NOTE: dovrebbe essere un 'seguito' di Fili Intrecciati, spero che sia abbastanza comprensibile anche per chi non l'ha letto. Se volete un riassunto sono a disposizione.
E poi i personaggi non sono miei, non mi appartengono, e mi diverto solo un sacco a infilarli in queste situazioni assurde!


Fuoco oscuro

di Dhely

Parte 5/?


Ryo si mosse nervoso sul sedile dell'auto, l'autista, al suo fianco, gli concesse solo uno sguardo di sbieco ma il suo volto non tradiva nulla. Né un pensiero particolare, né chissà che rimorso. Eppure sapeva bene quanto Seiji *non* volesse partire. Era stato contrario, ostinatamente contrario, aveva detto che era probabile un nuovo attacco, che non potevano disperdere le foze, che se era vero che Ryo avesse bisogno di un periodo di riposo e che un fine settimana alle terme avrebbero potuto aiutarlo dopo le ferite che aveva ricevuto, non vedeva perché qualcuno dovesse accompagnarlo. E poi perché *lui*.
Alla fine era venuto. Ovvio, l'avrebbe caricato in macchina a forza, se fosse stato necessario. Ryo ringraziò il cielo che Seiji fosse di quel particolare umore, in cui i muri intorno alla sua mente e alla sua ricettività erano così alti e forti perchè aveva rischiato più di una volta di fargli udire i propri pensieri e solo per qualche fortuna immeritata non era successo nulla. Ryo sospirò di nuovo. 
"Stai male, Ryo? La spalla?"
Lui scosse appena il capo fissando la pianura correre fuori dal finestrino.
"No, no. Stavo solo . . pensando."
Silenzio. Seiji non era proprio in vena di parlare. Ryo si chiese come faceva tutte le volte a richiudersi sempre così tanto, come riuscisse ad arretrare in quel modo, a coprirsi e a tagliare i ponti col mondo fuori non come se fosse perfettamente autosufficiente, come aveva creduto all'inizio, ma come . . come una creatura autistica. Chissà forse un giorno non sarebbe più stato in grado di ritornare a loro . .e la sola idea gli graffiò l'anima. Scosse il capo passandosi una mano sugli occhi.
"Seiji?"
Un silenzio quasi seccato in risposta poi un 'mhm' appena sussurrato.
"Perché sei venuto comunque? Anche se non volevi?"
Il sole si stava abbassando sull'orizzonte e con raggi obliqui entrava direttamente nell'abitacolo. Seiji si fece scivolare sugli occhi gli occhiali da sole con un sospiro.
"E cosa avrei potuto fare d'altro? Anche se sono ancora convinto che questo stacco avrebbe fatto meglio a Touma che a me . . ha bisogno di . . - scosse appena il capo, le labbra piegate in un gesto amaro - Ma dopo tutto, il fatto che me ne vada via io per un po' potrebbe fargli ugualmente bene."
Ryo lo fissò, stupito. Così bello. Così meravigliosamente bello eppure così . . così duro, così inflessibile con se stesso. Un altro, chiunque altro al suo posto avrebbe utilizzato il suo nome, i suoi soldi, il suo corpo per avere chiunque volesse. Era certo che avrebbe potuto far ritornare Touma strisciando se l'avesse voluto, se si fosse messo a giocare tutte le carte che aveva. Uno così . . a uno come Seiji non si poteva rifiutare nulla.
Eppure era lì, soffriva per la lontananza di Touma ma non faceva assolutamente nulla perché lui ritornasse, anzi, pareva mettersi d'impegno a respingerlo sempre di più.
"Sei . . sei ancora innamorato?"
Così, a bruciapelo. Seiji non mutò espressione, solo le sue dita si strinsero impercettibillmente con più forza intorno al volante. Non serviva specificare il 'di chi' si stesse parlando.
"Non credo che questi siano affari tuoi."
Ryo sentì qualcosa muoversi dentro. Era un 'si'; anzi, peggio, un 'sì, coglione, perché non te ne sei ancora accorto?'. Inghiottì un moto d'ira ingiustificato.
