Stavolta credo proprio che scandalizzerò qualcuno, ma quest’idea mi è venuta in mente stamattina (colpa della febbre?) diciamo che mi sono svegliata pensando a… certe cose tra i nostri beniamini…

I personaggi sono di Takeiko Inoue, tutto il resto è farina del mio sacco.

È una PWP, perciò per l’occasione cambio il mio nick-name – per non perdere la faccia con gli amici più o meno omofobi ai quali è stato già difficile confidare che scrivo fanfic sdolcinate sotto lo pseudonimo “…” non posso dire quale – ed ho creato una casella e-mail apposita. ChiBi vuole essere il diminutivo di Chicago Bulls, inoltre in giapponese bi significa bello, insomma sto proprio delirando con la febbre, ma tanto tra poco ve ne accorgerete anche voi. Chi è vergine non lo legga.

 

 


Gelosia

parte I

di ChiBi


 

Ancora non poteva credere di essersi messo con lui. Per quanto tempo l’aveva guardato e desiderato senza però pensare ad una minima speranza con quello che non solo era uno dei più bei ragazzi che avesse mai visto, ma anche un playboy e, soprattutto, un suo avversario sul campo da basket… Eppure era tutto vero, ed ora stavano facendo l’amore con foga e passione, come sempre alla fine di una partita tra le loro due squadre.

Per fortuna fino ad ora non li avevano mai scoperti, altrimenti si sarebbero trovati nei guai: come avrebbero spiegato la loro storia ai rispettivi compagni di squadra? E se questi ultimi avessero avuto ribrezzo di loro, chissà come avrebbero reagito al notare che di proposito, dopo le grandi partite, andavano a fare la doccia sempre per ultimi, per restare indisturbati!

Dovrebbe essere più comodo a casa, ma purtroppo, i loro vicini si erano lamentati numerose volte, arrivando anche ad aspettare che uscissero di casa per insultarli e picchiarli a dovere. La loro quindi non era certo una storia facile, in più il fatto di doverne tacere coi compagni rendeva tutto ancora più difficile e sapere che l’unico altro luogo che consideravano come una casa, l’unico posto in cui potevano dare libero sfogo alla loro passione era la palestra, li esasperava.

Ma l’adrenalina delle partite, l’eccitazione al solo pensiero di doversi marcare come avversari mentre centinaia di fans gridavano il loro nome e li incitavano a fare del loro meglio, il disperato bisogno di possedersi ancora una volta anima e corpo dopo tanto tempo – naturalmente, giocando in squadre avversarie, spesso succedeva che non potessero vedersi per diversi giorni di fila – li costringeva ad adattarsi e, con la scusa “Che fiatone! intanto fatela voi la doccia, io aspetto di riprendermi ancora un po’”, quando gli altri finivano di lavarsi, ci andavano loro e, sebbene col timore di venire scoperti, finalmente potevano concedersi baci e carezze sempre più intime, fino ad unire i loro corpi, mentre l’acqua sopra di loro lavava via anche ogni traccia di preoccupazione.

Bastava un bacio e tutto intorno a loro cessava di avere importanza…

“Ahh!” gridò Mitsui mentre Sendoh lo penetrava: erano forse due settimane che non lo facevano e ne avevano una voglia talmente forte che il porcospino, incalzato dai gemiti del suo amante di pochi istanti prima, non aveva resistito alla tentazione di sbatterglielo dentro tutto in una volta. “Scusami, Hisashi” disse avendo letto chiaramente sul volto dell’altro la sofferenza fisica provata in quel momento e prendendo il suo volto per avvicinarlo e riempirlo di teneri baci. “Poi mi vendico”, disse l’altro con un fil di voce, facendo svanire in Akira ogni possibile senso di colpa. Se ci ha scherzato su è segno che il suo corpo si sta adeguando al mio membro, perciò posso spingere di nuovo. Ma forse era ancora presto perché Hisashi gridò di nuovo e il suo volto si rigò nuovamente di lacrime. Il porcospino allora decise di essere più delicato col suo amore e passò dalle spinte vigorose a movimenti circolari, più delicati, e infatti più apprezzati dall’altro. Ben presto però arrivò al culmine e, non potendo più controllarsi, ricominciò con le spinte vigorose e ormai non più tanto dolorose per Mitsui, fino ad inondarlo di sé con un’ultima disperata spinta.

