrecciano nei modi più vari, in ogni aspetto dell'esistenza.
Per esempio, la mattina ha in sè una forte energia di legno, ma una mattina autunnale ha in sè sia una valenza legno che metallo...e così via.
L'uomo, per essere in equilibrio, dovrebbe essere come un albero che collega il cielo con la terra...le radici ben piantate nel terreno (materialità) e i rami ben aperti verso l'alto (spiritualità). Un albero che non ha buone radici verrà giù alla prima folata di vento, e uno che ha radici troppo pesanti e squilibrate magari non riuscirà a raggiungere il cielo. Ognuno di questi 5 elementi è genitore di quello successivo ed ognuno serve a tenere a bada un altro, onde evitare che si verifichino squilibri.
La realtà è che gli squilibri sono tantissimi...in ogni aspetto della nostra vita. Però per domare un fuoco eccessivo usiamo l'acqua, per frenare un fiume in piena facciamo una diga o un argine, per fare spazio in un bosco tagliamo alcuni alberi (metallo) e per forgiare il metallo usiamo il fuoco....
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Io frequento una scuola di shiatsu, e i 5 elementi stanno diventando il mio pane quotidiano...capirli ed osservarli nella vita di tutti i giorni è molto, molto interessante al fine di comprendere un po' di più il mondo e noi stessi. Essendoci dentro non potevo mancare di inserire qualche riferimento a questa visione nella mia fic...beh, Rukawa mi sembra uno yin yang un po' estremo...(lo so, mi faccio troppe seghine mentali...>_<)
Ora mi fermo perchè ho divagato fin troppo...ce ne sarebbe da dire su questo argomento!.
Beh, ora godetevi la fic...ciaaaooo!!!
Il capitolo 4 volevo dedicarlo ad una persona che per me è stata importantissima, ma, allora, non mi ero sentita di ricordarla con una frase che, solo adesso, condivido fino in fondo...anzi, di cui ora sono certa.
“la morte è solo il principio di un viaggio meraviglioso” Ti amo, M.
Grazie
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