I
personaggi di Tokyo Babylon sono di chi se li è creati, perché se
fossero miei le cose sarebbero andate diversamente…
Gattini (come
andarono realmente le cose)
di Sei-chan
-Io… mi sono
innamorato di Seishiro…- disse Subaru con il viso inondato di lacrime,
mentre spingeva la porta della stanza dove era ricoverato il suo amico.
Ma… dietro alla porta c’era un’oscurità strana e spaventosa,
inondata di petali di ciliegio che danzavano da tutte le parti… e al
centro, Seishiro che sorrideva, la benda sull’occhio.
- Pare sia arrivato il
momento della resa dei conti… eh, Subaru?-
Seishiro parlò a
lungo. Gli ricordò del loro patto, che avevano stipulato quando Subaru
aveva solo nove anni e lui diciotto, di quello che Seishiro aveva voluto
provare.
- “Tu hai un animo
totalmente opposto al mio… e anche da grande continuerai ad avere questo
buon cuore. Perciò, se dovessimo incontrarci ancora, io cercherò di
affezionarmi a te. Ma solo per un anno, e se ti considererò una persona
speciale, avrai vinto tu, e non ti ucciderò. Ma se, invece... per me non
sarai niente di speciale, beh, in quel caso… io… ti ucciderò” Ti ho
detto queste parole, ricordi? È per questo che ti ho lasciato andare-.
Subaru era come
straniato. Vedeva alle spalle di Seishiro il grande ciliegio, quello che
lui nutriva con i corpi delle sue vittime. Quello che doveva avere i fiori
bianchi e invece li aveva rosa grazie al sangue delle persone.
- Sai, Subaru, io…
non provo niente quando uccido una persona… i Sakurazukamori sono fatti
così…-
Seishiro si avvicinò a
Subaru. Lo sguardo del suo unico occhio era inquietante, e Subaru ne ebbe
paura. Senza occhiali, Seishiro sembrava proprio un’altra persona.
- … però mi sono
sopravvalutato. Sai, Subaru, credo proprio di aver perso la nostra
scommessa. Tu mi fai impazzire-.
Subaru sorrise,
sollevato. Prima era disperato; aveva perso tanto di quel tempo prima di
accorgersi di quel che voleva, e adesso che pure lo sapeva non immaginava
da che parte incominciare…
- Forse in realtà non
sono proprio totalmente opposto a te... anche io ho qualche posto per i
sentimenti, dopotutto- continuò Seishiro. Adesso Subaru non aveva più
voglia di continuare a sembrare un bravo ragazzo.
- Io penso- disse - io
penso che in realtà continuiamo ad essere opposti lo stesso… non sono
così “puro” come pensi tu… c’è qualcosina di distorto anche in
me…-
Seishiro sorrise,
divertito, afferrandogli il mento fra le dita.
- E che cosa sarebbe
questo qualcosa? È difficile da credere…-
- Guarda che ho sedici
anni… e certe cose le so anche io…-
- Non sembrerebbe…
ma, Subaru…-
Subaru gli stava
togliendo la giacca, poi gli sciolse la cravatta e iniziò a sbottonargli
la camicia. Seishiro lo guardava affascinato, ansioso di vedere dove
intendeva arrivare.
- Ecco… per
cominciare…- Subaru sembrava saperci fare. Erano gesti che sognava di
fare a Seishiro da un mare di tempo. Infilò le mani sul petto nudo
dell’altro, sotto la camicia, e poi vi fece scorrere la lingua,
lentamente. - Che cosa ne dici?-
- Che sorpresa…-
Seishiro gli accarezzò la nuca spingendolo un po’ di più contro di sé,
poi quando lui rialzò il viso gli passò le mani sotto il maglioncino. Lo
accarezzò anche lui dolcemente facendoglielo scivolare via dalle spalle,
e lo premette contro di sé strusciando la sua pelle contro la sua. Subaru
si alzò in punta di piedi e passò la lingua sulle proprie labbra.
- Certo che mi ero
fatto un’idea sbagliata su di te… se lo sapesse la nonnina…-
Subaru sorrise, ma
smaniava dal desiderio che Seishiro lo baciasse. Lui non aveva idea di
come fare, anche perché non era certo di riuscire ad arrivare alle sue
labbra, se Sei non si chinava un po’… Sei sembrò leggergli nel
pensiero.
Si avventò sulle sue
labbra schiacciandolo contro di sé e contemporaneamente sollevandolo di
poco con un braccio. Subaru capì subito come rispondere al bacio; lasciò
che la lingua di Seishiro toccasse e giocasse con la sua; però dovettero
staccarsi presto perché Sei non riuscì più a tenerlo. Subaru lo guardò
in faccia; Seishiro posò le mani sui suoi fianchi e lo sollevò ancora;
Subaru intrecciò le gambe sulla vita dell’uomo ed ebbe anche le mani
libere per toccargli la faccia mentre si riappiccicavano in un bacio molto
più lungo e più intenso. Seishiro lo accarezzava insistentemente sulle
natiche e sulle gambe, come se fosse stato nudo. In effetti, Subaru non
desiderava altro.
