Anche questa HanaRu è per Ria, che ha il non invidiato onore di ricevere le mie 'opere' in esclusiva…
W la 'mom' più paziente del web!.
Un baciotto va anche a Nausicaa e Calipso.
Genitori di
Greta
Aveva davvero una fame da lupo!
Indubbiamente non era una cosa anomala, visto che si trovava ancora in fase di crescita… eppure quell'acida Kitsune sosteneva sempre che la sua voracità avesse qualcosa di sconvolgente…
Ma era inutile cercare di dar retta ad una Volpe, quella sembrava campare d'aria… e poi quell'appetito di prima mattina era anche dovuto alle attività notturne, e di quelle non era certo l'unico responsabile!
Aprì gli occhi… che strano, Kaede non era lì accanto lui: e si contavano sulle dita di una mano le volte in cui la Kitsune si alzava per prima!
Sorrise sotto i baffi, chissà… forse era andato a preparargli la colazione per fargli una sorpresa…
Purtroppo scosse quasi immediatamente la testa: perché sognare ad occhi aperti? Lo sapeva benissimo che il volpino era ancora allergico a pensieri così romantici…
Si infilò i jeans e scese a piedi nudi… aveva l'impellente necessità di abbracciarlo. In genere era la prima cosa che faceva appena sveglio… diciamo la prima di una lunga serie di cose che li coinvolgeva entrambi... e invece quello stupido baka aveva avuto la brillante idea di non farsi trovare!
Entrò in cucina con gli occhi ancora mezzo chiusi. Kaede era lì, impegnato nell'ardua impresa di preparare il caffè.
Gli si avvicinò alle spalle e gli passò le braccia intorno alla vita, cominciando a baciarlo sul collo.
" 'giorno Ede…" gli sussurrò nell'orecchio.
Il moretto si girò in quell'abbraccio, sussultando alla vista della tenuta del compagno.
"Do'aho… potevi vestirti…" gli sibilò piano.
"E perché, visto che tra poco torneremo a letto?" replicò pronto il rossino.
"Beh… perché…"
Ma Rukawa non fece in tempo a concludere che nella cucina si sentì un leggero colpo di tosse…
Sakuragi si voltò all'istante. Davanti a lui, seduto al grande tavolo della colazione, vide un bell'uomo sulla quarantina, vestito elegantemente e con una simpatica espressione divertita sul viso.
"Hana-chan, questo è mio padre" li presentò Kaede.
L'uomo si alzò andandogli incontro:
"Tu devi essere Hanamichi… sono contento di conoscerti…" disse gentilmente.
Sakuragi era diventato rosso come un pomodoro… freneticamente portò le braccia intorno al torace, cercando inutilmente di coprirsi.
"Buon… buongiorno…" riuscì appena a mormorare.
Lanciò uno sguardo spaurito all'indirizzo della Kitsune… poi bofonchiò qualche parola di scuse e si precipitò al piano di sopra per cercare di recuperare un aspetto presentabile...
"Accidenti, accidenti, accidenti!!" si ripeteva, perché diavolo quel baka non lo aveva avvertito?! Chissà il signor Rukawa cosa aveva pensato di lui… sceso solo con i pantaloni e subito avvinghiato al figlio…Che bello spettacolo, lui che ci teneva tanto a fare una buona figura! E poi, che diavolo, non doveva arrivare quella sera? Perché era venuto prima?
Si infilò la camicia, poi si allacciò le scarpe e andò in bagno.
Si sciacquò il viso e si pettinò davanti allo specchio: la prima impressione è quella che conta, ma almeno doveva cercare di recuperare sulla seconda!
"Credo che si sia stupito di trovarmi già qui…"
Il signor Rukawa non sembrava imbarazzato più di tanto per la scena a cui aveva assistito.
"E' un do'aho…" replicò il figlio, portando il caffè in tavola.
"Ed è anche molto affettuoso. Deve essere strano per te, tu che non hai mai sopportato che qualcuno ti sfiorasse…" sembrava che stesse parlando più con se stesso che con il figlio.
Kaede alzò la testa stupito. Il padre era sempre stato lontano, a Tokyo o a New York, non pensava, quindi, che potesse conoscerlo così bene.
"Non mi avevi detto niente dei suoi capelli rossi… eppure sono piuttosto vistosi…" scherzò ancora l'uomo più anziano.
"Per lui è un tasto dolente… anche se a me piacciono" il ragazzo si sorprese delle proprie parole: perché diavolo il padre lo spingeva a dire quelle cose che neanche lui sapeva di pensare?
Gli arrivò una pacca affettuosa sulla spalla:
"Non ne dubitavo, figliolo…"
In quel momento il rossino rifece la propria comparsa, stavolta completamente vestito e in ordine. Era ancora un po' rosso in viso, a causa dell'incontro inaspettato di poco prima, ma si illudeva di apparire tranquillo e sicuro:
"Hanamichi, siediti dai. Il caffè è ancora caldo…"
Kaede ebbe la strana sensazione che il padre si stesse divertendo da matti, e che non avesse la minima intenzione di mollare il giocattolo.
"Ehm… Grazie, signore" mormorò il rossino, sempre più imbarazzato dalla mancanza di imbarazzo dell'altro.
"Allora, come procede il torneo di basket? Vi state comportando bene?" chiese il signor Rukawa con un sorriso.
Accidenti, il figlio davvero non aveva preso da lui, in questo! Del resto neanche in altro, a parte la statura, perché il signor Rukawa era, sì, un bell'uomo, ma aveva lineamenti completamente diversi da quelli di Kaede…
"Beh, abbiamo vinto alcuni mesi fa l'interscolastico… adesso ci saranno i campionati nazionali".
"Ma allora siete davvero bravi… non credevo che foste già così in alto…"
"Diciamo che da quando c'è la matricola d'oro, l'ala grande più forte di tutti i tempi…" uno sguardo gelido della Kitsune lo bloccò per un istante, ma poi il Tensai si riprese, aggiungendo con noncuranza: "…e con il contributo di Kaede…"
"Ah… quindi siete voi le punte di diamante! Ma io ricordo anche un altro ragazzo molto in gamba… Akira… gioca ancora?" la domanda era innocente, perché il padre di Kaede conosceva Sendoh solo come un amico del figlio, e non sospettava che potesse essere la causa della gelosia devastante di Sakuragi.
"Sì, l'orrido porcos…" Sakuragi si interruppe a metà frase, arrossendo ancora.
"Orrido porcospino?! Perché?" quelle parole non potevano che scatenare interesse e curiosità.
Il rossino rimase in silenzio, e ovviamente l'algida Kitsune sembrava non avere la minima intenzione di intervenire per aiutarlo, quel baka!
"Sì, Akira gioca nella squadra del Ryonan"
Allora ogni tanto gli usciva fuori un po' di voce a quella volpaccia!
"Mi farebbe piacere rivederlo. Eravate amici, no?"
