Gioco d'azzardo

parte II - Cambiamenti

di Xetide


 

Il lieve e ritmico fruscio creato dalle fresche onde cristalline lambiva, con languida delicatezza, i due corpi mollemente distesi sulla sabbia dorata, baciandone con reverenza le caviglie fino a sfiorare, scherzoso, le ginocchia umide tramite i suoi piccoli fiocchi bianchi e spumosi.

 

Hanamichi osservava l’infinita distesa marina scintillante di bellezza riempiendosi gli occhi e lo spirito di quelle seducenti chiazze color blu notte che tremolavano armonicamente, come cullate dalle braccia possenti e protettive della leggera brezza estiva, per poi sfumarsi gradualmente nelle mille straordinarie tonalità del cobalto e del verde-acqua fino a venire completamente squarciate da abbaglianti filamenti di luce bianca e da lucide lamine di platino le quali disegnavano, con tratto incerto e vibrante, la sagoma dorata del sole alto nel cielo.

 

Credeva che la contemplazione di quello spettacolo superbo lo aiutasse a dimenticare, per un istante, quel groviglio di pensieri che gli affollavano la mente…girò lentamente il volto per ritrovarsi ad ammirare il profilo perfetto, dal disegno forse un po’ infantile, della ragazza che gli sedeva accanto…

…La fanciulla che amava…

 

Che incantevole sensazione il farsi servo fedele di un’immagine sfuggente per ritrovarsi, in eterno, ad adorarne il dolce ricordo…e sentire fin dentro al cuore la schiacciante consapevolezza di non potere fermare la corsa di quel piacevole torpore al momento in cui, esso, comincia ad espandersi nelle tue membra fino ad indurti ad annullare completamente te stesso nel bagliore sfolgorante di quell’unica visione mutevole.

 

Meraviglia, nel perdersi a contemplare quei morbidi capelli velati da frementi sfumature castane le quali ondeggiavano al ritmo del vento diventando ora color nocciola, ora color mogano per poi immergersi in una lucente cascata di oro fuso_ specchio devoto che ritraeva la bellezza del cerchio di fuoco che bruciava il cielo terso_ e, infine, tornare a spegnersi in un’ombra bruna.

E percepire a pelle quell’impressione nitida e palpitante di poter vivere esclusivamente del respiro emanato da quella chioma scura, impregnando le proprie narici del profumo di ogni ciocca per trattenerlo all’interno di sé e tramutarlo in puro e miracoloso soffio vitale…sentire l’impellente bisogno fisico di solcare le onde impervie di quel mare nero custodito da quei due occhi da cerbiatta, cercando di rimanere ancorato alla propria zattera senza cedere all’impulso di mollare la presa e naufragare in quell’abisso profondo e temibile...vuoto…occhi vuoti…ma erano i SUOI occhi…è indispensabile amare le pupille di chi si ama?…

…Ambire , con folle disperazione, a morire sulle labbra asciutte di ragazzina che non avevano mai conosciuto l’amore…

 

Hanamichi avrebbe voluto liberarsi dal proprio stato contemplativo per imprimere un minimo impulso motorio alle proprie braccia affinché, queste, colmassero la breve distanza che le separava dalle acerbe e minute membra della piccola Haruko, facendo sì che le proprie mani donassero a quella dolce bambolina il calore e la protezione di cui lei aveva certamente bisogno.

Desiderava impartire alle proprie dita l’ordine di chiudersi, con un misto di passione e dolcezza, sulla fresca pelle rosata perlustrandola con frenesia più e più volte per riconoscere a  tatto quelle forme graziose che i suoi occhi sognavano da tanto…voleva …ma perché l’istinto non lo spingeva a farlo concretamente?…

…per quale ragione il suo corpo non aveva mai corrisposto l’accecante amore che gli si celava nell’anima?

 

Forse perché di vero amore non si trattava?

Ti amo piccola Haruko…ti…amo?

 

 

“_Non trovi anche tu che il mare, al mattino, sia incredibilmente bello…e…romantico?_”

La ragazzina ruppe la tensione per prima, tagliandola come burro, tramite la propria candida voce palesemente alterata da un forte imbarazzo.

Rumore di vetri infranti.

 

“_Già…sembra quasi che questo scenario magico sia stato creato appositamente per noi…_” le parole gli morirono in bocca nello scorgere il rapido movimento del volto di lei e la lieve sfumatura rossa che si era impadronita delle sue tenere gote…

Si stavano guardando negli occhi…finalmente.

