Si gente, sono di nuovo qui, sempre io!!

Quella che leggerete e una ff che mi è stata ispirata dal grande Herman Hesse:

“Le lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell’anima”

 

Cute, isnt’it?

Io la trovo semplicemente magnifica.

Di conseguenza il mio cervellino malato ha subito macchinato per tirarne fuori una non meno magnifica HanaRu (evviva la modestia^^)

 Spero che vi piaccia leggerla tanto quanto a me è piaciuto scriverla!!

Ps(1): soliti disclaimers…

Ps(2): Doumo arigatou, Ria-chan!!!

Un bacio con lo schiocco

 

Il ghiaccio dell'anima 

1a parte

di Antares

 

Gli era balenata un’incredibile imprecazione per la testa quando si era reso conto di chi fosse l’indesiderato visitatore che sembrava essersi incollato al campanello.

“Ma porc… ci mancava solo che venisse a casa mia… come se tutto non fosse già abbastanza complicato…”

Aveva aperto a malincuore la porta, sbuffando, tentando di atteggiare il viso ad una smorfia di scocciata irritazione.

“Che diavolo ci fai, TU, qui, a quest’ora!?!?” aveva sibilato con un tono più aspro di quanto avesse voluto, ma trovarsi lì davanti, così all’improvviso, la persona che da un po’ di tempo occupava tutti i suoi pensieri…

Sakuragi tentò di far rallentare i battiti agitati del suo cuore… battaglia che si rivelò persa in partenza.

Rukawa se ne stava lì, immobile, a fissare a testa bassa il tappetino dell’entrata.

“E adesso che gli è preso?”

Irritato, Sakuragi aggrottò le sopracciglia, mentre un terribile sospetto cominciava a farglisi strada nella mente.

“Ehi, Kitsune, non ti sarai mica addormentaaaAARRRGGGGHHHHHH!!!!”

Rukawa aveva finalmente alzato la testa, permettendo alla luce del portico di illuminargli il viso.

“Che ti è successo?!?”

Sakuragi fissava sconcertato il volto contuso del ragazzo moro, che dal canto suo se ne restava in silenzio, ricambiando lo sguardo preoccupato di Sakuragi con una strana, enigmatica espressione.

Senza chiedere altro, senza forse neppure riflettere, Sakuragi lo trascinò dentro casa, facendolo sedere sul divano e intimandogli di aspettarlo mentre andava a prendere la cassetta del pronto soccorso.

*Ora calmati, Hana, calmati!*

Il ragazzo si accorse di avere le mani che tremavano leggermente mentre prelevava le garze e la tintura per pulire i graffi sul volto di Rukawa.

*Adesso torni di là, evitando di comportarti come una ragazzina in preda ad una crisi isterica… *

Più facile a dirsi che a farsi.

Quello che tutti conoscevano come il suo più odiato nemico gli piombava in casa a notte inoltrata, con un viso ridotto peggio che se gli fosse passato sopra una scavatrice automatica… come diavolo faceva a stare calmo, eh?

Imprecando pesantemente contro l’assurda vocina razionale che blaterava senza sosta nel suo cervello (lo so, lo so, sono fissata con le “vocine”… ^^)

Tornò in salotto, dove lo attendeva, immobile, la sua nemesi, se possibile ancora più pallida del solito.

Con malcelata preoccupazione Sakuragi cominciò a disinfettargli i tagli sulla fronte, notando con sollievo che la maggior parte di essi era superficiale.

Nessuno dei due disse una sola parola durante l’intera operazione.

“Mi vuoi dire che è successo?” sbottò ad un tratto Sakuragi, non riuscendo a trattenersi oltre.

Rukawa, invece di rispondergli, si limitò a tenere gli occhi chiusi, mantenendo un serrato silenzio.

