Pairing:
-.- … … Avanti,
dì il pairing e comincia un’altra nostra bella ficci ^^ ndHana
-.-
gno… --___________________________________-- Ma che è successo? ?_? ndHana Boh…ndRuBeh,
parlaci no? Lo
sai che ti adora! NdOlly BAU!
BAU! NdNevado Hn…ok… Dai, Marty, tira fuori un po’ di coraggio…Non
può essere così terribile ^^ ndRu Ç______Ç
oh, Ru… E
va bene…ç__ç Pairing:
… Ehm…ç___ç
…Mit… Ma
come! Il baciapiselli? O.o! Non me lo sarei mai aspettato da te! E soprattutto, Tes non odia Kogure? Ti
sembra il regalo giusto per il suo compleanno?! ndHana …ç__ç…Sen… CHE
COSA?! NdTutti
WEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEÈ
ç_______________________ç È
una MitSen…é.è ç__________________________________________ç
O.O ndTuttiShockatiRating:
bah, una cosina dolciosa e tranquilla… Marty…hai promesso… Sigh…
e va bene…NC17…ç_ç
Note:è
un’AU (Alternative Universe, ma che più Alternative di così si
muore!!!) In
corsivo le parole della canzone, tra gli asterischi i flashback, POV
di Mitsui. Disclaimers:
i psg sono di Inoue (ç__ç) ormai è chiaro. La
canzone è (udite udite) dei Neri per caso…fa parte di un vecchio album
che risale a dieci anni fa… Dediche:
le parole a volte non spiegano quello che si vorrebbe, quindi
mi limito a dedicarla a Tesla-tesora per il suo compleanno. La
vera dedica gliela manderò intra nos. Spero
che vi piaccia, e che abbiate ben chiaro che E’ LA PRIMA E ULTIMA FIC IN
CUI APPARE IL MALEDETTO PORCOSPINO HENTAI!!! Tes
mi ha sfidato a dipingere Sendoh come un psg meraviglioso, ben sapendo che
lo odio… Non
ho potuto esimermi, cercate di capire ç__ç E
soprattutto, cercate di leggerla, soprattutto tu puccia che ne sei la
diretta responsabile. -.- Oh,
no, non posso scriverla… Il
mio cuore non reggerebbe… Ma
non sarà mica che…O.O ndOlly Zi…é.è…
è proprio così… Oh
povera padroncina!!! Ma
ci sono io qui! Ti
aiuto a scrivere, ok? Quando
non ce la fai mi fai un cenno e io prendo in mano la tastiera e vado
avanti al posto tuo! Oh,
Olly ç___ç… insieme ce la faremo!!! Marty
Gary Lou di Marty & Ollie Sembra
tutto così assurdo…
Così
incredibile che forse potreste persino crederci. Chi
sono? Perché
volete saperlo? Ah,
certo… Sono
uno che si nota, non è così? Beh,
una volta ero un bandito. E
non un bandito qualsiasi. Il
CAPO. Tutti
mi temevano. Tutti. Tranne
lui. Lui. Mi
scappa un sorriso amaro. Pensare
che io, Hisashi Mitsui, il numero uno dei tagliagole, il mostro, il
sanguinario, ero convinto di non avercelo nemmeno mai avuto un cuore. E
invece guardatemi ora,che come uno stupido sentimentale me ne sto seduto
in una valle brulla e desolata, tremando sotto le sferzate dell’inverno
che si avvicina. Sento
uno strano pizzicore agli angoli degli occhi. Credevo
di non avere più lacrime da piangere. Vi
chiedo scusa, sicuramente non state capendoci nulla. Avete
fretta…? No? Allora,
sedetevi qui accanto a me. Lasciate
che vi racconti la storia di chi ha cambiato il mio mondo, e soprattutto
la mia vita. Ma
per farlo, dobbiamo tornare indietro di circa un anno, quando ancora
queste terre si reggevano sulle spalle di un uomo potente, a cui bastava
un battito di ciglia per decidere della vita di un ragazzo. È
proprio lui il protagonista di questa storia. Si
chiamava Gary Lou. ******************************************************************************** Gary
Lou Gary Lou
Con
il tuo cavallo bianco Aveva circa sedici anni, ed era allegro e spensierato. Un sorriso solare brillava sempre sul suo viso, e rendeva più leggera la giornata di chi lo incontrava. Non si lasciava mai abbattere dalle avversità, anche se ce n’erano state tante nella sua vita. Appena aveva iniziato a parlare si era ritrovato solo: sua madre infatti era scomparsa da un giorno all’altro, mentre suo padre non l’aveva mai conosciuto, e i vicini di casa erano diventati la sua famiglia. Eppure il bambino non si era dato per vinto: rimboccatosi le maniche, cercò di non essere un peso per coloro che lo avevano accolto e, non appena ebbe l’età per farlo, iniziò a lavorare per contribuire alle spese che gravavano su di loro. Geoffrey Lou, il padre, aveva un laboratorio di sartoria e incaricò Gary di consegnare le merci e comprare le materie prime; in groppa al suo fedele Soffio d’Argento (omaggio alla mia fata dolgiizima ^^), un superbo lipizzano dal manto candido, percorse l’isola in lungo e in largo, fino a conoscerla come le sue tasche. Quelle cavalcate erano gli unici momenti in cui il ragazzo toglieva la maschera e spegneva il suo sorriso, mentre un broncio pensoso gli incupiva il volto: lasciava i pensieri liberi di vagare, le domande che gli affollavano la testa venire a galla e i dubbi che lo divoravano piano di palesarsi, abbandonandovisi completamente. Poi, quando Soffio imboccava il sentiero del villaggio, il suo cuore era di nuovo sgombro e il suo sorriso poteva tornare a splendere. Gary
Lou Gary Lou Tu