- Ehi, però… non me
l’aspettavo da te-.
- Seishiro…- mormorò
Subaru quasi piagnucolando - Ce ne andiamo via da qui? In un posto più
confortevole…-
- Sei un vero
porcellino! E ancor di più perché ti nascondi dietro questa faccetta
pulita… dove vuoi andare? A casa tua?-
- No, lì c’è Hokuto…
ci beccherebbe subito…-
- Allora vedi che ti
vergogni!-
- Non è per quello…
se viene ad impicciarsi ci toccherà finire prima, e io voglio…-
- Ho capito cosa vuoi!
Il più possibile, eh? Ok, andiamo a casa mia, lì non ci disturberà
nessuno…-
Seishiro li trasportò
entrambi a casa sua. Riapparvero proprio sopra il suo letto, a
mezz’aria, e caddero uno sopra l’altro, dato che non si erano separati
neanche di un centimetro. Subaru tirò Sei verso di sé e lo baciò
ancora, muovendosi sensualmente.
- Scommetto che queste
cose le hai imparate durante il tuo anno di addestramento…-
- Alcune. Altre ho
dovuto impararle da solo… come sto andando?-
- Andremmo ancora
meglio senza questi…- disse Seishiro togliendosi la camicia e
armeggiando con i pantaloni di Subaru. - E’ una cosa buffa- continuò -
quando pensavo di farti queste cose ti immaginavo sempre o che ti
divincolavi o svenuto…-
- E la sorpresa ti
piace?-
- Mmm…-
- Che vuol dire “mmm”?-
chiese Subaru mentre rimaneva completamente nudo.
- C’è un mio
amichetto che vorrei farti conoscere, lui te lo spiegherà meglio-.
- Non vedo l’ora…
dai, sbrigati… è quasi un anno che aspetto…-
- Giuro che ogni
secondo che passa mi stupisci. Il Subaru che conosco io non si sarebbe mai
lasciato fare queste cose, e nemmeno le avrebbe immaginate!-
- Quanto chiacchieri!
Ho sedici anni, questo ti basta? Tu a sedici anni già non eri più
umano?-
- Ai miei tempi gli
adolescenti non erano mica così lussuriosi… grazie al cielo i tempi
sono cambiati…-
- Dai, spogliati… io
sto aspettando!- Subaru si stancò di attendere e gli aprì lui i
pantaloni. Era quello che desiderava vedere fin dai primi tempi in cui
aveva conosciuto Seishiro… ma anche allora lui parlava tanto ma non era
mai passato veramente all’azione, come adesso… adesso Subaru era
deciso a non lasciarselo sfuggire.
Seishiro lo baciò
ancora, accarezzandolo fra le gambe.
- Ah, sì… sì…-
mugolava Subaru.
- Calmati, micetto…
non so neanche se è legale…-
- Da quando sei un
paladino della legge?- chiese Subaru con voce rotta. Non credeva che
Seishiro avrebbe procrastinato tanto, e che cavolo! - Smettila di parlare
a vanvera e fammi… questo!-
Subaru sussultò e
ansimò. Seishiro gli aveva infilato la testa fra le gambe e lui non stava
capendo più niente. Il bello doveva ancora venire, ma anche quello era un
antipasto gustoso! La bocca di Seishiro lo stava facendo tremare.
- Oh, sì… sì…-
squittiva Subaru con voce acuta. Ora era completamente pazzo di desiderio!
Gli immerse la mano nei capelli e lo strattonò forte. Seishiro lo morse.
- Cosa credi di fare,
piccolo? Non essere troppo impaziente!- disse Sei continuando a bagnarlo
con la lingua. Con due dita andò a stuzzicarlo nella sua entrata
pulsante. Subaru si inarcò. Se riusciva a fargli questo senza nemmeno
penetrarlo, che cosa sarebbe successo quando avessero scopato davvero?
Subaru non vedeva l’ora di scoprirlo. E anche Seishiro ormai era
impaziente. Gli circondò il viso con un braccio, mentre con l’altra
mano continuava a prepararlo.
- E’ quello che vuoi,
vero, porcellino?- gli sussurrò in un orecchio, leccandogli la mascella,
mentre l’altro braccio tornava su e gli piegava le ginocchia attorno ai
suoi fianchi.
- Smettila di
chiacchierare tanto!- strillò Subaru, e Seishiro non se lo fece ripetere.
Subaru gridò; e poi cominciò a mugolare di piacere mentre Sei si muoveva
con calma dentro di lui. Subaru voleva che andasse più in fretta, e lui
lo accontentò; era un piacere ascoltarlo mentre gemeva sconnessamente, e
questo accelerò l’orgasmo di Sei, che si accasciò stanco e soddisfatto
su di lui nel momento in cui anche Subaru si liberava. Ansimarono un po’
insieme, in silenzio, appagati dal contatto fisico delle loro teste
vicine.
- Be’? Adesso vuoi
essere coccolato, scommetto- rise Seishiro.
