L'immagine è di Shimizutani Doumei, dalla omonima
doujinshi Gaten.
Gaten! di
Nausicaa
“Kitsune, non
pensavo che tu stessi così bene con indosso la tuta da lavoro!”
esclamo, guardando la mia volpe.
Kaede
mi guarda a sua volta di sfuggita e scuote la testa e io capisco che ce
l’ha ancora con me… Certo, però, che la sta facendo lunga!!! Insomma,
solo perché ci tocca ridipingere tutta una parete della palestra! E’
vero che è stata colpa mia…è vero che sono riuscito a rovesciare un
intero tavolo pieno di cibarie contro il muro… Come dite? Non capite
cosa sia successo? Neanche io… Dunque, le cose sono andate più o meno
così: avevamo organizzato una festicciola in palestra e avevamo disposto
le bibite e i dolci su un tavolino portato lì per l’occasione e fin qui
tutto bene; poi Miyagi e Mitsui hanno cominciato a tirare un po’ troppo
la corda, con frasi scherzose al mio indirizzo, e il grande tensai non è
stato con le mani in mano. Risultato: mentre…”discutevamo”…diciamo
così…io sono scivolato addosso alla mia volpe e io e lui insieme siamo
caduti addosso al tavolino, che è a sua volta caduto contro il muro. Se
avessimo provato ad ottenere lo stesso risultato scientificamente, non ci
saremmo riusciti!!! Immaginate la scena: le bottiglie aperte si sono
svuotate contro la parete e i dolci ci si sono spalmati sopra; in più
Kaede si è arrabbiato tantissimo con me!!!! E io che trovavo quasi
romantico essere caduti insieme…Comunque, morale della favola, i
professori si sono arrabbiati e per punizione io e Kaede dobbiamo
ridipingere il muro rovinato, così oggi siamo qui, armati di vernice e
pennello e con addosso delle salopette da lavoro, pronti a dare
un’ennesima prova della nostra bravura. Ci infiliamo dei guanti da
lavoro, ci copriamo i capelli per non sporcarli troppo con la vernice e
siamo pronti.
“Prendila
per il verso giusto, kitsune: avrai un’altra dimostrazione che le
capacità del tensai sono illimitate…sarò un imbianchino perfetto,
vedrai!”.
“Hn”.
“Chi
sale sulla scala di noi due, volpino?” devo dire che già mi ci sto
avvicinando io, sapete per essere più professionale, ma lui mi ferma.
“Salgo
io sulla scala: tu saresti capace di usarla come trampolino!” mi dice
Kaede, decisissimo.
“Ma
non è giusto, la volevo io…” piagnucolo. Lui non mi ascolta e sale i
primi scalini, sedendosi sul poggiapiedi.
“Niente
da fare, do’aho…devo badare a te, devo esser sicuro che non farai
altri danni” e il suo viso si distende un po’ guardandomi.
Io
me lo osservo bene.
“Uhm…ti
dirò, kitsune…la visuale che ho da qui non mi dispiace affatto…resta
pure lassù!” lo provoco.
“Hentai!”
mi rimprovera lui, ma lo fa quasi sorridendo. Poi inizia ad intingere il
rullo nella vernice e a passarlo sul muro con movimenti fluidi.
“Hanamichi,
ricorda che le pennellate devono essere date tutte nello stesso verso o il
lavoro verrà male”.
Oooooohh…il
mio volpino si preoccupa per me…Ehi, un momento! Crede forse che io non
sappia farlo?!
“Idiotissima
volpe, con chi credi di parlare?! Stai insinuando che non sono capace di
passare uno stupido pennello su di una stupida parete? Vedrai un vero
capolavoro…Tu, piuttosto, non addormentarti o ci toccherà stare qui
fino a mezzanotte!!” gli grido contro, alterato.
“Hn”
.
Kaede
si decide a non controllarmi più e io, finalmente, posso dedicarmi al mio
pezzo di muro. Sì, ma che noia…Dopo un po’ mi sono già stufato…in
fondo, perché non dovrei approfittare di questa specie di enorme foglio
da disegno che ho davanti? Lancio un’occhiata all’attrezzatura di cui
ci hanno fornito e noto un pennello un po’ più sottile, che fa proprio
al caso mio; mi chino e lo prendo. E ora? Che posso disegnare? Mm…bè,
è semplice! La più bella coppia del mondo: io e la mia volpe. A parte il
fatto che a me piacerebbe vedere ovunque il musetto del mio volpino, sono
anche tentato di dare una grande prova di me cimentandomi con un
autoritratto!!! Ok, ho deciso: guardo per un attimo il bellissimo viso di
Kaede per trarre la dovuta ispirazione (anche se con lui a me
l’ispirazione non manca mai…) e inizio. Al lavoro!!!