"Seiji non capisco cosa ci trovi in Touma di così . . speciale."
Seiji sospirò, seccato. La sua mano, istintivamente si staccò dal volante per posarsi in un punto preciso del petto, piuttosto in alto, un paio di centimetri sotto al punto in cui il collo si impianta sul dorso. Vide le sue dita infilarsi sovrapensiero fra un bottone e l'altro e iniziare a giocare con qualcosa di piccolo . . gli bastò vederlo appena scintillare, chiaro come un raggio di luna. L'anello che gli aveva regalato Touma. 
"Ryo, non credo proprio sia un genere di discorso che desidero fare con te."
Ryo faticò a non fare sfogare tutta la rabbia che aveva dentro.
"Così non sono 'abbastanza' per esser messo parte delle tue confidenze, eh?"
Seiji si mosse un poco verso di lui poi sospirò amaro.
"Da quanti anni ci conosciamo, Ryo?"
Si aggrottò.
"Che centra?"
"Quanti anni?"
"Tre . . tre abbondanti mi pare. Perché?"
Seiji annuì in silenzio lasciando andare l'anello con cui stava giocando, mise la freccia all'uscita dell'autostrada, pagò il pedaggio e non si voltò più, neppure per sbaglio, a guardare Ryo. Ovviamente, il loro 'intrepido capo' non aveva alcuna intenzione di far finire la discussione in quel modo. 
"Hai intenzione di continuare col tuo voto del silenzio?"
Seiji prese un profondo sospiro.
"Se volevi qualcuno di 'compagnia' avresti dovuto portarti qualcun'altro di noi, non me. Credevo lo sapessi."
"Io credevo fossimo amici, Seiji."
"Lo siamo, infatti."
"E tu li amici li tratti così?"
Ryo era decisamente seccato ma, a quanto pareva, Seiji non si fece impressionare.
"Ti ho mai trattato diversamente?"
Ryo aprì la bocca per rispondere qualcosa ma non gli venne nulla di decente da dirgli. Avrebbe potuto dirgli di come lo vedeva nei suoi sogni, di notte, di come lo desiderava, di quello che gli diceva all'orecchio quando era addormentato, di quello che si lasciava fare, di . . ovviamente non disse nulla, si limitò a stringersi nelle spalle.
"Credevo che tanti anni potessero essere una dimostrazione che ci . . ci tengo a te. E che posso essere un . . un amico se tu me lo permettessi." 
Il sorriso che gli contrasse le labbra di Seiji era in netto contrasto con l'amarezza profonda e terribile delle sue frasi.
"E' meglio che io non abbia amici, Ryo. E lo dico per voi, non per me. Ti conviene starmi lontano."
Ryo si voltò di scatto verso di lui.
"Posso capire che questa storia della possibile malattia ti abbia sconvolto, Seiji, ma non puoi continuare così! Voglio dire . . hai bisogno di aiuto, hai bisogno che qualcuno ti . . ti stia al fianco . . non ce la puoi fare da solo! Ma perché non capisci che è solo il tuo stupido orgoglio che ti impedisce di essere felice?"
Seiji gli concesse un'occhiata leggera, poi ritornò a fissare la strada tranquilla davanti a sè.
"Chi ti ha mai detto che io possa o voglia essere felice, Ryo? Io sono un Samurai. Il dovere viene prima della felicità."
Ryo iniziò a vederci rosso. Buttava tutto all'aria per quelle stronzate? Lo odiava quando ragionava in quel modo!