non vivi in mezzo al branco Però, per quanto fosse socievole e affabile con tutti, in realtà era sempre solo. Quando non lavorava o aiutava i suoi genitori si estraniava completamente dalla vita del borgo, preferendo la compagnia di un libro o una cavalcata alla compagnia dei suoi coetanei. Ma non per questo essi lo consideravano arrogante od egocentrico: non sopportava i soprusi, le ingiustizie, le sofferenze, e non rifiutava mai il suo aiuto se qualcuno ne aveva bisogno. Semplicemente, non aveva ancora incontrato nessuno che gli facesse desiderare di mostrarsi per quello che era, nessuno si era mai avvicinato a quel cuore che nascondeva gelosamente dietro a un sorriso gentile. Ma stava bene lo stesso. Ma
galoppi solitario per montagne e praterie Per
sfuggire a una vendetta che ti vuole a testa in giù Questo fino al giorno in cui la sua vita e la mia cambiarono radicalmente. Il mondo che conosceva crollò, e con lui anche la facciata che si era costruito a fatica in tutti quegli anni. Dovette lasciare il villaggio, le terre, i colli su cui era cresciuto per cercare di sopravvivere a qualcosa che aveva già deciso per lui. Saltò su Soffio e le piantò gli speroni nel fianco, per farla galoppare più veloce, mentre si lasciava alle spalle l’adolescenza e i sogni infranti, senza voltarsi indietro. Gary
Lou Gary Lou Non
hai casa né radici Gary
Lou Gary Lou Senza
donna e senza amici Grazie alla sua vita ritirata, non aveva nessuno a cui dire addio, nessuno avrebbe pianto per lui se qualcosa fosse andato storto. Niente da rimpiangere. Rallentò il passo per ammirare un meraviglioso tramonto: ora dietro non aveva più nulla e sapeva che, anche se fosse riuscito a salvarsi, non sarebbe mai potuto tornare indietro. ******************************************************************************** Era una bella mattina di fine marzo, l’aria era ancora frizzante, ma si iniziava a percepire l’arrivo della primavera. Gary si era alzato presto per recarsi al mercato delle stoffe per scegliere quanto necessario alla nuova collezione. Girovagava con curiosità tra i banchi colorati, e distratto com’era cozzò violentemente contro l’uomo che aveva di fronte. “Mi scusi” disse sorridendogli, e fece per allontanarsi. Ma l’altro gli afferrò un braccio e lo fece voltare, fissando nelle grandi iridi blu del ragazzo i suoi occhi freddi e distanti, che sembravano volerlo trapassare da parte a parte. Gary rabbrividì. “Come ti chiami?” chiese lo sconosciuto con la voce atona soffocata dalla mantella nera che gli avvolgeva praticamente tutto il corpo lasciando fuori solo quegli occhi ferini. “Ga-gary Lou” balbettò lui, un po’ spaventato. L’uomo lo lasciò andare bruscamente, facendogli cenno di allontanarsi, ma nel girare l’angolo Gary avvertì di nuovo il suo sguardo gelido incollato addosso. Passò l’intera giornata cercando di scrollarsi di dosso quella sgradevole sensazione ma senza riuscirci. Così quella sera a cena i genitori si accorsero che si comportava in modo strano e gliene chiesero ragione: non appena il ragazzo ebbe raccontato lo strano episodio, la madre si accasciò sul tavolo mentre il padre cercava di calmarla. “Lo sapevo, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, lo sapevo” continuava a mormorare la donna. Finalmente Geoffrey riuscì a convincerla ad andare a dormire, somministrandole poi anche una tisana rilassante. Poi tornò in salone da Gary: “Siediti” gli ordinò. “Stai per conoscere le tue origini”. Il ragazzo s’irrigidì: era giunto il momento della verità. C’è
qualcuno che ha un peccato da nascondere si sa E
ti vogliono far fuori perché sai la verità Oh
Gary Lou “Ascoltami con attenzione, non abbiamo molto tempo: a quest’ora saranno già in viaggio. L’uomo che hai incontrato oggi al mercato è Hiroaki Koshino, il braccio destro del signore della contea Lo avrai almeno sentito nominare no? Bene. Kaede Rukawa è anche tuo padre. Non è solo ricco: è potente. Prende tutto quello che vuole, senza chiederlo e senza preoccuparsi delle conseguenze. Sedici anni fa volle tua madre. E se la prese, dimenticandosi poi di lei come se niente fosse. Ma mentre tuo padre vive come se il mondo fosse il suo enorme parco giochi, c’è qualcuno alle sue spalle che rimedia ai suoi errori. Questo qualcuno è proprio Koshino. Normalmente si limita a pagare il silenzio delle vittime di Rukawa, ma tua madre non si è piegata. Per una serie di ragioni, l’accaduto è rimasto segreto per tre anni. Poi, non si sa come, la cosa è saltata fuori. L’uomo è venuto a cercarla, e lei si è rifiutata categoricamente di sottostare a uno sporco ricatto e soprattutto di accettare il denaro di un vile come il suo signore. E così, le hanno tappato la bocca. Fortunatamente tu eri fuori a giocare con i figli del mugnaio, e quando sei tornato noi eravamo già lì e ti abbiamo evitato la scoperta dello scempio che avevano fatto di tua madre. Non sapevano di te, per loro era stato un problema risolto e dimenticato. Ma non credo che Koshino vedendoti oggi non abbia notato che assomigli a tuo padre come una goccia d’acqua. Per questo devi fuggire. Subito. Prendi questo denaro, è tutto quello che abbiamo. ****************** Gary era pallido e i pugni chiusi tremavano. Aveva gli occhi chiusi, e quando li aprì acqua salata sgorgò da quegli oceani azzurri. “Ma perché fai tutto questo per me? In fondo, nemmeno mi conosci…” Geoffrey respirò a fondo, poi fece un sorriso triste. “Avresti dovuto essere mio figlio” disse semplicemente. Allora il ragazzo gli si tuffò tra le braccia, stringendosi al suo petto. “Lo sono” gli rispose. Fu l’ultima volta che lo vide. Gary