E’
un po’ che Hanamichi sta zitto e io comincio a preoccuparmi. Non è da
lui. Cos’ altro mi devo aspettare? Mpf…il mio do’aho è così
imbranato, a volte, che non ha neanche capito perché mi sono arrabbiato:
non per il disastro e neanche per la punizione…e, mio malgrado, neanche
perché mi è caduto addosso. Il fatto è che ci è finito lui contro il
tavolino e avrebbe potuto farsi male. E non lo dico solo perché avrebbe
potuto infortunarsi. Io lo amo e mi preoccupo per lui, ecco. A volte fa
delle scemenze senza rendersi conto che potrebbe ferirsi ; non parlo delle
risse, perché neanche io mi sono mai tirato indietro, ma proprio di
scemenze!!! Insomma, farsi male per il gusto di questionare con Mitsui e
Miyagi potrebbe farlo solo un deficiente come il mio do’aho… E,
oltretutto, ci sono andato di mezzo io. Certo, questo movimento continuo
della mano forse potrebbe essere comunque un esercizio per sciogliere il
polso…sì, però io così mi sto ipnotizzando!!! Che sonno…Meglio
parlare con lui, così rimango sveglio e allo stesso tempo lo controllo.
Non mi fido molto a non tenerlo d’occhio in simili circost…NON E’
POSSIBILE!!!!
“Do’aho…”
lo chiamo, guardando verso di lui.
“Dimmi,
kitsune!” mi dice lui, tutto allegro e contento, con un bellissimo
sorriso.
“Quelli
cosa sono?” chiedo, con la mia voce peggiore.
“Sono
belli, vero? Non ti riconosci?” e ride, soddisfatto dei suoi
pupazzetti… Ha disegnato con la vernice ed il pennello; mi sporgo un
po’ e vedo il viso tondo di due pupazzetti: uno più in basso, con un
buffo caschetto di capelli, e la scritta “kitsune” accompagnata da una
freccetta; e poi un’altra faccetta tonda, con una corona sopra la testa.
Non me lo dite…
“Ho
quasi finito!” ridacchia il mio Hanamichi, mentre inizia a scrivere
“Tensai” vicino a quello che deve essere il suo autoritratto. Non
so… molte volte mi dico che sono troppo serio e vorrei dimostrargli che
in fondo (ma molto in fondo…) ho anch’io senso dell’umorismo (anche
se sono più portato al sarcasmo!), ma oggi davvero non è aria… prima
che possa rendermene conto, prendo il barattolo di vernice che mi è
vicino e glielo rovescio addosso! Proprio in quel momento lui si sposta di
poco, così non viene colpito in testa, ma in compenso si sporca tutte le
braccia.
“KITSUNEEEEEEE!!!
MA TU SEI UN DEFICIENTEEEEEEEE!!” urla, rendendosi subito conto che non
è stato un incidente.
“Hn.
Così impari a fare il cretino!” dico, senza scompormi.
“GRRRRR…
chiedimi scusa, kitsune!!! Ora!! SUBITO!!! E’ l’ultimo
avvertimento!!” si agita lui, rosso in viso e arrabbiatissimo. Magari
non è il momento adatto, ma io mi ritrovo a pensare a quanto mi piaccia
il suo viso così mutevole, così espressivo. E voglio renderlo ancora più
espressivo…
“Ma
quali scuse? Non mi dispiace affatto! Anzi, mi dispiace di non avere un
altro barattolo, altrimenti ti avrei versato addosso anche quello!!”
replico.
“CHE
COOOOOOSA?! STUPIDA VOLPEEEE!!” grida lui, con tutto il suo fiato; per
un attimo temo che voglia buttarmi giù dalla scala, invece si limita-
diciamo così…- a gettarmi addosso la SUA vernice…Ma io ho i riflessi
pronti, così mi macchio solo sulle braccia e sulle gambe, ma tanto ho la
tuta…
“Così
siamo pari!” strepita il mio do’aho, ancora rosso in volto.
“Che
ragionamento da asilo infantile…” sbuffo io.
“MA
COME TI PERM…ehi, cosa diavolo è questo prurito?” si imbroncia lui,
strofinandosi il braccio.
“E’
la vernice. Dà fastidio anche a me, dobbiamo pulirci con l’acqua ragia.
Forza, do’aho, andiamo a vedere se ce n’è un flacone” gli dico,
scendendo dalla scala.
“GRRR…
tutta colpa tua, kitsune…” borbotta il mio Hanamichi. Mmm… va bene,
forse non ho il senso dell’umorismo. Ma saprò farmi perdonare, amore
mio, vedrai…
La stupidissima volpe
ha trovato l’acqua ragia nel laboratorio tecnico e ci siamo puliti le
braccia. Ma visto che ci sono le docce, meglio darsi una lavata generale,
no? Io ho deciso di tenere il
muso alla mia volpe, così impara!! Starò così finché non mi chiederà
scusa, ecco!! Entro nella doccia e apro il rubinetto, rilassandomi un
po’ sotto il getto d’acqua tiepida. Uhm…ma che fa? “Oi kitsune,
che vuoi?” gli ringhio contro.
“Farmi
la doccia” è la sua semplice risposta, mentre si spoglia davanti a me,
mandando all’aria tutti i miei propositi di vendetta; entra nella mia
doccia e si bagna i capelli, poi mi fissa con una strana luce negli occhi.
Io deglutisco. “Kaede, perché a volte sei così freddo con me?” gli
chiedo, dispiaciuto.