"Ti ammazzerei quando dici così! Ti rendi conto di quello che . . "
"E tu ti rendi davvero conto di quello che significhiamo *noi* per il resto del mondo? Per il futuro? Comprendi davvero quello che stiamo facendo o è solo un gioco per te? - fermò la macchina al bordo della strada, fuori dal finestrino si vedeva un immenso campo punteggiato da piccoli fiori e, in lontananza, il sole tramontava. Seiji era immobile a mezzo metro da lui e lo guardava fisso negli occhi, gli occhiali fatti scivolare di nuovo sulla fronte. Nessun'altra espressione che quella sua solita, seria e decisa - Ryo. Io sono stato educato per *non* essere felice. Io sono stato educato per essere un Samurai, per essere controllato, per essere perfetto, per essere sempre all'altezza delle aspettative. La mia felicità, i miei desideri sono ben lontani da avere una qualche importanza in tutto questo. E se questa cosa ti da' così tanto fastidio . . se infastidisce così tanto tutti voi perché mai dovrei continuare a sottolinearla? Perché non mi lasciate in pace visto che tutto quello che faccio non soddisfa i vosti requisiti in fatto di rapporti interpersonali?"
La voce di Ryo si abbassò come se si fosse andata a infrangere contro il muro di ghiaccio e dolore che Seiji aveva eretto tra di loro. 
"Tu non . . non capisci. Sei . . ti vogliamo tutti . . ti voglio . . bene. E non si tratta di 'soddisfare requisiti' o cose simili, è che . . stai male e mi spiace . . e vorrei capire se posso fare qualcosa perche io . . - deglutì - . . io farei di tutto per te."
Seiji non mostrò una pur minima espressione, fece un lungo respiro poi si lasciò andare contro lo schienale, socchiudendo gli occhi. 
"Ryo. Lo dico per te. Davvero. Io non sono fatto quel questo genere di cose."
"Non sei fatto per cosa? Per essere una persona? Perché non puoi mostrare sentimenti o debolezze o tutte quelle cose lì? O non sei fatto per voler bene agli altri?"
La voce di Ryo era furiosa, ma non ci fece neppure caso.
"Non sono fatto per vivere. - silenzio, un altro respiro. - Ryo, vuoi sapere come ho passato la mia infanzia?"
"Nel dojo di famiglia immagino! - c'era amarezza e anche un po' di confusione - Con tua madre e i tuoi parenti, al centro del tuo universo!" 
"Vero. Un universo perfetto che ruotava intorno a *me*. L'erede. Mia madre ricorda ancora di quanto fossi vivace da piccolo, mio nonno per insegnarmi l'autocontrollo mi obbligava a occuparmi per ore e ore di alberi bonsai. Non dovevo farne morire nessuno, dovevano tutti diventare più belli, dovevano essere aggraziati. Sai cosa vuol dire per un bambino di tre anni che vuole correre in giardino ad arrampicarsi sul pino più alto dover curare degli stupidissimi bonsai? Credi che mio nonno non lo sapesse che non ero felice? 
Ma era il mio *bene* che stava cercando, non la mia felicità. - un sospiro, questa volta pareva davvero portare una sfumatura di dolore - Non sono mai andato a scuola, una scuola normale, avevo solo maestri privati. A quattro anni leggevo e scrivevo, a sei avevo finito il programma delle scuole elementari. Non che fossi un genio, non sono come Touma, ma mi facevano studiare. Non c'erano feste, né giorni di riposo. E poi l'allenamento. 
Dormivo quattro, al massimo sei ore per notte altrimenti non riuscivo a fare tutto. Questo fino a quando non è saltato fuori il nostro nemico. Il nemico che combatto insieme a voi . . e se devo essere sincero, ringrazio che sia venuto, ringrazio che tutto quello che ho dovuto . . - la sua voce si ruppe, Ryo lo vide chiudere gli occhi con rabbia - . . sopportare . . per essere quello che *dovevo* non sia stato vano."
Ryo deglutì con forza. Seiji stava per . . era sul punto di *piangere*? Non era possibile! Seiji non . . un nodo gli chiuse la gola. L'aveva sempre considerato poco meno che perfetto. Il suo controllo, i suoi movimenti, la sua saggezza, la sua pacata sicurezza, non aveva mai pensato a tutto quello che gli era costato essere così . .
"Seiji non . . "
Una mano sottile e chiara, solevata di scatto nell'aria, un respiro un po' più profondo, poi riprese.
