I personaggi di Tokyo Babylon sono di chi se li è creati, perché se fossero miei le cose sarebbero andate diversamente…


Gattini
(come andarono realmente le cose)

di Sei-chan


-Io… mi sono innamorato di Seishiro…- disse Subaru con il viso inondato di lacrime, mentre spingeva la porta della stanza dove era ricoverato il suo amico. Ma… dietro alla porta c’era un’oscurità strana e spaventosa, inondata di petali di ciliegio che danzavano da tutte le parti… e al centro, Seishiro che sorrideva, la benda sull’occhio.

- Pare sia arrivato il momento della resa dei conti… eh, Subaru?-

Seishiro parlò a lungo. Gli ricordò del loro patto, che avevano stipulato quando Subaru aveva solo nove anni e lui diciotto, di quello che Seishiro aveva voluto provare.

- “Tu hai un animo totalmente opposto al mio… e anche da grande continuerai ad avere questo buon cuore. Perciò, se dovessimo incontrarci ancora, io cercherò di affezionarmi a te. Ma solo per un anno, e se ti considererò una persona speciale, avrai vinto tu, e non ti ucciderò. Ma se, invece... per me non sarai niente di speciale, beh, in quel caso… io… ti ucciderò” Ti ho detto queste parole, ricordi? È per questo che ti ho lasciato andare-.

Subaru era come straniato. Vedeva alle spalle di Seishiro il grande ciliegio, quello che lui nutriva con i corpi delle sue vittime. Quello che doveva avere i fiori bianchi e invece li aveva rosa grazie al sangue delle persone.

- Sai, Subaru, io… non provo niente quando uccido una persona… i Sakurazukamori sono fatti così…-

Seishiro si avvicinò a Subaru. Lo sguardo del suo unico occhio era inquietante, e Subaru ne ebbe paura. Senza occhiali, Seishiro sembrava proprio un’altra persona.

- … però mi sono sopravvalutato. Sai, Subaru, credo proprio di aver perso la nostra scommessa. Tu mi fai impazzire-.

Subaru sorrise, sollevato. Prima era disperato; aveva perso tanto di quel tempo prima di accorgersi di quel che voleva, e adesso che pure lo sapeva non immaginava da che parte incominciare…

- Forse in realtà non sono proprio totalmente opposto a te... anche io ho qualche posto per i sentimenti, dopotutto- continuò Seishiro. Adesso Subaru non aveva più voglia di continuare a sembrare un bravo ragazzo.

- Io penso- disse - io penso che in realtà continuiamo ad essere opposti lo stesso… non sono così “puro” come pensi tu… c’è qualcosina di distorto anche in me…-

Seishiro sorrise, divertito, afferrandogli il mento fra le dita.

- E che cosa sarebbe questo qualcosa? È difficile da credere…-

- Guarda che ho sedici anni… e certe cose le so anche io…-

- Non sembrerebbe… ma, Subaru…-

Subaru gli stava togliendo la giacca, poi gli sciolse la cravatta e iniziò a sbottonargli la camicia. Seishiro lo guardava affascinato, ansioso di vedere dove intendeva arrivare.

- Ecco… per cominciare…- Subaru sembrava saperci fare. Erano gesti che sognava di fare a Seishiro da un mare di tempo. Infilò le mani sul petto nudo dell’altro, sotto la camicia, e poi vi fece scorrere la lingua, lentamente. - Che cosa ne dici?-

- Che sorpresa…- Seishiro gli accarezzò la nuca spingendolo un po’ di più contro di sé, poi quando lui rialzò il viso gli passò le mani sotto il maglioncino. Lo accarezzò anche lui dolcemente facendoglielo scivolare via dalle spalle, e lo premette contro di sé strusciando la sua pelle contro la sua. Subaru si alzò in punta di piedi e passò la lingua sulle proprie labbra.

- Certo che mi ero fatto un’idea sbagliata su di te… se lo sapesse la nonnina…-

Subaru sorrise, ma smaniava dal desiderio che Seishiro lo baciasse. Lui non aveva idea di come fare, anche perché non era certo di riuscire ad arrivare alle sue labbra, se Sei non si chinava un po’… Sei sembrò leggergli nel pensiero.

Si avventò sulle sue labbra schiacciandolo contro di sé e contemporaneamente sollevandolo di poco con un braccio. Subaru capì subito come rispondere al bacio; lasciò che la lingua di Seishiro toccasse e giocasse con la sua; però dovettero staccarsi presto perché Sei non riuscì più a tenerlo. Subaru lo guardò in faccia; Seishiro posò le mani sui suoi fianchi e lo sollevò ancora; Subaru intrecciò le gambe sulla vita dell’uomo ed ebbe anche le mani libere per toccargli la faccia mentre si riappiccicavano in un bacio molto più lungo e più intenso. Seishiro lo accarezzava insistentemente sulle natiche e sulle gambe, come se fosse stato nudo. In effetti, Subaru non desiderava altro.

