NOTE: dovrebbe essere un 'seguito' di Fili
Intrecciati, spero che sia abbastanza comprensibile anche per chi non l'ha
letto. Se volete un riassunto sono a disposizione.
E poi i personaggi non sono miei, non mi appartengono, e mi diverto solo un
sacco a infilarli in queste situazioni assurde!
Fuoco oscuro
di Dhely
Parte 3/?
Shuu
guardò l'orologio per la decima volta nel giro di dieci secondi. Chi
l'aveva tirato dentro . . e soprattuto *perché* s'era infilato in quel
casino? Non era certo di saperlo o, forse, semplicemente non se lo
ricordava, visto che erano le quattro e un quarto della mattina e non aveva
ancora chiuso occhio.
Prima aveva portato Shin in stanza, addormentato, poi in corridoio aveva
incontrato Ryo con un'espressione talmente assurda che aveva creduto gli
sarebbe svenuto davanti. Non era svenuto, aveva fatto una cosa ancor più
indescrivibile: gli si era avvicinato, gli aveva affondato il capo su una
spalla e lo aveva sentito *piangere*. Ryo. In accappatoio. Lungo il
corridoio. Ovvio. Normalissimo. Cosa da tutti i giorni.
Shuu era convinto di aver già visto abbastanza cose meravigliose e
spaventose per non correre più il rischio di rimanere di sasso di fronte a
nulla, ma, ovviamente, a *questa* cosa non ci aveva mai pensato. Si passò
una mano fra i capelli con fare rassegnato.
Non che Ryo, seduto dall'altra parte del tavolo della cucina, avesse un
aspetto decisamente migliore da quello che aveva avuto durante il 'fattaccio',
ma per lo meno aveva smesso di piangere, aveva smesso di sbattere la testa
contro il muro, aveva smesso di singhiozzare maledizioni a destra e a
sinistra. Shuu sapeva di non essere quello adatto a essere fatto parte di
segreti e confidenze, all'inizio aveva proposto a Ryo di chiamare Seiji, di
sicuro avrebbe potuto essergli maggiormente d'aiuto che non lui, ma il loro
capo aveva reagito con un rifiuto tanto veemente da spaventarlo, quasi . .
ovviamente ora le cose si erano decisamente chiarite, e, col senno del poi,
la sua proposta di mettere in mezzo Seiji non era stata delle migliori.
Anche perché Seiji c'era già in mezzo . . e fino al collo.
"Questo è tutto . . "
Ryo fissò lo sguardo perso oltre il bordo della tazza di tè che stringeva
fra le mani. Shuu prese un profondo respiro.
"Direi che è più che sufficiente."
Ryo si concesse un pallidissimo sorriso, sollevando appena il capo a
guardare quel suo improbabile confidente.
"Shuu, maledizione . . io . . non so che mi è preso. Non volevo . .
voglio dire . . "
"Hei, siamo amici, no? Ok, non è la cosa che mi venga meglio del mondo
quella di fare il consigliere, ma almeno ad ascoltare sono capace. D'altra
parte - si strinse nelle spalle - cosa vuoi che ti dica oltre al fatto che
sono grato di non essere io quello nella tua situazione?"
Ryo sospirò.
"Almeno sei sincero."
"Cosa dovrei fare di diverso? Santo cielo, Ryo! Ti rendi conto di cosa
mi hai appena detto?"
"Che voglio molto bene a Shin, che forse lo amo, e che nel frattempo
continuo a sognare, pensare, immaginare di scoparmi Seiji. Dannazione, se
non facesse così male . . lo troverei quesi ridicolo."
Shuu affondò il viso fra le mani. Doveva pensare, pensare, pensare a
qualcosa . . cribbio! Ma non era lui l'addetto a queste cose! Era Touma che
pensava e pianificava strategie! Era Shin quello sensibile che consolava
sempre tutti! Era Seiji che ogni tanto li graziava con le sue perle di
saggezza e li tratteneva ogni volta che ognuno di loro fosse sul punto di
fare una qualsiasi stronzata! Grugnì una maledizione disarticolata.
"Ridicolo? Non lo definirei così, sai? - sbuffò di nuovo - Ma, tanto
che ci siamo, mi diresti una cosa? Ma tu e Seiji . . voglio dire . . avete .