"Ryo. Io ho un compito, ho un dovere. Sacro, perché non riguarda solo me ma tutti e tutto. E per questo compito sono stato cresciuto. Il resto . . tutto ciò che sta fuori io . . non lo so fare. Non so . . lasciarmi andare, non so divertirmi, non so essere amico, non so . . non so amare. Questa è la verità. Ryo, non pretendere ciò che non ti posso dare. Mi spiace solo che ho . . illuso Touma, ero in buona fede, credevo che avrei potuto . . - chinò il capo abbassando ancora la voce - imparare . . invece gli ho fatto solo del male. Di tutte le cose che avrei voluto fare, ferirlo era l'ultima . . solo che . . non ho visto altre strade . . "
Silenzio. Ryo si appoggiò con un sospiro contro lo schienale. La luce che sembrava oro rosso e liquido gli scivolava addosso, pareva riempirlo, la sua pelle bianca scintillava arcana, come se stesse reagendo a un qualche segnale, o a una carezza quasi fisica. Ryo sentì irrefrenabile l'istinto di abbracciarlo ma non vi riuscì. Toccarlo sarebbe stato come spezzare l'incanto, toccarlo avrebbe liberato quelle lacrime che gli si stavano nascondendo sotto le palpebre e che con tanto sforzo stava nascondendo al mondo.
"Non sei . . non sei un dio, Seiji. Non sei fatto di . . di ghiaccio. Hai un cuore che batte e . . dei sentimenti, come tutti. Come tutti noi soffri e come tutti . . hai bisogno di non essere da solo. Puoi fare finta per un po' che non ci sia nulla dentro il tuo cuore, ma non puoi mentirti per sempre. 
Io . . Seiji . . sono qui, sempre, per . . per te. Se vuoi."
Allungò una mano, gli sfiorò una spalla e si stupì a sentirla tremare. Le dita gli scivolarono fra i capelli, morbidi come se li era immaginati e sottili proprio come raggi di luce e lo sentì singhiozzare, un sussurro più forte degli altri poi il suo corpo che gli si premeva addosso, il capo affondato sulla spalla, Ryo sentiva sul collo le tracce delle lacrime che gli stavano solcando il volto. Lo strinse a sé con più forza e sorrise.

^^^^^

Touma si sbendò i polsi con rabbia e buttò la garza sul pavimento.
I fidanzatini erano partiti. Ma bene! Così Seiji l'avrebbe piantata di rompergli i coglioni sugli esami e non sugli esami, visto che adesso s'era trovato un amante che avrebbe ben saputo come fargli passare il tempo! Si chiese se fosse necessario augurare qualche male pure a Ryo, ma a quel punto che gl'importava? Ryo era già abbastanza un deficiente da solo, parare un colpo in *quel* modo, difendere il suo 'amore' con il corpo! Oh che cosa romantica e assolutamente disgustosa! E in cambio cos'aveva ottenuto? Oltre una decina di tagli, lividi ed escoriazioni, Seiji aveva insistito per vegliarlo tutta notte. Che gesto altuistico e profondo! Che significato nobile e . . Touma grugnì qualcosa.
Lui non era Ryo, per Seiji era solo un peso, un inutile divertimento. Eppure . . eppure era stato lui a chiedere se volevano fare sul serio! Era stato lui a chiedergli se volevano mettersi insieme! La domanda non era venuto dal piccolo Touma, no, ma dal perfetto Seiji. Seiji che poteva avere chiunque volesse aveva chiesto a *lui* se potevano fare le cose serie! E lui . . lui gli aveva creduto . .
Ecco, quello era il pagamento del fidarsi delle persone. Touma pensò di esssere un idiota. Era sempre stato solo, i suoi genitori si erano sempre occupati di lui il minimo indispensabile per non farlo morire di fame, sua madre in giro per il mondo per lavoro, suo padre sempre chiuso nel suo laboratorio. Se loro lo avevano trattato così, cosa poteva pretendere da un perfetto estraneo? Deglutì la rabbia mentre le garze raggiungevano in silenzio il pavimento, poi sospirò voltandosi verso la scrivania. 
In quel caos assurdo brillava un anello. Era lì da quando se n'era andato. 