- Fino adesso sei stato
con delle persone che si accontentavano facilmente… ma a me non puoi
scappare!-
- Le potenzialità di
un adolescente sono un campo quasi del tutto sconosciuto per me- disse
Sei. - Ma per un attimo mi piacerebbe farti un po’ di carezze, giusto
per… ma che cosa fai?-
Subaru si era alzato
all’improvviso e aveva messo i pantaloni sulla pelle nuda ed il
cappotto, allacciandoselo stretto per non far vedere che non aveva niente
sotto.
- Dove vai, Subaru?-
- Torno subito, non
andare via!- rispose strizzandogli l’occhio. Scomparve in un attimo
dalla stanza e ritornò cinque minuti dopo, con qualcosa nascosto sotto il
cappotto. - Ecco!- disse estraendo la bottiglia e porgendogliela.
- Sakè?-
- Ti va di berne un
po’?- ammiccò Subaru spogliandosi di nuovo.
- Non credo sia il
caso… le poche volte che ho bevuto me ne sono capitate di ogni… a dire
il vero l’alcool mi mette paura-.
- Peccato- disse Subaru
aprendo la bottiglia e bevendone un piccolo sorso. Mentre la posava sul
comodino, Seishiro si sdraiò a pancia in su.
- Non te la prendi se
mi riposo due minuti prima di ricominciare a giocare, vero?- disse
chiudendo gli occhi.
- Assolutamente-. Puf!
Si sentì un rumore come di battito di mani e Seishiro saltò per aria,
urlando.
- Ma che diavolo…
cos’è successo?- gridava. Subaru non c’era più e si era ritrovato
sul petto qualcosa di morbido e grigio… vivo. Si era terrorizzato
a morte. Era un gatto. Una minuscola palla di pelo, lungo e grigioperla.
Lo guardò meglio e vide che lo stava fissando con dei familiarissimi
occhi verdi… ma non sapeva che cosa pensare esattamente.
- Subaru? Subaru, dove
sei?- chiamò inquieto mentre il gattino faceva su e giù sul suo petto,
stiracchiando le zampe sulla sua pelle. - Subaru, bello scherzo, ma adesso
esci fuori… da dove viene questo gattino?-
Il micetto intanto
faceva il padrone. Percorreva tranquillamente il suo collo strofinandovi
la fronte, andava a giocherellare con i suoi capezzoli, mordicchiandoli, e
poi cominciò ad avvicinarsi pericolosamente al basso ventre. Seishiro
pensò alle unghiette ed ai dentini affilatissimi e lo tirò via.
- Eh, no, piccolo…
insomma Subaru, vuoi finirla di giocare?-
Ci fu un altro puf! e
Subaru tornò sopra il petto di uno scioccatissimo e boccheggiante
Seishiro.
- Che cosa è stato? È
uno scherzo?-
- Ma no! Tutti gli
sciamani sono capaci di farlo! Persino Hokuto! Non far finta di cadere
dalle nuvole!-
- Guarda che non sto
scherzando! Eri tu… ti sei trasformato?-
Subaru sbuffò, stanco
di essere preso in giro.
- Finiscila! Se sei
davvero un Sakurazukamori sei uno scemo se non lo sai fare!-
- Ripeto che non lo
so… che ne dici di insegnarmelo?- concluse Seishiro mellifluo,
accarezzandolo.
Subaru si tese verso la
bottiglia di sakè, ma all’improvviso si fermò e lo guardò malizioso.
- Che cosa mi dai se te
lo dico?-
Seishiro capì subito.
- Ti è già tornata la
voglia? Ho una certa età, non sono mica pieno di energie come te, io!-
- Scommetto che il tuo
amichetto, se glielo chiedo, non sarà tanto contrario…-
Subaru si sistemò
sopra l’addome di Seishiro, e questi, che in realtà non chiedeva altro
che poterselo fare di nuovo, gli accarezzò i glutei con insistenza,
cercando contemporaneamente di aumentare la sua eccitazione. Comunque,
Subaru in quel momento si sarebbe eccitato anche se Sei avesse letto
l’elenco del telefono. Prese Sei dentro di sé con una voluttà che
aveva imparato soltanto venti minuti prima, ma che Sei avrebbe giurato
fosse frutto di anni e anni di allenamento e pratica. Si divertirono molto
entrambi, Sei nel provare una posizione tutto sommato inconsueta per lui e
Subaru nell’imprimere al rapporto il movimento che voleva lui e a
dominare l’altro, da sopra.
- Adesso me lo dirai,
come si fa?- disse Sei alla fine, accarezzandogli la schiena, mentre
Subaru teneva la testa sul suo petto, ascoltandogli il battito del cuore.
Il ragazzo sorrise ed il morbido gattino fu di nuovo sul petto di Seishiro.
Questi lo accarezzò e gli fece il solletico sulla pancia, poi Subaru
riprese la sua forma.
- Se uno sciamano
scarsissimo- gli disse. - Io e Hokuto l’avevamo scoperto a sette anni!-
- Be’, insegnami. Io
non ho fatto tante storie questo pomeriggio, quando tu non sapevi niente
eppure ci siamo divertiti lo stesso-.
Subaru arrossì, e, per
darsi un contegno, prese la bottiglia di sakè e gliela porse.