"Quel demente vorrebbe essere qualcosa di più!" non poté evitare di sbottare Hanamichi, subito pentendosene.
Kaede continuava a bere il succo d'arancia, come se stessero parlando del tempo, calmo e imperturbabile! Già, a lui che gliene fregava se il suo compagno stava soffrendo le pene dell'inferno a causa di quello stronzo con i capelli a punta…
Il signor Rukawa scoppiò a ridere, poi, rivolgendosi al figlio, disse:
"Accidenti, Kaede, è peggio di una telenovela…"
Il moretto rimase impassibile, in apparenza almeno, perché il rossino si sentì colpire, sotto il tavolo, da una calcio violento sullo stinco.
Riuscirono ad evitare che il padre li accompagnasse a scuola sulla Mercedes chilometrica praticamente scappando sulle biciclette.
Il signor Rukawa rimase a guardarli dalla finestra, e scosse la testa divertito. Suo figlio stava maturando e si stava aprendo, e forse il merito era proprio di quel buffo ragazzo con i capelli rossi, che sembrava essere riuscito dove tutti gli altri avevano fallito.
Sospirò profondamente, poi prese la cartella dei documenti e il computer portatile: era venuto per stare un po' con Kae-kun, ma il lavoro era sempre in agguato…
"Tuo padre sembra proprio una persona in gamba…" mormorò il rossino, mentre legavano le biciclette.
"Lo è"
Due parole, che bravo!
"Sei riuscito a rimanere sotto quota tre… vincerai il premio loquacità!" scherzò Hanamichi.
"Quello non te lo toglierà mai nessuno, do'aho!"
"Attento, che cominci a perdere colpi!" si interruppe e rimase in silenzio per qualche istante.
"Certo che non gli somigli per niente…" riprese, tornando al discorso di prima.
"Mph"
"Lui è molto estroverso, insomma…" e arrossì di nuovo nel rivivere la scena "…rimanere imperturbabile di fronte allo show di stamattina, e poi reagire con umorismo…"
Quel do'aho era fin troppo contento per aver avuto pure la benedizione di suo padre, pensò il moretto. Era necessario un intervento per farlo rientrare nei ranghi:
"Si dà il caso che mio padre abbia sempre pensato che Akira fosse la persona più adatta a me…" mormorò velenosamente.
L'altro si bloccò all'istante, poi, non riuscendo a contenere la rabbia, sbottò ad alta voce:
"Non è vero, non è possibile! Solo un idiota potrebbe pensare a te e… e a quel COSO in questi termini! Tu mi stai prendendo in giro…"
Aveva gli occhi pieni di rabbia, ma questa gli sbollì velocemente quando si accorse che quel baka Kitsune stava cominciando a ridacchiare (oddio, sempre nei limiti del ridacchiamento di un freezer in fase di riconversione…).
Il perdurare dell'ilarità del volpino, però, cominciò presto ad indispettirlo, e quindi non riuscì ad esimersi dal dargli una spinta con la spalla:
"Vedrai quanto riderai quando io scapperò con…" si interruppe cercando qualcuno con cui fare ingelosire quella volpe irridente.
"Uozumi? Fukuda? Nobunaga?" provò a suggerire Kaede, poi si fermò di botto, come colto da una folgorazione:
"Scusa… ora ho capito! Il tuo amico Takamiya…"
"Hai un senso dell'umorismo da due soldi.." lo rimbrottò il rossino, non potendo però trattenere il sorriso. Poi aggiunse, con tono molto serio "Comunque anche Takamiya ha le sue qualità…"
"Certo, scavando molto a fondo… sotto strati e strati di grasso…"
"Non ho mai detto di andare pazzo per i pelle e ossa come te!" e con questo, finalmente, entrarono in classe.
Quel pomeriggio, il padre di Kaede decise di andare ad assistere agli allenamenti. Era tanto che non vedeva giocare il figlio e voleva verificare se era davvero tanto migliorato. E poi gli piaceva osservare come si comportava con quel ragazzo dai capelli rossi, primo stimolo esterno capace di farlo reagire.
Quando entrò nella palestra, si accorse che stava per cominciare una partita. Fra gli avversari non faticò a riconoscere il figlio dei Sendoh, Akira.
Quando Kaede lo vide, gli si avvicinò:
"Oggi il signor Anzai ha organizzato un'amichevole con il Ryonan. Spero che ti divertirai…"
"Certo. Il Ryonan è la squadra di Sendoh, vero? Ma…" si interruppe per poi riprendere a voce più bassa "vorrei chiederti una cosa che non riesco a capire… chi sono queste tre scatenate che urlano in continuazione il mio nome?!" concluse indicando con un cenno della testa il trio di invasate del fan club.
Il figlio scrollò le spalle sconsolato:
"Tre disperate che mi perseguitano, Hana-chan le odia… e comunque urlano il MIO nome, non il tuo, papà".
Le tre pazzoidi, vedendolo così vicino, cominciarono ad gridare come ossesse i loro simpatici slogan…
Il padre scoppiò a ridere:
"Mi sembra di capire che non siano al corrente della tua storia con Hanamichi…"
"Hai proprio lo stesso intuito del Tensai…" replicò il figlio, allontanandosi.
"Del Tensai?" si chiese il padre "Cosa avrà voluto dire?!"
Anche Sendoh e Sakuragi si accorsero della presenza del padre di Rukawa, del resto, visto che non facevano altro che seguire ogni movimento del moretto, era davvero difficile non vedere con chi era andato a parlare.
"Ah, finalmente qualcuno che viene a fare il tifo per l'unico e solo genio del Basket…" gongolava il rossino, tutto soddisfatto.
"Spero e credo che sia venuto per me… do'aho" lo redarguì subito l'asso dello Shohoku.
"Kaede, ciao! Ho visto tuo padre… è venuto per rimanere un po'?" si intromise Sendoh.
"Mph… solo pochi giorni…"
"Bene…" il capitano del Ryonan sfoderò uno dei suoi famosi sorrisi a trentadue denti "…dopo andrò a salutarlo!"
"Sei sicuro che abbia tanta voglia di vedere uno stupido porcospino come te?!" intervenne Sakuragi con la sua risata più minacciosa "E' venuto qui per stare con Kaede… e con me!"
"Scimmia… torna sugli alberi!"
Fortunatamente Ayako aveva chiamato le squadre per dare il via alla partita, altrimenti quei due non l'avrebbero più finita, stava pensando intanto il volpino, avvicinandosi al centro del campo.
L'incontro si svolse tranquillamente, per quanto si possa utilizzare questo termine quando in campo si ritrovavano Sakuragi, Rukawa e Sendoh. Strani e inutili falli videro protagonisti soprattutto il rossino e il ragazzo con i capelli a punta, falli accompagnati, però, da scuse forbitissime:
"Oh, mi dispiace tanto che tu ti sia 'spiaccicato' a terra, viscido verme, non ti avevo proprio visto…" mormorava il numero dieci dello Shohoku dopo ogni entrata da killer sul ginocchio di Sendoh.