Lou Gary Lou Prima
o poi ti prenderanno E il ragazzo galoppò attraverso le praterie, superò le montagne, guadò fiumi e percorse vallate, sempre di corsa, senza fermarsi, con il suo sorriso onnipresente ormai trasformato in una vuota maschera che celava la paura che gli aveva invaso il cuore. L’angoscia lo attanagliava, cercava di non pensare a quello che era successo e al sangue che scorreva nelle sue vene, ma finiva con l’annegare nei suoi scarsi ricordi che si mescolavano alle rivelazioni di Geoffrey. Una sera si trovò a chiedersi cosa gli fosse accaduto, se stesse bene, se il veder crescere un figlio non voluto invece che il grande amore della tua vita lo avesse fatto soffrire. Man mano che si allontanava dalla sua contea, la sensazione di essere osservato diventava sempre più insistente, ma questa volta il disagio che gli avevano provocato gli occhi di Koshino era del tutto assente. Sentiva più una sorta di calore, di forza, che lo rendeva felice. Arrivò quasi a desiderare che ci fosse davvero qualcuno alle sue spalle. Una notte scoprì di chi si trattava. ****************POV MITSUI*********************** Gary
Lou Gary Lou E
sai che ti uccideranno Eravamo
sulle sue tracce da settimane. Un
giorno, all’improvviso, siamo stati convocati al castello del signore
della contea, Kaede Rukawa. Senza
por tempo in mezzo, il suo braccio destro, un essere viscido ed infido, ci
ha rivelato che un giovane, macchiatosi di un grave crimine ai danni del
conte, doveva essere ucciso. Una
volta riportato il cadavere, avremmo ricevuto due borse d’oro a testa. Sicuramente
noi eravamo le persone più indicate per eseguire la sentenza: esperti
assassini a sangue freddo, conoscevamo l’isola come le nostre tasche. Non
ci sarebbe stato difficile individuare un ragazzino sciocco e spaurito. E
così ci mettemmo in cammino. Ma
la cosa non mi quadrava. Era
strano che una persona potente come Rukawa rischiasse una guerra
mandandoci armati, e per di più con intenzioni tutt’altro che
amichevoli, nei terreni confinanti. Non
poteva trattarsi solo di un ladruncolo da quattro soldi. La
faccenda era più complessa di quanto non apparisse dall’esterno. E
così, non appena lo raggiungemmo, ordinai agli altri di non farsi vedere
e di seguirlo, senza che si accorgesse della nostra presenza. Passavano i
giorni, ed io vedevo quel ragazzo cantare, sorridere, dormire…ma anche
agitarsi, mordersi a sangue le labbra, vagare con lo sguardo cupo oltre le
montagne. Era
impossibile credere che una persona così potesse aver fatto del male. E
più tempo trascorrevo “con” lui più mi attraeva inesorabilmente. Una
notte, mentre lo osservavo appollaiato su un acero che stendeva i suoi
rami fin sul bivacco che aveva approntato nel bosco, si udì un suono. Sembrava
un brontolio. Guardai
il cielo: non c’era nemmeno una nuvola, quindi non si trattava di un
tuono. Il
suono si ripeté, un po’ più forte. Avvicinai
la mano allo stomaco, ma non avevo fame: cosa diavolo poteva essere? Poi,
d’un tratto, lo vidi. Un
branco di lupi selvatici, affamati e pronti a divorare l’ignaro
cavaliere. Non
lo potevo permettere. Così
incoccai una freccia sul mio arco, mirai e scoccai. Centro. Dopotutto,
io ho una mira eccezionale! Continuai
a colpirne vari, ma poi mi accorsi che erano troppi e riavvicinavano
pericolosamente al bivacco. Dissi
le mie preghiere, promettendo che se fossi uscito vivo da quella orribile
situazione avrei smesso di fare il bandito e avrei rivelato i miei
sentimenti a Gary. Sì,
sapevo come si chiamava. Come
lo avevo scoperto? Beh,
facendo il bagno, si toglieva anche la catenina che portava al collo, a
cui era appeso un bellissimo medaglione. Una
volta lo aprii, per scoprire che fosse. Dentro
c’era la foto di una donna stupenda e, accanto, un messaggio: ti amo e
ti amerò sempre, Gary. Mamma. Comunque,
tornando a quella notte. Balzai
giù dall’albero, brandendo il mio bastone, e mi lanciai contro i lupi
segnandomi il petto. *********************************** Un ululato prolungato svegliò il ragazzo addormentato accanto al fuoco. Socchiuse gli occhi lentamente, per poi spalancarli entrambi sulla scena che gli si presentò: intorno al suo bivacco improvvisato, giacevano dei lupi. Alcuni erano tramortiti, altri trafitti da lunghe frecce nere, ma nessuno di loro sembrava comunque in grado di nuocere. I pochi che ancora si reggevano sulle zampe perdevano sangue e guaivano di dolore. Ma la cosa più stupefacente era una figura umana, con un bastone fra le mani, impegnato in una lotta furibonda con quello che doveva essere il capo del branco, viste le dimensioni e la forza. Gli occhi del ragazzo dardeggiavano rabbiosi mentre con un grido atavico scaraventava a terra l’imponente bestia. I lupi, vista la mala parata, si ritirarono nei boschi. A questo punto il misterioso salvatore cadde a terra, ma l’impatto non fu doloroso: infatti Gary lo aveva afferrato appena in tempo, e ora aveva la sua testa in grembo. Il