. hai . . "
"NO! - Ryo urlò quasi con tutta il fiato che aveva in gola. Quando si
accorse dell'eco delle sue parole che si spegneva nella casa silenziosa,
arrossì - No . . non l'ho mai . . non ci avevo mai neppure pensato prima di
. . non lo so neppure io quando! Non mi ricordo quando è iniziata e non so
come è potuta durare così tanto. So solo che non potevo continuare così.
Mi sembrava di . . 'sporcare' Shin, capisci? Non volevo . . umiliarlo così.
Io e lui eravamo lì a . . mhm . . bhè . . ecco, hai capito, no . . e io
non riuscivo a pensare a Shin ma avevo sempre davanti agli occhi . .
quell'altro . . "
Quell'altro. Neanche più per nome lo chiamava! Era davvero grave . .
"Ryo, vuoi che sia sincero? Shin, quando ha parlato con me, ieri sera,
non mi sembrava arrabbiato o chissà cosa, gli dispiaceva, era ovvio che
soffrisse ma credo che abbia capito. Non credo che ti odi, davvero."
Vide il ragazzo di fronte a lui sollevare lo sguardo e avvolgerlo con
un'occhiata così incredibilmente luminosa e felice che non potè non
sorridergli in risposta.
"Tu . . tu credi?!"
"Andiamo, tutti noi sappiamo quanto tu tenga a certe cose! Capisco i
tuoi dubbi, visto quello che ti succede, e che . . bhè, conoscendoti, e
sapendo le cose come le so adesso, non credo che tu avresti potuto agire in
altro modo."
Ryo annuì, grave.
"Nessuno avrebbe potuto comportarsi altrimenti. Non sarebbe stato . .
"
Shuu scosse il capo con forza, regalandogli un sorriso finto malizioso.
"Ryo, ho detto che è quello che mi aspettavo che *tu* facessi. Tu che
sei così onesto, che ci tieni così tanto alla giustizia e alla . .
rettitudine dei sentimenti. Forse, a volte, se fossi un bastardo sarebbe
tutto più semplice, no? - gli strizzò un occhio - E adesso che hai
intenzione di fare?"
"Dio mi sia testimone, Shuu, ma non ne ho la più pallida idea. Voglio
dire . . mi manca Shin ma c'è Seiji . . e Seiji . . bhè lui è sempre . .
vive ancora qui. Ed è ancora insieme a Touma e . . oh, maledizione . .
"
Shuu si fece lievemente più sospettoso.
"Vorresti dirmi che se ci fosse l'opportunità, tu . . "
La domanda rimase inespressa. Guardò Ryo chiudere gli occhi e deglutire un
paio di volte prima di uscirsene con un 'no' così poco convinto che Shuu
non potè fare a meno di passarsi le mani fra i capelli.
"Shuu, lo so che mi giudichi un . . "
"Ryo smettila! Non ti sto giudicando, non sto pensando a nulla che non
sia una possibilità di soluzione di tutto questo casino! Non ti reputo
colpevole di qualcosa, anche perchè se tu avessi fatto apposta a cacciarti
in un casino simile saresti proprio un coglione! Solo che . . cerca di
capire, non posso essere entusiasta dell'idea di saperti stare così, di
sapere che se ne avessi l'opportunità forse - lo sguardo di Ryo fu di fuoco
ma Shuu non si fece intimorire, proseguendo come nulla fosse - ti scoperesti
Seiji. In più metti insieme la sofferenza ovvia di Shin e il rapporto tra
Seiji e Touma che non ho idea di cosa sia successo ma di certo c'è qualcosa
che non va.
Hai sentito e hai visto anche tu, no?"
"Siamo . . stiamo andando a rotoli . . "
Ryo quasi singhiozzò e Shuu annuì in silenzio. La loro forza, la cosa che
li aveva sempre fatti uscire vittoriosi dagli scontri con i demoni era stata
la fiducia, l'affetto, l'amicizia. Adesso cosa rimaneva? Paradossalmente non
avrebbero potuto saperlo se non quando fossero stati sotto attacco, e forse,
allora, sarebbe stato troppo tardi.