"Scusami, vicino a te si scivola, saranno le bucce di banana che lasci cadere… scimmia…" replicava pieno di contrizione il capitano del Ryonan dopo ogni entrata sulle caviglie del rossino.
Ad un certo punto, Anzai si impose per cambiare le marcature, redarguendo Sakuragi per finire sempre su Sendoh:
"Tu DEVI stare su Uozumi, hai capito? Sendoh lascialo a Rukawa…" gli urlò scandendo bene le sillabe.
Il rossino abbassò la testa, consapevole di non aver tenuto un comportamento molto professionale… ma presto si accorse di non essere il solo:
"Ma allora… allora hai scelto Uozumi! Sei senza cuore… povero Takamiya!" cominciò a sussurrargli quel baka Kitsune mentre tornavano in campo.
"Ne ho uno diverso a seconda delle ore del giorno…" replicò pronto. Stavolta non l'avrebbe data vinta a quella volpaccia spelacchiata!
"Insomma…" continuò il moretto sfoderando uno sguardo malizioso "…non mi resta che consolarmi con Sendoh!"
Fortunatamente, grazie alla nuova disposizione in campo, le cose proseguirono un po' meglio, e il principe del ghiaccio, e anche degli spiritosi, ultimamente, riuscì a tenere a bada l'orrido porcospino, sempre pronto a mettergli le mani addosso.
Lo Shohoku perse però per un punto, sebbene il volpino si fosse dato da fare fino all'ultimo secondo e la sfida come realizzatore con Sendoh fosse terminata in parità.
In piedi al centro del campo, ansanti per lo sforzo, i due assi di Kanawaga si strinsero la mano:
"Sei sempre più forte, Kaede" mormorò il numero sette del Ryonan sorridendo.
"Mph… anche tu non peggiori!" rispose l'altro, tergendosi la fronte con un asciugamano di spugna.
In quel momento si avvicinarono alla coppia Sakuragi e il padre del moretto. Fu proprio quest'ultimo il primo a parlare:
"Ciao Akira, sei davvero bravo…"
Rukawa si irrigidì, possibile che l'avversario avesse colpito il padre più di lui?
"…ma Kaede ti ha raggiunto! Sei fantastico, ragazzo…" e l'uomo appoggiò il braccio intorno alle spalle del figlio.
"Grazie, signor Rukawa. Sono felice di rivederla… " rispose gentilmente Sendoh.
"Spero che potremo incontrarci anche con i tuoi genitori, una sera di queste…" propose Rukawa senior.
"Sono sicuro che ne sarebbero felici…" spostò lo sguardo su Kaede "…e anch'io lo sarei".
L'atmosfera si era fatta un po' tesa, e il moretto decise che era meglio portare Sakuragi negli spogliatoi, prima che si scatenasse l'ennesima rissa…
Quando i due riemersero, lavati e vestiti, il padre di Kaede propose di portarli in un famoso ristorante.
"Allora… devo ammettere che siete davvero bravi" disse il signor Rukawa, mentre aspettavano che il cameriere venisse a prendere le ordinazioni.
"Beh… da quando sono entrato io in squadra, modestamente…" cominciò Sakuragi.
Kaede scosse la testa, ma decise di non dire nulla.
"Sì, sei bravo, ma mi è piaciuta tutta la squadra, avete un bel gioco organico"
"Giocava anche lei a basket?"
"Non ero un campione ma…" cominciò il signor Rukawa.
"…facevo la mia figura, playmaker della squadra universitaria…" terminò il figlio per lui, imitando anche il tono di falsa modestia.
L'uomo rise:
"Come potrai capire, Hanamichi, tendo a ripetermi sull'argomento!"
Cominciarono a cenare e la serata trascorse tranquilla. La conversazione fu portata avanti soprattutto dal rossino e da Rukawa senior. Kaede non partecipava attivamente, ma seguiva gli altri due, felice di poter vedere insieme e così affiatate le persone a lui più care.
Quando tornarono a casa, si verificò una strana situazione quando i tre si salutarono sul pianerottolo in cima alle scale, e i due ragazzi si avviarono insieme verso la camera del moretto: il signor Rukawa li guardò scomparire dietro la porta e avvertì uno strano bruciore agli occhi.
Sentiva un improvviso attacco di tristezza, forse della malinconia… quel ragazzo che per tanto tempo era stato il suo bambino, anche se lontano, difficile e solitario, era cresciuto, aveva compiuto le proprie scelte ed aveva trovato un'altra persona con cui dividere i propri pensieri, i successi e i fallimenti…
Non poté evitare di ripensare alla moglie, morta ormai tanti anni prima. Scese nel soggiorno. Se ben ricordava tutto quanto doveva ancora essere conservato nella libreria…
Era tanto tempo che non guardava quelle foto. Erano le classiche immagini di una famiglia felice…
Si versò del brandy e continuò a sfogliare l'album: il matrimonio, la nascita di Kaede, i primi sorrisi, i primi passi, il primo pallone…
Improvvisamente sentì un rumore dietro di sé:
"Mi scusi… ero sceso per prendere un bicchiere d'acqua…" era Sakuragi, che non si aspettava certo di trovare il signor Rukawa ancora alzato a quell'ora.
"Non ti preoccupare, non mi disturbi assolutamente! Non ho sonno e mi sto lasciando prendere dai ricordi…" rispose il padre di Kaede accennando con la testa alle foto sparse sul tavolino basso.
"E' sua moglie?" chiese Hanamichi. Il volpino non gli aveva mai parlato molto della sua famiglia, e in particolare non aveva mai parlato della madre, che doveva essere morta quando lui era ancora troppo piccolo.
"Sì, è lei…" rispose l'uomo più maturo, riportando lo sguardo su quelle immagini. Poi si riscosse: "Kaede non te le ha mai mostrate?"
Il rossino si sentiva un po' in imbarazzo. Cosa poteva pensare del loro rapporto quell'uomo venendo a sapere che il figlio non gli aveva mai mostrato le foto di famiglia?
"Tipico di lui" si rispose da solo il signor Rukawa "Lei è morta che Kaede aveva sei anni, ma lui le voleva davvero molto bene, era la persona che riusciva a farlo ridere, a farlo parlare come mai nessuno è più riuscito a fare… finché non sei arrivato tu"
Sakuragi arrossì. Non era sicuro che le cose stessero proprio così. Certo, la Kitsune era molto più rilassata negli ultimi tempi, ma quel sorriso, quello splendido sorriso che sfoderava in quelle foto, lui era riuscito a vederglielo molto raramente.
"Avvicinati, guarda…" era una fotografia che riprendeva madre e figlio che giocavano sulla spiaggia.
"Le somiglia tantissimo!" non poté fare a meno di esclamare il rossino.