Lui
non risponde; prende il bagnoschiuma e me lo passa sul torace, sulle
spalle, sull’addome; asseconda con i suoi tocchi delicati l’azione
dell’acqua per togliere via la schiuma, poi inizia a baciarmi sul
torace, sulle spalle, là dove mi aveva massaggiato prima… mi abbraccia
e le sue dita sottili scivolano lungo i muscoli della mia schiena; mi
bacia il collo e la gola e mi mormora: “Ora ti sembro freddo?”.
“No…
ora sei decisamente caldo… “gli dico, cingendolo alla vita.
Lui
mi stringe forte e mi bacia la bocca di un bacio lungo e intimo, poi
sussurra con voce roca: “Solo caldo?”.
“Caldo
e terribilmente eccitante…” e lui mi mordicchia le labbra, mentre io
faccio scorrere le mani sul suo corpo stupendo. Kaede si rilassa contro di
me, tenendomi stretto, poggiando la sua bella testa mora sulla mia spalla,
poi ride leggermente: “Hanamichi, cosa stai facendo con quelle mani?”.
Vorrei
dirgli una cosa, ma forse è un po’ audace. Che faccio? Massì…ogni
tanto ci vuole…
“Sai,
Kaede, il tuo fondoschiena è senz’altro il più bello del mondo…”.
“Allora
mi merito un premio, no?” .
La
sua voce sexy mi fa
definitivamente perdere la testa; ci baciamo appassionatamente e
scivoliamo a terra, mentre l’acqua tiepida continua a scorrere su di
noi, sulla nostra pelle, rendendo l’atmosfera ancora più sensuale. Non
è molto comodo, a dire il vero, ma il mio desiderio di lui è troppo
intenso. Entro dentro di lui e lo possiedo con ardore e mi sento felice
quando Kaede inizia a gridare e non me ne frega niente che ci possano
sentire. E’ troppo bello per me sapere che posso portarlo
all’estasi…Cosa volevo fare, prima? Tenergli il broncio? Scusate,
stavo delirando…
“Ti
amo, kitsune” gli dico, mentre lo stringo fra le braccia.
Vado a fuoco
quando Hanamichi entra nel mio corpo e inizia a far l’amore con me e
sento qualcosa sciogliersi in me ogni volta che dice di amarmi.
“Ti amo tanto anche io, do’aho…” gli mormoro, mentre
ancora sono in grado di farlo. Poi avverto solo le sue braccia attorno a
me, la sua bocca sulla mia, il suo corpo nel mio e l’acqua che scorre su
di noi e io mi lascio andare completamente, abbandonandomi a lui,
esultando per i suoi gemiti.
Dopo un po’, quando siamo ancora storditi per l’intensità del piacere
e del desiderio che ci ha travolti, parliamo.
“E’
scomodo qui, vero kitsune?” ridacchia Hanamichi, che mi sembra molto
soddisfatto.
“Hn”.
“Però
è stata una bellissima doccia, dobbiamo farne di più così!” continua
lui.
“Vedi
che ho fatto bene a rovesciarti la vernice addosso?” lo provoco io.
“Uhmm…diciamo
che hai saputo farti perdonare in modo molto convincente”.
“Ma
io non volevo farmi perdonare…” replico a bassa voce.
“Cosa?!”
e subito è pronto ad alterarsi di nuovo.
“Volevo
solo fare l’amore con te, Hanamichi, volevo esserti vicino…” e lo
bacio. Lui sorride, tutto rosso in viso, come sempre quando è contento ed
emozionato allo stesso tempo. Ci coccoliamo ancora un po’, ma poi
dobbiamo uscire dallo spogliatoio.
“E’
tardissimo, kitsune!!! E magari verranno a controllare cosa abbiamo
combinato e scopriranno che non abbiamo tinteggiato neanche metà
parete… cosa diremo?” si preoccupa lui.
“Io
dirò che quando faccio l’amore con il mio ragazzo non penso a
nient’altro” lo provoco. Ma lui non afferra lo scherzo…
“Dici
sul serio? Non credi che i professori potrebbero interpretarlo male?”
borbotta, con aria spaesata. Che diavolo stai dicendo, Hanamichi!!!
“Scherzavo,
do’aho…forza, rimettiamoci al lavoro. Ma stavolta, niente pupazzetti,
ti avverto!!”.
“Ti
dirò…non mi spiacerebbe tornare sotto la doccia!” ride lui. Neanche a
me spiacerebbe, amore mio…
Lavoriamo
seriamente e di buona lena e in capo a un’ora e mezza abbiamo finito.
Mentre
rimettiamo a posto gli attrezzi che abbiamo usato, Hanamichi si volta
verso di me e sorride: “Oi kitsune, hai visto che poi siamo stati bravi?
Forse potremmo imbiancare muri e pareti come lavoretto per pagarci le
prossime vacanze, che ne dici? Non è un’idea geniale?”.
“Ad
una condizione” dico io.
“Quale?”.
“Che
ad ogni lavoro segua una doccia simile a questa!!” e mi decido a
sorridere con lui.
Fine
^_^
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