"Vorrei sapere cosa consigliarti, Ryo, vorrei davvero sapere cosa fare
. . "
Shuu e Ryo si fissarono in silenzio quando sentirono il motore di una moto
spegnersi in cortile, la porta d'ingresso che si apriva, delle chiavi che
cadevano nell'ampio centrotavola di cristallo che veniva utilizzato a quello
scopo. Touma, sulla soglia della cucina li fissò entrambi per un attimo,
una faccia così tirata che era un miracolo che non avesse fatto a pugni con
nessuno, uno sguardo così lucido che si vedeva lontano mezzo chilometro che
era ubriaco. Come avesse fatto a tornare a casa illeso era un mistero.
"Hei, cos'è? Un'epidemia d'insonnia?"
"Più o meno. E tu? In giro a guardar le stelle?"
Lui si strinse nelle spalle all'udire la stanca risposta di Ryo, passandosi
una mano fra i capelli.
"No. La mia stella non ha nessuna intenzione di farsi guardare."
Shuu scosse la testa.
"Si può sapere che è successo?"
Ovviamente non si aspettava che gli rispondesse, si aspettava una risposta
acida, se lo vedeva già girare sui tacchi e andarsene sbuffando, e invece
..
"C'è del caffè? - un paio di passi barcollanti, poi crollò su una
sedia, l'espressione più contrita, amareggiata e dolorante che ognuno di
loro si sarebbe mai immaginato di vedere dipinta sulla maschera di cinismo
di Touma.
Poi fu come se qualcosa si rompesse, il suo ghigno si torse in una specie di
risata, un suono raspato e gorgogliante gli uscì dalla gola, le lacrime gli
velarono lo sguardo - E' la cosa più assurda che . . che potesse capitare!
Lo sapete! Seiji . . Seiji mi ha detto che forse è sieropositivo! Ma ve
l'immaginate! Seiji *sieropositivo*!"
Shuu e Ryo lo fissavano a bocca spalancata, lui che rideva come un pazzo con
la testa affondata fra le mani, appoggiato sul tavolo. Quando l'accesso di
risa passò riprese a parlare, la voce sempre più stridula, il tono sempre
più basso e concitato.
"E cosa ha fatto?! Ha fissato un appuntamento dal suo medico per *me* e
. . e mi ha dato il benservito! - la sua voce si ruppe in un singhiozzo
inequivocabile - Ovviamente . . ovviamente per lui non sono abbastanza. Non
sono abbastanza *degno* perché sprechi il suo tempo per affrontare questa .
. questa cosa *insieme*! Lui deve farcela sempre da solo . . quel fottuto
bastardo . . "
Ci furono altre parole strascicate, rotte dai singhiozzi, e il tonfo sordo
della tazza di caffè che Shuu riuscì ad appoggiare sul tavolo senza
rovesciarne, miracolosamente, neppure una goccia.
"Hei, To' . . caspita io . . mi spiace, vecchio mio . ."
Si sentì un idiota completo: dopo quello che gli aveva detto non era certo
che quello bastasse, ma Touma non parve farci caso, i suoi occhi, quando si
alzarono ad incrociare i suoi, erano assurdamente asciutti. Aridi quasi,
come se le lacrime fossero evaporate tutte prima che potesse versarle. Prese
la tazza di caffè e ne ingoiò un grosso sorso, amaro, nero, bollente.
Quando riprese a parlare sembrava che la sua voce provenisse
dall'oltretomba.
"Hei, perché quelle facce, voi due? Come se non mi conosceste. E come
se non conosceste Mister Perfezione . . con uno come me ma cosa ci stava a
fare . .
E io, che coglione, credevo mi amasse!"
Ryo lo fissava in silenzio, sconvolto o stupefatto, non lo sapeva dire
neppure lui. Sapeva solo che la sua mente continuava a passare da 'Seiji' a
'sieropositivo'. Come facevano due parole simili a stare insieme nella
stessa frase? E poi . . 'Seiji' e 'Touma' con 'lasciati'? Cosa . . Scosse il
capo con fare deciso, rimettendosi indosso la divisa del leader e, alzandosi
in piedi, gli si sedette al fianco.
"Hei, Touma?"
Una mano sulle spalle, lo scosse appena. Quegli occhi profondi come il cielo
notturno che amava stare a fissare erano velati e davvero troppo lontani.