- Ehi, però… non me l’aspettavo da te-.

- Seishiro…- mormorò Subaru quasi piagnucolando - Ce ne andiamo via da qui? In un posto più confortevole…-

- Sei un vero porcellino! E ancor di più perché ti nascondi dietro questa faccetta pulita… dove vuoi andare? A casa tua?-

- No, lì c’è Hokuto… ci beccherebbe subito…-

- Allora vedi che ti vergogni!-

- Non è per quello… se viene ad impicciarsi ci toccherà finire prima, e io voglio…-

- Ho capito cosa vuoi! Il più possibile, eh? Ok, andiamo a casa mia, lì non ci disturberà nessuno…-

Seishiro li trasportò entrambi a casa sua. Riapparvero proprio sopra il suo letto, a mezz’aria, e caddero uno sopra l’altro, dato che non si erano separati neanche di un centimetro. Subaru tirò Sei verso di sé e lo baciò ancora, muovendosi sensualmente.

- Scommetto che queste cose le hai imparate durante il tuo anno di addestramento…-

- Alcune. Altre ho dovuto impararle da solo… come sto andando?-

- Andremmo ancora meglio senza questi…- disse Seishiro togliendosi la camicia e armeggiando con i pantaloni di Subaru. - E’ una cosa buffa- continuò - quando pensavo di farti queste cose ti immaginavo sempre o che ti divincolavi o svenuto…-

- E la sorpresa ti piace?-

- Mmm…-

- Che vuol dire “mmm”?- chiese Subaru mentre rimaneva completamente nudo.

- C’è un mio amichetto che vorrei farti conoscere, lui te lo spiegherà meglio-.

- Non vedo l’ora… dai, sbrigati… è quasi un anno che aspetto…-

- Giuro che ogni secondo che passa mi stupisci. Il Subaru che conosco io non si sarebbe mai lasciato fare queste cose, e nemmeno le avrebbe immaginate!-

- Quanto chiacchieri! Ho sedici anni, questo ti basta? Tu a sedici anni già non eri più umano?-

- Ai miei tempi gli adolescenti non erano mica così lussuriosi… grazie al cielo i tempi sono cambiati…-

- Dai, spogliati… io sto aspettando!- Subaru si stancò di attendere e gli aprì lui i pantaloni. Era quello che desiderava vedere fin dai primi tempi in cui aveva conosciuto Seishiro… ma anche allora lui parlava tanto ma non era mai passato veramente all’azione, come adesso… adesso Subaru era deciso a non lasciarselo sfuggire.

Seishiro lo baciò ancora, accarezzandolo fra le gambe.

- Ah, sì… sì…- mugolava Subaru.

- Calmati, micetto… non so neanche se è legale…-

- Da quando sei un paladino della legge?- chiese Subaru con voce rotta. Non credeva che Seishiro avrebbe procrastinato tanto, e che cavolo! - Smettila di parlare a vanvera e fammi… questo!-

Subaru sussultò e ansimò. Seishiro gli aveva infilato la testa fra le gambe e lui non stava capendo più niente. Il bello doveva ancora venire, ma anche quello era un antipasto gustoso! La bocca di Seishiro lo stava facendo tremare.

- Oh, sì… sì…- squittiva Subaru con voce acuta. Ora era completamente pazzo di desiderio! Gli immerse la mano nei capelli e lo strattonò forte. Seishiro lo morse.

- Cosa credi di fare, piccolo? Non essere troppo impaziente!- disse Sei continuando a bagnarlo con la lingua. Con due dita andò a stuzzicarlo nella sua entrata pulsante. Subaru si inarcò. Se riusciva a fargli questo senza nemmeno penetrarlo, che cosa sarebbe successo quando avessero scopato davvero? Subaru non vedeva l’ora di scoprirlo. E anche Seishiro ormai era impaziente. Gli circondò il viso con un braccio, mentre con l’altra mano continuava a prepararlo.

- E’ quello che vuoi, vero, porcellino?- gli sussurrò in un orecchio, leccandogli la mascella, mentre l’altro braccio tornava su e gli piegava le ginocchia attorno ai suoi fianchi.

- Smettila di chiacchierare tanto!- strillò Subaru, e Seishiro non se lo fece ripetere. Subaru gridò; e poi cominciò a mugolare di piacere mentre Sei si muoveva con calma dentro di lui. Subaru voleva che andasse più in fretta, e lui lo accontentò; era un piacere ascoltarlo mentre gemeva sconnessamente, e questo accelerò l’orgasmo di Sei, che si accasciò stanco e soddisfatto su di lui nel momento in cui anche Subaru si liberava. Ansimarono un po’ insieme, in silenzio, appagati dal contatto fisico delle loro teste vicine.

- Be’? Adesso vuoi essere coccolato, scommetto- rise Seishiro.