“_Haruko…io ti devo parlare di una cosa…piuttosto seria…_”

 

“_Certo, Hanamichi, ti ascolto con attenzione…cosa c’è?_”

Era impazienza quella nota stridula che il ragazzo coglieva nelle parole del suo dolce amore?

Oppure sembrava che la sua voce tradisse una sorta di aspettativa nei confronti del ragazzo?

 

“_…è da un po’ di tempo che cerco di scovare le parole ideali per esprimere i miei sentimenti…nei tuoi riguardi… ma, ora, sono stanco di attendere…solitamente di fronte ad ogni situazione mi ritrovo ad agire d’istinto, raramente tento di soppesare con anticipo le mie mosse per evitare di far qualche stupido errore…ma ti giuro che prima di decidermi a parlarti seriamente di ciò che ho dentro ho fatto tutto il possibile per prepararmi mentalmente ad affrontarti e per studiare un discorso decente da farti…beh, io ci ho provato…perciò…perciò scusa se non ti sembrerò romantico o poetico e se sarò un po’ banale, ma non resisto più a tenere nascosto l’affetto che provo per te…io…io…io ti amo, Haruko…ti amo dal primo istante in cui ti ho visto… da quando ti sei presentata a me con quella dolce vocina che chiedeva ‘ti piace il basket?’…ecco…io…_” l’aveva detto, finalmente.

 

“_Credevo di aver già fatto la mia scelta…ero convinta di aver già incontrato l’Amore…_”

Una lunga pausa di riflessione da parte della tenera ragazza… tregua meschina dalla quale sarebbero scaturite le parole che avrebbero determinato la completa felicità di Hanamichi Sakuragi o la sua totale distruzione.

 

Dopo pochi istanti, che al Rossino parvero anni, la giovane riprese, incerta, il suo discorso: “_ …pensavo che, per essere felice, mi sarebbe bastato credere in eterno ad un sentimento puramente platonico nei confronti di una persona che non mi avrebbe mai ricambiato…ero…ero convinta che il calore pulsante che sentivo dentro il mio cuore potesse esser definito come VERO AMORE…ma mi sbagliavo.

Ka…ede Rukawa non è stato altro che il capriccio di una bimba viziata la quale avrebbe desiderato trasformarsi nella bella principessa di una fiaba dorata per vivere felice e contenta con il proprio principe azzurro…tsk, quando quello stesso bel principe non era, non è, altri che una bambola inutile.

Ora quella ragazzina ingenua e sognatrice ha deciso di cambiare…sto provando ad aprire gli occhi, e ciò che vedo…sei tu…sei tu, Hanamichi… _”

 

Rukawa…possibile che quel nome dovesse sempre intrufolarsi, a forza, in ogni contesto.?

 

Com’era graziosa la sua piccolina in quel momento, mentre sospirava come colpevole di aver commesso uno spietato crimine ed essersi appena liberata la coscienza costituendosi dinnanzi ad un giudice supremo!

Ora toccava a Sakuragi giudicare l’imputata che testimoniava il proprio tormento giurando di dire la verità.

 

La ragazza riprese, stancamente, a parlare.

La consapevolezza di aver fatto tanti errori le pesava, dunque, così tanto?

“_…mi dispiace tantissimo di non aver mai visto al di là dei miei ridotti sogni sentimentali…oltre la patinata superficie delle mie sciocche illusioni di bambina.

Credimi, Hana, non volevo essere così cieca…potrai mai perdonarmi di averti fatto perdere tanto tempo?...ma…ma che importa ora? Ciò che conta davvero è che sappiamo, entrambi, di volerci bene, giusto? _” Haruko aveva abbassato lo sguardo, pudica…”_…Quindi perché noi due non…_”

 

“_Perciò anche tu?…_” La voce del ragazzo si era intromessa di prepotenza  nel discorso, tagliando la fitta trama di parole confuse che la giovane stava tessendo.

Il dialogo con la sua amata lo stava terribilmente annoiando e irritando: Hanamichi non aveva bisogno di sentir pronunciare, da lei, tutta quella serie di scuse abbindolanti sussurrate con nauseante timore…lui  aveva chiaramente dichiarato i propri sentimenti, ed ora pretendeva che lei gridasse al mondo intero quelle due semplici parole che, pareva, non avesse il coraggio nemmeno di abbozzare.