Ora era l’altro che voleva venire, ansimante e il pene duro e teso: si girò di fronte al porcospino, gli diede un velocissimo bacio con la lingua, per lo più una leccata sulle labbra, per fargli capire di cosa aveva bisogno, e gli mise una mano dietro la nuca. Allora il porcospino, senza bisogno di sentirsi spiegare nulla, gli s’inginocchiò di fronte ed iniziò a leccargli e poi succhiargli quel grosso membro che non tardò a venire tanto copiosamente nella sua bocca da lasciare qualche traccia sulle sue labbra. Ora anche Mitsui si sentiva appagato (insomma, fosse stato per lui l’avrebbe fatto ancora ed ancora, fino a scoppiare), ma già  voleva di nuovo le labbra dell’altro, perciò si chinò verso il suo fidanzato – che era tutto rosso in viso per ciò che aveva appena fatto – gli prese il volto fra le mani ed iniziò a baciarlo dolcemente, mentre si rialzavano insieme e ricominciavano a toccarsi: si volevano di nuovo.

Mitsui chiuse l’acqua: prima era stata piacevole, ma ora era solo un rumore che li distraeva, e poi in certi momenti è bello anche sentirsi appiccicati di sudore. Sendoh vide come un breve lampo negli occhi del suo compagno, e si ricordò di ciò che gli aveva detto qualche minuto prima, quando l’aveva fatto suo: Poi mi vendico. E si preoccupò di più quando capì che aveva indovinato. Anche Mitsui scorse nell’altro una scossa, gli baciò il collo – però che perfido che era! Sapeva che se gli faceva un succhiotto tra il collo e il deltoide, l’altro aveva il riflesso di girare la testa e di chiudersi a riccio [da vero porcospino, NdChiBi; pensa per te con quel nick che dovrebbe significare bel cornutone, NdSendoh; Sigh! E poi sarebbe Mitchi il perfido, NdChiBi], sapendo che era una zona molto sensibile. Approfittò del fatto che l’altro avesse abbassato la guardia per fare in modo di girarlo verso le piastrelle e gli si mise dietro. Il porcospino si ridestò dal brevissimo letargo, ma il suo Hisashi lo bloccò da dietro raggiungendo le piastrelle con le braccia, chiudendolo in trappola. “Che… che intenzioni hai, Mitchi (Mitchi? Doveva essere spaventato se lo chiamava con il diminutivo si, ma del cognome. Era come se volesse dirgli: non farai sul serio ciò che penso!?)?” Non era stato mai passivo, ne aveva paura, anche se voleva far credere al suo ragazzo che fosse semplicemente perché lui aveva un carattere più dominante, perché era più alto, perché era lui il maschio [Quante fesserie! E pensavi che Mitchi ti avrebbe lasciato fare per sempre? NdChiBi; Zitta tu, che ne vuoi sapere? Oddio, se quello fa sul serio…NdSendoh] insomma. “Te l’ho detto che mi sarei vendicato, no? Inoltre la tua squadra ha perso la partita, perciò paghi pegno.” “Ehi, ehi, asp…” Inutile, voleva controbattere ma già non si ricordava più cosa voleva dire, quell’ex teppista la sapeva lunga sui modi per farlo impazzire e zittirlo a suo piacimento; e non riuscì ad opporvisi quando questi, mentre lo rimbambiva con un insolente bacio con la lingua molto profondo, fece entrare in lui un dito. Al secondo però il porcospino iniziò ad agitarsi, ma Mitsui, che sembrava nato per farlo impazzire di piacere, lo baciò sulle labbra con un grande smack e prese poi a mordicchiargliele e torturargliele con la lingua, aumentando così il desiderio di entrambi. Il suo Akira però era molto teso, gli mise dentro anche un terzo dito facendolo gemere di dolore e vedendo per la prima volta le sue lacrime. Nel vederlo piangere Hisashi fu tentato di fermarsi lì – sapeva bene quanto avrebbe sofferto il suo amore se solo avesse continuato, specialmente perché… beh… Akira lì era ancora vergine – ma poi pensò che l’altro, orgoglioso com’è, gli avrebbe rinfacciato di avergli fatto pietà, e pensò che voleva sapere pure lui che cosa si prova a possedere qualcuno, e l’altro avrebbe invece imparato cosa significa essere posseduti.

Continuò a baciarlo avidamente, mentre con una mano gli toccava il torace scolpito e con l’altra avvicinò il pene alla piccola apertura, sentì Sendoh gemere prima ancora di essere penetrato e poi, più delicatamente che poteva, spinse il suo membro nel corpo del suo amante, che urlò a squarciagola per il dolore e si contorse tutto. “Aki, Aki, perdonami: ho cercato di essere delicato. Davvero! ma la prima volta è sempre così: ci si sente spaccare il cuore in due per il dolore.”