Ma, almeno, lo riconobbero.
"Ryo? Che vuoi? Non . . perché non ridi? Non è . . divertente . .
?"
"Touma. - gli prese la tazza di caffè e gliela sfilò dalle mani. - Tu
adesso te ne vai a dormire e vedrai che domattina . . "
Domattina cosa? Se Touma fosse stato in sé, se non fosse stato ubriaco come
una spugna com'era ora, se non fosse distrutto, se fosse stato il solito
Touma gli avrebbe risposto a tono . . o anche molto peggio. Domattina cosa?
Seiji era sieropositivo . . cazzo . . non si parlava di stupidate, si
parlava di cose dannatamente serie . . prese un profondo respiro di fronte
allo sguardo vacuo di Touma. Lo vide stringersi nelle spalle e poi lasciar
cadere il capo sulle braccia intrecciate, sopra il tavolo.
"Non ci voglio andare nella nostra stanza. E vederla . . vuota . .
senza di lui io . . io non ce la faccio . . "
Ryo sollevò un sopraciglio con fare dubbioso poi guardò Shuu che annuì e
gli rispose sottovoce.
"Quando tu . . ehm . . stavi poco bene, ha visto Seiji. E' ritornato a
dormire nella sua vecchia stanza."
Ryo si passò una mano sulla fronte. Allora era *davvero* finita? Touma e
Seiji si erano lasciati? Ma perché? Se Seiji si era scoperto malato perchè
aveva allontanato la persona che, più di tutte, gli stava al fianco? Perché
scegliere di affrontare una cosa simile da *soli* . . perché di AIDS si
moriva, non c'erano storie da raccontarsi . . Ok, vero, loro potevano morire
ogni giorno, gli scontri con i demoni e tutto il resto, ma *quella* era
decisamente un'altra cosa! Una malattia! Non morire con onore in battaglia
per un bene più grande, no! In un letto d'ospedale . . da *soli*?! Chi mai
avrebbe voluto affrontare una cosa del genere da solo?
"Io non capisco, Touma. Non riesco a capire."
Vide i capelli blu scuotersi appena.
"No, Ryo? Eppure è semplice. Amarsi è fare qualcosa . . in due.
Insieme. Si vede che io non . . non sono alla sua altezza . . "
"Andiamo, andiamo! - Shuu, spazientito, si intromise tirando Touma in
piedi - Queste sono stupidaggini, To' e lo sai anche tu! Hai bevuto come un
deficiente! Avrete semplicemente litigato e adesso chissà cosa ti sei
sognato! Ryo, dammi una mano a portarlo a letto e poi ce ne andiamo a
dormire pure noi due che per stanotte ti assicuro che ne ho avuto a
sufficienza, di rivelazioni scioccanti!"
Touma piagnucolò qualcosa sul fatto che non voleva andare a dormire nella
*loro* stanza, ma non oppose resistenza quando lo fecero cadere a peso morto
su quel letto. Quando Shuu chiuse la porta cercò di convincersi che sì,
domattina le cose si sarebbero sistemate.
^^^^^
Alle sette Shuu si trascinò giù dalle scale e riuscì ad arrampicarsi fin
sulla sedia in cucina. Che razza di nottata, quella! Venti minuti
d'orologio; Touma aveva dormito per venti minuti cronometrati e poi aveva
iniziato a vomitare. Chissà quanta roba aveva buttato giù per ridursi in
quello stato, e pensare che lui era quello che, fra tutti loro, l'alcol lo
reggeva meglio!
Ovviamente non aveva potuto lasciarlo da solo, cribbio, era uno straccio!
Lui e Ryo s'erano dati il cambio ma erano comunque entrambi esausti. Shin lo
fissò con una strana espressione preoccupata.
"Che faccia, Shuu! Non hai dormito neppure tu?"
Lui scosse il capo, assonnato. *Neppure*? Curioso . . si guardò intorno:
Ryo non c'era, si era addormentato dallo sfinimento poco prima delle sei, in
piedi, contro la porta del bagno, e con che cuore ora lo svegliava per la
colazione? Touma era rivoltato come un calzino sporco, non sarebbe riuscito
a scivolare giù dal letto neppure se fosse scoppiata la terza guerra
mondiale. Si sfregò un occhio nel vedere le ombre a velare quegli occhi
verdi un po' arrossati. Come se avesse appena finito di piangere.