Da quando Seiji non dormiva più lì. L'aveva tolto, non riusciva a portarlo indosso, soprattutto da quando si era accorto che anche Seiji aveva fatto lo stesso. E adesso a che scopo tenerlo ancora in bella vista? Aprì un cassetto e ve lo fece cadere dentro.
"Fottiti!"
Sussurrò appena chiudendo il cassetto di scatto, poi si voltò verso l'arco e le frecce quando qualcuno bussò alla porta.
Non aveva voglia di vedere nessuno, tanto meno di parlare ma non poteva scappare dalla finestra! Guardò con aria rassegnata il cielo fuori da lì e si strinse nelle spalle. Oh, bhè, poco male, aveva imparato ad essere così insopportabile che molto spesso le persone non solo lo lasciavano andare, ma addirittura lo *spingevano* via.
"Avanti!"
Shin?
"Ciao, ti disturbo? - mise dentro la testa indicando il cesto di panni sporchi che aveva appoggiato sul pavimento - Stavo per andare ad accendere la lavatrice, pensavo che ci siamo dimenticati delle garze. Posso prenderle?."
Gli sfiorò i polsi nudi con un sorriso appena accennato.
"Ma certo. Sono . . mhm . . erano . . ah eccole!"
Le raccattò da terra con uno sbuffo e poi si voltò verso di lui, porgendogliele. Fu stupito dal vederlo sorridere di nuovo.
"Che strano, tu pensa che ho sempre visto le garze in lavatrice, e quando erano asciutte, le ho sempre avvolte io, eppure non ho mai saputo che servissero a *te* e ti servissero per i polsi. La gente non si smette mai di conoscerla . . "
Lui sembrava di buon umore . . ma Shin era molto legato a Ryo, lo era sempre stato. Non poteva averla presa bene come mostrava, eppure era . . gli sorrideva spesso, si preoccupava e . . Touma fu fulminato lì su due piedi da un'immagine, un'idea e sorrise. 
"Hai proprio . . proprio ragione . . "
"Hei! Che c'è? Hai una stranissima espressione Touma."
Appoggiò la faretra e l'arco al loro posto e si preparò a colpire con altro.
"Ti manca Ryo? Era bravo a letto, me lo ricordo bene."
Lo vide impallidire fino al punto che credeva gli sarebbe collassato sulla soglia della stanza, invece rispose.
"Anche tu devi sentirti abbastanza solo. Seiji a letto dava il meglio di sé ed è difficile trovare un amante così . . affascinante. "
A tono e per le rime. Touma sorrise, amaro.
"Siamo entrambi cornuti."
"E ci hanno lasciati come degli stracci vecchi."
Touma tossicchiò guardando fuori dalla finestra, poi gli sfiorò piano una spalla.
"Hey, Shin? Ma Ryo . . ci stai ancora male per lui?"
Quegli occhi verdi si riempirono di lacrime poi scosse il capo, tirando su col naso. 
"Mi sono promesso che non avrei più pianto per lui . . ma è così . . difficile. Io . . "
Silenzio, appoggiò il capo sul petto dell'amico e rimasero entrambi immobili e in silenzio, per cercare di trovare nell'altro un po' di equilibrio.
Finchè Touma non sbottò.
"Quei due bastardi schifosi! Ci lasciano col cuore a pezzi e se ne vanno tranquilli e giulivi a farsi un romantico week end partendo sotto il nostro naso!"
Shin sollevò lo sguardo annuendo col capo.
"Sono stati . . crudeli . . è vero . . ma tu . . anche tu sei ancora innamorato, allora?"
Touma si staccò da quell'abbraccio muovendo indietro un paio di passi poi si strinse nelle spalle.
"Credo di sì . . dannazione, se no non ci sarebbe motivo di starci così male! Dopo tutto sono abituato ad essere lasciato e non ho mai . . mai sofferto così . . "
Un singhiozzo soffocato, affondò le mani nelle tasche dei jeans con un sospiro affranto.
"Mi dispiace per . . per quello che ho detto prima . . di Seiji. Volevo solo . . volevo solo ferirti."