Accosciato di fronte a lui, il rossino lasciò che la precedente ansia si trasformasse in rabbia… come al solito, la volpe riusciva a farlo uscire dai gangheri in meno di un minuto…

*Come osa mantenere questo fare strafottente… eccheccavolo!!!

L’ ho fatto entrare a casa mia a quest’ora assurda, gli ho pulito le ferite e ora questo essere odioso neppure si degna di darmi uno straccio di risposta!!!”

“Sai che ti dico?” sibilò, gli occhi scintillanti d’ira” Vai al diavolo!!!”

Detto questo schiaffò con violenza un cerotto sulla fronte di Rukawa, fingendo di non accorgersi del sussulto, quasi sicuramente di dolore, che scosse il ragazzo.

*Ben ti sta! Vuoi fare l’indifferente? Ok, si può giocare in due a questo gioco.*

Sakuragi si alzò di scatto, con l’intenzione di allontanarsi da Rukawa… se solo avesse potuto lo avrebbe preso a pugni, ma la situazione penosa in cui si trovava la volpe gi impediva di fare alcunché… non poteva pestarlo, non sarebbe stato leale… ma sentiva comunque le mani prudergli pericolosamente dalla voglia di scagliarglisi addosso, di picchiarlo, di toccarlo…

Kuso.

*Meglio allontanarsi prima di fare qualcosa di enormemente stupido… tipo abbracciarlo e consolarlo e baciar… NONONO!! Ricorda Hanamichi: indifferenza totale!*

Un passo.

Due passi.

“Non lasciarmi solo”

Hanamichi si congelò a metà del terzo passo.

Aveva davvero sentito quello che la sua mente stava ancora cercando di assimilare?!?

“Ti prego…”

Un altro sussurro… se Hanamichi non fosse stato messo sull’avviso dal precedente bisbigli, quasi sicuramente non l’avrebbe sentito…

Il ragazzo rimase dov’era, voltandosi a fissare la sua nemesi, meravigliato, preoccupato, spaventato…

Una ridda infinita di emozioni…

Che stupido era stato… Rukawa suscitava tutto in lui, tranne che l’indifferenza…

E adesso se ne stava lì, immobile, a richiamargli alla mente l’immagine di un bambino sperduto.

*E’ così difficile, così maledettamente difficile…*

“Che è successo Rukawa?”

Attese.

Forse a lungo, forse per pochi istanti.

*Fa che si fidi di me. Se ci sei, ti prego Dio, fa che si fidi di me.”

C’erano solo pochi metri a separarli… ma pesavano come anni luce… distanze infinite e immensi muri che nascondevano solitudini.

“Mio padre.”

Solo due parole… fragili suoni appena bisbigliati… poi silenzio e l’immaginario rumore di possenti mura che andavano lentamente crepandosi.

Sakuragi spalancò gli occhi, incredulo.

“Tuo padre ti ha ridotto così???”

No, non era possibile… non che non credesse a Rukawa, solo che non poteva accettare che un simile scempio su quel viso che lui amava fosse stato fatto da…

Una folle, cieca, irrazionale rabbia lo investì.

Come aveva osato!!!!

“IoloammazzosesoloriescoametterglilemaniaddossonessunopuòtoccareilmioKaedeesperaredifarlafranca…”

Vendetta.

Una sola parola che brillava in rosse lettere colanti, a lampeggiargli nella mente.

Un singhiozzo soffocato.

Hanamichi si riscosse e mise a fuoco la figura di Rukawa, che ora giaceva raggomitolata contro il bracciolo del divano.

Come spinto da una forza superiore,Sakuragi si accostò a lui, sedendoglisi vicino.

A quella distanza poteva vedere le umide tracce lasciate dalle lacrime brillargli sulle guance, come scie di stelle cadenti.

Lentamente, con dolcezza, lo prese tra le braccia, e per un magico, brevissimo momento, potè quasi sentire il click di un meccanismo che andava a posto, come se avesse finalmente ritrovato la parte che gli mancava per definirsi completo…

Sospirò.