"Neppure tu sembri in forma."
Lui si strinse nelle spalle, chiudendo al bocca con uno schiocco prima di
dire qualcosa. Shuu seguì a testoni il suo sguardo che, per un attimo si
era posato sul terzo abitante della cucina.
Seiji.
Se Shin aveva l'aspetto di uno che avesse dormito male, Seiji sembrava non
aver dormito affatto. Da quando era tanto pallido? Non che fosse mai stato
abbronzato, ma *così* bianco . . in più, quella pelle troppo chiara non
riusciva a mascherare le ombre scure sotto gli occhi infossati. A non
esserne certi si sarebbe anche potuto dire che fosse . . malato? La forza
del paragone colpì Shuu in pieno stomaco.
Era *vero*?! Ma no, certo che no! Non era possibile, si rifiutava
categoricamente di crederlo. Non voleva neppure pensarci. Eppure non poteva
fare a meno di ricordare l'espressione di Touma quando l'aveva detto: Seiji
sieropositivo. Era solo che Touma era ubriaco, certo, ma anche se si fosse
scolato l'intera riserva di wysky del mondo come gli era potuta venire in
mente una stronzata simile? Insomma, non era propriamente uno scherzo da
farsi, quello!
Si accorse di starlo fissando solo quando un paio di occhi violetti si
puntarono con insistenza nei suoi. Come una doccia gelida si scosse,
agitandosi sulla sedia come se cercasse una posizione più comoda e si sforzò
di sorridere.
"Accidenti che belle facce, stamani!"
Un sorriso di circostanza, come risposta, nulla più.
^^^^^
Una cosa positiva in tutto quel casino c'era. Ryo aveva ritrovato il suo
ruolo di 'intrepido capo senza paura' e, almeno lui, aveva smesso di passare
la giornata ad auto commiserarsi. Shuu non poteva che essere immensamente
grato a quel dio che, di sicuro, aveva interrotto per qualche secondo quello
che stava facendo per guardare giù e dedicarsi a lui. Già, perché se
poteva cercare di consolare e tirare su un po' il morale a Shin e a Ryo, a
momenti alterni e ben separati fra di loro, la faccenda 'Seiji' non sarebbe
proprio riuscito a gestirla.
Lui e Ryo si erano consultati sull'argomento, si erano chiesti se avessero
dovuto fidarsi di Touma, che ancora dormiva della grossa, se non fosse stato
solo ubriaco, se avessero fatto meglio a impicciarsi degli affari loro e
tutto il resto, ma alla fine aveva ragione Ryo. Se era vero, avevano il
*diritto* di saperlo. Caspita, erano suoi *amici*! E se per lui la cosa non
aveva importanza, bhè, per loro la cosa era diversa. Visto che non erano
del tutto certi che non fosse una storia si erano ben guardati dal rendere
partecipe anche Shin della cosa, ma era ovvio che per togliersi qualunque
dubbio sarebbero dovuti andare a chiederglielo. E quello non era
propriamente uno dei normali argomenti di conversazione che le persone
civili tenevano tra di loro! Poi, con un Seiji che dimostrava ogni secondo
di non voler nessuno fra i piedi, di non voler scambiare mezza parola con
anima viva la faccenda assumeva sempre più i caratteri dell'impresa epica.
Ovviamente Shuu s'era anche fatto lo scrupolo di chiedere a Ryo se se la
*sentisse* di affrontare Seiji in questo modo. Anche lui aveva le sue belle
gatte da pelare, dopo tutto, però l'amico era stato sicurissimo. Era lui il
capo, era responsabile e toccava a lui. Non che Shuu avesse qualcosa da
ridire, semplicemente non ne era del tutto convinto ma, contento lui,
contenti tutti.
Fu con quello spirito che guardò Ryo scomparire, a metà pomeriggio, sulle
scale. Con un profondo respiro si voltò verso Shin che stava leggendo il
giornale.
"Hei, è tanto una bella giornata, che ne dici, mi accompagni a fare
due passi al lago?"
^^^^^
"Sono Ryo, posso entrare?"