"Sì, ogni volta che guardo Kaede mi sembra di rivedere mia moglie… e lui ha anche la sua stessa forza, la determinazione, la dolcezza…" si interruppe preso dai propri ricordi, poi ricominciò a parlare:
"Non stupirti se ti dico che ha anche la sua stessa dolcezza. Kaede cerca spesso di nascondere certi aspetti del suo carattere sotto una corazza di freddezza ed imperturbabilità, ma questo non significa che non provi gli stessi sentimenti di tutte le altre persone…. Ma perché dirlo a te, che ormai devi conoscerlo meglio ancora del suo vecchio padre!" e sorrise al ragazzo che gli stava di fronte, ancora preso dall'immagine meravigliosa di quella madre e quel bambino che giocavano ridendo sulla subbia.
"Kaede deve aver sofferto molto per la scomparsa della madre…" mormorò il rossino più rivolto a sé stesso che al signor Rukawa.
L'uomo sospirò:
"E' stato un colpo micidiale per tutti noi, ma io ho avuto il lavoro ad impegnarmi e a salvarmi. Kaede, invece, si è tenuto tutto dentro…" poi, apparentemente cambiando discorso "Lo hai mai sentito suonare?"
Al cenno di diniego di Hanamichi, continuò:
"Mia moglie era una pianista, e sin da quando Kaede era piccolissimo, le piaceva moltissimo suonare per lui. Il bambino sorrideva, la ascoltava per delle ore. Quando compì cinque anni, la mamma decise di cominciare ad insegnargli i rudimenti della musica… Dopo la sua morte, continuò a prendere lezioni. Sentirlo suonare significa sentire il suono delle sue emozioni… Molte volte questo è stato l'unico modo per creare un contatto con lui…"
"Non ha mai suonato per me, da quando lo conosco. Non sapevo neanche che conoscesse la musica…" mormorò Sakuragi. Gli sembrava di essere all'oscuro di tutte le cose importanti della persona con cui viveva da tanti mesi…
"Smise completamente verso gli undici anni. Non so perché…" rispose l'uomo, poi guardò l'orologio:
"Si è fatto proprio tardi… forse è il caso di andare a dormire, se domani vogliamo svegliarci ad un'ora decente!"
Il rossino annuì, ma in realtà rimase ancora un po' seduto sul divano con quella foto in mano, a pensare se sarebbe mai riuscito a conoscere fino in fondo quel ragazzo così difficile e pieno di misteri.
Il giorno successivo se la presero tutti abbastanza comoda, visto che non c'era la scuola.
Il realtà, in altre circostanze, i due ragazzi avrebbero sfruttato in un modo molto piacevole e 'intimo' le ore tra la sveglia ed il pranzo, ma la presenza del padre di Kaede non permetteva neanche di pensare ad una eventualità simile!
Si alzarono e fecero colazione tutti insieme, e poi, sempre tutti insieme, uscirono per fare una passeggiata fino alla spiaggia.
"Certamente a Tokyo non c'è quest'aria fantastica!" esclamò il signor Rukawa respirando a pieni polmoni.
"Neanche a New York…" intervenne il rossino.
"No, proprio no… dovreste venirmi a trovare negli Stati Uniti, qualche volta, è una strana nazione, affascinante…"
Aveva toccato un tasto dolente? Hanamichi aveva abbassato il viso, pensieroso, dopo aver lanciato uno sguardo preoccupato verso Kaede, il quale, da parte sua, non aveva fatto alcun commento…
Tornando verso casa, attraversarono il parco. Era davvero una bella giornata di fine autunno. L'aria era ancora dolce, nonostante l'inverno fosse già alle porte.
Passando davanti al campetto da basket, sentirono un pallone rimbalzare sul cemento. Si avvicinarono per vedere chi stesse giocando in quel momento…
La pettinatura caratteristica non lasciava certo adito a dubbi… si trattava proprio di lui, l'orrido e sempre inopportuno porcospino!
Sakuragi fece per andarsene, sperando che gli altri due lo seguissero, ma presto si rese conto che non era così. Il signor Rukawa, infatti, trovava naturale salutare il figlio dei suoi amici, anche se era proprio il rovinafamiglie che insidiava la loro felicità…
"Ciao Akira!" esclamò il padre di Kaede.
"Buongiorno, signore" il gel che usava per fissare quella ridicola pettinatura continuava a provocargli il solito effetto collaterale… come spiegare infatti che riuscisse a sfoggiare quel sorriso da demente ventiquattro ore su ventiquattro?
"Te la cavi davvero bene, ragazzo!" notò il Rukawa-senior dopo aver osservato la parabola perfetta del pallone dopo il tiro da fuori area di Sendoh.
Il capitano del Ryonan sorrise, poi replicò:
"Come lei ha già notato, però, Kaede mi ha quasi raggiunto…".
"Quasi? La Kitsune ti supera in tutto, stupido idiota… sei solo una mezza schiappa…" sbottò il rossino.
"Tu sta' zitto, che quando giochi a basket sembri una scimmia con un'enorme arancia in mano…" era davvero facile provocare quel bamboccio!
"IO SONO IL TENSAIIIIII!!!!!"
Ormai Sakuragi stentava a trattenersi dal far partire un pugno dritto sul muso dell'orrido porcospino… Fortunatamente Kaede intervenne posandogli la mano sul braccio, dimostrandosi sempre presente anche quando sembrava indifferente alle cose che gli succedevano accanto…
Il padre, invece, si era divertito ad osservare la schermaglia: era straordinario vedere come quei ragazzi si litigassero il suo cucciolo scorbutico:
"Figliolo, che ne dici di dare una lezione a questi pivelli?" propose ridendo.
Kaede lo guardò senza rispondere, ma subito si sentì l'urlo del rossino:
"Io non ci gioco con quello stronzo!"
"Propongo di cambiare le coppie" intervenne, più pacatamente, Sendoh.
Tutti fissarono lo sguardo sul volpino, che non aveva ancora pronunciato una parola….
"No, sono d'accordo con mio padre: i Rukawa contro voi due…" in realtà stava pensando che quella poteva essere un'opportunità per migliorare il rapporto fra quei due, costretti, volenti o nolenti, a collaborare.
Vana speranza!
Finché la palla l'aveva in mano il padre, andava tutto bene, ma non appena ne veniva in possesso lui, si scatenava la caccia: Sendoh, che aveva comunicato fin dall'inizio che sarebbe stato lui a marcarlo, gli si precipitava addosso per cercare di bloccarlo, esibendo placcaggi da rugby, più che da basket, e facendolo finire a terra più di una volta. Hanamichi, invece, pur avendo inizialmente cercato di evitare lo scontro con l'orrido porcospino, presto si era reso conto di non poter resistere a quelle scene, e quindi interveniva nelle mischie, rifilando gomitate nel fianco e pestoni sui piedi di quello che doveva essere il suo compagno di squadra …
E così i Rukawa vinsero con estrema facilità: il padre smarcava il figlio, la coppia avversaria si lanciava all'assalto, lasciando libero l'altro giocatore, e questi insaccava non appena Kaede riusciva a liberarsi del pallone.