- Devi bere un po’ di
sakè e poi ti trasformi automaticamente-.
- Ma scherzi? Gli
sciamani se bevono si trasformano in gatti? Ecco perché…- fece Seishiro,
pensoso.
- Perché che cosa?-
- Nella mia vita avrò
preso tre o quattro sbronze, ma… non mi ricordo niente di quando ero
ubriaco. So solo che dopo un po’ mi sveglio da qualche parte e ho la
giacca piena di peli per settimane! Dici che è per questo?-
- Certo, se esageri
quando sei gatto perdi il controllo di te stesso… invece se ci vai piano
puoi tornare umano e ritrasformarti quante volte vuoi, finché ti rimane
in circolo l’alcool-.
- Davvero? E quando ti
sbronzi com’è che torni normale?-
- Quando ti passa la
sbronza, cucciolo!-
- Ma non mi dire…e tu
e Hokuto a sette anni tracannavate sakè a non finire?-
- Be’… e tu a
quanto pare ti davi all’alcool in dosi massicce… perché non provi?-
- Sei sicuro che non
sia pericoloso?-
- Ho chiesto a M e lui
ha detto che anche se trasportarsi danneggia il cuore, trasformarsi ogni
tanto fa bene alla pelle-.
- Ve bene… farei
qualunque cosa per conservare la mia pelle di pesca… soprattutto ora che
ho quest’occhio qui…-
- Sei sexy comunque,
anzi di più…
Seishiro prese un bel
sorso di sakè, e puf! divenne un bel gattone fulvo, con striature
marroncino e occhi d’oro. Subaru lo prese subito in braccio e cominciò
a strapazzarlo, e Seishiro gli fece assaggiare le sue unghie. Subaru si
trasformò immediatamente e cominciarono a fare la lotta sui cuscini.
Seishiro era più grosso, ma si trovava leggermente impacciato, Subaru era
piccolo e bastardo. Gli sgusciava fra le zampe, complice anche la
lunghezza del pelo, andava a tirargli le orecchie e scappava via prima che
l’altro potesse vendicarsi. Seishiro allora si ritrasformò e afferrò
Subaru per la collottola.
- Adesso chi è che fa
il prepotente?-
Subaru miagolò forte,
ma non si ritrasformò. Cercò di afferrare la mano di Seishiro sopra di
lui, ma non ci riuscì, allora cominciò a leccarsi tranquillamente una
zampina. Seishiro allora lo rimise giù sul suo petto, sentendosi vibrare
dentro le sue fusa. Il micetto era caldo e morbido, e gli piaceva molto
quella sensazione dei suoi miniscoli polpastrelli che toccavano
delicatamente la sua pelle nuda. La tenerezza che ne derivava era troppa,
soprattutto per Sakurazukamori. Ma in quel momento non gli andava di
disfarsene. Dopotutto, per qualche deformazione professionale, non
uccideva gli animali per divertirsi, e poi Subaru era il suo padrone,
ormai, se ne era reso conto anche lui e gli faceva piacere. Lo lasciò
fare, chiudendo gli occhi, beato.
Subaru continuò a
giocare con lui come aveva fatto prima, da umano, soltanto un po’ più
piccolo e più tenero. Con la sua lingua ruvida gli esplorava l’incavo
fra viso ed orecchio, poi si strusciava sul suo viso, con la fronte sulla
sua bocca facendosi baciare di continuo. Seishiro non l’avrebbe mai
detto, ma, forse perché era nudo, o forse perché sapeva che sotto il
gatto c’era Subaru, ma si stava eccitando di nuovo. Probabilmente era già
sera, e avrebbero fatto l’amore per la terza volta in poche ore fra
pochissimi minuti. Subaru diceva di averlo desiderato per quasi un anno,
ma anche Seishiro si era dovuto accontentare di palpeggiarlo ogni tanto
accampando buone scuse. Gli uomini non sono fatti di pietra, e nemmeno gli
sciamani.
Subaru intanto si
spostava sempre più giù, sul petto e poi sulla pancia, proprio come
prima. Lì però si era fermato, sdraiandosi con la testa poggiata sulle
zampe anteriori e gli occhi che lo guardavano. Era caldo e sofficissimo,
un vero paradiso, pensò Seishiro. La prossima volta che ho i crampi allo
stomaco, userò te come borsa dell’acqua calda. Lo sentiva muoversi,
mentre lo accarezzava voluttuosamente, ma non capiva che cosa stesse
facendo; si alzò leggermente per guardare e Subaru scivolò dalla sua
posizione cadendo più in basso e… si fermò. Seishiro arrossì. Si era
eccitato completamente e Subaru se ne era reso conto solo adesso, andando
a sbatterci contro.
L’attimo dopo il
Subaru ragazzo riapparve di nuovo seduto sopra di lui.
- Non ero io quello
incontentabile?- gli chiese divertito, andandoglielo a sfiorare con una
mano. Seishiro gemette, roco. Con un movimento repentino lo spinse giù e
gli si sdraiò sopra. Mentre Subaru si lasciava toccare, ansimando,
Seishiro si sforzò di pensare a lui e di dominarsi ancora per qualche
istante, perché il desiderio di possederlo era semplicemente troppo.