Silenzio, poi un 'prego' appena udibile. Ryo spinse la porta con, ben fisso
in testa, l'ordine impartito a ogni muscolo, ogni terminazione nervosa, ogni
singolo, minuscolo ormone del suo corpo di *non* mettersi a fare stronzate
che quella era una faccenda seria e in maniera seria andava affrontata.
La stanza di Seiji era, ovviamente, quasi ancora del tutto vuota e
sufficientemente impolverata. In un angolo c'era la scopa, degli stracci e
un secchio con l'acqua per lavare il pavimento ma lo spadaccino non sembrava
minimamente interessato a fare pulizia. Era semplicemente seduto su una
sedia accanto alla finestra aperta, e leggeva un libro. Quando entrò lo
sfiorò appena con uno di quegli sguardi che, sapeva fin troppo bene,
avrebbero potuto farlo tremare da capo a piede. Non era sua intenzione,
pareva, e si limitò a tremolargli addosso come la fiamma di una candela e
poi allontanarsi, per perdersi nella contemplazione della natura fuori dalla
finestra.
"Ryo. Cosa posso fare per te."
Conosceva quel tono. Erano passati anni da quando si erano conosciuti e
Seiji aveva impiegato del tempo per incrinare quel muro di ghiacciata
cortesia in cui era imprigionato per potersi permettere un minimo in più di
confidenza, ma quel modo di parlare lo catapultò indietro alle prime volte
in cui si rivolgevano la parola. Un incubo. Bhè, dopo tutto, però, erano
passati anni, avevano condiviso una marea di cose, non erano più estranei,
in qualunque modo si comportasse Seiji.
"Sono qui per . . chiederti una cosa."
Quello sgurdo violetto rimase fisso fuori dalla finestra, grazie al cielo.
Con la freddezza delle sue parole aveva imparato a conviverci ma quegli
occhi . . dannazione a lui, ma quegli occhi facevano sempre un certo
effetto.
"Dimmi."
Era nervoso. Era un argomento terribile, con un avversario terribile . .
perché Seiji, quando era di *quel* particolare umore. .
"Hai litigato con Touma, ho sentito."
Silenzio. Immobile. Remoto. Ryo non riuscì a non tremare. Cos'era quel
distacco, quella voragine che si era scavato intorno? Perché non riusciva a
raggiungerlo?
"Hai sentito bene."
Era meglio se non avesse parlato. Niente. Nulla. A Ryo mancò il fiato, per
un attimo non seppe cosa dire. Non si era aspettato chissà che
dimostrazioni di rabbia o dolore o va a sapere cosa ma . . qualcosa! Invece
niente. Anche le previsioni del tempo in tv le leggevano con più enfasi.
Come faceva ad essere così danantamente insensibile? Oh, certo, stava
cercando di farlo fesso, credeva che ci sarebbe cascato . . Ryo si piantò i
pugni nei fianchi, con fare battagliero.
"Siamo amici, no? Puoi anche smetterla con questa scena!"
Vide appena un sopraciglio tremargli sulla fronte, e il movimento lento,
misurato, del capo per voltarsi verso di lui.
"Scusa?"
Se gliel'avessero chiesto prima, avrebbe scommesso che, in quel momento,
sarebbe stato fulminato da uno dei suoi famosi sguardi sprezzanti e
penetranti, uno di quelle cose che riuscivano a farlo diventare matto . . ma
*davvero* matto. Invece . . era ritornato tutto come le prime volte in cui
si parlavano! Lui arroccato in quel suo castello in cui nessuno poteva
accedere e tutti gli altri fuori, degnati appena di segni esteriori di un
algido interessamento, proprio perchè non poteva farne a meno. L'aveva
odiato a morte, in quel periodo, e ora si ricordava chiaramente il motivo.
Ma come si permetteva, quello schifoso snob arrogante? Erano *amici*! Non
poteva trattarli così!
"Ho detto che puoi smettere di fare lo stronzo sdegnoso che si sente
troppo superiore a noi per degnarci di una parola in più, Seiji! Il tempo
che abbiamo passato insieme credevo che per te contasse qualcosa, credevo
che ti avesse insegnato che puoi fidarti di noi!"