"Va bene, va tutto bene Shin. Non ho forse fatto al stessa cosa? Quei due bastardi . . mi auguro almeno che si stiano divertendo! A scopare come . . come due ricci e . . "
Il fiato gli si condensò in gola e non riuscì più a uscire. Sentì la mano di Shin sfiorargli la schiena e si concesse un brivido abbassando il capo.
"Touma, mi spiace davvero. Per me ma anche per te. Non ti meritavi una cosa del genere. E adesso . . adesso dovresti avere più rispetto di te stesso, non puoi . . non devi continuare a buttarti via così dietro a . . a un ricordo."
"Di uno stronzo che non sa che farsene di uno come me! - singhiozzò appena ma non sollevò il capo neppure quando sentì Shin metterglisi di fronte e abbracciandolo, stringerlo a sé. Touma fece lo stesso. Shin era sottile, più basso di lui, ma era tiepido e dolce. Ed era . . dannazione, era *bello* . . la sua voce tremava quando riprese a parlare. - Se non . . non ci fosse questo dannato . . schifoso desiderio di . . "
"Di?"
La voce di Shin era un sussurro tremolante che gli sfiorava il lobo dell'orecchio. Touma deglutì a fatica sentendo con chiarezza il suo compagno che tremava.
"Di scopare."
Silenzio. La voce di Shin ritornò, bassa, gentile, pacata.
"E' vero. Noi possiamo pensare ciò che vogliamo, e il nostro cuore può essere sicuro di una scelta ma prima o poi salta sempre fuori quel . . quel bestiolino che abbiamo fra le gambe e vuole fare tutto come dice lui. E di solito non coincide niente con il resto."
Touma si sentì sorridere mentre lo stringeva un po' di più. Non si stupì dal sentire le labbra di Shin a sfiorare le sue, e quel corpo sottile muoversi impercettibilmente per strusciarsi piano.
"E alla fine . . finisce quasi sempre che facciamo quello che vuole lui . . "
La lingua di Shin gli sfiorò il contorno delle labbra, le sue mani se le sentì avvolgere intorno alla schiena.
"Se proprio ci si sforza si può rifiutare."
Non sembrava convinto. Touma aprì gli occhi e lo vide fra le sue braccia, morbido e sorridente, le labbra arrossate come le gote, gli occhi scintillanti e il bacino che premeva sempre con energia contro il suo. 
"Ovvio, Shin. Ci si può tirare indietro ma a volte c'è come un . . mhm . . come chiamarlo . . un 'limite', varcato il quale le cose tendono a scappare di mano e a precipitare secondo il loro desiderio. Dopo quel punto . . bhè . . non credo che sarei più in grado di mettere il freno." 
"E qual è questo limite?"
Touma stava per mettersi a ridere. Aveva pensato di conquistare Shin e stava succedendo proprio tutto il contrario! Quel piccolo . . piccolo, meraviglioso pesciolino . .
"Non lo so. Potremmo . . provare?"
Gli sorrise, smagliante, facendogli passare le mani sotto la maglietta. Shin tremò staccando abbastanza il busto per permettergli di continuare nel suo tocco leggero e circolare, all'inizio costante, piacevole, come una carezza gentile, come il mare che sfiora la spiaggia. Poi il ritmò cambiò di colpo, due dita che si stringevano intorno a un capezzolo, furiose, l'altra mano a circondargli la vita, stringendolo e tenendolo in piedi nello stesso tempo.
Touma sorrise.
"Allora?"
Shin aprì gli occhi, uno sguardo assolutamente perso.
"Allora cosa?"
Ansimava. Era delizioso.
"Stiamo facendo un esperimento scientifico, ricordi?"
Gli occhi di entrambi brillarono, Shin si bilanciò meglio sui piedi per passagli le mani intorno alla vita e prendendolo per i glutei lo obbligò a stusciarsi più forte. Touma passò a tormentargli l'altro capezzolo.
"Ah già sì . . ma credo che . . - gli mancò un attimo il fiato, a un pizzico più forte degli altri - credo che non valga . . "
"Ah, no? - sorrise smettendo di colpo il suo lavoro. Lo vide quasi confuso poi rise di nuovo strappandogli la maglietta di dosso - Così dovresti stare più comodo, ma se non vale come esperimento . . "
Shin rise.