Il povero Akira si sentì andare a fuoco (lui da attivo non credeva che potesse esistere un dolore tanto lancinante: ma come fa la gente a dire che è bello fare l’amore se bisogna soffrire tanto? Se non altro si rese conto di quanto faceva soffrire il suo teppistello ogni volta) e non riusciva affatto a provare piacere ma solo dolore, e si lamentava ancora, nonostante Hisashi si fosse fermato per dargli il tempo di rilassarsi, mentre le lacrime rigavano quel volto di solito sorridente ed un rivolo di sangue scendeva giù per una gamba. “Akira, tutto bene? Rilassati, fidati di me. Guarda che non voglio farti male!…” a quest’ultima frase gli arrivò un’occhiataccia del tipo: provaci e ti castro, così Mitsui cercò di fargli dimenticare il dolore con le maniere dolci, le più dolci che conosceva. Lo baciò dietro il collo, poi vicino al deltoide riuscendo per un attimo a far sorridere di nuovo il suo amante e proseguì tracciando con la lingua la linea perfetta del suo collo dalle ultime vertebre cervicali fino ai capelli più corti, provocandogli un fremito che lo fece ritornare duro al porcospino (emh… non mi riferisco ai capelli), il quale iniziò a gemere di piacere. Bene! si stava dimenticando del dolore e al tempo stesso eccitando. Hisashi sentì chiaramente l’apertura di Akira stringersi come per invitarlo ad entrare del tutto in profondità, allora con una mano prese a giocare con il membro del suo ragazzo, con l’altra mano lo attirò a sè e spinse ancora dentro di lui: altro urlo, altre lacrime, altro rivolo di sangue giù dall’interno coscia… stavolta però non si contorceva più come prima, sembrava talmente eccitato da non provare più tanto dolore. “Sono tutto dentro di te Akira, siamo un unico essere. Vorrei restare unito con te per sempre.” Nel sentire queste parole Akira sorrise come nessuno sa fare meglio di lui e si asciugò le ultime lacrime. “Hisashi - momorò – allora voglio sentirti dentro ancora di più.” E subito venne accontentato.

Ora iniziava a capire cosa c’è di tanto bello nel fare l’amore anche quando si subisce e si soffre un poco per farlo: era davvero innamorato di Hisashi ed avrebbe voluto restare unito a lui per sempre. Adesso le spinte del suo dolce avversario dello Shohoku erano ognuna una scarica di adrenalina: come per il basket c’era da soffrire, ma ne valeva la pena.

Chiuse gli occhi per godere appieno di quei bellissimi momenti in cui, un unico corpo, un’unica persona, i due amanti si sentivano sempre più fusi; ora anche coi respiri e col battito del cuore tanto forte da non sapere di chi fosse. Non si rese conto neppure di aver iniziato ad urlare il nome dell’altro e che lo voleva “ancora! di più, di più, di piùùù!!!”. Hisashi già eccitatissimo arrivò al limite sentendosi implorare di più dal suo bellissimo ragazzo e con un’ultima vigorosa spinta venne dentro di lui, il porcospino subito dopo sulla sua mano.

Erano stanchissimi dopo averlo fatto due volte di seguito, ma felici: Hisashi uscì dal corpo di Akira con un piccolo gemito di quest’ultimo, si guardarono rossi in volto per l’eccitazione appena provata e per una sorta di pudore legato al loro scambio di ruoli, si sedettero a terra e, quando si furono ripresi dal fiatone, ricominciarono a baciarsi dolcemente.

 

“Aki, scusami, prima io…” ma quello lo zittì con un bacio.

“Non preoccuparti, mi ha fatto male ma poi mi è piaciuto. Anzi, scusami tu, ora so cosa provi ogni volta…”

“Mh? Guarda che non fa così male ogni volta, sai? Solo all’inizio”

“Ah si? – rispose con fare ammiccante – allora possiamo farlo di nuovo!”

Mitsui restò impietrito per un attimo, chiedendosi se Akira stesse scherzando oppure no, ma capì che era serio, allora gli sorrise e gli disse in un’orecchio “Hentai! Allora ti è piaciuto davvero?”

“Non ho mica detto che devo essere di nuovo io a prenderlo dentro!”