Il Rossino desiderava udire quelle dolci note che gli avrebbero permesso di assaporare, con gusto, la conquista di un potere assoluto…potere smisurato che può percepire solo chi si sente rivolgere le parole TI AMO…

 

“_Sì…anche io ti…io credo di amarti, Hana…anzi, ne sono sicura…ti amo…tanto!_”

 

Lo scintillio tremolante che accendeva le pupille di Haruko sembrava voler  riflettere, come uno specchio, la sostanza di quelle frasi genuine…

 

Ma lo specchio non è, forse, il peggiore fra i falsari?

Colui che, più di ogni altra cosa, riesce ad ingannare chiunque fingendosi umile servo della realtà più cruda?

 Lo stesso che seduce nascondendo la verità deforme sotto il riflesso di una superficie dorata e splendente la quale pare sincera  ma che risulta esser  fasulla?

 

Ma che senso aveva soffermarsi su tali, inutili piccolezze?

Era del tutto irrilevante il fatto che la sua piccolina fosse apparsa così titubante nel confessargli i suoi sentimenti; era superfluo lasciarsi infastidire dalla facilità spropositata con cui, lei, aveva detto ‘ti amo’ come se non avesse trovato altro modo per concludere un discorso pesante e sgradevole da sostenere…anche se le zuccherine parole sputate da quella stretta bocca bugiarda fossero state solo vuote formule di convenienza ad Hanamichi non importava nulla.

 

Ciò che era stato detto era già stato dimenticato.

 

Quello che contava, ora, era esclusivamente  l’espressione un po’ stupita e impaurita di Haruko mentre il ragazzo protendeva le proprie grandi mani verso quelle morbide braccia paffute…mani simili agli artigli del falco che si appresta ad aggredire la propria preda…hmm e quale succulenta preda quella che ostenta la più dura ritrosia per poi godere nel sentirsi braccata e del tutto in trappola!

 

Ma, del resto, amore non è in gran parte sopraffazione?

 

Il dolce cinguettio della propria compagna non ha alcun valore effettivo e nessun peso degno di nota se paragonato alla semplice sensazione, deliziosamente egoistica, di sapere nelle proprie grinfie il fragile cuore di quella stessa persona…di avere il potere di affermare: quella ragazza è mia!

 

Amicizia è rispetto; amore è principalmente possesso…fisico e spirituale.

 

Cos’erano quei sospiri stucchevoli emessi dalle labbra sottili di Harukina in confronto al sapore concreto di quella bocca minuta?

Basta, col ripetersi che l’infantile menzogna sciorinatagli si sarebbe, presto, convertita in realtà: adesso vi erano solo le proprie dita, leggermente callose, che passavano lievi e vibranti sulle spalle rotonde di quell’esile oggettino che gli stava di fronte; esistevano unicamente i suoi polpastrelli che s’insinuavano, come attratti da una forza inspiegabile, sotto quella massa morbida di capelli castani per poi scendere a disegnare linee sinuose e invisibili lungo la superficie liscia di quel collo corto che gli si offriva senza riserve.

Quant’era piacevole, al tatto, quella pelle rosata…e come ardevano di vile desiderio le sue mani maschili che, finalmente, s’impossessavano del morbido rilievo sul volto di Haruko creato da quei due petali rigonfi e rossi comunemente definiti labbra.

 

Una carezza velata sulle calde gote, una pressione effimera sulle palpebre sottili, un tocco sfuggevole tra il groviglio di fili che incorniciavano l’ovale di lei e, poi, nuovamente lo sfiorarsi delle dita del giovane sulle labbra, ora leggermente schiuse in una tenera espressione d’imbarazzo.

Hanamichi forzò quella timida fessura con il proprio dito finché, questo, non venne accolto dall’ anfratto caldo e umido interno ad essa.

 

Che delizioso brivido erotico lungo la schiena nel comprendere la forza intrinseca di un semplice gesto come quello che, il ragazzo, aveva appena compiuto…un atto che, tramite la sua velata audacia, andava ad attaccare da ogni lato le difese, ormai vane, di quella piccola bambina fremente di paura e sporco desiderio…che sensazione di potenza nel vedere l’imbarazzo e lo sconcerto in quei due occhioni sgranati mentre la giovane veniva tentata dalle sue dita maliziose che la violavano e la spronavano a gettare la maschera d’ingenuità per lasciarsi andare alla corrente della passione…e Hanamichi percepiva quanta voglia avesse Haruko di farsi stuprare dalla passione…povera gattina ipocrita!