Quando anche Subaru fu pronto, lo penetrò con dolcezza, molto lentamente,
strappandogli un lungo sospiro e stringendoselo addosso, facendo
combaciare la forma dei loro due corpi. Se prima era stato quasi
selvaggio, e più che altro un gioco di piacere, questa volta fu
dolcissimo. Seishiro fece del suo meglio perché Subaru ne godesse quanto
lui, e le sue spinte erano accompagnate da carezze e baci sulla gola di
Subaru, che inarcava la testa per il piacere. Non ci fu nessun punto
sensibile del corpo del ragazzo che Seishiro trascurò; e quando stavano
per venire lo strinse a sé e gli sussurrò piano nell’orecchio: - Ti
amo, Subaru-. Subaru sorrise, accarezzandogli la nuca e avvicinando la
testa il più possibile a quella dell’altro. Seishiro smise di
contenersi e vennero quasi contemporaneamente, ma questa volta fu diverso.
Subaru giaceva abbandonato, non c’era solo divertimento in lui, ma si
sentiva scosso, come confuso. Anche Seishiro rimase disteso a lungo,
trasognato, pensando che quella volta era stato bellissimo sul serio, e
appagante più che mai. Aveva sentito Subaru suo e gli aveva detto di
amarlo, finalmente era riuscito ad esprimere i suoi sentimenti e Subaru
l’aveva accettato. Non era solo un pomeriggio di sesso, dopotutto.
Subaru si era sentito scoppiare quando anche Sei, finalmente, gli aveva
detto “Ti amo”. Si era sempre chiesto che effetto faceva sentirselo
dire, e ora lo sapeva. Sapeva che Seishiro ora stava in un pugno della sua
mano, ed era la cosa più bella e tenera che gli fosse mai successa. Piano
piano, respirando sempre più lentamente mentre la passione scemava,
scivolò direttamente dal sogno al sonno, abbandonando il capo sul cuscino
nelle braccia di Seishiro.
Subaru dormiva.
L’aveva già visto dormire, più che altro quando era svenuto, e di
colpo aveva recuperato quell’aria innocente che usava di solito. Solo
che ora non c’era niente di artefatto in quella fanciullezza che veniva
fuori dai grandi occhi chiusi e dalla bocca semiaperta, quasi sorridente.
Si era addormentato senza neanche riprendersi, segno che quella volta era
stato molto più appassionato delle altre. Seishiro lo guardò per un
po’, finché anche i suoi occhi si chiusero. Ma si cercarono anche nel
sonno, e smisero di agitarsi soltanto quando riuscirono ad assumere una
posizione in cui potevano abbracciarsi e sentirsi caldi e complementari
uno all’altro.
Subaru sorrise, e gli
sfiorò di nuovo le labbra con un dito. Era buffissimo vederlo muovere la
bocca nel sonno per liberarsi dal fastidio!
Avevano dormito per
qualche ora, e adesso era notte alta; Subaru si era svegliato e per
qualche minuto si era goduto Seishiro addormentato, singolarmente bello e
vulnerabile, con le braccia strette attorno alla sua vita: davvero, in
quel momento, se la nonna li avesse visti! Il pensiero della nonna gli
fece venire in mente che non aveva avvertito Hokuto e, peggio ancora,
aveva portato via Seishiro dall’ospedale ancora con l’occhio ferito…
Aveva deciso di svegliarlo ma aveva scelto il modo più dolce possibile.
Visto che carezzandogli
le labbra non si svegliava, Subaru passò ai baci. Cominciò a
percorrergli il viso con baci rapidi e delicati, e la prima reazione di
Sei fu quella di scostare il viso.
- Ah, sì?- fece Subaru,
gli afferrò la testa con decisione e, tenendolo fermo, continuò ad
infastidirlo.
Finalmente Sei si
svegliò. La prima cosa che vide fu il sorriso di Subaru, e quel risveglio
andò subito in testa alla classifica dei suoi risvegli più belli in
assoluto.
- Ciao, piccolo. Che
vuoi? È notte fonda!-
- Credevo di suscitare
un po’ più d’entusiasmo, scusa!-
- Se è per questo,
poche cose mi hanno entusiasmato come questo momento!- sorrise Sei.
- Senti… forse dovrei
tornare a casa… e tu in ospedale- Subaru lo disse molto seriamente, ma
non era del tutto convinto. Voleva solo che Sei gli dicesse che non
c’era bisogno e lo avrebbe accettato subito.
- Io, piuttosto, avrei
fame. Tu che ne dici?-
- Hai qualcosa di
buono?-
- Credo di avere solo
un paio di frittelle avanzate… usciamo?-
- Ok! Ehi… se ci
trasformassimo…-
- Ti va di fare una
bella ronda da gatto? D’accordo. Allora mangiamoci prima quelle
frittelle, non ti faccio mica bere a stomaco vuoto, tanto- continuò prima
che Subaru ribattesse - con te ci faccio quel che voglio anche se non sei
ubriaco-
Subaru rise e si infilò
nella doccia velocemente, poi toccò a Sei e quando uscì lo trovò già
pronto.