Lo vide chiudere piano le palpebre e un muscolo teso guizzargli sotto la
pelle tesa della mandibola, il primo segno esteriore di un qualche
nervosismo.
"Ma io mi fido di voi, Ryo. - la sua voce, inaspettatamente, era un
sussurro dolce. Così dolce come non l'aveva mai sentito, neppure nei suoi
sogni - E' che forse . . non credo dovrei essere ricambiato nello stesso
modo."
Ricomporre la maschera fu un movimento istantaneo, così rapido che Ryo
quasi non se ne accorse, si voltò semplicemente verso la finestra, lo
sguardo ancora perso chissà dove, di nuovo tutto raccolto nella sua
perfetta, glaciale compostezza. Ryo si chiese se non avrebbe dovuto
invidiare quel perfetto controllo, poi sbattè un paio di volte le palpebre,
mordendosi il labbro inferiore. Tutto quel cambiamento repentino nel suo
comportamento, poteva forse significare che . . .
"Allora è vero. - si sentì le ginocchia che gli cedevano, si dovette
sedere sul letto per non correre il rischio di sentirsi davvero male. - Ce
l'ha detto ieri sera ma io . . non ci ho creduto . . ho sperato che mi
dicessi di no . . "
"Che io e Touma abbiamo litigato, certo che è . . "
"No, che sei sieropositivo!"
Non voleva metterci così tanta enfasi e slancio nell'interromperlo, ma era
così dannatamente preoccupato! La cosa che lo stupì più di tutto fu la
reazione di Seiji che saltò letteralmente sulla sedia e lo fissò con uno
sguardo così allucinato che per un attimo credette gli stesse per venire un
infarto.
"Sono *cosa*?!"
"Non devi vergognarti . . dopo tutto noi . . "
Seiji improvvisamente troneggiò sopra di lui, il controllo di ghiaccio
evaporato all'istante, una rabbia, una furia, un *dolore* senza fine in
quegli occhi pieni di lampi e fulmini come non li aveva mai visti.
"Voi cosa? Cosa diavolo ha detto quel . . quel . . - si voltò di
scatto, un movimento di nervi, un guizzo di rabbia pura, incontrollata, e il
libro volò violentemente contro il muro opposto della stanza - Idiota! E tu
gli hai creduto!"
Com'era arrivato, se ne andò. Vide Seiji improvvisamente svuotarsi, cadere
a peso morto sulla sedia, il capo chino, le mani pallidissime che tremavano
visibilmente, come se non avesse più forza per fare altro. Ryo gli si trovò
al fianco senza essersi accorto di essersi alzato.
"Seiji . . io . . noi eravamo spaventati! Era uno scherzo? Touma ci ha
fatto uno scherzo tanto idiota?! Io ero . . terrorizzato . .ed era solo uno
stupido scherzo! Io lo ammazzo!"
Stava per voltarsi ed uscire e precipitarsi in camera di Touma e prenderlo a
calci in culo fino a farlo arrivare al Polo Nord quando, improvvisamente,
Seiji sollevò una mano e la posò sulle sue. Era . . gelata. Sottile.
Leggera. La cosa più stupefacente era che Seiji non toccava mai *nessuno*,
non sopportava essere toccato, a volte pareva addirittura trovare
intollerabile una vicinanza fisica troppo assillante . . e adesso lo stava
*toccando*. Ryo si sentì i capelli dritti in testa. E non aveva solo quelli
di dritto in piedi . . calma calma calma . . se c'era un momento poco
indicato per certe cose era proprio quello . .
"Ryo. - silenzio. Prese un profondo respiro che glielo sentì tremare
nei polmoni - Aspetta. Io . . non lo so ancora. Sai gli esami e il periodo
di latenza? Ecco. Per ora non ho nulla ma sono un soggetto a rischio."
La voce gli si spense in gola con una specie di rantolo. Se quello non fosse
stato Seiji, Ryo avrebbe pensato che stesse per mettersi a piangere.
"Seiji, io . . "
"Volevo dirvelo, solo che . . - di nuovo quella voce sottile tremò, di
nuovo si spense, vide le sue labbra muoversi a vuoto un paio di volte prima
di ricominciare a udire un qualche suono. - Ryo . . potrete mai
perdonarmi?"