suo cuore perse un battito, vedendo in che stato questo era ridotto. I suoi vestiti erano tutti strappati e sporchi di fango e sangue, mentre qua e là ferite e lividi sottolineavano l’entità della lotta che aveva ingaggiato con quelle belve per salvargli la vita. A fatica, il ragazzo aprì gli occhi, fissandosi sul volto di Gary che gli sorrideva con dolcezza. “Grazie”. Non appena il bandito si rese conto di quello che era successo e della posizione in cui si trovava, s’imporporò completamente scattando in piedi come una molla, grattandosi poi la nuca con una delle sue grandi mani in evidente imbarazzo. “Ma dai, non ho fatto nulla! Ti ho salvato perché…ah…perché…hai l’aria di un figlio di papà pieno di soldi, ed io sono un bandito, il famoso tagliagole Hisashi Mitsui per la precisione!” Gary si rialzò sorridendogli ancora. “Sei capitato male, amico, io sono un fuggitivo, senza più una casa o una famiglia. Non ho più neanche una vita. Anzi” si rabbuiò “forse per te sarebbe meglio andartene e dimenticare di avermi incontrato…”concluse dandogli le spalle. Sui due calò un pesante silenzio. Nessuno aveva il coraggio di riprendere la conversazione. Mitsui era confuso dalle parole di Gary che non capiva, e Gary si domandava perché quel grosso stupido rimaneva lì impalato senza dire una parola. Un fruscio alle sue spalle, perfettamente udibile nel silenzio della notte, fece voltare il bandito. Il ragazzo aveva sciolto la lunga coda di capelli neri, che ora gli ricadevano sulle spalle, lucidi e setosi, incorniciando il suo viso pallido e triste. Prima che quest’ultimo potesse dire qualcosa, si trovò stretto al forte petto del suo salvatore. “Non m’importa chi sei”gli sussurrò Mitsui, accarezzandogli l’orecchio con le labbra morbide “Gary…” il moro sussultò. “Non aver paura di me ti prego! Sono settimane che io e la mia banda ti seguiamo ormai, e non passava giorno che io non cercassi l’occasione giusta per avvicinarmi a te. All’inizio mi facevano gola i soldi offerti dal conte Rukawa per la tua cattura, ma poi ti ho visto e…ho iniziato a desiderare solo di fare parte della tua vita. Mi sono innamorato di te, Gary. Mi sono innamorato come un pazzo. Della tua forza d’animo, del tuo coraggio, dei tuoi sorrisi e delle tue lacrime. Dei tuoi occhi così mutevoli in cui si può leggere ciò che senti dentro. Del tuo volto e dei tuoi capelli di seta. Delle tue labbra profumate e delle canzoni che sussurri al tuo cavallo. Delle tue mani affusolate e del tuo cuore, che porta un peso che ti schiaccerà se non lo dividi con qualcuno. Ma io non voglio niente da te. Voglio solo donarti tutto quello che ho. Sei l’unico con cui vorrei dividere il tempo che mi è dato su questa terra, e non mi interessa cosa o chi c’è nel tuo passato. Se mi permetti di amarti ti farò felice, te lo prometto”. Una delle mani di Gary si avvicinò tremante a sfiorargli una guancia. Sul mento di Mitsui spiccava una ferita profonda, coperta da una scia di sangue ormai coagulato, che probabilmente gli sarebbe rimasta per sempre. Si perse nello sguardo pieno di stelle del ragazzo che gli aveva appena aperto il suo cuore, mentre il suo riprendeva lentamente a battere. Tutto gli sembrava impalpabile, soffocato, lontano. Forse… Devi andartene lontano più lontano che potrai Si riscosse all’improvviso, non appena le parole di Geoffrey gli riecheggiarono nella testa. Era impossibile, non poteva restare! Doveva andarsene, e subito, o rischiava di perdere il vantaggio che aveva faticosamente guadagnato. Così abbassò gli occhi e fece per ritirare la mano. Qui
è segnato il tuo destino e tu non ti salverai La mano del bandito si appoggiò sulla sua, intrecciando le loro dita, mentre un sorriso struggente gli addolciva i lineamenti duri e marcati. Gary lo voleva, disperatamente, ed era l’unica cosa di cui in quel momento gli importava. Domani sarebbe arrivato, ne era consapevole, ma si ritrovò a chiedersi se valeva la pena viverlo con l’anima piena di rimorsi e rimpianti. La risposta del suo istinto gli fu chiara, quando sentì le sue labbra appoggiarsi timidamente su quelle di Mitsui. Aveva preso la sua decisione. Gli cinse il collo con le braccia, attirandolo a sé, mentre con la lingua ispezionava accuratamente gli angoli della bocca del compagno. Il bandito non si fece pregare, e con un gemito gli accordò l’ingresso mentre invadeva a sua volta l’anfratto umido di Gary con la propria. I loro respiri si fusero, i loro spiriti s’intrecciarono per un istante dilatato nel tempo. Quando tornarono a guardarsi, ansanti, nei loro occhi brillava la stessa fiamma. Mitsui allora spinse Gary verso il giaciglio accanto al fuoco, sedendosi poi a cavalcioni su di lui. Le sue mani grandi gli accarezzarono le guance arrossate e le labbra umide e gonfie, per poi scendere lungo il suo petto sbottonandogli la camicia bianca. Asola dopo asola, la pelle pallida del moro sembrava risplendere sotto la luce della luna, perfetta e liscia, con i muscoli dell’addome scolpiti e delineati che non facevano altro che aumentare il desiderio di Mitsui. Non resistendo più, quest’ultimo gli catturò la bocca in un altro bacio di