"Venti a otto…. Vi abbiamo davvero umiliati!" riuscì a mormorare il signor Rukawa, ansante e piegato in due dallo fatica di quella sfida… del resto non era più il giovanotto della squadra universitaria!
Sakuragi e Sendoh, si guardarono in cagnesco, addossandosi vicendevolmente la responsabilità della sconfitta, mentre il moretto, confermandosi un caso a parte, continuava a provare i tiri da tre…
Fecero la strada tutti insieme, del resto i Sendoh non abitavano molto lontano dalla casa dei Rukawa, ma, arrivati di fronte alla porta di casa, il padre di Kaede decise di invitare l'altro ragazzo a rimanere a cena con loro.
Ovviamente Akira non se lo fece dire due volte… ogni occasione era buona per intensificare il rapporto col numero undici dello Shohoku….
"Bene, tutti a fare la doccia!" esclamò il signor Rukawa precipitandosi nel bagno al piano terreno.
Gli altri tre salirono al piano superiore, davanti il padrone di casa, e dietro gli altri due che si lanciavano occhiate di fuoco.
Il volpino cominciò a cercare nei cassetti, poi tirò fuori un maglione e un paio di jeans che passò ad Akira:
"Vai per primo" disse con il solito tono imperturbabile.
"Ma… ma… QUELLI SONO VESTITI MIEI!!" urlò il rossino furente.
Il moretto scrollò le spalle, rassegnato ad avere a che fare con bambini dell'asilo:
"Gli avrei dato i miei, senza problemi, ma non credo che gli entrino… voi invece avete la stessa corporatura" spiegò semplicemente.
Anche Akira aveva sperato, in effetti, che quelli fossero i vestiti di Kaede, ma sapeva che il volpino aveva ragione: i suoi jeans non gli sarebbero mai entrati…
Rimasti soli nella stanza, Sakuragi mise subito il broncio, sedendosi sul letto e voltando le spalle al compagno. Il moretto lo guardò scoraggiato: era mai possibile che si dovesse sempre ripetere quel giardino di infanzia quando Sendoh e il rossino si incontravano?
Si sistemò accanto all'amico. Questi gli voltava ancora le spalle, ma lui decise che, per una volta… una? Per l'ennesima volta! …avrebbe cercato di capire quella testa calda: gli passò le braccia intorno alle spalle e gli poggiò un bacio leggero sul collo…
"Baka Kitsune…" mormorò Hanamichi, cercando di mantenere un tono arrabbiato.
"Do'aho…"
"Io… io…" riprese il rossino, lasciando trasparire tutto lo scontento per quella situazione.
"Mph!" e la Kitsune strinse l'abbraccio.
"…perché non posso chiuderti in una scatola… Non voglio che gli altri ti vedano… sei solo mio!" borbottò Hanamichi ancora sofferente.
Rukawa si allontanò da lui, poi lo costrinse a voltarsi:
"Non dire mai più una cosa del genere!" sibilò.
"E… perché?" il rossino era così convinto di aver subìto un torto, con la presenza Sendoh a cena, che evitava di utilizzare anche il poco cervello che, per inerzia, metteva di solito in attività.
"Me lo chiedi? Sei un do'aho!"
Sakuragi si accorse della rabbia e, allo stesso tempo, del dispiacere nel tono del compagno, quindi, dopo qualche istante di silenzio, mormorò con voce più contrita:
"Guarda che lo so che il bello dell'amore è la libertà, ma io ti metterei lo stesso in una scatola, con mille lucchetti sopra! Non sopporto come ti guardano gli altri…" lo disse senza smettere di fissare l'altro ragazzo negli occhi.
"Mph! Puoi desiderarlo, ma io non mi ci farò mai mettere!" il moretto aveva scandito bene quelle parole, nel vano tentativo di far ragionare quell'assurdo do'aho, ma temeva che ormai questa fosse un'impresa inutile…
In quel momento si udì la voce tranquilla e disinvolta del capitano del Ryonan:
"Scimmia, ho finito. Puoi toglierti dai piedi!"
Il rossino tentò una reazione, ma lo sguardo corrucciato della sua Kitsune lo convinse a desistere, per cui continuò ad imprecare, ma cercò di farlo a bassa voce.
Un duro colpo ai suoi buoni propositi venne però dalla vista dell'abbigliamento con cui Sendoh aveva fatto il proprio ingresso nella stanza… Abbigliamento?! Mancanza di abbigliamento! Aveva solo l'asciugamano legato intorno ai fianchi…
"Kaede, scusa, mi servirebbe anche la biancheria… Credo che la tua mi dovrebbe andare…"
"Porco, schifoso, maniaco, bastmmpppphhhhh"
Prima che le cose sfuggissero definitivamente ad ogni controllo, Rukawa schiaffò una mano sulla bocca del rossino, le cui orecchie stavano pericolosamente cominciando a fumare, e lo spinse nella stanza da bagno.
Sendoh e Rukawa rimasero da soli nella stanza da letto. L'asso del Ryonan cominciò a vestirsi, lentamente.
Appena si fu infilato i pantaloni, si avvicinò al moretto, che era rimasto di spalle vicino alla finestra:
"Puoi girarti, sono di nuovo 'decente' " mormorò scherzosamente.
"Mph" fu l'unica risposta dell'altro ragazzo.
"Mica ti sarai arrabbiato perché mi sono divertito a provocare un po' la scimmia rossa!"
"No, ma preferirei che la smettessi…" sospirò Kaede, seccato per dover intervenire.
"Non è molto sicuro di sé se ha tanta paura…"
"Per favore!"
"Che ti sta facendo? Cosa vuole?" Sakuragi, vincitore del premio 'doccia rapida', era già tornato.
"Eccola la scimmia, già di ritorno?" disse Sendoh, finendo di abbottonarsi la camicia.
"Piantala o ti appendo al lampadario per un orecchio, schifoso porcospino!"
Rukawa, ormai completamente rassegnato, decise che potevano anche cavarsela da soli, e si rifugiò nel bagno…
La cena, purtroppo, proseguì sulla falsa riga del pomeriggio che l'aveva preceduta: Sendoh, pur continuando a mostrare maggiore contegno rispetto al rossino, lo provocava sottilmente in ogni momento, e il grande Tensai cadeva in ogni trappola, fra l'altro acuendo la propria sofferenza grazie al continuo sforzo di evitare di sbottare in maniera plateale.