Ryo sentì quei capelli setosi e morbidi fra le dita. Lo stava accarezzando?
E da quando? Non gli importava, l'importante era che Seiji stesse lì,
accettasse il suo tocco, non lo allontanasse. Quando mai aveva anche solo
immaginato che Seiji sembrasse così vulnerabile? Vulnerabile?! Oh,
dannazione, Ryo, non essere idiota! Ti ha appena detto che ha reali
possibilità di essere ammalato di AIDS! Come cavolo vuoi che si senta!
"Perdonarti? Seiji non essere stupido!"
"Ryo, non . . non è giusto che io scarichi questo sulle tue spalle.
Non avrei dovuto . . "
Ryo gli passò un braccio, protettivo, intorno alle sue spalle, non sapendo
di preciso cosa poter fare di più. Inghiottì il nodo che gli stringeva la
gola e cercò di suonare leggero.
"Hey! Io sono il vostro capo, ricordi? Anche se ti è sempre bruciato,
è mio compito preoccuparmi di voi! Mi tocca sorbirvi tutti i vostri
problemi!"
Seiji continuò a non sollevare il capo, le sue mani si strinsero con forza
sulle ginocchia fino a che le nocche non divennero bianche.
"Anche se . . anche se avrei potuto far ammalare qualcun altro di
voi?"
Ryo ci mise un attimo a capire, a collegare le cose. Un attimo che fu più
che sufficiente a fargli sentire che le spalle di Seiji stavano tremando
appena. Chi? Cosa? Poi al risposta fu lì, così dannatamente chiara, così
stupidamente ovvia . . il fiato gli si incastrò in gola e dovette scuotere
il capo per togliersi da davanti agli occhi quella strana cortina opaca che
gli era scivolata davanti agli occhi.
"Non . . non è detto che tu sia ammalato, no? E io non credo che tu ti
ammalerai! Non sembri malato, Seiji! Guardati! Voglio dire, sei . . sei . .
bello come sempre!"
Bello!? Bello! Aveva detto a Seiji che era bello! Idiota! idiota! Idiota! Di
tutti i momenti, di tutte le cose che avrebbe potuto dirgli, proprio
*quello* e proprio *adesso*! Il cuore parve volergli esplodere in petto
finchè si accorse che Seiji non aveva raccolto l'affermazione, perso dietro
ad altri pensieri.
"Non dirglielo . . non dirlo a Touma per favore, che sto . .che mi hai
visto così . . Non voglio che pensi che ho . . bisogno di . . di . . "
Di lui. Del suo amore. Della sua presenza. Erano cose semplici da dire, ma
Seiji , semplicemente, non ci riuscì.
"Ma perché?!"
Il tono di Ryo era seriamente preoccupato e sinceramente perplesso. Non
capiva. Ovvio che non capiva! Non aveva capito Touma, forse non capiva
neppure lui stesso però era così certo che *quella* fosse la cosa giusta
da fare . . lasciarlo fuori il più possibile da tutto quello, tenerlo
lontano, proteggerlo . . perché se fosse stato davvero malato, averlo al
fianco significava condannarlo ad accompagnarlo verso la morte e Touma . .
non voleva che lo vedesse morire. E se *non* fosse stato malato significava
condannarlo a vivere con uno che aveva rischiato di fargli male, di
ucciderlo perchè era stato disattento! Al posto di proteggerlo come il dono
prezioso che era l'aveva esposto a un rischio simile! Come poteva anche solo
pensare di amarlo! Che stupido ingrato era stato . . rischiava di perdere
tutto, e di perderlo *così* . . non lo meritava. Non c'erano altre
spiegazioni, non c'era altro.
"Lascialo fuori da tutto questo! Non dirglielo! Ti prego, Ryo, ti prego
. ."
Sentì le sue braccia calde e forti stringerlo a sé, una mano gentile
sfiorargli il capo.
"Shht, Seiji, te lo prometto, non gli dirò niente. Ma adesso calmati.
Andrà tutto bene. Adesso prendi un profondo respiro e mi spiegherai bene le
cose . . le cose che dovremo fare come gruppo . . se combattessimo, capisci?
Così anche tu starai più tranquillo, lo spiegherò io agli altri, non
avere paura . . sono qui . . sono qui con te . . "
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