fuoco, per poi passare sul collo e leccare via le gocce di sudore che iniziavano a scorrervi. Lentamente si spostò sulla spalla, mordicchiandogli la clavicola mentre le lunghe dita di Gary intrecciate ai suoi capelli gli massaggiavano la cute con un movimento ipnotico che si fondeva perfettamente con i gemiti intervallati dal suo nome che le sue attenzioni gli stavano strappando. Quando poi la bocca avida di Hisashi si soffermò su uno dei capezzoli del cavaliere, i gemiti divennero vere e proprie grida, intensificate dalla sua mano che gli si era infilata nei pantaloni. Mentre il volto di Mitsui raggiungeva l’ombelico tuffandovi la lingua, gli ultimi indumenti che coprivano i due amanti erano stati tolti con urgenza, per permettere alle loro pelli di venire a contatto. Finalmente, alla fine del suo peregrinare, il bandito assaggiò con la sua lingua il sapore di Gary, che si inarcò di scatto per l’ondata intensa di piacere che lo aveva attraversato come una frustata. Questo incentivò il movimento delle labbra di Mitsui, che iniziò a succhiare lentamente il membro del suo koi, per aumentare poi il ritmo quando sentì strattonare i suoi capelli mentre una voce rotta dal piacere gemeva “Oh…sì…Hisa…di più…aah! Ti prego…” Non ci volle molto perché Gary raggiungesse le vette del godimento riversando nella gola del ragazzo il suo seme bollente. Leccandosi le labbra, Hisashi lo fissò negli occhi e gli disse: “Lo vuoi?” Il sorriso che ricevette in risposta alle sue parole non lasciava spazio a dubbi, ma a scanso equivoci Gary gli prese una mano e iniziò a leccarne le dita , succhiandole avidamente, una per una, rovesciandoci sopra abbondanti dosi della sua saliva. Quando Mitsui inserì il primo e poi il secondo dito nel corpo del fuggitivo, il dolore non fu così terribile, complice il fatto che nel frattempo il bandito si occupava della sua nuova erezione con tanto impegno da eclissare qualunque altra cosa, ma quando le dita divennero tre Gary si morse le labbra a sangue per non gridare. Allora Hisashi decise che era meglio non indugiare oltre e sollevandogli le gambe lo penetrò lentamente. Gary gridava, mentre le lacrime gli solcavano le guance. “Tranquillo amore, adesso passa” gli sussurrava tenero Hisashi coprendolo di piccoli baci “fidati di me, lasciati andare, rilassati, pensa che ti amo più della mia stessa vita e non potrei mai farti del male…” alla fine le sue parole fecero effetto sul ragazzo, che smise di agitarsi ed iniziò a muovere i fianchi verso di lui. A quel punto il capobanda non si trattenne più ed affondò con forza in quell’anfratto stretto e meraviglioso, masturbando contemporaneamente il compagno sotto di lui che lo incitava a prenderlo di più, più forte. Fusi in un unico essere, muovendosi all’unisono, mentre le loro voci salivano verso il cielo che iniziava a schiarirsi ad oriente, vennero contemporaneamente in un’estasi totalizzante. Con le ultime forze rimaste, Mitsui afferrò il mantello che giaceva accanto al bivacco e coprì entrambi, per poi accogliere Gary nel suo abbraccio e abbandonargli la testa sulla spalla. “Ti amo” gli disse prima di scivolare nel sonno. Non si accorse dello sguardo pieno d’amore che il compagno gli rivolse: in quello sguardo c’era la consapevolezza di chi va incontro al suo destino a testa alta, rinunciando alla vita per un pizzico d’illusoria felicità. ************************* Gary
Lou Gary Lou Vendi cara la tua pelle Sembrava
tutto così perfetto. Io
e lui, lui e io, nient’altro importava. Avevo
mandato uno dei miei uomini, Kiminobu Kogure, a dire al conte che non ci
era stato possibile trovare Gary Lou. “Probabilmente
si è imbarcato ed ha lasciato l’isola” avevo scritto nella lettera
che il mio migliore amico si era incaricato di consegnare. Avevo
parlato alla banda di quanto accaduto, concludendo che non ritenevo il
caso di uccidere un innocente solo per il capriccio di un signorotto
locale che si è montato la testa. Noi
eravamo liberi di uccidere e derubare chi volevamo, senza dover sottostare
a stupidi dettami. E
ovviamente tutti erano stati d’accordo con me. Per
me, era il paradiso. Svegliarmi
con lui, cavalcare insieme, parlare di tutto e di niente, ridere, fare
l’amore… Sono
stati dei giorni indimenticabili, scolpiti a fuoco nella mia memoria. Una
sera Gary mi ha raccontato la sua storia, mi ha parlato di sua madre e di
quello che Kaede Rukawa aveva fatto alla sua vita. Alla
fine non ho potuto fare altro che stringerlo a me coprendolo di baci,
sperando che si rendesse conto attraverso quel gesto di quanto fosse
infinito ed incondizionato l’amore che gli portavo, e che questo lo
aiutasse a superare quanto gli era accaduto. Era
sereno, e sembrava diventare più bello ogni giorno che passava. Non
potevo credere a tanta gioia. Che
avevo fatto per meritarla? Io,
un misero bandito da quattro soldi! Ma
avevo mantenuto la promessa: non rubavo né uccidevo nessuno, e stavo
decidendo quale dei miei uomini fosse il più adatto a sostituirmi quando
me ne fossi andato con Gary. Già,
perché non lo avrei mai abbandonato. Sapevo
che sarebbe stato comunque più al sicuro fuori dall’isola, ma io sarei