- Fino adesso sei stato con delle persone che si accontentavano facilmente… ma a me non puoi scappare!-

- Le potenzialità di un adolescente sono un campo quasi del tutto sconosciuto per me- disse Sei. - Ma per un attimo mi piacerebbe farti un po’ di carezze, giusto per… ma che cosa fai?-

Subaru si era alzato all’improvviso e aveva messo i pantaloni sulla pelle nuda ed il cappotto, allacciandoselo stretto per non far vedere che non aveva niente sotto.

- Dove vai, Subaru?-

- Torno subito, non andare via!- rispose strizzandogli l’occhio. Scomparve in un attimo dalla stanza e ritornò cinque minuti dopo, con qualcosa nascosto sotto il cappotto. - Ecco!- disse estraendo la bottiglia e porgendogliela.

- Sakè?-

- Ti va di berne un po’?- ammiccò Subaru spogliandosi di nuovo.

- Non credo sia il caso… le poche volte che ho bevuto me ne sono capitate di ogni… a dire il vero l’alcool mi mette paura-.

- Peccato- disse Subaru aprendo la bottiglia e bevendone un piccolo sorso. Mentre la posava sul comodino, Seishiro si sdraiò a pancia in su.

- Non te la prendi se mi riposo due minuti prima di ricominciare a giocare, vero?- disse chiudendo gli occhi.

- Assolutamente-. Puf! Si sentì un rumore come di battito di mani e Seishiro saltò per aria, urlando.

- Ma che diavolo… cos’è successo?- gridava. Subaru non c’era più e si era ritrovato sul petto qualcosa di morbido e grigio… vivo. Si era terrorizzato a morte. Era un gatto. Una minuscola palla di pelo, lungo e grigioperla. Lo guardò meglio e vide che lo stava fissando con dei familiarissimi occhi verdi… ma non sapeva che cosa pensare esattamente.

- Subaru? Subaru, dove sei?- chiamò inquieto mentre il gattino faceva su e giù sul suo petto, stiracchiando le zampe sulla sua pelle. - Subaru, bello scherzo, ma adesso esci fuori… da dove viene questo gattino?-

Il micetto intanto faceva il padrone. Percorreva tranquillamente il suo collo strofinandovi la fronte, andava a giocherellare con i suoi capezzoli, mordicchiandoli, e poi cominciò ad avvicinarsi pericolosamente al basso ventre. Seishiro pensò alle unghiette ed ai dentini affilatissimi e lo tirò via.

- Eh, no, piccolo… insomma Subaru, vuoi finirla di giocare?-

Ci fu un altro puf! e Subaru tornò sopra il petto di uno scioccatissimo e boccheggiante Seishiro.

- Che cosa è stato? È uno scherzo?-

- Ma no! Tutti gli sciamani sono capaci di farlo! Persino Hokuto! Non far finta di cadere dalle nuvole!-

- Guarda che non sto scherzando! Eri tu… ti sei trasformato?-

Subaru sbuffò, stanco di essere preso in giro.

- Finiscila! Se sei davvero un Sakurazukamori sei uno scemo se non lo sai fare!-

- Ripeto che non lo so… che ne dici di insegnarmelo?- concluse Seishiro mellifluo, accarezzandolo.

Subaru si tese verso la bottiglia di sakè, ma all’improvviso si fermò e lo guardò malizioso.

- Che cosa mi dai se te lo dico?-

Seishiro capì subito.

- Ti è già tornata la voglia? Ho una certa età, non sono mica pieno di energie come te, io!-

- Scommetto che il tuo amichetto, se glielo chiedo, non sarà tanto contrario…-

Subaru si sistemò sopra l’addome di Seishiro, e questi, che in realtà non chiedeva altro che poterselo fare di nuovo, gli accarezzò i glutei con insistenza, cercando contemporaneamente di aumentare la sua eccitazione. Comunque, Subaru in quel momento si sarebbe eccitato anche se Sei avesse letto l’elenco del telefono. Prese Sei dentro di sé con una voluttà che aveva imparato soltanto venti minuti prima, ma che Sei avrebbe giurato fosse frutto di anni e anni di allenamento e pratica. Si divertirono molto entrambi, Sei nel provare una posizione tutto sommato inconsueta per lui e Subaru nell’imprimere al rapporto il movimento che voleva lui e a dominare l’altro, da sopra.

- Adesso me lo dirai, come si fa?- disse Sei alla fine, accarezzandogli la schiena, mentre Subaru teneva la testa sul suo petto, ascoltandogli il battito del cuore. Il ragazzo sorrise ed il morbido gattino fu di nuovo sul petto di Seishiro. Questi lo accarezzò e gli fece il solletico sulla pancia, poi Subaru riprese la sua forma.

- Se uno sciamano scarsissimo- gli disse. - Io e Hokuto l’avevamo scoperto a sette anni!-

- Be’, insegnami. Io non ho fatto tante storie questo pomeriggio, quando tu non sapevi niente eppure ci siamo divertiti lo stesso-.

Subaru arrossì, e, per darsi un contegno, prese la bottiglia di sakè e gliela porse.