Presero ognuno un bel
sorso dalla bottiglia e Subaru si trasformò. Sei lo prese e lo mise nella
tasca della giacca, scesero con l’ascensore e, in strada, si trasformò
anche Sei. Si diressero tranquillamente verso il centro incontrando
pochissima gente, a quell’ora di notte, più che altro bande di teppisti
e coppiette. Mentre avanzavano, però, la gente aumentava sempre di più e
la Tokyo notturna si mostrava ampiamente.
Avevano percorso solo
qualche isolato, quando notarono un gattino bianco, candido, che veniva
trotterellando verso di loro. Subaru corse avanti e andò a strofinare il
muso contro quello dell’altro. Seishiro li raggiunse e gli venne un
mezzo colpo.
- Lo sapevo che ti
avrei trovato con lui… bravi geni, tutt’e due! E io a casa a
preoccuparmi! Sono stata persino all’ospedale, e non c’eri più né
tu, né lui! Incoscienti!-
Era Hokuto! Anche da
gatto riconosceva perfettamente la sua voce e la sua parlantina.
- Ciao, Hokuto-chan-
disse Seishiro. Per fortuna era gatto, se no l’avrebbero visto
arrossire.
- E così hai
trascinato anche lui in questa bravata?- continuava Hokuto, sempre rivolta
a Subaru.
- Ma Hokuto…-
- Hokuto-chan, stavamo
andando a mangiare dei dolci…- si intromise Seishiro.
- Dolci? Perché non
l’avete detto subito? Andiamo! Ehi, Sei-chan…- sussurrò Hokuto
rimanendo indietro un attimo con Sei -poi mi dovete dire che cosa avete
combinato-
- Hokuto!- strillò
Subaru, e Sei rise.
- Ehi, Subaru, ti
ricordi quella volta che abbiamo saccheggiato quella pasticceria? Ah! O
quello scherzo che abbiamo fatto al padrone della gelateria? Voleva far
esorcizzare il locale!-
- Che monelli che
eravate! Ma come avete fatto? La nonna poi vi ha spazzolati, eh?-
- Ma no!- esclamò
Subaru - Eravamo gattini! Nessuno ci ha riconosciuto! E poi la nonna mi ha
mandato proprio a fare un lavoro nella gelateria-.
- Aspetta, mi è venuta
un’idea! Perché non andiamo alla torre? Lì fanno dei dolcetti
buonissimi e potremo fare un sacco di casino!-
- Anche se sei così
anziano ragioni proprio come uno della nostra età, Sei! E sia! Torre di
Tokyo, stiamo arrivando!-
Come avevano
concordato, fecero più baccano possibile e terrorizzarono un sacco di
gente, divertendosi un mondo. Sei era salito con i due gattini nelle
tasche e poi si era trasformato in una delle toilette. Mentre Hokuto si
era impadronita del negozio di dolci, gli altri due saltavano fuori dal
nulla e facevano scappare via la gente, che si precipitava per le scale
urlando. Ad un certo punto, galvanizzati, fecero apparire anche i loro
shikigami, che contribuirono ad aumentare il caos, e Subaru lanciò in
giro delle pergamene infuocate, che non facevano male a nessuno ma erano
molto scenografiche. Scapparono anche gli addetti della sorveglianza,
convinti che la torre fosse posseduta… lasciando i tre completamente
padroni del campo. Hokuto si era già trasformata nella pasticceria,
Subaru e Seishiro cercarono un angolino nascosto per scambiarsi un paio di
baci.
- Dai, sbrigati- disse
poi Sei- se no Hokuto si pappa tutto!-
- Ah, che bella serata!
Io mi sono molto divertita e voi?-
- Eh, altrochè- disse
Subaru, ma pensando di più a quello che era successo qualche ora prima
piuttosto che adesso.
- Io stasera sono
completamente sazio- ribatté Sei. Poi guardò l’orologio. - Per voi
ragazzi non si è fatto un po’ tardi?-
Subaru annuì: il sonno
gli era ritornato, e anche ad Hokuto. Scesero dalla torre ormai vuota e
s’incamminarono verso casa.
- Ehm, Hokuto-chan…
io preferirei andare a casa con Sei…-
- E perché mai? Lo
vedrai domani, come al solito-.
- No, è che… devo
fare una ricerca… sì, un compito…-
- Ah, sì?-
Subaru stava prendendo
sempre più coraggio per la balla che stava per raccontare. Seishiro era
pronto a dargli man forte.
- Sì… il professore
mi ha assegnato una… un tema su una persona che svolge un lavoro che mi
piacerebbe fare da grande…e io ho scelto Sei. Devo…ehm… seguirlo per
documentarmi-.
- Anche quando dorme?-
fece Hokuto, dubbiosa.
- Be’, Hokuto-chan,
se stanotte dovesse capitare un’emergenza, Subaru dovrebbe documentarlo,
no?-
- Ne approfitterai per
fare cose porcellose?- ribatté maliziosa Hokuto. Subaru arrossì come al
solito, ma il suo: - Hokuto, per favore!- era più che altro perché la
sorella ci era andata parecchio vicino.