andato con lui. Però
non potevo lasciare la banda allo sbaraglio! Quindi
decisi che la persona più indicata era Kimi-kun, mio amico fin
dall’infanzia, mio braccio destro, l’unico di cui io mi fossi mai
fidato nella mia vita. I
giorni passavano e Kimi non tornava. Iniziai
a preoccuparmi. Cosa
poteva essere successo? Non
mi davo pace al pensiero che potesse essere stato torturato, fatto
prigioniero o chissà che altro… Decidemmo
di attendere un altro giorno: se non fosse tornato, saremmo andati a
cercarlo. Nel
frattempo, avevamo raggiunto la costa. Mentre
finivamo di approntare l’accampamento, mi accorsi dell’assenza del mio
amore. Così
lo andai a cercare: lo trovai sulla scogliera, che fissava il mare in cui,
in un tripudio di colori, il sole stava annegando lentamente. Gary
Lou Gary Lou Ti
proteggano le stelle “Gary…”
lo chiamai. Al
suono della mia voce si voltò sorridendomi e tendendomi le braccia. Credo
che lo ricorderò così per sempre: è l’ultima immagine che voglio
avere di lui. Vai
col vento nei capelli e due grandi occhi blu I
lunghi capelli neri sparpagliati nel vento, illuminati dagli ultimi
sprazzi di luce della giornata; i grandi occhi del colore dei topazi più
puri, che potevano perdermi nelle loro profondità insondabili; le labbra
carnose, morbide come petali di rosa, schiuse nell’ennesimo sorriso che
mi squassava l’anima per il calore che riusciva a trasmettermi; la pelle
chiara che portava i marchi del mio amore come fossero pietre preziose; le
spalle larghe e le gambe lunghe e tornite, che si avvinghiavano a me in
cerca della mia vicinanza anche durante il sonno; le mani perfette con cui
mi attirava a sé per baciarmi quando aveva qualcosa da farsi perdonare. Anche
se sei condannato il più libero sei tu Sembrava
una persona fragile, ma sapevo bene che non lo era. Con
quanta forza lottava ogni giorno, con quanto coraggio affrontava le
diffidenze, le mille prove a cui la vita lo aveva sottoposto e continuava
a sottoporlo. Io
so che mi amava, anche se non me lo ha mai detto. Ma
so anche che ogni volta che aprivo gli occhi, l’angoscia mi faceva
mancare il respiro: una persona come lui non era fatta per vivere a lungo
nello stesso posto, per essere costretto. Era
una persona che apparteneva solo a se stessa. Dava
tutto quello che poteva dare, ma poi? Cosa
sarebbe accaduto poi? Si
sarebbe mai stancato di me? Mi
avrebbe mai lasciato? Interrogativi
che non hanno mai avuto una risposta. Di
quello che avevamo mi resta solo qualche ricordo, e la sua immagine quel
giorno al tramonto. Oh,
è come una foto. Un’ultima
foto dei nostri momenti felici, prima della tragedia. ********************** Mentre Hisashi stava per correre tra le braccia del suo ragazzo, si udì un grido strozzato. Poi un urlo disumano: “CI ATTACCANO! TRADIMENTO! PRESTO, CORRETE AI RIPARI!!!” I due ragazzi corsero a rotta di collo verso l’accampamento, da cui si levava una nuvola di denso fumo nero. Tutt’intorno, nugoli di cavalieri neri e arcieri che continuavano a bersagliare le loro tende con frecce infuocate. Era come se l’inferno si fosse spalancato di fronte a loro. Hisashi, con gli occhi che mandavano lampi, aveva afferrato il suo fedele bastone e stava per attaccare battaglia quando impallidì e si fermò di botto. Gary gli si avvicinò e fece per chiedergli cosa stesse succedendo quando scorse una lacrima scivolare lungo la guancia del suo amore. Profondamente scosso, seguì la direzione del suo sguardo: su uno dei cavalli neri c’era Kiminobu. Lo stesso Kiminobu a cui Hisashi avrebbe affidato la sua vita. Lo stesso Kiminobu di cui si fidava ciecamente. Lo stesso Kiminobu a cui voleva passare il comando della banda. Non era possibile. Ma quello che fece impallidire Gary non fu il traditore che lo aveva venduto senza pietà: accanto a lui, infatti, c’era suo padre. Kaede Rukawa. Non lo aveva mai visto, ma non c’erano dubbi sulla sua identità. Gli stessi capelli di seta nera, gli stessi occhi cangianti, la stessa pelle bianca e le mani affusolate, le stesse labbra. Era la sua copia vivente. Vederselo di fronte gli provocò emozioni contrastanti, lo odiava per quello che gli aveva fatto passare, ma era anche un figlio che vedeva per la prima volta suo padre. Non ci fu comunque il tempo di pensare. I soldati sferrarono l’attacco. I banditi si difendevano bene, con le frecce e le spade, ma erano in inferiorità numerica e, decisamente, non allo stesso livello di preparazione. Dopo alcuni istanti di sbigottimento, sia Gary che Hisashi si erano riscossi e avevano iniziato a combattere con furore. Non potevano perdere quella battaglia, c’era troppo in gioco. Il buio si avvicinava inesorabile, e diventava sempre più difficile distinguere i cavalieri neri dalle ombre della notte. All’improvviso, Gary si ritrovò solo a fronteggiare tre avversari: schivò una lama e ne parò un’altra, ma la terza lo avrebbe trafitto se un bastone non avesse spaccato il cranio di chi la impugnava. Mitsui gli sorrise. “Non lascerò che ti facciano del male” gli disse dolcemente. “Attento Hisa!” gridò una voce alla sua destra. Mitsui si voltò, ma non fece in tempo a scansarsi e così chiuse gli occhi