Il padre di Kaede non poteva evitare di stupirsi di fronte a questi continui punzecchiamenti: possibile che il figlio scatenasse simili passioni? Lo guardò attentamente per qualche istante: in effetti era davvero splendido, così forte e delicato allo stesso tempo, così evidentemente teso nello sforzo di mostrarsi insensibile ad ogni emozione… così somigliante alla madre…
Dopo che Sendoh se ne fu andato, il signor Rukawa rimase nel soggiorno, perso in quei ricordi che non credeva più di avere, che si illudeva di aver cancellato da parecchi anni…
Sentiva distrattamente le chiacchiere del rossino che stava aiutando Kaede a sistemare la cucina, e ripensava a quando quella casa era riempita da un'altra voce, da un'altra risata…
Quando i due ragazzi tornarono nel soggiorno, il moretto si rese subito conto dell'espressione assente del padre. Lo sguardo gli si incupì subito: lui non voleva ricordare, aveva impiegato tanto di quel tempo per cancellare ognuna di quelle immagini…
Ma il viso del padre era così teso, così triste, che lui non poté scappare come sempre. Lentamente si avvicinò al pianoforte ed alzò la ribaltina che proteggeva i tasti.
Non gli piaceva più suonare, per molto tempo l'aveva fatto perché l'aveva sentito come un legame con la madre, un modo per far finta di non averla perduta… ma poi aveva capito che tutto questo non faceva che acutizzare il suo dolore, che costituiva uno sciocco mezzo per nascondere la testa… e lui aveva deciso di rialzarsi. Così aveva smesso.
Cominciò con Chopin… avevano ancora i dischi in vinile dei concerti della madre, Chopin era il suo compositore preferito… Si lasciò catturare, si abbandonò all'onda inebriante di quella musica…
Sakuragi rimase a guardarlo, non si aspettava che la Kitsune fosse così brava, ma presto la sua ingenua ammirazione lasciò il posto a una sorta di pena, di malinconia…
Quando il signor Rukawa lasciò i ragazzi, Kaede continuò a suonare. Pian piano stava recuperando l'agilità delle dita, man mano riusciva a far scorrere le mani più fluidamente su quella tastiera.
Hanamichi gli si avvicinò da dietro, abbracciandolo stretto. Gli sembrava di doverlo trattenere, come se in quel momento potesse volare via lontano… gli sembrava che quell'atmosfera così malinconica, così densa di ricordi da cui lui era escluso, stesse avvolgendo il suo compagno e glielo stesse allontanando.
Si fermò a guardare quelle mani diafane che si muovevano rapidamente creando melodie coinvolgenti…
Lo strinse ancora di più tra le braccia e gli posò un bacio sui capelli… Qualcosa si ruppe, oppure, è più esatto dire, qualcosa si ricompose magicamente. La musica cessò, e Kaede si girò in quell'abbraccio, intrecciando le dita dietro al collo del rossino.
"Che ti prende?" mormorò osservando lo sguardo preoccupato della sua scimmia.
"N-niente… per un momento mi è sembrato che fossi lontano da me…" rispose Hanamichi, arrossendo.
Il moretto scosse la testa… poi gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli:
"A mio padre piace sentirmi suonare… attraverso la mia musica gli sembra di comunicare con mia madre…"
"Non pensavo che potessi mettere tanta passione in qualcosa…" e Sakuragi si esibì in una delle sue insopportabili risate da Tensai. Poi si interruppe per aggiungere: "…cioè, in qualcosa che non fosse…" e lo guardò maliziosamente.
"Sei proprio un hentai!" lo gelò il volpino, allontanandosi.
"Do-dove stai andando?!" esclamò l'altro preoccupato.
"A letto… a dormire!" specificò vedendo l'espressione ebetemente estatica che aveva assunto il volto del rossino.
"Ma… Baka Kitsune!!!!" urlò il Tensai, lanciandosi all'inseguimento e raggiungendolo sulle scale. Lo afferrò per la vita sussurrando "Adesso non mi sfuggi…" e cominciò a baciarlo sul collo….
La mattina dopo i due ragazzi si alzarono tardi. Non si erano svegliati proprio tardissimo, ma le prime ore della mattina erano trascorse a 'rotolarsi come orsetti bianchi', secondo una felice definizione di Miyagi.
Quando scesero in cucina per fare colazione, si aspettavano di trovare il signor Rukawa, invece la stanza era vuota.
"Probabilmente tuo padre starà ancora dormendo… del resto ieri sera abbiamo fatto tardi"
"Mph. Mi sembra strano… è sempre stato mattiniero"
Fu solo quando passarono per il soggiorno che si resero conto della busta lasciata in bella vista sul tavolo.
Sakuragi la prese in mano: era aperta, sul retro c'erano scritti entrambi i loro nomi, ma non era lui a doverla leggere, lo sapeva, quindi la passò al compagno.
Kaede si avvicinò all finestra, appoggiandosi al davanzale:
"Caro Kaede,
ho deciso di ripartire per Tokyo. Vado via tranquillo, perché ora so che sei diventato grande.
In realtà già lo avevo già intuito: io invecchio e tu cresci, ma avevo bisogno di constatarlo con i miei occhi. Adesso so di non avere più un cucciolo da accudire: mio figlio è diventato un uomo.
Inoltre so di lasciarti in buone mani.
Per tanto tempo sono stato preoccupato per te, figliolo: eri troppo solo, troppo preso da problemi più grandi di te, che non potevi affrontare da solo… ma ora ti vedo finalmente rilassato, felice. Non sai quanto la cosa mi riempia di gioia, anche se forse, in fondo, c'è un po' di malinconia in tutto questo, perché non sono stato io a darti questa serenità, perché il sentimento che ti ha cambiato la vita non è l'affetto del tuo vecchio papà, ma l'amore di un altro ragazzo. Questo non vuol dire che io sia meno contento, significa solo che mi sento un po' più inutile e un po' più vecchio… e anche consapevole di non potermi presentare a casa 'vostra' senza avvertire prima!
Ti voglio bene
Papà".
Finito di leggere, il moretto passò il foglio al rossino, senza aggiungere una parola.
Sakuragi guardò per un istante il compagno negli occhi, come impaurito dalla solennità di quel gesto, ma il debole sorriso che ottenne in risposta spezzò la tensione.
Lesse lentamente: capiva bene l'importanza di quel momento, la condivisione che il volpino gli stava offrendo di quello che per molto tempo era stato l'unico rapporto affettivo della sua vita... e poi era strano scoprire la profondità dell'intesa tra padre e figlio, intesa che anche lui aveva conosciuto ma di cui era stato privato troppo presto.
Quando terminò, sentiva una strana sensazione. Il signor Rukawa aveva dimostrato di accettare quel che c'era fra loro, aveva capito che quello che li univa era un sentimento forte, intenso, non una sciocchezza da adolescenti. Inoltre sembrava non aver notato la 'particolarità' della situazione, e questo non poteva che riempirlo di gioia, però da quelle parole emergeva anche una strana pena, come se il nuovo legame formato dal figlio lo rendesse più indifeso, più solo nella lotta che finora li aveva visti uniti contro il dolore dei ricordi.
Hanamichi poggiò il foglio sul tavolo.
Kaede era di nuovo appoggiato alla finestra, preso, apparentemente, dall'osservazione delle foglie appassite che cadevano dagli alberi andando a ricoprire il prato.
Gli si avvicinò alle spalle e gli passò le braccia intorno alla vita, poggiando il mento sulla sua spalla. Le foglie ingiallite si facevano trasportare dal vento, leggere, fino a depositarsi a terra.