- Devi bere un po’ di sakè e poi ti trasformi automaticamente-.

- Ma scherzi? Gli sciamani se bevono si trasformano in gatti? Ecco perché…- fece Seishiro, pensoso.

- Perché che cosa?-

- Nella mia vita avrò preso tre o quattro sbronze, ma… non mi ricordo niente di quando ero ubriaco. So solo che dopo un po’ mi sveglio da qualche parte e ho la giacca piena di peli per settimane! Dici che è per questo?-

- Certo, se esageri quando sei gatto perdi il controllo di te stesso… invece se ci vai piano puoi tornare umano e ritrasformarti quante volte vuoi, finché ti rimane in circolo l’alcool-.

- Davvero? E quando ti sbronzi com’è che torni normale?-

- Quando ti passa la sbronza, cucciolo!-

- Ma non mi dire…e tu e Hokuto a sette anni tracannavate sakè a non finire?-

- Be’… e tu a quanto pare ti davi all’alcool in dosi massicce… perché non provi?-

- Sei sicuro che non sia pericoloso?-

- Ho chiesto a M e lui ha detto che anche se trasportarsi danneggia il cuore, trasformarsi ogni tanto fa bene alla pelle-.

- Ve bene… farei qualunque cosa per conservare la mia pelle di pesca… soprattutto ora che ho quest’occhio qui…-

- Sei sexy comunque, anzi di più…

Seishiro prese un bel sorso di sakè, e puf! divenne un bel gattone fulvo, con striature marroncino e occhi d’oro. Subaru lo prese subito in braccio e cominciò a strapazzarlo, e Seishiro gli fece assaggiare le sue unghie. Subaru si trasformò immediatamente e cominciarono a fare la lotta sui cuscini. Seishiro era più grosso, ma si trovava leggermente impacciato, Subaru era piccolo e bastardo. Gli sgusciava fra le zampe, complice anche la lunghezza del pelo, andava a tirargli le orecchie e scappava via prima che l’altro potesse vendicarsi. Seishiro allora si ritrasformò e afferrò Subaru per la collottola.

- Adesso chi è che fa il prepotente?-

Subaru miagolò forte, ma non si ritrasformò. Cercò di afferrare la mano di Seishiro sopra di lui, ma non ci riuscì, allora cominciò a leccarsi tranquillamente una zampina. Seishiro allora lo rimise giù sul suo petto, sentendosi vibrare dentro le sue fusa. Il micetto era caldo e morbido, e gli piaceva molto quella sensazione dei suoi miniscoli polpastrelli che toccavano delicatamente la sua pelle nuda. La tenerezza che ne derivava era troppa, soprattutto per Sakurazukamori. Ma in quel momento non gli andava di disfarsene. Dopotutto, per qualche deformazione professionale, non uccideva gli animali per divertirsi, e poi Subaru era il suo padrone, ormai, se ne era reso conto anche lui e gli faceva piacere. Lo lasciò fare, chiudendo gli occhi, beato.

Subaru continuò a giocare con lui come aveva fatto prima, da umano, soltanto un po’ più piccolo e più tenero. Con la sua lingua ruvida gli esplorava l’incavo fra viso ed orecchio, poi si strusciava sul suo viso, con la fronte sulla sua bocca facendosi baciare di continuo. Seishiro non l’avrebbe mai detto, ma, forse perché era nudo, o forse perché sapeva che sotto il gatto c’era Subaru, ma si stava eccitando di nuovo. Probabilmente era già sera, e avrebbero fatto l’amore per la terza volta in poche ore fra pochissimi minuti. Subaru diceva di averlo desiderato per quasi un anno, ma anche Seishiro si era dovuto accontentare di palpeggiarlo ogni tanto accampando buone scuse. Gli uomini non sono fatti di pietra, e nemmeno gli sciamani.

Subaru intanto si spostava sempre più giù, sul petto e poi sulla pancia, proprio come prima. Lì però si era fermato, sdraiandosi con la testa poggiata sulle zampe anteriori e gli occhi che lo guardavano. Era caldo e sofficissimo, un vero paradiso, pensò Seishiro. La prossima volta che ho i crampi allo stomaco, userò te come borsa dell’acqua calda. Lo sentiva muoversi, mentre lo accarezzava voluttuosamente, ma non capiva che cosa stesse facendo; si alzò leggermente per guardare e Subaru scivolò dalla sua posizione cadendo più in basso e… si fermò. Seishiro arrossì. Si era eccitato completamente e Subaru se ne era reso conto solo adesso, andando a sbatterci contro.

L’attimo dopo il Subaru ragazzo riapparve di nuovo seduto sopra di lui.