in attesa dell’impatto con la freccia che andava dritta dritta verso di lui. Ma non ci fu alcun impatto. Aprì gli occhi: in piedi di fronte a lui c’era Kiminobu. Quest’ultimo gli sorrise, per poi accasciarsi a terra. Nella sua schiena c’era la freccia diretta a lui. Hisashi gli fu subito accanto, prendendo tra le sue braccia il corpo dell’amico, ormai freddo. Con la voce rotta dal dolore gli chiese “Kimi, ma perché? Perché l’hai fatto? Perché ci hai traditi, ci stai facendo massacrare, e ora…” Con tono debole e impastato, il ragazzo rispose “Ai…aishiteru…Hisa…ku..” e la testa gli scivolò all’indietro mentre le palpebre si chiudevano per sempre. Il dolore era tanto che il bandito non si accorse del soldato alle sue spalle. Non si accorse che alzava un grosso scudo. Sentì solo il dolore alla base del collo. E poi tutto si fece nero. ************************** Gary
Lou Gary Lou
Con il tuo cavallo biancoGary
Lou Gary Lou Tu
non vivi in mezzo al branco Ma
galoppi solitario per montagne e praterie Per
sfuggire a una vendetta che ti vuole a testa in giù Lo
vedevo di fronte a me. Era
fermo davanti a un ponte che attraversava il fiume, in groppa al suo
Soffio d’Argento. La
sua coda corvina tremava nell’aria fresca dell’alba. Aveva
gli occhi stanchi e sembrava provato. Mi
chiamava, ed io volevo andare da lui, ma mi respingeva con lo sguardo. “Devo
andare” mi diceva con voce triste “non posso restare con te, se voglio
vivere”. Io
non volevo che mi lasciasse, e lo pregavo di ripensarci, di portarmi con
lui, ma il suo sguardo si incupiva mentre gelandomi il cuore mi ricordava
“Sto bene da solo, non ho bisogno di niente e di nessuno, devo andare
via, lontano da qui” allora gli gridavo che ero io ad aver bisogno di
lui, che non gli sarei stato di peso… Ma
sordo ad ogni mia parola spronava il cavallo e se ne andava. Era
un sogno che facevo spesso, le prime notti in cui stavamo insieme. Per
questo al risveglio avevo paura. Ma
lui era sempre lì, con me, tra le mie braccia, e stavolta non sarebbe
stato diverso. Ancora
con gli occhi chiusi allungai il braccio in cerca del suo corpo. Ma
non lo trovai. Balzai
a sedere, ma la testa mi girava tanto che dovetti stendermi di nuovo
gemendo di dolore. Al
suono dei miei lamenti, una vecchietta entrò a fatica nella stanza. “Oh,
ci siamo svegliati giovanotto! Meno
male…” mi disse sollevata. “Dove
sono?” le chiesi sempre più confuso. “Questo
è Mingelnist” mi spiegò bonariamente. “Ti
ha trovato mio marito al limitare del bosco. Eri
privo di sensi, e avevi una brutta ferita all’addome. Così
ti abbiamo portato a casa e curato. Ci
hai messo quasi dieci giorni a riprenderti, eh! Mi
hai fatto penare…” Gary
Lou L’unico
pensiero che riuscivo a formulare era per lui, il mio amore, la mia vita. Come
stava? Dov’era? Che
cosa era successo? Come
se mi avesse letto nel pensiero, la vecchia aggiunse con mestizia: “Meno
male che ti sei salvato almeno tu…” L’altra
notte hanno trovato “Che
intende dire?” domandai. “Che
c’era un altro ferito, in mezzo a tutti quei cadaveri…ma purtroppo per
lui non c’è stato niente da fare…” Un
ragazzo assassinato Io
cercavo di calmare i battiti del mio cuore, per fare l’ultima, fatidica
domanda: “E…com’era?” Trattengo
il respiro in attesa delle parole che decideranno il mio destino: “Beh,
un bel ragazzo, sai! Decisamente! Più d’una delle ragazze del borgo ha
pianto per lui. Sai,
solitamente se uno ha la pelle chiara poi lo sono anche i capelli. Invece
quello lì…aveva la testa più nera del carbone e degli occhi così
azzurri che sembravano finti, per non parlare poi di quanto era alto!” Con
il vento nei capelli e due grandi occhi blu
Caddi
a sedere sul letto. No. No. No. Il
mio cervello non riusciva a produrre un pensiero diverso. No. Tutti
abbassano lo sguardo e nessuno parla più Non
c’era più niente per me al mondo. Avevo
perso l’unico dono che il cielo mi aveva inviato. Avevo
lasciato spegnere il mio sole. Ma
con lui mi sono spento anch’io. Non
capivo se stavo piangendo o pioveva, se il liquido che mi scorreva sul
mento fosse saliva o il sangue che usciva dalla ferita che mi ero fatto
mordendomi il labbro. Non
sentivo più nulla. Ero
morto. I
vecchietti che si sono presi cura di me fino alla mia completa guarigione
hanno fatto del loro meglio, ma nessuno avrebbe mai potuto ridarmi la
felicità che avevo potuto solo sfiorare nel poco tempo che lo avevo avuto
con me. Tre
mesi. Forse
qualcosa in più. Non
lo so. Il
tempo è sempre stato un concetto astratto per me, ogni giorno era uguale
al precedente e a quello che lo avrebbe seguito. E
ora? Vi
starete chiedendo cosa ci faccio qui. Beh,
è semplice. Questo
è, o meglio, era, il borgo in cui è nato e cresciuto il mio Gary Lou. Quando
chiesi di vedere la sua tomba, mi diedero un’urna di terracotta. Dissero
che il loro uso era cremare i morti. Mi
veniva quasi da ridere per la crudele ironia del destino che m’impediva
perfino di vederlo un’ultima volta. Con
l’urna sotto al braccio, sono tornato nella sua contea. Il
villaggio si trovava a varie miglia di distanza, in aperta campagna,
quindi non mi preoccupavo di non riuscire ancora a vederlo. Ma