"Il fatto è che, prima o dopo quel limite . . io non ho nessuna voglia di fermarmi."
Se aveva altro da dire non fece in tempo, le labbra di Touma gli chiusero la bocca, la sua lingua gli sfiorò il palato facendolo ridere e tremare. Shin gli passò le mani intorno al collo permettendogli di sollevarlo un poco e di posarlo sul letto. Le lenzuola morbide e stropicciate profumavano solo di Touma ma entrambi sapevano che quel letto era *quel* letto. Ed entrambi lo trovavano estremamente, terribilmente eccitante.
Touma scese a mordergli il collo, il petto, gli succhiò i capezzoli godendosi la vista del suo corpo tendersi e contorcersi sotto il suo tocco. 
Gli sbottonò i calzoni con i denti, un giochino che a Seiji piaceva poco e che invece Shin parve gradiere moltissimo visto che gli affondò le dita fra i capelli uggiolando. Touma non aveva bisogno di molto per andare su di giri, e uno Shin eccitato e mugolante nel proprio letto è ben più che quello che chiunque possa sopportare.
Si spogliò di fretta buttando gli abiti chissà dove con le mani di Shin che gli percorrevano il corpo e i suoi gemiti che da soli sarebbero bastati a . . analizzò stupito lo strano sguardo affamato di Shin concentrarsi sul suo sesso gonfio e quando intuì quel che voleva fare lo bloccò, rotolando sopra di lui, tormentandolo ancora un po'. Shin rispose con una debole protesta ma Touma gli sorrise.
"Apetta, aspetta. Vediamo di non fare troppi casini, io e te . . "
E si allungò verso il comodino.
"Cosa?"
Shin sollevò il capo e quando vide il preservativo non potè far altro che sorridere. Gli passò le spalle intorno al collo e lo baciò a lungo con una passione che Touma non credeva possedesse. Bhè, meglio così . . 
"Sai . . - rispose quando riuscì a respirare - neppure io ho tutta questa voglia di fermarmi . . "
Shin gli sorrise mentre lo aiutava a metterselo, poi si lasciò cadere sul letto, le gambe larghe.
"Touma . . ti prego . . "
Rifiutarsi sarebbe stato scortese e tirarsi indietro . . non ci pensava neanche . . Touma lo prese senza troppa gentilezza ma si accorse che, dopo tutto Shin non sembrava volere molto di diverso. Meglio. Era . . era . . non trovò parole, in quel momento il filo logico dei suoi pensieri iniziò a sfilacciarsi in un universo di sensazioni meravigliose e quando venne fu un orgasmo liberatorio, assurdo, doloroso, sfinente.
Entrambi urlarono.
Quando riuscirono a rimettere insieme un po' di fiato e il coraggio per guardarsi, si ritrovarono a fissarsi. Scoppiarono a ridere, poi Shin gli si accoccolò più vicino mentre Touma avvolgeva entrambi con un lenzuolo e gli fece appoggiare il capo su una spalla.
"Bhè . . .devo dire, Touma, che non sei proprio niente male . ."
Touma sollevò un sopraciglio, poi gli baciò la punta del naso.
"Senti un po' cosa dice il nostro piccolo lord inglese . . mica ti facevo così . ."
Shin gli sorrise, malizioso.
"Così come?"
Touma frugò nella mente a cercare un sinonimo adatto e decente a quello che aveva in mente.
"Voglioso."
Ecco, calzava abbastanza. Shin rise di nuovo, stringendosi con forza a lui.
"Sai una cosa, Touma, io mi auguro . . mi auguro proprio che quei due imbecilli si stiano divertendo anche solo la metà di quello che abbiamo fatto noi."
Touma sospirò poi sogghignò divertito.
"Ma noi non abbiamo che iniziato a divertirci, non credi?"
Shin si tese verso di lui, le labbra tese e socchiuse.
"Allora possiamo ricominciare subito?"
Touma non si fece scappare l'invito.

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