Non disse nulla, quel silenzio era bello, denso di sentimenti e di emozioni che mille parole non sarebbero riuscite a spiegare. Gli baciò leggermente i capelli, e lo strinse più forte.
"Ti amo tanto" non poté fare a meno di sussurrare.
La sua Kitsune si girò in quell'abbraccio e gli accarezzò la guancia con le dita sottili. Sorrise, un sorriso dolce, un po' malinconico, poi avvicinò il viso al suo e lo baciò.
Era passato qualche giorno dalla partenza del padre di Kaede.
Era sera ed i due ragazzi erano sdraiati sul divano a guardare una partita dell'NBA. In realtà a guardarla era solo il volpino, visto che Hanamichi era troppo preso dall'intensa attività di accarezzargli i capelli, il collo, le spalle… e a respingere gli assalti del loro gattaccio, sempre pronto a mettersi in mezzo.
Squillò il telefono.
"E' per te, tua madre…" gli comunicò il volpino tendendogli la cornetta.
Hanamichi borbottò qualcosa di inintellegibile, poi afferrò il telefono seccato.
"…sto bene…sì, anche Kaede… guardiamo una partita… un'ora fa, zuppa di pesce e verdura…sì, abbiamo messo in ordine…sai benissimo che ODIO le maglie di lana…va bene, va bene… no, non cominciare… C-COSA??? Non se ne parla nemmeno!"
A quest'urlo disperato, l'attenzione di Rukawa si concentrò sul compagno. Sakuragi coprì il ricevitore con una mano, sussurrandogli:
"Mia madre vuole che domani sera andiamo a cena a casa…" poi, tornando a parlare con lei:
"…non è che siamo impegnati, però… no, non puoi decidere per noi…mamma! MAMMA!!!" si allontanò il microfono dall'orecchio e guardò Kaede con uno sguardo stupitissimo:
"Ha attaccato… HA ATTACCATO! Ha detto che ci aspetta domani…"
Il moretto riportò la propria attenzione sullo schermo.
"Non dici niente?! Come diavolo facciamo a non andarci… quella si sarà già messa a cucinare!" scuoteva la testa arrabbiatissimo.
"Do'aho, sta' fermo, dai fastidio a me e a Seth!"
"Ti importa più di quello stupido gatto che di me… adesso mi toccherà trovare una scusa davvero sensazionale…"
"Mph!"
"Già, è facile per te! Non capisci la gravità della situazione…"
"Andiamoci e abbiamo risolto… e adesso sta' zitto!" sbottò il volpino, seccato dalle continue interruzioni. Purtroppo l'effetto delle sue parole fu micidiale. Sakuragi gli strinse le braccia intorno al collo fin quasi a strangolarlo…
"Davvero ci verresti?! Davvero-davvero? Grazie volpe!" e continuò a stringerlo e a baciarlo.
Kaede riuscì solo dopo parecchi minuti di una lotta estenuante a liberarsi dagli attacchi del Tensai e a ritornare all'iniziale situazione di calma…
Purtroppo, però, la partita era ormai finita, e le uniche parole del cronista che riuscì a sentire, furono:
"…quello che vi abbiamo appena comunicato è il risultato finale di questo straordinario e intensissimo incontro… davvero una di quelle partite che entusiasmano gli amanti del basket! John, a te la linea per il notiziario…"
"Beh, com'è finita?" chiese innocentemente Hanamichi.
Lo sguardo inceneritore del volpino lo colpì contemporaneamente al tono astioso:
"Vorrei saperlo anch'io, do'aho!"
La sera successiva i due ragazzi si presentarono puntuali a casa di Sakuragi.
Appena bussarono, madre e figlia li ricoprirono di abbracci e feste:
"Hanamichi non viene mai a trovarmi… ormai si è anche dimenticato di avere una madre!" spiegò la donna al moretto, dopo averlo abbracciato e aver cominciato a guidare il gruppo verso il soggiorno.
I due si erano già incontrati qualche volta, e sempre la madre di Hanamichi lo aveva trattato con gentilezza, con affetto. Il figlio le aveva raccontato qualcosa sulla vita di quel ragazzo, del suo carattere difficile, della sua solitudine… e questo l'aveva commossa. Poi, anche quando aveva capito qual era il vero rapporto fra i due, cosa che era accaduta parecchio tempo prima che Hanamichi si decidesse a farsi uscire qualche oscuro bofonchiamento riguardo al 'qualcosa più di un'amicizia' che lo legava al moretto, aveva deciso di non intromettersi, di accettare quello che loro avevano scelto.
In realtà, forse all'inizio aveva provato un pochino di dispiacere … niente piccoli rossini a chiamarla nonna… anche se poi si era trovata a chiedersi se davvero questa fosse una perdita o piuttosto un piacere fatto all'umanità…
"La mamma ha preparato il tuo piatto preferito…" rivelò la piccola Kaori Sakuragi, guardando adorante l'amico del fratellone.
Il moretto sorrise e ringraziò, domandandosi quale fosse il proprio piatto preferito, visto che non aveva mai espresso un'opinione in merito.
"Sai, me l'ha detto Hanamichi" spiegò la signora Sakuragi, guardando compiaciuta il figlio. Il rossino si portò la mano dietro la testa, nella posa tipica che in lui indicava imbarazzo. Poi guardò Kaede alzando le spalle.
Il 'suo' piatto preferito si rivelò poi essere quello preferito dal rossino, come del resto il moretto aveva sospettato sin dall'inizio. Sorrise tra sé e sé, ma non disse niente, anche perché davvero la mamma di Sakuragi si era superata per fare in modo che tutto fosse perfetto.
Finito di mangiare, rimasero a chiacchierare. La signora Sakuragi, proprio come tutte le mamme, era ansiosa di raccontare tutte le imprese del figlio da quando questi si trovava ancora nella sua pancia… e quindi i calci, il parto travagliato, la prima impressione, terrificante perché, a quanto pareva, Hana-chan neonato era tutto rosso e urlacchiante, e poi le prime parole, le cose buffe, quelle ridicole, quelle che il figlio non avrebbe mai raccontato…
Ad un certo punto il rossino sbottò:
"Mamma! Piantala, a Kaede non interessano tutte le mie imprese degli ultimi sedici anni…"
Ma l'algida Kitsune era proprio in vena di prenderlo in giro, visto che replicò:
"Ma cosa dici, Hana-chan… Signora continui, stava raccontando di quando a dieci anni il Tensai rischiò di annegare nella vasca da bagno…"
"Baka…" mormorò il rossino, esasperato…
La madre sembrava proprio non aver notato la schermaglia, perché continuò a ricordare imperterrita.
Poco dopo Hanamichi e la sorella si ritirarono in cucina per riordinare, mentre la madre e Kaede rimasero nel soggiorno.