più mi avvicinavo più mi sentivo inquieto. Alla
fine sono arrivato. Il
villaggio non c’era più. Era
stato completamente raso al suolo. Rimanevano
le macerie di qualche casupola, mucchi di cenere e fango, desolazione,
solitudine e vuoto. Non
c’era più nemmeno un filo d’erba. Così
mi sono rimboccato le maniche ed ho ripulito accuratamente tutta la zona
dai detriti e i resti del villaggio, fino a renderla semplice terra, su
cui poi ho sparso le ceneri del mio grande amore. Lo
amerò per sempre, sapete? E
resterò qui a vegliarlo finché il mio corpo non riuscirà più a
muoversi e potrò andarmene sereno, per raggiungerlo, dovunque egli sia. *********************************** I viandanti ristettero per un istante, guardando quello che avevano inquadrato subito come “barbone fuori di testa” o nel migliore dei casi “bandito che ci vuole derubare”. Ora sentivano una sincera ammirazione per quell’amore così grande da superare il tempo e lo spazio, e una grande tenerezza per quell’uomo forte ma allo stesso tempo fragile ed insicuro e soprattutto solo. Gli sorrisero, alzandosi poi per tornare alla locanda dove avevano prenotato le stanze per la notte. Uno di loro gli strinse cordialmente la mano e gli chiese “C’è qualcosa che possiamo fare per voi?” Gli domandò. Mitsui fece un sorriso tirato e rispose “Raccontate la mia storia, fatelo rivivere nel ricordo. È tutto quello che mi resta”. * OWARI * Olly!Dimmi tutto! ^^ ndOlly Scrivilo
tu il finale -.-
Okkei! ^^ndOlly ************************ Essi promisero e poi si allontanarono. Avevano appena girato l’angolo che una voce disse “Baka!” Hisashi si voltò di scatto verso il proprietario della voce. Quest’ultimo gli si avvicinò sdraiandosi poi supino al suo fianco e chiudendo gli occhi. Le dita del bandito gli accarezzarono i corti ed ispidi capelli neri sorridendo. “Beh, che ho fatto?” chiese innocentemente. L’altro si alzò a sedere di scatto, guardandolo poi con lampi furiosi negli occhi blu. “Ma come, che ho fatto?! Mi hai fatto morire un’altra volta!” “Fa più amore tragico, no? È più romantico!” opinò Hisashi. Sbuffando, Gary si portò le ginocchia al petto appoggiandovi sopra il mento. “Uhm, sarà, però io trovo che sia romantica anche la versione reale” “Quale? Quella in cui…” *************************** Quando la nonnina mi aveva parlato della morte del ragazzo con gli occhi blu il mio mondo è crollato. E
così sono fuggito via, piangendo come un disperato e pensando che non ci
fosse più futuro per me. La
vecchia mi aveva detto dove l’avevano sepolto, e così volevo andarci
per dirgli addio. Ma
avevo girovagato un bel po’ nei dintorni prima di addentrarmi nella
radura-cimitero di quel villaggio. Dovevo
decidere cosa dirgli. Finalmente
ho creduto di avere il coraggio e la forza sufficienti e sono entrato nel
cerchio di lapidi bianche,cercando con lo sguardo un indizio che mi
indicasse la sua. Dev’essere
quella, la più recente, la terra è smossa. Ma
c’era un altro uomo davanti alla tomba del mio amore. Un
uomo seduto sui calcagni, alto senza dubbio, con corti capelli neri come
sparati verso l’alto ed un mantello nero. Mi
sono avvicinato, per sapere che tipo di rapporto avesse con lui ed
eventualmente capire se quella lapide non era la sua; gli ero a pochi
passi quando si è alzato e ha detto “Perché ci hai messo tanto?” e
si è voltato. I
suoi occhi, incastonato del bagliore perlaceo del suo volto e il suo
sorriso meraviglioso mi hanno colpito a bruciapelo, e così sono svenuto. Quando
mi sono ripreso, ero tra le sue braccia e mi ha raccontato quanto
accaduto. Aveva
ucciso suo padre in battaglia, e liberato la sua contea. Essendo
suo figlio diretto, tutto il popolo aveva acclamato a gran voce la sua
nomina a signore di quelle terre. Mi
aveva cercato ovunque, ma sembravo scomparso, poi mi aveva ritrovato. Non
ero ancora guarito, e così aveva deciso di lasciarmi in buone mani fino
alla guarigione per poi venire a prendermi. Solo
che ho travisato il discorso della nonnina e non le ho dato il tempo di
dirmi che stava tornando da me. Era
Rukawa il morto di cui parlava. *************************** “Ecco, così va meglio?” chiese Hisashi baciando la punta del naso del suo koi. “Io non capisco perché devi cambiare qualcosa ogni giorno” lo rimproverò Gary. “Perché sennò mi annoio a raccontare sempre la stessa pappa trita e ritrita!” argomentò il bandito infervorandosi. Alzando gli occhi al cielo, Gary si strinse a lui baciandolo nell’incavo del collo. “Vuoi perdere ancora tempo in questa discussione?” gli soffiò a pochi centimetri dalla pelle. “No, perché io avevo un’altra idea…” * OWARI * ^^ che ne pensi? NdOllyFiero bellissimo! Se non fosse che Sendoh si salva -.- Ma l’avevi promesso a TesTes! Altrimenti lo sai che fa la super orgia condita da stupri e violenza gratuita… Ç___Ç
lo so, sigh… Vabbè,
e anche questa è fatta. Spero
ti piaccia, tesorina dolce! Ti
voglio un bene infinito, lo sai vero? Un
bacio grande grande con ancora tutti i miei auguri e pensieri teneri per
te! Con
tutto l’affetto che posso… Marty Ps: ti dedicherò anche il prox capitolo de “Le Syriane” ^^
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