- Non ero io quello incontentabile?- gli chiese divertito, andandoglielo a sfiorare con una mano. Seishiro gemette, roco. Con un movimento repentino lo spinse giù e gli si sdraiò sopra. Mentre Subaru si lasciava toccare, ansimando, Seishiro si sforzò di pensare a lui e di dominarsi ancora per qualche istante, perché il desiderio di possederlo era semplicemente troppo. Quando anche Subaru fu pronto, lo penetrò con dolcezza, molto lentamente, strappandogli un lungo sospiro e stringendoselo addosso, facendo combaciare la forma dei loro due corpi. Se prima era stato quasi selvaggio, e più che altro un gioco di piacere, questa volta fu dolcissimo. Seishiro fece del suo meglio perché Subaru ne godesse quanto lui, e le sue spinte erano accompagnate da carezze e baci sulla gola di Subaru, che inarcava la testa per il piacere. Non ci fu nessun punto sensibile del corpo del ragazzo che Seishiro trascurò; e quando stavano per venire lo strinse a sé e gli sussurrò piano nell’orecchio: - Ti amo, Subaru-. Subaru sorrise, accarezzandogli la nuca e avvicinando la testa il più possibile a quella dell’altro. Seishiro smise di contenersi e vennero quasi contemporaneamente, ma questa volta fu diverso. Subaru giaceva abbandonato, non c’era solo divertimento in lui, ma si sentiva scosso, come confuso. Anche Seishiro rimase disteso a lungo, trasognato, pensando che quella volta era stato bellissimo sul serio, e appagante più che mai. Aveva sentito Subaru suo e gli aveva detto di amarlo, finalmente era riuscito ad esprimere i suoi sentimenti e Subaru l’aveva accettato. Non era solo un pomeriggio di sesso, dopotutto. Subaru si era sentito scoppiare quando anche Sei, finalmente, gli aveva detto “Ti amo”. Si era sempre chiesto che effetto faceva sentirselo dire, e ora lo sapeva. Sapeva che Seishiro ora stava in un pugno della sua mano, ed era la cosa più bella e tenera che gli fosse mai successa. Piano piano, respirando sempre più lentamente mentre la passione scemava, scivolò direttamente dal sogno al sonno, abbandonando il capo sul cuscino nelle braccia di Seishiro.

Subaru dormiva. L’aveva già visto dormire, più che altro quando era svenuto, e di colpo aveva recuperato quell’aria innocente che usava di solito. Solo che ora non c’era niente di artefatto in quella fanciullezza che veniva fuori dai grandi occhi chiusi e dalla bocca semiaperta, quasi sorridente. Si era addormentato senza neanche riprendersi, segno che quella volta era stato molto più appassionato delle altre. Seishiro lo guardò per un po’, finché anche i suoi occhi si chiusero. Ma si cercarono anche nel sonno, e smisero di agitarsi soltanto quando riuscirono ad assumere una posizione in cui potevano abbracciarsi e sentirsi caldi e complementari uno all’altro.

 

Subaru sorrise, e gli sfiorò di nuovo le labbra con un dito. Era buffissimo vederlo muovere la bocca nel sonno per liberarsi dal fastidio!

Avevano dormito per qualche ora, e adesso era notte alta; Subaru si era svegliato e per qualche minuto si era goduto Seishiro addormentato, singolarmente bello e vulnerabile, con le braccia strette attorno alla sua vita: davvero, in quel momento, se la nonna li avesse visti! Il pensiero della nonna gli fece venire in mente che non aveva avvertito Hokuto e, peggio ancora, aveva portato via Seishiro dall’ospedale ancora con l’occhio ferito… Aveva deciso di svegliarlo ma aveva scelto il modo più dolce possibile.

Visto che carezzandogli le labbra non si svegliava, Subaru passò ai baci. Cominciò a percorrergli il viso con baci rapidi e delicati, e la prima reazione di Sei fu quella di scostare il viso.

- Ah, sì?- fece Subaru, gli afferrò la testa con decisione e, tenendolo fermo, continuò ad infastidirlo.

Finalmente Sei si svegliò. La prima cosa che vide fu il sorriso di Subaru, e quel risveglio andò subito in testa alla classifica dei suoi risvegli più belli in assoluto.

- Ciao, piccolo. Che vuoi? È notte fonda!-

- Credevo di suscitare un po’ più d’entusiasmo, scusa!-

- Se è per questo, poche cose mi hanno entusiasmato come questo momento!- sorrise Sei.

- Senti… forse dovrei tornare a casa… e tu in ospedale- Subaru lo disse molto seriamente, ma non era del tutto convinto. Voleva solo che Sei gli dicesse che non c’era bisogno e lo avrebbe accettato subito.

- Io, piuttosto, avrei fame. Tu che ne dici?-

- Hai qualcosa di buono?-

- Credo di avere solo un paio di frittelle avanzate… usciamo?-

- Ok! Ehi… se ci trasformassimo…-

- Ti va di fare una bella ronda da gatto? D’accordo. Allora mangiamoci prima quelle frittelle, non ti faccio mica bere a stomaco vuoto, tanto- continuò prima che Subaru ribattesse - con te ci faccio quel che voglio anche se non sei ubriaco-

Subaru rise e si infilò nella doccia velocemente, poi toccò a Sei e quando uscì lo trovò già pronto.