- Ehi, aspetta!- sbottò
d’un tratto Hokuto, pensierosa. - però il professore non ci ha mai dato
questo compito! Come mai…-
- Ehm, è perché ho
fatto molte assenze… piantala!- sussurrò a Seishiro che rideva,
dandogli una gomitata nello stomaco. Mentre lui si contorceva, Hokuto
rifletteva con un dito sulle labbra.
- Però la voglio fare
anche io questa ricerca… oh, mi piacerebbe studiare la signora Sakaguchi,
lei è la casalinga perfetta. E Hajime è così carino…- aggiunse quasi
strillando istericamente. - Potrei chiederlo al prof…-
- No! Ehm… è… non
puoi farlo! Lui mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno, se no tutti
la vorrebbero fare! Ti prego!-
- Oh, peccato! Mi
sarebbe piaciuto tanto… mentre tu ti puoi tenere Sei! Che ingiustizia!-
In realtà Hokuto non
l’aveva presa poi così male. Per fortuna era un tipo che dimenticava
presto. Si salutarono e Subaru andò a casa con Seishiro, mano nella mano,
dato che in strada non c’era nessuno… ma anche se ci fosse stato,
l’avrebbero fatto lo stesso.
Mentre facevano
colazione, la mattina dopo, Subaru lo guardò a lungo, con un mezzo
sorriso e lo sguardo un po’ assente.
- Che c’è, piccolo?-
gli chiese Sei.
- Niente… tu rimani
sempre un Sakurazukamori e io un Sumeragi-.
- E allora?-
- Tu cercherai di
disfare quello che faccio io ed io dovrò riparare quello che fai tu-.
- E allora?- ripeté
Sei. - Vale anche il contrario, ma io ti amo-.
- Sì, ma insomma…
dovremo… ehm…-
- Combatterci? Non
credo… raggiungeremo un buon compromesso, ne sono sicuro-.
- Per esempio? Se io
ogni tanto curassi il tuo albero, tu combineresti qualche guaio in meno?-
- Se io ogni tanto
badassi alla tua sorellina, tu eviteresti di riparare i miei torti? Quello
che succede fra noi non è affare delle nostre dinastie, Subaru. Io faccio
il mio lavoro, ma ti voglio bene e tu vieni sempre prima di tutto. Se ci
fosse qualcosa che ti fa soffrire, sarei il primo a distruggerla… o a
non farla-.
- Anche… anche io
farei così- Subaru fece il giro del tavolo e gli si sedette in braccio. -
Sono felice, Seishiro…-
- Bene. Mi fa piacere,
gattino mio!-
Il telefono squillò.
Partì la segreteria. Era la voce di Hokuto.
- Sveglia, dormiglioni!
Come stanno gli animali, nessuna emergenza? Ehi, Subaru, la sai la novità?
Ha chiamato la nonna… c’è da esorcizzare la torre di Tokyo!-
Subaru attaccò il
telefono. Seishiro era seduto al tavolo con aria pensosa.
- Quindi è questo che
ti ha detto? Che cosa ne pensi?-
- Per me… per me si
potrebbe anche fare, ma le ho detto che… insomma, Hokuto è impegnata
tutto il giorno…-
- Già, avrà un sacco
da fare, specie adesso…-
Il campanello suonò.
Subaru andò ad aprire e si trovò davanti la sorella e i suoi due
nipotini.
- Ciao. Hokuto! Ehi,
ciao, piccolini, datemi un bacino!-
- Ryoko, Masami,
salutate lo zio Subaru e lo zio Seishiro!-
Anche Sei sorrise ai
bambini, che gli corsero incontro appena lo videro.
- Sei-chan esercita un
grande fascino sulla famiglia Sumeragi!- disse Subaru. - Hokuto, vuoi una
tazza di tè?-
I grandi presero il tè,
mangiando i biscottini che aveva portato Hokuto e una torta che Sei-chan
aveva comprato quella mattina, mentre i bambini giocavano a darsi spintoni
sul tappeto, a terra.
- Ehi, Hokuto, vuoi
sapere l’ultima? Indovina chi ci ha chiamato poco prima che arrivassi
tu? Ohkawa!-
- Lo immaginavo, ha
chiamato anche me…-
- Ah, sì? Ti ha
parlato di…-
- Sì, mi ha detto che
ha in mente un progetto per una nuova storia e vuole che partecipiamo
anche noi… ma io come faccio con i bambini?-
- E’ quello che le ho
detto anche io… per me e Sei non ci sono problemi, ma i gemellini ti
occupano per tutto il giorno-.
- Ma tuo marito non ci
può pensare lui ogni tanto?-
- Hajime? Ma è sempre
in giro con qualche associazione di volontari, in Africa, nel Terzo
mondo.. e chi lo vede?-
- E quindi, Ohkawa che
ha detto?-
- Be’, ha detto che
avrebbe pensato ad un modo che non sia molto impegnativo, per me… anche
se dovremo ritornare nel passato e rifare quel famoso passaggio, giusto?-
- Non ho capito molto
in che modo vuol fare, ma credo che voglia aprire una sorta di “mondo
parallelo” per sviluppare l’altra storia… A quanto mi ha detto, io e
te saremo rivali, Sei-.