 

Era simile ad una vittoria sul campo da basket l’impressione avvolgente di quell’ impacciata e viscida lingua che si apprestava, finalmente, a lambire carezzevole i suoi polpastrelli invadenti…una lingua che si faceva via via più pretenziosa nell’andare ora a leccare con cura la prima falange e ora a succhiare, con gusto, l’intero dito di un soddisfatto Sakuragi.

 

La sua amata chiedeva di più…e lui aveva tutta l’intenzione di accontentarla!

 

Con esasperante lentezza, il ragazzo infilò dentro la bocca umida anche il pollice che utilizzò per indurla a schiudersi maggiormente poi, uno scatto fulmineo da parte di lui e le due dita vennero prepotentemente sostituite dalla sua stessa lingua affamata, la quale prese subito il sopravvento su quella di Haruko ingaggiando con essa una cruenta battaglia che si andava, pian piano, esaurendosi fino a tramutarsi in un semplice scambio di languide carezze bagnate.

 

Le loro labbra finalmente unite…

il loro primo bacio…

…ma, ciò che più faceva impazzire d’orgoglio il teppista dai capelli rossi era la schiacciante ed euforica consapevolezza che, quello che i due si erano appena scambiati, era il primo bacio di Haruko.

 Hanamichi non avrebbe mai accettato di essere secondo ad un altro uomo.

Per quanto lo riguardava, lei poteva essere ancora segretamente invaghita di quella creatura irraggiungibile di nome Kaede Rukawa, ma la soddisfazione di possederla concretamente l’avrebbe avuta solo, e per primo, Hanamichi.

 

La sua piccola Harukina non avrebbe mai conosciuto quale dolce o amaro sapore si celasse dietro le morbide labbra dell’ala piccola dello Shohoku, non avrebbe mai potuto godere della visione di quelle forme apparentemente angeliche che ne caratterizzavano la diafana figura, non avrebbe mai scorto un tenero sorriso oltre quell’impenetrabile muro d’indifferenza… e dinnanzi a tale pensiero, Sakuragi, non poteva far altro che sentire l’universo stretto nel proprio pugno.

 

Come colto da un improvviso raptus di follia, il ragazzo spinse violentemente la propria compagna sulla compatta sabbia dorata e, del tutto impassibile allo stridulo gemito di disapprovazione che le sgorgava dalla gola, le si stese sopra imprigionandole i polsi in una stretta ferrea cominciando a strusciare, come impazzito, il proprio inguine in fiamme contro lo stretto bacino della sua vittima.

La sua lingua famelica prese a percorrere febbrilmente il tenero collo e, come impregnata di un potente acido corrosivo, lasciava al proprio passaggio umide scie infuocate le quali, in perfetto accordo con i baci delle labbra e i morsi dei denti, andavano a marchiare di sgargianti macchie scarlatte quella fresca pelle rosata e torturavano con passione quella candida gola dalla quale, ormai, fuoriuscivano deboli gemiti di piacere…gemiti che, presto, si tramutarono in grida strozzate di protesta: “_ Ah…Hanamichi…per…per favore, LASCIAMI…ti prego…non esagerare..ah…_”

 

Oh, guardatela come fingeva bene la parte della bianca coniglietta appena catturata dal cacciatore…amorevole animaletto che trema dal terrore mentre sta per essere ucciso ma il quale ha fatto di tutto per farsi puntare addosso il fucile!

 

Come era brava ad interpretare il ruolo della santarellina che finge di non voler sentire su di sé le dita vogliose dell’uomo che, lei stessa, ha provocato tacitamente per mesi e mesi…sei stata più puttana della peggior sgualdrina, amore mio!...perciò, comportati di conseguenza!

 

Le mani impazienti del ragazzo continuavano a danzare, briose, lungo quel corpicino scosso da numerosi tremiti di paura (o di vergogna?) poi, inaspettatamente, si bloccarono a cingere con forza il piccolo collo…

Lei sgranò gli occhi tentando di trattenere le lacrime che, già, le bagnavano le ciglia e si zittì di colpo…che meraviglia nel penetrare con il proprio sguardo quelle due pupille dilatate dal terrore…

 

…Per la prima volta, Haruko, osservava Hanamichi con rispetto…che importava se quel rispetto era figlio del panico?