Presero ognuno un bel sorso dalla bottiglia e Subaru si trasformò. Sei lo prese e lo mise nella tasca della giacca, scesero con l’ascensore e, in strada, si trasformò anche Sei. Si diressero tranquillamente verso il centro incontrando pochissima gente, a quell’ora di notte, più che altro bande di teppisti e coppiette. Mentre avanzavano, però, la gente aumentava sempre di più e la Tokyo notturna si mostrava ampiamente.

Avevano percorso solo qualche isolato, quando notarono un gattino bianco, candido, che veniva trotterellando verso di loro. Subaru corse avanti e andò a strofinare il muso contro quello dell’altro. Seishiro li raggiunse e gli venne un mezzo colpo.

- Lo sapevo che ti avrei trovato con lui… bravi geni, tutt’e due! E io a casa a preoccuparmi! Sono stata persino all’ospedale, e non c’eri più né tu, né lui! Incoscienti!-

Era Hokuto! Anche da gatto riconosceva perfettamente la sua voce e la sua parlantina.

- Ciao, Hokuto-chan- disse Seishiro. Per fortuna era gatto, se no l’avrebbero visto arrossire.

- E così hai trascinato anche lui in questa bravata?- continuava Hokuto, sempre rivolta a Subaru.

- Ma Hokuto…-

- Hokuto-chan, stavamo andando a mangiare dei dolci…- si intromise Seishiro.

- Dolci? Perché non l’avete detto subito? Andiamo! Ehi, Sei-chan…- sussurrò Hokuto rimanendo indietro un attimo con Sei -poi mi dovete dire che cosa avete combinato-

- Hokuto!- strillò Subaru, e Sei rise.

- Ehi, Subaru, ti ricordi quella volta che abbiamo saccheggiato quella pasticceria? Ah! O quello scherzo che abbiamo fatto al padrone della gelateria? Voleva far esorcizzare il locale!-

- Che monelli che eravate! Ma come avete fatto? La nonna poi vi ha spazzolati, eh?-

- Ma no!- esclamò Subaru - Eravamo gattini! Nessuno ci ha riconosciuto! E poi la nonna mi ha mandato proprio a fare un lavoro nella gelateria-.

- Aspetta, mi è venuta un’idea! Perché non andiamo alla torre? Lì fanno dei dolcetti buonissimi e potremo fare un sacco di casino!-

- Anche se sei così anziano ragioni proprio come uno della nostra età, Sei! E sia! Torre di Tokyo, stiamo arrivando!-

Come avevano concordato, fecero più baccano possibile e terrorizzarono un sacco di gente, divertendosi un mondo. Sei era salito con i due gattini nelle tasche e poi si era trasformato in una delle toilette. Mentre Hokuto si era impadronita del negozio di dolci, gli altri due saltavano fuori dal nulla e facevano scappare via la gente, che si precipitava per le scale urlando. Ad un certo punto, galvanizzati, fecero apparire anche i loro shikigami, che contribuirono ad aumentare il caos, e Subaru lanciò in giro delle pergamene infuocate, che non facevano male a nessuno ma erano molto scenografiche. Scapparono anche gli addetti della sorveglianza, convinti che la torre fosse posseduta… lasciando i tre completamente padroni del campo. Hokuto si era già trasformata nella pasticceria, Subaru e Seishiro cercarono un angolino nascosto per scambiarsi un paio di baci.

- Dai, sbrigati- disse poi Sei- se no Hokuto si pappa tutto!-

- Ah, che bella serata! Io mi sono molto divertita e voi?-

- Eh, altrochè- disse Subaru, ma pensando di più a quello che era successo qualche ora prima piuttosto che adesso.

- Io stasera sono completamente sazio- ribatté Sei. Poi guardò l’orologio. - Per voi ragazzi non si è fatto un po’ tardi?-

Subaru annuì: il sonno gli era ritornato, e anche ad Hokuto. Scesero dalla torre ormai vuota e s’incamminarono verso casa.

- Ehm, Hokuto-chan… io preferirei andare a casa con Sei…-

- E perché mai? Lo vedrai domani, come al solito-.

- No, è che… devo fare una ricerca… sì, un compito…-

- Ah, sì?-

Subaru stava prendendo sempre più coraggio per la balla che stava per raccontare. Seishiro era pronto a dargli man forte.

- Sì… il professore mi ha assegnato una… un tema su una persona che svolge un lavoro che mi piacerebbe fare da grande…e io ho scelto Sei. Devo…ehm… seguirlo per documentarmi-.

- Anche quando dorme?- fece Hokuto, dubbiosa.

- Be’, Hokuto-chan, se stanotte dovesse capitare un’emergenza, Subaru dovrebbe documentarlo, no?-

- Ne approfitterai per fare cose porcellose?- ribatté maliziosa Hokuto. Subaru arrossì come al solito, ma il suo: - Hokuto, per favore!- era più che altro perché la sorella ci era andata parecchio vicino.