“Non piangere, volpe, ora sei al sicuro”

“Non sto piangendo, io non piango mai…”

Sakuragi sorrise tra se, intimamente divertito dall’assurda pretesa di quell’esasperante ragazzo.

Ma non importava.

Ora non importava nulla, tranne la sensazione di averlo finalmente tra le braccia, di stringerlo contro il petto, di sentirlo abbandonarsi contro di sé, anche se solo per pochi istanti, anche se solo per un indefinibile caso del destino.

Era bello stare così… una sensazione riposante, di calore che si andava piano piano diffondendo lungo la spina dorsale.

Meravigliato, Sakuragi si accorse che Rukawa sembrava non avere alcuna intenzione di sciogliersi dall’abbraccio… le sue braccia, che prima teneva mollemente adagiate in grembo, si erano anzi allungate, fino a circondargli la vita.

“Ora siamo veramente abbracciati, come due…” Sakuragi arrossì, la ferrea censura della sua mente a bloccare sul nascere il compromettente pensiero.

Chinò maggiormente la testa, quasi premendola contro i capelli dell’altro ragazzo, per tentare di nascondere le rose selvatiche che gli andavano fiorendo sulle guance, non rendendosi realmente conto di quanto questo avrebbe potuto esasperare una situazione per lui già al limite.

Si ritrovò a respirare il suo profumo, quello strano ed esotico profumo…

Così particolare da poter appartenere solo a lui… Il leggero rossore sul suo viso divenne ben presto un incendio.

*Accidenti, sono un vero idiota! Se continuò a comportarmi così. La volpe correrà a casa disgustata…*

Prima di perdere totalmente il controllo, Sakuragi si scostò, riguadagnando un’accettabile e sicura distanza da quel ragazzo che regolarmente gli mandava il cervello il acqua, senza però riuscire a slacciarsi del tutto da quella sconvolgente stretta.

“Perché?” Chiese in tono quasi casuale.

“Perché cosa?”

“Perché ti ha picchiato, perché sei venuto da me…” –perché sembri seriamente intenzionato a non staccarti…- l’ultimo pensiero lo tenne prudentemente per sé *E poi sono io che magari sto equivocando tutto…*

Sentì che Rukawa scrollava le spalle.

Silenzio.

“… Oi, ci sei?”

“Hn”

Silenzio.

“Allora?”

“E’ colpa mia.”

“Potresti essere più chiaro volpastro… anche il grande Tensai ha difficoltà nel leggere nel pensiero…”

“Do’aho”

*E ti pareva…*

Prima che Sakuragi potesse raccogliere abbastanza fiato per ribattere, Rukawa si sciolse bruscamente dall’abbraccio, e con un unico, fluido movimento, si alzò dal divano.

“E’ stata tutta colpa mia, fine del discorso… Scusa se ti ho disturbato, scimmia rossa”

Rieccolo, il solito, vecchio, freddo kitsune.

Sakuragi rimase a fissarlo sconcertato, mentre si dirigeva tranquillo verso la porta, la apriva e, senza voltarsi indietro, usciva dall’appartamento.

Rimase lì, immobile, preda di pensieri contrastanti che si rincorrevano per il

Cervello…

*Devo seguirlo… Ma sei impazzito?Lascia stare, tanto è tutto tempo perso… Ma lui è venuto da me… Bhà, non vuol dire niente!L’hai visto tu stesso, no? E’ sempre il solito cubetto di ghiaccio…*

All’improvviso, sopra tutto quel brusio, si fece strada l’eco di una voce estranea…

*Non lasciarmi solo… Ti prego…”

Gli occhi di Sakuragi si spalancarono…

No, non poteva ignorare… né quella strana preghiera, né quello che provava.

Balzò risoluto dal divano, lanciandosi quasi di corsa verso la porta, verso Rukawa.

 Fine 1^ parte



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