 

…ma…che stai facendo Hanamichi Sakuragi?...sei orribile, sei orribile…

 

La stretta su quella carne paffuta divenne una delicata carezza al momento in cui quelle stesse mani violente, che sembravano animate da un vivido fuoco, si aprirono impercettibilmente e scorsero, con leggerezza, sino a sfiorare le soffici spalle infossate nella sabbia e a sollevare la giovane fino a metterla seduta.

 

Se lei si fosse ulteriormente ostinata a  fingere di non volere di più, lui avrebbe retto il suo copione…il ragazzo non le avrebbe più concesso nulla fino al momento in cui la dolce e ingenua ragazzina, ormai distrutta da un desiderio cocciutamente represso, non l’avesse pregato in ginocchio di darle un po’ di soddisfazione…di macchiare di nero quella immacolata e rivoltante superficie che la caratterizzava completamente.

 

“_…mia carissima Haruko…ti desidero tanto, ma ti rispetto ancora di più.

Che ne dici se, ora, andiamo a mangiare qualcosa? Dopo una corsa bisogna recuperare le energie perdute!! …dai, ti offro la colazione!_”

 

Che bugia meschina…non era lei che desiderava o, almeno, non più…forse in un qualche modo l’amava ancora ma tutti i suoi desideri, al momento si erano spostati sul soddisfacimento di una nuova ambizione… pretendeva solo che lei riconoscesse di aver sbagliato nel non accorgersi prima di quanto Hanamichi l’avesse sempre adorata…anzi, voleva che Haruko arrivasse ad implorarlo di comportarsi come aveva fatto fino ad un anno prima.

Ma quanto era cambiato, Sakuragi, in tutto quel tempo…voleva ancora bene ad Harukina cara ma, l’amore assoluto che aveva sempre creduto di provare per lei si era pian piano andato a deformare sino ad assumere l’aspetto di una vendetta per risanare il suo orgoglio…una vendetta nei riguardi di quella ragazza e una sfida a colui che, da quel momento, lei avrebbe dovuto dimenticare... Hanamichi avrebbe tolto dalla testa di quell’ingenua l’immagine di Kaede Rukawa…con la forza, se necessario!…così, forse, avrebbe lui stesso smesso di pensare a quel maledetto uomo-volpe che lo tormentava, di giorno, sul campo da basket e, di notte, nei suoi incubi deliranti.

 

Tutta la tensione si era dissolta nel giro di una manciata di attimi, come un mozzicone consunto di una candela di cera che poneva fine miseramente alla propria vita, afflosciandosi su se stessa, dopo aver brillato grazie al vibrante fuoco di una fiammella rossa.

 

“_Ok, Hanamichi…andiamo…_” L’imbarazzo scivolò via dalle gote rosate della giovane andando a posarsi sulle labbra sottili e divenendo un dolce sorriso.

 

Ecco i due ragazzi passeggiare immersi nel superbo scenario plasmato da un pittoresco mare che, tramite l’ausilio delle sue onde frementi, inondava di un forte contrasto di luce ed ombra ogni più piccolo granello di sabbia, donando colore a ciascuna conchiglia abbandonata sotto ad un cumulo di ghiaia luccicante e riempiendo di brillanti riflessi argentei ogni scoglio e ogni sagoma dispersa nell’orizzonte perlaceo.

 

Mano nella mano rivolti verso albe sempre più rosee.

 

‘Io ti amo…’

 

Un dubbio tangibile e terrificante nella mente del giovane dai capelli rossi…e la stretta sulla sua mano grande da parte di quelle dita paffute si faceva più decisa.

 

‘Io ti amo’

 

Che razza di amore era quello che, Hanamichi, sentiva per quella ragazza la quale, al momento, lo osservava come rapita da una visione sublime?

 

Che cosa lo aveva spinto a dichiararsi dopo tanto, troppo tempo?

…Impazienza…oppure…insoddisfazione?…

 

 

 

FINE CAPITOLO 2

 

…mi dispiace molto ma ho dovuto sacrificare il povero Hanamichi per scopi letterari!(ma si rifarà molto presto, non temete!^_^)

E, comunque, vorrei precisare che in questo capitolo sono descritte cose sentite da Hanamichi, anche se il racconto non è in prima persona, ma alcuni pensieri miei si confondono con i suoi…mentre il capitolo precedente è come descritto tramite gli occhi di Haruko, ma anche lì ci sono certi pezzi in cui i miei pensieri personale prendono il sopravvento…scusate il casino ma io, di solito, scrivo così!

Se avete letto questo capitolo e non avete avuto una crisi intestinale, sappiate che il peggio deve ancora venire!!!