Il volpino era un po' in imbarazzo. Sakuragi gli aveva detto di aver comunicato alla madre quale fosse il loro vero rapporto, però non sapeva se, sotto la facciata di tolleranza e allegria, la donna avesse veramente accettato la loro condizione.
A questo stava pensando mentre lei gli chiedeva della scuola e del basket.
Ad un certo punto, però, la signora prese un tono più serio:
"Sono contenta che abbiamo finalmente l'occasione di parlare un po' tra di noi" cominciò, mettendo istantaneamente il moretto in allarme "Non credere che io sia una di quelle mamme continuamente in apprensione o pronte a fare la morale per qualsiasi cosa…"
Ecco, finalmente erano arrivati al punto, pensò il volpino.
"Sono rimasta stupita quando ho capito cosa ci fosse tra voi due, forse perché la mia scimmietta aveva confuso anche me con tutti quegli innamoramenti continui…" scoppiò a ridere, e anche Rukawa tentò una specie di sorriso "…ma non ne sono stata dispiaciuta, soprattutto perché ho visto come Hanamichi è cambiato da quando sta con te, quanto è maturato… e penso che questo sia merito tuo.
L'unica cosa, la cosa per cui ho deciso di affrontare questo argomento è una raccomandazione… non farlo soffrire: lui ti ama da impazzire… e io so che tu meriti questo suo amore, però continua a prenderti cura di lui… sembra forte, sbruffone, superficiale, ma è solo l'apparenza. E' leale, generoso e sensibile, a modo suo. Senza di te perderebbe gran parte della sua grinta"
In quel momento rientrarono i due fratelli:
"Di cosa state parlando? Come mai così seri?!" al rossino non era sfuggita la strana atmosfera che riempiva la stanza.
"Niente… stavo raccontando a Kaede di quella volta che ti sei ubriacato, bevendo vino pensando che fosse succo di lampone, e sei comparso nudo davanti a tua nonna…"
"MAMMA!!!!!!"
Stavano camminando per strada. Era tardi, la madre del rossino sembrava quasi non volerli più fare andare via.
"E' stato terribile! Mia madre ha un sesto senso per raccontare tutti gli episodi che io vorrei cancellare dalla mia vita…" Sakuragi lanciò un'occhiata di sottecchi al ragazzo che gli camminava al fianco:
"Ti sei annoiato?"
Rukawa accennò un mezzo sorriso:
"No, quegli episodi mettevano TE in imbarazzo, non me, do'aho"
"Baka!" borbottò Hanamichi fra i denti, ma contemporaneamente gli afferrò, come casualmente, la mano con la propria.
"Che ti ha detto mia madre, a parte rivangare le mitiche gesta del grande Tensai? Ti ha parlato di noi?" era un po' preoccupato. Sapeva che la madre era una donna di larghe vedute, ma sapeva anche che riusciva ad essere troppo diretta a volte, e questo poteva creare dei problemi con la Kitsune.
"Niente di particolare. Mi ha chiesto come avessi accettato la tua precedente relazione con Uozumi…"
"TEME KITSUNE!!!! La smetti di prendermi in giro?!" urlò il rossino, che aveva ascoltato ingenuamente fino alla fine.
"Te lo meriti! Adesso sta' un po' zitto…"
Continuarono a camminare sfiorandosi la mano.
Appena entrati in casa, si accorsero della lucetta rossa che lampeggiava sulla segreteria.
Era il padre di Kaede, che li salutava ed annunciava la propria partenza per New York.
"Sai, tuo padre è proprio un tipo in gamba… credo che abbia anche compreso la fortuna che ti è capitata a stare con il grande Tensai…"
"Non gongolare tanto. Sono sicuro che sia mio padre che tua madre abbiano capito che il fortunato, in questa situazione, sei tu!" lo rimbrottò l'altro.
"Allora la mamma ti ha detto qualcosa!"
"Mph…"
"Dai, cosa ti ha detto?!" cominciò a pregare.
"Piantala do'aho… voglio andare a dormire, per oggi ho già parlato troppo!"
"Kitsune, se non ti decidi a parlare metto lo stereo a palla per tutta la notte! Cosa ti ha detto? Forza!"
Il volpino scrollò le spalle rassegnato. Forse era meglio accontentarlo e farla finita:
"Ha detto che, pur essendo una scimmia insopportabile, hai qualche qualità molto nascosta…"
"E poi?" era impaziente… chissà se la madre aveva fatto qualche rimostranza…
"…di prendermi cura di te, perché da solo non te la caveresti mai…" ecco, ora che glielo aveva detto, finalmente potevano andare a dormire.
Il rossino divenne immediatamente serio:
"E… e tu ti prenderai cura di me?" mormorò imbarazzato.
"No" fu la pronta risposta, ma il sorriso dell'algida Kitsune contrastava con le sue parole.
Hanamichi scoppiò a ridere:
"Ok, adesso che abbiamo le benedizioni ufficiali delle nostre famiglie, non ci resta che organizzare il matrimonio… pensa, poi potremmo anche avere un bambino! Sì, potremmo metterlo nella stanza accanto alla nosss… AHIO!!!" un pugno l'aveva colpito in piena faccia…
"Sei proprio un do'aho… prova a dire un'altra stronzata del genere e non mi limiterò ad un pugno…" il moretto rabbrividì all'idea di poter avere un bambino… per fortuna che era un ragazzo!
Ma l'altro ormai era partito… gli piaceva troppo l'idea di formare una 'vera' famiglia…
"Chissà, magari fra dieci anni ci sarà un sistema di inseminazione artificiale per gli uomini… pensa quanto saresti tenero con un bel pancione…" lo sguardo gli divenne vacuo, mentre con la fantasia si perdeva dietro l'immagine della sua Kitsune con un bel bambino con i capelli rossi e gli occhi blu…
Secondo, terzo, quarto pugno, eppure quell'espressione ebete persisteva…
Rukawa cominciava a spazientirsi: non poteva sopportare che quel do'aho si fissasse con un'idea tanto orribile!
"Piantala baka! Se ti senti tanto prolifico, ti consiglio di convincere Uozumi…"
Finalmente Sakuragi sembrò risvegliarsi. L'immagine del giocatore del Ryonan con il pancione era davvero disgustosa…
"Vuoi negarmi l'emozione della paternità?!" chiese con tono fintamente addolorato.
"Perché il pancione non te lo fai crescere tu…" il moretto cambiò tattica, fissando insistentemente il torace dell'amico.
Un lampo di panico attraverso lo sguardo del rossino, che poi scosse la testa rassegnato:
"Finiremo come quelle coppie senza figli piene di cani e gatti… questa non te la perdono, gelida Kitsune!"
"Ma no, non arrenderti subito…" Kaede gli appoggiò la mano sul braccio, serio, "dovresti parlare con tua madre dei rischi del parto naturale…".
"BAKA KITSUNE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
The End
PS So che tutti vorrebbero avere dei genitori così, e che pochi li hanno… ma mi piace pensare che Kaede e Hanamichi siano tra i fortunati….
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