- Ehi, aspetta!- sbottò d’un tratto Hokuto, pensierosa. - però il professore non ci ha mai dato questo compito! Come mai…-

- Ehm, è perché ho fatto molte assenze… piantala!- sussurrò a Seishiro che rideva, dandogli una gomitata nello stomaco. Mentre lui si contorceva, Hokuto rifletteva con un dito sulle labbra.

- Però la voglio fare anche io questa ricerca… oh, mi piacerebbe studiare la signora Sakaguchi, lei è la casalinga perfetta. E Hajime è così carino…- aggiunse quasi strillando istericamente. - Potrei chiederlo al prof…-

- No! Ehm… è… non puoi farlo! Lui mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno, se no tutti la vorrebbero fare! Ti prego!-

- Oh, peccato! Mi sarebbe piaciuto tanto… mentre tu ti puoi tenere Sei! Che ingiustizia!-

In realtà Hokuto non l’aveva presa poi così male. Per fortuna era un tipo che dimenticava presto. Si salutarono e Subaru andò a casa con Seishiro, mano nella mano, dato che in strada non c’era nessuno… ma anche se ci fosse stato, l’avrebbero fatto lo stesso.

Mentre facevano colazione, la mattina dopo, Subaru lo guardò a lungo, con un mezzo sorriso e lo sguardo un po’ assente.

- Che c’è, piccolo?- gli chiese Sei.

- Niente… tu rimani sempre un Sakurazukamori e io un Sumeragi-.

- E allora?-

- Tu cercherai di disfare quello che faccio io ed io dovrò riparare quello che fai tu-.

- E allora?- ripeté Sei. - Vale anche il contrario, ma io ti amo-.

- Sì, ma insomma… dovremo… ehm…-

- Combatterci? Non credo… raggiungeremo un buon compromesso, ne sono sicuro-.

- Per esempio? Se io ogni tanto curassi il tuo albero, tu combineresti qualche guaio in meno?-

- Se io ogni tanto badassi alla tua sorellina, tu eviteresti di riparare i miei torti? Quello che succede fra noi non è affare delle nostre dinastie, Subaru. Io faccio il mio lavoro, ma ti voglio bene e tu vieni sempre prima di tutto. Se ci fosse qualcosa che ti fa soffrire, sarei il primo a distruggerla… o a non farla-.

- Anche… anche io farei così- Subaru fece il giro del tavolo e gli si sedette in braccio. - Sono felice, Seishiro…-

- Bene. Mi fa piacere, gattino mio!-

Il telefono squillò. Partì la segreteria. Era la voce di Hokuto.

- Sveglia, dormiglioni! Come stanno gli animali, nessuna emergenza? Ehi, Subaru, la sai la novità? Ha chiamato la nonna… c’è da esorcizzare la torre di Tokyo!-

 

Subaru attaccò il telefono. Seishiro era seduto al tavolo con aria pensosa.

- Quindi è questo che ti ha detto? Che cosa ne pensi?-

- Per me… per me si potrebbe anche fare, ma le ho detto che… insomma, Hokuto è impegnata tutto il giorno…-

- Già, avrà un sacco da fare, specie adesso…-

Il campanello suonò. Subaru andò ad aprire e si trovò davanti la sorella e i suoi due nipotini.

- Ciao. Hokuto! Ehi, ciao, piccolini, datemi un bacino!-

- Ryoko, Masami, salutate lo zio Subaru e lo zio Seishiro!-

Anche Sei sorrise ai bambini, che gli corsero incontro appena lo videro.

- Sei-chan esercita un grande fascino sulla famiglia Sumeragi!- disse Subaru. - Hokuto, vuoi una tazza di tè?-

I grandi presero il tè, mangiando i biscottini che aveva portato Hokuto e una torta che Sei-chan aveva comprato quella mattina, mentre i bambini giocavano a darsi spintoni sul tappeto, a terra.

- Ehi, Hokuto, vuoi sapere l’ultima? Indovina chi ci ha chiamato poco prima che arrivassi tu? Ohkawa!-

- Lo immaginavo, ha chiamato anche me…-

- Ah, sì? Ti ha parlato di…-

- Sì, mi ha detto che ha in mente un progetto per una nuova storia e vuole che partecipiamo anche noi… ma io come faccio con i bambini?-

- E’ quello che le ho detto anche io… per me e Sei non ci sono problemi, ma i gemellini ti occupano per tutto il giorno-.

- Ma tuo marito non ci può pensare lui ogni tanto?-

- Hajime? Ma è sempre in giro con qualche associazione di volontari, in Africa, nel Terzo mondo.. e chi lo vede?-

- E quindi, Ohkawa che ha detto?-

- Be’, ha detto che avrebbe pensato ad un modo che non sia molto impegnativo, per me… anche se dovremo ritornare nel passato e rifare quel famoso passaggio, giusto?-

- Non ho capito molto in che modo vuol fare, ma credo che voglia aprire una sorta di “mondo parallelo” per sviluppare l’altra storia… A quanto mi ha detto, io e te saremo rivali, Sei-.