Seishiro rise di cuore.
- Io e te, rivali? Ma
chi s’immaginerebbe una cosa così assurda?-
Anche gli altri due
risero. Intanto i bambini si erano avvicinati piagnucolando e avevano
adocchiato la torta, ancora intatta.
- Mamma… torta!-
strillò Ryoko, che era quella che comandava, di solito. Masami frignò un
po’ dietro di lei.
- Ecco, una fettina
ciascuno… non sporcate il tappeto degli zii!-
- Pensa un po’ se
otto anni fa le cose non fossero andate come dovevano andare!-
- Credo sia quella
l’idea di fondo, no? Sviluppare un finale diverso con altre possibilità!-
D’improvviso
sentirono dietro di loro un puf! stranamente familiare. Hokuto impallidì.
- Sei-chan… che
c’era in quella torta?-
Sei si fece piccolo
piccolo.
- Non liquore,
spero…- mugolò.
- Invece c’era…-
lesse Subaru fra gli ingredienti.
- Oh, no!-
Ma era troppo tardi.
Una Ryoko bianca e un Masami nero erano già schizzati sotto chissà quale
mobile, e sarebbe stata un’impresa ritrovarli. Erano bravi bambini, ma
da gattini - e soprattutto insieme- erano due monellacci incontenibili.
Finalmente li
ripescarono da sotto il lavello e a furia di carezze li fecero
addormentare.
- Se penso che fra
qualche anno si dovranno separare…- disse Hokuto.
- Per
l’addestramento, vero?- chiese Sei.
- Eh, sì. Ryoko dovrà
imparare le tecniche sciamaniche, mentre Masami dovrà rimanere separato
da lei… uffa! Nonna Sakaguchi non me lo perdonerà mai-.
Qualche giorno dopo, i
tre si stavano preparando per tornare a quel giorno di otto anni prima, in
cui Subaru e Seishiro si erano messi insieme.
- Ohkawa ha detto che
ci aspetterà là con i copioni-.
- C’era anche la
nonna, in quel periodo… come facciamo con lei? Ormai è morta!-
- Ci penserà lei,
chissenefrega…-
Quando lessero i
copioni, ad Hokuto venne un attacco isterico.
- Morta? Io morta? Ma
come è possibile, sono la star! La protagonista!-
- Hai ragione ad
indignarti!- le diede man forte Seishiro. - Questi dialoghi sono poco
credibili!-
- Va be’, tanto ormai
abbiamo detto di sì. Prima iniziamo, prima finiamo-.
- Dai, Subaru, tocca a
te-.
Subaru si mise dietro
la porta dell’ospedale. Cominciò a piangere.
- Io… mi sono
innamorato di Seishiro… ma dai! Mi viene da ridere!-
- Impegnati un po’!-
gridò Ohkawa. - Un’altra. Via!-
- Io… mi sono
innamorato di Seishiro-
- Ok, entra, così,
e… vai con i ciliegi! Seishiro, vai!
- Pare che sia arrivato
il momento della resa dei conti… eh, Subaru?-
- Perfetti! Siete stati
perfetti!- esclamò Ohkawa quando ebbero finito tutte le scene. - Superbi!
Hokuto, sei morta in maniera spettacolare… peccato, però, volevo darti
un ruolo di primo piano, magari la principessa dei Draghi del Cielo…-
- Che cosa sono i
Draghi del cielo?-
- Oh… ora sarebbe
lungo da spiegare… ma lo saprete presto, vi manderò il soggetto a casa!
Apapa, veloce con quei disegni, mi raccomando!- gridò di nuovo Ohkawa
azionando la sua macchina del tempo. Anche Subaru, Seishiro e Hokuto
usarono la loro per tornare nel 1999.
- Però, Subaru…-
cominciò Seishiro a letto, quella sera. - Pensa un po’ se le cose
fossero andate davvero in quel modo…-
- Solo una mente malata
come Ohkawa Nanase poteva pensare una cosa del genere-.
- Già… pensa se
fosse stato questo il finale alternativo pensato da una mente malata…-
- Ma sei scemo? Più
invecchi e più ti rincitrullisci… pensa che palle se io ti dovessi
odiare per otto anni e forse chissà per quanto! No, no, lasciamo
perdere…-
- Già, ci saremmo
persi tutto questo… pensa che delusione!-
- No… non farmici
pensare… Hokuto si rivolterebbe nella tomba!-
Risero entrambi, e
mandarono gli shikigami a tirare i capelli a Ohkawa.
Se lo meritava!
Avvertenza: questo
racconto è nato dalla stessa idea distorta che mi ha ispirato
“Subaru-chan” (pubblicità regresso: andate a leggerlo!), nata da una
fredda mattina di sciopero delle biblioteche (è una storia lunga e
complessa…), ma sono totalmente indipendenti l’una dall’altra!!!
Questa è più delirante, perché ci
ho lavorato sopra di più…
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