“E non vorrai mica che lo prenda sempre io, vero? Anzi, se fai il passivo qualche altra volta poi non ti uscirà più del sangue…”

“Uscirmi cosa?!” urlò il porcospino alterato

Oddio, pensò Mitsui, allora non se n’era accorto! E prima mi volevo scusare proprio per questo, ma non mi ha fatto finire di parlare! Avrà pensato che mi stessi riferendo al dolore…

“Sangue… - bisbigliò - era per quello che ti stavo chiedendo scusa.”

Akira si alzò un attimo, era tutto indolenzito, e si toccò dietro, le sue dita si sporcarono di sangue e poi vide che ne aveva anche su una gamba (non era dunque per l’eccitazione che si era sentito bagnare tutto e non era neppure sudore) e si erano sporcate anche delle piastrelle.

Mitsui deglutì, pensò che ora avrebbero litigato e lui non voleva rovinare tutto. Sendoh tremava come se stesse per esplodere la sua ira – e quando si arrabbia una persona calma di natura è davvero il finimondo! – “Non volevo farti così male, te lo giuro…” “Non giurare, lurido porco! Non so perché non riuscivo a reagire, ma non ero ancora pronto ad una cosa del genere, lo sai benissimo; figuriamoci ora che mi hai squartato! Potevi almeno dirmelo prima, no? che esce sangue…” “Ma non credevo che ne uscisse, insomma potrebbe, ma non è detto che succeda a tutti.” “Non è che mi menti?” “No, a me non è uscito la prima volta che l’abbiamo fatto” “La prima volta che l’abbiamo fatto? Perché, hai avuto una prima volta con qualcun altro?… Hisashi! Ero vergine quando ci siamo messi insieme e non ti ho mai nascosto nulla di me: se hai avuto qualcun altro dovevi dirmelo prima, non credi?” “Uffa, quanti malintesi!” sbottò Mitsui. “lo sai benissimo che ho avuto solo te, solo che forse io ero più rilassato perché ero contento di donarmi a te, mentre tu eri talmente spaventato che eri troppo rigido. E poi a casa è diverso, qui non ci siamo stimolati per bene prima di unirci: pure a me ha fatto male oggi.”

Ma Akira era di umore nero “Spostati, fammi aprire l’acqua, non vorrai che io mi vesta tutto sporco?”

“Non vuoi più farlo un’altra volta?”

“Appunto, lo rifaremo un’altra volta, cioè non oggi.”

“Dai, porcospino, non bisogna arrivare al tramonto senza essersi riappacificati, più o meno dice così, no? Dai, dai!” ed iniziò a toccarlo e riempirlo di baci, ma l’altro lo scansò con uno spintone, aprì il rubinetto della doccia ed iniziò a sciacquarsi senza dare peso allo splendido ragazzo che cercava in ogni modo di attirare la sua attenzione.

“Almeno fammi un po’ di posto, sono le docce dello Shohoku, ricordatelo!”

“Si, lo so, lo so! E la mia squadra ha di nuovo perso contro la tua… Però mi hai fatto male, perciò se vuoi un po’ di posto paghi pegno.”

“Ok.” Finalmente Mitsui si rincuorò.

“Dici ok senza prima sapere in che consiste il pegno?”

l’ex teppista sembrò preoccupato nel sentire così, ma sapendo che il suo Akira è una persona estremamente gentile, gli dimostrò piena fiducia annuendo.

“Dunque… vieni qui… inginocchiati…” Ad Hisashi non era mai piaciuto molto prenderlo in bocca, aveva sempre preferito piuttosto sentirlo dentro, ma stavolta doveva farsi perdonare, perciò faceva esattamente ciò che il suo ragazzo gli ordinava. Stava avvicinando la bocca al pene di Akira, quando quest’ultimo semplicemente gli prese il volto tra le mani costringendolo ad alzarlo e nello stesso tempo si chinò su di lui, baciandogli le labbra come volesse mangiarselo.

“Volevo vedere i tuoi splendidi occhi implorarmi scusa in ginocchio.” Hisashi avrebbe voluto rispondere qualcosa del tipo e poi sarei io il lurido porco! Ma pensò che era meglio evitare altre discussioni e fraintendimenti e che era felice di vedere che non era più arrabbiato con lui. Lo abbracciò dalle gambe e disse con un sorriso sereno e il volto un po’ arrossato “Perdonami ancora, darei la vita per te, non ti farei del male.” “Facciamo di nuovo l’amore?” Bastò un cenno di Mitsui per far tornare uno splendido sorriso sul volto di Sendoh.

E ricominciarono a scambiarsi carezze e tenerezze, finché non si unirono di nuovo, Akira dentro Hisashi…

 

Continua…