Seishiro rise di cuore.

- Io e te, rivali? Ma chi s’immaginerebbe una cosa così assurda?-

Anche gli altri due risero. Intanto i bambini si erano avvicinati piagnucolando e avevano adocchiato la torta, ancora intatta.

- Mamma… torta!- strillò Ryoko, che era quella che comandava, di solito. Masami frignò un po’ dietro di lei.

- Ecco, una fettina ciascuno… non sporcate il tappeto degli zii!-

- Pensa un po’ se otto anni fa le cose non fossero andate come dovevano andare!-

- Credo sia quella l’idea di fondo, no? Sviluppare un finale diverso con altre possibilità!-

D’improvviso sentirono dietro di loro un puf! stranamente familiare. Hokuto impallidì.

- Sei-chan… che c’era in quella torta?-

Sei si fece piccolo piccolo.

- Non liquore, spero…- mugolò.

- Invece c’era…- lesse Subaru fra gli ingredienti.

- Oh, no!-

Ma era troppo tardi. Una Ryoko bianca e un Masami nero erano già schizzati sotto chissà quale mobile, e sarebbe stata un’impresa ritrovarli. Erano bravi bambini, ma da gattini - e soprattutto insieme- erano due monellacci incontenibili.

Finalmente li ripescarono da sotto il lavello e a furia di carezze li fecero addormentare.

- Se penso che fra qualche anno si dovranno separare…- disse Hokuto.

- Per l’addestramento, vero?- chiese Sei.

- Eh, sì. Ryoko dovrà imparare le tecniche sciamaniche, mentre Masami dovrà rimanere separato da lei… uffa! Nonna Sakaguchi non me lo perdonerà mai-.

Qualche giorno dopo, i tre si stavano preparando per tornare a quel giorno di otto anni prima, in cui Subaru e Seishiro si erano messi insieme.

- Ohkawa ha detto che ci aspetterà là con i copioni-.

- C’era anche la nonna, in quel periodo… come facciamo con lei? Ormai è morta!-

- Ci penserà lei, chissenefrega…-

Quando lessero i copioni, ad Hokuto venne un attacco isterico.

- Morta? Io morta? Ma come è possibile, sono la star! La protagonista!-

- Hai ragione ad indignarti!- le diede man forte Seishiro. - Questi dialoghi sono poco credibili!-

- Va be’, tanto ormai abbiamo detto di sì. Prima iniziamo, prima finiamo-.

- Dai, Subaru, tocca a te-.

Subaru si mise dietro la porta dell’ospedale. Cominciò a piangere.

- Io… mi sono innamorato di Seishiro… ma dai! Mi viene da ridere!-

- Impegnati un po’!- gridò Ohkawa. - Un’altra. Via!-

- Io… mi sono innamorato di Seishiro-

- Ok, entra, così, e… vai con i ciliegi! Seishiro, vai!

- Pare che sia arrivato il momento della resa dei conti… eh, Subaru?-

- Perfetti! Siete stati perfetti!- esclamò Ohkawa quando ebbero finito tutte le scene. - Superbi! Hokuto, sei morta in maniera spettacolare… peccato, però, volevo darti un ruolo di primo piano, magari la principessa dei Draghi del Cielo…-

- Che cosa sono i Draghi del cielo?-

- Oh… ora sarebbe lungo da spiegare… ma lo saprete presto, vi manderò il soggetto a casa! Apapa, veloce con quei disegni, mi raccomando!- gridò di nuovo Ohkawa azionando la sua macchina del tempo. Anche Subaru, Seishiro e Hokuto usarono la loro per tornare nel 1999.

- Però, Subaru…- cominciò Seishiro a letto, quella sera. - Pensa un po’ se le cose fossero andate davvero in quel modo…-

- Solo una mente malata come Ohkawa Nanase poteva pensare una cosa del genere-.

- Già… pensa se fosse stato questo il finale alternativo pensato da una mente malata…-

- Ma sei scemo? Più invecchi e più ti rincitrullisci… pensa che palle se io ti dovessi odiare per otto anni e forse chissà per quanto! No, no, lasciamo perdere…-

- Già, ci saremmo persi tutto questo… pensa che delusione!-

- No… non farmici pensare… Hokuto si rivolterebbe nella tomba!-

Risero entrambi, e mandarono gli shikigami a tirare i capelli a Ohkawa.

Se lo meritava!

 

Avvertenza: questo racconto è nato dalla stessa idea distorta che mi ha ispirato “Subaru-chan” (pubblicità regresso: andate a leggerlo!), nata da una fredda mattina di sciopero delle biblioteche (è una storia lunga e complessa…), ma sono totalmente indipendenti l’una dall’altra!!! Questa è più delirante, perché  ci ho lavorato sopra di più…



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